sabato 22 novembre 2014

NON VOGLIONO SENTIRCI E ALLORA ALZIAMO LA VOCE

Lavoratori autoconvocati della scuola del Lazio
Assemblea delle scuole di Roma

IL 28 NOVEMBRE INONDIAMOLI CON LA NOSTRA PARTECIPAZIONE E CON LE  MOZIONI DELLE SCUOLE

Il 14 novembre, a conclusione della campagna di consultazione sul progetto di riforma della scuola del Governo Renzi, una delegazione di lavoratori della scuola in presidio ha invano tentato di presentare più di 100 mozioni al Miur. Si tratta di mozioni approvate dalle scuole che si esprimono in maniera chiara ed inequivocabile contro il progetto di riforma del Governo.
Il Governo Renzi, lungi dall’aprire un reale confronto con chi la scuola la vive quotidianamente ( alunni, insegnanti, personale amministrativo) il pomeriggio del 14 novembre si è letteralmente barricato  nel ministero, rifiutando d’incontrare la  delegazione. Nello stesso momento il Governo sparla di grandi risultati della sua proposta durante la consultazione ( complice il controllo dei mezzi di comunicazione e l’impegno profuso da tutte la macchina  dello Stato nel propagandare la proposta) che sembra impossibile verificare.
Mentre l’opposizione al disegno renziano all’interno delle scuole e nella società si accresce progressivamente, il Governo, noncurante della realtà effettiva (ossia il dissenso crescente) continua la sua opera di propaganda senza alcuna possibilità di verifica.
Come lavoratori autoconvocati scuola vogliamo sfidare la propaganda del Governo, a partire dai suoi agenti nel territorio ( il provveditorato), e verificare se sulla proposta di riforma che noi sosteniamo (la lip, legge di iniziativa popolare sulla scuola) c’è più consenso o meno rispetto alle proposte del Governo. Se ci sono, ad esempio, delle scuole che si sono espresse a favore del progetto della cosiddetta “ buona scuola” oppure se il Governo è in grado di confrontarsi con noi, se ha il coraggio e la fiducia nelle proprie proposte da misurarsi con una posizione nettamente differente.
Il 28 novembre ci vediamo al provveditorato di Roma (via Pianciani, metro A fermata Manzoni)  in un’assemblea-presidio dalle 16 alle 20 per far sentire al Governo, a partire dalle sue diramazioni provinciali, la voce delle scuole, la contrarietà al progetto governativo e l’alternativa che si sta costruendo dalle scuole in maniera realmente democratica e partecipata.

Perché l'INVALSI è il fondamento della “BUONA SCUOLA” di Renzi-Giannini-Aprea.

Gruppo genitore attivo.

L’attacco che la scuola sta subendo da parte del governo Renzi-Giannini, attraverso il “progetto” della “BUONA SCUOLA”, è a 360 gradi. L'impegno che gli insegnanti democratici stanno esprimendo per difendere la scuola pubblica e la loro dignità di docenti emerge dalle decine di delibere e documenti di aperta e argomentata contestazione sia ai singoli aspetti del “progetto” sia al suo impianto complessivo.
Ma questo sforzo rischia di far passare sotto silenzio l’entrata in vigore del Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) ed in particolare la fase delicatissima e feroce che va sotto la falsa denominazione “Autovalutazione” delle scuole. Va rimarcato con forza che la normativa secondaria (Dpr 89/14, Direttiva n. 11/14, Circ. Minist. 47/14) non ha fondamento Costituzionale né di legge, indispensabile fonte primaria di qualsiasi altra normativa.
Per questo il Gruppo NO Invalsi ha predisposto il testo di dichiarazione/delibera di obbedienza civile allegata, da utilizzare per manifestare la propria opposizione, dei Collegi dei Docenti, Consigli di Circolo, di gruppi e di singoli (insegnanti, genitori, studenti, cittadini) al tentativo di opprimere e soffocare la libertà d’insegnamento/apprendimento, di cancellare la scuola democratica istituzione della Repubblica disegnata dalla Costituzione.
Il progetto della “BUONA SCUOLA” di Renzi e Giannini ha come asse centrale la gerarchizzazione nella scuola e tra le scuole, il salario premiale rispetto a quello di diritto, la subalternità totale al mondo affaristico e delle imprese, quindi l’avvio del SNV (Sistema Nazionale di Valutazione), tutto delegato all’INVALSI, costituisce già da subito (dicembre 2014) l’attuazione del quadro e la messa a punto degli strumenti operativi perché il “progetto” possa realizzarsi integralmente al più presto. È il segno inequivocabile che “La Buona Scuola”, cioè il vecchio disegno di legge Aprea/Ghizzoni rivitalizzato, è cosa già decisa.
Mentre è ancora in corso la farsa dell’”ascolto e interlocuzione”, il governo vara la Direttiva e la Circolare sul Sistema Nazionale di Valutazione gettando le fondamenta della “BUONA SCUOLA” deciso ad ignorare le risposte qualsiasi esse siano.

PERCHÈ OBBEDIENZA CIVILE
È la locuzione usata dal Forum dell’Acqua Pubblica nel corso delle manifestazioni, dopo la grande vittoria per la pubblicizzazione dell’acqua, per rivendicare il rispetto, della lettera e dello spirito, del Referendum stravinto con 27milioni a favore che Governo ed Enti Locali minacciavano di violare.
Crediamo che sia utile per il Popolo della Scuola fare propria questa locuzione come attestato di fedeltà alla Costituzione. Infatti, in molte circostanze abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere il suo rispetto, il rispetto di leggi e normative, che i governo Renzi, alla pari dei governi degli ultimi 15 anni, vuole ignorare o stravolgere.
Il programma è quello di imporre una “nuova normativa” che non solo aggira e viola le procedure costituzionali previste per la formazione delle leggi, ma ha già di fatto affollato il quadro pseudo normativo di regolamenti, direttive, circolari ministeriali, decreti, tutti privi di un decente e democratico fondamento legislativo.

