sabato 27 luglio 2013

Regole e controrivoluzione

Luciano Graneri



Noi infimi piccoli borghesi, aspiranti proletari che da sempre abbiamo invocato la rivoluzione non ci siamo accorti della contro rivoluzione che in un ventennio ci ha soggiogati e ridotti a chiassosa quanto inutile plebaglia buona solo a lamentarsi.  Noi infimi piccolo borghesi non ci siamo, o non ci siamo voluti accorgere dell’imbroglio che nascondeva il bipolarismo. 

Questo salvifico sistema, invocato a salvaguardia della stabilità governativa, ci ha privato di importanti pezzi di rappresentanza fino d estinguere del tutto il vero e proprio principio in se. La storiella delle due grandi coalizioni che si  fronteggiano ad ogni tornata elettorale per poi accomodarsi in Parlamento secondo la disposizione sancita dal risultato elettorale,  ha consolidato nel tempo il club dei poltronisti,  sempre loro, sempre gli stessi, o gente scelta da loro,  ad occupare i posti in Parlamento ora dall’emiciclo della maggioranza ora da quello dell’opposizione. 

 Una dialettica politica basata sull’antiberlusconismo in contrapposizione al  berlusconismo  ha mimetizzato le peggiori nefandezze perpetrate ora dall’una ora dall’altra fazione. Gli uni iniziavano la privatizzazione di scuola e sanità,  la precarizzazione del lavoro e l’attacco allo statuto dei lavoratori, gli altri completavano l’opera sfondando una porta che era già stata mezza aperta. 

Quando il tranquillo e salutare  tran tran del bipolarismo è andato finalmente in pezzi, dopo decenni di malgoverno, con l’ingresso nel club di una terza forza pronta a sparigliare, i membri del club hanno dovuto gettare la maschera e,  per assicurarsi la grassa sopravvivenza,  fuori di ogni finzione hanno dovuto fare outing , unirsi contro l’ospite infetto,  rendere palese quello  che prime era nascosto dietro una finta dialettica maggioranza/opposizione.

Sotto questa luce si spiegano tutte le contraddizioni con cui la finta maggioranza e la finta opposizione, ormai diventate maggioranza unica, hanno contraddistinti la loro azione.   Un esempio su tutti. In merito al caso Alabayev , Alfano è stato riconosciuto  incapace, ma Alfano rimane al suo posto.   Se dovesse presentarsi oggi un nuovo caso Ruby, sono convinto che la posizione unanime vedrebbe  il riconoscimento della balla sulla nipote di Mubarak, ma l’assoluzione  di Berlusconi, perché  nell’impeto di generosità  , aveva mentito per salvare la ragazza  dal tribunale minorile.  Dunque  il gesto  pur nella sua inopportunità va apprezzato. 

Non a caso si dice di voler cambiare tutto per non cambiare nulla. Né è testimonianza l’atteggiamento  sulla  legge elettorale. Tutti affermano che non è possibile tornare al voto con l’attuale legge, tutti sostengono di volerla cambiare ma nessuno se ne occupa veramente. Infatti  la permanenza di questo sistema di voto scongiura il ricorso alle urne , il conseguente possibile rafforzamento di forze terze e lo sconvolgimento dello status quo.  

Altro cavallo di battaglia della contro rivoluzione riguarda l’ineludibilità  del cambiamento delle  regole. Necessità sopravvenuta dalle mutate condizioni politiche e sociali. In realtà il cambiamento delle regole con ripetuti tentativi di manomissione della costituzione, uno ancora in atto, è volto non già al bene dei cittadini ma al consolidamento dei privilegi di chi comanda.  E  proposito di  regole un altro vizio è quello di tentare di cambiarle secondo i propri interessi   in occasioni delle varie tornate elettorali  o delle fasi precongressuali.  Il porcellum è nato proprio per  assicurare i vantaggi di una parte, forte nella leadership ma debole nei candidati.  

Questo vizio di rinnovare regole e statuti sta coinvolgendo anche il Pd, il quale non riesce a decidere la data del congresso,  né le modalità di partecipazione proprio perché ogni fazione spinge per un regolamento chela  favorisca. Una volta succedeva  che i dirigenti con l’aiuto dei militanti  redigessero dei documenti  in cui si prefigurava una linea politica, e  designassero   un portavoce, e candidato alla segreteria , che rappresentasse quella linea politica. Questa  veniva sottoposta al voto dell’assemblea insieme ad altri programmi e relativi rappresentati. Il documento  vincente diventava la linea programmatica del partito e il suo rappresentante in seno al congresso diventava segretario . 

E’ vero in questo ragionamento c’è una grossa falla. Quali sono i programmi che potrebbero  stare in un documento da presentare al congresso del Pd?  Quale ne potrebbe essere l’indirizzo?  Si alle larghe intese con Berlusconi, oppure mai con  il nano di Arcore?  Trattare con la Troika le condizioni del fiscal compact o rifiutare le  imposizioni  capestro di Bce-Fmi-Ue?  Difendere la costituzione o cambiarla in senso presidenzialista ?  Proteggere le prerogative del contratto collettivo nazionale sul lavoro, o finire di distruggere quel poco che rimane dello statuto dei lavoratori?  Spingere gli enti locali a rispettare il risultato dei referendum sull’acqua o favorire la definitiva privatizzazione dei beni comuni?  Queste sono posizioni antitetiche proprie delle diverse fazioni  interne alla dirigenza. Quando in un programma può esserci tutto e il contrario di tutto significa che c’è il nulla. 

E allora è inevitabile che la discussione congressuale diventi  questione di poltrone. Infine lasciamo stare la questione se il segretario debba essere anche il candidato premier o meno?  Basta con questo insulto alla costituzione. Il presidente del consiglio (SI CHIAMA COSI’) viene nominato dal Presidente della Repubblica e non indicato dagli elettori. L’Italia non è ancora un paese presidenzialista.  Infatti dopo aver fatto la fila ai gazebo, e pagato i due euro per eleggere il candidato premier alle scorse elezioni di febbraio, i militanti piddini si sono ritrovati come capo del governo non quello che avevano incoronato con le primarie,  ma  uno     che non era nemmeno presente nella lista dei candidati da votare.  Non c’è nulla da fare ormai il pensiero unico sta trionfando e la rivoluzione è persa. Anzi non è mai iniziata al contrario della contro rivoluzione  che sta celebrando i suoi fasti.


