il suo articolo sul quotidiano “la Repubblica” del 24 settembre dal titolo " IL PESO DEI FONDI USA NEL LINGOTTO" è molto esaustivo e puntuale. Lei mette bene in evidenza come L’Ad Fiat Sergio Marchionne, nonostante le promesse e le dichiarazioni sulla volontà di rimanere ed investire in Italia, abbia già messo in atto tutt’altra strategia. La sempre maggiore presenza azionaria nel capitale Fiat di fondi d’investimento americani, indica quale siano le reali volontà del Lingotto. Ovvero, finanziarsi in America con la speculazione finanziaria, vendere le auto in Brasile e nell’Europa dell’est, dove una clientela di bocca buona non pretende dei modelli troppo sofisticati, e lasciare al loro destino i siti italiani. O, quanto meno, lasciarli ad un destino che prevede ulteriori sovvenzioni da parte dello Stato. Lei ha ragione, la promessa di Fiat di rimanere in Italia è scritta sull’acqua e ha altresì ragione quando sostiene che il menzognero e faraonico “Piano Fabbrica Italia” fu fatto bere al governo Berlusconi che era in altre faccene affaccendato e ai sindacati compiacenti Cisl e Uil senza che questi si accorgessero della bufala. Ricordo però che il suo giornale, quando la Fiom denunciò la truffa all’epoca del referendum di Pomigliano sosteneva una tesi diversa. Facendo cassa di risonanza alle sirene del centrosinistra, si schierava con Marchionne allora definito non spietato ultra liberista, ma manager impegnato a portare lavoro e crescita in Italia. Il suo giornale, facendo seguito agli inviti di Fassino auspicava la vittoria dei si al referendum truffa- lavoro in cambio di diritti - nella fabbrica di Mirafiori stigmatizzando le resistenze della FIOM . Come mai “la Repubblica” si accorge solo ora della bufala costituita dal Piano Fabbrica Italia, se come Lei sostiene la natura truffaldina del progetto era già palese al momento della sua presentazione? Devo associare la miope lungimiranza del suo giornale a quella del governo Berlusconi e ai sindacati consenzienti, o c’è dell’altro? E’ vero, il governo Berlusconi ha assunto un atteggiamento del tutto supino nei riguardi di Fiat, ma non è che la posizione di Monti sia molto diversa, anzi il Presidente del Consiglio ha già fatto sapere che studierà piani per agevolare la Fiat, non elargendo soldi (e meno male), ma magari studiando agevolazioni fiscali o altri artifici. Ho il sospetto che quando Marchionne si misurava con Berlusconi era da voi considerato come l’efficienza fatta persona, capace di esaltare ancora di più l’insipienza del cavaliere, ma quando il confronto si svolge, come oggi, con il governo amico di Monti, l’Ad Fiat si trasforma in uno spietato ultraliberista ricattatore di esecutivi impegnati nel risanamento, affamatore di operai e società civile. Magari secondo Lei quanto scritto non corrisponderà al vero, ma io l’impressione che sia così ce l’ho, e molto forte anche. Sperando che vorrà porre attenzione a questa mia, porgo
Distinti Saluti
Luciano Granieri.
N.B La lettera è stata inviate al vice direttore a mezzo E.Mail
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