domenica 30 dicembre 2018

Trisulti, la marcia per la Certosa bene comune

Luciano Granieri  Potere al Popolo di Frosinone





Dal febbraio scorso   la Certosa di Trisulti è gestita da un’associazione privata la “Dingitatis Huamnae Institute”. Tale organizzazione   è finanziata da Steve Bannon   ex timoniere delle politiche di ultra destra  del Presidente Trump, collocato ancora  più a destra dell’inquilino della Casa Bianca . Alla guida  della DHI Bannon ha insediato l’ultraconservatore  britannico  Benjamin Harnwell “Il più intelligente ragazzo che abbiamo a Roma  un tipo tosto”, così lo definisce Bannon sul sito dell’associazione. La DHI ha vinto il bando di concessione emesso dal Ministero per i beni e le attività culturali nella  precedente legislatura quando ministro era Dario Franceschini del Pd. Il canone d’affitto concordato è di   100mila euro l’anno.  La finalità doveva essere la  tutela e la salvaguardia del bene.  Ad  incarico acquisito, invece  la DHI ha  chiaramente dichiarato   di voler fare della Certosa  un luogo di formazione “di gladiatori guerrieri della cultura giudaico-cristiana occidentale”,così la definisce Harnwell in un articolo del Washington Post  del 25 dicembre scorso. Un’accademia che, secondo il presidente dell’associazione,  possa formare i prossimi Salvini ed Orban. Naturalmente da quando la DHI ha preso possesso della Certosa  si paga per entrare e finanche per respirare.  Mi pare ce ne fosse  abbastanza per scendere in piazza. 



La marcia: chi c'era, chi non c'era ma c'era lo stesso
Infatti  sabato 29 dicembre, finalmente,  si è svolta una marcia di protesta con partenza da Collepardo e arrivo alla Certosa, proprio per contestare un iter  che toglie alla   popolazione,  cattolica e non cattolica, la libera fruizione di un bene dello Stato  e ne insedia una scuola politica basata su disvalori del tutto contrari ai principi della Costituzione.  La manifestazione è stata  organizzata dalle Comunità Solidali di Frosinone, la cui portavoce è la ex consigliera regionale Daniela Bianchi e ha visto la partecipazione di alcune  associazioni del cattolicesimo sociale fra cui “Il Cammino di San Benedetto” con il suo ideatore Simone Frignani, oltre a movimenti ambientalisti locali e nazionali , fra i quali Legambiente e l’associazione  Sylvatica  rappresentata dal Presidente Riccardo Copiz. 

C’era anche l’ANPI di Frosinone con  il suo presidente Simone Campioni ed altri iscritti. Hanno partecipato diverse forze politiche, ma rigorosamente in incognito. Come è noto la politica è una cosa sporca, per cui meglio non spaventare l’immacolato  viandante pellegrino . Comunque Sinistra Italiana era presente con il segretario nazionale  e deputato  Nicola Fratoianni, oltre al  coordinatore regionale Marco Maddalena, insieme a loro  alcuni esponenti locali di Possibile (Annarosa Frate, Armando Mirabella). Potere al Popolo ha partecipato con il sottoscritto e Maria Lucia Giovannangelo, si sono aggiunti  per il dibattito svoltosi dopo la marcia, Giuseppe Guerrera e  Carla Corsetti del coordinamento nazionale di PaP, nonché segretario nazionale di Democrazia  Atea. Ah dimenticavo cerano anche esponenti del Pd , fra i quali  la presidente del circolo di Frosinone Alessandra Maggiani. Ma come! La colpa  di sto’ casino non è stata di  un ministro del Pd? Certo, ma i militanti sono diversi dall’oligarchia partitica, almeno credo, ma la questione non mi appassiona.  



Un  paesaggio straordinario baciato dal sole  ha reso i quasi sei chilometri di salita necessari a raggiungere la Certosa  estremamente piacevoli. Come in tutte le manifestazioni ci si confronta si discute, insomma si fa politica nonostante tutti i divieti e le prese di distanze. La partecipazione è stata soddisfacente, circa 300 persone più due asinelli, un pappagallo e svariati cani fra cui la star dei social, Celestino. Arrivati in vetta, dopo le foto di rito agli striscioni, Mr. Benjamin Harnwell, presidente della DHL,  ci ha fatto entrare  gratis, è bene  precisarlo, per scambiare alcune opinioni con il popolo manifestante. L’eco mediatica  è stato notevole, oltre a TV ,  giornali nazionali e locali abbiamo notato la presenza della giornalista Constanze Ruescher corrispondente di Die Welt, ospite abituale della  trasmissione Propaganda Live. 

Maria Lucia con Constanze

Dibattito pubblico o consiglio parrocchiale?
L’incontro con Mr. Benjamin si è rinnovato nel corso del dibattito organizzato nel pomeriggio dai promotori della marcia presso la sala consiliare di Collepardo. Anche qui ,alla presenza del sindaco Mauro Bussiglieri officiante   in qualità di padrone di casa, ma spettatore neutrale - tale si è dichiarato - i discorsi politici erano banditi. L’obiettivo era quello di avanzare proposte  per una fruibilità più diffusa della Certosa . A chi?  All’addestratore dei gladiatori della cultura giudaico cristiana? Dalle nostre parti si direbbe “bbono fiate!!!”.  Infatti durante la prima parte del dibattito sembrava di assistere ad un consiglio parrocchiale, o per lo meno a  quello che io immagino sia un consiglio parrocchiale , non avendo  mai frequentato assise di questo tipo.

 L’oggetto del contendere era relativo alle funzioni religiose. Una messa è gratis, quella delle 9,00. Potrebbe, di grazia, Monk Benji concedere qualche altra messa  senza pagare? Ai  Collepardesi l’accesso alla chiesa è sempre gratuito, ma bisogna che partecipino a tutte le messe, altrimenti si perde il bonus  fedeltà. E ai pellegrini niente? Quelli che errano con rinnovata fede per il cammino di San Benedetto pure devono pagare per entrare? E  quelli che fanno altri cammini, tipo  Santiago di Compostela e lo compravano con tanto di contapassi legati ai piedi li vogliamo far pagare? E gli invitati dei matrimoni che si celebrano in Certosa, perché devono scucire l’obolo per testimoniare la felicità degli sposi? Mr Benjamin  si è mostrato ben disposto all’ascolto, e ad accondiscendere a qualcuna di queste richieste. Bene allora la seduta su può togliere. Tutto risolto? Nel consiglio parrocchiale forse, ma nel contesto civile e sociale non è risolto un bel niente. 

