sabato 10 gennaio 2015

Confronto sulla sanità provinciale con il consigliere regionale Daniela Bianchi

Luciano Granieri


Road Map  Regione Lazio 2014 – 2015. Quello che non c’era, quello che ora c’è, quello che c’è da fare”. Era il titolo dell’iniziativa, organizzata ieri mattina presso la sala delle arti di Frosinone,  dal consigliere regionale Daniela Bianchi, per illustrare ai giornalisti e ai cittadini, quanto è stato fatto nel 2014 per la nostra Provincia dall’attuale amministrazione regionale e gli obbiettivi da raggiungere entro il 2015. 

L’idea di informare i cittadini su come l’amministrazione stia operando sul territorio è sicuramente apprezzabile, ma è evidente che possa contenere  un minimo di auto promozione. Nessun consigliere verrà mai a raccontare di non aver operato bene nell’interesse dei cittadini. Per cui -  dopo l’illustrazione di attività sicuramente meritorie, come la focalizzazione sulla cura dei bambini autistici,  oppure una razionalizzazione sulla normativa concernente le adozioni, o ancora tutto il programma relativo alla Valle del Sacco, bonifiche e riqualificazione del territorio e le attività rivolte alle imprese,  finalizzate ad  agevolare la ripresa produttiva – è saltato fuori un dato che ha fatto balzare sulla sedia gli astanti. Nel bilancio delle cose fatte figurava l’aumento della dotazione dei posti letto per la Asl provinciale in ragione di 102 unità in più.

 E’ stato fatto notare che su un  atto aziendale si possono pianificare un numero indefinito di posti letto (virtuali). Infatti un posto letto,  reale ed effettivo, deve essere assistito dal personale sanitario necessario. Personale che a causa del blocco del turn-over è drammaticamente assente per cui i posti letto messi in attivo sono assolutamente virtuali. 

Da queste osservazioni è scaturita la natura del dibattito che, a parte qualche accenno alla frana del Viadotto Biondi e alle vicende della Multiservizi,  quasi esclusivamente ha riguardato il drammatico stato di degrado della sanità pubblica provinciale.  La posizione del consigliere Daniela Bianchi in proposito è molto semplice. E’ necessario un confronto fra il Coordinamento provinciale per la Sanità,  e  gli eletti in Regione,  espressione del territorio, per stabilire, nel quadro di quanto l’assetto generale regionale consente, quali siano le proposte che possano concretizzarsi. 

In verità, questo incontro è stato più volte richiesto e si è anche concretizzato, ma con personaggi, come  il segretario del responsabile della cabina di regia , che non hanno mandato a decidere nulla . Rimane comunque li fatto che qualsiasi modello di sanità si possa proporre deve essere compatibile con il quadro generale definito dalla Regione.  Se questo è il dato imprescindibile, la conclusione logica è che si possono organizzare infiniti tavoli di confronto, tanto negli scenari definiti dalla Regione Lazio lo smembramento della sanità provinciale è già indelebilmente scritto.