Un bel libro esempio di valori ed eventi straordinari

Giuseppe Grilli. fonte: http://www.unoetre.it/


Il bel libro di Lucia Fabi e Angelino Loffredi di cui si parla oggi è un esempio di come valori ed eventi straordinari siano autentici proprio nella loro irriducibile "località". CECCANO CON GLI OPERAI DEL SAPONIFICIO ANNUNZIATA  (1951-1962) racconta una storia italiana, anzi racconta la storia italiana nel suo momento di maggior crisi della seconda metà del Novecento, una storia senza la quale la stessa realtà odierna, del terzo millennio risulta incomprensibile.
Il libro è strutturato come un racconto, profondamente documentato, ma sul piano della retorica formale, è una narrazione piuttosto convenzionale: due o tre premesse o antifatto per giungere al climax che ricostruisce il nodo centrale, datato 1961-1962. La ricostruzione è sostanzialmente tesa verso l'esito tragico, la morte. A morire è in realtà un eroe innocente, non direttamente coinvolto nell'epico scontro tra il Padrone e gli Operai. Luigi Mastrogiacomo colpito a morte dal fuoco delle forze dell'ordine (un reparto speciale, si racconta, forgiato per sorreggere, forse, le avventure golpiste che saranno tentate dal Principe Borghese e dal generale De Lorenzo) era sì un dipendente del saponificio, ma quando fu ucciso rientrava a casa dai campi, perché il salario era innanzi tutto il surplus per la costruzione della casa. Il libro riporta il quadro che ne tracciò Paese sera: un'Italia in transito tra condizione contadina e mutazione industriale il cui obiettivo non era tanto il benessere di una società moderna, quanto una mutazione antropologica e la diffusione del modello della piccola borghesia, già esaltato dal ventennio fascista. Luigi fu la vittima sacrificale (il farmakòs) di questo straordinario passaggio che coinvolse la Ciociaria e ne face, per un attimo, il simbolo di una realtà in movimento.
Lo sciopero all'Annunziata che finì in uno scontro tra la cittadina e il suo popolo e un imprenditore difeso dalla componente più retriva dello schieramento politico nazionale (non di quello locale!) si svolse, infatti, nel breve e inteso periodo della costruzione del disegno moroteo e fanfaniano di costruzione degli equilibri che avrebbero dato vita al centro sinistra e al governo Fanfani-Nenni. In un articolo su Rinascita opportunamente ripreso e citato nel libro, il leader massimo, il Migliore, decreta l'ineluttabile fallimento del progetto che avrebbe potuto cambiare l'indirizzo del paese. Ceccano, nella prospettiva tagliatina, è relegata all'identità di realtà "del Mezzogiorno": amen!
È assolutamente vero. Il centro sinistra fallì, e il suo stratega – nel 1975 – assassinato in una trama dai risvolti ancora in parte oscuri. Il libro, in proposito, ovviamente non interviene, ma ci sono tanti spunti che possono essere ripresi. Il MSI, sostenuto direttamente da Giorgio Almirante, nella sua realtà ceccanese è tra i maggiori sostenitori della resistenza operaia nel periodo in cui la fabbrica cerca di emanciparsi dalla conduzione paternalistica e familistica dell'industria Annunziata. La Cisl, a lungo asservita al padrone, lentamente si emancipa e diventa rappresentanza di interessi popolari, proprio in quella congiunzione di identità contadine e operaie (non a caso, il massimo interpreta della lotta è l'On. Angelo Compagnone, nota per la sua battaglia legislativa sulla miniriforma agraria della "colonia migliorataria"). Ma l'espressione dell'ambiguità e dell'interclassimo è resa esplicita (a p. 40) con la documentata seppur minima biografia di Francesco Battista: un politico di lungo corso la cui vicenda rispecchia, credo, abbastanza fedelmente la storia imprenditoriale di Antonio Annunziata, quel Francesco Battista che in straordinaria sintonia con la svolta politica e la costituzione del centro-sinistra nazionale viene eletto sindaco di Ceccano con la medesima formula politica che mette fine all'esperienza della giunta di sinistra (o social comunista).
Ancora due postille. Il libro dedica un capito (ai miei occhi il più avvincente) al ritratto di Annunziata. Ne viene fuori un esempio egregio di quello che è stata la formazione piuttosto banditesca del capitalismo italiano, nelle sue intuizioni come nelle sue miserie. L'origine è quanto mai oscura e modesta: il padre, e poi, lui stesso nei primi decenni del secolo breve (il '900) sono artigiani dediti all'elaborazione di sapone su basi e ricette tutte interne al mondo agricolo. Già durante il ventennio c'è la prima evoluzione, favorita dalla costituzione autarchica dell'economia. Ma l'esplosione è con il dopoguerra in cui l'intuizione imprenditoriale è in una ricetta semplice: buon prodotto a prezzi imbattibili. Questo risultato si ottiene con metodi che definirei laurini (forse non aveva tutti i torti Togliatti nel definire la matrice "meridionale" dell'epicentro ceccanese). Su queste basi imprenditoriali il successo è assicurato, ma non dura. Annunziata prende i soldi, infatti, e scappa. A Cortina d'Ampezzo, dove fissa la sua residenza. Nel frattempo ha anche ottenuto il titolo di Cavaliere del Lavoro. Un lavoro in parte suo, in massima parte degli operai contadini di Ceccano.
Seconda postilla. Il modello Annunziata con la sua scala rovesciata e quello della sinistra mi paiono sulla distanza (e ciò si evince dal libro, seppure non appare come la sua tesi di fondo), abbastanza prossimi. L'idea di costruire isole di solidarietà locale, fondate su di una convergenza di interessi "comuni" o accomunabili non ha retto alla trasformazione. La seconda industrializzazione della Valle del Sacco si è svolta con modalità diverse rispetto a quelle dell'imprenditoria rampante, con l'ingresso delle multinazionali, fino all'arrivo della Fiat nel sud della Provincia. Parimenti, dopo un prolungato, eppure effimero, successo del modello di rappresentanza di un nuovo centro-sinistra (interpretato localmente dal duo Scalia-De Angelis) ha fatto anch'esso bancarotta.
L'oggi è questo. Deindustrializzazione, crisi del modello sociale di riferimento, crollo dei valori piccoli borghesi. Sinistra senza idee e senza nessun progetto di società condivisa. Evviva!


PIANTIAMO UNA TENDA....

http://samanthacomizzoli.blogspot.it/


Beit Ummar, accerchiata dagli insediamenti illegali d'Israele continua ad alzare la testa in nome della Giustizia. Oggi, abbiamo partecipato ad un'azione dimostrativa: piantare una tenda (finta) davanti all'insediamento illegale. Molti attivisti presenti, soprattutto israeliani. Dopo circa 10 minuti sono arrivati i primi soldati, dopo 30 minuti il numero era spropositante. Poi, è arrivata anche la border police. La differenza fra esercito e polizia è che l'esercito non può compiere arresti. L'esercito ha divise verdi, la border police ha divise verde/grigio ed elmetti neri.