In particolare per quanto riguarda la valutazione la legislazione del nostro Paese ha elaborato e prodotto un corpo normativo, vasto, articolato e puntuale ispirato dal dettato costituzionale e dalla pedagogia democratica e popolare che spesso ne è stata l’ispiratrice, quando Parlamento e governi volevano e sapevano ascoltare i titolari della sovranità: i cittadini.


DICHIARAZIONE DI OBBEDIENZA CIVILE

       I sottoscritti (Docenti, Genitori, Studenti..) dell’Istituto Comprensivo………………………………………
      ( Oppure) dell’Istituto di Scuola Superiore …………………………………………………………………..
In merito alle prove INVALSI per la valutazione degli apprendimenti la cui somministrazione nell’a. s. in corso.
VISTA E ANALIZZATA
 La seguente normativa vigente:

A)    Definizione funzione docente: T.U. D.Lvo 297/94 art. n.395  ; CCNL 2006-2009 articoli 26-29
B)    Valutazione studenti alunni in generale:  D.P.R. 22.06.2009, n. 122:
C)  Valutazione scuola primaria: Legge 4 agosto 1977, n. 517; D.P.R. 12 febbraio 1985, n. 104; Decreto
      Legislativo 2004, n. 59 articolo 8:
D) Valutazione scuola secondaria:  Decreto legislativo 2004, n. 59 articolo 4: D.P.R. 22.06.2009, n. 122:
E)  Valutazione collegiale: Decreto legislativo1994, n. 297, articolo 5; Decreto legislativo1994, n. 297,
articolo 7: Decreto legislativo 1994, n. 297, articolo 10
F)  Valutazione di sistema: Decreto legislativo n. 297/94, articoli 7, 10 e25:
RILEVANO

   Che per quanto attiene la valutazione degli apprendimenti il contenuto di tutta la normativa citata concorre in modo coerente a definire il processo di valutazione e il modo in cui esso si realizza. Nello specifico il DPR.122/2009 (Regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni e ulteriori modalità applicative in materia) agli articoli 2 e 3 recita:
2. La valutazione è espressione dell'autonomia professionale propria della funzione docente, nella sua dimensione sia individuale che collegiale, nonché dell'autonomia didattica delle istituzioni scolastiche. Ogni alunno ha diritto ad una valutazione trasparente e tempestiva, secondo quanto previsto dall'articolo 2, comma 4, terzo periodo, del decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249, e successive modificazioni.
3. La valutazione ha per oggetto il processo di apprendimento, il comportamento e il rendimento scolastico complessivo degli alunni. La valutazione concorre, con la sua finalità anche formativa e attraverso l'individuazione delle potenzialità e delle carenze di ciascun alunno, ai processi di autovalutazione degli alunni medesimi, al miglioramento dei livelli di conoscenza e al successo formativo, anche in coerenza con l'obiettivo dell'apprendimento permanente di cui alla «Strategia di Lisbona nel settore dell'istruzione e della formazione», adottata dal Consiglio europeo con raccomandazione del 23 e 24 marzo 2000”

ESPRIMONO

   Un giudizio di TOTALE INCOMPATIBILITA’ PROFESSIONALE E NORMATIVA con le motivazioni, l’impianto, la modalità di somministrazione che connotano la valutazione meramente quantitativa mediante la somministrazione di test, prove oggettive e standardizzate, adottata dall’INVALSI.

ESPRIMONO ALTRESI’
  
    Che per quanto attiene la valutazione delle istituzioni scolastiche e del sistema scolastico nel suo insieme, debba essere in linea con la libertà d’insegnamento, dell’autonomia professionale dei docenti, e delle istituzioni scolastiche. (Art. 2, 33, 97 della Costituzione, D.L.vo 297/94, DPR 275/99, DPR 122/2009)

PER QUANTO SU ESPOSTO
   
    I sottoscritti DICHIARANO la loro  NON DISPONIBILITA’ a procedere a qualsiasi forma di valutazione degli apprendimenti e del sistema scolastico che violi o contraddica o non ottemperi la lettera e lo spirito della normativa vigente citata.

Prosegue l'attività del Coordinamento provinciale per la sanità

Il Coordinamento provinciale riunito, nei giorni scorsi ha evidenziato il grande valore del ruolo svolto in difesa della sanità pubblica. Grazie a questa azione propulsiva, il percorso di formazione e di ratifica dell’Atto Aziendale e del Piano strategico della ASL, per la prima volta nella storia, ha coinvolto decine di migliaia di cittadini, centinaia di associazioni non asservite,  della provincia, Sindaci,   Regione Lazio e Parlamento.
IL coordinamento nel prendere atto che siamo ancora in regime di macro area ribadisce la sua forte opposizione alla strategia  che vuole affermare una futura riorganizzazione sanitaria regionale sull’asse Latina-Roma-Viterbo.
Il Coordinamento continuerà ad organizzare incontri,assemblee e manifestazioni in tutti i Comuni della provincia per informare i cittadini e per organizzare i comitati locali per radicare la presenza su tutto il territorio e per spiegare il significato del voto dei sindaci e il danno che hanno provocato coloro che hanno  votato per l’atto aziendale.
Il primo appuntamento è fissato ad Alatri per sabato 29 c.m. con un incontro con tutti i sindaci che hanno votato NO per ringraziarli, per evidenziare il valore della loro coerenza e  del loro agire a difesa del nostro territorio e del diritto delle persone.  A Loro sarà chiesto di promuovere un incontro con i ministri competenti, con il Presidente della Giunta regionale, continuando a lavorare con impegno per realizzare gli obbiettivi fissati:

