venerdì 4 gennaio 2019

Purtroppo è vero il Pd di Costituzione non c'ha capito mai niente.

Luciano Granieri Potere e al Popolo Frosinone




Riprendiamo dall’articolo di Stefano Folli pubblicato oggi su”Repubblica in merito alle intenzione di molti sindaci, a cominciare dal primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando,  di non applicare il decreto sicurezza sul divieto  di riconoscere la residenza  ai  cittadini immigrati  cui è scaduto il permesso di soggiorno. 

Folli scrive“I sindaci -dal Palermitano Orlando  al milanese Sala- hanno posto in forme diverse  una questione che tocca le incongruenze del decreto Salvini  controfirmato dal Quirinale. Hanno il diritto politico di farlo, mentre non hanno il diritto di ignorare la legge…..Molto più realistico sarebbe creare le premesse per un ricorso alla Consulta.  Ogni altra scorciatoia ha il sapore della manovra politica in sfregio alle istituzioni quali che siano le buone intenzioni di partenza…. L’iniziativa del ribelle Orlando, subito sostenuto dal napoletano De Magistris, ha il sapore del populismo antico, precedente l’ondata giallo-verde….. L’immagine dei sindaci pronti a disattendere la legge in polemica con il governo centrale offre nuove frecce all’arco della Lega…..Viene da pensare che certe mosse  del  ministro-poliziotto siano pensate  non per promuovere la sicurezza dei cittadini, bensì per aizzare il riflesso condizionato degli avversari. I quali puntualmente cadono nella trappola….”  Se Repubblica è vicino al Pd come i penta-fascio-stellati sostengono i nuovi governanti possono stare tranquilli. L’articolo di Stefano Folli, quello si, offre nuove frecce all’arco della Lega.

 L’editorialista di Repubblica sostiene che sarebbe stato molto più realistico creare le premesse per un ricorso alla Consulta. Ed è proprio questo che vogliono fare i sindaci!  Per il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli  la decisione dei primi cittadini dissidenti è un atto politico. Non può un sindaco ricorrere direttamente alla Consulta per  denunciare una legge come manifestamente  incostituzionale ma  la decisione di non applicarla,  perché reputata non rispettosa della Carta , a fronte di denunce cui questo atto di disubbidienza presumibilmente andrà incontro, potrà  consentirgli di chiederne di fronte al giudice il rinvio alla Corte. 

Secondo l’opinione della  quasi  totalità dei costituzionalisti il decreto sicurezza è una legge incostituzionale. Altro che cadere nella trappola! Un procedimento tale consente di rovesciare i termini della questione per cui i sindaci, nel non applicare una legge  riconosciuta incostituzionale dalla Consulta, hanno tenuto un comportamento assolutamente legale e consono ai loro doveri, al contrario, sarà il governo giallo-bruno ad aver licenziato un dispositivo illegale non conforme alla Costituzione. 

Continuando sul tema della legittimità  Costituzionale, è  destinata al fallimento l’iniziativa del Pd di ricorrere alla Consulta sulle modalità con cui è stata approvata la legge di bilancio. L’estromissione totale del Parlamento sulla promulgazione della finanziaria è fuori di dubbio.  Ma garanzie e rimedi a tali procedure esistono già all’interno dell’ordinamento dell’assemblea,   cioè nel regolamento del Senato  e della Camera, sta ai Parlamentari rispettarle. La  Corte Costituzionale non può entrare nel dispositivo normativo  delle  assemblee parlamentari  visto che , fra l’altro, le   violazioni denunciate   nei confronti dell’esecutivo sono state commesse dagli stessi denuncianti    quando erano al governo.  

L’iniziativa del Pd è destinata al fallimento. Una volta che la Corte avrà rigettato il ricorso  veramente    Salvini e Di Maio avranno nel  loro arco nuove e più potenti frecce  con le  quali potranno   ridicolizzare ogni iniziativa  dell'opposizione DEM  e continuare a licenziare provvedimenti in spregio delle prerogative parlamentari. La leggerezza, quanto non l’insipienza , con cui viene trattata la materia costituzionale dal parte del Pd e dei giornali collegati è disarmante. Non stupisce  l’assoluta nocività ai principi democratici della riforma costituzionale messa a punto da costoro e fortunatamente bocciata dagli italiani. 