Molte telecamere, macchine fotografiche e molti attivisti internazionali hanno sicuramente contribuito ad evitare azioni violente o arresti. Abbiamo avuto la visita alla tenda di alcuni coloni, non per annunciare la fine dell'occupazione ovviamente. Dopo circa due ore, un ufficiale dell'esercito si è presentato alla tenda con una fotocopia che "provava" che quella è zona "C", zona militare  e di insediamento israeliano e che non potevamo stare lì. Peccato, che quel foglio sia illegale, così come l'insediamento... C'è stato lo sgombero della tenda e delle persone.. Ho forse filmato uno sgombero illegale? Direi proprio di si.
Alcuni dei soldati ridevano e sfottevano i manifestanti, per loro, i crimini che commettono ogni giorno forse sono un gioco.
Ho visto l'insediamento da vicino oggi: molto verde, piscine...
Oggi i manifestanti palestinesi denunciavano che non possono più bere l'acqua perchè da quando hanno costruito l'insediamento si è inquinata. C'è, molto probabilmente, l'ameba nell'acqua, così come in tutti gli altri villaggi dove sono stata dopo la costruzione degli insediamenti illegali.
Togliere o avvelenare l'acqua ad un popolo e poi non riconoscerlo nemmeno un popolo...

venerdì 26 luglio 2013

La solidarietà è un reato peggiore dell'evasione fiscale

a cura di Luciano Granieri con il contributo di Simonetta Zandiri

Nella clip  le cariche della Guardia di Finanza in assetto antisommossa, davanti al Tribunale   di  ‎Torino al presidio di solidarietà organizzato dai NoTav ‬, mentre si svolgeva l'interrogatorio dell'attivista Marta Camposana fermata nei boschi della Val di Susa, accusata di resistenza a pubblico ufficiale, e oggetto secondo le accuse della stessa Marta di violenze e molestie sessuali da parte delle forze dell'ordine .   La  solidarietà è un reato, non c'è tempo per cercare gli evasori eh?

Brano:  "O"  dei Weather Report
Foto: Sandro Ficco


Kuffr Qaddum Resiste!

Samantha Comizzoli





Come ogni venerdì Kuffr Qaddum si prepara per la manifestazione. Non mollano nonostante i due anni di arresti e violenze, nonostante il periodo di ramadam, nonostante i 42° all'ombra.
I soldati arrivano prima della manifestazione e fanno pressione sul gruppo poco numeroso per l'ora.
Inizia la manifestazione: canti e marcia. La collina è presidiata dall'esercito e dalla polizia d'Israele (la collina è palestinese). Ma, eccoli, all'imporvviso scendono e iniziano a sparare. Sound bomb, gas lacrimogeni e granata gas. Ma nonostante le corse per schivare ciò che sparano, non si arretra. Si prende fiato e si risale, sempre in avanti. Oggi l'esercito ha portato un bulldozer che toglie tutte le pietre e la terra dalla strada e le accumula per fare una barriera. Non importa, il villaggio ha i trattori e rimetterà la strada a posto. Questa è Kuffr Qaddum, la Resistenza. Qui si sono visti internazionali arrestati, bambini torturati, feriti, martiri, episodi di ogni violenza. Ma Kuffr Qaddum resiste. Al prossimo venerdì, sempre più avanti su quella strada e sulla strada della Giustizia.

“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale

http://www.ilfattoquotidiano.it/

Lucarelli, Salvi, Ingroia, La Valle, Giulietti e altri chiedono una firma per fermare la procedura di modifica della Carta messa in opera dalla maggioranza delle larghe intese. Che affossa l'articolo 138, umilia i parlamentari e tiene all'oscuro l'opinione pubblica. Mentre il Porcellum resta.


Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “Premier assoluto”, é ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, rinviando di mesi la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera dei Deputati ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione dall’articolo 138, che fa saltare la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.
Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato sui binari della legalità costituzionale. Chiediamo, innanzitutto, che l’iter di discussione segua tempi rispettosi del dettato costituzionale, che garantiscano la necessaria ponderazione delle proposte di revisione, il dovuto approfondimento e anche la possibilità di ripensamento. Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge costituzionale, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito che si sta svolgendo nelle aule parlamentari.
In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta costituzionale. L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al Governo un potere emendativo privilegiato, l’impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del Governo o del Comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai Regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.
Vi chiediamo ancora che i cittadini possano liberamente esprimere il loro voto su progetti di revisione chiari, ben definiti e omogenei nel loro contenuto. L’indicazione generica di sottoporre a revisione oltre 69 articoli della Costituzione, contrasta con questa esigenza e attribuisce all’istituendo Comitato parlamentare per le riforme costituzionali indebiti poteri “costituenti” che implicano il possibile stravolgimento dell’intero impianto costituzionale.
Non si tratta di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Cartafondamentale non consentita dalla Costituzione, aperta all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari. Chiediamo che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138.
Vi chiediamo infine di escludere dalle materie di competenza del Comitato per le riforme costituzionali la riforma del sistema elettorale che proprio per il suo significato politico rilevantissimo ha un effetto distorsivo nell’ottica della revisione costituzionale. E’ in gioco il futuro della nostra democrazia.
Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

CAPAREZZA AL FIANCO DELLA LOTTA DEGLI OPERAI DELL'OM CARRELLI DI BARI

La redazione di Pianetalecce.it

 Questa mattina, presso la sede di Alternativa comunista di Barletta, si è tenuto un incontro tra il cantante Caparezza e i lavoratori dell'Om carrelli di Bari.


L'incontro è stato organizzato da Michele Rizzi, coordinatore pugliese di Alternativa comunista. Presenti all'incontro anche 
rappresentanti degli studenti e di No Austerity, coordinamento delle lotte.

Nell'assemblea, durata quasi due ore, si è discusso ampiamente della vicenda dei lavoratori dell'Om Carrelli, della loro lotta che va avanti da due anni, della necessità di unire questa lotta con quella di altre fabbriche pugliesi in crisi, a partire da Bridgestone e Natuzzi, fino a quelle dei cassaintegrati salentini.

Caparezza, figlio di operaio e da sempre attento alle lotte dei lavoratori, ha espresso solidarietà ai lavoratori Om condividendo pienamente la proposta partorita dal presidio di una gestione operaia della fabbrica quale soluzione ai licenziamenti e alla disoccupazione.






















giovedì 25 luglio 2013

Riti Voodoo per il sindaco Ottaviani

Luciano Granieri


Ennesima puntata della travagliata vicenda della Multiservizi di Frosinone. Oggi presso la prefettura i lavoratori hanno incontrato il sindaco di Alatri Morini, L'assessore regionale al lavoro Lucia Valente, il commissario straordinario della provincia di Frosinone Patrizi, il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani,  presenti come enti  azionisti della società. A loro si aggiungevanbo  oltre alle rappresentanze sindacali, il prefetto Eugenio Soldà e il Vescovo di Frosinone, Ambrogio Spreafico. Tutti ben disposti ad attuare la proposta della Regione in merito    alla  costituzione di una  società In house che riassorba i lavoratori della Mutlisrevizi.  Tutti, tranne il sindaco di Frosinone, che rimaneva  fermo nella sua posizione di affidare i servizi di manutenzione della città a cooperative esterne. Martedì  prossimo sarà convocato un tavolo tecnico per discutere del piano industriale che dovrebbe supportare la nuova società. Tutti sembrano disposti a fare la loro parte, bisogna solo convincere il sindaco Ottaviani. Vista la difficoltà dell'operazione i lavoratori della Multiservizi sono disposti a ricorrere anche a riti Voodoo, per piegare le resistenze del sindaco. Il presidio davanti alla prefettura di Frosinone, in attesa de risultati del tavolo di trattativa, si è svolto sulle musiche della diabolica chitarra di Jimi Hendrix che impazzava sui riff di Voodooo child.


