sabato 26 maggio 2012

Coppa del Re: censurati i fischi, tappeto rosso per i fascisti

Marco Santopadre. fonte http://www.contropiano.org

Ieri sera sono andate in onda due partite: la versione manipolata trasmessa dalla tv spagnola della finale tra Barça e Bilbao, e quella che decine di migliaia di baschi e catalani hanno potuto vedere con i propri occhi dalle gradinate del Vicente Calderòn.
Alle dieci in punto lo stadio ha letteralmente subissato di fischi le prime note dell’inno nazionale spagnolo. I tifosi del Barça e dell’Athletic Bilbao si sono dovuti impegnare, perché molti dei fischietti che si erano portati sono stati sequestrati ai tornelli dello stadio. E anche perché i previdenti organizzatori dell’evento hanno sparato la Marcia Reale ad un volume incredibile, per tentare di contrastare il boato critico della folla. Ma non c’è stato niente da fare, perché anche questa volta i fischi sono stati assai più rumorosi dell’amplificazione del Vincente Calderòn.
Poi tutto è andato avanti tranquillo, mentre i tifosi delle due squadre avversarie sedevano l’uno accanto all’altro ammantati delle loro bandiere e cantando le proprie canzoni. Finché l’arbitro non ha fischiato la fine del match e i giocatori del Barcellona hanno omaggiato i propri avversari portando in trionfo non solo la loro bandiera, quella gialla e rossa della Catalogna, ma anche l’Ikurrina basca. Per la cronaca, l’incontro è finito con uno schiacciante 3 a 0 della squadra di Guardiola su quella di Bielsa. Un risultato annunciato. Ma in realtà la vera sfida non era quella durata per i 90 minuti dello scontro in campo, bensì quella ingaggiata dagli spalti durante i 27 secondi in cui l’attenzione dei media, degli analisti, dei politologi era tutta concentrata sulla reazione dello stadio all’inno nazionale. E il risultato è stato chiaro: popoli in lotta 1, Regno di Spagna 0.
Ma la televisione spagnola ha deciso di censurare quello che accadeva in campo, inquadrando più volte il Principe Felipe di Borbone in tribuna d’onore. E appena le prime note dell’inno nazionale sono cominciate a risuonare la regia ha abbassato al minimo i fischi e i rumori provenienti dalle gradinate ed ha alzato al massimo la Marcia Reale. Un trucchetto vile, e annunciato. Ma che ha avuto il suo effetto, tanto che oggi molte delle cronache della partita di ieri sera che i lettori spagnoli possono leggere sui loro quotidiani parlano di ‘pochi fischi’ e di ‘flop della contestazione’.
Una censura e una manipolazione che non sono andate giù a baschi e catalani. Che ieri hanno anche dovuto subire l’affronto di una marcia fascista autorizzata dalle autorità spagnole in pieno centro cittadino, a Madrid. Centinaia di estremisti di destra hanno sfilato con saluti romani, bandiere franchiste e striscioni che reclamavano la liberazione dal carcere del nazista Josué Estébanez. Il militare dell’esercito spagnolo che l’11 novembre del 2007 accoltellò a morte, all’interno di un vagone della metropolitana di Madrid, il sedicenne Carlos Palomino, reo di essere uno skin head antifascista e di essere in viaggio per raggiungere una manifestazione convocata contro un’organizzazione dell’estrema destra. In molti avevano chiesto che la marcia convocata dalla Falange e da altri gruppuscoli nazionalisti spagnoli fosse proibita o almeno posticipata a lunedì, ma alla fine chi di dovere ha deciso di stendere un tappeto rosso ai fascisti con le bandiere spagnole adornate con l’aquila imperiale che hanno cominciato a sfilare dopo le 18 da Piazza Alonso Martínez. Protetti da un numero quasi pari di poliziotti, i 'coraggiosi' fascisti hanno scaricato la loro rabbia con insulti e minacce nei confronti dei tifosi del Barça e dell'Athletic, protetti dai cordoni di Polizia. Gli slogan quelli truci di sempre: “Euskal presoal (Prigionieri baschi), camera a gas”, “Non ci ingannate, le province basche sono Spagna”. In testa al mortifero corteo uno striscione che recitava: «Contro il separatismo, una bandiera». E poi un'altra, poco dietro che tuonava: "L'unità della Spagna non si vota e non si negozia"...

venerdì 25 maggio 2012

Continuiamo a camminare insieme

Laura Scappaticci ( membro dimissionario del circolo Carlo Giuliani di Frosinone ma inscritta tutt'ora al Prc)


Tu discuti, analizzi nell'intellettuale collettivo, decidi una linea e poi una si sveglia la mattina e decide di cambiare la linea. Il circolo lo viene a sapere dai giornali. Quel circolo con maggioranza piena esce dalla maggioranza, chi sta in maggioranza a nome del PRC, dice "chi se ne frega" e resta nel partito tranquillo. (avesse fatto politiche comuniste, almeno...). Poi, secondo me lo scandalo è locale, per cui nel prc -altrove- ci resto ma lì come combatti se dieci dicono una cosa, una ne dice un' altra senza passare negli ambiti corretti, nemmeno informa, si preoccupa di avere un minimo di protezione e COMANDA la linea decisa a casa di una? Che strumenti politici hai? discussioni? aggregazioni? novecento tessere da qui a due anni? tanto decidono in uno- massimo tre.
(non solo è contrario al centralismo democratico, ma in rifondazione non è previsto manco quello e manco quello burocratico... ma evidentemente i "minimi-vertici" perchè parliamo del vertice minimo mica di chissà che potere, comandano sulle decisioni di un circolo...militonti li chiamava qualcuno...col ca** rispondeva qualcun altro.)
Carlo Magno: "dio me l'ha data e nessuno me la tocca" e se contraddite io manco un cpf faccio QUI COMANDO IO. 

E questa è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, perchè ci sarebbe da scriverci un libro (qualche pezzo è stato anche di molto comico.) su sgambetti e porcate varie che ci si è beccati solo perchè non si era d'accordo e si vinceva con i numeri. Ma alla fine uno per il bene del partito abbozza e fa battaglia leale "nei modi e nelle sedi opportune e secondo regolamento" dopo un anno ti rendi conto che perdi più tempo a star dietro a loro che a costruire, tanto la battaglia la spostano sul "decido io punto" zzo fai?
Ti commissariano di fatto senza nemmeno avere il coraggio di farlo come prevede il regolamento (non si poteva, non c'erano appigli...) Mi commissari perchè faccio la politica che puntualmente mi ripete Ferrero e nei modi giusti e nei luoghi deputati? perchè non concepisco una coalizione con ANTIABORTISTI FINIANI E UDC? Beh, difficile. Allora visto che uno non ha ragione, se la piglia. Perchè dovevano sprecare tempo con una riunione?

Frosinone ha il comitato no debito, nato in questo lasso di tempo per iniziativa soprattutto del circolo... (come il prc nazionale sta nel no debito nazionale, il locale costruisce il locale... per cui niente di fantascentifico) non dico il supporto del provinciale, che pure è fatica, ma guarda caso nemmeno la presenza dei "minivertici".QUI PRODEST? E perchè? A chi dava fastidio un comitato anti Monti?  boh.

C'è un limite al pelo sullo stomaco. Per fortuna, esistono altre realtà dove puoi fare politica e dove la parola "compagni" e "comunismo" ha un senso. Ma soprattutto che non ti tolgono i metodi democratici per farla la battaglia politica. Qui non c'era più nemmeno l'agibilità politica. Realtà che siano altri circoli prc se sei apolide come me e che quindi puoi spostare il fare politica altrove restando comunque sul punto lì, o che siano altri luoghi per i compagni (e amici e fratelli ) che sono usciti.

