venerdì 24 novembre 2017

Io sono mia

Luciano Granieri




25 novembre giornata internazionale contro la violenza sulle donne. 

Mi domando: è qualificante per il genere umano dedicare  una giornata a questo orrendo tema?  La risposta dovrebbe essere negativa, nonostante ciò,  ogni giorno il conto delle donne che subiscono violenza aumenta inesorabilmente per cui la giornata di domani è nel suo significato  più che necessaria. 

Il rapporto Eures  rende noto che nei primi 10 mesi del 2017 sono 114 le donne uccise per mano maschile in Italia, a questo si devono aggiungere la miriade di casi in cui una donna subisce violenze   che spesso non denuncia.  Anche se, sempre in base allo studio Eures , il 44,6% delle donne uccise aveva denunciato il suo carnefice.

Ciò che a me fa rabbia, leggendo quanto si apprende  dai media, riguarda non tanto lo spazio dedicato a questi tragici fatti ma il modo in cui essi vengono trattati. La  violenza sulle donne si perpetra all’interno di contesti  definiti, e sempre ci si concentra sulla totalità  di essi, quasi che il fatto principale,  cioè che una donna ha subito violenza, sia solo  uno degli elementi, del contesto magari anche il meno importante. 

Mi spiego meglio, questa estate ci si è concentrati sulla provenienza etnica dello stupratore,  qualcuno è  anche arrivato all’odiosa conclusione per cui uno stupro commesso da uno straniero è più grave dello stesso atto violento attuato da un italiano. Poi l’episodio che ha coinvolto membri dell’Arma dei Carabinieri ha tirato dentro il tema  dell’abuso di potere da parte di chi veste una divisa, con tutte le implicazioni del caso. Quindi, sono fatti degli ultimi giorni, ha preso prepotentemente il centro della scena il mondo del cinema, con la denuncia di alcune attrici riguardo alle  molestie subite da produttori ed altri attori. 

Insomma, bianchi o neri, guardie o ladri, attori o produttori, l’unico esito certo è che le donne subiscono violenza dagli uomini spesso a loro vicine. Di questo si dovrebbe ragionare, non di altro.  Personalmente ritengo che la poca considerazione e perfino il disprezzo   della dignità della persona umana sia alla base di tali misfatti. “Dignità” e “Persona”, non a caso, sono  due sostantivi declinati al femminile.  

In particolare quando una persona diventa proprietà, come   un oggetto, di  un’altra persone  essa viene completamente privata della  propria dignità umana.  E’ ciò che subiscono le donne dalla notte dei tempi. La società patriarcale impone la proprietà del padre sulla famiglia e sulla donna, la presunta emancipazione oggi tanto sbandierata, non è altro che una forma diversa di esercizio della proprietà maschile. La  retribuzione, la valorizzazione, di una donna è sempre concessione di un soggetto che la possiede e in quanto tale ne dispone. Anche le quote rosa, ad esempio, non sono altro che una mera quantificazione a esclusivo giudizio dell’uomo, una quantificazione numerica appunto, non una qualificazione in base al merito.

 A mio giudizio è la proprietà in se a generare violenza.  Chi possiede è il padrone unico di ciò che ha nella sua disponibilità, ne può godere, ma  può anche distruggerlo  quando questo non è più di suo gradimento.  In nome della proprietà, del possesso, si sono commesse e  si commettono le peggiori nefandezze .  Il diritto di proprietà è un deterrente forte al pieno sviluppo della persona umana.  Non è solo proprietà dell’uomo sulla donna, ma anche del bianco sul nero, dello sfruttatore sullo sfruttato. 

Allora per risolvere il problema della violenza sulle donne  dovrebbe attuarsi una rivoluzione culturale straordinaria, quella cioè che abolisce la proprietà di un umano su un altro umano con la conseguente messa in  comune dei beni  e degli strumenti necessari alla soddisfazione dei propri bisogni. E’ un concetto comunista libertario, me ne rendo conto, difficilmente realizzabile, ma degno di essere considerato.

 Nel frattempo, finchè il diritto di proprietà non verrà  abolito, sarà bene che le donne tornino ad essere proprietarie di se stesse e gli uomini rispettino questa proprietà. “Io sono mia”  era il titolo del primo film femminista girato nel 1978 da Sofia Scandurra con una troupe tutta al femminile,  ebbene non c’è rivendicazione più sacrosanta. 

Di seguito alcuni video sul tema.


Si celebrano i cento anni della Rivoluzione bolscevica.

Paolo Ceccano segretario provinciale Partito della Rifondazione Comunista


Sabato 25 presso l’associazione Oltre l’Occidente in largo A. Paleario a Frosinone, sarà proiettato il film “Ottobre I dieci giorni che sconvolsero il mondo” di Sergej M. Ėjzenštejn e musiche di Dmitrij D. Šostakovič. Il film sarà introdotto dal prof. Pasquale Beneduce, storico e docente dell’Università di Cassino. Questo è un contributo per la ricostruzione di quel passaggio epocale che aprì il Novecento, secolo delle rivoluzioni e della classe operaia che si fa Stato. Il film, ispirato al libro di John Reed, è una ricostruzione fedele delle vicende che culminarono con la presa del Palazzo d’Inverno da parte dei bolscevichi. Capolavoro della cinematografia sovietica, è diventato, insieme a “La corazzata Potëmkin”, l’archetipo della produzione cinematografica per gli anni successivi fino ad oggi. La potenza della Rivoluzione operaia e contadina risuonava quindi nella cultura e nei gusti estetici oltre che dirompere nelle dialettiche sociali di ogni altro paese, nei mutamenti dell’azione politica attraverso l’entrata in scena della masse degli oppressi e il loro, operai e contadini, diventare soggetti politici oltreché sociali.