I lavoratori della Multiservizi , in una nota hanno dichiarato quanto segue:

“Nelle stanze della prefettura il clima che si respirava era quello dell’impegno a risolvere il problema, che era oramai palese a tutti. Tutti meno uno: il Comune di Frosinone. La disponibilità, finalmente, della prefettura ad occuparsi in profondità della problematica; le pressioni del Vescovo sugli enti per risolvere la situazione; la presenza fuori casa della Regione Lazio con l’Assessore Valente e il capogabinetto Caligiuri; la paziente attesa e ormai nota scelta di aderire al piano regionale del Sindaco di Alatri (che metterebbe in bilancio €.450.000), e del commissario Patrizi (che in bilancio potrebbe mettere anche €.2.500.000,00) contrastavano con l’agguerrita e consistente delegazione del Comune di Frosinone capeggiata dal Primo Cittadino. Tutti attendevano quello che avesse da dire Ottaviani. E la delusione è stata tanta. Come se in questi mesi, la situazione occupazionale, la protesta, la disponibilità della Regione Lazio, i continui rinvii fossero passati invano. Il Sindaco ricominciava il solito racconto ad ostacoli spending review, corte dei conti, predissesto il passaggio dei lavoratori… Decine di minuti di intervento che parevano anni davanti alla incapacità di capire che si era tutti assieme per superare i problemi sicuramente presenti e non per dire no a prescindere. Non contento aggiungeva tre elementi sicuramente importanti ma oramai intempestivi: il ruolo della Regione Lazio nella nuova società e l’immediato ripianamento del debito, ma anche che la cosiddetta verifica tecnica che deve avvenire entro pochi giorni, pena la scelta della esternalizzazione dei servizi a salari bassissimi. Ostacoli e ricatti, dunque – tuonano i lavoratori dela Multiservizi - queste sono le cose con le quali ha contribuito al tavolo “distensivo” questo Sindaco che non manca mai occasione di sovrastare condivisioni e proposte per usare strumentalmente ai propri scopi anche visioni diverse e contrarie alle Sue. L’intera platea dopo l’intervento del Sindaco Ottaviani e le continue incursioni tecnico/legislative spesso inappropriate, nonché i compiti che destina a chicchessia poiché sempre gli altri debbono dimostrare la buonafede, è apparsa stanca di questo atteggiamento. In primis la Regione Lazio che non poteva non rispondere che da quattro mesi rincorre inutilmente il Comune per risposte e chiarificazioni in merito. Ma sono apparsi stanchi anche le amministrazioni di Alatri e della Provincia che non hanno mancato di fare appello al sindaco Ottaviani di venire incontro alla proposta Regionale. Dal tavolo si esce con una prossima riunione tecnica, fissata per martedì nella quale va verificato l’accordo su un a bozza di piano d’impresa. Tutto questo ovviamente rapidamente poiché il Comune di Frosinone ha fretta di decidere: se lo convinceranno i numeri e le prospettive degli attori - vedi il diktat rivolto alla Regione che deve nei prossimi giorni pagare il proprio debito della Frosinone Multiservizi! Allora qualche spiraglio si potrà aprire. I lavoratori  percepiscono che la strada è stata individuata ma conoscono il Sindaco di Frosinone. Sanno adesso che la lotta è decisiva e necessaria, attendono con cautela ma non si lasceranno calpestare la dignità né di lavoratori né di cittadini ancora”.


Per dovere di cronaca, il sindaco Ottaviani sarebbe disposto a investire nel progetto i 2.500.000 euro messi a bilancio dalla   precedente giunta Marini per il finanziamento della nuova società In house. Soldi che magicamente erano spariti dalle casse comunali passate in gestione alla nuova giunta Ottaviani . Ora sembra che questi fondi  siano tornati disponibili, ma verranno investiti solo a patto che la Regione Lazio si impegni a ripianare tutti i debiti della Multiservizi e a coprire eventuali spese eccedenti i 2.500.000 euro che il comune di Frosinone sarebbe disposto ad investire. Il tutto dovrà avvenire entro la prossima settimana, altrimenti partirà il progetto di esternalizzazione alle cooperative. 

mercoledì 24 luglio 2013

Il passo indietro responsabile

Luciano Granieri


Accordo raggiunto far sindacati e padroni per incrementare l’occupazione in vista dell’expò 2015. Il programma dovrebbe coinvolgere le aziende impegnate nell’organizzazione della kermesse espositiva, ma si cerca di estenderlo  a tutta Italia.

Infatti martedì 30 luglio Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e altre associazioni imprenditoriali, si incontreranno presso il ministero del lavoro per trovare un’intesa sulle questioni occupazionali,  e tutti sembrano intenzionati a confermare l’impianto dell’accordo milanese.  In base al testo messo a punto  in ’occasione dell’expò,  un’azienda può disporre di un organico composto all’80% di addetti con contratto a tempo determinato, il 10% dei quali deve essere costituito da lavoratori  in cassa integrazione, in mobilità o disoccupati. Tali contratti potranno durare da  un minimo di sei mesi  a un massimo di dodici .  

Ecco servito l’ennesimo strappo al contratto collettivo nazionale. I sindacati hanno incassato le lodi di governo e padroni   per il loro atto di responsabilità che pone le basi di  una duratura era di pacificazione delle relazioni industriali.

 E in cambio di questo gesto di responsabilità la triplice ha ottenuto che la proposta originaria,  messa a punto da Confindustria con l’appoggio del Pdl, in base alla quale un’azienda  poteva   accedere al piano di   deregulation del   lavoro senza dichiararne i motivi (principio di acasualità), venisse modificata. Ossia un’impresa che intende avvalersi del privilegio di precarizzare il proprio organico è obbligata a  indicarne i motivi, a porre una causale.  

Niente di chè basta indicare come causale l’expò del 2015. Cioè se un imprenditore di Canicattì, volesse licenziare l’80% dei suoi dipendenti a tempo indeterminato e sostituirli con lavoratori assunti con questa nuova tipologia di contratto a termine,avrebbe tutto il diritto di farlo, è sufficiente che indichi come motivazione , l’expò di Milano del 2015. 