Questo era un ottimo gruppo, posso anche dire un ottimo circolo, visto che gli altri non si sono più visti da quando è passata (a maggioranza) la linea del circolo che dava fastidio a qualcuno, resta un ottimo collettivo di compagni che lavorerà insieme, a prescindere dalle collocazioni (movimento, partito o senza tessere) uniti come sempre, battibeccando sulle virgole, ma con l'orizzonte chiaro e sapendo di avere davanti persone di onestà specchiata. Di questo io sono sicura, certe strade si continua a farle comunque insieme come si fa con tutti voi, sempre.




La pillola rossa e la pillola blu

Convegno a Frosinone, salone di rappresentanza
dell'amm.ne prov.le - 26 maggio 2012 ore 9

La natura dell’euro:
la pillola rossa o la pillola blu

Il sito ecodellarete.net ha organizzato un convegno dedicato ai temi dell’Euro e dell’Unione europea, che si svolgerà a Frosinone, sabato 26 maggio, nel Palazzo della Provincia, Piazza Gramsci 1. Il convegno inizierà alle ore 9. Dopo la sospensione per il pranzo, riprenderà alle ore 15.
Il titolo –  "La natura dell'euro: la pillola rossa o la pillola blu" – strizza l'occhio al film Matrix, citando una delle scene più famose, quella nella quale Morpheus, il capo della resistenza, offre a Neo la possibilità di scegliere tra due opzioni: conoscere la verità, con tutto il carico di dolore e sofferenza che ciò comporta, oppure continuare a "vivere dentro Matrix".
Saranno relatori Alberto BagnaiStefano D’AndreaSergio Di Cori ModiglianiGioele MagaldiMoreno Pasquinelli, Piero Valerio.  

Presenterà il convegno Fiorenzo Fraioli di Eco della rete. ModereràMassimo De Santi.

La situazione nell'eurozona sta virando verso il peggio. E' ormai chiaro a tutti che il progetto deve essere ripensato in profondità, sia sul piano economico che su quello politico. Sul piano economico (trattato di Maastricht) l'aver rinunciato ai meccanismi di aggiustamento macro-economico assicurati dal cambio flessibile tra le monete nazionali, imponendo come vincolo esterno l'adesione a una moneta unica, non ha prodotto la mitica convergenza dell'inflazione promessa dagli economisti liberisti-monetaristi. La situazione è aggravata dal fatto che la BCE, nell'architettura europea, è un'entità indipendente dal potere politico, cioè dal voto dei cittadini. Sul piano politico il trattato di Lisbona ha preso il posto della promessa costituzione europea, ripetutamente respinta in numerosi referendum. L'escamotage di rinunciare alla stesura di una Costituzione, ripiegando su un semplice trattato, ha consentito la sua approvazione attraverso votazioni solo nei parlamenti nazionali. Il trattato di Lisbona sottrae sovranità agli Stati europei, per devolverla a istituzioni talmente poco democratiche che qualcuno ha potuto affermare che, se un paese con una costituzione come quella delineata in quel trattato chiedesse di entrare, la sua richiesta dovrebbe essere respinta.


28 maggio 1962 un momento da ricordare

Angelino Loffredi


Il piazzale antistante il saponificio alle ore 19,45 del 28 maggio 1962 è stato sgomberato. La parte 

inferiore della città è sovrastata da una nuvola di fumo, tanti sono i colpiti, gran parte medicati nell’ambulatorio di Nazzarena e Francesco Panfili. Le forze dell’ordine dovrebbero registrare che non esistono pericoli di un “ assalto “ al saponificio, pertanto, dovrebbero rientrare nei ranghi, invece senza alcun motivo incominciano a sparare.
A 50 anni di distanza può apparire incredibile quello che stiamo scrivendo ma è andata proprio cosi e faremo del tutto per ricostruire gli avvenimenti mettendo in evidenza i momenti drammatici e più significativi.
Pur colpiti selvaggiamente, i tantissimi cittadini non si disperdono ma rimangono raggruppati in tre aree: in Piazza Berardi; in località Borgata e via San Francesco.
Se ingiustificate sono state le cariche che si sono ripetute su tanti inermi cittadini, ancora di più  si dimostra criminale l’ordine di sparare. Si spara in tutte le direzioni. Non siamo in grado di documentare l’ora esatta e l’ ordine cronologico dei ferimenti  ma solo quelle dei luoghi.


Ennio Serra, velocissimo atleta della Società Atletica Ceccano, di ritorno dall’allenamento dal campo sportivo, ricorda le foglie dei platani cadere colpite dai proiettili, il fastidio proveniente dal lancio dei candelotti lacrimogeni e la necessità di ripararsi nei locali del Cral in Via S. Francesco. In particolar modo ha presente, ancora vivo nella memoria, il drammatico  momento in cui, con altri, soccorre Luigi Mastrogiacomo colpito sotto un platano, lontanissimo dai cancelli, per trasportarlo all’ambulatorio del dottor Panfili  e poi  di averlo caricato ormai senza dare segni di vita, sulla seicento del dottore per trasportarlo nell’ Ospedale di Ceccano che allora si trovava nella parte alta del paese.
Il quotidiano “ Paese sera “ qualche giorno dopo, il 30 maggio, ricordava l’operaio ucciso con questi termini:
“era stato militare durante la guerra in Grecia ma si vantava di non aver ammazzato nessuno. Pendolare, edile a Roma mentre la moglie restava tutto il giorno curva sulla terra a sradicare la gramigna dai solchi. Quando ritornava da Roma, se ancora era giorno, andava direttamente a zappare accanto alla moglie. Stavano risparmiando il centesimo per fare la casa e l’ultimo mattone lo avevano murato due anni prima: una casetta ad un piano con quattro stanzette pulite, con grandi finestre spalancate sulla campagna nella zona Pescara. Avevano raggiunto il sogno di due sposi. Da un anno lavorava da Annunziata, ritenendo questa una condizione migliore di quella precedente per il maggior tempo che aveva a disposizione. Quel giorno, o meglio quella sera, come tutte le altre, dopo il lavoro nei campi era sceso fra i suoi compagni, aveva i vestiti da contadino. Per tutta la giornata infatti era stato con le viti e con la macchina del verderame. Quando l’ammazzarono aveva indosso una camicia a scacchi colorata e un paio di calzoni neri “.
Luigi Mastrogiacomo, 44 anni, lascia la moglie Francesca Savone e due figlie: Fabrizia e Felicia  Con molta probabilità nella sparatoria è il primo ad essere colpito.
Questo era Luigi      
Vincenzo Cipriani, 24 anni, operaio della BPD di Bosco Faito, ritorna dalla fabbrica, arriva in pullman e scende alla fermata della Stazione Ferroviaria. Si incammina verso la Borgata perché in quella zona dovrebbe incontrare la fidanzata ma trova invece le forze dell’ordine che gli sparano addosso spappolandogli il fegato. Nella stessa incursione le forze dell’ordine mitragliano l’ambulatorio del dott  Filippo Apruzzese situato sul ponte della ferrovia colpendo la serranda semichiusa e feriscono all’inguine il diciottenne Vincenzo Bovieri, apprendista elettrauto, che casualmente si trovava in quel luogo. Il dottore alzando una fodera bianca va dal Colonnello Mambor, situato sul piazzale avanti i cancelli del saponificio informandolo che deve passare con un ferito per portarlo in Ospedale.
Per capire meglio la drammaticità degli avvenimenti riportiamo quanto rilasciato dal dottore “ Mentre mi allontanavo sentivo Mambor gridare ai suoi “ Basta, pazzi, basta. Fatela finita, non sparate più” Ma neanche lo sentivano. Ora sparavano in alto ma appena ebbi superato la barricata che gli operai avevano alzato ripresero a sparare a mezza aria “.

 Vengono feriti con arma da fuoco tre dipendenti del saponificio che si trovavano al di la del ponte sul Sacco in prossimità della Farmacia, allora di proprietà Ferrara: Angelo Cicciarelli, 35 anni, colpito da una pallottola al petto, Vincenzo Malizia, 42 anni, colpito alla spalla sinistra e Remo Mizzoni, 42 anni, ferito alla caviglia sinistra. Tutti e tre vengono ricoverati presso l’Ospedale di Ceccano.
Le pallottole arrivano addirittura a colpire l’officina di Riccardo Vasetti, lontanissima dal teatro di guerra.

