lunedì 8 ottobre 2018

C'è vita.....

Luciano Granieri




In verità il titolo di queste riflessioni sulle manifestazioni di solidarietà a Mimmo Lucano,  doveva essere “c’è vita a sinistra”, ma non si può trovare il minimo stimolo vitale in qualcosa che è defunto almeno da 25 anni. Non possiamo tacere il fatto che  il   , cosiddetto riformismo socialista dei Delors, Blair, Veltroni, D’Alema, Bersani, abbia costruito le condizioni più favorevoli all’accumulazione del capitale, accreditandosi  di fatto come una destra liberale. 

Attenzione lungi da me sposare l’idea trita e ritrita che non esistono più le categorie (sinistra - destra) . Non esiste più la sinistra. Ma la destra c’è  anzi si è sdoppiata  in due fazione contrapposte fra di loro: la destra delle banche della troika (Ue,  FMI, BCE) , cui fa capo l’ex riformismo socialista, e la destra fascista e xenofoba nella quale si iscrivono a pieno  titolo le truppe fascio-leghiste- nazionaliste  e ,  più o meno consapevolmente, gli aderenti al M5S.  

Le prorompenti forme di vita che le manifestazioni organizzate in tutta Italia in solidarietà con il sindaco di Riace Mimmo Lucano, a cui volevo riferirmi nel titolo,  hanno a che fare con valori universali un tempo costitutivi della sinistra, oggi patrimonio comune di una moltitudine numerosa che però non trova  chi li rappresenta. 

Il  modello Riace ha molto a che fare con i principi di partecipazione popolare,   condivisione e socializzazione di una pratica di governo che tanto fa paura, sia alla destra degli affari che a quella fascistizzante. Al di là di tutti i  discorsi legittimi  su accoglienza ed integrazione,  ciò che mette paura alle due destre appena descritte è l’idea che l’unione degli immigrati con una comunità impoverita dalle pratiche mafioso-liberiste  possa far crollare il mito della guerra fra poveri. Possa cioè rendere consapevoli coloro i quali subiscono la marginalizzazione determinata dal mito del capitale umano, che il nemico non sono i disperati che rischiano la vita per fuggire dalla loro esistenza di stenti ,provocata dal neocolonialismo capitalista   ,  anzi questi potrebbero essere alleati. 

Il nemico vero che il mito della guerra fra poveri vuole celare  è: da un lato è la casta della speculazione finanziaria che impoverisce e marginalizza chi cerca di campare di  lavoro, dall’altro  chi tenta di narcotizzare la rivolta sociale alimentando la paura del “diverso” (per razza, censo, genere, orientamento sessuale). Un altro elemento che terrorizza del modello Riace è la partecipazione popolare alle attività della comunità. 

Quando un servizio come quello della raccolta dei rifiuti vede la partecipazione  dei cittadini  (riacesi ed immigrati) i la speculazione, il malaffare, la corruzione, tutto ciò che alimenta il grande business dei centri di potere politico-mafiosi  è di fatto bandito . La partecipazione popolare, la condivisione sociale, la solidarietà,  tutto quanto esprimeva il modello messo in campo da Mimmo Lucano non è altro che il compendio di valori che una volta distingueva una società socialista erede della storia del movimenti operaio.  

Forse inconsciamente, ma la folla scesa nella piazze di tutta Italia, per esprimere solidarietà al sindaco,  difendeva tutto questo, con tanto di bandiere e vessilli al seguito. Si poteva identificare nelle strade invase da movimenti, partiti e sindacati il seme di una rinnovata  voglia di rappresentare quel  blocco sociale disgregato, composto da  un proletariato allargato e globale che da tempo chiede di essere difeso. 

Tutto ciò dimostra che la propaganda d’odio diffusa dai penta-fascio-leghisti, non è così egemone.  Chi la pensa in modo totalmente opposto probabilmente è in maggioranza.  Sta a quelle forze   , che ancora basano il loro agire politico sulla condivisione sociale e sulla partecipazione popolare , offrirsi come credibile veicolo di rappresentanza. 

Esse oggi sono disperse in mille rivoli, ma il week-end, di e per, Riace reclama a gran voce un’inversione di rotta. Personalmente ritengo che la direzione ostinata e contraria deve passare per forza dalla ricostruzione di rapporti sociali basati sul mutualismo e sulla solidarietà. E’ un’azione che richiede tempo ed impegno. Un programma che non può e non deve infrangersi su basse strategie elettoralistiche. Quelle penose diatribe che quasi sempre attraversano i movimenti,   variamente anticapitalisti,  in lotta fra loro per distribuirsi un’insignificante zero virgola. 

Bisogna stare in mezzo alla gente, quella che ha invaso le piazze per Mimmo Lucano. Bisogna stare fra gli immigrati, i disoccupati, tutelare gli ultimi, per ricostruire la credibilità perduta.  E se questo dovesse comportare di stare fermi due o tre  giri nelle tornate elettorali  il gioco varrebbe la candela.

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