Se questa è l’opposizione allora saremo destinati ad essere tiranneggiati dai nuovi fascisti  per molti anni. Fortunatamente l’alternativa c’è anche se oggi è ancora poco incisiva.  Parliamo di  Potere al Popolo. Per ora è fuori dal Parlamento. Un giorno speriamo  vi  entrerà. Ad oggi    riteniamo  fondamentale alimentare l’opposizione alla barbarie sulle strade, nelle piazze, in mezzo ai cittadini alle prese con i problemi della quotidianità. Riteniamo altresì che il rispetto della Costituzione sia la strada maestra sempre, mai  contrattabile con le  diverse convenienze elettorali. 

giovedì 3 gennaio 2019

L’«oro blu» che i 5 Stelle non vogliono vedere

Fonte il Manifesto autore Matteo Bartocci

La pacchia è finita», cinguettano ogni due per tre i ministri del «cambiamento» sui vari social. Si tagliano le pensioni, si colpiscono i giornali come il nostro, si provano a diminuire i parlamentari ma per qualcuno la pacchia sembra non finire mai. Anzi, continua come e più di prima. Si tratta dei 307 concessionari che in Italia possono sfruttare e vendere come meglio credono l’acqua minerale, «oro blu» del XXI secolo.
Quello delle acque in bottiglia e dei soft drink è un business da 3 miliardi l’anno e lo stato, anzi le regioni, ci guadagnano appena 19 milioni di euro in tutto. Una vera miseria. Lo rivela un rapporto ufficiale sul Patrimonio della Pa pubblicato alla chetichella dal Ministero dell’Economia la sera del 27 dicembre, mentre nei Palazzi della politica ci si scannava sulla legge di bilancio.

IL RAPPORTOdella Direzione VIII, Ufficio IV del Mef sulle concessioni delle acque minerali e termali aggiorna in tono burocratico uno scandalo conosciuto da anni: la svendita a pochi soliti noti di un bene prezioso e pubblico come l’acqua.
Sanpellegrino, Nepi, Guizza, Lete, Ferrarelle, Rocchetta, ma anche i vari marchi della Coca Cola company sono tutte «etichette» su una merce inodore e incolore, per cui gli italiani spendono fior di quattrini.
19.365.000 euro. Le concessioni per le acque minerali fruttano in tutto alle Regioni meno di 20 milioni l’anno (dato Mef). Mentre il fatturato del settore ammonta a 3 miliardi (dato Mineracqua 2017). Il peso delle concessioni è quindi irrisorio per le aziende: lo 0,63% del fatturato.
IL CONSUMO PROCAPITE di acqua minerale non conosce crisi: 224 litri l’anno a testa è il dato 2017 stimato da Mineracqua, l’associazione di categoria di Confindustria. Il 69% dei quali è «liscia, naturale», come sgorga dalla sorgente. Una sorgente che è nostra, di tutti, e affidata in concessione dalle regioni quasi sempre senza gara pubblica, a canoni irrisori e per durate spesso trentennali se non addirittura perpetue (è il caso ad esempio di una concessione Coca Cola in Basilicata). Ci sono regioni (ad esempio le Marche) dove l’ente locale non è in grado nemmeno di ipotizzare quanta acqua effettivamente venga prelevata dai concessionari. Mancano i contatori per misurarli né si fanno controlli a campione. Non a caso quasi sempre la concessione viene pagata in base alla superficie di sfruttamento e non alla quantità effettivamente estratta dal sottosuolo (accade ad esempio in Emilia Romagna, Liguria e Puglia).
UN SETTORE MOLTO redditizio, in cui 10 «big» (Sanpellegrino spa/Nestlè, gruppo San Benedetto, Fonti di Vinadio spa, Lete spa, Ferrarelle spa, gruppo Norda, Gruppo Cogedi, Spumador, Siami spa e Fonti del Vulture srl/Coca Cola) sfruttano il 68% dei 16,5 miliardi di litri di acqua minerale nazionale. Per ogni 200 euro incassati ne spendono appena 1 per la concessione, che è di fatto il vero core business dell’impresa. In 15 regioni, si badi bene, l’affidamento delle concessioni avviene esclusivamente attraverso una trattativa privata su richiesta di parte (l’uscente). Se non un unicum, quasi.
60.981 ettari. Sono 28.227 in Italia gli ettari concessi per lo sfruttamento delle acque minerali. Altri 32.754 ettari invece sono concessi per lo sfruttamento termale. Sommati insieme, si tratta del 2% del territorio nazionale (fonte Rapporto Mef 2016 pubblicato il 27 dicembre 2018)
La conferenza stato-regioni nel 2006 provò a stilare delle linee guida almeno facoltative, con prezzi fissati a 2,89 a metro cubo per l’acqua imbottigliata, 2,31 a metro cubo per quella emunta e 34,62 euro per ettaro affidato. A volte neanche questo importo di 0,02 centesimi a litro è stato accolto dagli enti locali concessionari, in un groviglio di conflitto di interessi e assenza di trasparenza degno delle big del petrolio in paesi esotici.
COSA INTENDA FARE di tutto questo il governo del cambiamento non è noto. Nel contratto Lega-M5S si parla del rispetto del referendum del 2011 e dell’investimento sulle reti idriche per le acque pubbliche. Non una parola sull’«oro blu». Eppure una delle 5 stelle del MoVimento grillino è l’acqua, e proprio sull’acqua si gioca la faccia chi se la prende con i soliti noti mentre tratta con i guanti di velluto giganti mondiali come Nestlè e Coca Cola.
Le concessioni per le acque minerali
Le acque minerali hanno caratteristiche particolari, diverse dalle acque «ordinarie». Dal punto di vista giuridico le prime appartengono al demanio minerario e sono considerate una «merce», le seconde al demanio idrico e sono considerate un «bene vitale» ad accesso universale. Questa «merce» acqua minerale è gestita dallo stato attraverso il sistema delle concessioni, che con la riforma costituzionale del 2001 sono state attribuite al sistema delle Regioni/province autonome. Ogni ente locale perciò legifera autonomamente. Ma, come vediamo a fianco e in pagina, i ricavi sono davvero irrisori.
Le concessioni per le acque termali
Più della metà delle acque termali italiane (il 55%) è concentrata in due regioni: il Veneto (bacino euganeo) e Campania (Ischia soprattutto). Le concessioni autorizzate dalle varie regioni sono in totale 504 e fruttano poco e niente, appena 1.899.406 euro. Ci sono perfino 10 concessioni perpetue (senza data di scadenza) stipulate negli anni ’30. Il settore termale è diviso in due parti: da un lato c’è l’aspetto delle cure vero e proprio, che è in tutto o in parte a carico del sistema sanitario, dall’altro c’è l’aspetto del benessere con l’indotto alberghiero, di wellness e di fitness. Il fatturato totale è stimato in 1,5 miliardi di euro.
16 mld. Un dato certo sull’acqua usata dai concessionari non esiste. Il Mef lo stima in 16,6 miliardi di litri. Mineracqua parla invece di 14 miliardi di litri imbottigliati (dati 2016)
Le regole le detta un «regio decreto»
Incredibilmente, il settore minerario di cui fanno parte le acque minerali è termali è ancora oggi regolato quasi interamente da un regio decreto del 1927, il numero 1443 del 27 luglio.
Da allora a oggi le cose sono cambiate molto poco, e quasi sempre solo per le direttive europee, che hanno imposto (ma senza riuscirci, vedi in pagina) una data di scadenza per le concessioni, la preferenza della gara per l’affidamento della concessione, un migliore utilizzo coordinato con lo Stato delle acque stesse.