 E’ curioso e incredibile riportare il racconto riguardante il ferimento di Francesco Celenza, 44 anni. Costui è un coltivatore diretto, animatore della Bonomiana. Ritorna con il suo automezzo carico di fieno verso casa, situata  in via Farneta. Entra nell’area della sparatoria, imprecando contro gli operai e inneggiando a Gerardo Gaibisso e alla DC, la supera e quando sta arrivando a casa si accorge di avere del sangue sulla camicia. Solo allora ricorda di aver sentito un pizzico sul petto ma di aver sottovalutato il fatto. Da cultore dell’ordine costituito, da timorato dello Stato, non va in Ospedale perché passando avanti il saponificio, teme di essere arrestato, insomma ha paura di apparire un agitatore e di essere ritenuto un colpevole. La mattina seguente febbricitante, senza forze, convinto dalla moglie, alle nove si ricovera  nell’Ospedale di Ceccano.

Il sarto Attilio Del Brocco, ventenne, è colpito da un colpo sparato a poca distanza in un vicolo di Borgo Berardi, costeggiante l’edificio della scuola elementare. Ferito alla gamba destra e soccorso da Umberto Moscato, viene caricato sulla giardinetta di quest’ultimo e trasportato all’Ospedale di Frosinone. Si ritrova per tutta la nottata nella corsia con poliziotti e carabinieri, leggermente contusi  per qualche sassata ricevuta.  Nella giornata successiva parenti e amici che vanno  a visitarlo dispensano tante contumelie e insulti ai militi ricoverati tanto da temere l’insorgere di una rissa, pertanto Del Brocco venne spostato in un’altra camera.
Con molta probabilità Del Brocco potrebbe essere stato l’ultimo ad essere ferito perché è ipotizzabile che la strada verso l’ospedale di Ceccano fosse ostruita sia da una barricata sul ponte della ferrovia e poi dalla barricata, ben più robusta, eretta alla fine del ponte sul Sacco, a fianco del cantiere Evangelisti.
Carabinieri e poliziotti hanno compiuto, armi alla mano, tante incursioni lontani dalla fabbrica. A supportarlo è la  superiora del  Manicomio, Suor Olga Visconti, che qualche giorno dopo mostra alla stampa un foro a fianco di un Crocifisso affisso all’interno della struttura.

Ci siamo limitati a riportare i dati più salienti e non ci siamo dilungati su altri  aspetti: feriti, manganellati, i trascinati a forza dentro il saponificio, selvaggiamente picchiati e poi abbandonati sull’asfalto fuori dai cancelli della fabbrica.
A rappresentare l’opera di distruzione rimane la parete anteriore della scuola Berardi interamente crivellata di colpi.

L’avvocato Sancte De Sanctis, membro della Giunta Provinciale Amministrativa, residente nella parte superiore della città, assiste dalla sua abitazione alla sparatoria. Telefona al Prefetto, il quale sentendo la descrizione degli avvenimenti e non riuscendo ad  entrare in contatto con il Questore che in quel momento si trova nel saponificio, sollecita l’avvocato a mettersi in contatto con quest’ultimo per fermare la sparatoria.. L’avvocato insieme con l’assessore comunale Peppino Masi con un pezzo di stoffa bianca alzata attraversano tutto il ponte, arrivano ai cancelli del saponificio e riportano l’ordine del Prefetto.
Non siamo in grado di documentare i termini dell’incontro. Ciò che possiamo riportare è che De Sanctis e Masi dopo l’incontro con il Questore si dirigono prima verso il gruppo che si trova su via San Francesco e poi verso il gruppo della Borgata ove c’è una presenza di giovani che ancora scaraventa sassi verso le forze dell’ordine. Sono i due che convincono a desistere  rimandando  a casa alcuni ed accompagnando  altri passando davanti ai cancelli della fabbrica riuscendo a  fermare cosi ogni contrasto.
Un ora dopo da Roma arriva l’Ispettore del Ministero, Di Lorenzo. Raccoglie notizie solo dal Questore poi e se ne ritorna a Roma.
 All’una del ventinove maggio, Annunziata e la sua famiglia vengono convinti a lasciare Ceccano. Alle ore 3 dal saponificio vengono allontanati i crumiri e portati in un residence di  Fiuggi.
Chi è che ha dato l’ordine di sparare e quali furono le necessità di arrivare ad un atto cosi estremo ?. E’ impossibile dare una risposta esauriente. A tale proposito ci limitiamo a riportare quello che scrisse Luigi Tonelli su “ L’Unità “ del 30 maggio:
“ Ci tornano in mente le parole del Tenente Colonnello Mambor colui che ha dato l’ordine di aprire il fuoco “ Ci hanno aggredito- aveva detto con un cinismo gelido che spaventava- e abbiamo sparato. Non ho potuto evitarlo: quando ho gridato di cessare il fuoco, nessuno ha rispettato il mio ordine “ Mambor è il comandante del battaglione dell’VIII Mobile che dal 16 maggio stazionava nel saponificio.
Il Ministro Taviani in parlamento dirà, in modo pappagallesco e macchiettistico, che furono gli operai ad assalire le forze dell’ordine e queste costrette a difendersi, sparando.
Presso l’Archivio di Stato di Frosinone non esistono ne la relazione del Questore che documenta i fatti ne il verbale del Magistrato che chiude l’istruttoria di tale assassinio.
Nella mattinata del 29 la salma di Mastrogiacomo si trova nella camera mortuaria dell’ospedale di Ceccano. I familiari per vegliarlo dovranno aspettare pazientemente fuori, sotto un sole cocente l’arrivo a tarda mattinata del Magistrato. Solo dopo la salma verrà messa a disposizione della famiglia e portata nella sua abitazione.
Ma non è finita. I poteri forti, lo Stato, attraverso il Prefetto  cerca di piegare il Sindaco Bovieri provando a  coinvolgerlo a tenere una cerimonia funebre privata ad evitare cioè che il funerale abbia una caratteristica pubblica. Il motivo è il solito, quello pretestuoso: l’ordine pubblico, il popolo potrebbe avere una reazione inconsulta. Bovieri resiste, non cede, telefonicamente, anzi chiede al Prefetto che nessun poliziotto, nessun carabiniere sia nelle strade di Ceccano. Saranno gli operai con le loro divise di lavoro, con un bracciale nero al braccio ad assicurare il servizio d’ordine. Parole dette cosi come si dice, a brutto muso.
Terminata la conversazione telefonica, Bovieri, al tramonto, dal comune scende al saponificio, e indossata avanti ai  cancelli indossa, entra, consegna ai guardiani l’ordinanza di requisizione del complesso industriale.
Un atto di giustizia, lo Stato finalmente dopo mesi di servilismo si riscatta, attraverso la propria cellula fondamentale e il coraggio di un sindaco dimostra di non essere vile e remissivo verso i forti.
Alle ore 10 del 30 maggio un lungo, sterminato corteo accompagna la salma di Mastrogiacomo dalla casa, situata nella zona Pescara, accompagna alla chiesa di San Giovanni e poi al cimitero. Finita la cerimonia religiosa, in Piazza 25 luglio parlano l’Avv. De Sanctis, a nome dell’amministrazione comunale e il sindacalista Macario, segretario regionale della CISL. Quest’ultimo, fra le altre cose, chiederà che la polizia non deve essere armata durante i conflitti di lavoro.
Nelle stesse ore con modalità e tempi diversi in tutta Italia le organizzazioni del lavoro unite indicono uno sciopero generale.
Ma Annunziata non cede, La fabbrica è ferma ma lui non fa marcia indietro. Il 2 giugno Amintore Fanfani, Presidente del Consiglio dei Ministri, trovandosi a Frosinone per inaugurare un tronco dell’autostrada del sole incontra una delegazione di ceccanesi. Con toni molto sicuri e decisi afferma che seguirà personalmente la situazione e la vertenza  verrà chiusa al più presto.
Il 5 giugno  la dolorosa e lunga vicenda finalmente si chiude , l’accordo viene sottoscritto. Gli operai otterranno 45 lire al giorno in più. Questa volta l’arrogante padrone delle ferriere non ha trovato sulla sua strada la protezione necessaria.
Senza avere documenti alla mano ma leggendo i giornali dell’epoca, possiamo ipotizzare che tale sbocco è legato al clima politico esistente. L’uccisione di Mastrogiacomo diventa un caso nazionale e la sua morte viene sempre accompagnata alla richiesta di disarmo della polizia nei conflitti di lavoro. Fanfani e Nenni impegnati a formare un governo di centro sinistra non possono mantenere  un clima cosi acceso attorno ad una vicenda su cui anche nelle organizzazioni cattoliche si chiede una positiva e rapida chiusura.
 Si, si chiude. Annunziata non più protetto cede ma  è pronto a riprendere il bastone di comando. In giorni di dolore e di soddisfazione  nessuno è in grado di prevedere gli sviluppi futuri. Le lotte sociali, tutte e in qualsiasi parte del mondo dimostrano  che  le conquiste e  i successi ottenuti non sono mai definitivi.
Forse  presto avremo tempo  per ricordarlo.   