E allora bisogna parlare di politica.  Risulta che il ministero dei beni e le attività culturali, guidato dall’allora ministro del Pd Franceschini, a fronte di un bando a quanto pare ineccepibile, non sia stato altrettanto irreprensibile nel giudicare l’appropriatezza dei requisiti dei proclamati vincitori. Ma ci sono altre incongruenze clamorose.  Benjamin Harnwell  da tre anni almeno frequentava il comprensorio di Trisulti, a suo dire per verificare la convenienza o meno di rispondere alla gara che il MIBACT  ha, o avrebbe emesso, visto che parliamo di tre anni addietro. Dunque Harnwell e Bannon  già sapevano che il ministero avrebbe indetto una gara per la gestione della certosa?  Forse la loro fede li rende veggenti ?  



Ma torniamo al maledetto bando. In esso non si fa menzione di alcun tipo di accademia nè di scuola politica. Chi ha in gestione il bene demaniale deve assolvere all’unico compito di mantenerlo e valorizzarlo. Non mi pare corretto quindi assegnare un incarico a chi non si limiti  a compiere   attività inerenti esclusivamente alle finalità della concessione, in  particolare se introduce  accademie o scuole che   diffondano dottrine teocratiche e integraliste  contrarie ai principi della Costituzione laica e repubblicana .   Altro requisito:  per aggiudicarsi il bando bisognava  dimostrare di aver valorizzato    un sito religioso, privato o pubblico, negli ultimi 5 anni .  Requisito soddisfatto  secondo Mr. Benjamin. La DHI si è occupata della chiesetta privata di San Nicola a Civita, dotandola di un piccolo sito museale. Sito di cui non si ha traccia, a parte la nomina del direttore che pare sia la figlia di un assessore. Una  valorizzazione che sta nel libro dei sogni. 

Quindi non solo la DHI non avrebbe avuto i requisiti per vincere la gara, ma dalla gara è  stato escluso un partecipante in modo, secondo alcuni, un po’ troppo  frettoloso.  l'Accademia Nazionale delle Arti del Castello Petroro di Todi, Comunità di monaci e laici appartenenti a Chiese Cristiane ortodosse, aveva proposto la propria candidatura  rigettata per  la presentazione di una documentazione non idonea. Qui il discorso si fa ulteriormente politico! La proposta avanzata e condivisa dai rappresentanti di Potere al  Popolo presenti è precisa e tutta politica.  Verificare in termini giuridici  la correttezza della valutazione effettuata dal MIBACT  sui requisiti proposti dalla DHI e, in caso di incongruenze, rescindere il contratto di concessione che per altro non risulta ancora firmato.  Inoltre ricorrere alla Corte Costituzionale per la palese incostituzionalità delle bestialità che si vuole inculcare ad eventuali  studenti , e  per il mancato rispetto dell’art. 41 della Carta per il quale l’attività privata, (quella che DHI intende intraprendere  all’interno della certosa) non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale (ovvero la possibilità di tutti i cittadini, Collepardesi e non, cattolici, islamici, buddisti, non credenti, di usufruire liberamente di un bene dello Stato) .  Inoltre sarebbe opportuno interessare la Corte dei Conti per verificare se una concessione per l’usufrutto e la gestione di un bene come la Certosa di Trisulti, a solo 100mila  euro l’anno, non prefiguri un danno erariale. 

L’assise si è conclusa con l’irata reazione di Benjamin Harnwell alla messa in evidenza da  parte di Carla Corsetti del  carattere nazista della   scuola che si vuole insidiare nella Certosa. Nonostante tutti i giornali, compresi quelli americani, riportino dichiarazioni di Mr. Benjamin in merito al carattere populistico di estrema destra dell’indottrinamento che si vuole instillare fra le mura della certosa, Harnwell ha rinnegato tale evidenza con violenza zittendo la rappresentante di Potere al Popolo . Alla fine del parapiglia creato dalla discussione , la riunione si è chiusa con l’accordo per un’ulteriore convocazione  a marzo. 

Benjamin Harnwell foto WP

Conclusioni 
Il dibattito politico ha rischiato, e rischia,  di mandare a “meretrici” il consiglio  parrocchiale. Infatti   Harnwell, a seguito delle accuse ricevute, non sarà più disponibile a partecipare ad alcuna altra riunione  e a  concedere aperture né ai Collepardesi, né ai camminatori, né a chiunque altro. Anche noi come Potere al Popolo, portatori  di valori democratici e solidali, siamo per questo  convinti di non dover essere più disponibili al confronto con personaggi di siffatta formazione politico-religiosa, sicuramente in antitesi alla nostra, il cui solo scopo è quello di formare una futura classe dirigente (dei piccoli Salvini e Orban) acritica, completamente asservita alle loro idee  disumane e antidemocratiche.

L'intervento di Carla Corsetti

giovedì 27 dicembre 2018

Ciociari, brutti,sporchi, cattivi e assetati

Luciano Granieri Potere al Popolo Frosinone




Come siamo cattivi noi Ciociari!!! Siamo cattivi e fuori legge. Chi lo afferma? Acea, oltre che le istituzioni. Siamo cattivi  perché osiamo non pagare  bollette  idriche vessatorie dove  un metro cubo d’acqua a volte è fatturato  20 euro. Siamo fuori  legge perché, anche se chiediamo il rispetto  degli esiti referendari - quando nel giugno 2011 26 milioni di cittadini  deliberarono  che sull’acqua non si può fare profitto - oggi non è  la Costituzione che conta ma la  legge del mercato quella, cioè, che noi infrangiamo. 