Il pasticcio del «titolo V»
Come noto, nel 2001 il centrosinistra varò una riforma dell’art. 117 della Costituzione in cui le acque minerali non erano più materia concorrente tra stato e regioni ma affidate in via residuale a queste ultime. Lo stato, naturalmente, può intervenire solo per tutelare beni considerati superiori come l’ambiente, la salute, la concorrenza. Nel 2006, ad esempio, il decreto legislativo n. 152 ha cercato di ricondurre la gestione delle acque termominerali all’interno di un «Piano di tutela» più generale.
Nel 2010 interviene la Consulta
Il conflitto tra stato e regioni sulla competenza delle acque (come di altre materie) è stato risolto dalla Corte costituzionale nel 2010 (sentenza n. 1), imponendo alle regioni di dare alle concessioni una durata e di non offrirle più in perpetuo. Ma tale sentenza riguarda solo quelle nuove, per cui la situazione non è cambiata di molto e ciascuna regione ha attuato a proprio modo il regio decreto del 1927, in generale affidando le concessioni in base alla superficie di sfruttamento e non, ad esempio, in base all’acqua prelevata.
25% Entro il 2021 scadrà il 25% delle concessioni in essere. Potrebbe essere l’occasione per iniziare a mettere ordine e portare equità.Il decentramento della Toscana
La Toscana è l’unica regione italiana ad aver affidato direttamente ai comuni (sono ben 279) il compito di gestire le proprie acque minerali. La Lombardia invece li ha affidate alla provincia di Milano e alle altre 11 province. A livello nazionale, il valore della superficie totale concessa è di 28.227 ettari, di cui il 41% è concentrato in Piemonte, Lombardia e Lazio. Tra le concessioni rilevate dal Mef solamente 1 (una!) è stata attribuita con gara (in Liguria nel 2015) e solo 5 attraverso almeno una evidenza pubblica.
Un esempio fra tanti, Ferrarelle
Facciamo solo un esempio fra tanti. Né peggiore né migliore di altri (anzi, per certi versi migliore, vedi il bilancio di sostenibilità 2017). Ferrarelle spa è un’azienda italiana con 370 dipendenti. Distribuisce tra le altre le acque minerali Ferrarelle, Vitasnella, Fonte Essenziale, Boario, Natía, Santagata, Roccafina. È il quarto produttore italiano (7,8% del mercato) e nel 2017 ha venduto 930 milioni di litri di acqua. A fronte di un fatturato netto di 142 milioni di euro ha pagato un canone di appena 634mila euro.
Acque termali, il caso di Ischia
Ischia è una delle zone più turistiche d’Italia. L’«Isola Verde» ospita decine e decine di terme e fumarole. La Regione Campania nel 2014 (governatore Caldoro, Fi) ha autorizzato in deroga alle norme europee la prosecuzione di 108 concessioni termominerali in essere per evitare l’affidamento a gara o con evidenza pubblica. La Campania, tuttavia, è tra le poche regioni che prevede un canone legato in parte al fatturato. In ogni caso, gli introiti per i canoni delle attività termali sono stati appena di 481mila euro.