Insomma, il Novecento si prometteva come il secolo della trasformazione sociale, dell’uguaglianza e della liberazione della classi oppresse grazie alla Rivoluzione di Ottobre. Questo è il modo e il senso con cui vogliamo celebrarla.   


Ripuliamo il Bosco Faito.


 Frosinone in Movimento



Sabato 25 novembre 2017 ore 9:00 le associazioni Frosinone in Movimento, Centro Studi Tolerus, La Voce degli Ultimi, il Comitato di quartiere di Via dell’Olmo e la Cooperativa Verde Vigilanti si adopereranno per la raccolta dell’immane quantità di rifiuti sparsi in ogni angolo di Bosco Faito, reso Monumento Naturale dal 27 febbraio 2009, ma ancora troppo spesso dimenticato e maltrattato. Trecentoquaranta ettari di particolare rilievo naturalistico nel Comune di Ceccano con la sua fauna ed i suoi Faggi secolari, e soprattutto di grande importanza ambientale rappresentando una ricca fonte di ossigeno per l’intera zona, devono essere assolutamente tutelati e valorizzati. Per questo si interverrà con la pulizia di una parte del bosco durante la “Settimana Europea Riduzione Rifiuti” (SERR), un’iniziativa che nasce all’interno del Programma LIFE+ della Commissione Europea con l’obiettivo primario di sensibilizzare le istituzioni, i consumatori e tutti gli altri stakeholder circa le strategie e le politiche di prevenzione dei rifiuti messe in atto dall’Unione Europea, che gli Stati membri devono perseguire promuovendo, quindi, la realizzazione di azioni sulla riduzione dei rifiuti, anche alla luce delle recenti disposizioni normative. Il crescente successo dell’iniziativa ha portato nel 2016 a mettere in campo a livello europeo circa 12.255 azioni, di cui 4.419 azioni in Italia, riconfermandosi tra le nazioni top in Europa. Anche per il 2017 l’obiettivo sarà coinvolgere il più possibile Pubbliche Amministrazioni, Organizzazioni no profit, Scuole, Università, Imprese, Associazioni di categoria e singoli cittadini proponendo azioni volte a prevenire, ridurre e riciclare correttamente i rifiuti a livello nazionale e locale.

Con questo spirito l’invito è rivolto a tutti coloro che sabato 25 novembre vorranno partecipare all’iniziativa portando con se’ scarpe ed abiti da lavoro, rastrello, guanti e tanta buona volontà per ripulire parte del prezioso Bosco Faito. L’appuntamento è alle ore 9:00 in via Passo del Cardinale, presso il parcheggio del palazzetto dello sport di Ceccano. Avanti con il buon esempio! E’ il nostro Clean-up Day!

mercoledì 22 novembre 2017

Inaccettabile ignavia della Giunta Zingaretti sull'attuazione della legge per l'acqua pubblica Gli attivisti occupano Consiglio regionale e ottengono un incontro con l'Ass.re Refrigeri



Oggi in un Consiglio regionale praticamente deserto sono state discusse le due interrogazioni presentate da M5S e Insieme per il Lazio con cui si chiedeva al Presidente Zingaretti e all'Ass.re Refrigeri cosa intendessero fare per attuare la legge regionale sull'acqua pubblica (L. R. 5/2014) a quasi 4 anni dalla sua approvazione, ovvero quando sarebbe stato approvato il provvedimento di definizione degli ambiti di bacino idrografico (ABI).


Zingaretti e Refrigeri non hanno avuto neanche il coraggio di presentarsi in aula per rispondere del loro ritardo nell'applicazione della legge. Hanno delegato un ignaro Ass.re Fabiani il quale, in risposta alle interrogazioni, si è limitato a leggere una laconica nota degli uffici tecnici con cui si ribadiva il ritornello tanto caro a Refrigeri: stiamo predisponendo, stiamo lavorando.

E' evidente che una risposta del genere è inaccettabile dopo tutto questo tempo, quando siamo sull'orlo della fine legislatura, dopo che come comitati abbiamo avanzato e fatto depositare già da 3 anni, da consiglieri di maggioranza e opposizione, una proposta di legge dettagliata sulla definizione degli ambiti, dopo che la Giunta ha formalmente incaricato il Prof. A. Lucarelli per la redazione di una proposta a riguardo e che quest'ultimo a metà giugno ha consegnato all'Ass.re Refrigeri il suo lavoro.


A questo punto, a seguito dell'ennesimo rinvio, è esplosa la rabbia delle decine di attivisti dei comitati per l'acqua pubblica presenti in Consiglio che, di fatto, con le loro proteste hanno bloccato la seduta e hanno chiesto, minacciando l'occupazione della sala, di fissare nel più breve tempo possibile un incontro con l'Ass.re Refrigeri.


La situazione si è sbloccata quando è stato comunicato che l'Ass.re Refrigeri ha dato la sua disponibilità a svolgere l'incontro per mercoledì 29 novembre alle 17.00 presso la sede della Giunta.

