sabato 19 luglio 2014

Propaganda

Simonetta Zandiri


Propaganda ‪  di Israele i video su YouTube sono qualcosa di allucinante, ci sono le immagini dei carri armati che entrano  per iniziare un'operazione "CONTRO HAMAS", ci sono i droni che puntano e fanno saltare quelli che loro chiamano "OBIETTIVI TERRORISTICI" , c'è tutto l'ORRORE del quale, purtroppo, siamo COMPLICI. Perché NEGARLO non ha senso. NOI SIAMO ISRAELE. IL NOSTRO GOVERNO E' ALLEATO E COMPLICE, quindi LO SIAMO NOI. 

NOI SIAMO ISRAELE, e non abbiamo ancora trovato il modo di LIBERARCI dell'oppressore. 
Siamo ISRAELE perché i poteri forti che dominano i nostri MERCATI e FLUSSI FINANZIARI sono gli stessi che oggi GUIDANO questo genocidio!
Siamo ISRAELE ma vorremmo essere come quella parte della Palestina che RESISTE. 
Allora dobbiamo fare un passo avanti, prima di tutto individuando con più attenzione il nemico che è un asse di potere mondiale e che non ha nulla a che fare con la popolazione dello stato di Israele... 
Dobbiamo fare un grandissimo sforzo per non cadere nelle trappole dell'odio che tendono a costruire un nemico inesistente sfruttando tutto ciò che può dividere, non è una questione religiosa ma è una questione di diritti UMANI e non ci sono stati, bandiere, ideologie o religioni che possano dividerci sulla naturale posizione di difesa dei diritti umani che TUTTI possiamo e dobbiamo condividere.
Questo significa, adesso, RESTARE UMANI.
E supportare la RESISTENZA.



Una sentenza che favorisce i piani reazionari

Piattaforma Comunista



Il pregiudicato Silvio Berlusconi è stato assolto in appello per il caso Ruby, dopo essere stato condannato in primo grado a 7 anni.“Una sentenza che va oltre le più rosee aspettative” ha commentato il suo avvocato.
Una sentenza dal chiaro significato politico, diciamo noi comunisti. Se per i giudici il “fatto non esiste”, esiste invece un legame inconfutabile fra la loro decisione e la trasformazione reazionaria dello Stato borghese. Sul piano politico la sentenza ricompatta FI, rafforza l’asse Renzi-Berlusconi e salva il “Patto del Nazzareno” sulle controriforme costituzionali e politiche. Berlusconi non è più utile come premier, ma è necessario il suo appoggio all’agenda del governo guidato dal rottamatore della Costituzione antifascistadel 1948.
Nell’interesse della classe dominante deve perciò rimanere in libertà e contribuire alla liquidazione del bicameralismo perfetto, alla trasformazione del Parlamento in un docile strumento di un premier-padrone, al varo di una legge elettorale di stampo fascista, alla soppressione graduale delle libertà democratiche dei lavoratori, all’intensificazione della repressione contro il movimento rivoluzionario. Il progetto è chiaramente volto alla realizzazione di una Repubblica presidenziale e autoritaria, completamente funzionale alle esigenze del capitale finanziario internazionale. Un progetto in linea con il piano eversivo della loggia atlantica P2 e in sintonia con le ricette di UE-BCE-FMI e la politica di guerra della NATO. Per la mobilitazione di massa contro la trasformazione reazionaria dello Stato borghese è importante la creazione di un largo Fronte popolare, con alla testa la classe operaia e strettamente legato alla sua lotta contro l’offensiva del capitale.
Tutte le forze comuniste, rivoluzionarie, autenticamente progressiste e democratiche devono impegnarsi alla sua costruzione. Basta con gli indugi, la passività, le esitazioni! Che la ripresa unitaria delle lotte nelle fabbriche e nelle piazze faccia saltare il progetto reazionario e antipopolare del governo Renzi! Lottiamo per un vero governo degli operai e degli altri lavoratori sfruttati, che dia lavoro, pace e libertà, facendola finita con il regime dello sfruttamento, della corruzione e della prostituzione politica!

venerdì 18 luglio 2014

Bonifiche, TAR Lazio boccia sonoramente il Ministero dell'Ambiente sui declassamenti dei Siti di Interesse Nazionale a Siti di Interesse Regionale.

FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA
                                                    RETE STOP BIOCIDIO LAZIO        

COORDINAMENTO NAZIONALE SITI CONTAMINATI

Primo stop alla strategia ministeriale di mettere la polvere inquinata sotto il tappeto.

Ora cambiare radicalmente il decreto "inquinatore protetto" in discussione in Parlamento.
                
                                                    
Il Ministero dell'Ambiente rimedia una sonora bocciatura davanti al TAR Lazio sull'operazione di declassamento dei Siti nazionali di bonifica avvenuta nel 2013

Il Ministero, sulla base delle valutazioni dei suoi dirigenti e funzionari, prendendo spunto da una modifica al Decreto legislativo 152/2006 riguardante i criteri per l'individuazione dei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (le aree più inquinate del paese), ne avevano declassati ben 18 siti su 57, trasformandoli in Siti di Interesse Regionale. Un'operazione realizzata in sordina, senza alcun coinvolgimento delle comunità (tranne le regioni a cui il Ministero aveva dato pochi giorni di tempo per esprimersi) ma dalla portata enorme, visto che i funzionari e i dirigenti del Ministero considerarono degna di declassamento anche la Terra dei Fuochi (ma anche La Maddalena in Sardegna)!

La Regione Lazio, il comune di Ceccano e, con intervento "ad adiuvandum", l'associazione "Rete per la Tutela della Valle del Sacco ONLUS" hanno proposto un ricorso sul declassamento del sito "Valle del Sacco" che ora il TAR del Lazio ha accolto pienamente.

Per il Coordinamento nazionale siti contaminati, per il Forum dei Movimenti per l'Acqua e per la Rete Stop Biocidio Lazio si tratta di una sentenza importantissima per i risvolti che dovrebbe avere a livello nazionale. Le motivazioni alla base dell'accoglimento del ricorso sul SIN Valle del Sacco  rappresentano una pesantissima censura sull'intera operazione portata avanti dal Ministero dell'Ambiente per sollevarsi dalle proprie responsabilità dopo un decennio di sostanziale inazione rispetto al risanamento dei SIN e, più in generale, rispetto allo stato di inquinamento di moltissime aree del paese.

I giudici del TAR, infatti, ritengono che, rispetto all'applicazione dei nuovi criteri per il riconoscimento (o l'esclusione) delle aree "il ragionamento del Ministero, ad avviso di questo Collegio, è erroneo in radice" e che "La norma applicata sembra anzi ampliare (piuttosto che restringere) le fattispecie dei territori potenzialmente rientranti nell’ambito dei siti di interesse nazionale...". Infatti il Ministero aveva inteso che un'area per essere classificata quale SIN dovesse soddisfare contemporaneamente tutti i criteri del Decreto. Scrivono i giudici del TAR Lazio "Il testo normativo non autorizza, in effetti, ad avviso del Collegio, una lettura tale da indurre a considerare, per la qualificazione di SIN, la presenza di tutte le circostanze cui l’art. 252 comma 2 predetto fa riferimento.....Si tratta, in altre parole, di criteri che variamente combinati devono (o possono) portare l’Amministrazione a riconoscere quella grave situazione di compromissione e di rischio ambientali tale da implicare (a prescindere dalle cause che l’hanno determinata) il superiore interesse nazionale".