Dal reddito di cittadinanza al Jobs act

Umberto Franchi




Che  “reddito di cittadinanza” fosse  un grande Bluff  era intuibile  ma , sinceramente, le conclusioni a cui il governo Giallo/verde è arrivato,  sono  ancora peggiori di quello che si era intuito.
Questo è quello che emerge allo stato attuale nei contenuti della manovra , salvo eventuali deroghe successive con l’emanazione del decreto che dovrebbe avvenire tra pochi giorni:



1)      Il “SUSSIDIO DI POVERTA’”  : partirà dal 2 aprile , per evitare  di essere chiamato  “pesce d’aprile” , ed interesserà tutti coloro che non hanno un lavoro con un reddito familiare ISEE inferiore a 9.360 euro l’anno ed il reddito familiare annuo non può essere superiore ai 6.000 euro per ogni singolo . Esempi:  a) se una famiglia di 3 persone (padre, madre, figlio/a), vi sono due entrate di 510 (1020) euro mensili, superano i 12.000 euro l’anno quindi non avranno diritto ad alcuna integrazione . b) se la stessa famiglia percepisce un reddito inferiore ai 12.000 euro l’anno, ed ha un ISEE inferiore a 9.360 euro, essa prenderà una cifra ad integrazione fino ad arrivare a 9.360 euro l’anno, quindi sicuramente meno dei 780 euro promessi;

2)      JOBS ACT: come già avveniva con il Decreto di Renziana memoria, alle aziende che assumeranno i lavoratori che percepiscono il “sussidio” verrà corrisposta per intero una cifra di 780 mensili per un periodo di 6 mesi, ma che la Lega vorrebbe incrementare fino a 18… quindi il fondo per il “reddito di cittadinanza – sussidio di povertà”  di 7,1 miliardi per il 2019,  8 miliardi nel 2020, e 8,3 miliardi nel 2021 serviranno come incentivo alle imprese a fare nuove assunzioni, come fece Renzi, solo in quello di Renzi/Letta c’èra il vincolo con la trasformazione a tempo indeterminato , mentre in quello di Di Maio/Salvini, le aziende possono assumere anche  solo a tempo determinato (sic) con il plauso della Confindustria ;

3)        PER POTER OTTENERE IL “SUSSIDIO DI POVERTA” E’ NECESSARIO CHE: 
a)      I titolari si devono impegnare a lavorare gratuitamente in attività socialmente utili per 8 ore settimanali;
b)      Devono eseguire in modo obbligatorio corsi di formazione;
c)      Il disoccupato da 6 mesi , deve accettare almeno una offerta di lavoro su tre entro 250 Km da casa e se è disoccupato da 12 mesi , deve accettare il lavoro entro 500 km da casa (sic);
d)      Chi percepisce il sussidio di povertà , non può fare nessun altro lavoro in nero perché potrebbe rischiare fino a 6 anni di carcere;
e)      I beneficiari del sussidio dovranno spendere subito il corrispettivo mensile  tramite “carta dei poveri” e presso esercizi stabiliti dal governo .

Credo che  quanto sopra, non solo non corrisponde alla promessa fatta nella campagna elettorale dai 5S, ma è un modo penalizzante, indegno  e sacrificale dei soggetti più poveri… che ancora una volta vengono presi in giro da chi governa   , a vantaggio sempre dei soliti noti, i padroni delle imprese.
Ma così come non è avvenuto con il decreto JOBS ACT di Renzi, anche questa volta non ci saranno nuove assunzioni significative, per il semplice motivo che le aziende per assumere persone, devono produrre di più, ma per produrre di più devono avere più ordinativi, ma per avere più ordinativi i cittadini devono consumare di più… cosa che non possono fare visto che i salari sono bloccati ed il governo penalizza persino i pensionati con la mancata rivalutazione in base all’inflazione reale… 
L’unica occupazione prevista saranno i 4.000 impiegati a Centri per l’Impiego ! Ma fino a quando i poveri sopporteranno ?