L'ignavia dimostrata dalla Regione fino a questo momento è un chiaro segnale di come questa Amministrazione abbia deciso di mantenere lo status quo e quindi di rendersi complice delle peggiori gestioni ed essere collusa con gli interessi privatistici di Acea che da sempre aspira a diventare il gestore unico regionale.

Le decine di attivisti presenti oggi lo hanno ribadito chiaramente: l'unica strada per tutelare la risorsa di fronte all'emergenza idrica e difendere gli interessi della collettività è l'attuazione della legge 5/2014.

Parteciperemo numerosi all'incontro con l'Assessore Refrigeri del 29 novembre, determinati a non fare un passo indietro sul raggiungimento di una gestione pubblica dell'acqua nel Lazio e decisi a non accettare più risposte evasive.

Lo ribadiremo anche in quell'occasione, l'attuazione della legge sull'acqua è solo ed esclusivamente una questione di volontà politica.
I cittadini si sono espressi chiaramente con il referendum del 2011 e ogni volta che sono stati chiamati ad esprimersi a riguardo.

Ora sta alla Giunta Zingaretti e alla maggioranza che la sostiene dimostrare di essere rappresentanti del popolo e non delle lobbies che vogliono lucrare sull'acqua.

Ora sta alla Giunta Zingaretti e alla maggioranza che la sostiene dimostrare di essere parte della soluzione e non parte del problema.

Come comitati per l'acqua ci impegneremo e lavoreremo fino all'ultimo per far prevalere una scelta di civiltà e di rispetto della democrazia.

Roma, 22 novembre 2017.



Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio




Una prima occupazione è avvenuta nel luglio del 2015
video Luciano Granieri.

PENSIONI : CGIL IN PIAZZA... BENE MA PER COSA ?

Umberto Franchi


La  Cgil che e' anche il mio sindacato, ha detto NO all'accordo proposto dal governo in merito alle pensioni, perche' nella sostanza prevedeva la possibilità ad ulteriori 4.000 lavoratori di andare in pensione a 66,7 anni anziché 67, con 42 e 10 mesi di contributi anziché 43 anni.

Quindi la CGIL a differenza della CISL e UIL che da sempre accettano qualsiasi cosa propongono governo e padroni, ha fatto bene a respingere un accordo sul nulla e a proclamare una giornata di lotta con manifestazione a Roma il 2 dicembre;

MA PER COSA SI MANIFESTA E SI LOTTA? ANCORA NON E' CHIARO ! LA SITUAZIONE E' QUESTA:

1) con la "riforma Fornero" sono state bloccate le pensioni senza rivalutazione in base al costo della vita ciò ha comportato una mancata rivalutazione ed una perdita di circa 100 euro mensili per chi ha una pensione netta di 1.200 euro mensili. Su questo la Cgil e' disponibile a fare una battaglia perché venga reso ai pensionati quanto è stato tolto loro dalla riforma Fornero ?

2) il meccanismo legato all'aumento dell'età manda in pensione di vecchiaia lavoratori che devono avere almeno 43 anni di contributi e 67 di età, età  che crescerà rapidamente a 70 anni . E' disponibile la CGIL a fare una battaglia per mandare tutti in pensione con 40 anni di contributi e/o 60 anni di eta?

3) i giovani che svolgano quasi tutti un lavoro precario andranno pensione con il sistema contributivo e a 70/75 anni di eta' stabilito dalla riforma Dini , con una pensione massima di 500 euro mensile. E' disponibile la Cgil a fare una battaglia per stabilire i calcolo in base al sistema retributivo e la garanzia di una pensione dignitosa ai giovani stabilendo che potranno andare in pensione al raggiungimento di 60 anni di eta' e 40 di contributi ?

Ora se qualcuno pensa che siamo richieste demagogiche perché non esiste la copertura da parte dell'Inps sbaglia !

LA REALTA DI BILANCIO' INPS E' QUESTA AL 30 OTTOBRE 2017 :

 Entrate complessive Euro 330 miliardi e 865 milioni di cui 107 miliardi e 371 da parte dello Stato a copertura delle aziende ed amministrazione pubbliche ex Inpdap, che non pagano i contributi. ai dipendenti.. ;

 Il fondo dei lavoratori privati sarebbe in attivo , ma con la fusione Inps Inpdap va in passivo e  nonostante lo  Stato  vada  a ripianare 107,371 miliardi , l'Inps chiude il bilancio con oltre 5 miliardi di deficit;

 Inoltre sulle entrate dell'Inps grava anche tutta l'assistenza ai lavoratori per:
a) Cassa Integrazione Guadagni;
b) mobilità;
c) in caso di fallimento di una azienda, l'Inps garantisce ai lavoratori la copertura della liquidazione e le ultime tre mensilità;
d) Malattia
La spesa complessiva per Assistenza è molto alta !

Occorre Quindi, chiedere altre due cose ed il problema si risolve:

a) la divisione tra previdenza ed assistenza facendo pagare allo stato tutta l'assistenza che ora grava sull'Inps;
b) obbligo alle imprese statali o amministrazione pubbliche di pagare i contributi assicurativi es. in caso di mancato pagamento, lo Stato deve intervenire per ripianare tutti i deficit.

Ecco se la CGIL farà una battaglia vera e su queste cose mi impegno a portare a Roma un pulmans di persone... ma manifestare per allungare le categorie per andare in pensione 5 mesi prima e' pochissima cosa... Non mobilita !