Operai Ferrari in sciopero contro il nuovo contratto Fiat

Fabiana Stefanoni


Da gennaio, cioè da quando il nuovo contratto Fiat (il cosiddetto “modello Pomigliano”) è stato applicato a tutte le fabbriche del gruppo, gli operai della Ferrari di Maranello – che fa parte del gruppo - stanno rispondendo con lo sciopero prolungato dello straordinario comandato. Il nuovo contratto Fiat prevede, infatti, 120 ore di straordinario che l’azienda sta imponendo senza sconti ai dipendenti, obbligandoli a lavorare di sabato (o alla mattina presto, con un’ora di anticipo rispetto all’inizio del turno), in cambio di pochi euro di aumento in busta paga.
 
Il fallimento di Fabbrica Italia
Il fallimento di Fabbrica Italia – il piano industriale del Lingotto - è un dato di fatto. Quando è stato lanciato nel 2010 il presidente del gruppo, John Elkann, e l’amministratore delegato Sergio Marchionne lo hanno definito nientemeno che “il più straordinario piano industriale che il Paese abbia mai avuto” e “una grande opportunità per posti di lavoro in Italia”. Queste le parole. I fatti sono diversi: chiusura di Termini Imerese, della Fiat Cnh di Imola, della Irisbus di Avellino, dell’Alfa di Arese, di Chivasso e di altri stabilimenti del gruppo Fiat o dell’indotto.
Non solo. Più del 50% degli operai del gruppo Fiat è stabilmente in cassa integrazione. Da ultimo, il Lingotto ha annunciato che anche i 5400 dipendenti di Mirafiori tra giugno e luglio andranno per la prima volta in cassa. Tutto questo mentre le assunzioni nella “nuova” Fiat di Pomigliano procedono col contagocce (con una selezione del personale, concordata tra azienda e sindacati filopadronali, che esclude gli attivisti sindacali ritenuti scomodi). E’ evidente che la strada intrapresa dal Lingotto è quella della definitiva chiusura in Italia per trasferire la produzione all’estero (Serbia, Polonia, Brasile, Usa): questo dopo aver ricevuto enormi finanziamenti dallo Stato!
 
M&M (Monti e Marchionne)
Con la “riforma” del lavoro di Monti e Fornero e lo smantellamento dell’articolo 18 gli operai in cassa integrazione si trasformeranno molto presto in licenziati “per motivi economici”. Mentre scriviamo, ci arriva la notizia che proprio in Ferrari un operaio licenziato, Fausto Buttitta, è stato reintegrato dal giudice: è uno scenario che, se la “riforma” passerà, potrebbe non ripetersi mai più. Ciò che è scandaloso è che, di fronte alla prospettiva dello smantellamento di un diritto elementare, la Camusso e la burocrazia del più grande sindacato italiano, la Cgil, abbiano rinunciato allo sciopero generale sostituendolo con una ridicola e innocua passeggiata il 2 giugno.
Si sta per aprire una stagione di licenziamenti di massa (come se non bastassero quelli già in corso) e Camusso, Bonanni e Angeletti propongono una parata... in occasione della festa della Repubblica! Gli scioperi territoriali di Fiom e Cgil dimostrano che i lavoratori sono disposti a scioperare e a scendere in piazza: ma la burocrazia, esattamente come Monti, teme lo sciopero generale perché ha paura che gli sfugga di mano. Le immagini delle masse oceaniche dello sciopero generale in Spagna del 29 marzo hanno fatto il giro del mondo. Bonanni, Angeletti e Camusso sanno che una forza d’urto di tal fatta non sarebbe funzionale al loro progetto: restare seduti al tavolo della concertazione per cercare di strappare qualche briciola al governo al fine di conservare i privilegi delle loro burocrazie. Quella degli scioperi territoriali separati per categoria e delle innocue parate è una strada fallimentare, che trascina verso la sconfitta tutta la classe lavoratrice: oggi i capitalisti si tengono strette persino le briciole e l’unica cosa che sono disposti a concedere sono tagli dei salari, licenziamenti, peggioramento delle condizioni di lavoro.
 
Il nuovo contratto Fiat anche in Ferrari
L’unico obiettivo raggiunto da Fabbrica Italia è stato quello di peggiorare le regole contrattuali, aumentare lo sfruttamento e diminuire i diritti individuali e sindacali. Il nuovo contratto Fiat, che è in vigore da gennaio in tutti gli stabilimenti del gruppo, prevede una riduzione dei diritti e un aumento del carico di lavoro: dall’aumento delle ore di straordinario obbligatorio e dalla mancata retribuzione della malattia fino all’esclusione dalla rappresentanza in fabbrica di tutti i sindacati non firmatari. Il contratto è stato applicato in Ferrari (che fa parte del gruppo Fiat), nonostante qui sia stato bocciato persino nel referendum-farsa promosso dai sindacati complici dalle stesse rsu di Fim e Uilm. Cioè è avvenuto perché la Ferrari è stata, tra le fabbriche del gruppo, quella che ha dato vita, lo scorso autunno, all’opposizione più dura al nuovo contratto. Sono state decise in assemblea e proclamate dalla rsu interna 40 ore di sciopero, che hanno messo in grossa difficoltà l’azienda e i sindacati complici.
Oggi, mentre negli altri stabilimenti Fiat dilaga la cassa integrazione, l’azienda sta obbligando gli operai a svolgere, quasi tutte le settimane, ore di straordinario comandato: un lavoro straordinario pesante per questi operai che svolgono un lavoro massacrante su turni (il primo turno inizia alle 5 del mattino) ma allo stesso tempo leggero nelle buste paga. Gli operai Ferrari, infatti, producono auto di lusso costosissime ma percepiscono poco più di mille euro al mese.
E’ per non arrendersi al nuovo contratto Fiat che gli operai, dall’entrata in vigore dello stesso, hanno dato vita ad un’azione di sciopero ad oltranza dello straordinario comandato: per rispondere all’azienda che spreme le vite degli operai (mentre mette in cassa integrazione migliaia di lavoratori in altre fabbriche) la Confenderazione Unitaria di Base (Cub) sta proclamando a Maranello lo sciopero di tutte le ore di straordinario. E’ uno sciopero dall’importante valore simbolico, che rimanda alla necessità dell’unità di lotta tra gli operai di tutti gli stabilimenti Fiat e che speriamo possa estendersi a tutti gli stabilimenti del gruppo dove viene applicato lo straordinario obbligatorio.
Solo la lotta paga!
 

