sabato 5 maggio 2018

Un proiettile israeliano distrugge il sogno di un ciclista di Gaza diretto verso i Giochi Asiatici

Maha Hussaini 

 

Una gamba di Alaa al-Dali è stata amputata, dopo che era stato colpito nelle proteste della Grande Marcia del Ritorno, infrangendo il suo sogno di partecipare ai giochi del 2018.

Nel momento in cui Alaa al-Dali è stato colpito alla gamba destra da un cecchino israeliano, un sogno da lungo tempo inseguito si è infranto sul terreno con lui. Il ciclista 21enne si stava allenando da mesi per gareggiare nei Giochi Asiatici del 2018 che si terranno in Indonesia questa estate.

"Il mio sogno ha balenato davanti ai miei occhi come se fosse già diventato una cosa del passato ", al-Dali ha ricordato.
Stava partecipando alle proteste nel 46° giorno della campagna della Grande Marcia del Ritorno nel Giorno della Terra, il 30 marzo, che fa appello per il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi alle loro antiche case ora all'interno di Israele, quando è stato colpito vicino alla recinzione di confine ad est di Gaza.

"Sapevo nel momento in cui sono stato colpito e sono caduto a terra, sapevo che non avrei mai più potuto cavalcare una bicicletta ", al-Dali ha detto a Middle East Eye. "Mi stavo allenando da mesi, per almeno sei ore al giorno per rappresentare la mia squadra e alzare la bandiera del mio paese ai Giochi Asiatici ".

Dopo essere stato sottoposto a nove operazioni, alla famiglia di al-Dali è stato detto dai dottori che la sua gamba doveva essere amputata per il danno alle ossa e ai tessuti causato da un proiettile presumibilmente "esplodente", che è proibito dalla legge umanitaria internazionale. È congegnato per frammentarsi ed esplodere in seguito all'impatto, frantumando ossa, e lacerando i vasi sanguigni.

Non avevo neanche pietre'
Con numerosi riconoscimenti alla sua cintura , al-Dali, un ciclista di Rafah nel sud della Striscia di Gaza e membro della Federazione Palestinese di Motorsport, Motociclismo e Ciclismo, aveva messo gli occhi sul premio ai Giochi Asiatici 2018, che si svolgeranno a Jakarta in agosto.

Solo lo scorso anno, al-Dali aveva vinto tre premi locali, tra cui la medaglia di bronzo nella Tokyo Race 2, una corsa organizzata dal Comitato Olimpico Palestinese in partnership con il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e il governo del Giappone.

Il 30 marzo, al-Dali, insieme a migliaia di altri, si era recato alla recinzione di confine ad est di Gaza per prendere parte alle proteste che chiedevano il loro diritto al ritorno, 70 anni dopo la Nakba palestinese (la catastrofe ) , quando più di 750000 palestinesi furono forzatamente sfollati dalle loro città e villaggi nei territori palestinesi, alla vigilia dell'istituzione dello stato di Israele nel 1948.

"Ho guidato la mia bicicletta alla recinzione del confine orientale con tre dei miei amici quel giorno", ha ricordato. "Ero disarmato. Non avevo neanche pietre. Stavo solo a circa 200 metri dalla recinzione di confine e sono stato colpito da un proiettile vero proprio sotto il ginocchio ".

Secondo il ministero della salute, almeno 40 palestinesi sono stati uccisi e più di altri 5000 sono stati feriti, mentre dozzine sono stati lasciati con disabilità permanenti dall'inizio delle proteste. Nel frattempo, il capo per i diritti umani delle Nazioni Unite ha criticato l'esercito israeliano per la "deplorevole " uccisione di 42 palestinesi in quattro settimane.

L'esercito israeliano dice che le sue forze aprono il fuoco su "istigatori" o per fermare i manifestanti dall'avvicinarsi alla recinzione che separa il territorio da Israele.

Tuttavia, gruppi per i diritti hanno detto che Israele sta conducendo una politica di mirare deliberatamente ai manifestanti con fuoco vivo e usando "una forza eccessiva e letale". Il gruppo israeliano per i diritti B'Tselem ha anche lanciato ai primi del mese una campagna di appello ai soldati israeliani di rifiutare gli ordini di "aprire il fuoco su manifestanti disarmati " a Gaza.

- Negato il trattamento medico da Israele
La madre 56enne di al-Dali, Intisar, ha detto che aveva avuto un brutto presentimento circa le proteste e aveva avvertito al-Dali prima che partisse per la marcia.

"Alle forze israeliane non importa se i manifestanti sono pacifici o no. Io stessa ho preso parte a molte proteste durante la prima Intifada (rivolta) nel 1987, e i soldati israeliani erano soliti inondarci di proiettili veri anche quando non facevamo altro che scandire slogan", ha detto.

Al-Dali ricorda di essere arrivato all'Ospedale Europeo di Gaza e di avere aspettato cinque ore prima di essere trattato per l'alto numero di altri manifestanti feriti. Ha perso conoscenza dopo avere perduto molto sangue ed è stato tenuto nell'unità di terapia intensiva per due giorni prima di essere operato.

Secondo Intisar, quando la famiglia ha domandato il suo trasferimento in un ospedale della Cisgiordania per avere accesso ad un migliore trattamento medico ed evitare l'amputazione, le autorità israeliane gli hanno negato il permesso di partire.
"L'ufficio di collegamento del ministero palestinese della salute ci ha detto che le autorità israeliane li avevano informati che non avrebbero accettato alcuna richiesta di trasferimento per i palestinesi feriti durante le proteste ", ha detto.