Per la legge del mercato - che ha avuto il conforto del Consiglio di Stato attraverso  un pronunciamento del 2017  nel quali si sancì che l’acqua è un bene di rilevanza economica - i Ciociari  sono degli avanzi di galera. Talmente fuori  legge da essere oggetto di un decreto speciale  emanato nel 2016 dall’allora ministro delle finanze Padoan per cui solo per noi discendenti dei Volsci  non pagare  le bollette Acea è  reato penale e   comporta  il distacco del contatore.  

Le forze politiche hanno cercato di rabbonirci, quando non di fregarci, e di sfruttare la nostra rabbia per biechi scopi elettorali. Lo ha fatto  il Pd quando la sua maggioranza in Regione approvò  la legge 5 sulla gestione pubblica del servizio idrico rimasta  però lettera morta vista la mancata promulgazione dei  decreti attuativi. Lo ha fatto il Movimento 5 Stelle quando  è stata    eletta sindaco di Roma, e quindi maggiore azionista di Acea, la sua esponete Virginia Raggi. 

 Nonostante la promessa di cambiare il management della multiutility e di pubblicizzare l’azienda,  ha dimenticato che la prima stella delle 5 era quella dell’acqua pubblica . Oggi  gli azionisti continuano a spartirsi dividendi milionari e l’acqua a fuoriuscire senza controllo da una rete obsoleta a malandata . In realtà la sindaca un po’ di buona volontà ce l’aveva messa ponendo a capo di Acea un suo uomo di fiducia , tale Luca  Lanzalone , uno talmente abile da essere coinvolto, secondo l’accusa,  in un affare di mazzette in combutta con il costruttore Parnasi per lo stadio della Roma. 

Il destino dei fuori legge  ciociari, quindi, non resta  che quello della difesa dei propri contatori e della piazza, per reclamare l’illegale rispetto di un esito referendario plebiscitario.  Una rivendicazione  destinata a cadere nel vuoto?  Probabilmente si . 

Ma forse non tutto è perduto. Proprio il Parlamento del cambiamento potrebbe avere l’occasione di ristabilire la sovranità, più che popolare, sancita con i referendum del 2011. Il 25 ottobre scorso è iniziata la discussione presso la Commissione Ambiente della Camera  della legge recante “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” Non è altro che il testo aggiornato della legge d’iniziativa popolare presentato nel 2007 dal Forum Italiano dei Movimenti per  l’Acqua  a sostegno della quale  furono raccolte 400.000 firme. 

Lo stesso testo,  depositato nella scorsa legislatura con l’appoggio  dell’intergruppo parlamentare per l’acqua bene comune,  è stato  riproposto, debitamente aggiornato, anche in questa legislatura firmato da diversi parlamentari  5 Stelle. La proposta di legge prevede che il nostro Paese debba  dotarsi di un quadro legislativo unitario sul governo delle risorse idriche definite  come bene comune, con l’introduzione di modelli di gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.  

Ovviamente le grandi lobby dell’acqua e dell’energia (Hera, Iren, A2A e per l’appunto Acea), che negli ultimi sei anni hanno distribuito ai propri azionisti 3 miliardi di dividendi, stanno facendo il diavolo a quattro  in tutte le sedi istituzionali per impedire che la legge venga discussa ed approvata sottraendo alla voracità  del profitto un bene necessario alla sopravvivenza. 

Avrà il coraggio il M5S, oggi al  governo, di mettersi contro le multinazionali dell’acqua, oltre che i loro alleati leghisti visto che Salvini detiene 3.500 azioni di A2A? Si tratta di realizzare due promesse spese in campagna elettorale:  la gestione partecipata dell’acqua e la certezza di esame e valutazione delle leggi d’iniziativa popolare da parte del Parlamento. 

Considerato che da quando è al governo il Movimento 5 Stelle, non solo ha mandato a farsi friggere gran parte  dei  buoni propositi  abbondantemente profusi in campagna elettorale, ma ha anche fatto carta straccia delle funzioni  Parlamentari, non nutriamo molta fiducia.  Se si esautora il Parlamento della sua funzione legislativa, figuriamoci se tale prerogativa potrà essere concessa  ad un’iniziativa popolare. 

Dunque l’appello che facciamo ai 26 milioni di cittadini che hanno votato per l’acqua pubblica è quello di tornare nelle piazze a fare pressione su Parlamento  e Governo affinchè la proposta di legge sulla gestione del sistema idrico venga finalmente discussa e approvata. E’ un appello che rivolgiamo soprattutto ai Ciociari che, qualora passasse il testo d’iniziativa popolare , cesseranno di essere dei fuori legge senza Dio e non dovranno più difendere con le unghie e con i denti i propri contatori, oltre che a tornare in possesso di un bene  necessario allo sviluppo della dignità della persona umana.

FERMATEVI

Coordinamento per la Democrazia Costituzionale 



Non possiamo sottovalutare quanto sta avvenendo nelle istituzioni del nostro paese e neppure l'assenza di un vero confronto politico.
Il parlamento è ridotto a votificio, con l'uso di decreti, voti di fiducia, testi sconosciuti votati a scatola chiusa come sta accadendo sulla legge di bilancio. 
Speravamo in una svolta dopo la deriva istituzionale nella precedente legislatura e la vittoria del No nel referendum del 4 dicembre 2016. Invece il governo espresso dalla coalizione giallo-verde sta rifacendo gli stessi errori, con un crescendo preoccupante.
Per riassumere in un concetto la nostra richiesta alla nuova maggioranza:

Fermatevi !