COMUNICATO SEZIONE ANPI APPIO



Giovedì 23 novembre 2017 alle ore 18 in Via La Spezia 79 il Coordinamento Antifascista Antirazzista del VII Municipio si incontra  con l’On. Emanuele Fiano, presentatore proposta di legge contro l’apologia di fascismo, e con Federica Angeli, giornalista da anni sotto scorta per le sue inchieste sui connubi tra criminalità e fascismo a Roma. Un incontro aperto, dove a tutti sarà dato di esprimersi anche criticamente su “quali strumenti legislativi per contrastare la galassia nera”.
Tra i nostri obiettivi ci sono la chiusura delle sedi occupate abusivamente in Via Taranto, l’approvazione di un ordine del giorno da parte del Municipio che obblighi all’osservanza della Costituzione (divieto di ricostituzione del partito fascista) per accedere a bandi ecc., lo scioglimento delle organizzazioni fasciste.
 
In risposta a questa iniziativa, l’organizzazione FN che occupa i locali ATER di Via Taranto proclama un contemporaneo “presidio” cittadino su questi temi, di cui riportiamo alcune frasi:
“FUORI FIANO DA SAN GIOVANNI.
FUORI GLI ANTIFASCISTI DA ROMA.
Il 23 novembre "l'onorevole" Fiano sarà in zona San Giovanni insieme alla giornalista, Federica Angeli, nota pennivendola al soldo del regime.(…)
Quello che non sanno questi signori è che la gente di San Giovanni non ha alcuna intenzione di appoggiarli, anzi non vede l'ora di ricacciarli via a calci.(…)
Tornassero dentro i loro cari palazzi o nei salotti radical chic che hanno devastato Roma e affamato il popolo. (…) “
 
Sono inaccettabili queste frasi, e lo abbiamo fatto presente alle Istituzioni preposte.
Chiediamo solidarietà e la più ampia partecipazione all’incontro del 23 in Via La Spezia 79.
Diamo totale solidarietà ai relatori così attaccati.
Ricordiamo le inchieste in corso sulle sedi nere come quella di Via Amulio.
Il fascismo non è un’opinione, è un crimine (Giacomo Matteotti)
 
Sezione ANPI APPIO

martedì 21 novembre 2017

Assemblea Pubblica

Dalla redazione


Il sito d’informazione UNOeTRE. It, in collaborazione con il quotidiano locale “l’inchiesta quotidiano”,  nella condivisione di un percorso distribuito   in tutta la  Provincia di Frosinone, finalizzato  all’individuazioni delle criticità e delle necessità impellenti nel territorio, ha organizzato l’assemblea aperta di Frosinone comprendente i temi sotto riportati. L’incontro si terrà mercoledì 22 novembre 2017 alle ore 17,30 presso la Saletta Centro delle Arti in Via Matteotti 2. Le conclusioni di questo dibattito verranno proposte ad un’assemblea plenaria, che si terrà il prossimo primo dicembre presso il salone di rappresentanza della Provincia di Frosinone, a cui è stata invitata la d.ssa avvocato Anna Falcone, promotrice assieme allo storico dell’arte Tomaso Montanari,del movimento “Alleanza Popolare per la “Democrazia e l’Eguaglianza. Confidiamo in un’ampia partecipazione.
I temi del dibattito di Frosinone.

“Assemblea popolare

Noi di qua sotto siamo stanchi di essere calpestati da un’èlite politica annoiata. Per noi di qua sotto, tutela della salute, accesso pubblico all’acqua, valorizzazione dei beni archeologici , devono essere assicurati con l’integrale applicazione della Costituzione. Sono invitati: Cittadini, Associazioni, Movimenti politici e sindacali .... comprese le èlite interessate.”

La convocazione di questa assemblea è stata preceduta da un articolo di Ivano Alteri e Luciano Granieri a cui si può accedere attraverso il seguente link

Per una nuova politica che non sia un gioco per èlite annoiate

Il treno di Renzi domani, 22 novembre, arriva a Frosinone alle ore 18.

Paolo Ceccano, segretario della Federazione Provinciale di Rifondazione Comunista



Un treno carico di cosa? Di teatranti della politica che magari daranno luogo a una sfilata presso il nuovo stadio per dare il segno trionfante che tutto va bene?

No, la provincia di Frosinone ha ben altro a cui pensare e noi chiediamo a Renzi che ripresentarsi dopo più di un anno in questa terra e non porsi la più piccola domanda di cosa sia successo, nel frattempo, alla realtà economia e sociale di questa provincia suona come una offesa.

Una offesa per quei 500 giovani della FCA mandati a casa con un sms, ai 300 giovani appesi all’amo dell’incertezza di un contratto a termine che scade fra qualche settimana.

Una offesa per la Valle del Sacco martirizzata da attività che da troppo tempo continuano a sversare inquinanti ad emettere sostanze tossiche e cancerogene, ad imputridire il terreno ormai ridotto a un cimitero biologico.

Una offesa per una realtà industriale oggetto di depauperamento messo in atto dai falsi salvatori delle multinazionali che continuano a fare man bassa di apparati tecnologici, di impianti e di know-how lasciando sul lastrico intere famiglie e i lavoratori di ogni genere.