Al-Dali crede che le autorità israeliane hanno di proposito negato a lui, e a dozzine di altri, il permesso di partire come una forma di punizione,. "Negandomi l'accesso al trattamento medico, l'occupazione ha distrutto tutto quello che stavo costruendo da anni", si è lamentato.
Reuters ha riferito che l'esercito israeliano ha detto che eccetto "casi umanitari eccezionali ", il trattamento medico non sarebbe stato fornito ai palestinesi che avevano preso parte alle proteste.

"È stato deciso che ogni richiesta di trattamento medico da un terrorista o un rivoltoso che aveva partecipato ad eventi violenti sarebbe stata negata", ha detto una dichiarazione dell'esercito, "I residenti stranieri non hanno alcun diritto acquisito ad entrare in territorio israeliano, compresi i palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza ".

Le forze dell'esercito israeliano erano state posizionate lungo la recinzione che separa Gaza da Israele nelle tre settimane passate, usando gas lacrimogeni, cecchini che sparavano munizioni vere, bombardamento di carri armati, e attacchi aerei.

I dimostranti palestinesi hanno bruciato pneumatici lungo il confine per ridurre la visibilità e hanno lanciato pietre e dispositivi incendiari in direzione delle truppe israeliane.

- 'Proiettile esplodente'
Il fratello 25enne di al-Dali, Mohammed, dice che c'era una buona probabilità che i medici potessero salvare la gamba di suo fratello se fossero stati disponibili i necessari equipaggiamenti e staff medici.
Gaza sta soffrendo una crisi umanitaria come risultato di un blocco imposto da Israele sulla Striscia dal 2007.

Quasi il 43 per cento dei medicinali necessari a Gaza sono a zero stock e "l'equipaggiamento medico salvavita necessario ha smesso di funzionare per la costante fluttuazione della corrente elettrica ", secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO). Come risultato, gli ospedali di Gaza stanno lottando per far fronte al massiccio afflusso di feriti nelle trascorse tre settimane.


"Per salvare la gamba di mio fratello, i dottori avrebbero dovuto trascorrere non meno di dieci ore per eseguire un complicato intervento chirurgico per rimuovere i frammenti del proiettile. Ma c'erano dozzine di altri giovani con bisogno di operazioni urgenti. Trascorrere dieci ore per salvare una persona significa lasciare morire le altre", ha detto.

Ashraf al-Qidra, il portavoce per il ministero della salute di Gaza , dice che l'uso da parte di Israele di proiettili esplodenti riflette la sua intenzione di infliggere il più alto numero di vittime tra i civili.

"Le munizioni esplosive causano gravi danni e serie ferite che richiedono un' enorme quantità di forniture e medicinali per essere trattati, e lascia gli ospedali di Gaza completamente sopraffatti ", ha detto a MEE. "Dozzine di casi soffriranno disabilità permanenti, in quanto i principali ospedali di Gaza mancano di staff ed equipaggiamenti medici per trattare centinaia di casi ogni giorno ".

Il proiettile - proibito dalla legge internazionale umanitaria - esplode all'impatto per causare il maggior danno possibile. Ciò rende difficile l'estrazione, costringendo i medici a ricorrere all'amputazione. Secondo Medical Aid for Palestine, i chirurghi a Gaza sono stati costretti ad eseguire 17 amputazioni (13 gambe e 4 braccia ) dal 30 marzo.

"Puoi immaginare come sia difficile per ognuno quando gli viene detto che la sua gamba è stata amputata. La sola cosa che mi sta aiutando a realizzare il mio sogno. ..è stata amputata ", ha detto al-Dali. "Il momento in cui mi hanno detto che avevo perso la mia gamba è stato come un incubo. Non credevo che questa potesse essere una realtà che devo accettare e con cui avere a che fare per il resto della mia vita ".

In una dichiarazione in risposta a Middle East Eye, l'esercito israeliano ha detto che "impiega solo armi e munizioni standard che sono legali sotto la legge internazionale ".

Amnesty International ha chiamato per un embargo globale delle armi contro Israele, accusando le sue forze di commettere crimini di guerra nella Striscia di Gaza.

Sebbene non ci fosse menzione di proiettili esplodenti, il gruppo per i diritti ha detto che la natura delle ferite dei manifestanti palestinesi "mostra che i soldati israeliani stanno usando armi militari ad alta velocità progettate per causare il massimo danno ai manifestanti palestinesi che non costituiscono una imminente minaccia per loro".

"Questi apparenti deliberati tentativi di uccidere e mutilare sono profondamente inquietanti , per non dire completamente illegali. Alcuni di questi casi sembrano ammontare ad uccisioni volontarie, una grave violazione alle Convenzioni di Ginevra ed un crimine di guerra ", ha proseguito Magdalena Mughrabi, direttrice incaricata di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa.

- Mirando agli atleti
Hassan Abu Harb, l’allenatore di al-Dali, aveva grandi speranze che al-Dali avrebbe vinto parecchi premi internazionali. “Alaa è uno dei migliori ciclisti in Palestina. Ha vinto numerosi premi e stavamo dipendendo da lui per rappresentare la Palestina ai Giochi Asiatici”, ha detto Abu Harb, aggiungendo che al-Dali era stato selezionato insieme ad altri due ciclisti per partecipare alla competizione e i preparativi per il suo viaggio erano già in corso.