Sulle bonifiche si sta giocando una partita al ribasso rispetto alle politiche industriali del paese, con una strategia volta ad annacquare il principio "chi inquina paga" a favore dei grandi gruppi industriali che non vogliono pagare integralmente il prezzo del risanamento delle aree che hanno contaminato. In poco più di un anno vi sono stati ben quattro decreti, tutti volti a nascondere la polvere inquinata sotto il tappeto (Governo Monti: Decreto di declassamento dei SIN; Governo Letta: Decreto del "fare" e Decreto "destinazione Italia"; Governo Renzi: Decreto "competitività" ora in discussione in parlamento). Grazie alla mobilitazione dei comitati le prime tre norme sono state modificate limitando i danni ma ora con il Decreto Competitività "inquinatore protetto" si rischia di nascondere il reale stato di contaminazione del paese e di procedere a bonifiche sulla carta.

Invitiamo nuovamente i parlamentari a modificare il Decreto competitività secondo l'appello che abbiamo lanciato nei giorni scorsi. Al Ministro Galletti chiediamo di riesaminare l'intera operazione di riclassificazione dei SIN alla luce delle indicazioni del TAR Lazio, includendo anche i nuovi siti gravemente inquinati che quasi ogni giorno vengono posti all'attenzione dell'opinione pubblica nonché di procedere alla valutazione dell'efficacia del lavoro svolto in questi anni dagli uffici ministeriali preposti.

I 18 SIN DECLASSATI PER DECRETO IL 11 GENNAIO 2013
Abruzzo ("Fiumi Saline Alento"), Campania ("Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano", "Pianura","Bacino Idrografico del fiume Sarno" ed "Aree del Litorale Vesuviano", Emilia Romagna ("Sassuolo-Scandiano); Lazio ("Bacino del fiume Sacco" e "Frosinone"), Liguria ("Pitelli" a La Spezia); Lombardia ("Milano-Bovisa" e "Cerro al Lambro"), Marche ("Basso Bacino del fiume Chienti"), il Molise ("Guglionesi II"), Piemonte ("Basse di Stura"), Sardegna ("La Maddalena"), Toscana ("Le Strillaie"), Veneto ("Mardimago-Ceregnano") e la Provincia Autonoma di Bolzano ("Bolzano").

Il TAR accoglie le nostre ragioni e reintegra il Sito di Interesse Nazionale “Bacino del Fiume Sacco”

RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO

A distanza di un anno e mezzo dal Decreto del Ministero dell’Ambiente 11 gennaio 2013, che “declassava” 18 Siti di Interesse Nazionale (SIN), tra cui il “Bacino del Fiume Sacco”, possiamo dire con grande soddisfazione che il TAR del Lazio conferma quanto ci era sembrato immediatamente evidente: il Decreto è incoerente con la normativa pregressa e il declassamento poggia su presupposti giuridici, oltre che fattuali, insostenibili.
Il ricorso n. 5277 presentato dalla Regione Lazio, cui sono intervenuti ad adiuvandum, per la parte relativa al SIN “Bacino del Fiume Sacco”, la Rete per la Tutela della Valle del Sacco e il sig. Giuseppe Faustini, ha consentito l’annullamento da parte del TAR della parte del Decreto riguardante il SIN in oggetto.
Ad essere reintegrato come SIN è dunque l’intero bacino imbrifero del fiume Sacco, che comprende non solo l’area emergenziale in ragione della contaminazione da beta-HCH, ma appunto l’intero bacino imbrifero, che si estende nelle Province di Frosinone e Roma, e in minima parte di Latina.
La nostra soddisfazione per il debito reintegro della Valle del Sacco non può esimerci dall’osservare che si ripropone ora il problema della gestione di un SIN così esteso: saprà il Ministero dell’Ambiente, autore a giudizio del TAR di un atto giuridico «erroneo in radice», andare oltre a quanto poco prodotto in passato? Solo se la Regione Lazio, i sindaci del comprensorio, le associazioni ambientaliste e i cittadini che tanto si sono impegnati per la loro Valle parteciperanno al processo e si coordineranno in termini paritetici e fondati sul principio di sussidiarietà, la rinnovata gestione ministeriale potrà, in un’ottica di intervento anche europeo, produrre i frutti sperati.

Prof? Tutti al mare! Leggende metropolitane: i tre mesi di ferie dei docenti

Mariella Gerardi


Un argomento attuale, quanto spinoso, rappresentato dalla questione delle ferie dei docenti delle scuole italiane e costituisce un tema che si ripropone ogni volta che si chiude l'anno scolastico.

Accade che il falso mito dei tre mesi di vacanze riaffiori nell'immaginario collettivo quando la scuola chiude i battenti, con i non addetti ai lavori che immaginano una scuola chiusa, senza attività, quindi con i docenti in vacanza.

Per sfatare questo falso mito è importante innanzitutto ricordare che in questi giorni i docenti stanno dando il massimo in lunghi e stressanti scrutini, in momenti di valutazione, esami di stato, attività che si protrarranno spesso sino a metà luglio. Siamo quasi a metà giugno e nessun docente è in ferie, quindi appare evidente quanto i luoghi comuni, in questa materia, abbondino.  Al corpo docente, inoltre, non è consentito, tranne in casi particolari, di usufruire di giorni di ferie durante le attività didattiche e questo rappresenta uno svantaggio che a sua volta si trasforma in un accumulo di ferie da concentrare alla fine dell'anno.

Volendo approfondire l'aspetto tecnico, che consentirà di capire come sia un falso mito quello dei tre mesi, è ovvio che i trentadue giorni più quattro di festività soppresse, come un qualsiasi impiegato comunale o un bancario, rappresentano circa un mese e mezzo di vacanze. Come dire, mentre i dipendenti di altre categorie diversificano le loro ferie in vari periodi dell'anno, i docenti sono costretti (è il termine più adatto) a fruirne necessariamente nel periodo estivo, quando non ci sono attività didattiche. In genere un piano ferie parte da metà luglio e termina prima della fine di agosto, quando si devono effettuare gli scrutini per chi ha avuto debiti formativi. Quindi l'oggetto del contendere è: cosa fa il docente sino al 15 luglio?

I docenti impegnati negli esami di stato, di fatto, lavorano, come e più di prima, mattina e spesso pomeriggio, tutti i giorni della settimana. I docenti di scuola dell'infanzia sono impegnati in attività didattica sino al 30 giugno. Gli altri docenti sono impegnati in varie attività di chiusura anno scolastico, scrutini, collegi docenti, dipartimenti, riunioni varie, sino al 30 giugno. Negli istituti superiori si attivano anche corsi di recupero per i debiti proprio in quelle due settimane e, se si considera che ogni anno oltre il 30% degli alunni termina con almeno un debito, è ovvio che buona parte dei docenti sono coinvolti in tali attività. 

Ciò evidenzia come almeno fino alla metà di luglio il docente sia ancora impegnato in diverse attività. Alla luce di questi dati, dunque, i tre mesi di ferie si riducono ad un mese e mezzo; periodo, questo, che, detto francamente, appare necessario per il riposo fisico e mentale di professionisti che investono tutto l'anno le proprie energie nello svolgimento di un lavoro impegnativo, stressante e ricco di responsabilità. 

