venerdì 12 ottobre 2018

Ormai è vietato pure salire sui tetti: Daspo agli operai licenziati

Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista
Giovanni Russo Spena, responsabile diritti e democrazia Rifondazione Comunista



Massima solidarietà a Mimmo Mignano, Massimo Napolitano e Antonio Barbati i compagni di Pomigliano che oggi sono stati fermati a Roma, portati in commissariato e poi oggetto di un Daspo di 2 anni. Erano saliti sul tetto della sede del primo municipio di Roma per protestare contro il loro licenziamento da parte della Fca. Grazie ai decreti di Minniti e Salvini vengono trattati come violenti pericolosi e per due anni non potranno entrare a Roma.
Ormai agli operai è vietato pure salire sui tetti per protestare contro i licenziamenti.
Siamo di fronte a una vergognosa criminalizzazione della protesta sociale.
Al licenziamento di rappresaglia deciso da Marchionne ora si aggiunge la violenza istituzionale di una politica che - col PD come con i gialloverdi - punta a impedire l'espressione del conflitto sociale.
Questa vicenda chiarisce che i decreti Minniti e Salvini non sono puntati solo contro gli immigrati ma contro le libertà e i diritti di tutti.
La circolare di Salvini alle questure non serve a combattere la criminalità organizzata ma i cittadini che protestano. 
Grazie all'accordo Raggi-Salvini Roma è diventata la capitale degli sgomberi e della repressione.

Tre Due Uno Zero

A cura di Felice  C. Besostri

Non più nemici, non più frontiere:
Sono i confini rosse bandiere.
O comunisti, alla riscossa,
Bandiera rossa trionferà.

Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Bandiera rossa la trionferà
Evviva Lenin, la pace e la libertà!


Questa strofa di "Bandiera Rossa" non la canta più nessuno.



Per una riflessione transnazionale in un momento di eclisse dell'internazionalismo invitiamo a leggere l'articolo che segue, tratto da "L'Avvenire dei lavoratori di Zurigo"la più antica testata del movimento operaio e socialista  fondato nel 1894. L'editoriale di Andrea Ermanno è dell' 11 ottobre .

Buona lettura


Partiamo dall’Isonzo, celebrato dalla retorica nazionalista come “Fiume sacro alla Patria”. In tempi più prossimi è stato giustamente ribattezzato “Fiume sacro ai popoli d’Europa”. Ma c’è chi vorrebbe riportare indietro le lancette della storia, e allora non nuoce ricordare il monito pronunciato dal presidente socialista francese François Mitterrand il 17 gennaio 1995 di fronte al Parlamento Europeo: «Il nazionalismo è la guerra. La guerra non è solamente il nostro passato, può anche essere il nostro futuro».

    Trecentomila. Erano giovani e forti, e sono morti. Trecentomila ragazzi, italiani e non italiani, hanno lasciato la vita lungo le sponde dell’Isonzo agli ordini di Cadorna e von Below: Che Diaz li abbia in gloria!, diceva il poeta Leonardo Zanier. Tra meno di un mese assisteremo alla celebrazione della “vittoria”. Il 4 novembre 1918, un giorno dopo l'armistizio di Villa Giusti, gli italiani entrarono a Trento e Trieste. Fu quella la guerra “che pone fine a tutte le guerre”? No. Il mega-suicidio collettivo europeo, dal nazionalismo al nazi-fascismo, continuò imperterrito verso la più grande catastrofe che la storia ricordi.

    La globalizzazione è divenuta irreversibile anche proprio a causa delle guerre mondiali. Di lì in poi la politica si vede indotta a produrre grandi “narrazioni”. E ripercorrere le grandi “narrazioni” della politica (seguendo con qualche sostanziale libertà la periodizzazione di Yuval Harari) ci può qui aiutare a focalizzare meglio lo stato di cose presenti.

MENO TRE. Nell’anno 1943 – un quarto di secolo dopo la fine della Grande Guerra e dopo la caduta di quattro imperi, lo zarista, il prussiano, l’austro-ungarico e l’ottomano (detto "Stato Eterno") – le grandi “narrazioni” politiche globali sono tre.