Secondo Abu Harb, dall’inizio delle proteste almeno altri cinque atleti di Gaza avevano perso le gambe per le ferite sostenute da munizioni esplosive, tra cui Muhammed Khalil, un 23enne giocatore di football, la cui gamba era anche stata amputata.

Abdul Salam Hanyya, un membro del Consiglio Supremo per la Gioventù e lo Sport in Palestina, dice che il prendere di mira, da parte di Israele, gli atleti palestinesi non è nulla di nuovo.

“Le forze israeliane hanno sistematicamente preso di mira gli atleti palestinesi per anni. Usando munizioni vere e proiettili esplosivi, stanno chiaramente causando loro con intenzione delle disabilità”, ha detto.

Secondo il ministero palestinese per i giovani e lo sport, 32 atleti erano stati uccisi e altri 27 feriti nella guerra del 2014 lanciata sulla Striscia di Gaza, tra cui Ahed Zaqout, un calciatore palestinese, che è stato ucciso dopo che le forze israeliane avevano bombardato il suo appartamento .

Tuttavia, al-Dali dice che non rimpiange di avere preso parte alle proteste, anche se gli costa una gamba.

Secondo al-Dali, la sua attuale meta è viaggiare all’estero per sostituire la sua gamba con un arto artificiale e partecipare ai prossimi Para Giochi Asiatici , che sono per gli atleti con disabilità. “Sia che otterrò un arto artificiale o no, continuerò il mio allenamento e a lavorare per rinforzare la mia gamba sinistra, per essere in grado di cavalcare di nuovo la mia bicicletta “, ha detto.

“La prenderò come una nuova sfida e dipenderà dall’altra mia gamba realizzare il mio sogno”, ha detto.


( Fonte: www.facebook.com/IlPopoloCheNonEsiste ) 


“Grandi Incontri” Monk, Hawk e Coltrane in studio nel 1957


Le rubriche di Jerry Jazz Musician, traduzione di Luciano Granieri

Thelonious Monk, 1957

“Grandi  Incontri”  è una rubrica di  estratti da libri che documentano  grandi incontri famosi fra le icone culturali del ventesimo secolo. In questa edizione, Art  Blakey racconta la storia di quando nel 1957 Thelonius Monk,  Coleman Hawkins e John Coltrane si incontrarono in studio per registrare l’album Monk’s Music


Il leggendario scrittore  Nat Hentoff  nel suo libro del 1976 Jazz  Is descrive  Thelonius Monk come “uno  degli insegnanti più liberi ed innovatori del jazz . Ebbe  un impatto significativo su John Coltrane  come praticamente su  tutti i musicisti che avevano suonato con lui. Monk continuava ad insistere sul fatto che i musicisti dovessero lavorare per superare i propri orizzonti   creativi, provando ad andare oltre le proprie limitazioni che realmente erano limitazioni artificiali, provenienti dall’assorbimento di standard convenzionali , delle vere e proprie imposizioni su cosa si potesse o  non si potesse fare sul proprio strumento”.  

Coleman Hawkins, 1957


Un esempio sull’approccio di Monk si può trovare in questa storia raccontata dal  batterista Art Blakey e pubblicata nel libro scritto da J.C. Thomas nel 1976 dal titolo “Coltrane: Chasin the Trane”

John Coltrane, 1957

“Ho suonato la batteria nell’album del 1957 “Monk’s Music  edito dalla Riverside dove Monk estese il  suo gruppo a sette elementi, includendo sia Coleman Hawkins che John Coltrane al sax tenore. Naturalmente Monk aveva scritto tutta la musica,  ma Hawk   aveva difficoltà a leggerla, quindi chiese a Monk di spiegare meglio le partiture sia a Coltrane che a lui stesso. Monk gli rispose: “ Tu sei il grande Coleman Hawkins giusto?  Tu sei il ragazzo che ha inventato il sax tenore giusto?” Hawk  concordò . Poi Monk si rivolse a Trane :” Tu se il grande John Coltrane giusto?” Trane arrossì e balbettò: “Beh…..non sono così grande”.  Quindi  Monk disse a tutti e due: “Voi suonate il sassofono giusto?” Loro annuirono . “Bene la musica sta dentro il vostro strumento,  è fra voi due dovreste essere capaci di trovarla”.


venerdì 4 maggio 2018

Prosegue la raccolta firme per le Lip sulla scuola e sull'eliminazione del Principio del Pareggio di Bilancio

Luciano Granieri, Comitato 4 dicembre per la Costituzione di Frosinone




Domenica 6 maggio dalle 11,00 il Comitato 4 Dicembre per la Costituzione di Frosinone (sezione locale del Coordinamento Democrazia Costituzionale), la Lip scuola della Provincia di Frosinone e la sezione ANPI di Frosinone, saranno di nuovo “on the road” per continuare la raccolta firme sulle leggi d’Iniziativa popolare relative alla “Scuola della Costituzione” all’eliminazione “dell’obbligo del Pareggio di Bilancio”oltre che per sostenere  la petizione “Mai più fascismi". 

Il banchetto di domenica prossima situato in C.so della Repubblica, fronte L.go Turriziani,  segue altri due già organizzati in precedenza in cui abbiamo raccolto 42 firme. Ricordiamo che per essere presentate  all’esame del Parlamento, le Leggi d’Iniziativa Popolare devono raggiungere le 50mila firme entro il 30 giugno. In base alla modifica del regolamento del Senato voluta dall’ex Presidente Grasso, e secondo i  propositi  annunciati dal nuovo Presidente della Camera Roberto Fico, le leggi dovranno obbligatoriamente essere  esaminate almeno dalle  commissioni  parlamentari competenti. Ciò ci induce ad un maggior impegno per raggiungere il numero di firme necessarie. 