1)      Ripristino tassativo  dei Lea  con i posti letto al 3.7/1000
2)      Istituzione del DEA di 2° livello nel polo ospedaliero Frosinone-Alatri ripristinando i reparti di riabilitazione motoria, oculistica, otorinolaringoiatria. Ristabilire la normale dotazione di organico del personale per  tutte le altre UOC del polo e di quanto altro previsto in una struttura di primo livello. Ciò permetterebbe un rilancio anche della struttura di Alatri e un salto di qualità e di efficienza
3)      Polo oncologico di alto profilo di specializzazione a Sora.

Il Coordinamento ha definito quattro gruppi operativi: politico-istituzionale, comunicazione,tecnico-giuridico e organizzativo

Il Coordinamento invita tutte le associazioni ad attivarsi per organizzare eventi pubblici in ogni comune di questa provincia  per  essere partecipi e protagonisti di un grande movimento di rinnovamento per il rilancio del nostro territorio.

Frosinone 22.11.14


Video della notte bianca della sanità organizzata dal coordinamento.



venerdì 21 novembre 2014

La CAMERA cancella il diritto all'acqua e benedice i distacchi idrici

Forum italiano dei movimenti per l'acqua.

Il 13 novembre scorso la CAMERA ha approvato il Collegato Ambientale alla legge di stabilità 2014, cancellando un articolo che impediva i distacchi del servizio idrico e garantiva il diritto all'acqua tramite il minimo vitale.

Infatti, la formulazione originaria di suddetto provvedimento conteneva tre articoli sulla gestione del servizio idrico integrato, uno dei quali riguardante la disciplina della morosità.
In caso di utenti morosi l'articolo 26 imponeva ai gestori l'istallazione di limitatori di flusso idonei a garantire la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri al giorno per persona, evitando così il distacco completo.

Assume particolare rilevanza anche la modalità poco trasparente con cui questo articolo è stato cassato. Infatti, nonostante in un primo momento sia stato oggetto di discussione e modifiche con intenzioni migliorative, successivamente è stata imposta la sua cancellazione in Commissione Ambiente senza ulteriore possibilità di approfondimenti e dibattito neanche da PARTE dell'aula.

Questa soppressione è un vero schiaffo in faccia alle miglaia di famiglie colpite, giornalmente, dai distacchi idrici da PARTE di gestori che utlizzano questo strumento in modo diffuso e indiscriminato, al solo scopo di rendere più efficace il proprio recupero crediti e più consistenti gli utili aziendali.

In un momento in cui il Governo Renzi lavora alle nuove privatizzazioni, si vuole rendere il servizio idrico ancor più appetibile alle lobbies economiche e finanziarie, cercando di dimostrare che l'acqua non è un diritto, ma una merce come le altre.

La maggioranza degli italiani però non la pensa così: in 27 milioni hanno votato ai referendum del 2011 affinché l'acqua fosse svincolata dalle logiche di mercato e sarebbe necessario che il Governo tenesse conto di una volontà popolare così chiara.

Per questo il FORUM Italiano dei Movimenti per l'acqua si sta mobilitando in tutto il Paese contro il rilancio delle privatizzazioni, per impedire che “passo dopo passo” il Governo Renzi faccia tornare indietro il Paese.
Inoltre annunciamo sin da subito che ci attiveremo affinchè nel passaggio al Senato tale articolo venga ripristinato.

Il futuro è in una gestione dell’acqua pubblica, partecipata, senza profitti. E senza distacchi!
ROMA, 20 Novembre 2014.