Ribelli

Luciano Granieri

 Il messaggero nell’articolo di ieri ci definisce ribelli. E’ una definizione corretta   se si considera la nostra azione di ribellione  alle ferree logiche  elettoralistiche che hanno vanificato ogni nostro sforzo di promuovere una proposta politica e programmatica, basata sul rispetto della dignità della persona umana, sia sul nostro territorio, nella recente campagna elettorale, che a livello nazionale. Avremmo preferito rivolgere il nostro conflitto verso i signori della finanza e della rendita fondiaria che nella nostra città trovano sempre rappresentanti politici disposti a servirli. E’ successo nelle ultime tre consiliature targate centro sinistra, accadrà ancora di più in questa nuova amministrazione di centro destra guidata da Nicola Ottaviani. Proprio gli steccati imposti dal nostro ex partito ci hanno impedito, così come avremmo voluto e così come sarebbe stato necessario, di produrre un’azione incisiva e rivoluzionaria contro il liberismo imperante padrone unico anche nella nostra città. E’ doloroso ribellarsi a chi in linea teorica dovrebbe pensarla  come te, è doloroso rivoltarsi contro coloro i quali dovrebbero essere la base di appoggio su cui costruire la propria alternativa politica. Ma è necessario se proprio i tuoi compagni costituiscono il primo e più difficile ostacolo al conflitto. Dunque siamo ribelli su tutti i fronti, sul fronte interno contro la forma partitocratrica propria anche di Rifondazione che lega le mani e toglie l’aria, ma soprattutto sul fronte esterno della lotta sociale contro la svolta ancora più autoritaria che le elezione a sindaco di Nicola Ottavini hanno imposto a Frosinone. In campagna elettorale abbiamo vissuto di stenti e di patimenti, stenti e patimenti imposti anche dall’esiguo supporto fornito dal nostro partito, stenti e patimenti che siamo disposti a sopportare anche in misura maggiore nel prosieguo della nostra attività politica che si dispiegherà più forte e aspra di prima  convinti di trovare nel nostro percorso nuovi compagni disposti a dividere con noi GLI  STESSI STENTI E  PATIMENTI.

giovedì 24 maggio 2012

Premio Roberto Cocco edizione 2011-2012

Claudio Martino


Per domani, venerdì 25 maggio 2012, con inizio alle ore 11, presso la Villa Comunale di Frosinone, è prevista la premiazione del concorso “Premio Roberto Cocco per la sicurezza e l’educazione stradale” (edizione 2011-2012).
Nella stessa mattinata, prima della premiazione (a partire dalle 9.30 circa), con la presenza dell’ispettore superiore della Polizia locale di Frosinone Pietro Giannitti come giudice di gara, si scontreranno, tra di loro, per il primo ed il secondo premio della sezione “Quiz” del Premio Cocco, le due classi che, all’interno del secondo circolo didattico di Frosinone e della scuola media “Frosinone tre” si sono meglio classificate.

mercoledì 23 maggio 2012

Fuoriusciti

                                                       COMUNICATO STAMPA


Il comunicato che segue era stato preparato prima del turno di ballottaggio,  ma è stato inviato solo adesso perchè il nostro senso di responsabilità e la nostra correttezza politica  ci hanno  imposto di non creare disturbo alla competizione elettorale ancora  in corso. Ci dispiace, nonostante tutto,  che il risultato del ballottaggio e le successive vicende giudiziarie che hanno coinvolto Michele Marini, abbiano confermato la coerenza della nostra scelta.  Sarebbe stato quantomeno  imbarazzante trovarci ad appoggiare un sindaco inquisito. E i nostri compagni di Sel come avrebbero potuto più parlare di "codice etico"? Ribadiamo comunque che mai come in questo frangente ci dispiace aver  avuto ragione.
                                                                                      

Penso che la politica non consista  nell’ adattamento ai rapporti di forza e  all’ ideologia dominante , ma nel lavoro per modificare la realtà e la sua rappresentazione simbolica. Come ha fatto il Partito Comunista Italiano, che non verrà ricordato per gli anni del governo di unità nazionale ma per la gigantesca trasformazione sociale politica e culturale che - dall’ opposizione – ha contribuito a determinare nel secondo dopoguerra”. Questo è quanto afferma il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero in un recente articolo comparso su il quotidiano “il manifesto” Queste  parole sono da noi condivise pienamente, sembra invece che la nostra segreteria provinciale in base alle ultime vicende relative al secondo turno di ballottaggio per le amministrative a Frosinone sia distante anni luce da tali concetti.  All’inizio della campagna elettorale l’alleanza  di Rifondazione con Sel e Frosinone BeneComune  a sostengo della candidata a sindaco Marina Kovari  e il programma  basato sulla netta presa di distanza sia dal centro sinistra che dal centro destra, venivano  completamente avallati e approvati  dalla segreteria provinciale. In sede di ballottaggio fra Michele Marini e Nicola Ottaviani  la lista di Rifondazione e il circolo cittadino, in continuità con quanto espresso al primo turno ribadiva pubblicamente la sua posizione: né con il centro sinistra né con il centro destra, ovvero né con Marini né con Ottaviani.  In questa fase però  la direzione provinciale , sconfessava l’operato della sezione cittadina del partito e della lista che aveva concorso  alle elezioni . A seguito della partecipazione ad una riunione  indetta da dirigenti provinciali di altre forze politiche, che fino a poche ore prima erano nostra avversarie, a parte Sel,  la direzione provinciale di Rifondazione Comunista  firmava un comunicato congiunto  con queste forze, nel  quale invitava i propri elettori e militanti a votare al ballottaggio  il sindaco uscente Michele Marini  in quanto espressione di una coalizione di centro sinistra.  Giudichiamo  tale atteggiamento oltre che irriguardoso e palesemente contraddittorio, anche di totale insipienza politica se non di  malafede verso i propri elettori. Infatti  posto che, folgorati sulla via dell’INTERESSE particolare, si sia voluto appoggiare Michele Marini, ignorando bellamente quanto prima sostenuto, il messaggio utilizzato per comunicare la decisione sia stato di totale sprovvedutezza. Sarebbe stato molto più coerente , spiegare il proprio sostegno  al sindaco uscente ritenendolo più presentabile come persona ,  e più incline all’ascolto e ad una maggiore apertura verso i cittadini,  rispetto al suo avversario Ottaviani, anziché  far passare la panzana che i partiti a sostegno del sindaco uscente come l’Udc, Fli,  Cristiano popolari, oltre al Pd che a livello  nazionale appoggia il governo ultraliberista del Prof. Monti avversato dal nostro partito ,  fossero aggregazioni di centro sinistra.  Riteniamo l’atteggiamento tenuto dalla segreteria Provinciale del tutto lesivo verso il partito della Rifondazione Comunista e della grande dignità storica che il suo simbolo esprime. Riteniamo che la nostra segreteria provinciale guidata da   Ornella Carnevale  abbia avvallato una politica “di adattamento ai rapporti di forza  e non orientata al lavoro per cambiare la realtà e la sua rappresentazione simbolica”  cioè l’esatto contrario di quanto espresso dal segretario nazionale Paolo Ferrero. Questo episodio è l’ultimo e il più grave  di  tanti altri che hanno visto protagonista, non solo la segreteria provinciale ma anche  altri organi direttivi, regionali e nazionali  tesi a  rendere  difficile la vita del circolo Carlo Giuliani di Rifondazione Comunista di Frosinone il quale,  a seguito di un profondo cambiamento degli organi direttivi e grazie all’ingresso di nuovi iscritti aveva connotato la sua politica verso modalità più radicali pur  sempre in linea con i programmi del partito . Ricordiamo   i  tentativi di sovvertimento del risultato  congressuale  del circolo che vide  vincente la mozione minoritaria e livello nazionale, ricordiamo ancora  il quasi  sabotaggio  di una campagna elettorale, sovvenzionata con la miseria di 500 euro,  perché non proprio  in linea con i desiderata occulti della dirigenza che avrebbe auspicato  un accordo con il centro sinistra frusinate  se questo non si fosse disgregato sotto il peso delle inchieste giudiziarie.  Analizzando questi fatti abbiamo tratto la conclusione  che la dirigenza provinciale, ma anche regionale e nazionale del partito della Rifondazione Comunista, non tiene in gran conto i circoli cittadini  se questi non si adeguano  al  metodo per cui in piazza si dicono cose  che puntualmente vengono sconfessate quando si tratta di partecipare alle elezioni. Ci rendiamo conto che la sciagurata congrega della Federazione della Sinistra, nella quale  Rifondazione è confederata  con i Comunisti Italiani ed altri sedicenti movimenti di sinistra, indigesta alla maggior parte degli iscritti,  è una operazione posticcia  ordita per  rientrare in parlamento e riappropriarsi  del finanziamento pubblico (oggi si chiama rimborso elettorale). Abbiamo preso atto con rammarico  che il partito in cui militavamo è un comitato d’affari elettorale come gli altri. Dunque questa  esperienza non ci interessa più. In una situazione grave come quella di oggi non ci possiamo più permettere di perdere tempo dietro a strane alchimie, a miseri  giochetti di potere e ripicche personali . Riteniamo quindi necessario uscire dal partito per tornare a parlare di politica nelle piazze con la gente, per essere liberi di promuovere la nostra idea di società basata sulla solidarietà, sulla condivisione sociale, in poche parole L’IDEA DI UNA  SOCIETA’ COMUNISTA.