Una offesa per la sanità Ciociara che giorno dopo giorno paga le conseguenze di politiche gestionali restrittive con la conseguenza che i presidi ospedalieri ridotti ormai al lumicino per cui curarsi comincia ad essere un lusso e per pochi.

Ecco, noi stiamo e staremo sempre presenti a ricordare al ministro Lotti, a Renzi ad un PD ormai distratto dalla sete di potere che la provincia di Frosinone soffre di questi mali e che per curare i quali non basta una scampagnata in treno, un diversivo propagandistico.


Il video che segue è evidentemente mio
Luciano Granieri




COSA CREDIAMO, COSA VOGLIAMO

Dopo il Teatro Italia: Dichiarazione di intenti di Je so' Pazzo



Ve l’abbiamo detto, siamo pazzi: perché troviamo innaturale quello che a tanti fanno credere che sia normale: la miseria, lo sfruttamento, la guerra di tutti contro tutti, la devastazione dell’ambiente. Siamo pazzi perché pensiamo che, se ci mettiamo insieme, tutto ciò possa cambiare. Per questo sappiamo che non possiamo limitarci a protestare, ma dobbiamo dire chiaramente dove vogliamo andare e che vogliamo fare. Ecco quindi la nostra dichiarazione di intenti, il nostro programma. Che poi è quello che milioni di persone in questi anni di crisi hanno chiesto con forza con scioperi, petizioni, cortei, occupazioni... 
Ora vogliamo discuterlo, precisarlo e realizzarlo insieme a tutti. Per produrre da subito un cambiamento reale.

1. VOGLIAMO LA LIBERTÀ. VOGLIAMO UNA VERA DEMOCRAZIA

Noi crediamo che ogni essere umano debba avere la possibilità di determinare il proprio destino.
Oggi invece non siamo liberi, né come singoli né come collettività. Il potere è nelle mani di pochi – banche, multinazionali, manager, mafiosi – che con il denaro controllano la politica e le istituzioni. Per questo l’unica legge che conta è quella del profitto e la corruzione è diffusa a tutti i livelli.
Noi vogliamo cambiare le attuali forme di governo, che sono pensate per escluderci, e realizzare una vera “democrazia”, che alla lettera non vuol dire altro che “potere del popolo”. Noi vogliamo controllare dal basso tutte le amministrazioni e creare nuove forme di partecipazione, che rispecchino i nostri veri bisogni e interessi.


2. VOGLIAMO LAVORARE TUTTI E LAVORARE MENO

Noi crediamo che tutti debbano contribuire al benessere della collettività con il lavoro, da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni. 
Oggi c’è chi è costretto ad ammazzarsi di straordinari e chi è disperato perché non riesce a trovare un impiego, ci sono anziani che vorrebbero andare in pensione ma non possono e giovani condannati ad essere inattivi. Lo stesso progresso tecnologico, che pure potrebbe alleviare la fatica e farci lavorare meno tempo, produce solo maggiore disoccupazione e sfruttamento. Quest’organizzazione del lavoro non ha alcun senso: è funzionale solo ai profitti di banche e padroni.  
Noi vogliamo combattere le scelte politiche ed economiche che producono disoccupazione, sfruttamento ed emigrazione, vogliamo una distribuzione e organizzazione del lavoro egualitaria e che valorizzi le capacità di ciascuno. Pensiamo che al rifiuto dei datori di lavoro di assicurare piena occupazione, alle multinazionali che prendono i soldi e poi scappano, bisogna rispondere togliendo loro i mezzi di produzione e dandoli alla collettività, in modo che tutti possano avere un lavoro e un alto tenore di vita.

3. VOGLIAMO LA REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA

Noi crediamo che tutti debbano poter godere della ricchezza che è frutto del lavoro.
Oggi invece la nostra società è caratterizzata dal massimo livello di ricchezza e contemporaneamente dal massimo livello di disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Questa è la dimostrazione pratica che il capitalismo non funziona. Queste enormi ricchezze sono frutto di una costante rapina che si realizza per mezzo di bassi salari, della precarietà, del lavoro nero, delle basse pensioni, dell’evasione fiscale e della corruzione. 
Noi vogliamo riavere indietro tutto ciò che ci è stato tolto, usare subito a scopi sociali tutta la ricchezza che produciamo ogni giorno.

4. VOGLIAMO CASE PER TUTTI E CITTÀ VIVIBILI

Noi crediamo che la casa sia un diritto. Ripararsi è un bisogno primario, come mangiare, bere e respirare. 
Oggi invece la possibilità di avere una casa è legata alla disponibilità economica di acquistarla o di affittarla, ovvero di far realizzare a banche e padroni un profitto. Palazzinari, banche e speculatori fanno i prezzi del mercato e tengono persino le case sfitte, spingendo sempre di più le persone in lontane e invivibili periferie.
Noi vogliamo un grande piano di edilizia popolare che preveda la riqualificazione degli immobili disponibili nelle nostre città, un moderno equocanone che contenga i fitti, spazi verdi e reali servizi di trasporti pubblici che facilitino la vita agli abitanti delle periferie e ai pendolari.