Toppa militare sul viadotto: ecco come sarà il ponte Bailey

Alessandro Redirossi. fonte: http://www.linchiestaquotidiano.it/

video di Luciano Granieri






La soluzione del Ponte Bailey costerà 700mila euro, il passaggio sarà a senso unico per le auto, con una corsia pedonale. Emergono i dettagli della “toppa” militare per ripristinare in un senso di marcia (pare dalla parte alta a quella bassa) la viabilità sul Viadotto Biondi in attesa dei lavori definitivi della REGIONE. Sono scritti nero su bianco nell’avviso pubblicato ieri sul portale istituzionale del Comune finalizzato ad  accogliere entro l’11 dicembre le manifestazioni di interesse per la realizzazione dell’intervento. Solo manifestazioni di interesse dal carattere “pre-informativo” per il Comune, che vuole valutare al momento le disponibilità a intervenire da parte di vari soggetti. Non una procedura che vincola l’ente all’affidamento in base a dei punteggi o meccanismi concorsuali.  In sostanza il ponte Bailey di tipo Triple Double Reinforced “scavalcherà” la frana. Da un lato poggerà  sulla sede stradale “in corrispondenza della prima pila”. Infatti secondo l’allegata Proposta progettuale di massima a firma del dirigente Elio Noce e del Consulente tecnico del Comune, il professor Quintilio Napoleoni,  “la stabilità delle pile del viadotto, a seguito dei sopralluoghi effettuati da diverse commissioni tecniche, non è apparsa compromessa dalla frana”.  Dall’altro lato il ponte poggerà “su una nuova spalla passante da realizzarsi con una palificata”. La spalla da realizzare ex-novo “sarà costituita da una fila di pali (disposti in PIANO secondo una “L”, in modo da costituire sia il muro d’ala sia il muro di spalla). Si prevede di realizzare pali di diametro variabile tra 800 mm e 1200 mm. I pali saranno collegati da un cordolo di testa che, opportunamente conformato, fungerà anche da appoggio al ponte in acciaio”. Per quanto riguarda tale spalla a sostegno del ponte si precisa che al momento dell’affidamento definitivo alla ditta vincitrice sarà richiesta “la sola realizzazione della struttura portante, in quanto la progettazione della stessa sarà preventivamente garantita dallo stralcio funzionale del progetto di ripristino definitivo del versante già redatto dalla Regione Lazio e approvato in Conferenza di Servizi”. In sostanza l’obiettivo è rendere funzionale tale spalla del ponte Bailey anche all’intervento definitivo di ripristino atteso dalla Regione, producendo un risparmio di costi. Su entrambi i lati del ponte Bailey verranno poste delle rampe di raccordo fra la strada e il Bailey con pendenza del 12,5%. Si prevede anche la possibilità di asfaltare sia il piano viario del ponte che delle rampe  “per ridurre il rumore durante l’attraversamento degli autoveicoli”. Aspetti importanti sono quelli ovviamente relativi alla tenuta del viadotto rispetto ai carichi del ponte Bailey sul viadotto. Secondo la proposta progettuale “dai calcoli preliminari effettuati risulta che i carichi trasmessi dal ponte Bailey al viadotto risultano inferiori a quelli normalmente applicati al viadotto durante l’esercizio. Con le opportune cautele costruttive (a.e. il posizionamento dell’appoggio del ponte con un opportuno disassamento rispetto all’asse della pila), tipiche della realizzazione di ponti Bailey, sarà possibile pertanto realizzare lo scavalco senza che le sollecitazioni nel viadotto esistente eccedano la sua resistenza strutturale”. Capitolo fondamentale quello dei tempi. Si stimano in totale 75 giorni di tempo, di cui 60 l’esecuzione dei pali ed il collaudo della spalla di sud ovest e 15 giorni per montare e predisporre il ponte Bailey. I costi previsti sono 350mila euro per la realizzazione delle opere relative alla spalla passante e altri 350mila euro per la messa in opera, il noleggio, la manutenzione e lo smontaggio del ponte.Per l’inizio dei lavori si punta a marzo e, vista la tempistica dell’intervento, entro giugno il ponte dovrebbe essere operativo. 

Altra questione sono i tempi del noleggio. Negli atti del Comune si parla di un “noleggio temporaneo, (per un tempo stimato, in via presuntiva, di almeno due anni)”, con l’amministrazione che si riserva la facoltà di esigere in qualsiasi momento la rimozione anticipata del ponte e la disdetta del noleggio, con un preavviso di sei mesi. Oppure la proroga, di sei mesi in sei mesi, del noleggio rispetto ai preventivati due anni.  “Tutto – si legge nell’avviso pubblico - in funzione del tempo necessario alla Regione per completare i lavori definitivi di ripristino della viabilità originaria”. E la speranza dei frusinati è che una “toppa” non si trasformi come spesso avviene nel vestito da indossare per lunghi e interminabili anni. 

Clamoroso: Stragi di P.zza Fontana e P.zza della Loggia, sono stati i Comunisti

Luciano Granieri


Come Renzi aveva promesso con poderosi  tweet, e con una conferenza stampa il 22 aprile scorso, sono stati finalmente desecretati i faldoni relativi  alle stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Peteano, oltre che all’abbattimento del DC9 Itavia sui cieli di Ustica e all’omicidio di Ilaria Alpi. Le rivelazioni , destinate a cambiare la storia non mancano e sono eclatanti. Per ora attengono solo a quanto emerge dai faldoni del Ministero della Difesa.  Innanzitutto le stragi diventano dei semplici “EVENTI”, così si legge sul frontespizio delle cartelle, e il siluramento del DC9 Itavia è un normale “INCIDENTE”. Ma la notizia più eclatante  è che a compiere questi efferati crimini sono stati: I COMUNISTI.   Finalmente si apre lo squarcio di chiarezza e verità tanto atteso.

Nel faldone relativo all’EVENTO “Piazza delle Loggia". Emerge un informativa del 1950  redatta dal generale Mario Pezzi (eroe dell’aeronautica durante il fascismo) che relaziona su alcuni esercizi commerciali stranieri presenti  in Italia collegati   con i servizi segreti polacchi e con il PCI. Un documento che definire interessante è a dir poco riduttivo. Ma c’è dell’altro. Ci sono i rileivi di un indagine condotta dal Sifar sui rapporti commerciali intercorsi, fra il 1950 e il 1952, tra  il Pci e i Paesi dell’Est. Ancora. Si legge delle lamentele del capo dell’ufficio quadri di Botteghe Oscure Edo D’Onofrio,  il quale denuncia una differenza di trattamento fra gli impiegati statali comunisti, spesso trasferiti dalle loro sedi, e i loro colleghi. Non manca un appunto sull’invocata riforma della Rai da parte del Pci datato 1968. Ci sarebbero altri brandelli di documenti su uno scambio di vedute fra Moro e Forlani a  proposito del segreto di stato da apporre non si sa bene su che cosa .  Ma tutto ciò   che c’entra con la bomba? Potrebbe obbiettare qualcuno.  Nulla. Ma perché spaccare il capello in quattro. L’importante è  che di Ordine Nero, Delfo Zorzi, Pino Rauti e degli altri arditi camerati non ci sia traccia. Sono stati i fascisti? NON CI RISULTA.  Piuttosto cosa c’era dietro i rapporti commerciali fra il Pc e i paesi dell’Est?  E che  c’entra questo con la bomba? C’entra, i comunisti c’entrano sempre.

