giovedì 6 febbraio 2020

Democrazia nel mondo

Claudio Gimbelli, comitati ATTAC




E' uscito il Democracy Index 2019, "un anno di arretramento della democrazia e di protesta popolare", elaborato dall'Unità di ricerca dell'Economist (The Economist Intelligence Unit, EIU).  Scaricabile qui: http://www.eiu.com/Handlers/WhepaperHandler.ashx?fi=Democracy-Index-2019.pdf&mode=wp&campaignid=democracyindex2019.

E' una valutazione (in inglese) del sistema politico di tutti i paesi del mondo, cui viene assegnato un punteggio da 1 (nessuna democrazia: la Corea del Nord è ultima con 1,08) a 10 (Norvegia prima con 9,87). 

Tra 8 e 10 è democrazia "full", sono 22 stati e comprendono il 5,7% della popolazione mondiale. L'Italia è 35a, con 7,52. SI colloca nella flawed (imperfetta, difettosa) democracy, insieme con USA Giappone e altri 50 Stati . Nel 2018 era 33a, nel 2017 era 21a (quando la "full democracy" comprendeva solo 19 stati). E' scesa parecchio. Dal 2006 al 2017 il suo punteggio ha oscillato tra 7.73 e 7.98, restando quindi sempre nella seconda fascia.

Sottolineo il seguente passo: "Una ricerca del Pew Research Center ha rivelato in anni recenti un contrasto tra il livello ancora alto di sostegno popolare alla democrazia e una profonda delusione nei confronti del funzionamento della democrazia e delle rappresentanze politiche" (p. 5). All'arretramento della democrazia farebbe riscontro un aumento della partecipazione, che la EIU identifica con l'affluenza alle elezioni, la presenza/assenza di discriminazioni religiose, etniche, di genere, la presenza femminile in Parlamento, gli iscritti ai partiti, la partecipazione  a manifestazioni politiche, l'istruzione degli adulti, un serio sforzo delle istituzioni per promuovere la partecipazione politica. 
La regressione della democrazia si manifesta con:
·  un crescente peso nella governance di élite/tecnici piuttosto che della partecipazione popolare;
·  una crescente influenza di istituzioni non elette e non sottoposte al giudizio popolare, e di organismi di esperti;
·  la rimozione dall'arena politica di importanti temi  di rilevanza nazionale che vengono decisi da politici, esperti o organismi sovranazionali a porte chiuse
·  la crescente frattura tra le élite politiche e i partiti, da una parte, e gli elettorati dall'altra
·  un declino delle libertà civli, inclusa l'indipendenza dei media e la libertà di parola. (p. 6).
Vale la pena d dare almeno una scorsa alle 49 pagine di testo.

Il punteggio di ogni stato nasce dalla media di 5 "modalità"  ("model"), che sono: 1) Processo elettorale e pluralismo; 2) Funzionamento del governo; 3) Partecipazione politica; 4) Cultura politica democratica; 5) Libertà civili (pag. 55-64, vi si trova l'elenco di tutti i 60 indicatori). Quella frase significa che l'unico "model" in miglioramento è (mediamente) il terzo. 
Il puneggio dell'Italia nel 2019 risulta, per ogni "model" (ciascuno basato su 12 indicatori): 1) 9,58; 2) 6,07; 3) 7,78; 4) 6,25; 5) 7,94, che danno un valora complessivo di 7,52. Come si vede il voto più basso lo prende il governo, seguito dalla cultura politica. Il voto più alto per partecipazione se lo prende la NorvegIa, con un bel 10. Il più basso Turchia e Belgio, con 5 a pari (de)merito (pag. 47). 

Non credo ci sia bisogno di insistere troppo sull'opinabilità di queste quantificazioni. Il lavoro di EIU offre un contributo, trasparente e serio, non significa che ciascuno non debba fare le proprie riflessioni e conclusioni, anche divergenti o addirittura opposte

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