Consentite un confronto politico di merito, non prendetevi la grave responsabilità di continuare su una deriva, fin troppo in continuità con gli errori precedenti, che porterebbe a mettere in discussione aspetti centrali della nostra Costituzione e a creare un distacco ulteriore tra rappresentati e rappresentati.
Sarebbe un grave errore rimettere al centro del dibattito politico le modifiche della Costituzione. La Costituzione della nostra repubblica, nata dalla Resistenza al nazifascismo, merita rispetto ed è l'architrave del nostro assetto istituzionale. Singole modifiche della Costituzione com'è previsto dall'articolo 138 sono possibili, ma non possono e non debbono essere piegate a interessi di parte e ad esigenze momentanee.
La Costituzione è un bene comune a tutti noi, nessuno può stravolgerla a proprio piacimento. Quando ci si è provato i cittadini hanno respinto i tentativi di stravolgimento e se dovesse essere ancora necessario il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale è pronto, se necessario, a rientrare in campo per impedire stravolgimenti costituzionali, fino ad impegnarsi in campagne referendarie. Tutti farebbero bene a ricordare che all'inizio del 2016 il No era dato al 20 % ma alla fine il voto No è arrivato al 60% e il 4 dicembre 2016 ha vinto.
Chiediamo di fare conoscere le proposte di modifica della Costituzione e di poterle discutere con il tempo necessario. In particolare chiediamo di aprire una riflessione preventiva sulle proposte di attuazione dell'attuale (nefasto) articolo 116 della Costituzione per bloccare ogni tentativo di differenziare diritti fondamentali dei cittadini italiani per regioni, pensiamo a salute, istruzione, ambiente, condizione di lavoro, pensioni.
La trattativa in corso tra Governo e Lombardia, Veneto, Emilia è del tutto nascosta ai cittadini. Chiediamo di conoscere, di poter esprimere opinioni. Non solo noi ma tutti i cittadini italiani, avviando una grande operazione di trasparenza. Questo va fatto ora perche' le decisioni istituzionali rischiano di essere irreversibili.
Invece è necessario affrontare ora, senza ritardi, la modifica della legge elettorale, che deve essere cambiata sulla base di due principi: sostanziale rispetto della proporzionalità e garanzia che i cittadini potranno scegliere direttamente tutti i deputati e i senatori chiudendo il triste periodo dei nominati dall'alto.


lunedì 24 dicembre 2018

L'hub emergenziale


 Il Comitato  “ Salviamo l’ Ospedale  di  Anagni “
Diritto alla Salute,  Anagni  Viva,   Comitato Osteria della  Fontana,  Anagni Scuola Futura,
LegAmbiente Circolo di Anagni,  Comitato Residenti Colleferro,   Re.Tu.Va.Sa., Comitato S.
 Bartolomeo,Comitato Ponte del Papa.





La questione  sanitaria  di Anagni è rimasta sospesa in un limbo di incertezze. Ci sono iniziative in corso per le  quali hanno  messo il loro impegno  istituzioni, associazioni  e  comitati ma finora i risultati non  ci sono stati.

A risvegliare un po’ l’ attenzione sulla  situazione ha  pensato, ancora una  volta,  l’ ex –assessore regionale, ora  consigliere, Mauro Buschini, con un altro dei suoi clamorosi annunci/proposta di  interventi volti al  miglioramento dell’ assistenza sanitaria  ai cittadini di Anagni e dei comuni  limitrofi.

Ora si  annuncia  un “ hub” emergenziale   ( bisogna  chiamarlo così per quell’ inguaribile provincialismo linguistico-culturale che   vieta  alle  persone  comuni  di capire  subito di che si parla), cioè un  Centro di  Emergenza (cioè un parcheggio?),  da realizzare  nelle  adiacenze dell’ autostrada, che risolverebbe  l’ esigenza  delle  urgenze.

E’ l’amenità di fine anno che si aggiunge a quelle che ci siamo sentiti raccontare in questi  anni  di battaglie tra  cittadini e istituzioni, provinciali e regionali. Una per tutte: il Presidio Sanitario Ambientale (PRESA), tanto dispendioso quanto inutile.

Alla  proposta di  Buschini ha risposto il Sindaco Natalia in termini  molto  netti e  chiari, sottolineando come  ad  Anagni serva  la  riapertura del  Pronto  Soccorso.

Il  Comitato per l’ Ospedale ribadisce che la  richiesta del Pronto Soccorso, il mantenimento degli impegni sottoscritti  dalla ASL nel piano  Aziendale vanno rispettati.  Non c’ è da  aggiungere altro.
L’ impegno di tutti va in questa  direzione.  Nessuno, Comitati e  associazioni, intende  arretrare  rispetto a  questa  linea.

Il nostro obiettivo, comunque, resta sempre il Pronto Soccorso e la realizzazione dei  cinque punti della delibera dei sindaci del 2016!

domenica 23 dicembre 2018

Riflessioni sulla conferenza stampa della asl –Tempi di attesa - 19.12.2018


Francesco Notarcola – Coordinatore di CittadinanzattivaTDM – Componente dell’Osservatorio sui tempi di attesa della asl di Frosinone





La conferenza stampa, indetta dalla dirigenza generale, allo scopo di illustrare la pianificazione adottata per ridurre le liste d’attesa inerenti alla diagnostica per immagini ha evidenziato:

a) L’importanza di una pressante e quasi quotidiana denuncia di Cittadinanzattiva TDM e delle sue iniziative pubbliche, che hanno costretto, finalmente la dirigenza asl a uscire allo scoperto adottando i primi provvedimenti;

b) Un ulteriore spostamento del pubblico verso il privato;

c) Una notevole insufficienza dirigenziale della asl ne’ alcuna chiarezza in merito ad eventuali responsabilità personali dei dirigenti in base a quanto dichiarato in conferenza;

d) La umiliazione professionale dei medici e degli operatori delle UOC di radiologia.

Il dott/sig. Maurizio Nicolini, consulente incaricato di mettere a punto detto piano, ha esposto, SENZA PRESENTARE UNA RELAZIONE SCRITTA, le azioni che il gruppo manageriale della Asl, guidato dal commissario straordinario Luigi Macchitella, avrebbe adottato a ben tre anni dal suo insediamento. Ecco gli annunci: .