Sull’EVENTO “Piazza Fontana” non c’è molto, ma quel poco è di estrema importanza. Si narra di come il ministero della difesa, in base a codici e codicilli, ribadisse la propria volontà di non costituirsi parte civile nel processo contro gli imputati della strage della Banca dell’Agricoltura. Di Freda e Ventura nessuna traccia?  Certo sono stati assolti. E l’anarchico Pinelli?  E’ chiaro si è suicidato. E i servizi segreti? Non ci risultano. Anche i comunisti non risultano ma sicuramente un po’ di colpa ce l’hanno.

Sull’”INCIDENTE” Aereo DC9”  è  fondamentale conoscere come le navi militari, inviate  in soccorso sul luogo dove precipitò il veivolo,  fossero armate. Per capire se il Dc9 Itavia sia stato abbattuto da un missile è  decisivo sapere che le navi dei soccorritori erano e equipaggiate con i seguenti sistemi d’arma: razzi  LRI  e MRC di 105 mm, missili HT-R ed SM-1 (ER) per sistema Terrier, missili Aspide e Sparrow per sistema NATO Sparrow, e missile Teseo.  Sul perché i nastri  radar nei quali era registrata la sequenza del volo del DC9, furono consegnati dall’Aeronautica militare  al  pubblico ministero con molto ritardo, non c’è alcuna spiegazione. Ma pare che ci siano di mezzo i soliti Comunisti.


Dunque la verità comincia ad emergere. E siamo solo alla documentazione del Ministero della Difesa. Chissà cosa nasconderanno i prossimi faldoni ancora da desecretare? Non sorprenderebbe se venisse fuori  che Totò Riina è stato  una pericolosa spia comunista al soldo del KGB!

Dea di II livello a Frosinone. Attendiamo spiegazioni.

Coordinamento Provinciale per la Sanità di Frosinone


L’On Alessio D’Amato, capo della cabina di  regia della sanità regionale e l’On. Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, ciurlano nel manico? Se il primo fosse veramente convinto che “ I ciociari non meritano la sanità che hanno “ avrebbe dovuto agire decisamente per inserire l’ospedale del Capoluogo nel DCA 368/14  come DEA di 2° livello. All’On.  Nicola Zingaretti replichiamo, ancora una volta, che il DEA di 2° livello è una necessità vitale per  il territorio della provincia di Frosinone dove allo stato attuale non esiste garanzia alcuna per i Livelli Essenziali di Assistenza previsti dalla normativa.  Per questo il Coordinamento insiste e si batte  per avere i 1841 posti letto che comportano più UOC (Reparti specialistici) e quindi la possibilità di rilanciare la sanità pubblica con un’organizzazione   efficiente e di qualità.
Per il DEA di 2° livello ci sono tutte le condizioni: 1) accesso ai P.S. di Frosinone e Alatri intorno a 80.000 come affermato dalla manager della ASL il 16 luglio e il 13 nov. Nel corso della conferenza locale della sanità; 2) per la popolazione si possono seguire gli stessi criteri adottati per Latina alla quale sono stati accorpati i comuni di Velletri ab. 53.544- Anzio ab.50789, Nettuno ab. 48.389 per un totale di a.152.722,oltre a tener conto del flusso turistico; 3) il polo ospedaliero Frosinone Alatri ha locali sufficienti per soddisfare ogni necessità clinica ed organizzativa.
Non si possono sottovalutare l’emergenza sanitaria della Valle del Sacco e della bassa Valle del Liri, l’esistenza di stabilimenti industriali a rischio Seveso, l’inquinamento atmosferico oltre ogni limite, l’aumento dei tumori e delle patologie tiroidee e respiratorie. Da sottolineare l’aumento della povertà, della disoccupazione della cassa integrazione (Secondi in Italia in percentuale).
Un quadro siffatto pone l’urgente necessità di intervenire con provvedimenti di emergenza: a) realizzare l’assetto organizzativo previsto per il 1° livello  per Frosinone –Alatri, per  Cassino e per il polo oncologico di Sora entro marzo 2015. Promuovere ed attuare quanto necessario per le alte specializzazioni inserite  nell’atto aziendale: neurochirurgia, cardiochirurgia chirurgia toracica, radiologia interventistica, unità di terapia neuro vascolare entro giugno 2015. Avviare subito la richiesta di DEA di 2° livello al governo ed ai ministri competenti.
Qualora si realizzassero le tre aree: area metropolitana di Roma, nord e sud Lazio, la provincia di Frosinone dovrà mantenere la propria autonomia organizzativa e decisionale. Nessun ruolo di sudditanza ad altre aree.
 Aggiungiamo poi che anche  la storia: sin dagli inizi del suo concepimento, il nuovo ospedale di Frosinone, circa venti anni fa, era impostato sulla concezione di un ospedale che dovesse essere sede di DEA di II livello, e nel corso di tutti questi anni tale concezione mai è stata messa in dubbio dai vari presidenti di Regione succedutisi nel tempo tanto da essere codificata nel DCA 87/2009 ed al successivo DCA 17/2010. Nel primo a pag. 209 è scritto:  “ …….è  stato ritenuto opportuno programmare un adeguato potenziamento dell’ospedale Umberto 1°, propedeutico al suo riconoscimento di DEA di 2° livello dell’area sud”.Quindi oltre che le norme, oltre che la logica, è anche la storia che  rivendica la allocazione del DEA II a Frosinone.
Gli eletti di questa provincia: Buschini, Bianchi, Abruzzese e Fardelli     nonché D’Amato e Zingaretti hanno l’obbligo di venirci a spiegare, in un aperto confronto pubblico con le associazioni ed i cittadini  perché si nega il DEA di 2° L. a Frosinone- Alatri.
Forse è per quegli interessi inconfessabili che si stano scardinando come dice l’On Baldi ? Quali sono? E perché non si rendono di pubblico dominio?