Mentre  ci si accapiglia  per decidere  se a governare deve essere chi ha vinto materialmente, o chi ha vinti moralmente , o chi ha diversamente vinto, dimenticando che le elezioni non investono un capo, ma eleggono i rappresentanti dei cittadini in Parlamento,  noi continuiamo la nostra attività “Legislativa”. In questo frangente non chiediamo un voto, ma delle firme per portare in Parlamento delle Leggi il cui primo obbiettivo è quello di rispettare lo spirito della Costituzione. 

La legge sulla scuola, nominata “Scuola della Costituzione” intende riproporre un sistema d’istruzione basato sulla conoscenza, non sulla competenza  fine a se stessa, con la  prerogativa  di fornire agli studenti tutti gli strumenti utili atti a realizzare il pieno sviluppo della persona umana.  La seconda legge d’iniziativa popolare intende annullare gli effetti del dispositivo 1/2012 che ha inserito il principio del rispetto del pareggio di bilancio in Costituzione, vanificando lo spirito solidaristico inscritto nella prima parte della Carta stessa  in particolare nell’art. 2.  In esso  "la Repubblica  garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili  di solidarietà politica, economica e sociale". E’ evidente che se la Repubblica deve assicurare il pareggio di bilancio, non può finanziare quei supporti sociali in grado di rispettare il già citato art. 2 . 

Vi aspettiamo numerosi  domenica prossima in C.so della Repubblica per aiutarci a “Legiferare” nel rispetto dei principi stabiliti dalla Costituzione nobile eredità della lotta di liberazione Partigiana.

giovedì 3 maggio 2018

Riflessi di un fine aprile resistente in Ciociaria


Cari tutte e tutti,
con molta soddisfazione vi inviamo alcune immagini del corteo e della festa che abbiamo realizzato a Cassino il 29 aprile  insieme ad altri riflessi video  della manifestazione del 25 aprile di  Frosinone. Tutti   uniti con una non scontata pluralità di soggetti, per celebrare il 73° della Liberazione nell'anno del 70° della Costituzione.

Siamo particolarmente impegnati a non disperdere quel patrimonio di lavoro e di costruzione di fiducia reciproca, sebbene ci rendiamo conto che essa è ancora assai fragile e limitata. I soggetti che hanno preso parte alla costruzione di quella giornata sono assai diversi fra  loro per organizzazione, per visione politica, per obiettivi immediati e di lungo termine. Ma noi continuiamo ad offrire spazi e spunti unitari, certi che nella divisione non si vincerà mai nessuna battaglia. 

Sappiamo bene che non tutti i terreni possono essere battuti unitariamente, esistono divisioni non legate a particolarismi, personalismi o settarismi di sorta, bensì date da effettive questioni di prospettiva, di programma, di formazione o anche solo di metodo. Sappiamo anche, però, che non fare tutto il possibile per unire le forze dove è possibile produce inevitabilmente sconfitte anche dove si potrebbe sperare di vincere, e non vogliamo che questo continui ad accadere.

Ci mettiamo come sempre a disposizione e sollecitiamo attività concrete volte a superare i limiti della litigiosità, come campo aperto e plurale dove possono confrontarsi opinioni ed interessi, ma con finalità costruttive, non di rivalsa.

Sappiamo anche che questo obiettivo si scontra con rancori e narcisismi, personalismi ed effettive divisioni di merito, ma ci diamo obiettivi graduali, e procediamo valorizzando l'esperienza unitaria della nostra Associazione come proposta di metodo per chi abbia veramente a cuore i risultati politici e non la soddisfazione (peraltro spesso frustrata) delle proprie ripicche infantili.

A tutte e tutti il nostro fraterno ringraziamento per ciò che potrete fare e per ciò che avete fatto in difesa di questa idea.


Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Frosinone

video editing Luciano Granieri

mercoledì 2 maggio 2018

Non si cancella l’apartheid e l’occupazione israeliana con lo sport

Luciano Granieri,  Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese




Venerdì prossimo 4 marzo a partire dalle 16,30 saremo in piazza presso L.go Cervini (Via Aldo Moro) a Frosinone  per denunciare come RCS Sport, RCS Mediagroup e l’organizzazione del Giro D’Italia,  siano diventati complici  delle azioni illegali del Governo di Israele. Il Giro d’Italia partirà proprio venerdì da Gerusalemme, città occupata illegalmente, e nel corso delle tre tappe previste toccherà luoghi dove    bambini, donne, uomini palestinesi sono stati  sterminati dalle forze armate sioniste .

Facendo iniziare Il Giro d ’Italia  a Gerusalemme, l’organizzazione della corsa, i media (la Rai e la Gazzetta dello Sport in particolare) gli sponsor e tutto  l’indotto,   diventeranno complici  d’ Israele nell’ istituzionalizzare la sua presa illegale della  città occupata. La risoluzione 181 (1947) dell'Assemblea Generale dell'ONU ha qualificato  Gerusalemme come "corpus separatum" sotto un regime internazionale speciale e ha ripetutamente affermato che "tutte le azioni intraprese da Israele, la potenza occupante, per  imporre le sue leggi, giurisdizione e amministrazione sulla Città Santa di Gerusalemme, sono illegali." 