C'è poi chi propone l'apertura delle scuole durante i mesi estivi, sostenendo che gli insegnanti potrebbero continuare il loro lavoro nei confronti, per esempio, di quegli alunni che hanno bisogno di attività di rinforzo. Si tratta, in pratica, di una vecchia idea che periodicamente viene riproposta e portata all'attenzione del Ministero dell'istruzione, ma che puntualmente non viene presa in considerazione per tutta una serie di motivi di ordine organizzativo. Tale proposta suscita non poche perplessità da parte del corpo docente che, ancora una volta, avverte la poca attenzione che viene rivolta alla categoria, decisamente sottovalutata.

LETTERA APERTA al Sindaco, al Presidente del Consiglio comunale, ai Consiglieri comunali del Capoluogo

Francesco Notarcola – Presidente della Consulta della associazioni del Capoluogo 

In data 14 settembre 2011 il Consiglio comunale di Frosinone approvò con voto unanime dei presenti la delibera di iniziativa popolare n.32 sottoscritta da oltre 1000 cittadini “Per la tutela del Parco della Villa comunale, delle Terme Romane e dell’Area archeologica ricadenti nella zona delimitata da via M.T. Cicerone, via G.De Matthaeis, via del Casone e via Mastroianni a Frosinone, indicata nel Ptpr del Lazio come Bene paesaggistico”.
 In quella delibera si impegnavano il sindaco e la Giunta a avviare le iniziative per la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione dell’intera area archeologica; la sua destinazione in parte anche ad area museale con il recupero dei vari beni archeologici rinvenuti nel corso degli anni; l’avvio, unitamente alla Provincia, alla Regione e alle Università del territorio laziale, di un progetto di ricerca e di studio sulla civiltà volsca; la redazione di una Carta Archeologica, con la finalità di tutelare preventivamente tutte quelle zone ritenute di interesse archeologico; la costituzione di una commissione di esperti, espressione dell’Associazionismo di tutela dell’Ambiente e del Territorio  che, in collaborazione con i funzionari di zona della Soprintendenza e con la  Direzione del locale Museo Archeologico, possa esercitare azioni di verifica e di controllo del territorio anche in occasione di scavi e ricerche archeologici, al fine di arginare il fenomeno del saccheggio e della distruzione del patrimonio.
 Il 27 marzo 2012, alla vigilia delle elezioni, l’allora sindaco Michele Marini, in una lettera indirizzata alla Soprintendenza per i Beni archeologici del  Lazio, mettendo in evidenza il grande valore dei ritrovamenti nell’area si dice disponibile a cooperare con l’ente di tutela “sia per garantire la fruizione dei beni archeologici” che “per la definizione di un progetto di valorizzazione teso a migliorarne le condizioni di fruizione” aprendo a collaborazioni istituzionali con altri enti territoriali e con il fondamentale supporto del Museo archeologico. Il sindaco si dice, altresì  disponibile ad acquisire le aree allora oggetto della procedura di apposizione di vincolo.
 Preso atto che i proprietari della Nuova Immobiliare, secondo le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal dirigente del settore urbanistico del Comune, sembrerebbero disposti a rinunciare alla costruzione; tenuto conto che nel programma del Sindaco (pag.35) si esprime la volontà e l’impegno di:
1)      tutelare il territorio contro la speculazione edilizia selvaggia;
2)      di incrementare le aree versi e di evitare che la Città venga soffocata dal cemento;
3)      di coinvolgere i cittadini sul nuovo assetto urbanistico della Città;
considerato che (pag. 56) si esprime “la ferma intenzione di valorizzare il patrimonio archeologico e di dar vita al Parco dei Volsci per fare dell’archeologia una risorsa e non un problema o un intralcio per chi ha da fare solo speculazione edilizia,si  invitano il Sindaco, il Presidente del Consiglio ed i consiglieri comunali,  in particolare coloro che votarono la delibera (Marini,Arduini,Galassi,Ceccarelli,Magliocchetti,Turriziani) a richiedere la convocazione straordinaria del Consiglio comunale, per adottare tutti quei provvedimenti necessari ed opportuni per la realizzazione di quanto stabilito nella delibera del 2011.
 L’amore per la cultura e la voglia di aprire nuovi scenari di sviluppo per la Città non possono limitarsi a eventi occasionali. Occorrono,invece programmi ed  investimenti a lungo termine, trovando sinergie istituzionali  con l’Unione europea, il Governo, la Regione e la Provincia così come si sta facendo per lo Stadio.
Se il Consiglio non sarà convocato le associazioni saranno costrette ad adire le vie indicate dall’art.54 comma 5 dello Statuto, richiedendo il contributo e l’apporto dei cittadini per la convocazione del Consiglio comunale affinché si adotti una delibera che vada nella direzione sopraindicata.   


Foto clip a commento a cura di Lucianus Granierus

giovedì 17 luglio 2014

Riorganizziamo gli ospedali, ma anche le masse

Luciano Granieri


Avvertenza:  i video e il testo  pubblicati  nel seguente post sono incompleti.  Mancano immagini e citazioni  sulla partecipazione di gentaglia  a cui -secondo le norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della costituzione, secondo una delibera  approvata all’unanimità del Comune di Frosinone il 2 marzo 2011 - dovrebbe essere vietato manifestare in piazza. Tale norma costituzionale e comunale  non è stata mai applicata dalle istituzioni nè locali, nè nazionali. Lo facciamo noi di AUT.



 “Le masse non organizzate o più estranee alla politica sono meno sensibili ai problemi della propria classe”
Lenin. 

Quanto sia sacrosanta questa affermazione di Lenin lo si è misurato nella manifestazione organizzata dal coordinamento territoriale per la difesa della salute recentemente costituitosi nella nostra Provincia.  Una manifestazione, per certi versi,  potente e partecipata, per una sanità ad immagine e somiglianza del dettato costituzionale e contro lo scempio  che, al contrario, si fa del locale diritto alla salute. Ad animare la così detta “marcia della salute”  di mercoledì scorso 16 luglio, gente arrivata a piedi da Sora e da altri comuni della provincia, ovviamente molti cittadini di Frosinone. 

In aggiunta si sono distinti  vari sindaci   a sfoggiare la fascia lavata di fresco (pochi a dire la verità), deputati , l’On. Luca Frusone del M5S alla guida di un gruppo di militanti pentastellati, sindacati  variamente posizionati da destra a sinistra esclusa la triplice. Un discreto schieramento trasversale, ma soprattutto, finalmente, partecipato dai cittadini dell’intera Provincia.

 Nelle analoghe manifestazioni, organizzate anni addietro contro lo spolpamento della salute Provinciale operata dai vari presidenti di regioni succedutisi per almeno 4 consiliature, l’ultima risalente allo sguaiato regno trimalcionesco della Polverini, l’estensione territoriale era stata sempre limitata.  Ogni Comune protestava per il suo ospedaluccio incurante del disastro che accadeva attorno. Finalmente, ed era ora, si è capito che il problema della sanità è comune a tutto il territorio provinciale. 