venerdì 9 gennaio 2015

Quelli del parco al Matusa


Il 10 gennaio a partire dalle ore 16, presso l’Auditorium Colapietro di Frosinone – Via Grappelli (dietro Campo CONI) - si svolgerà un Convegno-Dibattito pubblico a 10 anni dallo storico referendum del 9-10 gennaio 2005 dove i cittadini di Frosinone furono chiamati ad esprimersi sul seguente quesito: “E’ favorevole a far diventare lo Stadio Comunale Matusa un grande Parco verde pubblico?”. 
A quella consultazione elettorale – unica esperienza nella storia diFrosinone - partecipò oltre il 20% degli aventi dritto, più di 8000 cittadini, che per la quasi totalità (oltre il 90%) si espresse a favore del Parco nell’Area del Matusa. Purtroppo recentemente due dei protagonisti principali di questo storico evento ci hanno lasciato; sono Dante D’Aguanno e Luigi Di Santo, ai quali è dedicato questo evento, alla memoria del loro alacre impegno politico e sociale ed alla loro spiccata umanità.
L’ironia della sorte ha voluto che si congiungessero più circostanze, quasi a volerci esortare a ritrovare tutti i compagni del lungo e tortuoso viaggio che ci portò all’ottenimento della consultazione referendaria ed al conseguimento di un risultato, comunque straordinario – specie se inserito in un contesto ambientale irto e tortuoso , non dimentichiamolo. Circostanze purtroppo poco piacevoli, come la prematura scomparsa dei cari Dante e Luigi ed il ritorno alla ribalta delle cronache dell’Operazione Project Financing iniziata da Marzi e condotta dall’attuale Sindaco Ottaviani. Il tutto proprio a 10 anni dal referendum. 
Al Convegno interverranno, oltre all’allora promotore del referendum Ivan De Santis, che terrà un intervento dal titolo: “Il sogno di 8.000 cittadini raccontato 10 anni dopo"; l’Arch. Luca Oropallo, che esporrà un excursus storico-critico dell’urbanistica di Frosinone, con un intervento dal titolo :"Dal Frusino '52 al PRG vigente"; il Dott. Riccardo Copiz (naturalista), che tratterà il tema sotto il profilo più strettamente ambientale e naturalistico, con un intervento dal titolo :"Il Matusa nel Parco del Fiume Cosa"; l’Arch. Marco Mastronardi, che approccerà all’argomento Matusa, illustrando le ultime vicende riguardanti il Project, con un focus specifico sul tema dell’urbanistica partecipata – titolo dell’intervento: “Il project del Matusa, emblema dell'urbanistica di Frosinone"; il Dott. Fausto Russo, psichiatra e analista della comunicazione, che tratterà l’argomento con un intervento dal titolo: "Vocazione ambientale, vocazione territoriale". Concluderà gli interventi la Dott.ssa Patrizia Monti, responsabile del centro Diurno Orizzonti Aperti. In qualità di moderatore Lorenzo Rea.
A seguire si aprirà un dibattito aperto a tutti coloro che vorranno partecipare. 
F.to Quelli del parco al Matusa

NO STOP: "VOGLIA DI LAVORARE. VOCI DAL DISAGIO DELLA DISOCCUPAZIONE E DELLA PRECARIETÀ"

Frosinone, Saletta Centro delle Arti dalle ore 10,00 alle ore 20,00 di domenica 11 gennaio 2015


Programma.

dalle 10 alle 12

Presentazione dell'iniziativa da parte del conduttore Giovanni Proietta

Testimonianze di lavoratrici e lavoratori raccolte da Laura Collinoli  de La Provincia e Alessandro Redirossi de L'Inchiesta. Hanno confermato la loro presenza disoccupati e precari che provengono da: ex Videocon, Marangoni, Multiservizi, SKF, Tecna, e altre sedi di attività: Marisa Cianfrano, Domenico Ciotoli, Domenico Del Brocco, Domenico Liburdi, Luigi Mastrogiacomo (pomeriggio), Luigi Mingarelli, Gino Rossi, Lara Shaffler (pomeriggio), Tiziano Ziroli. (continuiamo a raccogliere adesioni). 

Inizia l'Estemporanea di pittori e scultori. Hanno dichiarato di partecipare: Livio Antonucci, Marco Antonucci, Mariangela Calabrese, Fabiana Fattori, Rocco Lancia, Elena Sevi, Alberto Spaziani, Rita Turriziani Colonna.

alle ore 12

Informazioni sulle iniziative della Unità di crisi istituita dal Sindaco di Anagni Fausto Bassetta e sugli esiti delle richieste rivolte alla Ministra Federica Guidi dalla Senatrice Maria Spilabotte e dal Deputato Alessandro Mazzoli

Continua il lavoro degli artisti. Brani musicali de I Dissonanti e del Cantautore Lucio Vicalvi si alterneranno alla testimonianze anche nel pomeriggio.