Mi sembra un concessione mica da ridere quella ottenuta dai nostri sindacati. Premio all’atto di responsabilità che segue l’altra grande dimostrazione di buona volontà e di responsabilità dimostrata da Cgil, Cisl Uil e Ugl, tutti insieme appassionatamente a svendere  ai padroni il diritto di rappresentanza sindacale. Mi riferisco all’accordo sulla rappresentanza nelle fabbriche in base al quale l’organizzazione che risulterà minoritaria in un data azienda non potrà svolgere in quel contesto attività, indire scioperi o assemblee. 
Secondo un principio di democrazia deviata, sarà  destinata a scomparire e lasciare i propri iscritti senza rappresentanza. 

Ma di atti di  responsabilità,  di passi indietro è piena la storia delle più recenti vertenze. Anche nella nostra città i lavoratori della Multiservizi, saliti sul tetto del comune per rivendicare il loro diritto ad occuparsi della città dopo 17 anni di onorato e apprezzato servizio, e di non essere licenziati in tronco a causa della frenesia privatizzatrice del sindaco Ottaviani, sono stati convinti da rappresentati politici della così detta area riformista (Sel-Pd) al gesto di responsabilità. 

Hanno fatto il fatidico passo indietro, sono scesi dal tetto del comune e hanno ottenuto in cambio il pagamento delle loro tredicesime, quattordicesime, e ferie non godute. Cioè a dire che uno per vedersi corrisposto ciò che già è suo,  che gli spetta di diritto per aver lavorato, si deve arrampicare sui tetti. Inoltre sono riusciti a strappare un tavolo di trattativa dagli esiti incerti  in cui amministratori regionali, provinciali, il  Vescovo e il Prefetto, proveranno ad ammorbidire la posizione del Sindaco Ottaviani. Un risultato ben lontano dalla assunzione diretta che i lavoratori chiedevano. 

La sindrome del gesto di responsabilità pervade  il Pd intero,  l’ultimo esempio, forse il più eclatante riguarda il pasticcio kazako,  quando di fronte alle cazzate commesse dal  ministro degli interni Alfano sulla vicenda dell’espulsione di Alma Shalabayeva, pur riconoscendo il grave danno che questo aveva arrecato alla credibilità internazionale dell’Italia, ha deciso, per responsabilità,  di rinnovare la fiducia ad un così inetto ministro.  

A questo punto una domanda sorge spontanea:quando avverrà che i sindacati, le forze riformiste costringeranno agli atti di responsabilità, ai passi indietro coloro che si contrappongono al blocco sociale, da loro  falsamente rappresentato? Potremo assistere un giorno al passo indietro di Marchionne che, costretto dai  sindacati, tornerà a proporre un piano  industriale nel quale ci saranno investimenti su nuovi prodotti e un programma di riassunzione degli operai?  

Avverrà in un  tempo lontano che esponenti politici locali riusciranno a costringere un sindaco al gesto di responsabilità di  rinunciare alla privatizzazione dei servizi, così come sancito dai referendum, e assorbire i dipendenti  in società pubbliche, o meglio in ENTI DI DIRTTO PUBBLICO?  Vorrei ricordare a forze riformiste e sindacati al seguito, che a forza di passi indietro le persone che loro fanno finta di tutelare, sono già precipitate nel baratro e sarebbe ora d provare a ritirarle su anziché farle scivolare ancora più giù negli abissi di una vita priva di diritti e di dignità.



CASSA DI RESISTENZA

No Austerity - Coordinamento delle lotte

NO AUSTERITY PROMUOVE UNA CASSA DI RESISTENZA
PER I LICENZIATI POLITICI
DELL'ESSELUNGA DI PIOLTELLO E DEL GIGANTE DI BASIANO
 
 

Sono in campo varie iniziative di sostegno economico e cassa di resistenza per i lavoratori delle cooperative del settore della logistica (dalla cassa di resistenza per i lavoratori dell'Ikea a quella per i licenziati della logistica a Bologna). No Austerity sostiene attivamente queste iniziative di solidarietà. A nostra volta, abbiamo deciso di promuovere una cassa di resistenza per i licenziati politici dell'Esselunga di Pioltello e del Gigante di Basiano.

I lavoratori della logistica, in gran parte immigrati, sono stati in questi tre anni i protagonisti delle lotte più dure in Italia. Le mobilitazioni nel settore della logistica hanno avuto inizio nell'autunno del 2011 all'Esselunga di Pioltello: i lavoratori della cooperativa Safra (in appalto all'Esselunga di Pioltello), organizzandosi col Si.Cobas, hanno dato vita a una dura lotta per dire no a condizioni e ritmi di lavoro disumani, agli atteggiamenti vessatori dei capi reparto, alle irregolarità nelle buste paga.
Fin dai primi scioperi e picchetti, i padroni-caporali hanno organizzato una repressione violenta per impedire ai lavoratori di scioperare: intimidazioni, ricatti, licenziamenti degli scioperanti e bande di crumiri per sfondare i picchetti dei lavoratori. A tutto questo, come sempre, si è aggiunta una pesante repressione poliziesca, con agenti in assetto antisommossa che hanno più volte aggredito e ferito i lavoratori in sciopero. Ma le intimidazioni e la repressione non sono riuscite a fermare la lotta: attorno ai lavoratori dell'Esselunga si è creata una rete di solidarietà con l'organizzazione di manifestazioni, presidi, sostegno concreto.
Dopo la lotta all'Esselunga, è stata la volta della dura lotta dei lavoratori immigrati delle cooperative in appalto al Gigante di Basiano: qui i lavoratori (in gran parte egiziani) che scioperavano contro il peggioramento delle condizioni di lavoro (con la cessione dell'appalto a una nuova cooperativa le già miserrime retribuzioni passavano da 8 euro a 6 euro all'ora!) sono stati caricati selvaggiamente dalla polizia. Gli operai hanno organizzato l'autodifesa e per questo, oltre ad essere licenziati dal padrone, sono stati anche denunciati per aver "aggredito le forze dell'ordine"!
E' una storia simile a quella cui abbiamo assistito successivamente all'Ikea di Piacenza e alla Granarolo di Bologna. Sappiamo bene quali conseguenze comportano licenziamenti e denunce per i lavoratori immigrati: con la legge Bossi-Fini un immigrato che perde il lavoro o che viene denunciato rischia l'espulsione dall'Italia.
 
Anche per questo, oltre a sostenere attivamente le iniziative di cassa di resistenza in solidarietà con i lavoratori dell'Ikea di Piacenza e delle cooperative del bolognese, No Austerity promuove una cassa di resistenza per i licenziati politici dell'Esselunga di Pioltello e del Gigante di Basiano. Si tratta di lavoratori immigrati che oggi non riescono a sopravvivere, molti rischiano anche di essere espulsi: diamo un aiuto concreto a questi lavoratori! Facciamo appello a tutte le realtà di lotta, ai sindacati, alle associazioni, ai comitati, alle organizzazioni politiche, ai centri sociali perché si attivino per organizzare iniziative di autofinanziamento a sostegno dei licenziati politici dell'Esselunga e di Basiano.
 