La marcia partita  da P.zza Madonna della Neve a Frosinone, proseguita per la Via Monti Lepini in un’ambientazione meteo da “Fischia il vento e infuria la bufera” - anche se il vento non fischiava e l’afa pure sferzata dalla pioggia colpiva duro  - non faceva presagire nulla di buono per il management Asl di Frosinone e i suoi mandanti politici. Ma una volta arrivati davanti alla palazzina dirigenziale della Asl, sotto l’ufficio del direttore generale D.ssa Isabella Mastrobuono la disorganizzazione delle masse è emersa in tutta la sua drammaticità.  

Una massa imponente ma debole e divisa.  Meno sensibile ai problemi di classe, ma molto sensibile ai problemi della propria  sotto-classe, o piccola lobby che dir si voglia. Per cui una manifestazione apartitica ha visto la partecipazione di un partito con tanto di deputato alla testa, in  una manifestazione indetta per denunciare l’immobilità dei sindaci e delle istituzioni, si è ceduto la parola a sindaci e istituzioni.  Una manifestazione nata come momento di aspro conflitto con la dirigenza della Asl, prima si è trasformata in occasione di confronto,  per poi   sbracare cedendo la parola a colei (il direttore generale della Asl Mastrobuono)  per la quale si chiedevano con forza le dimissioni.  Insomma si andava a protestare o ci si accingeva a dialogare? 

Non era molto chiaro. Una mancanza di chiarezza dovuta  proprio  al fatto che ormai un partito in grado di  organizzare le masse non esiste più. E le masse sono in balia di proteste scaturite dalla rabbia e dalla sofferenza, azioni spesso inutili e disorganizzate dal quale si ottiene il titolo sul quotidiano locale e nulla più. E’ colpa della politica si grida, ma intanto si pende dalle labbra del politico. Ad onor del vero il M5S politicamente l’atto forte in Regione lo aveva compiuto, proponendo l’istituzione di una commissione d’inchiesta per capire chi aveva determinato il debito della sanità del Lazio, 10 miliardi ed oltre, ma la proposta sensata è stata bocciata dall’assemblea. Sintomo di coscienza sporca? 

Basta fare le verginelle! Il tanto denunciato romano-centrismo è una conseguenza del più classico spoil system.  Quale territorio ha contribuito maggiormente alla elezione di Zingaretti?  La città di Roma e zone limitrofe. Nel basso Lazio, nonostante i Fiorito e i gli scandali, aveva prevalso lo schieramento opposto. E’ evidente quindi che le attenzioni  si siano rivolte a quel pezzo d territorio che più aveva  contributo al successo, compreso   l'impegno verso la sanità romana.

Ad onor del vero, causa il pasticcio delle liste  romane al sapor di pane e  mortadella, l’elezione della precedente presidente di Regione,  Polverini, era avvenuta  grazie ai voti del basso Lazio, dunque secondo spoil system,  ci si sarebbe aspettato un premio per la Ciociaria .  Valutazione errata.  Infatti  il taglio degli ospedali è iniziato proprio dalla  terra che più  aveva contributo ad eleggere la signora in nero. 

Niente di nuovo dunque  perché senza un’avanguardia, un partito - chiamiamo la cosa con il proprio nome-  che organizzi  le masse, nulla mai cambierà. La massa esiste ma fino a che procederà divisa, pur in una unità d’intenti, la lotta di classe sarà  vinta di chi classe ha saputo costruirsi, cioè il capitalismo finanziario. Ciò che dovrebbe far riflettere e orientare diversamente il conflitto sono le ultime parole pronunciate dalla Mastrobuono, quando ha detto che, se  solo si fosse azzardata ad assumere un medico fuori deroga, cioè fuori dal numero concesso dal piano di rientro, sarebbe immediatamente intervenuta la corte dei conti per chiedere ragione e sanzionare il fatto, come già e avVenuto.  Ma che paese è quello in cui un direttore di Asl non può assumere un medico perché i soldi necessari a quello stipendio servono per pagare il debito finanziario?



mercoledì 16 luglio 2014

COLLEFERRO: IL REGNO DEI RIFIUTI DI MARINO, ZINGARETTI E AMA-ACEA

Alberto Valleriani – Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Ina Camilli – Comitato Residenti Colleferro
Anna Elisa Nardone – Associazione Mamme Colleferro

Come chiudere il ciclo dei rifiuti di Roma capitale?
La risposta è ovvia, ce la comunica il quotidiano La Repubblica del 15 luglio 2014, dalle sue pagine romane, si “investe” sugli inceneritori di Colleferro, speculando sulla salute della comunità locale.
Se qualcuno aveva qualche dubbio sulla mossa con cui la Regione Lazio copre il buco  di 1,5 milioni di euro che si è creato nel bilancio del Comune di Colleferro a seguito del minor conferimento in discarica nel 2013 rispetto al 2012,  ebbene se lo può togliere. E' la mancetta alla Giunta di Colleferro, guidata da Cacciotti, affinché continui a dare il suo sostegno al funzionamento degli inceneritori, alla realizzazione del TMB, destinato ad alimentarli assieme alla discarica, ai quali si garantirà un radioso futuro.

Con la vendita dei fatiscenti e pericolosi impianti di incenerimento – una linea ferma da due mesi e l’altra a funzionamento ridotto - Lazio Ambiente SpA potrebbe ricevere capitale fresco per la costruzione del TMB: costo previsto 26 milioni di euro circa, come da piano economico allegato al progetto e approvato recentemente in Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)  e avverso il quale la Rete della Valle del Sacco e il Comitato Residenti Colleferro si sono opposti con ricorso al TAR del Lazio il 9 maggio 2014.

Dopo decenni di supina acquiescenza, da parte di Giunte di ogni colore politico al Comune di Roma ed alla Regione Lazio, con lo stratega Cerroni dietro le quinte, siamo arrivati al punto di svolta, all’imposizione di una mera gestione industriale dei rifiuti aggiornata, ma in realtà delle più tradizionali, inquinanti e in via di superamento.

I cani hanno fiutato la preda. L'accoppiata Acea-Ama  ambisce a diventare il terzo polo nazionale dei rifiuti, si appresta a fare grandi profitti sui rifiuti e se si fanno profitti i rifiuti devono aumentare, non certo diminuire. 
Altri cani hanno fiutato l'osso ed in questi mesi vanno proponendo impianti a biomasse per la produzione di biogas-tecnologia del compostaggio anaerobico fortemente inquinanti, con una capacità di trattamento ridondante rispetto alle necessità del territorio.
Per Colleferro e la Valle del Sacco un destino segnato da un proliferare di impianti inquinanti per il trattamento dei rifiuti.

In grande spolvero gli amministratori delegati di AMA ed ACEA e l'assessore Michele Civita, con la benedizione del Sindaco di Roma, Ignazio Marino e il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Tutti d’accordo per mettere definitivamente una pietra tombale su un’area vasta già abbondantemente provata, per utilizzare una metafora “come un pugile che riceve continuamente colpi, senza che suoni mai il gong”.

Siamo ad un punto di svolta per il nostro territorio, si parla molto nelle istituzioni di rilancio sociale ed ambientale della Valle del Sacco di nuove tecnologie per la bonifica: se queste sono le premesse le prospettive assomigliano molto al passato, altro che moratoria su impianti generatori di nuove emissioni.