1) Sostituzione o nuova fornitura “in affitto” del parco ecografi per N. 6 ecografi . Frosinone avrà un ecografo di alta fascia. Primo passo ma assolutamente insufficiente, considerando che nello” Spaziani” il reparto di Chirurgia ha un ecografo rotto da mesi e che in quello di Medicina l’ecografo è obsoleto;

2) Frosinone ha un nuovo primario ma Cassino e Sora restano ex art.18. L’applicazione di questo articolo genera un contenzioso che costa centinaia di migliaia di euro;

3) I turni di lavoro saranno dalle ore 8 alle ore 14 e dalle ore 14 alle ore 20 per tutti gli operatori. Quanto sopra, previsto dal decreto regionale dell’aprile 17, è applicato un anno e 8 mesi dopo;

Dopo tre anni di permanenza alla direzione generale, il Commissario, ha dovuto chiamare un consulente, di cui non si conosce ne’ il relativo contratto firmato in data 18 10 2018 ne’ il relativo costo per il 2018 e 2019, per accorgersi, dopo tre anni, dell’ovvio. E cioe’ che occorreva :

a) Armonizzare i turni d’impiego di radiologi, tecnici, infermieri dedicati.

b) Adeguare i tempi di esame alla media regionale con conseguente risparmio di spese per straordinari, pari ad un importo quantificato superiore ai 300 mila euro l’anno , dopo aver pubblicamente dichiarato una carenza di una trentina di radiologi ?. Ma perché mai solo oggi la Asl si rende conte del monte ore in straordinario pagato, quando negli anni passati si e’ utilizzato, a 60 euro/ora, personale dipendente della Regione Campania? Personale che ancora viene utilizzato in altre branche specialistiche per esempio a Cassino ?

c) Perche’ approntare un piano di formazione ,senza specificarne le relative spese , per i tecnici di radiologia di cui , a detta della direzione generale, l’80% non sarebbe in grado di gestire le macchine così dette pesanti ( TAC e RMN ), ossia le apparecchiature che prevedono maggior utilizzo di mezzi di contrasto, quando sono anni che i laureati in “tecnica sanitaria di radiologia medica “ escono gia’ formati per dette competenze? Il problema potrebbe in gran parte essere dipendente dall’eta’ media avanzata del personale e a fine carriera?

d) Uniformare , in attesa della mitologica futura scheda-tessera informatica sanitaria del cittadino , le agende CUP al sistema informativo per la diagnostica per immagini RIS. Oggi il radiologo che riceve il paziente deve riscrivere la cartella clinica ex novo con perdite di tempo non certo utili a ridurre la lungaggine dell’esame ma soprattutto con mancata possibilita’ di valutarne la congruità, valutare i precedenti e la storia clinica del paziente ma anche differenziare il paziente ricoverato meno collaborante e con multiple problematiche sanitarie.

e) Accesso solo tramite sistema CUP alla disponibilità di esame delle strutture private accreditate per limitare sia la perdita di tempo per il paziente ma anche per i controlli incrociati degli esami prenotati ed effettuati e sulla loro CONGRUITA’ nel principio che Il CUP ( struttura pubblica) e’ al servizio del privato ma il privato convenzionato viene programmato ed e’ soggetto al controllo del pubblico.

f) Destinare gli esami di routine alle strutture territoriali, lasciando alla UOC gli esami più complessi piuttosto che delegare alle strutture private accreditate un numero maggiore di esami . Perché ad oggi non ne svolgono già abbastanza?

g) Adeguamento ed uniformita’ del consenso informato

h) Valutazione dei reali carichi di lavoro delle diverse figure professionali con adeguamento al tempario regionale assumendo le figure carenti tramite concorsi, sempre promessi, dopo espletata la mobilità, evitando contratti bimestrali a partite iva di per se’ limitativi di qualsivoglia reale e seria programmazione .

Altre delucidazioni in merito al servizio le ha fornite il nuovo primario della UOC di radiologia dott. Germano Scevola, radiologo interventista. Il quale ha annunciato l’assunzione a tempo indeterminato tramite concorso di nuovi radiologi in modo da evitare il ricorso a prestazioni per incarico straordinario notoriamente anche più costose. (Delibera della asl per assunzioni radiologi bocciata dalla Regione con conseguente nuova ripresentazione il 18/12/2018 ,di una nuova delibera per soli 4 radiologi  -in presenza anche di personale in prossimo pensionamento - e inizio di una nuova trafila sperando di non rivedere il “ping pong regione-asl della precedente delibera)

Oltre l’affitto degli ecografi la asl si doterà di moderni macchinari per LA TAC E LA RMN che oggi mancano o forse più correttamente sono con il tempo diventati obsoleti .

Insomma entro febbraio 2019 il sistema riassorbirà le liste d’attesa e funzionerà meglio . Perché ad oggi funziona peggio, o non funziona proprio?

Le liste di attesa sono una camera oscura. Di tutto quanto detto non c’e’ stato fornito alcun documento scritto inerente le coperture economiche, le modalità, il numero e la tipologia del personale da assumere, i protocolli con gli Enti convenzionati, ecc.

OSSERVATORIO della asl sui tempi di attesa: prima riunione 17 sett. Richiesta dati. Ad oggi niente. Che cosa si osserva e si valuta senza dati ?




sabato 22 dicembre 2018

Caro Babbo Natale

Mario Zorzetto


Caro Babbo Natale,
era il 23 dicembre 1978 quando venni alla luce in un’aula parlamentare in un clima di grande consenso. Mentre tu preparavi la slitta, il mio atto di nascita N. 833 sanciva che dovevo “promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione”, nel rispetto dell’uguaglianza e della libertà di tutte le persone.


Venni alla luce in un’aula parlamentare accolto da un grande consenso. Ben 381 persone mi aiutarono a nascere, mentre 77 non volevano arrivassi al mondo e 7 si lavarono le mani come Pilato.

Purtroppo, nonostante la mia giovane età, oggi sono sempre più pieno di acciacchi, depresso e sfiancato da non aver nemmeno la forza di spegnere le candeline. Ora mi giungono informazioni che mi vogliono anche “regionalizzare” per tutelare la salute in modo differenziato e per escludere qualcuno…. ma io non sono nato per questo, al contrario sono venuto per includere tutti anche gli ultimi . Aiutami a combattere l’epidemia del regionalismo differenziato, un virus molto contagioso che rischia di assestare il colpo finale all’universalismo integrato nel mio DNA..