A breve pubblicheremo sul  sito ( www.coordinamentonoausterity.org ) il numero di conto della cassa di resistenza a cui mandare un contributo economico. Alcune iniziative sono già state organizzate, altre sono in programma. Chiediamo a tutti coloro che vogliono contribuire a questa iniziativa di contattarci a questo indirizzo e-mail:info@coordinamentonoausterity.org . Gli attivisti di No Austerity si attiveranno per aiutarvi a organizzare al meglio le iniziative di solidarietà.
 
 
 

No Austerity - Coordinamento delle lotte
 

Il Diavolo brucia

Coordinamento Valle del Sacco

Siamo stanchi di correre dietro alle emergenze. Vorremmo partecipare alla ricostruzione, ma non ce lo permettono.
Solo negli ultimi due mesi abbiamo dovuto fare i conti con il rogo di Castellaccio ed attivarci in esposti e sollecitazioni per denunciare il fetore insopportabile che emana la discarica di Colle Fagiolara.
Oggi ci siamo svegliati con l'ennesimo atto di mala gestione delle linee di incenerimento di Colleferro che ha causato l'incendio ad un nastro trasportatore dei rifiuti.
In relazione all’ennesimo "incidente" occorso chiediamo immediatamente al governo della Regione Lazio la verifica di ottemperanza delle prescrizioni relative all’ Autorizzazione Intergrata Ambientale (AIA) ed un riesame della stessa, attivando le condizioni improcrastinabili di revisione dei valori limite di inquinamento e adozione di ulteriori tecniche per la sicurezza di esercizio.
Questi sono i risultati delle fatue rassicurazioni da parte di burocratici regionali e provinciali.
Manca il fiato a furia di respirare nubi tossiche, ma non mancherà la voce del CVS nel denunciare lo scempio ambientale-sanitario e l'isolamento politico-amministrativo in cui è stata lasciata la Valle del Sacco.
Le nostre richieste partono da un cambiamento di rotta definitivo da parte del neo Amministratore Unico, dott. Vincenzo Conte, di Lazio Ambiente Spa, società regionale subentrante alla fallimentare Gaia SpA, con l'azzeramento di tutti i vertici aziendali delle bad company che in questi anni hanno gestito gli impianti di incenerimento, discarica e raccolta rifiuti, autori solo di vessazioni, speculazioni, danni erariali e buchi di bilancio. Come ci si può fidare di personaggi rinviati a giudizio in un processo ai cui atti sono allegate intercettazioni la cui lettura fa rabbrividire?
Non siamo per nulla rassicurati dalle esternazioni del Sindaco di Colleferro Mario Cacciotti, onnipresente ove ci sono disastri, che, in un comunicato stampa dal titolo fiabesco "Piccolo incidente a Colle Sughero", dichiara l’assenza di rifiuti durante l’incendio. La tesi suffragata anche dall’Avv. Carruba di Arpa Lazio non spiega però cosa sia realmente andato in fumo, infatti alcune testate giornalistiche riportano la seguente tesi: "Tra le cause del rogo, l'ipotesi che alcuni rifiuti possano essere caduti dal nastro inceppando il meccanismo e provocando le fiamme".
Super Mario dovrebbe imparare a ponderare quanto afferma perché ci risulta che c’erano rifiuti sul nastro, anche se in minima parte per la dinamica dell’incidente; che l’incendio sembra essersi avviato almeno un’ora prima di quando affermato dal comunicato stampa istituzionale; che i 15 minuti di durata sono da ricondurre all’intervento dei Vigili del Fuoco, chiamati ad intervenire dalle numerose telefonate dei cittadini allarmati.
Ci dovrebbe inoltre spiegare perché si affanna tanto a giustificare l’operato delle nefandezze ambientali del territorio con caparbia e ingiustificata costanza, visto che i cittadini del comprensorio si destano quotidianamente alzando gli occhi al cielo sperando che il sole non sia oscurato da minacciose nubi nere. Parla solo Super Mario e il resto dell’amministrazione cosa fa se non deridere la cittadinanza occupando un posto che non gli compete per negligenza conclamata.
Dal Sindaco di Colleferro, a cui ricordiamo di essere massima autorità sanitaria cittadina, esigiamo la fissazione di un'assemblea pubblica, e non come annunciato di riunioni private, in cui si faccia luce sugli innumerevoli incidenti accaduti ai vari impianti, chiamando a relazionare i dirigenti, purtroppo ancora al loro posto, delle partecipate e delle società, quali Mobilservice Srl, E.P. Sistemi Spa e Gaiagest Srl, responsabili di aver sempre taciuto e di non aver mai attivato una comunicazione trasparente nei confronti della cittadinanza.
Non manchiamo di inviare richieste anche agli altri Sindaci che usufruiscono dei servizi della ex-Gaia SpA ai quali chiediamo che si facciano carico di far allontanare il ceppo marcio minacciando la rescissione dei contratti. Solo per nota la nube nera questa volta ha preso la strada verso Ovest in direzione di una delle attrattive economiche dell’area come il Rainbow Magic Land. Non vogliamo minimamente immaginare cosa sarebbe successo se l’incendio avesse avuto proporzioni differenti con un Parco Giochi affollato.
In ogni caso non aspetteremo risposte alle nostre richieste.
Questa mancanza di dialogo che si è volutamente instaurata a vari livelli istituzionali ci costringe come CVS ad attivare nuove Mobilitazioni Ambientali di Base.
I MAB che organizzeremo, oltre alla continua denuncia, non escluderanno anche azioni di ostruzionismo al normale funzionamento degli impianti di trattamento e raccolta rifiuti.
Il Diavolo esiste ed è incarnato nell'incapacità dei vertici politici ed aziendali, regionali e locali.
Il Diavolo brucia, costruisce le pentole, ma spesso si dimentica di fare i conti con i coperchi!
Valle del Sacco, 23 luglio 2013

Acqua, vediamoci chiaro

 Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano 


Nella mattinata del 23 luglio 2013 nel territorio di Piedimonte San Germano, sono intervenuti i tecnici dell'Arpa Lazio per effettuare i primi prelievi-campione per l'analisi batteriologica delle acque. I prelievi sono stati effettuati in 3 località distinte, ovvero, Località Volla, Via Pantanelle ed in Via Latina. La Consulta dell'Ambiente, dopo aver raccolto informazioni circa una probabile contaminazione delle falde acquifere e dopo aver preso atto delle indagini passate, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale e l'Associazione Ambientalista "Vita al Microscopio", indagherà sulle eventuali cause. Troppi i casi di sorgenti inquinate, dovute molto probabilmente al massiccio utilizzo di diserbanti e in alcuni casi all'interramento illecito di rifiuti di ogni genere! «Per questo - spiegano i componenti della Consulta dell'Ambiente - abbiamo iniziato una serie di indagini dove Arpa Lazio, USL, NOE e Corpo Forestale dello Stato saranno chiamati ad intervenire e le cui indagini verteranno a 360°. Verranno effettuate campagne di monitoraggio per l'inquinamento da elettrosmog, dell'aria e dell'acqua, e i risultati saranno resi pubblici sul nostro sito web: http://consultambientepsg.wordpress.com/ e sul nostro gruppo Facebook: "Consulta dell'Ambiente di Piedimonte San Germano"». 

















martedì 23 luglio 2013

SMA Serbatoi: ricominciano gli scioperi. Ce ne parlano Ugo e Paolo, RSU di San Secondo.