Altri cattivi segnali compromettono la possibilità di decidere del nostro futuro.
E' prossima l'istituzione della Città Metropolitana, retta da una forma di governo di secondo livello, lontana quindi dal controllo dei cittadini, mentre una ristretta cabina di regia dietro ad un tavolo mascherato da banchetto si appresta a decidere sull'uso dei fondi europei, stralciando la bonifica della Valle del Sacco dalle sue azioni prioritarie.

Questa volta, però, non ci faremo rapinare del nostro futuro: discariche ed inceneritori devono essere espulsi dal nostro territorio; ciò sarà possibile se ci sarà una stretta alleanza per una strategia 'Rifiuti Zero' tra tutti i territori, in primo luogo la città di Roma.
Del nostro futuro sarà possibile decidere se le comunità della valle saranno coinvolte capillarmente, se la visione di uno sviluppo alternativo sarà condivisa con altri territori.

La nostra voce si farà sentire, grideremo forte e chiaro i nostri NO ed i nostri SI.
Li grideremo nelle nostre città e di fronte a tutti i palazzi che ancora una volta segnano una drammatica distanza dai nostri bisogni e dalle nostre volontà.


Colleferro-Valle del Sacco, 16 luglio 2014

martedì 15 luglio 2014

L'invasione di angeli

Luciano Granieri

Sono decine di migliaia, sembrano in numero superiore agli abitanti della città. Noi siamo 45.000 circa, loro paiono più di 50.000. Della loro provenienza nulla si conosce. Pare che siano angeli caduti in peccato. Ma non una mancanza tanto grave da mandarli agli inferi, un peccatuccio, magari commesso senza malizia. Così al posto dell’inferno i luoghi  di espiazione sono le strade della nostra città, la via dello shopping in particolare. 

Sono buoni  con i buoni  (amici di altri santi in paradiso) e cattivi con i cattivi (quelli che non hanno santi n paradiso). Passando per la strada li vedi  a sciami o a coppia invadere il marciapiede, poi quando ti hanno eletto a loro vittima di colpo, spariscono, per rimaterializzarsi  all’improvviso  una volta che li hai messi in grado di colpire. E colpiscono! 

Non sono malvagi, come detto,  leggenda vuole che siano peccatori ma con discrete  possibilità di redenzione . A loro è affidata parte della questua  della città. A loro i vecchi e voraci costruttori, implacabili divoratori di spazi urbani, affidano l’incarico di riscuotere, per loro conto, quel piccolo canone di affitto per l’occupazione di un poco di suolo pubblico, diventato privato.  

Il loro incarico è gravoso e sempre più angeli decaduti andranno ad ingrossare l’esercito. Se si aprono falle nelle strade, scoppiano tombini, cadono viadotti, la sporcizia invade la città, minimo è il numero di coloro che può lavorare al problema, ma per sanzionare gli usurpatori di quella piccola porzione di  suolo pubblico, diventato privato, ci sono loro,  a orde, a sciami. 

Armati di fischietto,  penna e blocchetto, sono pronti a perseguire  l’ingiustizia incastrando fra il tergicristallo e il parabrezza degli insolventi la multa, infamante  marchiatura indelebile del cittadino reietto e immorale. Sono loro gli angeli, -scesi sulla terra ad espiare la piccola debolezza,  l’infinitesimale tentazione che a quanto pare coglie anche il mondo del trascendente - a moralizzare la cittadinanza. Sono i folletti delle strisce blu, gli gnomi del parking  ticket. Sono loro, la vasta popolazione degli ausiliari del traffico che ormai ha invaso Frosinone . Sono tanti ma non sono cattivi. 

Molto più cattivo di loro è il vorace e malvagio costruttore che in combutta con il sindaco podestà sta affamando la contea frusinate. Lui di certo angelo non è, neppure decaduto. 


Marcia per la sanità

I comitati territoriali confermano la manifestazione per una sanità moderna e di qualità indetta per mercoledì 16 c.m.
L’appuntamento con le delegazioni, provenienti dai Comuni della provincia rimane fissato per le ore 15 in Piazza Madonna della Neve a
Frosinone.
Per motivi di ordine e di sicurezza pubblica, non condivisi dai comitati,  eccepiti dalle Autorità competenti, le marce a piedi da Alatri e Sora, sono sospese.
Da Sora si partirà alle ore 13-13,30 dal parcheggio di Ragioneria mentre da Alatri la partenza è prevista per le ore 12,30 da Piazza del Mercato (Vicino al San Benedetto).
Convinti della necessità di far sentire la nostra voce di protesta per far accogliere le nostre proposte a salvaguardia del diritto alla salute delle nostre popolazioni, facciamo appello alle associazioni ed ai cittadini ad impegnarsi affinché la partecipazione sia numerosa e decisa.

 p. I Comitati territoriali: Roberto Sarra-Augusto Vinciguerra-Rodolfo Damiani-Francesco Notarcola-Fabrizio Pintori


Frosinone 15 luglio 2014

Urgente appello dalla società civile palestinese di Gaza: agite ora!