Nel 1967, Israele ha occupato Gerusalemme Est, annettendola unilateralmente come parte della sua “capitale unita." Malgrado le ripetute rivendicazioni da parte dei ministri israeliani durante la cerimonia di annuncio, la comunità internazionale non riconosce alcuna parte di Gerusalemme come capitale di Israele.

Nel sud di Israele, dove è prevista una  tappa della corsa, dozzine di città beduine palestinesi si vedono rifiutati riconoscimento e servizi di base da parte di Israele e sono state sottoposte a ripetute demolizioni.

Il governo Israeliano ha comprato con 10 milioni il Giro D’Italia  per fare in modo che esso diventi un  mezzo atto a  rafforzare la  propaganda sionista  e risulti  funzionale a  coprire  la macchia disumana di una occupazione militare  illegale e del sistema di apartheid imposto ai Palestinesi.

Mentre i corridori del giro si apprestano a competere liberamente  su strade che hanno visto massacri e soprusi, un normale ciclista che volesse raggiungere Gerusalemme da Ramallah rimarrebbero bloccato  per ore, se non per  giorni , ai check point dei militari   e dei coloni  israeliani, che occupano illegalmente la Palestina  , per poi vedersi negato l’accesso  .

 Lo sport non può lavare l’ignominia  di una segregazione a cielo aperto nemmeno se viene corrotto con 10 milioni di euro. La civiltà non ha prezzo. Invitiamo tutte le persone che vogliono restare umane a condividere con noi il presidio.

lunedì 30 aprile 2018

Quando l’allievo diventa il maestro

Fred Kaplan
traduzione Luciano Granieri,  fonte slate.com




Un nuovo cofanetto propone  l’ultimo tour di Miles Davis e John Coltrane insieme. Una testimonianza destinata a cambiare i tradizionali giudizi su ognuno di loro.

La scomparsa di grandi musicisti è fonte di ricerca  per le case discografiche , le quali pubblicano  incisioni  rare che risultavano perdute  per diverse buone ragioni. Alcune volte queste riscoperte risultano essere delle vere e proprie gemme . Raramente gettano una nuova luce su un artista o su un’era. Questa è la meraviglia e la delizia di “The Final Tour” -Un cofanetto di quattro CD dei concerti live tenuti in Europa dal Marzo 1960, dal quintetto del trombettista Miles Davis con  John Coltrane- nessuno di questi  era mai stato pubblicato prima negli Stati Uniti.

Il tour ebbe inizio poco più di un anno dopo che il gruppo aveva realizzato Kind of Blue, uno dei più grandi album di jazz  inciso in studio, oltre ad essere  il più popolare di tutti i tempi, avendo venduto più di quattro milioni di copie. La band del Final Tour, per lo più, era la stessa dell’album, così come gli stessi  erano i  brani, ma la musica – il modo in cui i pezzi furono suonati- risultò radicalmente diversa. Tale espressione fu talmente  scioccante da far  riconsiderare il giudizio che fino ad allora i due musicisti avevano suscitato. E colmò alcuni spazi  che fino ad allora credevamo fossero rimasti vuoti nella storia del jazz indicando la nuova strada che il jazz avrebbe preso in quegli anni fondamentali.

La versione standard della cosiddetta  storia di Miles & Trane, recita per lo più così. Nel 1959, raggiunse il culmine dell’innovazione con Kind of Blue, rompendo gli schemi   determinati dai chorus  del be bop,  definiti  dal suo ultimo mentore Charlie Parker, in favore  di una musicalità più pacata, riflessiva, lirica, costruita attorno a scale e ritmi più liberi. Subito dopo la seduta  Coltrane si estranea dal gruppo alla ricerca di un suo nuovo e personale sound –mentre Miles, non possedendo al momento idee originali-  decide di ripercorrere  per i cinque anni a venire   un bop carico di blues,  perfezionando brani che aveva inciso alla metà degli anni ’50.

Ma The Final Tour  -vol.6  della collana Columbia “Bootleg Series” delle sessioni  di Miles rimasterizzate, con un eccellente suono, dalle registrazioni originali – riporta  chiaramente   una storia incompleta . Rivela  come la via d’uscita  che Miles  s’era imposto verso un cul de sac, gli stava mostrando che il futuro del jazz  stava ribollendo  verso lo   stile emergente di Coltrane al sax tenore.  

Nello specifico  Miles – contravvenendo stranamente  alla sua immagine di sperimentatore indefesso della musica  e sovvertitore delle forme – osteggiava il cambiamento. Da 15 anni era sulla scena jazzistica di New York, in questo periodo aveva preso parte, o aveva condotto personalmente ,  diverse rivoluzioni  - il Be Bop durante il periodo con Parker, il jazz da camera di Birth of the Cool,  le collaborazioni orchestrali con Gil Evans e Gunther Schuller ed infine il trionfo modale di Kind of Blue  - e, come molti rivoluzionari che invecchiano,  non emozionava più  i seguaci impegnati a coltivare  la propria ribellione.

Coltrane aveva la stessa età di Miles – entrambi erano nati nel 1926 – e ricopriva chiaramente un ruolo subalterno all’interno del sodalizio . Miles, uno straordinario talent-scout, lo fece emergere dall’oscurità  di un Club di  Philadelphia nel 1956 per aggregarlo a quello che sarebbe stato il  "classic  quintet”. A parte una breve esperienza con il gruppo di  Thelonius Monk,  Coltrane  rimase come sideman di Miles, fino a quando non si pose alla guida di un proprio gruppo in più di una dozzina di sedute  ( in particolare Blue Train, SoulTrane  e, subito dopo Kind of Blue ,Giant Steps) . 
La sua evoluzione verso il free jazz era stata plasmata ed affinata dai personali esperimenti di Miles nella destrutturazione dell’armonia , ma dal 1959 Coltrane volle prendersi la libertà di  assumere   una direzione ed una velocità che andasse oltre le inclinazioni del suo mentore.