Andrea Cristofaro (segretario del circolo)
Luciano Granieri (direttivo del circolo)
Maria Lucia Giovannangelo
Giuseppina Sannai
Samuel Cristofaro
Barbara Torre
Valentina Campoli
Giuseppe Antonio Cristofaro
Viktoriya Doroshenco
Alfio Pandozzi
Giuseppe D’Alessandris
Anna Segneri


C'era una volta il Prc...ed era un partito di lotta e di speranza

LETTERA APERTA AL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA, FEDERAZIONE DI FROSINONE, REGIONALE LAZIO, NAZIONALE,

da compagni del circolo Carlo Giuliani di Frosinone (segretario del circolo con tutto il direttivo ed altri compagni iscritti al circolo)





Gli eventi succedutisi in Italia nell’ultimo anno (il modello Marchionne, l’attacco ai diritti dei lavoratori, la caduta del governo Berlusconi, la scelta del parlamento italiano di abdicare dalle sue funzioni politiche a favore del governo delle banche, la vicenda della Tav, Fincantieri, l’attacco all’articolo 18…..) hanno determinato un forte cambiamento nella società italiana, finita definitivamente, con la complicità del presidente della Repubblica e del parlamento intero, alla mercè del potere finanziario della BCE e del FMI. La situazione sociale ed economica che si è venuta a creare ha creato le condizioni ideali per la costruzione di un vero polo di sinistra e comunista alternativo a quel centrosinistra che si sta rendendo responsabile dell’attuazione in Italia di quella macelleria sociale imposta dalla BCE e preparata dal governo Monti. Ma la strategia del Prc durante questo periodo è risultata insufficiente ed ambigua: è stato affrontato un congresso nel quale le correnti maggioritarie del partito hanno imposto un documento che ormai era superato dai fatti, tanto che durante il congresso nazionale la linea della maggioranza si è dovuta adeguare, screditando di fatto il documento che aveva vinto il congresso: non più alleanza democratica con chi ci sta per sconfiggere Berlusconi, ma una imprecisata opposizione al governo Monti: diciamo imprecisata perché da un lato si proclamava l’opposizione al governo e dall’altra si rivendicavano alleanze a livello locale con coloro che appoggiano il governo stesso. E rimaneva la forte contraddizione della Federazione della Sinistra, soggetto questo che aumenta non di poco le incongruenze del messaggio politico che viene dal Prc: non si può concepire un soggetto politico dal quale provengono quotidianamente posizioni politiche differenti ed anche opposte fra loro, da parte dei soggetti in esso federati. E’ evidente che il Prc più che lavorare per costruire un forte soggetto di sinistra che diventi punto di riferimento per le lotte contro il sistema della BCE e del FMI e per proporre una via di uscita dal capitalismo, sta lavorando per coltivare alleanze ed equilibri con i partiti che stanno appoggiando Monti, giustificando tale appoggio come un errore di percorso. E così si organizza la manifestazione nazionale della Fds contro il governo, dimenticandosi che dappertutto in Italia, tranne che in rari e lodevoli casi, il Prc e la Fds si sono presentati alle elezioni in alleanza proprio con partiti che appoggiano il governo Monti. Le incongruenze della strategia del partito infatti sono puntualmente emerse durante le ultime amministrative. In 23 comuni capoluogo su 26 il prc (o la fds a seconda dei casi) si è presentata in coalizione con il centrosinistra. In tanti casi il centrosinistra era allargato all’Udc e al terzo polo. A Frosinone, coerentemente con la strategia portata avanti nell’ultimo anno, forte anche dell’aumento di iscritti attratti dalla linea politica intrapresa, il circolo Carlo Giuliani ha lavorato per presentarsi alle elezioni al di fuori di quel centrosinistra che niente di buono ha fatto per la città di Frosinone, centrosinistra rimasto oltretutto invischiato in diverse indagini giudiziarie per vicende di corruzione e sospetto di collegamenti con la camorra. Sono stati evidenti i tentativi di boicottare la nostra azione da parte della segreteria provinciale, con frequenti intromissioni dall’esterno da parte della segreteria regionale. Emblematica la situazione venutasi a creare dopo la nostra fuoriuscita dalla maggioranza del comune di Frosinone per motivi politici, con il consigliere che continuava a fare riunioni di maggioranza e ad appoggiare la maggioranza, godendo fra l'altro dell'appoggio della dirigenza provinciale che ha fatto in modo che la condanna di tale comportamento da parte del collegio di garanzia provinciale non fosse presa in considerazione. La segreteria provinciale (pensiamo volutamente) non ha convocato nessun Cpf che avesse all'ordine del giorno le elezioni di Frosinone, ma ha preferito partecipare ai tavoli del centrosinistra insieme al terzo polo e a quelli della fds, senza cercare un dialogo con il circolo, che invece alla luce del sole stava preparando le amministrative dialogando con vari soggetti della sinistra Frusinate. Come era prevedibile la Fds si è frantumata, con il Pdci che ha messo un candidato nella lista civica di un candidato a sindaco che aveva anche l’appoggio della destra di Storace, e così la nostra segreteria provinciale, avendo fatto fino a quel momento solo un’azione di attesa su ciò che facevano gli altri, è rimasta senza interlocutori e senza una linea a pochi giorni dalla presentazione delle liste. Ha quindi ha dovuto appoggiare la nostra linea politica, rinfrancata comunque dalla scelta di Sel di rompere con il centrosinistra e unirsi al nostro percorso, e finalmente è stato convocato un cpf che prendesse una decisione in merito. Tutto è bene ciò che finisce bene? No, perché qui cominciano gli intoppi: per le amministrative di un comune capoluogo dal regionale arriva un contributo in soldi pari a 500 euro. Ciò la dice lunga su quanto il regionale abbia interesse a finanziare una lista che non è alleata con l’amato Pd: basti pensare al fatto che per il pullman organizzato per la manifestazione del 12 maggio il regionale ha elargito alla federazione di Frosinone 500 euro. Quindi per il regionale la nostra campagna elettorale vale quanto il pullman per la manifestazione di Roma: e questo è tutto dire. Ciò che rimane comunque inaccettabile è l’atteggiamento della segreteria provinciale che per il ballottaggio si affretta a dimostrare la fedeltà al centrosinistra prima con un comunicato congiunto con Sel-Idv-Prc-Pdci-Pd e poi partecipando ad una riunione in cui si sancisce la nuova alleanza di centrosinistra allargata a Udc,Cristiano Popolari e Terzo Polo. Piccolo particolare: il circolo aveva fatto un comunicato in cui si dichiarava né con il "centrosinistra" (Pd-Udc-CristianoPopolari-TerzoPolo), né con il centrodestra al ballottaggio. Ora ci chiediamo: chi ha preso la decisione di appoggiare Pd e i suoi alleati di destra? Non è stato svolto nessun Cpf, e a noi risulta che l’unico organismo che poteva prendere una decisione di tal portata fosse proprio il cpf. Quindi è stata la segreteria provinciale a decidere la cosa: e per quale motivo non è stato contattato il circolo? Quali sono le impellenti necessità che spingono il Prc provinciale a dimostrare con tanta solerzia la propria fedeltà al centrosinistra? E ricordiamo che qualche giorno prima era uscito un comunicato della Fds regionale che ribadiva l’appoggio al ballottaggio a tutti i candidati del centrosinistra: è quindi la Fds regionale che detta la linea del Prc? Anche quando alle elezioni, come a Frosinone, la Fds non è presente? E quando, ricordiamo, il regionale non avrebbe nessun potere decisionale in quanto le elezioni comunali sono di pertinenza esclusivamente dei circoli e del provinciale? Tanto per completezza di informazione, è notizia delle ultime ore che il candidato a sindaco del Pd-Udc-TerzoPolo-CristianoPopolari, che ha appena perso il ballottaggio nonostante l'entusiasta appoggio della nostra segreteria provinciale, è indagato per corruzione, per aver favorito alcuni imprenditori nella gara d'appalto per l'adeguamento di un'importante arteria stradale di Frosinone, del valore di diverse decine di milioni di euro.Non è accettabile da parte della dirigenza del partito un comportamento così arrogante nei confronti dei compagni che lavorano nei territori e allo stesso tempo così subalterno e remissivo alle istanze che provengono dal regionale: la nostra natura ci spingerebbe come abbiamo sempre fatto a lottare per far valere le nostre ragioni, ma siamo stanchi, e non lo facciamo. Se avessimo alle spalle un partito con una linea precisa e coerente, probabilmente saremmo ancora in prima linea dentro il Prc, ma purtroppo questo partito non esiste, e i compagni attivi localmente si ritrovano spesso a diventare merce di scambio per assicurare equilibri nelle trattative del partito con le segreterie provinciali e regionali dei partiti di centrosinistra, in obbedienza a mere logiche di spartizione di finanziamenti e di poltrone, che con la politica non c'entrano niente. Non ha più senso per noi lottare contro i mulini a vento dentro il Prc scontrandoci con quella mediocrità ottusa che lo sta portando alla rovina e di cui siamo ormai stufi. Da questo momento non facciamo più parte del Partito della Rifondazione Comunista.