    C’è la “narrazione” nazi-fascista, che progetta un mondo determinato secondo rigidi principi d’ordine, di obbedienza incondizionata verso il capo e di superiorità razziale del proprio popolo. L’asse Berlino-Roma-Tokyo dispone di una quindicina di alleati mentre una ventina sono i paesi sottoposti al controllo delle sue truppe d’occupazione, nell’Europa continentale, nell’Estremo oriente e in certa parte dell’Africa. I nazi-fascisti esercitano un notevole controllo anche sull’Atlantico e sul Pacifico, oltre che su ampie zone del Mediterraneo. Ma dopo le sconfitte di Midway, El Alamein e Stalingrado inizia la loro lugubre catastrofe.

    È il comunismo sovietico la “narrazione” politica in procinto di assumere il ruolo predominante su scala mondiale. Stalin si accinge ad esercitare la propria influenza, diretta o indiretta, su tutta l’Europa orientale, sulla Cina e su vaste porzioni dell’estremo oriente. In seguito l’egemonia sovietica si estenderà notevolmente anche in Medioriente, Africa e America Latina.

    Nel 1943 la liberal-democrazia europea è sopravvissuta grazie alla resistenza delle isole britanniche. Winston Churchill ha posto la Gran Bretagna sotto l’egida degli USA. Di fatto l’americanismo assume l’egemonia culturale dell’Occidente, che esce dal conflitto in una condizione di relativa minorità rispetto al mondo comunista.

MENO DUE. Passano altri venticinque anni e la generazione dei baby boomers si ribella entrando prepotentemente in scena "contro il sistema". Il fascismo soccombe definitivamente sotto l’onda d’urto dell’antiautoritarismo giovanile. Due sono le “narrazioni” sopravvissute: la liberal-democrazia d’impianto statunitense e il comunismo sovietico. Il Sessantotto inizia la sua “lunga marcia dentro le istituzioni”, denunciando per un verso l’assurdità della guerra in Vietnam e per l’altro verso marcando però il trionfo edonista dell’americanismo rispetto alla imbalsamazione ideologica moscovita. Il mondo sembra caduto ostaggio per sempre della Guerra Fredda.

MENO UNO. Venticinque anni dopo: Good Bye, Lenin! Siamo giunti all’anno 1993 e una sola grande “narrazione” rimane in piedi. Francis Fukuyama lancia la “fine della storia”, tesi secondo cui l'umanità avrebbe ormai raggiunto il suo culmine con le democrazie liberali. Ma i dispositivi di allocazione delle risorse e i criteri di redistribuzione della ricchezza escono dall’ambito della politica per entrare nella sfera d’influenza del potere mediatico-finanziario. Si sviluppa una diffusa ostilità verso il Welfare, verso le organizzazioni sindacali, verso i partiti socialdemocratici e verso le intermediazioni di qualunque tipo, dalla sezione di partito, alla parrocchia di quartiere, alla bocciofila. Persino le Costituzioni, l’Unione Europea e l’ONU vengono descritte come catafalchi che impediscono il libero dispiegamento del mercato globale.

ZERO. Passano altri venticinque anni e, nel dicembre scorso, si apprende di una sfida scacchistica tra due programmi informatici. “AlphaZero”, algoritmo sviluppato da Google per l’autoapprendimento automatico, gioca contro “Stockfish”, il più forte motore scacchistico open source del mondo. In un match di cento partite “AlphaZero” consegue ventotto vittorie e settantadue pareggi. Non perde mai. Ma nessuno gli ha insegnato il gioco degli scacchi. “AlphaZero” lo ha appreso disputando partite su partite contro se stesso in una sorta di training autogeno molto speciale. Tempo di auto-addestramento: circa quattro ore.      Questo algoritmo, capace di conseguire una bravura sovrumana e di battere programmi già campioni del mondo, dimostra che la Artificial intelligence ci sta superando in molti ambiti apicali della competenza umana: le transazioni finanziarie, i controlli di sicurezza, le diagnosi medico-specialistiche, le consulenze giuridiche, la progettazione, eccetera eccetera eccetera.

