Oggi (ieri ndr) se vorremo ricordare il sacrificio delle
operaie della Cottons bruciate vive e la Giornata Internazionale della Donna,
dovremo farlo da sole, a casa nostra. Perché il Covid-19, il corona virus, ha
fatto una grande vittima: il pensiero e l’azione collettivi.
Dovunque risuona l’appello alla paura: non
avvicinatevi, non toccatevi, statevene lontani gli uni dagli altri. Sospesi, in
nome della salute pubblica, persino i diritti costituzionali come la libertà di
riunione e di manifestazione. Il tutto senza che nessuno alzi la voce o
esprima, perlomeno, un dubbio.
Per restare in argomento, una conquista
fondamentale del femminismo di classe degli anni ’70 fu proprio questo: il
riconoscimento dell’importanza del pensiero, dell’analisi e della lotta
collettiva, in prima persona, per i
propri diritti e contro lo stesso nemico della parte maschile del proletariato,
contro il capitale. Parallelamente si sviluppava in quegli anni lo stesso
fenomeno nei riguardi della salute in fabbrica:
insieme a Giulio Maccaccaro e ad altri medici e tecnici, gli operai
della Montedison di Castellanza e della Franco Tosi, della Breda di Sesto San
Giovanni, imparavano a fare l’inchiesta sulle loro condizioni di lavoro e di
salute, imparavano a definire il loro diritto alla salute senza delegarlo ad
altri ma ragionando, appunto, collettivamente.
Da questo sforzo collettivo nacquero i
movimenti e le lotte per i diritti delle
donne e per la salute in fabbrica e sul
territorio.
Ed è questa capacità di pensare e agire
collettivamente che oggi viene cancellata, con la scusa del corona virus.
Sì, scusa, e lo dicono i numeri. A ieri 7 marzo 233
morti per il corona virus.
Nel 2019 (secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente)
l’Italia, primo paese per morti premature da biossido di azoto, ha avuto 14.600
decessi; 3.000 morti da ozono; 58.600 per particolato fine.
I morti da amianto sono – ormai da decenni e
purtroppo anche per gli anni futuri - più di 4.000 all’anno.
La scrittrice statunitense Naomi Klein scrisse
alcuni anni fa un libro interessante, “Shock Economy”, in cui mostrava come
l’uso della paura può essere utilizzato per distruggere persone, organizzazioni
e società, per riscrivere nuove regole più favorevoli ai potenti. Ed è ciò che
sta accadendo oggi, quando lo Stato prova a riscrivere le regole per un
prossimo futuro, militarizzato e ordinato in base agli interessi del capitale,
con il consenso di tutti i partiti e di una parte della popolazione,
accuratamente terrorizzata dai mezzi di disinformazione.
Bene, allora oggi pensiamo, ad esempio, a tutte quelle lavoratrici (e lavoratori,
naturalmente) che sono precarie, che lavorano in nero, che non hanno un contratto di lavoro regolare,
che non hanno diritto né alla cassa integrazione né alla malattia: chi le
pagherà per la sospensione forzata del lavoro? Chi pagherà i costi di questa
“crisi”?
Una cosa è certa: la necessità sempre più pressante
di difendere la possibilità di pensare e agire collettivamente, il che
significa un’organizzazione politica che sappia dare voce agli interessi degli
sfruttati, perché non siamo tutti, neppure riguardo al corona virus, sulla
stessa barca.
E vogliamo rivolgere un saluto a tutte le donne che
nel mondo oggi fanno dell’8 marzo una giornata di lotta e, in particolare,
nella vecchia Europa, alle lavoratrici francesi che, con i loro gilet gialli,
hanno sfidato e sfidano i decreti di Macron, tolti direttamente dal codice di
guerra, e rappresentano così un esempio da seguire.
Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria
“G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni
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