Ho solo 40 anni di onorato servizio, ti chiedo un solo grande regalo: vorrei un patto politico in grado di rilanciare il mio valore sociale, perché la salute delle persone viene prima di tutto e rappresenta una leva fondamentale per lo sviluppo economico del Paese. Sì lo so, caro Babbo Natale, si tratta proprio di un regalo enorme che non potrebbe mai passare da nessun camino. Ma sai bene che puoi lasciarlo dove vuoi perché io da 40 anni sono sempre sveglio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per tutelare la salute di 60 milioni di persone. Ho curato con grande competenza professionale, straordinaria umanità e, soprattutto, senza alcuna richiesta di polizza assicurativa o carta di credito senza chiedere a nessuno il titolo di studio, il colore politico, la sua fede religiosa o il colore della pelle.


SSN  

Freddie Hubbard come nasce il blues da un effetto larsen.

Luciano Granieri



Roma teatro Olimpico, siamo all’inizio degli anni ’80 ,( inverno 81 o ’82) non ricordo bene. Grande serata di jazz.  Sul palco uno scintillante quintetto. Il trombettista ha appena finito una ballad, posa il suo flicorno vicino al microfono per prendere la tromba. Sta per portare il suo strumento alla bocca quando da un amplificatore esce un acuto effetto larsen. Lo strumentista   si blocca rimane per 10 secondi in una specie di trance  poi soffia nel suo strumento una nota uguale a quella del larsen , batte il quattro con il piede e  i musicisti che l’accompagnano si  buttano con lui in un blues mozzafiato. Improvvisazione pura nata sul fischio di un amplificatore. Questo è il blues, questo è il jazz . 

Il  trombettista in questione era il funambolico Freddie Hubbard, insieme a lui Harlod Land al sax tenore, Billy Child al pianoforte a alle tastiere, Larry Klein al basso , e l’incredibile Steve Houghton alla batteria. Ebbi occasione di vedere  Freddie Hubbard due volte in quegli anni, oltre che a Roma anche a Pescara,  ed ogni volta sono uscito dal concerto con un rinnovato amore per il jazz grazie alla sua  musica che mi era entrata  nel sangue, nelle ossa, in ogni cellula del mio corpo.  

Sono passati  dieci anni da quando Freddie ci ha lasciato, moriva infatti il 29 dicembre del 2008. Nella grande e variegata storia del jazz il trombettista di Indianapolis figura come il genio dell’Hard Bop. Uno stile nato negli anni ’50 come rilancio della creatività nera in contrasto al  revisionismo west coast bianco.

 L’Hard Bop si liberava dall’assillo tipico dei boppers di stravolgere l’armonia semplice delle canzonette di Brodway, anzi si liberava proprio dall’assillo dei giri armonici . Due o tre accordi al massimo, poi tanto blues e soul su cui costruire voli improvvisativi spericolati a volte più veloci e complessi di quelli suonati da Parker e compagni. 

Genio dell’Hard Bop dunque? Sicuramente ma è una qualifica molto riduttiva. Ornette Coleman  lo volle al suo fianco quando incise nel 1960 quel manifesto della new thing che fu “Free Jazz”, ma suonò anche con  Coltrane all’epoca di Ascension . Possiamo quindi affermare che Hubbard ebbe un ruolo preminente anche nella stagione del free jazz, sia quello più viscerale di Coleman che l’altro più spirituale di Coltrane. 

Sostituì un immusonito Miles Davis nel gruppo con Herbie Hancock, Wayne Shorter, Tony Williams, Ron Carter,dunque fu  linfa rivitalizzante del grande quintetto scoperto proprio  da Miles. Lo  ritroviamo alle prese  anche con il jazz-rock, il funky. Insomma un musicista poliedrico, dalla fiammeggiante verve improvvisativa  tecnicamente preziosa ed emotivamente coinvolgente. 

Insomma 10 anni fa è scomparso un musicista di cui gli appassionati di jazz sentono  ancora la mancanza  perché, al di la di ogni valutazione che si possa fare della sua arte, quando un trombettista riesce a suscitare  profonde emozioni da un semplice effetto larsen significa che è un grande musicista.