Era un periodo di grandi transizioni nella cultura americana, jazz compreso. Alla fine dell’anno il quartetto di Ornette Coleman aveva fatto grande scalpore al Five  Spot. Un divo del jazz    giù nel   Bowery di New York    suonava  una musica che  abbandonava  non solo le variazioni di accordi, ma apparentemente, ogni tipo di struttura. A Miles non piaceva lamentandosi con un giornalista diceva: “Senti solo cosa ha scritto e come lo suona, se consideriamo la sua tenuta psicologica, l’uomo sembra corroso dentro” Al contrario, Coltrane andava al Five Spot quasi tutte le sere, pietrificato, e parlava con il gruppo per ore, Coleman gli diede alcune lezioni sull’improvvisazione costruita al di fuori degli accordi  . (Pochi anni più tardi Coltrane inviò a Coleman un assegno di 50 dollari, l’equivalente odierno di più di 300 dollari per ogni lezione).

Tensioni si stavano creando  fra Miles e Trane anche prima del tour europeo del 1960. Dopo una sessione in club di quel periodo, Miles si lamentò che gli assoli di Coltrane erano troppo lunghi. Trane replicò che c’era ancora molto di più da dire e non sapeva come smettere di suonare. Miles  lo aggredì  con la sua voce roca apostrofandolo “Togliti quel corno dalla bocca”.

Coltrane non voleva andare in tour con Miles nel 1960. Era determinato a lasciare il gruppo e mettersi in proprio , ma Miles prevalse. Così il tour fu un evento importante  - la prima volta che Miles suonò in Europa da leader.


La serata di apertura  del 21 marzo si tenne al teatro Olympia di Parigi. Il concerto costituisce anche il primo Cd del cofanetto. Il set comincia con “All of you” il brano di Cole Porter, che Miles  aveva già inserito  , con Coltrane come sideman nel suo  album “Round About Midnight” (registrato nel 1955 un anno dopo che la canzone fu composta). Miles interpreta  con uno swing vigoroso ma lirico le frasi di Sinatra su un elegante contributo della sezione ritmica –Wynton Kelly al piano, Paul Chambers al contrabbasso,  Jimmy Cobb alla batteria – ognuno dei quali  aveva suonato in Kind of Blue. Erano vestiti in modo   molto elegante come si addice ad un set continentale (Le foto dell’opuscolo dell’album ritraggono la band fuori dal teatro in eleganti smoking).

Poi Coltrane entra con il suo assolo incomincia con spirito simpatico,  con un tono più duro ma con  un fraseggio gentile  . Nel secondo chorus si lancia in piccole e molto veloci terzine. Dal quinto chorus si scatena in un  vulcano di note – accordi su accordi – scale che si ammassano a mucchi, così dense, così feroci, cosi veloci. Pochi anni dopo il critico Ira Gitler aveva descritto lo stile di Coltrane come “trapunte  di suono” ma queste erano tempeste di suono,  implosioni di pura energia. Per quattro minuti suona un intero chorus sperimentando sulla multi fonia (l’emissione di due o più note allo stesso tempo), quindi ritorna alla tempesta , o languisce in un singolo accordo, trasformandolo in una dozzina di modi diversi  in pochi  secondi come se stesse smussando tutti gli angoli di un prisma.

Ancora alla fine di ogni chorus, isola alcune frasi dalla melodia, ma non le suona fuori dal contesto perché, anche attraverso tutta la concitazione del fraseggio  ( e questo diventa sorprendentemente chiaro ad un ascolto ripetuto)  mai  abbandona la struttura della   canzone, rimane ancorato ad alcuni appigli  armonici e ritmici. Può sembrare che stia alimentando il  caos, ma è l’esatto contrario di ciò che appare.

Molti anni dopo il tenor sassofonista Branford Marsalis,,dopo aver ascoltato  l’album bootleg del concerto di Stoccolma del 1960, che si svolse  la sera successiva al concerto di Parigi, sperimentò ciò che lui definì  più tardi “una delle peggiori serate   della mia vita”. “Il modo di suonare di Coltrane  -ricordò in un’intervista concessa al New York  Time  Magazine - fu massicciamente intenso, volevo smettere di suonare, non avrei avuto altro da dire. Avrei potuto scordarmi, anche se avessi ricominciato da capo, di arrivare a quel livello”.

Ma nel 1960 nessuno aveva mai  sentito niente del genere, certamente non i  Europa .  Ed alcuni fra gli spettatori,  che mai avrebbero pensato di trovarsi in una serata diversa  dall’intensità tipica delle atmosfere di  Kind of Blue ,  resero esplicito il loro disappunto, mormorando, gridando, o come si potè sentire chiaramente fischiando-l’equivalente del locale fare buu,  quando l’assolo finì.