mercoledì 2 gennaio 2019

Lo scandalo della Certosa di Trisulti finita in mano alla destra sovranista

fonte:     Valledelsacco.eu

A commento del post da me pubblicato sulla marcia e il dibattito del 29 dicembre scorso sulla Certosa di Trisulti dal titolo: "Trisulti la marcia per la Certosa Bene Comune" visibile cliccando QUIho ricevuti il link all'articolo di seguito pubblicato. E' un appello a cui mi sento di aderire senza se e senza ma.
Luciano Granieri

Certosa di Trisulti vista da Monte Rotonaria


Lo scandalo della Certosa di Trisulti finita in mano alla destra sovranista

Come è potuto succedere? Appello alle istituzioni coinvolte.
Ormai tutti conoscete il “caso Trisulti”, la questione è ormai definitivamente esplosa sui media dopo il recente articolo del Washington Post.
La storia però parte da lontano e io ho avuto la possibilità di seguirla sin da giugno del 2017, con questo mio articolo http://www.valledelsacco.eu/la-nuova-gestione-della-certosa-di-trisulti-decisa-dal-mibact/ che vi invito a leggere prima di proseguire, in quanto necessario a comprendere alcuni delicati meccanismi di cui tratterò anche adesso.
Dunque la gestione della Certosa è in mano da mesi all’istituto DHI e al suo presidente Benjamin Harnwell. Bastava una ricerca di pochi minuti per capire che questo istituto si muoveva nell’ambito di uno stretto legame tra religione e politica.
Sabato scorso c’è stato un importante evento a Collepardo organizzato da Comunità Solidali.
Alla luce di quanto già conoscevo, e di quanto appreso durante l’assemblea pubblica del 29/12 presso la sala consiliare del comune, mi sento quindi di rivolgere un appello a tutte le istituzioni coinvolte, contenente alcune domande alle quali tutti noi meriteremmo di avere risposta.
All’ex Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, alla presidente della Commissione Dott.ssa Caterina Bon Valsassina e al Responsabile del procedimento Dott. Antonio Tarasco;
come è stato possibile assegnare n monumento nazionale all’istituto DHI le cui intenzioni e scopi politici erano manifesti sin dal principio e che non aveva alcuna esperienza in merito alla gestione del patrimonio culturale? Come è stato possibile riconoscere come requisito valido ai fini del punto 4b del bando (documentata esperienza almeno quinquennale nel settore della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale) la promozione del vangelo come sostiene Harnwell? E inoltre come è stato possibile riconoscere come requisito valido del punto 4c del bando ( documentata esperienza nella gestione, nell’ultimo quinquennio antecedente alla pubblicazione del presente Avviso, di almeno un immobile culturale, pubblico o privato) la gestione del “fantomatico” piccolo museo Monastico di Civita che come ormai riconosciuto e testimoniato da tutti non è mai esistito? Come sono state possibili delle sviste cosi macroscopiche e clamorose?
Al Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli, 
lei si è insediato da ormai 7 mesi, è a conoscenza di questa situazione? Nulla è trapelato in questi mesi e dal Ministero continua solo un assordante silenzio. Sul sito ufficiale Mibac la Certosa continua ad ancora avere tutti i riferimenti della precedente gestione statale (orari e gratuità dell’ingresso). Ha intenzione di verificare i fatti pregressi, la situazione attuale e di prendere quindi qualche decisione al riguardo?
Al Sindaco di Collepardo Mauro Bussiglieri;
durante l’incontro pubblico del 29/12 il consigliere comunale Andrea Marino ha lanciato alcune velate accuse all’amministrazione comunale riguardo la poca trasparenza nella gestione della vicenda. Sempre secondo Marino la responsabile del fantomatico Museo di Civita, ovvero uno dei punti chiave tra i requisiti che hanno determinato la conformità alle richieste del bando, sarebbe la figlia di un assessore comunale (tale Martina Veglianti). Eppure lei stesso ha dichiarato che questo museo non è mai esistito. Cosa può rispondere a queste accuse, può chiarire in proposito?
All’Abate di Casamari, Al Vescovo della Diocesi Anagni Alatri Lorenzo Loppa; visto che come testimoniato da diversi abitanti e come riconosciuto dallo stesso Harnwell egli risiedeva o comunque frequentava assiduamente la Certosa da molti mesi prima che il bando per la gestione venisse anche solo annunciato, visto che l’abate Eugenio Romagnuolo gli ha assegnato la gestione del fantomatico Museo di Civita nel 2015, forte è il sospetto che tutto fosse scientemente organizzato fin dal principio. Eravate quindi voi a conoscenza di tutto il progetto, lo avete quindi condiviso e incoraggiato? Potete chiarire la vostra posizione?
A Jorge Bergoglio Pontefice della Chiesa Cattolica;
il 25/06/2015 l’istituto DHI le annunciava tramite una lettera del cardinale Martino (visibile qui, a pag 4 e 5 del pdf) le proprie intenzioni riguardo la Certosa di Trisulti e le chiedeva ufficialmente di intercedere presso il ministro Franceschini. Era quindi lei a conoscenza del progetto? Si è adoperato in qualche modo a proposito?
A tutte le forze politiche democratiche di qualsiasi orientamento, qual’è la vostra posizione su questa storia? Ormai è trascorso più di un anno e mezzo, ne siete quindi a conoscenza da mesi eppure quasi nessuna voce si è levata in difesa di un monumento nazionale come la Certosa di Trisulti. Avete intenzione di intraprendere qualche iniziativa nel prossimo futuro?
Ringrazio in anticipo tutti quanti vorranno collaborare alla diffusione di questo appello affinchè venga fatta completa luce su questa vicenda.