venerdì 21 dicembre 2018

Nubi sempre più scure sull’economia capitalistica

Alberto Madoglio


Certamente nessuno si aspettava che dalla crisi del 2007/2008 si potesse uscire tornando ai livelli di crescita del cosiddetto trentennio d’oro (quello che convenzionalmente inizia con la fine della Seconda guerra mondiale e termina con la prima grande crisi globale agli inizi degli anni 70 del secolo scorso): tanto è vero che una delle descrizioni più in voga negli ultimi tempi circa il futuro dell’economia mondiale segnala il rischio di entrare in una “stagnazione secolare”. Teoria per certi versi semplicistica ma che trova una base di verità nell’accentuazione di tratti essenziali dell’economia capitalistica: riduzione del tasso di profitto, crescita sempre più rallentata della produttività del lavoro, idem per la crescita degli investimenti lordi nel settore manifatturiero. Questi ultimi due indici segnalano un trend di durata pluridecennale, come indicano dati dell’Ocse e della Banca Mondiale, ed esprimono un giudizio definitivo sui vari progetti che diversi soggetti del mondo dell’economia, della politica e del sindacato in Italia avanzano da un po' di tempo, spacciandoli come la panacea di tutti i mali in cui si dibatte l’economia del Belpaese.
Recessione, nient’altro che recessione
Tuttavia alcuni dati hanno sorpreso, e non poco, anche i più ottimisti tra gli analisti delle dinamiche globali dell’economia.
Calo del Pil in Giappone, Germania, Svezia e Svizzera, per citare solo alcuni casi. Rallentamento marcato negli Usa, a causa della fine della spinta propulsiva degli sgravi fiscali varati dall’amministrazione Trump. Prospettive di crescita più vicine al 5 che al 6% per la Cina, come ricordato in una trasmissione del 14 dicembre andata in onda sulla radio del Sole24Ore, organo della Confindustria (nella stessa, sempre per l’Impero di Mezzo, si accennava a un forte rallentamento nella vendita di autovetture: trattandosi del maggior mercato globale, è chiaro che ciò non potrà non avere ripercussioni in tutto il globo): cifre senza dubbio impensabili per le più mature economie imperialiste ma tutt’altro che rassicuranti per la nuova potenza industriale globale.
Anche per economie che presentano tassi di crescita di tutto rispetto, si evidenzia che in molti casi si tratta di sviluppo non omogeneo, dovuto in alcuni casi solo a un settore dell’economia, e che si basa su manodopera poco specializzata e quindi difficilmente reindirizzabile a nuove mansioni nel caso in cui il settore trainante vada in crisi (vedi l’articolo “Ungheria mercato del lavoro troppo tirato: arriva le legge schiavitù”, apparso sul sito phastidio.net).
Questa situazione sta avendo delle ripercussioni anche sul versate politico e sociale. Impasse riguardo il tema della Brexit, col rischio di una uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea in un modo che gli osservatori chiamano “disordinato” e che farebbe cadere il Paese in una pesantissima recessione. Sconfitta alle elezioni regionali dei partiti che formano la Grosse Koalition in Germania (Cdu e Spd) a vantaggio della destra estrema dell’Afd e del centro sinistra moderato dei Verdi. Batosta storica dei socialisti del Psoe nella loro roccaforte in Andalusia, a vantaggio di una formazione xenofoba e nostalgica del franchismo come Vox. Vittoria di Bolsonaro in Brasile.
Ma gli “sconquassi” non si limitano al versante “sovrastrutturale”, né possono essere definiti come il segnale di una tendenza “reazionaria“ a livello dello scontro di classe: tutt’altro. In verità, come la nostra Internazionale sostiene da tempo, siamo in una situazione di forte "polarizzazione" e instabilità. Infatti, nonostante Bolsonaro, continuano in Brasile le lotte e gli scioperi operai. In Albania ci sono imponenti manifestazioni degli studenti universitari. In Ungheria assistiamo a importanti proteste contro la sopra citata legge schiavitù. I casi di Albania e Ungheria provano che anche quando l’economia cresce, lo fa sulle spalle dei lavoratori e dei giovani, che di questa prosperità non vedono che le briciole, quando le vedono.
Il caso più eclatante è quello che sta scuotendo da un mese a questa parte una delle maggiori potenze imperialiste mondiali: la Francia. Come il Brasile del 2013, una decisione del governo Macron che di per sé non era nulla di eclatante (l’aumento delle tasse sulla benzina di qualche centesimo, in Brasile l’aumento del biglietto del bus nella città di San Paolo) è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso di un malcontento che si accumulava da anni. Il movimento dei gilet gialli ha letteralmente infiammato il Paese, costretto Macron a una frettolosa marcia indietro e al varo di alcune misure per cercare di placare gli animi. Non sappiamo se tutto ciò servirà allo scopo. Certo il progetto politico di Macron è definitivamente fallito dopo solo un anno, la crisi di regime potrebbe entrare in un vortice senza uscita, e la Francia ci insegna che solo con forme di lotte radicali si può non solo avanzare verso una diversa prospettiva sociale ma anche ottenere, nell'immediato, risultati parziali.
La specificità italiana e il pozzo senza fondo
La situazione italiana si inserisce in questo quadro. Come altri, il Paese ha visto contrarsi il Pil nel terzo trimestre del 2018, e ormai quasi tutti prevedono un’altra riduzione per il quarto. Ciò significa che l’economia entrerà nella terza recessione nel giro di un decennio, fatto che non ha precedenti nella storia recente, se teniamo anche in considerazione che nei momenti di crescita di questo periodo l’Italia non è stata in grado di recuperare i livelli raggiunti nel 2008. Non è esagerato affermare che il Paese sia caduto in un pozzo del quale non si vede, né si sa se ci sia, il fondo.
Anche in questo caso le implicazioni sono state immediate.
Le promesse elettorali che hanno consentito a Lega e 5 Stelle di vincere alle elezioni dello scorso 4 marzo e poi di formare il governo, sono state nei fatti molto ridotte, se non azzerate.
La prima versione della manovra, che prevedeva un deficit del 2,4%, non rappresentava certo una svolta rispetto al passato, tanto che i vertici della borghesia tricolore erano molto cauti nel dare giudizi critici. Questo compito era lasciato ai loro mezzi di informazione e ai leader dei partiti che negli ultimi 20 anni sono stati i loro più degni rappresentanti. Le stesse critiche che erano arrivate da Bruxelles erano più legate alla battaglia politica tra “europeisti” e “sovranisti” che altro. Tuttavia quella versione originaria consentiva a Salvini e Di Maio di spacciare come moneta sonante le loro patacche elettorali.
Non appena però, ai primi di dicembre, sono diventati palesi i segnali di rallentamento dell’economia nazionale e mondiale, Confindustria, Quirinale, Banca d’Italia e le varie istituzioni europee hanno suonato la fine dei giochi e riportato governo e partiti della maggioranza all’ordine. Nel nuovo quadro nessuna concessione, seppur minima è ormai consentita.
Cancellazione della legge Fornero sulle pensioni e reddito di cittadinanza per tutti sono stati quasi completamente smontanti. Nel primo caso si tratterà (al netto di revisioni dell’ultimo minuto) di piccole modifiche con tanti e tali paletti che qualcuno l’ha definita una salvaguardia per gli esodati in versione large ma niente di più. Idem per il reddito di cittadinanza che non dovrebbe essere corrisposto, tra le altre cose, a chi ha la “fantastica” somma di 5.000 euro sul conto corrente. Basta poco per essere considerati benestanti.
Tutto questo dovrebbe essere finanziato con nuovi tagli lineari se necessario, l’aumento dell’Iva (tassa regressiva che colpisce i più poveri) nel 2020 (si parla di un aumento al 25% nel 2020 dell'aliquota oggi al 22% e nel 2021 al 26,5%!), blocco del rinnovo contrattuale per tre milioni di dipendenti pubblici, tagli alla scuola, santità, servizi pubblici locali e così via.
La “diversità” del governo sovranista si schianta contro il muro del capitale
È sempre azzardato fare previsioni ma crediamo che il combinato disposto di una nuova recessione e di una legge finanziaria in totale continuità col passato, segnino la fine dell’illusione del cambiamento, illusione rappresentata per alcuni in particolare dal Movimento 5 Stelle.
La realtà si è imposta sulla propaganda. Governare il capitalismo nell’interesse della borghesia e ascoltando le necessità dei lavoratori e delle classi subalterne della società è praticamente impossibile. Che si tratti di dare un reddito a chi ne è privo, consentire di andare in pensione dopo 40 anni di lavoro con un assegno dignitoso, bloccare opere inutili e disastrose per l’ambiente e causa di sfruttamento e corruzione, si scontra con la dura legge del mercato e del capitale.
Certo, al momento non ci sono segnali che la fiducia nel governo stia calando, ma l’esperienza ci insegna che ciò può avvenire rapidamente.
Non bisogna comunque limitarsi ad aspettare che passi il cadavere del nemico, comodamente adagiati sulla riva del fiume. Su una cosa concordiamo con l’ex ministro Bersani: non è detto che chi viene dopo di questi non sia peggio (intendendo un regime più marcatamente reazionario). Ha ragione. Chi crede che il fallimento dell’esperienza di governo gialloverde possa dare nuova linfa a un centrosinistra magari de-renzizzato o anche a un centrodestra classico, moderato e liberale, non ha capito quanto la crisi che ha colpito l’Italia sia stata profonda e quanto quella stagione di alternanza tra due schieramente borghesi classici non possa più ritornare.
Sarà come al solito la lotta di classe che determinerà il corso degli eventi. La Francia ha indicato la strada: non è vero che nelle società “mature” i lavoratori siano bene o male integrati nel sistema e che esplosioni rivoluzionarie siano cose del passato che solo qualche illuso può credere attuali. Né che serva un lungo, paziente e infinito sviluppo della coscienza per far sì che simili avvenimenti accadano.
No. La lotta di classe non è qualcosa del passato, che oggi al massimo può riguardare solo Paesi lontani, né che sia necessario chissà quale graduale accumulo di “coscienza e consapevolezza” per comprendere come la situazione attuale non sia più sostenibile. Siamo in un'epoca di cambi bruschi, di rapide esplosioni del conflitto.
Serve però costruire una direzione politica coerentemente anticapitalista e rivoluzionaria, un partito comunista, in grado di far sì che la prossima e inevitabile esplosione sociale sia quella che metta la parola fine a questo sistema barbaro e disumano. Potremo così correggere la previsione di Bersani: un cambio "in peggio". Ma per i padroni!