In un intervista    nel backstage durante l’intervallo del concerto di Stoccolama,  un locale DJ di jazz,  avendo notato  come  alcuni critici giudicavano  il suo nuovo sound  “non bello” e “arrabbiato” chiese a Coltrane : “Ti senti arrabbiato?” Coltrane replicò in tono gentile e conciliante: “No assolutamente - e aggiunse – la ragione per cui esprimo cosi tanti suoni, in modo tale da poter sembrare arrabbiato,  è perché  sto provando molte cose in una volta sola,vedi?  Queste cose non le ho messe in ordine . Ho una borsa intera piena di cose,  dentro la quale sto cercando di lavorare per ricavare quella essenziale”. (L’intervista di sei minuti può essere ascoltata nell’ultima traccia dell’ultimo CD del cofanetto).

Coltrane passò il resto della sua breve vita  (morì di cancro al fegato nel 1967 all’età di quarant’anni) in un ossessiva , e anche spirituale ricerca finalizzata a  “cogliere l’essenziale” lavorando  attraverso ogni fessura   di ogni suono immaginabile (I viaggi più affascinanti si possono ascoltare nella sua sessione live del 1961 al Village Vanguard, che recano le tracce più evidenti dei concerti Europei degli anni precedenti e della futura opera del 1964 A Love Supreme , ma nel mezzo ci furono anche gli splendidi album di ballads con Duke Ellington ed il quartetto del cantante  Johnny Hartman.)

Miles Davis era un tipo d’artista notevolmente differente. Egli anche nutriva  un irrequieto appetito per un sound innovativo, ma una volta che lo aveva  trovava rapidamente  ne ricavava la caratteristica  essenziale, abile in qualche modo nel  trovare l’unico accordo, anche l’unica nota, che funzionava  all’interno della sua “borsa di cose”  eliminando il resto.

Questo contrasto nel carattere e nello stile era ciò che rendeva la loro collaborazione così eccitante, così ricca di tensione creativa . Ciò si può rilevare in tutti i loro album ma in particolar modo emerge dai concerti europei del 1960. Miles ed il resto del gruppo   all’inizio  non lo seguivano ,  proponevano  le frasi standard , mentre Coltrane partiva per la tangente, cavalcando il suo magico tappeto.  Più tardi durante il tour, a Stoccolma e Copenhagen, il fraseggio di Miles divenne più avventuroso, più veloce e breve. Una volta  il  suo sound inconfondibile     poteva essere descritto come “un camminare su gusci d’uovo”.   Ebbene in Europa ne ruppe un po’. Cobb cambiò più drasticamente il ritmo della  batteria , insistendo sui piatti, modificando il beat. Kelly  prese degli assoli più lunghi con accordi estesi  a tutte le scale del pianoforte.

Quattro anni sarebbero passati prima che Miles trovasse un altro sassofonista che gli consentisse di proiettarsi agilmente nel futuro riprendendosi  la  corona di principe oscuro  della rivoluzione nel jazz. Era Wayne Shorter, di sette anni più giovane, un seguace di Coltrane che combinava alcuni dei toni duri di Coltrane con un approccio compositivo più sofisticato. Shorter completò il nuovo gruppo    “il secondo grande quintetto" sarebbe stato il suo nominato , con musicisti più giovani come il pianista Herbie Hancock, il contrabbassista Ron Carter, il batterista Tony Williams, fra i dieci ed i venti anni più giovani del loro leader, a loro agio sia nello stile tradizionale che in quello radicale seguendo e assecondando Miles  nella creativa fusione di entrambe. (Un eccitante tour europeo del 1967 del quintetto è stato pubblicato sette anni fa  come “Bootleg Series vol 1”)

Alla fine del decennio  Miles sperimentò la fusione fra il jazz ed il rock elettrico, fra l’entusiasmo di molti e la costernazione di altri, e mai cessò  di cercare nuove cose fino alla sua scomparsa, morì nel 1991 a 65 anni.

Ascoltando i concerti del 1960 con il vantaggio di sapere cosa sarebbe venuto dopo arricchisce l’esperienza dona alla musica un ulteriore splendore. Era il baratro di un nuovo decennio  con Coltrane sul viale del tramonto fuori dalla band e ai margini della scena . Era il “vecchio nuovo” ed il “nuovo nuovo” , l’incontro e lo scontro. Era un ingranaggio scintillante e devastante della storia . Ancora oggi non esiste  nulla di simile.
                                                                                                                                                                        