5. VOGLIAMO LA TUTELA DELLA SALUTE, DELL’AMBIENTE E DEI TERRITORI

Noi crediamo che la salute sia una cosa essenziale, l’indice su cui si misura il progresso di una società e che non possa essere subordinata al profitto o a interessi privati come quelli delle case farmaceutiche.
Oggi invece solo chi paga o chi ha “le giuste conoscenze”, può permettersi un servizio sanitario di qualità e senza attese infinite per una visita o un esame clinico. La sanità pubblica viene smantellata, aziendalizzata ed è sempre più legata a clientele politiche.
Noi vogliamo una sanità gratuita, efficiente e sottoposta al controllo popolare, vogliamo l’aumento delle campagne di prevenzione. Diritto alla salute per noi significa anche sicurezza sui posti di lavoro, fine della devastazione ambientale e dell’inquinamento delle città: vogliamo regole certe e che vengano rispettate, la bonifica dei territori e la loro messa in sicurezza, un piano di manutenzione idrogeologico.

6. VOGLIAMO UN’ISTRUZIONE ACCESSIBILE A TUTTI, GRATUITA, LIBERA, DI QUALITA'

Noi crediamo che l’istruzione e la cultura debbano essere finalizzate al progresso dell’individuo e della collettività.
Oggi invece il comparto della formazione e dell’istruzione sono sempre più in via di smantellamento e privatizzazione, non ci sono abbastanza asili e nidi, i programmi sono standardizzati, abbiamo scuole e università di serie A - che si pagano a caro prezzo - e di serie B - che sono situate in strutture fatiscenti, dove mancano anche le attrezzature di base (dalle palestre, ai laboratori, alla carta igienica!), e che offrono un servizio
mediocre.
Noi vogliamo un’istruzione accessibile a tutti, borse di studio e servizi per gli studenti, programmi di sostegno validi e strutture adeguate per i ragazzi affetti da handicap fisici o mentali, scuole pubbliche e agibili. Vogliamo un’istruzione che ci insegni a decidere con la nostra testa e non a obbedire ciecamente, a cooperare e non a competere, a valorizzare le nostre inclinazioni, a interrogarci costantemente e a migliorare insieme agli altri.

7. VOGLIAMO LUOGHI DI AGGREGAZIONE, CULTURA E SPORT PER TUTTI

Noi crediamo che, per potersi realizzare pienamente, all’essere umano serva molto di più che vedere soddisfatti i propri bisogni primari. Nutrire la propria mente e curare il proprio corpo sono esigenze importanti che dovrebbero essere garantite a tutti. 
Oggi invece dobbiamo pagare per lo sport, per leggere, per sentire un concerto, vedere un film o godere dell’arte. Non abbiamo posti dove poterci confrontare liberamente, dove fare musica, arte, sport fuori dalle regole commerciali e della competizione selvaggia, dove sperimentare, dove poter giocare ed entrare in contatto con gli altri: in quelli che ci sono vigono solo i dettami del profitto.
Noi vogliamo luoghi di aggregazione, palestre e campetti sportivi, possibilità di accedere a cinema, teatri, concerti e tutto quello che ci serve per svilupparci come esseri umani. Pensiamo che se lo Stato non garantisce tutto questo è legittimo prendersi quello che serve e destinarlo all’uso della comunità.

8. VOGLIAMO GIUSTIZIA

Noi crediamo che la giustizia non coincida con la legalità, anzi, che molte leggi siano chiaramente ingiuste. Crediamo che la legge debba essere al servizio del popolo, proteggerlo contro gli abusi e le ingiustizie e non perpetuare un sistema iniquo.
Oggi invece la legge tutela solo i privilegiati: le carceri sono piene di persone che hanno commesso piccoli reati mentre i politici corrotti o i colpevoli delle grandi truffe e dei crack finanziari se ne vanno in giro indisturbati. Con la legge si tutela chi vuole licenziare e sfruttare e non chi protesta perché ha perso il lavoro, chi tiene le proprie proprietà sfitte e non chi lotta per il suo diritto alla casa. 
Noi vogliamo cambiare le leggi che non sono fatte nell’interesse della maggioranza, e sostituirle con altre che, in materia di giustizia penale, fiscale e civile, garantiscano un’uguaglianza formale e  di fatto, il diritto alla libertà, alla propria realizzazione e a un’esistenza sicura.

9. VOGLIAMO LA FINE DELLE DISCRIMINAZIONI E IL RISPETTO DEI DIRITTI CIVILI

Noi crediamo che tutti gli uomini e le donne siano uguali e che a tutti debbano essere date le stesse possibilità, perché con lo sviluppo delle loro capacità e con le loro differenze possano arricchire la collettività. 
Oggi invece vediamo imporsi tanti tipi di discriminazioni, in particolare contro le donne e contro gli immigrati, ma anche contro i portatori di handicap, rispetto alla provenienza geografica, alla religione, o all’orientamento sessuale. Queste discriminazioni servono a creare divisioni fra noi tutti grazie alle quali continuare a dominarci e a sfruttarci.
Noi vogliamo la fine immediata di queste discriminazioni, vogliamo combattere il sessismo e il razzismo, sia nelle leggi che nella società, sia all’interno delle case che dei posti di lavoro, per giungere all’unità di tutti gli sfruttati.