Frosinone, 22-05-2012



Andrea Cristofaro (segretario del circolo)

Luciano Granieri (direttivo del circolo)

Maria Lucia Giovannangelo

Giuseppina Sannai

Samuel Cristofaro

Barbara Torre

Valentina Campoli

Giuseppe Antonio Cristofaro

Viktoriya Doroshenco

Alfio Pandozzi

Giuseppe D’Alessandris

Anna Segneri


La compagna Laura Scappaticci, membro del direttivo del circolo, avendo vissuto in prima persona le vicende su descritte, condivide il documento nella parte che denuncia le ingerenze e le manovre poco democratiche della segreteria provinciale. Non ritenendo comunque che questa situazione sia specchio di tutto il partito ma solamente un’anomalia locale, in solidarietà ai compagni firmatari del documento si dimette dal direttivo del circolo ma non esce dal prc.






Sgurgola il turismo dell'immondizia

 Olga Kozarova (presidente del Circolo Legambiente Monti Lepini Sgurgola)

Sgurgola è un paese che, mentre cerca il riscatto nel turismo, offre i cassettoni con i rifiuti. Ma noi il turismo dell’immondezzaio NON lo vogliamo! I tempi stanno cambiando. Lentamente, ma qualcosa si sta muovendo in tutto il territorio della Valle del Sacco. Tanti paesi sono passati alla raccolta differenziata porta a porta, hanno tolto i cassettoni dalle strade e cercano di rieducare i cittadini verso un nuovo comportamento ambientale. Si fa fatica, ma con mille difficoltà si cerca di andare avanti. A Sgurgola non si è iniziato per niente. I furbetti dei paesi limitrofi fanno le gite nel nostro paese per riempire i cassettoni con la loro mondezza…nulla di più facile! Così stiamo diventando la meta turistica per la gente incivile e furba. Il nostro incontro di sabato era già il secondo di questo tipo. Il primo si è svolto a novembre. In entrambe le occasioni ha partecipato, su nostro invito, il primo cittadino di Sgurgola. Abbiamo rivolto a lui le nostre richieste di far cambiare il ciclo della raccolta dei rifiuti nel nostro paese. Dopo sei mesi nulla è cambiato, così ci siamo permessi di preparare una stima dei costi del sistema porta a porta a Sgurgola e l’abbiamo consegnata al Sindaco. Ringrazio l'avvocato Teofilato di CODICI, la quale nel suo intervento ha riportato l'attenzione alla problematica dell’amianto; ringrazio i ragazzi dell'UGI di Colleferro, che hanno dato una testimonianza di come i giovani non sono sempre passivi, e lottano concretamente per costruirsi un futuro migliore. Anche l'intervento di Rosa Maria di RETUVASA è stato essenziale. Ha fatto notare la gravità dello sciagurato progetto Piano rifiuti Lazio della giunta Polverini, che è un altro attacco alla Valle del Sacco ed alla salute dei suoi abitanti. Ci rendiamo sempre più conto che bisogna partire dal basso e dare più informazioni possibili alla popolazione, ma in modo molto semplice. Poiché noi tutti siamo produttori di rifiuti, bisogna rieducare le persone alla raccolta differenziata. Occorre spingere le amministrazioni locali per metterci nelle condizioni di poterlo fare, e di conseguenza proteggere il territorio dalle scelte sciagurate tipo inceneritori e discariche. Il lavoro è lungo e a volte sembra di parlare con un muro. Ma per noi è importante il dialogo con i cittadini. Lo scopo dell’evento INCONTRIAMOCI (che è un proseguimento delle nostre altre iniziative) è di far capire che i rifiuti sono un problema grave del presente ma anche del futuro; vogliamo svegliare le coscienze dei singoli e chiedere politiche diverse nella gestione territoriale. Toccando con mano la realtà quotidiana ci rendiamo conto che queste tematiche così banali e ovvie tante volte sono sottovalutate. Continueremo la nostra campagna di sensibilizzazione e, insieme con i comitati e le associazioni del territorio, porteremo avanti la battaglia contro quelle politiche che mettono a rischio il futuro dei nostri figli. 

martedì 22 maggio 2012

Ringraziamenti

Francesca Bucciarelli



COMUNICATO PRC


A nome del circolo 5 aprile di Ceccano voglio dire grazie a tutti i cittadini che hanno fatto in modo che la sinistra vincesse con un riultato così netto. Ringraziamo il nuovo sindaco di Ceccano Manuela Maliziola che durante questa difficilissima campagna elettorale non si è risparmiata, ha fatto assemblee, comizi, porta a porta senza tregua con entusiasmo e competenza. I miei ringraziamenti personali vanno a tutti i compagni che hanno collaborato durante questi duri mesi e i miei auguri vanno al Consigliere Umberto Terenzi che, sono certa, saprà onorare il compito che gli è stato affidato dai cittadini con l’impegno e la passione che lo hanno sempre contraddistinto. Oggi ha vinto la politica, ha vinto la sinistra e i principi della sinistra come la difesa dei beni comuni ( acqua, sanità, scuola..) dei diritti dei lavoratori, dell’equità sociale. Hanno vinto i contenuti, i programmi contro una destra che ha dimostrato di non avere altro oltre l’arroganza, senza proposte concrete per la città e che ha basato la propria campagna elettorale solo sul binomio “vecchio” “nuovo”, argomento che si è verificato essere poco convincente al quale i cittadii non hanno dato credito. Da subito saremo a disposizione, come abbiamo sempre fatto, per collaborare alla formazione della nuova Giunta che accompagnerà Manuela Maliziola durante il suo percorso mettendo a disposizione le nostre competenze e capacità.