Non posso tacere

Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo




Sono un cittadino italiano, la mia opinione varrà quindi per un sessantamilionesimo.
Non posso associarmi al coro di consensi al discorso di fine anno del Presidente della Repubblica.
In quel discorso, in cui molte cose vere, buone e giuste sono state dette da una persona egregia per cui nutro profondo rispetto, convinta stima e sincero affetto, due sono state omesse, e la loro omissione è grave e dolorosa, poiché essa occulta e banalizza due mali che tutti vediamo ed a cui tutti dovremmo opporci, dal Presidente della Repubblica fino all'ultimo dei cittadini.
La prima cosa: con la politica di persecuzione dei migranti, di omissione di soccorso dei naufraghi, di istigazione all'odio razzista, il governo italiano in carica sta commettendo un vero e proprio crimine contro l'umanità e sta trasformando di nuovo il nostro paese in un barbaro regime razzista.
La seconda (ma solo in ordine cronologico): con il cosiddetto "decreto sicurezza" è stato consumato un colpo di stato razzista che introduce in Italia elementi di apartheid, che viola la Costituzione della Repubblica Italiana, che viola fondamentali diritti pertinenti a tutti gli esseri umani.
Queste due cose andavano dette, averle taciute - al di là delle intenzioni - favorisce il golpe razzista in corso.
Sarei assai grato al Presidente della Repubblica, che pure in questi mesi a me è sembrato che ripetutamente abbia dato segno di essersene reso conto, e ripetutamente abbia dimostrato il suo impegno a contrastarle, se volesse aggiungere almeno ora a quel suo discorso mutilo le parole necessarie di contrasto al razzismo e al golpismo del governo, di difesa nitida e intransigente della Costituzione repubblicana e dei diritti umani di tutti gli esseri umani che il governo in carica criminalmente viola.

domenica 30 dicembre 2018

Trisulti, la marcia per la Certosa bene comune

Luciano Granieri  Potere al Popolo di Frosinone





Dal febbraio scorso   la Certosa di Trisulti è gestita da un’associazione privata la “Dingitatis Huamnae Institute”. Tale organizzazione   è finanziata da Steve Bannon   ex timoniere delle politiche di ultra destra  del Presidente Trump, collocato ancora  più a destra dell’inquilino della Casa Bianca . Alla guida  della DHI Bannon ha insediato l’ultraconservatore  britannico  Benjamin Harnwell “Il più intelligente ragazzo che abbiamo a Roma  un tipo tosto”, così lo definisce Bannon sul sito dell’associazione. La DHI ha vinto il bando di concessione emesso dal Ministero per i beni e le attività culturali nella  precedente legislatura quando ministro era Dario Franceschini del Pd. Il canone d’affitto concordato è di   100mila euro l’anno.  La finalità doveva essere la  tutela e la salvaguardia del bene.  Ad  incarico acquisito, invece  la DHI ha  chiaramente dichiarato   di voler fare della Certosa  un luogo di formazione “di gladiatori guerrieri della cultura giudaico-cristiana occidentale”,così la definisce Harnwell in un articolo del Washington Post  del 25 dicembre scorso. Un’accademia che, secondo il presidente dell’associazione,  possa formare i prossimi Salvini ed Orban. Naturalmente da quando la DHI ha preso possesso della Certosa  si paga per entrare e finanche per respirare.  Mi pare ce ne fosse  abbastanza per scendere in piazza. 