10. VOGLIAMO LA PACE E LA FRATERNITÀ FRA I POPOLI 

Noi crediamo nella pace tra i popoli, crediamo che l’unica guerra che debba essere combattuta sia quella degli sfruttati contro i loro sfruttatori. 
Oggi invece viviamo in una costante situazione di guerra: i conflitti sono in continuo aumento, come le vittime e i profughi. Queste guerre vengono fatte strumentalizzando i popoli, solo per proteggere gli interessi dei potenti. Per farle gli Stati spendono i nostri soldi, che potrebbero essere indirizzati al benessere collettivo. 
Noi vogliamo la fine delle guerre, il ritiro dalla NATO e il taglio delle spese militari, la smilitarizzazione dei territori, la fine delle servitù militari. Sappiamo però che senza giustizia non può esserci pace, per questo vogliamo sviluppare una vera solidarietà internazionale, e sostenere le lotte per il diritto all’autodeterminazione di qualunque popolo sia oppresso (palestinesi, curdi, baschi etc.). Vogliamo che tutti i popoli del mondo abbiano il potere di esprimersi sulla loro terra e sulle grandi questioni del pianeta.

di seguito alcuni link utili:



 http://jesopazzo.org/index.php/blog/257-programma-post-elettorale-napoli

lunedì 20 novembre 2017

Grazie

Ex OPG Occupato - Je so' pazzo



Avevamo detto: "bisogna sognare!", e ieri  (sabato 18 ndr) il sogno è cominciato.
Anche se i media, pure quelli di sinistra, non sembrano essersene accorti, ieri è successo qualcosa di straordinario. E non solo perché un centro sociale ha dichiarato di voler partecipare alle elezioni, o perché un'assemblea chiamata 3 giorni prima ha riempito un teatro di 800 posti senza sponsor mediatici, senza "grandi nomi", senza bisogno di truppe cammellate...
Ma per l'entusiasmo, la passione, l'emotività che ieri si sentiva nell'assemblea e che ha attraversato in questi giorni l'Italia come una scarica.
Grazie quindi a chi è venuto, a chi ha rinunciato in mezzo alle fatiche a un giorno di pausa, a chi ci ha rimesso i soldi, a chi come il Salto ha lavorato più che nei giorni normali, a chi ha rinunciato a parlare per fare spazio ad altri, a chi ha avuto la pazienza di sentire tutti gli interventi, con un rispetto mai visto.
Più di cinque ore di assemblea, tanti gli interventi, circa 40, di vertenze lavorative, lotte territoriali, associazioni e comitati, realtà politiche, singoli cittadini. Tantissimi i giovani e le donne che hanno preso parola sul palco, come mai se ne vedono in eventi simili. Tutti animati dagli stessi problemi, dalle stesse paure, ma anche dalla stessa voglia di fare, di costruire una lista popolare che riesca a intercettare il bisogno di riscossa che cova nel nostro paese.
Oltre cinquecento persone in media collegate da tutta Italia per seguire la diretta, decine di migliaia quelle che l'hanno vista in seguito, oltre 90.000 che hanno visto il video di lancio.
Due, tre generazioni che si sono riunite e finalmente hanno dialogato, mondi delle organizzazioni della sinistra che si sono ritrovati insieme ai movimenti sociali in nome di comuni ideali.
Uno spirito nuovo, bello, fresco, sincero: senza tatticismi e politicismi, perché la politica è innanzitutto questo, migliorare la vita collettiva, trovare insieme soluzioni ai problemi, mettere in pratica le cose di cui abbiamo bisogno.
Ieri sera abbiamo brindato, felici perché in tanti hanno accettato la sfida che avevamo lanciato, felici perché la politica è anche gioia, e per noi rompere un muro di rassegnazione e depressione, creare scompiglio, è già una vittoria.
Oggi si ricomincia a lavorare. Non possiamo perdere tempo. Perché non ne abbiamo. Perché chi ci segue e chi dobbiamo ancora coinvolgere aspetta un messaggio chiaro, deciso, che gli permetta di mobilitarsi, di partecipare, di salire anche lui sul palco delle elezioni a raccontare al paese la sua storia, le sue lotte, i suoi bisogni, i mezzi per soddisfarli.
Perché siamo sicuri che ci sono ancora tanti compagni di strada da coinvolgere, altri centri sociali, altri comitati di lotta, altri pezzi sindacali, altre reti studentesche, altri gruppi politici, e tanti altri singoli insoddisfatti di quello che hanno. Possiamo e dobbiamo farlo. Questa deve essere la casa di tutti quelli che lottano, di tutti quelli che ci credono sinceramente e senza tornaconti.
Oggi mettiamo su la mailing list. Faremo uscire il resoconto di tutti gli interventi. A partire da quelli, prepareremo una bozza di programma, che sottoponiamo a tutte le assemblee territoriali, a quelle già esistenti e alle nuove che saranno chiamate in questi giorni. Fra due/tre settimane ci rivediamo, e cerchiamo di chiudere il tutto.
Non sarà facile raccogliere centinaia di migliaia di firme in tutta Italia, non sarà facile arrivare a bucare i media, non sarà facile guadagnare il diritto all'esistenza per i soggetti non rappresentati dalle classi dominanti.
Ma ognuno di noi ha un potere che nemmeno immagina, che se messo in relazione con quello degli altri, può produrre una mezza rivoluzione!
Grazie ancora a tutte e tutti. Potere al popolo!

domenica 19 novembre 2017

Che ne sarà delle aspirazioni elettorali dei "Civici"?

Luciano Granieri ,  Comitato 4 Dicembre per la Costituzione Frosinone.