In mattinata e nel pomeriggio saranno intervistati anche dirigenti sindacali. Hanno assicurato la loro presenza fino a questo momento Guido Tomassi, Segr. Gen Cgil Fr; Sandro Chiarlitti Segr. Gen. Filctem.Cgil; Domenico Mazzieri della Fiom;
Porteranno il saluto a questa iniziativa anche due ex segretari generali della Cgil e della Cisl di Frosinone. Donato Galeone (Cisl) e Francesco Notarcola (Cgil)

Angelo Palmesi, fotografo esporrà immagini fotografiche di aziende ormai chiuse.

nel pomeriggio

le testimonianze saranno raccolte da Denise Compagnone de Il Messaggero;

dopo le 16,30

Fausto Pellecchia ci darà un saggio dalle "Profanazioni Dantesche" con commento e leggendo alcune terzine della Divina Commedia. Il tema che affronterà: "Profitto nostro, che sei in terra, assegna a noi il nostro debito....Amen".

Letture di Giuliano Sera

alle 18 circa

We World. Pièce teatrale di un atto scritta e interpretrata dalle studentesse e dagli studenti del Liceo Artistico Anton Giulio Bragaglia di Frosinone.

Brani musicali chiuderanno la giornata

Adesioni:La Consigliera Regionale Daniela Bianchi ha scritto "Io ci sarò ...per ascoltare e per provare a fare la mia parte ..."

L'iniziativa sarà trasmessa in diretta streaming e si svolgerà in concomitanza con l'analogo iniziativa "Pedaliamo fuori dalla crisi" in Valletta Valsecchi - Mantova, promossa da Stefano Gavioli

«Quando pronuncio la frase: "La crisi riusciremo a superarla soltanto se l'affrontiamo tutti insieme", io osservo i volti delle persone a cui mi rivolgo e questi assumono espressioni non sempre entusiastiche.
E allora ho capito che la frase "La crisi riusciremo a superarla soltanto se l'affrontiamo tutti insieme" è rivoluzionaria. Sopratutto è quell' "Insieme" che dà fastidio. Quell'"Insieme" è eversore.» Illuminazione di Stefano Gavioli

NB: Il programma potrà subire delle modifiche e sarà arricchito dai nomi di chi vorrà seguire i lavori di questa iniziativa



Colleferro: il NOE sequestra la discarica, i rifiuti restano per strada, quale prospettiva?

Retuvasa e Comitato Residenti Colleferro

Il 18 dicembre 2014 il NOE (Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri di Roma, dietro richiesta del giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Roma, dott. Massimo Battistini, ha disposto il sequestro preventivo del 'centro di trasferenza' all’interno della discarica di Colle Fagiolara, a Colleferro.
Nel nostro comunicato del 14 dicembre scorso avevamo evidenziato l’assenza dell’autorizzazione per il sistema di trasferimento dei rifiuti da Colleferro ad Aprilia; successivamente abbiamo protocollato le nostre osservazioni alla Conferenza di Servizi apposita. Dopo il decreto di sequestro del piazzale di colle Fagiolara, oggi la discarica di Colleferro continua ad essere attiva ed a ricevere anche una parte dei rifiuti pontini, preventivamente trattati presso gli impianti di Aprilia (vista l’imminente fine vita della discarica Indeco di Borgo Montello).
Premesso che le amministrazioni comunali e regionali intendono regolarizzare la situazione di illegalità, rilasciando a breve le necessarie autorizzazioni, è necessario ricostruire le decisioni e gli interventi che hanno portato a questa situazione.
Dal 10 settembre 2014 - dopo il ricorso al TAR Lazio di Retuvasa e Comitato residenti Colleferro contro la tritovagliatura - la Regione Lazio ha imposto alla sua società, Lazio Ambiente Spa, di non conferire rifiuti ‘tal quale’ a Colleferro, ma di sottoporli al regolare pretrattamento presso il centro di preparazione del combustile derivato da rifiuti (CDR) di Rida Ambiente s.r.l. ad Aprilia. Gli scarti di lavorazione, che non diventano CDR da destinare agli inceneritori, tornano alla discarica.
All'inizio del processo i rifiuti conferiti dai Comun sono stati scaricati dai compattatori in un lotto (già esaurito) della discarica di colle Fagiolara, depositati a terra, caricati nei TIR e trasportati ad Aprilia. Tutta questa attività, che si chiama trasferenza, è stata eseguita illegalmente se non denominata impropriamente “trasbordo”, senza autorizzazione e senza annotazione nei registri di carico e scarico delle quantità provenienti dai Comuni afferenti ad uno dei sub-Ato di Roma.
Come risulta da notizie di stampa, il GIP indaga in concorso, il legale rappresentante di Lazio Ambiente SpA, Vincenzo Conte, e il legale rappresentante della “Autotrasporti Pigliacelli SpA”, Ezio Pigliacelli, raggiunti da avviso di garanzia.
Fino al decreto del 18 dicembre Lazio Ambiente SpA ha operato nell’illegalità, sia quando eseguiva la mera tritovagliatura dei rifiuti, sia quando svolgeva attività di “trasferenza”, senza autorizzazione, situazione di cui la Regione Lazio era a conoscenza.