La marcia: chi c'era, chi non c'era ma c'era lo stesso
Infatti  sabato 29 dicembre, finalmente,  si è svolta una marcia di protesta con partenza da Collepardo e arrivo alla Certosa, proprio per contestare un iter  che toglie alla   popolazione,  cattolica e non cattolica, la libera fruizione di un bene dello Stato  e ne insedia una scuola politica basata su disvalori del tutto contrari ai principi della Costituzione.  La manifestazione è stata  organizzata dalle Comunità Solidali di Frosinone, la cui portavoce è la ex consigliera regionale Daniela Bianchi e ha visto la partecipazione di alcune  associazioni del cattolicesimo sociale fra cui “Il Cammino di San Benedetto” con il suo ideatore Simone Frignani, oltre a movimenti ambientalisti locali e nazionali , fra i quali Legambiente e l’associazione  Sylvatica  rappresentata dal Presidente Riccardo Copiz. 

C’era anche l’ANPI di Frosinone con  il suo presidente Simone Campioni ed altri iscritti. Hanno partecipato diverse forze politiche, ma rigorosamente in incognito. Come è noto la politica è una cosa sporca, per cui meglio non spaventare l’immacolato  viandante pellegrino . Comunque Sinistra Italiana era presente con il segretario nazionale  e deputato  Nicola Fratoianni, oltre al  coordinatore regionale Marco Maddalena, insieme a loro  alcuni esponenti locali di Possibile (Annarosa Frate, Armando Mirabella). Potere al Popolo ha partecipato con il sottoscritto e Maria Lucia Giovannangelo, si sono aggiunti  per il dibattito svoltosi dopo la marcia, Giuseppe Guerrera e  Carla Corsetti del coordinamento nazionale di PaP, nonché segretario nazionale di Democrazia  Atea. Ah dimenticavo cerano anche esponenti del Pd , fra i quali  la presidente del circolo di Frosinone Alessandra Maggiani. Ma come! La colpa  di sto’ casino non è stata di  un ministro del Pd? Certo, ma i militanti sono diversi dall’oligarchia partitica, almeno credo, ma la questione non mi appassiona.  



Un  paesaggio straordinario baciato dal sole  ha reso i quasi sei chilometri di salita necessari a raggiungere la Certosa  estremamente piacevoli. Come in tutte le manifestazioni ci si confronta si discute, insomma si fa politica nonostante tutti i divieti e le prese di distanze. La partecipazione è stata soddisfacente, circa 300 persone più due asinelli, un pappagallo e svariati cani fra cui la star dei social, Celestino. Arrivati in vetta, dopo le foto di rito agli striscioni, Mr. Benjamin Harnwell, presidente della DHL,  ci ha fatto entrare  gratis, è bene  precisarlo, per scambiare alcune opinioni con il popolo manifestante. L’eco mediatica  è stato notevole, oltre a TV ,  giornali nazionali e locali abbiamo notato la presenza della giornalista Constanze Ruescher corrispondente di Die Welt, ospite abituale della  trasmissione Propaganda Live. 

Maria Lucia con Constanze

Dibattito pubblico o consiglio parrocchiale?
L’incontro con Mr. Benjamin si è rinnovato nel corso del dibattito organizzato nel pomeriggio dai promotori della marcia presso la sala consiliare di Collepardo. Anche qui ,alla presenza del sindaco Mauro Bussiglieri officiante   in qualità di padrone di casa, ma spettatore neutrale - tale si è dichiarato - i discorsi politici erano banditi. L’obiettivo era quello di avanzare proposte  per una fruibilità più diffusa della Certosa . A chi?  All’addestratore dei gladiatori della cultura giudaico cristiana? Dalle nostre parti si direbbe “bbono fiate!!!”.  Infatti durante la prima parte del dibattito sembrava di assistere ad un consiglio parrocchiale, o per lo meno a  quello che io immagino sia un consiglio parrocchiale , non avendo  mai frequentato assise di questo tipo.

 L’oggetto del contendere era relativo alle funzioni religiose. Una messa è gratis, quella delle 9,00. Potrebbe, di grazia, Monk Benji concedere qualche altra messa  senza pagare? Ai  Collepardesi l’accesso alla chiesa è sempre gratuito, ma bisogna che partecipino a tutte le messe, altrimenti si perde il bonus  fedeltà. E ai pellegrini niente? Quelli che errano con rinnovata fede per il cammino di San Benedetto pure devono pagare per entrare? E  quelli che fanno altri cammini, tipo  Santiago di Compostela e lo compravano con tanto di contapassi legati ai piedi li vogliamo far pagare? E gli invitati dei matrimoni che si celebrano in Certosa, perché devono scucire l’obolo per testimoniare la felicità degli sposi? Mr Benjamin  si è mostrato ben disposto all’ascolto, e ad accondiscendere a qualcuna di queste richieste. Bene allora la seduta su può togliere. Tutto risolto? Nel consiglio parrocchiale forse, ma nel contesto civile e sociale non è risolto un bel niente. 