Frosinone 21.11.14

video di Luciano Granieri

Sanità, i tagli “distratti” della legge di stabilità

Stefania Gabriele   fonte: http://www.sbilanciamoci.info/

La spesa sanitaria pubblica in Italia è più bassa di quella degli altri grandi paesi europei. Eppure negli ultimi anni l’austerità nel settore sanitario ha imposto una correzione su BASE annua di circa 10 miliardi. Interventi ampi e frettolosi che inevitabilmente incidono anche sulla fornitura dei servizi.

Che si debba ridurre la spesa pubblica è ormai un luogo comune, anche se è dimostrato da tanti STUDI che gli effetti recessivi che ne conseguono sono molto più gravi di quelli derivanti da aumenti delle entrate. Tuttavia tagliare la spesa sanitaria è ancora una scelta poco popolare. Così il governo Renzi con la legge di stabilità per il 2015 si è limitato a levare 4 miliardi alle regioni (art. 35), scaricando su queste ultime la responsabilità di decidere dove tagliare. Che importa poi se la sanità rappresenta più del 70% delle uscite delle regioni, e dunque dovrà essere colpita per forza. Infatti l’art. 39 della stessa legge di stabilità, che pure recepisce le cifre di finanziamento della sanità sulle quali era stato raggiunto l’accordo tra Governo e Regioni il 10 luglio scorso (Patto per la salute 2014-2016), segnala sommessamente che tali cifre potranno essere riviste a seguito dei tagli. In questo modo viene sostanzialmente calpestato un Patto che era stato il frutto di mesi di negoziati intergovernativi, ed era stato raggiunto dopo più di un anno e mezzo dalla scadenza del precedente. Del resto, da parte centrale era stata già inserita nell’accordo, subito dopo l’indicazione dell’importo del finanziamento previsto per la sanità (112,1 miliardi per il 2015 e 115, 4 per il 2016), l’inquietante condizione “salvo ulteriori modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di FINANZA pubblica e a variazioni del quadro macroeconomico”, condizione sufficiente a mettere a repentaglio la principale conquista delle regioni, ovvero l’impostazione per cui, dopo anni di tagli, “I risparmi derivanti dall’applicazione delle misure contenute nel Patto rimangono nella disponibilità delle singole regioni per finalità sanitarie” (decisione peraltro un po’ beffardamente ribadita dalla legge di stabilità).
È stato più volte sottolineato che la spesa sanitaria pubblica in Italia è più bassa di quella degli altri grandi paesi europei: solo durante la crisi la quota ha superato il 7% del PIL, collocandosi al 7,1% nel 2012, contro il 9% della Francia, l’8,6% della Germania, il 7,8% del Regno Unito; anche gli Stati Uniti - un Paese con un sistema sanitario privato costosissimo -, arrivavano all’8%, secondo dati OCSE (http://www.oecd-ilibrary.org/social-issues-migration-health/data/oecd-health-statistics/system-of-health-accounts-health-expenditure-by-function_data-00349-en ); tra i membri di questa organizzazione l’Italia risulta essere peraltro uno di quelli che hanno avuto un incremento della spesa più limitato negli anni 2000 (http://www.oecd.org/newsroom/health-spending-continues-to-stagnate-says-oecd.htm ).
È stata d’altronde la stessa Ragioneria Generale dello Stato, nel Rapporto del 2013 su Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario (http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit--i/Spesa-soci/Attivita_di_previsione_RGS/2013/Le-tendenze-di-m_l-periodo-del-s_p_e-s_s-Rapporto_n14.pdf ), a sottolineare che dopo la metà degli anni 2000 si è verificato un vero e proprio cambio di paradigma, da un sistema con vincolo di bilancio soft ad una nuova responsabilizzazione delle regioni, grazie al meccanismo dei piani di rientro: infatti il tasso di crescita della spesa, pari al 7% circa tra il 2000 e il 2006, è calato al 2,5% tra il 2006 e il 2010 ed è stato addirittura negativo dal 2010 al 2013, mentre i disavanzi delle regioni che non avevano raggiunto l’equilibrio si sono drasticamente ridotti (http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit--i/Spesa-soci/Attivit-monitoraggio-RGS/2014/il_monitoraggio_del_sistema_sanitario.pdf ).
Negli ultimi anni infatti, ai piani di rientro e alle misure di contenimento dei costi nelle regioni in deficit si sono sovrapposti i tagli stabiliti dalle successive manovre, che hanno realizzato l’austerità nel settore sanitario imponendo una correzione su BASE annua di circa 10 miliardi. Sebbene alcuni provvedimenti siano stati mirati ad una riduzione degli sprechi e al miglioramento delle condizioni di acquisto di beni, servizi e prestazioni, è inevitabile che interventi così ampi e così frettolosi incidano anche sulla fornitura dei servizi.
Si percepiscono infatti i segnali di una aumentata difficoltà di accesso, sia fisico, sia economico. È soprattutto nei servizi di pronto soccorso che si evidenziano gli effetti del razionamento, come evidenziato anche DALLA denuncia di alcuni sindacati medici, con pazienti che attendono a lungo in barella di ottenere un letto nel reparto (http://www.anaao.it/attivita.php?id=1731&anno=2014&mese=01 ). Del resto lo STANDARD di posti letto continua a essere ridimensionato, anche se già nel 2007 avevamo un numero di posti per mille abitanti nettamente inferiore alla media UE28 (3,8 contro 5,6; nel 2011 il dato per l’Italia è 3,4, secondo dati EUROSTAT, http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&init=1&language=en&pcode=tps00046&plugin=1 ). Né al ridimensionamento dei servizi ospedalieri ha corrisposto sinora un incremento dell’assistenza territoriale. Il blocco delturn-over nelle regioni in piano di rientro poi può rischiare di mettere a repentaglio la fornitura dei livelli essenziali di assistenza (come sottolineato anche dalla Corte dei Conti nel Rapporto 2013 sul coordinamento della FINANZA pubblica,http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sezioni_riunite/sezioni_riunite_in_sede_di_controllo/2013/28_maggio_2013_rapporto_2013_finanza_pubblica.pdf), tanto che si è deciso di alleggerirlo, ma in generale la politica del personale resta piuttosto rigida in molte regini, con tetti alla spesa e limitazioni alle assunzioni. Quanto all’accesso economico, da un lato si sono avuti la diminuzione dei redditi (il PIL pro-capite in termini reali dal 2009 è inferiore ai livelli del 2000, http://noi-italia.istat.it/index.php?id=7&L=0&user_100ind_pi1%5Bid_pagina%5D=91&cHash=fdd73a1b23d68030a42ffa4a6353cc95) e l’aumento della povertà assoluta (dal 4,1% del 2007 al 9,9% del 2013, secondo i dati Istat (http://www.istat.it/it/archivio/128371 ), dall’altro si è verificato, fino al 2012, un consistente incremento delle compartecipazioni alla spesa: i TICKET sui farmaci sono raddoppiati tra il 2008 e il 2011 e ancora sono aumentati del 5,2% nell’anno successivo, quelli sulla specialistica e altre prestazioni sono cresciuti del 13,4% nel solo 2012 (http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/controllo/sezioni_riunite/sezioni_riunite_in_sede_di_controllo/2013/28_maggio_2013_rapporto_2013_finanza_pubblica.pdf). Il cosiddetto “superticket” sulla specialistica ha provocato una riduzione dell’uso dei servizi pubblici - e di conseguenza delle entrate per il SSN - (Cislaghi & Sferrazza, 2013, Gli effetti della crisi economica e del super TICKET sull’assistenza specialistica, AGENAS,http://www.agenas.it/images/agenas/monitoraggio/spesa_sanitaria/GliEffetti_del_superTicket.pdf), mentre ci sono evidenze di una diminuzione della domanda di farmaci nelle regioni che hanno accresciuto maggiormente i TICKET (Costa et al., 2012, Gli indicatori di SALUTE ai tempi della crisi in Italia, e&p, anno 36 (6) novembre-dicembre,http://www.epiprev.it/materiali/2012/EP6-2012/EP6_337_int2.pdf ). Secondo i dati EU-SILC (http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=hlth_silc_08&lang=en ), la percentuale di coloro che hanno dichiarato di aver rinunciato a visite mediche per motivi economici è aumentata significativamente negli anni della crisi, e il problema riguarda ormai il 10% degli appartenenti al primo quintile di reddito (il 20% con reddito più basso).
Eppure, si CONTINUA sulla strada dei tagli. Le politiche di austerità mostrano di non essere più compatibili con il mantenimento di un SSN che garantisca il diritto alla salute. Anche per questo è ora di ripensarle. E di fronte al rischio di espansione dell’epidemia del virus Ebola, che richiederebbe una rapida ristrutturazione di alcune reti logistiche e strutture sanitarie, bisogna pretendere innanzitutto che le relative spese, ove necessarie, fossero tenute al di fuori dei vincoli europei.