Ci troviamo di fronte a due ordini di problemi.

Il primo -e più grave- è la riproposizione di un sistemadi gestione dei rifiuti che pone al centro l’incenerimento, mantenendo le discariche e ignorando del tutto il modello di un ciclo integrato fondato su riduzione alle fonte, riciclo e riuso del prodotto della raccolta differenziata porta a porta. Quest’ultimo richiede una inversione di rotta a 180 gradi, un intervento strategico sul piano dell’organizzazione dei servizi locali e delle filiere produttive. Di ciò non c’è traccia e gli interventi governativi e legislativi vanno nella direzione opposta.
Del primo molto abbiamo detto e diremo, del secondo siamo costretti ad occuparci oggi.

Il secondo, derivato dal primo, nasce dalla totale improvvisazione degli interventi con il sospetto della premeditazione.

Da anni si sapeva che la discarica di Colle Fagiolara era fuori legge e destinata a chiudersi al ‘tal quale’, così come a livello regionale si sapeva di Malagrotta e della insostenibilità complessiva del sistema. Si sapeva del degrado industriale finanziario del consorzio Gaia, la cui storia è costellata di illegalità, che ne segnano all’origine il passaggio da consorzio pubblico a SPA, società di diritto privato.

Dopo la sentenza del 10 settembre 2014, in applicazione all’ordinanza del TAR Lazio la Regione si è limitata a prevedere solo alle operazioni di trasbordo dei rifiuti dai compattatori ai tir, diretti al TMB di Rida Ambiente, ad Aprilia, per rientrare a Colleferro come residuo di lavorazione.

Gran parte dei Comuni del sub-ATO di Roma ha preferito essere servita da Lazio Ambiente SpA, nonostante l’aumento di circa 40 euro a tonnellata come costo di trasporto del tal quale da Colleferro ad Aprilia.
Alcuni Comuni, in particolare Lariano e Velletri, hanno scelto altri impianti, avvalendosi, dal 13 settembre 2014, delle norme introdotte dallo Sblocca Italia, in base alle quali i rifiuti solidi urbani possono circolare liberamente nella Regione di provenienza, senza sottostare alla limitazione degli ambiti territoriali.
Il costo per i Comuni con il passaggio intermedio a Colleferro è passato da 122 a 145 euro a tonnellata, mentre Rida Ambiente richiederebbe 109 euro a tonnellata, al netto del costo di trasporto.

Per fare un esempio: il Comune di Colleferro conferisce circa 9.000 tonnellate annue di rifiuti e l’incremento ammonterebbe a 360.000 euro, un costo aggiuntivo esorbitante in un periodo di contenimento della spesa pubblica.

La logica volutamente emergenziale ha legittimato ancora una volta scelte improvvisate, ha legittimato l’affidamento senza gara del servizio, senza alcuna trasparenza sui costi ed i benefici di tali affidamenti. La soluzione adottata richiede che i rifiuti raggiungano il TMB di Aprilia quindi problema logistico costituisce un fattore di criticità, un passaggio obbligato.
Come si giustificano le tariffe di Lazio Ambiente e quelle della società di trasporto?

A questo punto, la Regione Lazio, con la deliberazione n. 902 del 16.12.2014, ha autorizzato la copertura dei costi a favore dei singoli Comuni, per una spesa complessiva di circa 400.000 euro ponderata per la durata di 3 mesi (presumibilmente settembre-dicembre 2014).
La Regione Lazio continua a coprire i costi di una politica dissennata, tamponando i bilanci comunali e sorreggendo la propria vacillante creatura Lazio Ambiente.
Quest’ultima è la società partecipata che ha preso in carico le attività del consorzio GAIA, priva di una qualsiasi prospettiva strategica sia dal punto di vista industriale che economico-finanziario, come dimostrano le vicende di cui ci stiamo occupando ed i dati sulla formazione del suo capitale.
Alzando lo sguardo alla realtà metropolitana e regionale, compare all’orizzonte la sua incorporazione in una nuova realtà AMA-ACEA, che nascerebbe all’insegna del far “grassi” profitti sul ciclo dei rifiuti, all’ombra dei fumi degli inceneritori e della costruzione di un TMB più che mai inopportuno.

