venerdì 17 gennaio 2020

Perchè i pronto soccorso non funzionano

Luciano Granieri




Quando   sottolineiamo  che la  finanziarizzazione e la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali  ne degrada  la qualità e la fruibilità,  confutando la tesi contraria  per cui    il ricorso al privato serve a migliorare l’offerta dei servizi stessi, diciamo una grande verità.  Non è affatto un pregiudizio ideologico.  Anzi veri  pregiudizi ideologici  e crudeli sono le tesi dei Chiacago Boys di Milton Freedman sulle quali si  sono basati, e si basano,  gli indirizzi di governo di tutti i Paese occidentali  e non solo. 

Prendiamo il  servizio sanitario nazionale.  La legge istitutiva del SSN, 833/1978, stabilisce che “l'assistenza ospedaliera è prestata di norma attraverso gli ospedali pubblici e gli altri istituti convenzionati esistenti nel territorio della regione di residenza dell'utente nell'osservanza del principio della libera scelta del cittadino al ricovero presso gli ospedali pubblici e gli altri istituti convenzionati” (art 24). Cioè la struttura privata convenzionata è ammessa per consentire al paziente una maggiore libertà di decisione su  dove farsi curare.  

Da quando, in contrasto con il Dettato Costituzionale, nella sanità pubblica si è introdotto il  concetto di  gestione aziendale, secondo la quale non è importante assicurare le cure necessarie ma è preminente la solidità finanziaria, il ricorso al privato è diventato non più a discrezionalità dei pazienti  ma necessario per assicurare i livelli minimi di assistenza stabiliti in 3 posti letto per mille abitanti .  Attualmente il numero è comunque inferiore: solo 2,95 posti letto, di  cui quasi quaranta per cento è assicurato da enti  privati (39,7% Privati – 60,3% Pubblico).

 Fin qui niente di straordinario. Ma considerato che l’apporto dei privati,  fra cliniche equiparate  e case di cura , è diventato indispensabile per assicurare i LEA  il legislatore, con DM 70/2015,  ha definito i requisiti precisi da rispettare per  poter  proporsi come struttura autorizzata ad  operare in nome e per conto del SSN.  Un  posto letto idoneo a soddisfare i livelli essenziali di assistenza  deve trovarsi in un ospedale che eroghi :” prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e diurno per acuti” . Una struttura del genere (privata o pubblica che sia)  deve obbligatoriamente assicurare servizi di Emergenza/Urgenza,  secondo la descrizione definita dal DM 70/2015 che di seguito è riportata:
 - Dipartimento Emergenza-Urgenza di Primo e Secondo Livello (DEA I e DEA II),

- Pronto Soccorso (PS),
- Pronto Soccorso Pediatrico (PS Ped.),
- Unità di Terapia Intensiva (UTI),
- Unità di Terapia Intensiva Coronarica (UTIC),
- Terapie Intensive Neonatali (TIN)
- Servizi Immuno-Trasfusionali (SIMTI/ST)

Ribadisco che, per accedere all’accreditamento ed  esercitare in nome e per conto del SSN, un presidio sanitario privato deve possedere almeno uno dei servizi di Emergenza/Urgenza sopra descritto

Ma com’è la situazione reale? 
In 11 Regioni le strutture private accreditate non hanno DEA/PS, in 17 non hanno PS Pediatrico, in 8 non hanno UTI, in 12 non hanno UTIC, in 15 non hanno TIN e in 18 non hanno SIMT/ST.

Nelle strutture pubbliche l’offerta degli stessi servizi per Emergenze/Urgenze  è presente in tutte le Regioni.

  

Ad un’analisi approfondita sull’appropriatezza delle dotazioni  per erogare servizi di Emergenza /Urgenza risulta che: oltre il 55 % delle Strutture Equiparate e oltre il 91% delle Case di Cura non soddisfa i requisiti previsti dalla normativa, a fronte del  solo 10,9 % delle Pubbliche.

Ma non è tutto. Fra il  39,7% di presidi privati    che rispettano  le prescrizioni per l’accreditamento, e dunque abilitate ad assicurare i servizi di Emergenza/Urgenza ,  solo  il 5,4% delle cliniche equiparate e il 2,9% delle case di cura riceve pazienti in Emergenza/Urgenza il resto è inviato al pronto soccorso pubblico il quale deve trattare il 91,5% delle emergenze. 

E’ la dimostrazione lampante di quanto dicevamo prima e cioè che il privato, anziché sollevare il carico dei pronto soccorso, così come la normativa prevede, lo aggrava. Incassando i soldi pubblici derivanti dai contratti di convenzione, ma risparmiando i costi sull’erogazione di un servizio che non assicura   ritrasferendo sul pubblico gli oneri risparmiati. In pratica guadagna due volte . 

Quindi se i pronto soccorso  pubblici sono affollati, il personale è insufficiente, mancano  i letti e i non vengono restituite le barelle alle ambulanze, che rimangono ferme per ore, è in gran parte causa di questa crudele sottomissione alla sanità privata. 

S’imporrebbe allora la revisione di tutto il sistema di accreditamento e controllo delle strutture private. Eliminando quei presidi che non hanno i requisiti, o che non erogano correttamente i servizi di Emergenza/Urgenza. Si recupererebbero un mucchio di soldi da destinare ad un deciso miglioramento della sanità pubblica con grande sollievo di tutti i cittadini. 

In realtà è tutto il servizio sanitario che andrebbe ripensato mettendo al centro la cura dei malati e non gli interessi  degli speculatori finanziari che proprio sul bisogno di salute costruiscono le proprie ricchezze.

I dati citati sono tra da uno studio effettuato dall’ANAAO Assomed e consultabile al seguente link


 Quotidiano Sanità  Il 91,5% degli accessi in pronto soccorso grava sugli ospedali pubblici

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