giovedì 20 novembre 2014

L'insostenibile leggerezza della gestione commissariale di Ceccano.

Anita Mancini

E' di pochi giorni fa la notizia che il Movimento dei Disoccupati di Ceccano si sia recato dal Commissario Prefettizio per chiedere di occuparsi della manutenzione di Castel Sindici. In molti, sui social, sui giornali, avevano caldeggiato tale proposta, considerandola in un certo qual modo una "win-win", cioè una proposta in cui tutti "vincevano": Vincevano i disoccupati, ovviamente, ma anche il Comune che dovrà pur occuparsi della manutenzione di un edificio che ha acquistato e ristrutturato con i danari dei cittadini. Ma avrebbero vinto i cittadini di Ceccano, avrebbe vinto una cultura della manutenzione, dell'avere a cuore la res publica. Questa iniziativa non avrebbe portato svantaggio, insomma. La risposta, a quanto mi hanno raccontato ieri, da parte del Commissario e del Segretario Generale di Ceccano è stata negativa. Qualche articolo del codice, qualche riferimento ad un paio di regolamenti e stop. Non se ne è fatto nulla. Perchè, allora, mi chiedeva Tiziano Ziroli occuparsi di un piano particolareggiato? Bella domanda, no? Questa gestione temporanea del Comune durerà qualche mese, ma un piano lascia il segno per decenni. Può salvare o condannare un territorio per molti anni...Ma la "semplice" manutenzione di un edificio pubblico... beh quello che impatto volete che abbia?