Electronic Intifada

Noi palestinesi intrappolati a Gaza insanguinata e assediata facciamo appello alle persone di coscienza in tutto il mondo perché agiscano, protestino ed intensifichino i boicottaggi, i disinvestimenti e le sanzioni contro Israele fino a che metta fine a questo attacco omicida alla nostra gente e sia chiamata a renderne conto.
Con il mondo che ancora una volta ci volta le spalle, negli ultimi quattro giorni a Gaza siamo stati lasciati a fronteggiare massacro dopo massacro. Mentre leggete queste parole, più di 120 palestinesi adesso sono morti, tra cui 25 bambini. Più di 1000 sono stati feriti e anche con ferite orrende che limiteranno per sempre la loro vita - più di due tersi dei feriti sono donne e bambini.
Sappiamo per certo che molti di più non arriveranno al giorno dopo. Chi sarà il prossimo di noi, mentre ce ne stiamo distesi svegli per il fragore del massacro, stanotte nei nostri letti? Saremo tra le prossime foto resi irriconoscibili da questa macchina di distruzione di Israele che smembra corpi e spezza arti?
Chiediamo la fine dei crimini e dell'oppressione contro di noi. Chiediamo:
  • Embargo militare su Israele, sanzioni che taglino le forniture militari e di armi dall'Europa e dagli Stati Uniti, da cui Israele dipende per commettere tali crimini di guerra.
  • Sospensione di tutti gli accordi di libero commercio e bilaterali con Israele, come l'Accordo di Associazione;
  • Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni, come una grande maggioranza di società civile palestinese ha chiesto nel 2005.
Senza pressione e isolamento, il regime israeliano ha provato sempre ogni volta di più che continuerà questi massacri come vediamo adesso intorno a noi, e continuerà i decenni di sistematica pulizia etnica, occupazione militare e politiche di apartheid.
Scriviamo questo sabato notte di nuovo paralizzati nelle nostre case mentre ci cadono addosso bombe a Gaza. Chi sa quando gli attuali attacchi finiranno? Per chiunque di noi abbia più di sette anni nelle nostre menti sono incisi per sempre i fiumi di sangue che scorrevano per le strade di Gaza quando per oltre tre settimane nel 2009 più di 1400 palestinesi vennero uccisi, di cui 330 bambini.
Fosforo bianco ed altre armi chimiche sono state usate in aree civili, contaminando la nostra terra con il risultato di un aumento del cancro. Più recentemente altri 180 sono stati uccisi negli attacchi di una settimana nel novembre 2012.
E questa volta quanti? 200, 500, 5,000? Chiediamo: Quante nostre vite ancora devono essere date perché il mondo agisca? Quanto nostro sangue serve? Prima dei bombardamenti israeliani un membro della Knesset Ayelet Shaked del partito di estrema destra ebreo nazionalista ha invocato il genocidio del popolo palestinese.
"Devono andarsene, come anche le case dove hanno allevato serpenti" ha detto " Altrimenti vi cresceranno altri piccoli serpenti" Proprio adesso, niente è al di là della natura assassina dello Stato di Israele, dato che noi, una popolazione in gran parte di ragazzi, siamo per loro solo serpenti.
Come ha detto Omar Ghraib in Gaza, "E' stato sconvolgente vedere le foto di ragazzini e ragazzine ferocemente uccisi. E anche come è stata uccisa una anziana donna mentre consumava il suo iftar all'ora della preghiera con i bombardamento sulla sua casa. E' morta con il cucchiaio in mano, un'immagine che non mi lascerà per molto tempo."
Case intere sono prese di mira e intere famiglie vengono assassinate. Giovedì mattina presto è stata spazzata via tutta la famiglia di al Haj - il padre Mahmoud, la madre Bassema e cinque figli. Nessun avviso, una famiglia mirata e privata della vita. Giovedì notte, di nuovo lo stesso, nessun allarme, altri cinque morti compresi quattro della famigli Ghannam, una donna e un bambino di sette anni tra loro.
Martedì mattina la famiglia Kaware ha avuto una telefonata che annunciava che la loro casa di tre piani sarebbe stata bombardata. La famiglia ha cominciato ad andarsene quando un bidone d'acqua è stato colpito, ma dopo sono tornati con membri della comunità che sono tutti venuti da un intero quartiere per stare con loro.
Gli aerei israeliani hanno bombardato il palazzo con il tetto pieno di gente, ben sapendo che erano tutti civili. Sette persone sono morte immediatamente, compresi cinque bambini di meno di 13 anni. Altri 25 sono stati feriti e in serata è morta per le ferite Seraj Abd al-Aal di otto anni ...
Forse la famiglia tentava di appellarsi all'umanità del regime di Israele, pensando che di certo non avrebbero bombardato un tetto pieno di gente. Ma dato che vediamo famiglie fatte a pezzi intorno a noi, è chiaro che le azioni di Israele non hanno niente a che fare con l'umanità.
E altri posti sono stati colpiti, come un'auto nettamente contrassegnata come "stampa", uccidendo il giornalista indipendente Hamed Shehab, e ferendone altri otto, un veicolo di soccorso della croce rossa e attacchi ad ospedali che hanno provocato evacuazioni e altri feriti.
Questa ultima sessione della barbarie israeliana si colloca nel contesto del blocco inumano che dura da sette anni che ha tagliato fuori la principale linea vitale dei rifornimenti e della possibilità per le persone di entrare e uscire, con il risultato della mancanza grave di medicine e cibo, come adesso riportato da tutti i nostri ospedali e cliniche.
Il cemento per ricostruire le migliaia di case distrutte dagli attacchi di Israele è stato bandito e molti feriti e malati non sono ancora autorizzati ad andare all'estero per ricevere cure urgenti, il che ha causato la morte di oltre 600 pazienti.
Mentre arrivano altre notizie, dato che i leaders di Israele promettono di procedere ad un prossimo stadio di brutalità, sappiamo che ci saranno altri orrori. Per questo vi chiediamo di non voltarci le spalle. Vi chiediamo di alzarvi in piedi per la giustizia e l'umanità e di dimostrare il vostro sostegno a quei coraggiosi uomini, donne bambini radicati nella striscia di Gaza che si trovano di fronte al tempo più buio. Chiediamo con forza l'azione internazionale:
  • Interruzione dei rapporti diplomatici con Israele
  • Processi per crimini di guerra
  • Immediata protezione internazionale dei civili a Gaza
Vi chiediamo di unirvi alla crescente campagna internazionale per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni per far rendere conto a questo stato canaglia che ancora una volta sta dimostrando di essere così violento eppure ancora così incontrastato.
Unitevi alla massa critica che cresce nel mondo impegnandovi fino al giorno in cui i Palestinesi non dovranno crescere in questo incessante omicidio e distruzione operati dal regime di Israele. Quando potremo muoverci liberamente, quando l'assedio sarà tolto, l'occupazione finita e sarà finalmente resa giustizia ai palestinesi rifugiati del mondo.
AGITE ORA, prima che sia troppo tardi!
Firmato da:
Palestinian General Federation of Trade Unions
University Teachers' Association in Palestine
Palestinian Non-Governmental Organizations Network (Umbrella for 133 orgs)
General Union of Palestinian Women
Medical Democratic Assembly
General Union of Palestine Workers
General Union for Health Services Workers
General Union for Public Services Workers
General Union for Petrochemical and Gas Workers
General Union for Agricultural Workers
Union of Women's Work Committees
Pal-Cinema (Palestine Cinema Forum)
Youth Herak Movement
Union of Women's Struggle Committees
Union of Synergies-Women Unit
Union of Palestinian Women Committees
Women's Studies Society
Working Woman's Society
Press House
Palestinian Students' Campaign for the Academic Boycott of Israel
Gaza BDS Working Group
One Democratic State Group

lunedì 14 luglio 2014

Basta mandare armi in Israele

Rete per il disarmo 

L’’Italia è oggi il maggiore fornitore di sistemi militari dell’Unione europea verso Israele e proprio nei giorni scorsi, durante i raid aerei israeliani su Gaza, Alenia Aermacchi del gruppo Finmeccanica, ha inviato i primi   due aerei addestratori M-346 alla Forza Aerea israeliana.
“Il governo italiano sospenda immediatamente l’invio di armi e sistemi militari a Israele e si faccia promotore di una simile misura presso l’'Unione europea”. Lo chiede la Rete Italiana per il Disarmo, che raggruppa le principali organizzazioni italiane impegnate sui temi del disarmo e del controllo degli armamenti, a fronte dell'’escalation delle ostilità nella Striscia di Gaza che – come ha affermato il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon – stanno portando ad una spirale fuori controllo.
 
Rete Disarmo condivide la grande preoccupazione espressa dal ministro degli Esteri, Federica Mogherini, per l’aggravarsi della situazione e chiede che alle doverose parole di condanna degli attacchi aerei sulle aree civili faccia immediatamente seguito un’azione inequivocabile da parte del Governo italiano come la sospensione dell'’invio di sistemi militari e di armi nella zona. Il nostro Governo, che in questo semestre ha l’incarico di presiedere il Consiglio dell’Unione europea, si faccia subito promotore di un’'azione a livello comunitario per un embargo europeo di armi e sistemi militari verso tutte le parti in conflitto, per proteggere i civili inermi e riprendere il dialogo tra tutte le parti.