Frida Kahlo


Si sta alzando la temperatura alla Sma Serbatoi: oggi assemblea sindacale accompagnata da una prima ora di sciopero.

L' azienda di San Prospero, con un altro stabilimento a San Secondo, sta affrontando una nuova vertenza sindacale. I temi sul tavolo sono molti, ed uno dei più sentiti riguarda certamente l'erogazione dei premi di produzione, che non avviene nemmeno quest'anno.
"Gli esiti dell'assemblea sono stati positivi -- ci dice Daniele, RSU dello stabilimento di San Prospero -- anche solo per il fatto che essa è stata fatta con una partecipata ora di sciopero. Il problema grosso è il nostro contratto aziendale, che è in fase di rinnovo. L'azienda non sta erogando gli incentivi che ci spetterebbero, volendoli inserire nella contrattazione. In realtà per un motivo o per l'altro non li eroga mai: sono quattro anni che ci ripete che ogni anno perde un milione di euro, ogni anno perde un milione di euro.
Il problema è che noi siamo incontro alle richieste dell'azienda, in altri anni, constatando che il fatturato era basso. Ora invece una ripresa c'è, e abbiamo assolto alle richieste della proprietà: il premio l'hanno fissato loro a quota centomila euro di fatturato per addetto, e noi lo abbiamo superato. Ed anche in questo caso il premio non c'è: hanno fatto male i conti, ma non credo...credo che i conti li sappiano fare bene!"
L'estate incombe, e le forme di lotta paiono dover attendere Settembre per avere una migliore efficacia.
" In primis -- specifica Daniele -- occorre confrontarci con gli altri lavoratori (quelli dello stabilimento di San Secondo, ndr) e quindi faremo un'altra assemblea per decidere le forme di lotta da attuare, per ora non lo so...ma penso ai "quarti d'ora", delle forme di lotta che hanno sempre funzionato benone, qui da noi. Però ti dico che sono auspicabili anche iniziative più visibili, come il blocco della via Emilia, che alla dirigenza danno normalmente molto fastidio perché intaccano l'immagine cui loro tengono molto."
Poche ore dopo stessa forma di protesta è stata adottata anche dallo stabilimento di San Secondo. Lì i toni sono stati altrettanto accesi, se non di più. Si è affrontata la questione nella sua interezza, comprendendo anche la lezione da trarre da vertenze del passato, che gli operai devono aver mandato correttamente a memoria. Un corpo operaio decisamente più variegato, per provenienze e per età.
"Qui a San Secondo -- ci dice Ugo , RSU nello stabilimento SMA nella bassa parmense -- abbiamo problemi specifici: nel giro di pochi anni siamo passati da una fabbrica composta da lavoratori del luogo ad una fabbrica multiculturale. A mano a mano che questi sono andati in pensione la fabbrica si è decisamente globalizzata. Dal punto di vista di noi RSU la sfida è stata creare una "tenuta" fra i vari gruppi e le varie provenienze, perché è facilissimo che ci si scontri sulla base di queste differenze. Prima, in questo senso, c'era più omogeneità."
La domanda che sorge spontanea è ovviamente se e come questo stia incidendo sulle capacità di lotta e di rivendicazione dei lavoratori.
"Beh, diciamo che stiamo decisamente guadagnando terreno!" chiosa Ugo lanciandoci un'occhiata furbetta. Probabilmente qualche risultato lo hanno già ottenuto, anche se non lo dice apertamente.
L'impressione tratta dalle cose ascoltate è che ci sia una forte irritazione nei confronti dei metodi di Bertolucci e della dirigenza in generale, che con atteggiamenti tutt'altro che dialoganti sta mettendo il sindacato dei metalmeccanici di fronte ad una scelta duale: o piegare la testa di fronte ai suoi diktat e fare una figura conseguenziale con i lavoratori, o andare allo scontro frontale e conflittuale.
" Le posizioni si stanno indurendo -- ci dice Paolo, altro RSU della SMA sansecondina -- nel senso che anche i nostri colleghi di lavoro vedendo queste chiusure cosi nette si incazzano anche loro perché dicono "la ditta è in fatturato positivo e quindi perché non ci deve essere il premio di risultato anche per noi!" ...e questa chiusura netta non so dove ci vuole portare. Nemmeno un attivo di fatturato di quasi il 5% sembra bastare. E a questo punto anche i nostri colleghi vogliono entrare in lotta, e perciò vediamo anche a settembre che cosa ne esce."
Parlare di SMA porterebbe a parlare anche degli affari che la dirigenza sta facendo in Serbia, ma per ora è prematuro affrontare l'argomento, che approfondimento casomai in un secondo momento.
Come Partito Comunista dei Lavoratori non possiamo che esprimere vicinanza ai Lavoratori e stare al loro fianco nella vertenza, che a Settembre chiamerà ad una presenza fattiva chiunque si dichiari di Sinistra, e comunque più in generale chiunque voglia rispettati i Diritti dei Lavoratori: la riappropriazione dei diritti rinasce da dentro le fabbriche, laddove avviene una parte del predonaggio capitalista.

lunedì 22 luglio 2013

Intrigo kazako a Barcellona

Luciano Granieri 

I burrascosi intrallazzi  fra  il governo Letta e il dittatore Kazako Nursultan Nazarbayev, non sembrano destinati a terminare con la brutta storia dell’espulsione di Salabayeva e Alua, moglie e figlia di Mukhtar Ablyazov, dissidente kazako e strenuo oppositore del regime. 

Infatti le mire di Nazarbayev erano destinata anche a perseguire risultati sportivi eclatanti grazie alla collaborazione del carrozzone governativo  inciucesco italiano. L’obbiettivo era quello di rafforzare l’immagine del regime attraverso una vittoria di prestigio nella partita di pallanuoto femminile  disputatasi domenica scorsa   nell’ambito dei campionati mondiali di nuoto,che vedeva opposta la nazionale kazaka a quella  italiana. 