Grilletti

Giovanni Morsillo


Populismo: è la parola più usata ed abusata di questa tornata elettorale. Non che sia nuova, ma stavolta ha assunto la funzione di barriera, peraltro assai inconsistente, contro il consenso montante ai candidati del movimento di Beppe Grillo. E di populismo ce n'è a bizzeffe nei suoi comizi-show, dagli insulti da caserma alle maggiori cariche istituzionali fino al miscuglio indefinito di geniali banalità servite in contenitori assai opachi dove tutto fa insalata. Ambiente, disoccupazione, corruzione, informazione, tutto un brodone senza capo né coda, che sguazza nella confusione, la accresce e se ne nutre. Fin quando dura, sarà il nuovo mantra del maldestro "rialzare la testa", la farsa di un nuovo che avanza, ma che in realtà non muove un passo dal vecchio lamentoso "dagli all'untore" cui siamo abituati dalla storia di tutte le repubbliche che abbiamo attraversato. Era già successo con la Lega, ci hanno messo una ventina d'anni (sempre questo Ventennio, fosse un problema di cabala?) ma sono crollati su sé stessi.
Non che le classi dirigenti che si sono succedute non meritino il ludibrio, anzi! Ma esse vanno combattute e possibilmente battute proprio per difendere le istituzioni che hanno occupato ignobilmente e farle funzionare secondo gli scopi per cui furono ideate, non per demolirle e sostituirle con le chiacchierate e le invettive via web. Ma cosa farà il Movimento lo vedremo, non è questo il punto oggi, checché ne pensi Rosy Bindi.
Quello che importa adesso è fare il punto sullo stato dell'arte, non tanto per fotografare quanto accade nel corpo elettorale (che poi corrisponde ai contirbuenti, ai lavoratori con o senza lavoro, ai genitori degli studenti, ai figli degli anziani abbandonati, ecc. ecc.) quanto per capire se i relitti oggi aggrappati ai seggi parlamentari, alle segreterie di partito, alle dirigenze locali e nazionali dello stato e dell'economia abbiano chiaro il rischio.
Vogliamo essere chiari: Beppe Grillo è un matto, un guitto della migliore tradizione (Dario Fo ci ha insegnato a declinare questi termini nella loro accezione più nobile, e così li pensiamo per Grillo); un comico simpatico che imita i politici millantando di essere il nuovo mentre ripete le stesse cose da oltre quarant'anni. E' un matto, quindi, ma un matto buono, divertente, non è un violento né un golpista. Ma i suoi elettori, da quanto si sente in giro (dagli analisti, ovviamente, non dai giornali a pagamento) lo votano (anche) perché abbondantemente esausti da decenni di spettacoli idecenti e a caro prezzo che la "vecchia" politica ci ha propinato e obbligato ad ingerire. Non solo voto di protesta, certo, ma speranza in un cambiamento , magari radicale quanto indefinito nei "programmi" (?) del genovese arrabbiato. Fra la speranza e la fiducia ce ne corre, certo, e una delle differenze principali è la partecipazione, che ovviamente è cosa diversa dalla delega. Chissà quanto durerà il grillismo, visto che sta crollando l'ambiente stesso in cui è nato, non potrà cioè approfittare come la Lega o il  berlusconismo del terreno di coltura costituito dal sistema stesso che dicevano di voler rivoltare e soprattutto delle risorse che quel sistema metteva a disposizione.
Ma la domanda ancora più rilevante è: se invece del simpatico sfasciacarrozze genovese venisse fuori qualcun altro con tendenze più concrete, uno che magari potesse godere di appoggi in parti dello Stato e della sicurezza che in passato tanto fecero per cambiare l'ordine costituito in senso autoritario, qualcuno cioè in grado di offrire una scena di ordine e disciplina più attraente della farsa di cui sopra, siamo sicuri che non otterrebbe non solo la forza, ma anche i consensi popolari necessari al suo progetto reazionario? Quanto si sentivano sicuri gli italiani nel 1922? e i tedeschi nel 1933?
Quel che resta dei gruppi dirigenti dei partiti democratici, dovrebbe avere la preoccupazione di leggere questi aspetti delle frane elettorali, compreso l'astensionismo, e mettere in moto processi di reale rinnovamento, non solo degli uomini ma delle politiche, ossia dei metodi, ritrovando la capacità di rischiare promuovendo la partecipazione, il protagonismo dei cittadini, la rappresentanza al posto del leaderismo. Non c'è da sforzarsi per avvicinare la politica alla gente: bisogna, ed è urgente, restituire la politica alla gente, farla decidere.
La sensazione, invece, è che si tenti nuovamente di affrontare il problema sul piano del marketing, non a caso Alfano ha già sparlato di "nuova offerta politica". Che lo faccia lui, che è figlio dell'ideologia mercantilista, non stupisce. Se gli vanno dietro quelli che dovrebbero proporre l'alternativa, è la rovina.
 
Saluti svegli

La pillola rossa e la pillola blu

Convegno a Frosinone, salone di rappresentanza
dell'amm.ne prov.le - 26 maggio 2012 ore 9

La natura dell’euro:
la pillola rossa o la pillola blu

Il sito ecodellarete.net ha organizzato un convegno dedicato ai temi dell’Euro e dell’Unione europea, che si svolgerà a Frosinone, sabato 26 maggio, nel Palazzo della Provincia, Piazza Gramsci 1. Il convegno inizierà alle ore 9. Dopo la sospensione per il pranzo, riprenderà alle ore 15.
Il titolo –  "La natura dell'euro: la pillola rossa o la pillola blu" – strizza l'occhio al film Matrix, citando una delle scene più famose, quella nella quale Morpheus, il capo della resistenza, offre a Neo la possibilità di scegliere tra due opzioni: conoscere la verità, con tutto il carico di dolore e sofferenza che ciò comporta, oppure continuare a "vivere dentro Matrix".
Saranno relatori Alberto BagnaiStefano D’AndreaSergio Di Cori ModiglianiGioele MagaldiMoreno Pasquinelli, Piero Valerio.  

Presenterà il convegno Fiorenzo Fraioli di Eco della rete. ModereràMassimo De Santi.

La situazione nell'eurozona sta virando verso il peggio. E' ormai chiaro a tutti che il progetto deve essere ripensato in profondità, sia sul piano economico che su quello politico. Sul piano economico (trattato di Maastricht) l'aver rinunciato ai meccanismi di aggiustamento macro-economico assicurati dal cambio flessibile tra le monete nazionali, imponendo come vincolo esterno l'adesione a una moneta unica, non ha prodotto la mitica convergenza dell'inflazione promessa dagli economisti liberisti-monetaristi. La situazione è aggravata dal fatto che la BCE, nell'architettura europea, è un'entità indipendente dal potere politico, cioè dal voto dei cittadini. Sul piano politico il trattato di Lisbona ha preso il posto della promessa costituzione europea, ripetutamente respinta in numerosi referendum. L'escamotage di rinunciare alla stesura di una Costituzione, ripiegando su un semplice trattato, ha consentito la sua approvazione attraverso votazioni solo nei parlamenti nazionali. Il trattato di Lisbona sottrae sovranità agli Stati europei, per devolverla a istituzioni talmente poco democratiche che qualcuno ha potuto affermare che, se un paese con una costituzione come quella delineata in quel trattato chiedesse di entrare, la sua richiesta dovrebbe essere respinta.