E allora bisogna parlare di politica.  Risulta che il ministero dei beni e le attività culturali, guidato dall’allora ministro del Pd Franceschini, a fronte di un bando a quanto pare ineccepibile, non sia stato altrettanto irreprensibile nel giudicare l’appropriatezza dei requisiti dei proclamati vincitori. Ma ci sono altre incongruenze clamorose.  Benjamin Harnwell  da tre anni almeno frequentava il comprensorio di Trisulti, a suo dire per verificare la convenienza o meno di rispondere alla gara che il MIBACT  ha, o avrebbe emesso, visto che parliamo di tre anni addietro. Dunque Harnwell e Bannon  già sapevano che il ministero avrebbe indetto una gara per la gestione della certosa?  Forse la loro fede li rende veggenti ?  



Ma torniamo al maledetto bando. In esso non si fa menzione di alcun tipo di accademia nè di scuola politica. Chi ha in gestione il bene demaniale deve assolvere all’unico compito di mantenerlo e valorizzarlo. Non mi pare corretto quindi assegnare un incarico a chi non si limiti  a compiere   attività inerenti esclusivamente alle finalità della concessione, in  particolare se introduce  accademie o scuole che   diffondano dottrine teocratiche e integraliste  contrarie ai principi della Costituzione laica e repubblicana .   Altro requisito:  per aggiudicarsi il bando bisognava  dimostrare di aver valorizzato    un sito religioso, privato o pubblico, negli ultimi 5 anni .  Requisito soddisfatto  secondo Mr. Benjamin. La DHI si è occupata della chiesetta privata di San Nicola a Civita, dotandola di un piccolo sito museale. Sito di cui non si ha traccia, a parte la nomina del direttore che pare sia la figlia di un assessore. Una  valorizzazione che sta nel libro dei sogni. 

Quindi non solo la DHI non avrebbe avuto i requisiti per vincere la gara, ma dalla gara è  stato escluso un partecipante in modo, secondo alcuni, un po’ troppo  frettoloso.  l'Accademia Nazionale delle Arti del Castello Petroro di Todi, Comunità di monaci e laici appartenenti a Chiese Cristiane ortodosse, aveva proposto la propria candidatura  rigettata per  la presentazione di una documentazione non idonea. Qui il discorso si fa ulteriormente politico! La proposta avanzata e condivisa dai rappresentanti di Potere al  Popolo presenti è precisa e tutta politica.  Verificare in termini giuridici  la correttezza della valutazione effettuata dal MIBACT  sui requisiti proposti dalla DHI e, in caso di incongruenze, rescindere il contratto di concessione che per altro non risulta ancora firmato.  Inoltre ricorrere alla Corte Costituzionale per la palese incostituzionalità delle bestialità che si vuole inculcare ad eventuali  studenti , e  per il mancato rispetto dell’art. 41 della Carta per il quale l’attività privata, (quella che DHI intende intraprendere  all’interno della certosa) non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale (ovvero la possibilità di tutti i cittadini, Collepardesi e non, cattolici, islamici, buddisti, non credenti, di usufruire liberamente di un bene dello Stato) .  Inoltre sarebbe opportuno interessare la Corte dei Conti per verificare se una concessione per l’usufrutto e la gestione di un bene come la Certosa di Trisulti, a solo 100mila  euro l’anno, non prefiguri un danno erariale. 

L’assise si è conclusa con l’irata reazione di Benjamin Harnwell alla messa in evidenza da  parte di Carla Corsetti del  carattere nazista della   scuola che si vuole insidiare nella Certosa. Nonostante tutti i giornali, compresi quelli americani, riportino dichiarazioni di Mr. Benjamin in merito al carattere populistico di estrema destra dell’indottrinamento che si vuole instillare fra le mura della certosa, Harnwell ha rinnegato tale evidenza con violenza zittendo la rappresentante di Potere al Popolo . Alla fine del parapiglia creato dalla discussione , la riunione si è chiusa con l’accordo per un’ulteriore convocazione  a marzo. 

Benjamin Harnwell foto WP

Conclusioni 
Il dibattito politico ha rischiato, e rischia,  di mandare a “meretrici” il consiglio  parrocchiale. Infatti   Harnwell, a seguito delle accuse ricevute, non sarà più disponibile a partecipare ad alcuna altra riunione  e a  concedere aperture né ai Collepardesi, né ai camminatori, né a chiunque altro. Anche noi come Potere al Popolo, portatori  di valori democratici e solidali, siamo per questo  convinti di non dover essere più disponibili al confronto con personaggi di siffatta formazione politico-religiosa, sicuramente in antitesi alla nostra, il cui solo scopo è quello di formare una futura classe dirigente (dei piccoli Salvini e Orban) acritica, completamente asservita alle loro idee  disumane e antidemocratiche.

L'intervento di Carla Corsetti