    A fronte di tutto ciò non si ravvisa alcuna “narrazione” politica plausibile. Ed è financo ovvio, o quasi, che nel vuoto delle idee i demagoghi abbiano gioco facile nell’aizzare le folle contro… i messicani, gli eritrei e i migranti in generale. Sicché, un passo dopo l’altro, si licenziano leggi, si emettono decreti, si erigono muri e barriere di filo spinato, si chiudono porti e aeroporti. Si provocano ecatombi in mare.    Se parliamo di “narrazioni” politiche plausibili, quella sovranista non lo è. Ma, per la verità, l’idea stessa di “politica” sembra oggi smarrita. Forse un grande sforzo collettivo di molti popoli solidali tra loro potrà metterci in grado di ritrovarla, un’idea di politica, che è come dire: la nostra residua possibilità di co-decidere del destino di tutti noi.

    L’impennata del surriscaldamento globale ci pone dinanzi a un appuntamento di solidarietà e di politica al quale ci presentiamo chiaramente sparpagliati, impreparati e in ritardo. Ma non è detta l’ultima parola. Potremmo ancora farcela, sostiene lo storico Harari, se solo osassimo tenere un po’ più sotto controllo le nostre paure e cercassimo di essere un po’ meno arroganti.

mercoledì 10 ottobre 2018

Voglia di Palestina: l'arte della resistenza. I Palestinesi reagiscono con i graffiti e il rap

Un filmato sconvolgente girato dagli inviati di RTD . Se da un lato viene mostrata tutta la crudeltà dell'occupazione Israeliana, dall'altra è evidente  come i Palestinesi utilizzino per reagire  una forma non violenta ma dalla potenza comunicativa più devastante di un'arma atomica: l'arte. Il video dura 52 minuti, ed è in inglese, ma consiglio a tutti i lettori e navigatori di Aut  di guardarlo con attenzione. E' rude  per la sua crudezza, ci sono immagini un po' forti , ma è comunque  significativo e straordinario
Buona Visione
Luciano Granieri.




Presentazione:
Acqua Razionata, restrizione negli spostamenti e la costante presenza dei soldati israeliani, così è la vita   per milioni di palestinesi  che abitano la Cisgiordania e Gaza. Un conflitto senza fine che dura da decenni con proteste e scontri continui. RTD ha viaggiato attraversi i  territori occupati, per incontrare la gente della resistenza palestinese, dai componenti della famiglia di Tamimi agli attivisti che esprimono la loro rabbia ed il loro dolore attraverso l'arte
traduzione Luciano Granieri

RETE 4 E' COME GOEBBELS: BASTA RAZZISMO ANTI ROM

ufficio stampa e comunicazione
ASSOCIAZIONE NAZIONE ROM


 Roma 8 ottobre 2018 COMUNICATO STAMPA

Stasera, alle ore 21.30, andrà in onda il programma “Quarta Repubblica”, condotto da Nicola Porro, prodotto da Mediaset Spa di Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi. La puntata dedicherà un ampio spazio alla “questione Rom” con servizi preparati dagli inviati, sulla situazione del “Camping River” ed i risultati dello sgombero ordinato da Matteo Salvini e Virginia Raggi, il 26 luglio 2018, su “Castel Romano” e sul “reddito di cittadinanza”.

Gli inviati di Rete4 sono stati da noi accompagnati nei luoghi dove vive la popolazione sgomberata dal Camping River e residente nel campo di Castel Romano: staserà però, nel dibattito previsto in studio non sarà presente nessun rappresentante del Camping River e di Castel Romano. Così a deciso la produzione. Invitata invece Djana Pavlovic rappresentante di Alleanza Romanì.

Gli inviati di Rete 4 hanno raccolto, in questi giorni, interviste, nelle quali abbiamo raccontato delle violenze ed illegalità perpetrate dalla Polizia Municipale di Roma e dal suo Comandante Antonio di Maggio, contro donne, uomini e bambini del Camping River, prima, durante e dopo lo sgombero voluto dal Governo e dalla Giunta Capitolina. Fatti denunciati in Procura della Repubblica. Stasera, i telespettatori non vedranno queste interviste: la nostra denuncia e la nostra voce è stata censurata.