La mesta fine dell’esperienza unitaria tentata dall’Alleanza Popolare per la Democrazia e l’Eguaglianza  (gli auto convocati del Brancaccio, per intenderci) segna l’ennesima fallimento di un progetto finalizzato alla    collaborazione fra   forze civiche e partiti strutturati. Nonostante la buona volontà e lo spirito di servizio dimostrato da Anna Falcone e Tomaso Montanari, l’esito non poteva essere diverso da ciò che si è manifestato. 

A mio parere l’esperienza del Coordinamento per la Difesa della Costituzione, che ha condotto e vinto  la battaglia referendaria contro la  riforma scritta da J.P. Morgan ed affidata alla fallimentare realizzazione del duo Renzi-Boschi,  ha avuto il merito di fornire agli altri movimenti civici uno scenario unico nel quale inserire le proprie istanze specifiche. Lo scenario è la Costituzione. In nome della Carta, i movimenti  per l’acqua,  per la legge d’iniziativa popolare sulla scuola, per la tutela ambientale, e altri ancora, hanno inserito le loro azioni  all’interno dell’unitario contesto  costituzionale. 

Un risultato straordinario che ha dotato tali organizzazioni di una forza nuova e prorompente, in  grado di diventare baluardo per la difesa dei principi costituzionali ed esprimere  una  spinta propulsiva per   riproporre con forza le ragioni di ogni singola rivendicazione. Anna Falcone e Tomaso Montanari sono stati assoluti protagonisti della battaglia referendaria proprio attraverso l’attività all’interno, o in collaborazione, con il Coordinamento Democrazia Costituzionale e dal quel movimento avrebbero dovuto  trarre lezione   nel loro lodevole tentativo di costituire una lista in grado di presentarsi alle elezioni. 

Dall’esito del referendum costituzionale è emerso che quando il cittadino è in grado di esprimere un voto determinante per l’esito delle consultazioni e inerente a temi concreti, non diserta le urne. Il proposito  dei "Civici"poneva tale considerazione fra le principali  motivazioni per una candidatura alle  politiche . Sottoporre agli elettori  programmi finalizzati  ad una più efficace redistribuzione del reddito, alla rivalutazione  del lavoro come elemento di promozione della dignità umana,  e comunque ad una riaffermazione  ed applicazione dello spirito sociale della Costituzione,  avrebbero potuto ricondurre alle urne  un blocco sociale  da decenni privo di rappresentanza. 

Se le finalità dell’operazione elettorale così congeniata era condivisibile, non lo è stata altrettanto la sua  attuazione. La modalità originaria,  basata sul coinvolgimento dei cittadini nei territori   per la  redazione di un programma condiviso , e la conseguente partecipazione assembleare nell’individuazione del portavoce, era appropriata, ma poi in nome della pretesa di costituire una lista unitaria alla sinistra del Pd il tutto è naufragato. 

L’esperienza maturata nella battaglia referendaria avrebbe dovuto insegnare   che la voglia di partecipazione dei cittadini trova un ostacolo insormontabile quando si profila il coinvolgimento di soggetti che già siedono in Parlamento. Nello specifico, cercare l’unità con formazioni costruite nel laboratorio  delle  aule parlamentari è stato  un errore madornale.   Sinistra Italiana, Possibile e Mdp sono entità che non hanno una base popolare, i loro esponenti sono stati eletti in altri contesti,  nella  coalizione "Italia Bene Comune" che aveva come ragione sociale il consolidamento del centro sinistra. La   stessa ragione sociale che oggi i fuoriusciti da  quella esperienza, per motivi spesso ambigui, promotori   dei  gruppi appena  citati,  rifiutano. 

Queste sono le persone che votarono la macelleria sociale di Monti, provarono  a manomettere la Costituzione già nel governo Letta quando tentarono di  sovvertire l’art. 138. Il popolo referendario magistralmente guidato proprio dalle associazioni di Falcone e Montanari mai riconoscerebbe come propri  rappresentanti  questi soggetti.   

E’ possibile che tali semplici considerazioni non abbiano  sollecitato riflessioni in  Falcone e Montanari?  Valutazioni più puntuali e realistiche forse avrebbero  sconsigliato sin da subito l’abboccamento con certi compagni di viaggio. Non si sarebbe perso tutto questo tempo nel rincorrere  tentennamenti e   tattiche spartitorie, per poi abbandonare tutto  come era chiaro fin dall’inizio. Ma soprattutto non si sarebbe persa una buona fetta di credibilità.

 Si vuole  partecipare alle elezioni ? Ebbene che si tenga conto dell’art.49 della Costituzione. Si costruiscano liste in cui i cittadini  possano esercitare il loro diritto a partecipare alla vita politica.   Si rifiuti la collaborazione   di notabili,  già titolari illegittimi  di un scranno,  che hanno il solo interesse a raggiungere  il  3% per rimanere in Parlamento, non importa se in maggioranza o all’opposizione.

Purtroppo nonostante la delusione per come i partiti abbiano trattato l'esperienza dei "Civici" Falcone e Montanari ci riprovano proponendo al gruppo di Mdp, Sinistra Italiana, e Possibile, una diversa organizzazione dell'assemblea del 3 dicembre  che certificherà la composizione delle  liste, non più composta solo dai delegati, eletti nelle assemblee regionali, ma da tutti i volenterosi militanti di questa nuova sinistra, senza preclusioni. Attendono risposte......Errare è umano ma perseverare è diabolico.