E' uscito il Democracy Index 2019,
"un anno di arretramento della democrazia e di protesta popolare",
elaborato dall'Unità di ricerca dell'Economist (The Economist Intelligence
Unit, EIU). Scaricabile qui: http://www.eiu.com/Handlers/WhepaperHandler.ashx?fi=Democracy-Index-2019.pdf&mode=wp&campaignid=democracyindex2019.
E' una valutazione (in inglese) del
sistema politico di tutti i paesi del mondo, cui viene assegnato un punteggio
da 1 (nessuna democrazia: la Corea del Nord è ultima con 1,08) a 10 (Norvegia
prima con 9,87).
Tra 8 e 10 è democrazia "full", sono 22 stati e
comprendono il 5,7% della popolazione mondiale. L'Italia è 35a, con 7,52. SI
colloca nella flawed (imperfetta, difettosa) democracy, insieme con USA
Giappone e altri 50 Stati . Nel 2018 era 33a, nel 2017 era 21a (quando la
"full democracy" comprendeva solo 19 stati). E' scesa parecchio. Dal
2006 al 2017 il suo punteggio ha oscillato tra 7.73 e 7.98, restando quindi
sempre nella seconda fascia.
Sottolineo il seguente passo: "Una
ricerca del Pew Research Center ha rivelato in anni recenti un contrasto tra il
livello ancora alto di sostegno popolare alla democrazia e una profonda
delusione nei confronti del funzionamento della democrazia e delle
rappresentanze politiche" (p. 5). All'arretramento della democrazia
farebbe riscontro un aumento della partecipazione, che la EIU identifica con
l'affluenza alle elezioni, la presenza/assenza di discriminazioni religiose,
etniche, di genere, la presenza femminile in Parlamento, gli iscritti ai
partiti, la partecipazione a manifestazioni politiche, l'istruzione
degli adulti, un serio sforzo delle istituzioni per promuovere la
partecipazione politica.
La regressione della democrazia si
manifesta con:
·
un crescente peso nella governance di élite/tecnici piuttosto che della
partecipazione popolare;
·
una crescente influenza di istituzioni non elette e non sottoposte al
giudizio popolare, e di organismi di esperti;
·
la rimozione dall'arena politica di importanti temi di rilevanza
nazionale che vengono decisi da politici, esperti o organismi sovranazionali a
porte chiuse
·
la crescente frattura tra le élite politiche e i partiti, da una parte, e
gli elettorati dall'altra
·
un declino delle libertà civli, inclusa l'indipendenza dei media e la
libertà di parola. (p. 6).
Vale la pena d dare almeno una scorsa
alle 49 pagine di testo.
Il punteggio di ogni stato nasce dalla
media di 5 "modalità" ("model"), che sono: 1)
Processo elettorale e pluralismo; 2) Funzionamento del governo; 3)
Partecipazione politica; 4) Cultura politica democratica; 5) Libertà civili
(pag. 55-64, vi si trova l'elenco di tutti i 60 indicatori). Quella frase
significa che l'unico "model" in miglioramento è (mediamente) il
terzo.
Il puneggio dell'Italia nel 2019
risulta, per ogni "model" (ciascuno basato su 12 indicatori): 1)
9,58; 2) 6,07; 3) 7,78; 4) 6,25; 5) 7,94, che danno un valora complessivo di
7,52. Come si vede il voto più basso lo prende il governo, seguito dalla
cultura politica. Il voto più alto per partecipazione se lo prende la NorvegIa,
con un bel 10. Il più basso Turchia e Belgio, con 5 a pari (de)merito (pag.
47).
Non credo ci sia bisogno di insistere
troppo sull'opinabilità di queste quantificazioni. Il lavoro di EIU offre un
contributo, trasparente e serio, non significa che ciascuno non debba fare le
proprie riflessioni e conclusioni, anche divergenti o addirittura opposte
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