Da tempo abbiamo denunciato alla Procura della Repubblica c/o il Tribunale di Roma, una truffa in atto in Italia sui Fondi Strutturali Europei, accordi siglati dallo Stato con la Commissione Europea e finanziati, tramite 62 programmi, per un totale di sette miliardi di euro. Denaro pubblico stanziato, nel periodo 2014 - 2020 per l'inclusione abitativa, lavorativa, scolastica, prevenzione sanitaria rivolta agli strati più poveri della popolazione, senza fissa dimora e Rom Sinti Caminanti (RSC).

Il 5 ottobre abbiamo già denunciato ad Agicom la società Mediaset Spa, Rete 4 ed il programma “Viva l'Italia”, condotta da Gerardo Greco, per mancato rispetto dei principi di legge che assicurano e tutelano il pluralismo e le libertà fondamentali dei cittadini nei mezzi di comunicazione.Nella trasmissioni Mediaset si continua a rivolgersi con termini spregevoli e falsificanti verso la principale minoranza etnica dell'Unione Europea: “zingari”, “nomadi”. Una “moda” tutta italiana.

I dibattiti ed i programmi televisivi sulla “questione Rom” non possono più essere a senso unico. Assistiamo ad un autentico e frenetico tiro a segno, non c'è possibilità di difesa. In questa tv non c'è democrazia, non c'è dibattito autentico, non c'è ne vera informazione ne diffusione di conoscenza.

Dell'evidente discriminazione razziale contro RSC, se né accorto anche lo Psichiatra Paolo Crepet, ospite, giovedì scorso nel programma “Viva l'Italia”. Dopo il servizio che riportava l'intervista a Camelia, la zia di Cirasela, una piccolissima bambina di appena un anno e mezzo, colpita alla schiena, da un proiettile sparato da un ex impiegato del Senato, soltanto due mesi fa, a Roma, in Via Togliatti, il suo intervento è stato interrotto ed in studio si è affermato che il criminale che ha colpito Cirasela, sparandole da una finestra “è stato provocato”.

Crepet, indignato, ha replicato denunciando: “provocato da una bambina? siamo a Goebbels, vogliamo andare oltre? oltre Goebbels”. Paul Joseph Goebbels era alto Gerarca Nazista, Ministro, responsabile della propaganda e protagonista indiscusso dell'ascesa al potere di Adolf Hitler.

Da anni Mediaset e Rete 4 hanno diffuso false informazioni, pregiudizi, luoghi comuni, istigando odio e razzismo. Abbiamo chiesto al programma “Quarta Repubblica” che un delegato unitario, del Consiglio Nazionale RSC del Camping River e di Castel Romano possa essere presente in studio stasera, per dire la propria, senza censure, nel rispetto della libertà di informazione. Di fronte a mancate risposte positive, siamo pronti, da subito, a manifestare, al Palatino, in Via di San Paolo della Croce, davanti agli studi televisivi, contro censura e propaganda nazista anti Rom di Goebbels.

martedì 9 ottobre 2018

Asl Frosinone, tempi d'attesa biblici per visite ed esami. Discutiamone insieme

No ai tempi di attesa biblici

I  LUNGHI TEMPI DI ATTESA PER LE VISITE SPCIALISTICHE, PER GLI ESAMI STRUMENTALI E PER GLI INTERVENTI CHIRURGICI SONO UN OSTACOLO ALLA CURA ED ALLA DIFESA DELLA SALUTE DEI CITTADINI.

LA GESTIONE FALLIMENTARE E CAOTICA,  DI QUESTO IMPORTANTE  E DECISIVO SETTORE DELLA SANITA’ PUBBLICA  PRODUCE SPRECHI ENORMI DEL DENARO PUBBLICO, DANNI SERI ALL’ECONOMIA DELLE FAMIGLIE e COSTRINGE MIGLIAIA DI PERSONE A RINUNCIARE A CURARSI

E’ LEGALE UNA GESTIONE SIFFATTA? 