Frosinone, qual'è la reale percentuale di raccolta differenziata?

Luciano Granieri




In base a quanto si  è appreso  dall’edizione della 14,00 del TGR regionale andato in onda martedì 18 dicembre,( clicca qui per vedere  l’ultimo rapporto di Legambiente sul sistema  rifiuti della Regione Lazio evidenzia come  il numero di comuni che superano il 60% di raccolta differenziata aumenta costantemente. 

Fra i capoluoghi di provincia Viterbo è in testa con il 52,50%, segue Rieti 27,30% , Latina 23,80% e, buon ultimo Frosinone con il 15,20%. Dunque nonostante i secchi colorati ornino case e palazzi il risultato rimane uno dei peggiori di tutto il Lazio. 

Nonostante l’odissea  che dal 2013  ha accompagnato la consiliatura Ottaviani, con l’arresto   dell’allora vice sindaco Fulvio De Santis per il reato di corruzione, avendo, secondo l’accusa,  pilotato la gara d’appalto per lo smaltimento dei rifiuti in favore della  società Sangalli. 

Nonostante  la riconferma dell’ incarico in sede di procedura emergenziale alla stessa Sangalli, pur non avendo questa i requisiti di moralità richiesti, con il successivo pronunciamento del TAR che ha sconfessato quell’affidamento cedendolo alla ricorrente  De Vizia.  

Nonostante un costo del servizio accollato ai cittadini frusinati per oltre 26 milioni di euro

I risultati per la differenziata sono ancora al palo. Eppure  nel capitolato d’appalto del 2013  si leggeva che la performance era già al 18% risultato  che, secondo fonti comunali, è schizzato improvvisamente al 70% con la prima comparsa dei secchi colorati. Rispetto al 17,79% raggiunto nel 2017,checchè se ne dica in giunta,  il Comune è andato indietro attestandosi al 15,20%. 

 Come mai? Viene il sospetto che a fare la differenziata siano solo i cittadini all’interno delle proprie case,  poi i rifiuti, una volta raccolti, finiscano tutti nello stesso calderone. Forse quello della Saf? Perché è evidente che con l’aumento della raccolta differenziata, l’impianto di Colfelice avrà sempre meno rifiuti da trattare, con l’impossibilità di recuperare i costi d’esercizio.  

Non a caso i vertici dell’azienda,  cui azionista è anche il comune di Frosinone oltre che cliente (potenza del capitalismo!),  hanno accettato di buon grado di lavorare  i rifiuti provenienti dal TMB del Nuovo Salario di Roma messo fuori uso da un incendio. 

Se non ricordiamo male  nel  piano economico finanziario, approvato con deliberazione di consiglio n.12 del 4/4/18, si raddoppia l’importo per l’annualità 2018 da 5milioni di euro (come da appalto del 2015) a 10milioni  senza alcun apparente motivazione . Non solo ma nel documento   risulta accresciuto  l’investimento per lo smaltimento dell’indifferenziato  .  Una stima del tutto fuori luogo se era in programma l’avvio della raccolta porta a porta anche per la zona bassa della città. 

Allora  o il piano  citato è stato redatto con pressapochismo , oppure  la comparsa dei nuovi  secchi per la differenziata non è altro che un gettare fumo negli occhi  per celare chissà quali accordi non meglio identificati, forse con il management  Saf? .  

Del resto è notorio come  sulle  aziende partecipate dagli enti locali e sugli organismi intermedi  si giochino le più sordide trattative politiche. Diceva il poeta:  a pensare male si fa peccato ma a volte ci si azzecca. Noi speriamo vivamente di aver pensato male, ma   come cittadini esigiamo che fra una inaugurazione e l’altra del parco del Matusa,  fra un taglio di nastro e una sbicchierata,  il sindaco e i suoi consiglieri rendano contano di questa situazione, così come spieghino perché da tempo immemore non convocano la consulta dei sindaci per la sanità e perché non partecipano al coordinamento dei comuni per la Valle del Sacco.