sabato 9 marzo 2019

Frosinone 8 marzo in piazza contro il modello WAFM del maschio frusinate.

Luciano Granieri Potere al Popolo Frosinone





Venerdì 8 marzo  una  marea femminista ha invaso più di 40 città in tutta Italia  aderendo allo sciopero globale e all’occupazione di piazze e strade organizzato dal movimento transnazionale “Non Una di Meno”. 

Anche a Frosinone -grazie all’impegno del sindacato Usb, della nostra sezione locale di Potere al Popolo , insieme  con Democrazia Atea,  Rifondazione Comunista, Possibile, e l’associazione culturale Oltre l’Occidente - le sollecitazioni di   “Non una di meno” hanno  avuto un  riscontro. 

Inaspettatamente per una città come la nostra in  Piazza VI Dicembre,  davanti al Comune, è andata in scena,  in un rifiorire di bandiere, (rosse per lo più) la protesta  di donne e uomini consapevoli e convinti sulla necessità  di contrastare la politica antisociale e assolutamente maschilista della giunta  Ottaviani . Ci riferiamo  ad  una amministrazione orientata, oltre che alla propria costante autopromozione,  all’esaltazione del cittadino  modello WAFM   (White All Frusino  Male) tradotto:  Maschio Bianco Totalmente Frusinate.  Una sorta di riedizione del WASP (White Anglo Saxon Protestant) puro archetipo di abitante   statunitense  tutelato ed esaltato nell’America maccartista  anticomunista degli anni ’50.  

L’ulteriore segno  inequivocabile dell’orientamento maschilista della giunta Ottaviani è il  taglio, l’ennesimo,  del 20% di fondi  ai servizi sociali   che sarà inserito nel prossimo documento di bilancio del Comune .  Ciò significa gravare ancora di più   sulle  donne che lavorano, ma nello stesso tempo devono curarsi dei figli e degli anziani,  ruolo imposto loro  dall’odiosa organizzazione patriarcale della società. Significa, inoltre,  incidere sulla vita  delle donne   impiegate  nei servizi di cura alla persona  che saranno a rischio  licenziamento, o  vedranno il loro salario   irrimediabilmente decurtato, in mancanza dei fondi comunali  necessari a mandare avanti la loro attività.

 Frosinone è un Comune in piano di riequilibrio economico e finanziario, è obbligato dalla Corte dei Conti  a realizzare un avanzo primario per il 2019 di circa 2milioni di euro, per cui il taglio è doloroso ma necessario. Questo risponderà il sindaco a chi gli contesterà la macelleria sociale che  provocherà.  E’ vero. Non pretendiamo che il buon Ottaviani intraprenda una crociata insieme ad altri sindaci -difficile, ma quanto mai necessaria - contro le politiche di austerity che, con la  falsa scusa del debito, stanno depredando gli enti locali  di risorse e proprietà collettive, non è mica De Magistris! Ma quantomeno sarebbe auspicabile che la mannaia del predissesto  non sia rivolta solo ed esclusivamente verso la devastazione dei servizi al cittadino. 

Quando si è trattato di finanziare hollywoodiane rivisitazioni della passione di  Gesù, o di sovvenzionare in modo ingiustificatamente  spropositato il festival dei conservatori  il piano di riequilibrio economico e finanziario è stato ignorato, depredando il bancomat dei debiti fuori bilancio.  Il  predissesto non ha impedito di sovvenzionare, in parte,  la realizzazione dello stadio di calcio di proprietà del presidente del Frosinone, quindi di un privato,  e non della cittadinanza. 

Ecco basta vedere la gestione del  bilancio per capire la pervicace natura maschilista del Comune di Frosinone.  Da un lato si continuano a tagliare servizi che potrebbero alleviare il gravoso lavoro delle donne, dall’altro si impiegano sostanze pubbliche per lo stadio di calcio, il simbolo maschilista per eccellenza  della società patriarcale e dell’archetipo WAFM frusinate. In verità ci sono tante  donne a cui piace il calcio, molte di loro sono in grado di discettare con competenza  sugli aspetti tecnico-agonistici, sulla tattica, a differenza dei tifosi maschi la cui maggioranza è capace solo di gridare insulti razzisti dagli spalti, ma questo è un altro discorso. 

Resta il fatto che l’otto marzo scorso un flebile segnale di rivolta si è alzato anche da Frosinone. Un segnale di rigetto delle politiche antifemministe ed antisociali della giunta Ottaviani, ma anche del sistema capitalista e liberista che impone la supremazia del profitto finanziario sulla sopravvivenza delle persone. Un sistema che  sta facendo strame delle tutele sociali stravolgendo  in primis  i  diritti delle donne alla loro autodeterminazione, a una sistema sanitario che non diventi proprietario del loro corpo nel nome di un’ipocrita obiezione di coscienza, alla possibilità di avere un lavoro retribuito al pari dei maschi, a non subire l’umiliazione di una disoccupazione molto più diffusa rispetto al panorama maschile.  

Facendo tesoro di quanto avvenuto venerdì scorso rivolgiamo un appello a tutte le donne di buona volontà affinchè ci aiutino a contrastare efficacemente un’amministrazione maschilista, un esercizio nel quale l’opposizione consiliare (pente leghista, di centro sinistra, e civica di sinistra)  non si è particolarmente distinta, silente e rassegnata ai latinismi del sindaco padre padrone della città.


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