Come si tutela il diritto del cittadino?  Si possono ipotizzare responsabilità penali ed amministraive per coloro che non garantiscono un diritto costituzionale dei cittadini?

CITTADINANZA ATTIVA TRIBUNALE DEL MALATO ha organizzato un  
INCONTRO-DIBATTITO
LUNEDI’ 15 OTTOBRE 2018,  ALLE ORE 15,30, PRESSO LA SALA TEATRO DELLA  ASL

Relaziona  Luciano Granieri
Presiede  Francesco Notarcola; 

Conclude  l’ Avv. Aniello Pullano

 Intervengono:

Elio Rosati (Segretario regionale di Cittadinanzattiva) 

Angelino Loffredi (Autore del libro “ 12 milioni di italiani senza cure “) 

Luigi Di Matteo (Coordinatore provinciale di Cittadinanzattiva)

Dott. Fabrizio Cristofari (Presidente Ordine  dei Medici)



SONO INVITATI A PARTECIPARE I CITTADINI, LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI E LE ASSOCIAZIONI, GLI OPERATORI SANITARI E I DIRIGENTI DELLA ASL PER UN CONFRONTO  SERIO, COSTRUTTIVO E TRASPARENTE

Non si possono fare espulsioni collettive di stranieri, nè la Germania, nè l'Italia

Felice Besostri del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale 



Mia nonna Carmela contadina con la sola terza elementare diceva "il bel tacer non  fu mai scritto". Peccato che Salvini abbia avuta un'altra nonna. A fronte della notizia che il suo amico Horst Seehofer stava per mandare dei charter pieni di Dublinanti, cioè di stranieri registrati in Italia ma ritrovati in Germania, non sia stato zitto, ma abbia detto a sproposito " chiuderò gli aereoporti, come ho chiuso i porti". Il ministro degli interni non può chiudere porti o aereoporti, ma dovrebbe essere il Ministro Toninelli. Non solo, trattandosi di un accordo internazionale, che coinvolge un paese UE, un'affermazione del genere dovrebbe essere concordata con il Ministro degli Esteri Moavero e con il Ministro per le Politiche Comunitare Savona. Una cosa Salvini poteva dire " Caro Horst non lo puoi fare perchè lo vieta l'art. 4 del protocllo aggiuntivo n. 4 alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo del 1963, protocollo ratificato dall'Italia nel 1982 e dalla Germania ancora prima nel 1968".Avrebbe potuto ricordare alla Germania che voli charter o vagoni ferroviari piombati evocano immagini del passato e orrori che non si devono ripetere. Ma Salvini non può citare i diritti dell'uomo, perchè è come parlare di corda in casa dell'impiccato. L'Italia è già stata condannata per violazione dell'articolo 4 del protocollo n. 4, che vieta  l'espulsione collettiva di stranieri per respingimento di migranti verso la Grecia e espulsione di Rom serbi da campi nomadi. Ha perso un'occasione per stare zitto

lunedì 8 ottobre 2018

C'è vita.....

Luciano Granieri




In verità il titolo di queste riflessioni sulle manifestazioni di solidarietà a Mimmo Lucano,  doveva essere “c’è vita a sinistra”, ma non si può trovare il minimo stimolo vitale in qualcosa che è defunto almeno da 25 anni. Non possiamo tacere il fatto che  il   , cosiddetto riformismo socialista dei Delors, Blair, Veltroni, D’Alema, Bersani, abbia costruito le condizioni più favorevoli all’accumulazione del capitale, accreditandosi  di fatto come una destra liberale. 

Attenzione lungi da me sposare l’idea trita e ritrita che non esistono più le categorie (sinistra - destra) . Non esiste più la sinistra. Ma la destra c’è  anzi si è sdoppiata  in due fazione contrapposte fra di loro: la destra delle banche della troika (Ue,  FMI, BCE) , cui fa capo l’ex riformismo socialista, e la destra fascista e xenofoba nella quale si iscrivono a pieno  titolo le truppe fascio-leghiste- nazionaliste  e ,  più o meno consapevolmente, gli aderenti al M5S.  