domenica 29 aprile 2018

Valle del Sacco, nuovi impianti rifiuti in vista

Retuvasa

Piglio

Siamo alle solite, nella Valle del Sacco si preferisce investire sui rifiuti e non su una riconversione che ne permetterebbe il rilancio nei termini di sostenibilità e sviluppo.
Mentre a Colleferro i cittadini del presidio permanente Rifiutiamoli continuano la loro battaglia di civiltà, ostacolando il passaggio dei camion con materiali destinati al revamping degli inceneritori locali, nel resto della valle si deve far fronte alla presentazione di progetti riguardanti la gestione dei rifiuti, in molti casi non rispondenti alle necessità territoriali.
Abbiamo già delineato nei tempi passati mappe di impianti autorizzati o in via di autorizzazione sottolineando la loro inutilità ai fini del fabbisogno, oggi ne intervengono altri su cui è necessario soffermarsi aggiornando il quadro della situazione.
A Piglio si trova un centro di trasferenza attivato in emergenza nel 1998 e gestito da T.A.C. Ecologica s.r.l. Di Falvaterra. Accoglieva, per non più di 24 ore circa 36.000 tonnellate di rifiuti e dall'avvento della raccolta differenziata ha ridotto notevolmente la sua attività. Periodicamente l'autorizzazione ad operare era rinnovata dalla Provincia finché, nel 2014, l' atto di richiesta dell'ennesimo rinnovo non è stato corredato dal progetto di una variazione sostanziale dell'impianto. In realtà non una semplice “variazione” ma qualcosa di totalmente diverso rispetto all' impianto originario.
Un vero centro di lavorazione dei rifiuti: si passa da 36.000 tonn/anno (negli anni passati quasi tutto rifiuto indifferenziato) a 50.500 tonn/anno più 8.000 tonn/anno (rifiuti derivanti da raccolta differenziata con aggiunta di pretrattamento), mentre la durata del deposito è prolungata a 72 ore. E tra i rifiuti trattati anche batterie, pneumatici e rifiuti ingombranti.
Nel gennaio 2018 la Provincia di Frosinone ha concesso l' autorizzazione alla società richiedente e, come spesso accade, una  situazione emergenziale ha dato origine ad un impianto permanente   attraverso rinnovi su rinnovi. La speranza, ora risiede nella richiesta di sospensiva presentata al Tar e in attesa di essere discussa.
A nulla e' valsa la presenza, a ridosso dell' impianto, di un fosso di acqua chiara denominato “Gricciano” e classificato come pubblico, come è stata ignorata anche l' appartenenza a “La strada del Cesanese”, percorso con vocazione turistica che si snoda tra sei Comuni (Acuto, Affile, Anagni, Paliano, Serrone e, naturalmente Piglio).
E a nulla, soprattutto, e' valsa la valutazione del contesto, quello dei vigneti del Cesanese, unico Docg della regione Lazio, che allora come oggi non fu tenuto in alcun conto.
Associare una delle eccellenze della valle del Sacco alla gestione di rifiuti non ci sembra la migliore campagna promozionale e mette a rischio il riconoscimento della denominazione di origine controllata. Ricordiamo che in campagna elettorale il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e il suo fido ex assessore Mauro Buschini che  presenziando alla celebre sagra locale, decantavano i prodotti locali e virtù del paesaggio. Anche all' ultimo Vinitaly non sono mancate loro foto con i calici del pregiato rosso stretti nella mano.
In questo caso il detto “in vino veritas” non può essere citato.
Un altro caso allo stesso modo allarmante è quello dell’impianto di Ceprano nell’area ex laminatoio proposto dalla Cooperativa Sociale “In Dialogo” di Trivigliano, appoggiata nella redazione tecnica ad un’altra Cooperativa Sociale “Agapè” di Alatri.
Osserviamo che questo impianto ricadrebbe in piena area Sito di Interesse Nazionale (SIN) sotto competenza del Ministero per l’ambiente (MATTM) al cui parere dovrebbe essere sottoposta ogni decisione in merito ad un impianto che aggiunge inquinamento al disastro ambientale esistente.
La vicenda di questo impianto solleva diverse perplessità se non un vero e proprio allarme. Il primo dato riguarda le cooperative sociali, benché costituiscano un  vero e proprio fiore all’occhiello del terzo settore locale, l’investimento più 500.000 euro per l’acquisto del terreno nei presi dell’ex laminatoio appare quanto meno sorprendente. Non solo, pare che anche l’area circostante sia stata acquistata, da un noto imprenditore locale operante sempre nel settore dei rifiuti delle cui intenzioni naturalmente nulla si sa.
Infine molti dubbi suscita la tipologia di impianto, che sebbene non sia di grandi dimensioni (tratta circa 40.000 tonn/anno di rifiuti diversi), ha una peculiarità: può gestire diverse tipologie di rifiuti eterogenee tra di loro quali il RAEE (rifiuti elettronici), gli olii, i rifiuti sanitari, l’indifferenziato. Sembrerebbe quasi una sorta di piattaforma multifunzione, apripista per operazioni di ampliamento future, in attesa di nuove emergenze derivanti dalla mancata programmazione degli interventi sul ciclo di rifiuti.
In effetti il problema di fondo è proprio questo e riguarda l’intero territorio regionale.
Se esistesse un piano rifiuti aggiornato, siamo fermi a quello della Polverini del 2012, tutti questi progetti non avrebbero motivo di esistere, non solo Piglio e Ceprano, ma anche altri già esistenti come quelli di Anagni e Patrica. Un piano rifiuti determina un fabbisogno, cioè in ogni territorio o ambito necessita di impiantistica sufficiente allo smaltimento derivante dalla produzione di rifiuti del territorio medesimo. Soprattutto non è stata definita una strategia basata su tecnologie per trattare il rifiuto differenziato, diverse dalle discariche e dagli inceneritori, basata invece sul recupero di materie, tanto meno un investimento straordinario nella crescita della raccolta differenziata.
Questo piano durante il periodo della giunta Zingaretti non è stato rivisto e di conseguenza i pescecani dei rifiuti continuano ad imperversare, a Piglio portando un grave danno ad una produzione pregiata, a Ceprano aggravandone la situazione di disastro ambientale.
Nel frattempo oggi come ieri prosegue l’opposizione di cittadini – da segnalare la nascita di nuove strutture organizzate, a Piglio il neonato Comitato “Terra Madre” e a Ceprano in divenire il Comitato locale -,  che con manifestazioni, volantinaggi, incontri pubblici, ricorsi in sede giuridico-amministrativa, intervengono su ogni nuova minacce  all’ambiente d salute con la richiesta, spesso inascoltata,  di piena trasparenza su ogni investimento.
La partecipazione dei cittadini non è una palla al piede alla crescita del benessere ed allo sviluppo,  ma al contrario stimolo all’elaborazione di strategie innovative ed alla mobilitazione delle risorse del territorio.