lunedì 15 aprile 2019

Asl Frosinone. Vicenda Mastrobuono storia di uno spreco annunciato.

Luciano Granieri Potere al Popolo Frosinone


La Dottoressa Isabella Mastrobuono


Come giudichereste l’amministratore delegato di una grande azienda che licenzia un direttore di filiale per non aver raggiunto gli obbiettivi assegnati in un dato periodo, poniamo l’anno 2015, e poi  dopo quattro anni  a seguito di sentenza del giudice del lavoro  è costretto a riconoscere al manager medesimo un premio produzione relativo proprio al periodo in cui lo aveva rimosso? In una grande azienda  l’amministratore delegato in questione, avendo provocato con tale decisione ingenti perdite economiche e d’immagine,  verrebbe rimosso seduta stante. 

Lo scenario sopra descritto non è frutto di fantasia ma è realmente accaduto in un sistema regolato  da un’organizzazione di tipo  aziendale ma che ,ahinoi, gestisce la salute pubblica. La grande azienda è la Regione Lazio, l’amministratore è il commissario della sanità, nonché presidente della Regione stessa, oggi segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Il manager rimosso e  successivamente premiato è la D.ssa Isabella Mastrobuono. 

Quello che stiamo per narrare è l’ennesimo spreco sacrificato sull’altare del clientelarismo politico. La D.ssa Mastrobuono  assunse l’incarico di direttore generale della Asl di Frosinone nel gennaio  2014. Il medico era in possesso di un  curriculum inattaccabile: direttore sanitario aziendale della fondazione Policlinico di Tor Vergata….una fondazione privata? E che problema c’è meglio il privato del pubblico….. , assistente chirurgo e ricercatore presso l’ospedale pediatrico Bambin Gesù….struttura del Vaticano?  e che problema c’è il privato religioso è “mooolto” meglio del pubblico. 

Proprio in virtù di questo curriculum  la dottoressa costituiva  il profilo ideale per devastare  la sanità pubblica ciociara.  La mission (più che possible) ,affidatale dal commissario  Zinagaretti, fu quella di svendere  presidi e strutture sanitarie pubbliche  alle lobby   private.  Non vi è dubbio  che fu l’atto aziendale promosso dalla dottoressa romana a sancire la devastazione sanitaria   della provincia di Frosinone. 

Un atto, con dentro una  diminuzione dei posti letto tale da risultare inferiore al numero stabilito per legge,  approvato anche dalla conferenza provinciale  dei sindaci capeggiata dal primo cittadino del Capoluogo  Nicola Ottaviani  (ex FI oggi Lega), avvallata dal sindaco di Ferentino, nonché attuale presidente dalla Provincia Antonio Pompeo (Pd). Un’assise  trasversale (di destra e di  centro sinistra) che, alla luce dei fatti di seguito illustrati, avrebbe dovuto  dimettersi. 

La solerzia dalla Mastrobuono fu esemplare. Gli ospedali della provincia furono rasi al suolo. Rimasero attivi solo i presidi di Frosinone, con la promessa chiaramente  disattesa di diventare dea di II livello , Sora e Cassino. Il tutto in cambio di un incremento della medicina di prossimità miseramente  inattuato. Le case della salute, aperte dalla dottoressa, con tanto di partecipazione all’inaugurazione  in pompa magna del commissario Zingaretti, rimasero e sono a tutt’oggi scatole vuote. 

Perché mai, visto la puntuale messa in atto del programma commissionato da Zingaretti, la manager è stata rimossa? Possiamo ipotizzare   che  il ricorso alle forbici si sia  rivelato  eccessivo quanto improprio. D'accordo ridurre all'osso i presidi sanitari pubblici, però   perché tagliare strutture, inutili, esose per la cittadinanza,  ma funzionali a parcheggiare con lauti stipendi i membri della consorteria locale dem? Presumiamo che  l’attacco all’oligarchia locale piddina  possa essere stata la principale causa  del  ben servito alla solerte dottoressa. 

Figura  prima venerata dal Pd provinciale  e regionale - ricordiamo il consigliere regionale Buschini difenderla a spada tratta durante la sollevazione  delle associazioni  che contestavano  la svendita della salute pubblica ai privati  - poi defenestrata senza remore - ricordiamo sempre Buschini nell’estiva festa locale del Pd, rivendicarne con soddisfazione  la rimozione. 

Fatto sta che nel 2015 alla dottoressa Mastrobuono fu revocato l’incarico di direttore generale  dalla Asl di Frosinone. L’organismo indipendente della Regione Lazio valutò il suo operato insufficiente per il mancato abbattimento delle liste d’attesa ( oggi la situazione delle liste d’attesa rispetto ad allora  è pure  peggiorata) e il ritardo nell’adozione del bilancio.  Al suo posto fu designato il commissario Luigi Macchitella.  Azione caratterizzante del nuovo commissario è stata la pianificazione di strutture territoriali  del tutto simili e sovrapponibili fra di loro dall’efficacia insignificante , ma dalla forte valenza politico clientelare con uno spreco di denaro pubblico pari  2 milioni e 600mila euro. 

Ma spesso oligarchia propone e magistratura dispone. La dottoressa Mastrobuono ricorse contro il licenziamento considerato infondato ed illegittimo. Il Consiglio di Stato a chiusura dell’istanza ha riconosciuto le buone ragioni della ricorrente  e ha obbligato la Asl di Frosinone  ha corrispondere alla manager defenestrata stipendi arretrati, contributi, rivalutazioni ed interessi legali per un importo complessivo di 225 mila euro, più ovviamente il premio di produzione di quasi ventuno mila euro. Un importo insignificante in rapporto al risarcimento complessivo ma dalla valenza politica enorme. 

Il commissario Zingaretti ha talmente errato nel giudicare il lavoro della sua manager, da dover premiare un  programma precedentemente bocciato. Fatto sta che in tutta questa vicenda la Asl di Frosinone ha perso quasi 250mila euro solo per assecondare probabili  dinamiche di potere politico tutte interne al Pd ciociaro . Il giudizio politico dell’amministrazione Zingaretti, oggi alla guida partito democratico in merito a ciò  è evidentemente negativo, ma ci chiediamo se una tale dissennata operazione non possa prefigurare l’ipotesi di danno erariale ai danni dei cittadini della  Provincia di Frosinone.

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