I nuovi velivoli addestratori M346 hanno il principale scopo di favorire addestramento e “transizione” a caccia di nuova generazione ma, come dimostrano schede tecniche ed immagini oltre i dati tecnici, possono anche essere armati e pure utilizzati per bombardamenti. In particolare, grazie alla loro maneggevolezza, potrebbero essere utilizzati in aree urbane e di conflitti a basso dispiegamento di forze armate e di contraerea. Risulta quindi fondata e concreta la preoccupazione che materiale d’armamento prodotto nel nostro Paese possa contribuire a rendere ancora più grave la situazione di un conflitto decennale e mai rimarginato.
Secondo Rete Italiana per il Disarmo tutto ciò avviene in aperto contrasto con la nostra legislazione relativa all’export di armamenti, che prevede (proprio nel suo primo articolo fondamentale) l'’impossibilità di fornire armamenti a Paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa.
Con una tragica coincidenza, la recente consegna dei primi due (dei 30 previsti) aerei da addestramento militare armabili è avvenuta il 9 luglio in concomitanza con il 24º anniversario di promulgazione della legge 185/90. Una legge di livello avanzato e dalle consolidate procedure, che potrebbe essere utilizzata dal nostro Paese come golden standard da portare a livello internazionale per l’implementazione del Trattato sugli armamenti, ma che spesso è stata disattesa per autorizzazioni all’'export decise in contrasto con i principi della legge stessa.
Ricordando che la Legge 185/90 attribuisce al Ministero degli Esteri la facoltà di decisione sull'’esportazioni di armamenti (tramite l’'UAMA – Unità per le autorizzazioni dei materiali d’armamento) chiede al Ministro Federica Mogherini una decisione veloce chiara in merito alla fornitura degli M346, che impedisca agli armamenti italiani di rendersi complici in futuro di atti di guerra e di violazione dei diritti umani di popolazioni già duramente colpite da decenni di conflitto.

Mai piu’ vittime! Per pace, liberta’, giustizia In Palestina e Israele

Mercoledì’ 16 Luglio 2014 ore 20
Fiaccolate di pace in ogni città italiana

Chiamiamo uomini e donne che credono nella pace e nella difesa nonviolenta a mobilitarsi organizzando e partecipando alla FIACCOLATA per la pace, la libertà, la giustizia in Palestina
e Israele, nella propria città per Mercoledì 16 Luglio 2014

Ogni morte ci diminuisce, ogni uomo, donna, bambino ucciso pesa sulle nostre coscienze.
Vogliamo vedere i bambini vivere e crescere in pace non maciullati da schegge di piombo.

CHIEDIAMO:

• che cessino immediatamente il fuoco, le rappresaglie e le vendette di ogni parte,;
• che la politica e la comunità internazionale assumano un ruolo attivo e di mediazione per la fine dell’occupazione militare israeliana e la colonizzazione del territorio palestinese, per il rispetto dei diritti umani, della sicurezza e del diritto internazionale in tutto il territorio che accoglie i popoli israeliano e palestinese;
• che il governo italiano si attivi immediatamente affinché il nostro Paese e i Paesi membri dell’Unione Europea interrompano la fornitura di armi, di munizioni, di sistemi militari, come pure ogni accordo di cooperazione militare con Israele;
• che il nostro governo, oggi alla Presidenza dell’Unione Europea, assuma questi impegni con determinazione e coraggio.

Comitato promotore:
Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci, Tavolo Interventi Civili di Pace.

Una marcia per la salute fisica e democratica

Luciano Granieri


La passeggiata della salute, così è stata ribattezzata la marcia di protesta che i comitati territoriali per la  sanità intraprenderanno mercoledì 16 luglio. Presso la sede della Provincia di Frosinone esponenti dei movimenti territoriali che si battono per un sanità provinciale degna del dettato Costituzionale,  un livello a cui, come è tristemente noto la Asl di Frosinone è lontana anni luce, hanno illustrato ai media e agli organi di stampa  le modalità e le finalità della manifestazione organizzata per il 16 luglio prossimo. 

L’intento è quello di raggiungere la palazzina della presidenza presso  il complesso della Asl  in Via Armando Fabi e manifestare l’insoddisfazione di tutti i cittadini al management ed in particolare alla presidente D.ssa Isabella Mastrobuono,  per la  situazione sanitaria del nostro territorio, praticamente al collasso. Il concentramento è previsto presso P.zza Madonna della Neve alle ore 15,00 di mercoledì 16 luglio. Da qui il corteo si sposerà attraverso la Via Monti Lepini per raggiungere la palazzina dirigenziale della Asl. 

E’ interessante la passeggiata organizzata dai  movimenti di Sora e di Alatri. Il punto di concentramento di Frosinone sarà raggiunto a piedi da Sora, attraverso la strada vecchia. La partenza è prevista alle 6,30. Durante la camminata  si aggregheranno alla carovana numerose delegazioni, fra cui quella di Alatri di Veroli,   Ferentino e altri comuni capitanate dai sindaci . In realtà proprio in concomitanza della conferenza stampa dei movimenti territoriali, era in corso una riunione fra i sindaci e la direttrice della Asl D.ssa Mastrobuono, al fine di evitare la partecipazione dei primi cittadini. 

In ogni caso, indipendentemente dall’esito dell’incontro con i sindaci, associazione e cittadini animeranno egualmente la  marcia. A presentare la manifestazione di protesta erano presenti, Francesco Notarcola presidente della consulta delle associazioni, Rodolfo Damiani e Valeria di Folco dell’associazione civica di Sora  “Articolo 32”, il Dott. Augusto Vinciguerra presidente dell’ ADO  di Sora, il Dott. Roberto Sarra di Alatri e il presidente dell’AIPA di Frosinone Antonio Marino.  

E’ indubbio che la sanità provinciale sia al collasso. Ma come spesso illustrato il male viene da lontano, da almeno 4 consiliature regionali: Badaloni, Storace, Marrazzo, Polverini. Di manifestazioni, soprattutto nell’ultima gestione Polverini, ne sono state organizzate molte, tutte evidentemente senza esito, visto che l’opera di smantellamento della sanità in provincia di Frosinone è proseguita imperterrita sotto la mannaia del commissariamento. Noto e quasi stucchevole è stato, ed è tutt’ora, il rimpallo delle responsabilità. Lo Sato centrale imputa alla gestione regionale il disastro, la Regione dal canto suo denuncia i continui tagli nei trasferimenti di fondi dal centro ,  tali da costringere presidenti e manager a  eliminare   servizi essenziali, sanità in primis. 

La novità di questa nuova sollecitazione popolare è che vede finalmente la compartecipazione di più Comuni recependo  finalmente l'idea che  una sanità  costituzionalmente decente e garantita debba  essere reclamata con intenti  unitari evitando  logiche campanilistiche.  Questa volta non sono solo i cittadini di Frosinone, piuttosto che quelli di Sora a partecipare, ma il moto di protesta arriva dall’intera provincia. E soprattutto, finalmente, si registra la partecipazione dei medici e degli operatori sanitari impensabile fino a qualche anno fa. 

Uno dei principali motivi della protesta riguarda il dissanguamento delle risorse accumulate dalla Asl di Frosinone verso le aziende  sanitarie romane. In pratica si accusa la gestione Zingaretti,  in qualità di presidente della Regione e di commissario alla sanità laziale, di privilegiare le strutture sanitarie della Capitale a discapito della nostra Provincia. Tale tendenza è confermata dai fatti, ma mi permetto di suggerire, di non commettere lo sbaglio di ridurre il tutto ad una competizione fra Roma e Frosinone. Se la sanità romana, il che non è,  assicura livelli di assistenza decenti,  è fondamentale che li mantenga e anzi li migliori, e allo stesso tempo  è necessario  pretendere che anche le altre Asl raggiungano standard elevati senza entrare in competizione fra di loro. 