Frosinone Multiservizi: L’azione irresponsabile degli enti soci

Comitato di Lotta Frosinone

228° giorno Presidio dei lavoratori ex Multiservizi

Multiservizi: L’azione irresponsabile degli enti soci
 Interessante appare il nuovo fronte sfondato dalla Regione Lazio che dopo vari annunci percorre la strada di una guerra fratricida agli enti, prima soci ed ora nemici giurati.
Interessante perché, in questa vicenda, che offre sempre nuovi orizzonti di battaglia, tutto appare risolversi impersonalmente, seguendo un po’ le dinamiche del “salviamoci le nostre chiappe mettendo in mezzo qualcun altro” senza alcun intervento della politica, politica/partitica pur responsabile del disastro Multiservizi.
Gli enti locali dapprima cercavano il capro espiatorio nella Regione: le avevano richiesto di riparare il debito. La Regione deliberò con DGR n. 122 del 13/03/2014 la disponibilità a concorrere ai costi della liquidazione della società Frosinone Multiservizi S.p.A.condizionandola alla volontà degli enti locali soci a concorrere alla copertura dei costi di
Liquidazione. Accipicchia! La Regione si difende e gli enti locali rimangono con il culo scoperto.
Si nicchia, si tergiversa, passano i mesi, si prova la strada del fallimento: vengono depositati i registri in tribunale e dal 21 ottobre si attende la possibile dichiarazione di fallibilità della Società, non mettendo mano al portafoglio dei debiti.
E invece ecco un nuovo missile “l’esercizio di un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, liquidatori e sindaci della società Frosinone Multiservizi S.p.A. in liquidazione, da parte di Sviluppo Lazio al fine di tutelare i propri interessi quelli interessi dell’amministrazione regionale”. Affrontiamo il problema complessivo? Giammai! Meglio cercare di indirizzare su un bersaglio possibile, evidentemente non gli enti o almeno quelli che oggi amministrano, questo nuovo attacco, con il quale anche la Regione pensa di mettersi al riparo da un possibile, ed auspicato, intervento della Corte dei Conti,in caso di mala gestio imputabile agli organi della società da parte delle società operanti in regime di in house providing.
 Un riparo poco sicuro però. Le responsabilità, le azioni, i risultati, sono conosciute e di pubblico dominio. Gli enti hanno usufruito di 10 anni di servizi (1997-2006) senza alcun onere, con lavoratori senza contributi risparmiando €.22 milioni. Nella formazione della Frosinone Multiservizi si è potuto usufruire dalla Regione circa €.5,5 milioni avuto per la stabilizzazione dei lavoratori e sgravi contributivi per tre anni. Questi risparmi sono stati allegramente gestiti nei costi di un Presidente e un consiglio d’amministrazione stipendiati eccessivamente; nell’assunzione di un personale dirigenziale eccessivo e oneroso; negli orrori gestionali dei “tecnici”; ma soprattutto nella copertura del costo dei servizi che gli enti non hanno mai pagato per intero generando debiti della società, innescando la necessità di ricorrere alla CIG in deroga. Nel contempo la Società erodeva il capitale sociale fino al momento dell’interruzione dell’erogazione dei servizi e il conseguente licenziamento collettivo, mentre la Regione a guida Polverini pensava di tirarsi fuori con una formalità senza più difendere i propri interessi nella Società.
 Eppure questa parte debitoria, scaturita da un avvitamento di interessi personali e di partiti, non avrebbe scalfito la società che comunque prevedeva un rilancio sia attraverso una gestione più oculata della Società, ovvero nel passaggio alla Servizi Strumentali, nuova società che avrebbe salvato l’occupazione. Doveva arrivare prima ciclone Iannarilli e poi tempesta Ottaviani per dare il benservito politico alla società.
L’entrata forzata dei privati nella gestione dei servizi doveva sacrificare qualcosa e qualcuno. E’ sotto gli occhi di tutti chi. I debiti sono iniziati a salire vertiginosamente. A seguito della gestione Iannarilli della Provincia si è pensato bene di mandare via i lavoratori a calci nel culo. Questi hanno intentato cause milionarie fino a far lievitare il debito di altri €.4,5 milioni!
L’intervento dello spacchettamento a cooperative sociali a Frosinone ha generato centinaia di ingarbugliati contenziosi cui è coinvolto il Comune di Frosinone. Anche qui i rischi sono di milioni di euro!
 Come finirà questa imperdibile saga? Le puntate purtroppo saranno ancora molte. E molte le possibili sorprese. Una tra le tante potrebbe essere quella della società non dichiarata fallibile - come dovrebbe essere! -. Il debito a quel punto lo si dovrebbe onorare per intero, con le seguenti quote degli enti soci:
20%Provincia€ 1.634.206,93
20%Frosinone€ 1.634.206,93
11%Alatri€ 898.813,81
49%Regione€ 4.003.806,98
 Ma alcuno si augura tutto ciò. Men che meno i lavoratori, le vere ed uniche vittime di tutta questa vicenda, che sotto la tenda cercano il senso di dignità e decoro per una città e per le sue istituzioni, altrimenti sprofondate completamente nella vergogna e nella farsa.    
Quei lavoratori che da tempo suggeriscono e difendono l’unica strada possibile da intraprendere nell’interesse di tutti per mantenere l’occupazione e il reddito, svolgere i servizi, dimezzare il debito e non esporre altri a contenziosi giuslavoristici pesanti e incombenti.
Tale strada, che può essere percorsa dalla politica solamente con il bus pubblico, necessita di percorsi condivisi, orizzonti comuni, interesse per la cittadinanza, dovere per il risparmio: è troppo chiedere ciò?