Battere le giocatrici del sette rosa, oltre che a costituire una grande affermazione per  tutto i movimento sportivo kazako, era operazione estremamente facile da ottenere. Infatti quella partita non doveva finire 9 a 7 per l’Italia, ma 12 a 1 per il Kazakistan. Visto che  nel'affare Salabayeva tutto è stato consentito agli ambasciatori kazaki, truccare la partita dei  mondiali in corso a Barcellona non avrebbe dovuto costituire un problema.  

Ma una serie di leggerezze e disattenzioni compiute dalle nostre istituzioni ha fatto fallire l’impresa. Noi di Aut, grazie a nostri informatori segreti siamo riusciti a scoprire tutta la faccenda e proviamo a raccontarvela.  

Nei giorni fra il 28 e il 31 maggio gli ambasciatori kazaki, dopo aver occupato il ministero degli interni per concertare la cattura di Mukhtar Ablyazov, poi fallita e risoltasi con la  sola espulsione di sua moglie e della sua figlioletta, si sono spostati presso l’ufficio segreto,  a loro ben conosciuto,  dei servizi segreti. Scopo convincere la nostra intelligence, sempre guidata dall’IGNORANTE (nel senso che ignora) Alfano, a redigere dei falsi dossier contenenti contraffatte  analisi cliniche delle giocatrici della squadra di pallanuoto, in base alle quali si sarebbe dovuta evidenziare una dopatura di massa, a base di  un cocktail  micidiale contenente, efedrina, creatina, eritropoietina, gli spinaci di Braccio di Ferro  e la bevanda magica del Druido Panoramix, (sostanza suggerita da Calderoli). 

Con tali analisi la squalifica delle ragazze ai mondiali di Barcellona sarebbe stata automatica. Quindi attraverso i buoni uffici del ragionier Spinelli, le giocatrici squalificate sarebbero state sostituite dalle olgettine ancora a libro paga dell’amico Berlusconi. I risultati sarebbero stati ampiamente prevedibili.  Fra un bulrlesque acquatico e l’altro la disfatta della nazionale italiana era praticamente e certa .  Attraverso l’agente “Scolorina colorata” , gli ambasciatori provarono a mettersi in contatto anche per questo affare con il ministro Alfano. Il quale non c’era, e se c’era dormiva,  o non era cosciente  di esserci. 

Ragion per cui la asfissiante pressione della diplomazia kazaka  (madò che rompicoglioni!!!) convinse l’agente Scolorina colorata a provvedere autonomamente alla redazione del dossier. Ma si sa non esistono più i professionisti di una volta. I Lavitola, gli Igor Marini, gli agenti Betulla  ormai sono merce rara, per cui la nostra intelligence, minorata nell’intelligence dalla frequentazione con il grande capo Ministro  dormiente Alfano, combinò un bel pasticcio. 

Nel dossier furono erroneamente inseriti i risultati del rapporto Bondi sull’Ilva di Taranto. Per cui le pallanuotiste italiane non risultarono dopate, ma strafatte di sigarette e margaritas. Sostanze non considerate dopanti. All’uscita del dossier, nei primi giorni  di giugno gli ambasciatori kazaki si incazzarono come le bestie capendo che il piano era fallito. 

Era infatti ormai troppo tardi per redigere un altro dossier. Allora i kazaki cambiarono strategia e cercarono di interessare della questione il dicastero  dello sport. Ancora non sapevano i meschini che il ministro Idem si era dimesso.  La notizia fece andare Nazarbayev su tutte le furie. Italiani popolo di puttanieri intrallazzatori di quart’ordine, non ci si può mai fidare di loro. 

Per cui in fretta e furia i kazaki prepararono dei passaporti falsi per le atlete italiane in modo da farle risultare di origine kazaka scappate dal Kazakistan   perchè contrarie al regime. Con questa documentazione, venuta pronta proprio il giorno prima della partita, gli ambasciatori si presentarono ancora una volta dal ministro Alfano. Lo trovarono davanti allo specchio mentre con espressione beota ripeteva: specchio specchio delle mie brame sono o no il ministro più leccaculo del reame?  

Capirono che non c’era più nulla da fare incaricarono allora  un funzionario dei servizi di trasferire immediatamente la documentazione presso la sede del CIO a Roma, con una lettera nella quale si intimava  il presidente del CONI Giovanni Malagò a far pressione sulle atlete italiane affinchè perdessero la partita con Kazakistan in modo da evitare un’estradizione di massa da Barcellona  direttamente ad Astana e relativa incriminazione per attività sovversiva.  

Certi che questa volta l’operazione avesse sortito gli esiti desiderati Nazarbayev e i suoi ambasciatori si misero a veder la partita davanti alla televisione. L’inizio della gara  fu entusiasmante quanto inaspettato, ma non per gli ambasciatori di Astana .   La squadra del Kazakistan  infilò una tripletta lasciando all’Italia una sola rete  tanto da chiudere  il primo quarto  sul risultato sorprendente di 1 a 3.  Il piano si stava realizzando . La gioia dell’èlite kazaka era incontenibile. 

Ma nel secondo quarto la squadra italiana mise a segno  ben cinque gol  uno dietro l’altro e a metà della contesa il risultato era di 6 a 3 per le ragazze italiane. Nazarbayev  ebbe un travaso di bile capì che ancora una volta gli italiani avevano fatto casino. Gli ambasciatori nel frattempo si erano già precipitati al Viminale. Scoprirono che il messo incaricato di consegnare a Malagò la documentazione con i passaporti falsi e la lettera di minaccia,  era stato trattenuto da Alfano che, colto da una crisi di  leccaculaggine infantile acuta,  si era messo a cantare “Avanti popolo alla riscossa vogliamo l’Inter dentro la fossa - e la Juventus al gabinetto - e il Milan con lo scudetto”,   suscitando la preoccupazione del messaggero che dimenticò di effettuare la sua consegna. 

Non si sa se per fax o  e.mail  la minaccia riuscì a raggiungere egualmente  le atlete del sette rosa. Ma qualche cosa doveva essere  trapelato. Infatti nel terzo quarto,  con un parziale favorevole di 2 a 3 il Kazakistan iniziò una parziale rimonta  chiudendo il tempo sull’ 8 a 6. La quarta e ultima frazione fu giocata in preda alla paura da tutte e due le squadre che evidentemente avevano intuito la presenza di qualche losca trama.    Entrambe misero a segno un gol chiudendo la partita sul definitivo 9 a 7 per l’Italia.

 Ora si attende il risultato delle analisi antidoping effettuato sulle atlete.  Non è da escludere che in extremis l’intelligence kazaka sia riuscita, senza l’aiuto degli italiani,  a contraffare le analisi tanto da far risultare qualche atleta del sette  rosa positiva. In modo da far  assegnare  la vittoria al  Kazakistan a tavolino. Ma i campionati mondiali si disputano in Spagna non in Italia. Un luogo dove ministri e forze dell’ordine sono più svegli  e meno servi.