Le prorompenti forme di vita che le manifestazioni organizzate in tutta Italia in solidarietà con il sindaco di Riace Mimmo Lucano, a cui volevo riferirmi nel titolo,  hanno a che fare con valori universali un tempo costitutivi della sinistra, oggi patrimonio comune di una moltitudine numerosa che però non trova  chi li rappresenta. 

Il  modello Riace ha molto a che fare con i principi di partecipazione popolare,   condivisione e socializzazione di una pratica di governo che tanto fa paura, sia alla destra degli affari che a quella fascistizzante. Al di là di tutti i  discorsi legittimi  su accoglienza ed integrazione,  ciò che mette paura alle due destre appena descritte è l’idea che l’unione degli immigrati con una comunità impoverita dalle pratiche mafioso-liberiste  possa far crollare il mito della guerra fra poveri. Possa cioè rendere consapevoli coloro i quali subiscono la marginalizzazione determinata dal mito del capitale umano, che il nemico non sono i disperati che rischiano la vita per fuggire dalla loro esistenza di stenti ,provocata dal neocolonialismo capitalista   ,  anzi questi potrebbero essere alleati. 

Il nemico vero che il mito della guerra fra poveri vuole celare  è: da un lato è la casta della speculazione finanziaria che impoverisce e marginalizza chi cerca di campare di  lavoro, dall’altro  chi tenta di narcotizzare la rivolta sociale alimentando la paura del “diverso” (per razza, censo, genere, orientamento sessuale). Un altro elemento che terrorizza del modello Riace è la partecipazione popolare alle attività della comunità. 

Quando un servizio come quello della raccolta dei rifiuti vede la partecipazione  dei cittadini  (riacesi ed immigrati) i la speculazione, il malaffare, la corruzione, tutto ciò che alimenta il grande business dei centri di potere politico-mafiosi  è di fatto bandito . La partecipazione popolare, la condivisione sociale, la solidarietà,  tutto quanto esprimeva il modello messo in campo da Mimmo Lucano non è altro che il compendio di valori che una volta distingueva una società socialista erede della storia del movimenti operaio.  

Forse inconsciamente, ma la folla scesa nella piazze di tutta Italia, per esprimere solidarietà al sindaco,  difendeva tutto questo, con tanto di bandiere e vessilli al seguito. Si poteva identificare nelle strade invase da movimenti, partiti e sindacati il seme di una rinnovata  voglia di rappresentare quel  blocco sociale disgregato, composto da  un proletariato allargato e globale che da tempo chiede di essere difeso. 

Tutto ciò dimostra che la propaganda d’odio diffusa dai penta-fascio-leghisti, non è così egemone.  Chi la pensa in modo totalmente opposto probabilmente è in maggioranza.  Sta a quelle forze   , che ancora basano il loro agire politico sulla condivisione sociale e sulla partecipazione popolare , offrirsi come credibile veicolo di rappresentanza. 

Esse oggi sono disperse in mille rivoli, ma il week-end, di e per, Riace reclama a gran voce un’inversione di rotta. Personalmente ritengo che la direzione ostinata e contraria deve passare per forza dalla ricostruzione di rapporti sociali basati sul mutualismo e sulla solidarietà. E’ un’azione che richiede tempo ed impegno. Un programma che non può e non deve infrangersi su basse strategie elettoralistiche. Quelle penose diatribe che quasi sempre attraversano i movimenti,   variamente anticapitalisti,  in lotta fra loro per distribuirsi un’insignificante zero virgola. 

Bisogna stare in mezzo alla gente, quella che ha invaso le piazze per Mimmo Lucano. Bisogna stare fra gli immigrati, i disoccupati, tutelare gli ultimi, per ricostruire la credibilità perduta.  E se questo dovesse comportare di stare fermi due o tre  giri nelle tornate elettorali  il gioco varrebbe la candela.