Guai a cedere alla tentazione della guerra fra poveri, del divide et impera, è la classica strategia in base alla quale chi comanda fa il bello e cattivo tempo mettendo i cittadini gli uni contro gli altri. In ogni caso in quella conferenza stampa si respirava un’aria nuova. Un’aria che chiamava alla partecipazione i cittadini, i quali non possono ignorare un problema che riguarda direttamente il proprio diritto a essere curati.  Finalmente si è preso coscienza  che l’emorragia del diritto di partecipazione, da decenni  in atto a causa di governi sempre più autoritari, capaci di vanificare anche i risultati plebiscitari dei referendum sui  beni comuni e tutt’ora attivi nel approntare riforme ancora più irrispettose del diritto di partecipazione dei cittadini, va fermata. Speriamo che questa marcia serva oltre che a riaffermare  il diritto alla salute fisica a ribadire la necessità di sanare la salute democratica.





domenica 13 luglio 2014

Israele fa paura

Simonetta Zandiri


A me #Israele fa paura. Sia chiaro, non gli ebrei, non è una questione religiosa ma ha a che fare con il governo israeliano ed il suo braccio armato,#IDF. Ha a che fare con il livello di armi e di tecnologia a loro disposizione e con la presenza a livello globale dei servizi segreti del Mossad. A me fa paura. Perché nel mondo vedo molte mobilitazioni a supporto della resistenza palestinese, la costruzione del mostro evidentemente ha qualche falla, c'è qualche crepa nei media che non hanno saputo controllare o, nella peggiore delle ipotesi, hanno permesso che vi fosse perché hanno in serbo l'ennesimo colpo di scena, più spettacolare che mai, per decretare definitivamente agli occhi del mondo l'immagine del terrorista-crudele-spietato, ovviamente connotandolo con la matrice islamica. Non abbiamo dimenticato l'11 settembre del 2001, ma non ci è mai stata detta la verità. L'ipotesi complottista è nota a tutti ma sono passati troppi anni e forse c'è chi ha bisogno di una nuova drammatica azione simile a quella per tacere per sempre ed accettare che il cattivo sia quello. 
Provo a pensare come loro, è difficile e agghiacciante, ma quando ci provo mi viene una certa ansia per la finale dei mondiali di calcio. Per due ragioni: la prima è che questa sera gran parte dei cittadini che vivono le cosiddette "democrazie" sarà incollata davanti a quei monitor, cosa che li distoglie da un possibile intensificarsi degli attacchi su Gaza, incluso intervento via terra. La seconda è che proprio questo collegamento mondiale, in diretta, offre alle oscure regie un'occasione imperdibile per spettacolari azioni da attribuire al mostro di turno, riportando così non soltanto Israele nella condizione di doversi difendere, ma anche il resto nel mondo nella migliore situazione per approfittare delle "paure" conseguenti ad un simile atto ed accettare un innalzamento delle misure di sicurezza, controllo, repressione.
Spero di sbagliarmi. Forse è ancora troppo presto perché si realizzi un evento drammatico come quello che nel 2001 causò uno shock globale. Spero davvero di sbagliare sui tempi, perché sul resto temo di avere ragione. Ma perlomeno, se sbaglio sui tempi, significa che abbiamo ancora una possibilità perché tutto questo non si realizzi.
E io preferisco sempre credere che un mondo migliore sia POSSIBILE.

Palestina, tu sei un modello nella tua tragedia e nel tuo eroismo

Bassam Saleh

La Palestina occupata è la testimonianza viva delle ripetute violazioni delle leggi internazionali e dei diritti umani. È il simbolo del fallimento della comunità internazionale e della sua impotenza ad attuare le proprie risoluzioni e promesse.

La questione palestinese non è una questione degli arabi e tantomeno dei musulmani, essa è la questione dell’umanità, impotente nel trovare una soluzione giusta e globale ormai da più di 66 anni, cioè da quando la comunità internazionale ha tollerato lo stupro di quella terra e la cacciata dei suoi nativi. Da quella data il popolo palestinese non conosce pace, e non la conoscerà finché non saranno riconsiderati i suoi inalienabili diritti. Non importa quanto a lungo dovrà aspettare.

Quello che sta vivendo Gaza in questi giorni di crimini contro l’umanità è divenuto, purtroppo, normalità; crimini che colpiscono soprattutto i giovani in tenera età, perché essi costituiscono fonte di preoccupazione costante e permanente per l’occupante usurpatore; crimini commessi nella distruzione sistematica dei beni di prima necessità per la vita, come i terreni agricoli; l’embargo/assedio imposto illegalmente, come l’occupazione stessa, sono punizioni collettive che puntano al genocidio di massa.

Massacri che si ripetono, e che, ogni volta, saranno più violenti e più criminali di prima. I palestinesi a parole minacciano vendetta; con loro gli arabi e la parte più cosciente del mondo occidentale riprendono i discorsi di condanna e solidarietà, a parole. E poi gli sforzi per una tregua riescono a calmare gli animi e a scrollare di dosso la polvere della distruzione, però senza la possibilità di recuperare le perdite, soprattutto quelle umane. E gli scenari si ripetono sotto forma di terrificanti incubi.

Davanti all’indifferenza mondiale e alla stanchezza degli arabi, i palestinesi non si sono stancati di pretendere, e non rinunciano a reclamare, i propri diritti stuprati, sia a Gaza assediata sia nella Cisgiordania circondata e assediata dagli insediamenti e dai coloni, sia nei territori occupati nel 1948, dove gli abitanti originari/nativi vivono come minoranza con pochi diritti, sia nella diaspora, dove la condizione mortale di profughi non cancella l'aspettativa del ritorno.

Dunque la Palestina è un modello di illegalità, anzi, un modello del destino di chi subisce la legge vigente dello stupro, e la non attuazione del diritto all’autodeterminazione. Non importa se questo è il risultato di una occupazione, o del potere che porta a uccidere, distruggere e sfollare popolazioni intere, o di un stupro dei diritti, che tappa le bocche per impedire alla gente di difendere i propri diritti. Comunque rimane una violazione del diritto, e come ogni violazione non avrà altro esito che il fallimento.

La compiacenza, anche una sola volta, con lo stupro della legge, porterà a un meccanico ripetersi di stupri e indulgenze.

Per questo siamo con la Palestina, perché siamo con il diritto, e per ripristinarlo; in secondo luogo, siamo con noi stessi perché i nostri diritti sono stati usurpati, e sarà vano che ci sforziamo di costruire la pace nella regione e raggiungere la sicurezza per i suoi popoli, se non viene riconosciuto il diritto ai proprietari in Palestina, o fuori della Palestina, e ovunque.

Palestina, sei un modello nella tua tragedia e nel tuo eroismo, nella resistenza dei tuoi figli; tu sei la prova per una soluzione tanto sognata, anche se sembra troppo lontana.
Scusaci, Palestina, per la nostra temporanea inadeguatezza e impotenza. Scusaci, ma, stanne certa, il tuo popolo non ti abbandonerà e anche da questa tragedia ritroverà nuova linfa per la lotta fino alla vittoria, finché la tua terra non sarà libera e palestinese.