Nel frattempo continua il grave stato di disagio prodotto dagli odori nauseabondi della discarica, mentre emerge il dato inquietante dell’inquinamento della falda acquifera sottostante il sito, a completare il quadro drammatico dell’inquinamento delle matrici ambientali della città di Colleferro e del territorio circostante. Nel passaggio delle feste natalizie e di fine anno le strade di Colleferro hanno visto un accumulo si immondizia, ennesima dimostrazione di inefficienza, se non di peggio.

Dopo la grande manifestazione contro la costruzione dell’impianto TMB e per la difesa della sanità pubblica, abbiamo assistito al tracollo della giunta della città di Colleferro. 
Ci possiamo solo augurare, all’inizio di questo nuovo anno, che la cittadinanza che ha manifestato in piazza continui adare un forte contributo al superamento di una gestione del territorio e delle finanze comunali basato sullo scambio tra salute dei cittadini e contributi al bilancio.
Uno sforzo straordinario è richiesto a tutti noi e non può essere delegato esclusivamente ai futuri amministratori, che saremo chiamati a scegliere, per affrontare i vincoli e leprospettive che nascono non solo da dinamiche locali, ma da strategie nazionali in termini di spesa pubblica, di politiche economiche ed ambientali.
E’ richiesta quindi una mobilitazione da parte della cittadinanza attiva con  azioni e proposte e con una intensa attività di controllo ed interrogazione nei confronti della gestione commissariale di questi mesi a Colleferro.
Il primo quesito è “quando si avvia la raccolta differenziata porta a porta?”.

Alle associazioni ed ai comitati infine tocca il compito di costituirsi come parte offesa nell’ennesimo procedimento penale in essere nella Valle del Sacco, instancabile e mai sazio teatro di illeciti ai danni della comunità.


Colleferro, 9  gennaio 2015

Impianto Compostaggio Ferentino

Associazione Civis Ferentino


Buon giorno a tutti
questa breve nota per illustrare la sentenza del TAR che trovate nel link qui sopra

La  sentenza  poggia su 2 questioni, entrambi sollevate nelle osservazioni al procedimento dal comitato spontaneo NO Impianati 50000 ton ed elaborate dal gruppo di lavoro che ha poi fondato CIVIS.

1.I  quantitativi: la richiesta AUA annoverava quantità in lavorazione 3600 ton/anno
e quantità a riserva R13 oltre 20.000 ton . 
Il TAR ha chiarito senza mezzi termini  che spetta a chi presenta la denuncia inizio attività definire i quantitativi

2. La locazione : questione sollevata dalle associazioni fin dall'inizio e messa nero su bianco dall'ufficio tecnico del comune solo ad agosto dopo diffida formale. 
Ci sono due plessi scolastici nel raggio di 1 km.  !!!!

La seconda questione è di particolare rilevanza, perchè sollevata anche rispetto al progetto di compostaggio presentato ad Anagni ancora in procedura VIA, a meno di 1 km dal sito c'è il plesso scolastico Pantanello. 

cordiali saluti a tutti 
Il Presidente

giovedì 8 gennaio 2015

Sulla strage di Charlie Hebdo

Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia


Mercoledì 7 gennaio 2015 un gruppo armato di fanatici jihaidisti ha attaccato a Parigi la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, massacrando la sua redazione. Dodici i morti e numerosi i feriti.
Alle famiglie e agli amici dei giornalisti assassinati vanno le nostre condoglianze, ai feriti gli auguri di pronta guarigione, assieme alla solidarietà politica e umana. In seguito al barbaro attentato terroristico si sono svolte manifestazioni popolari in numerose città della Francia per esprimere vicinanza a Charlie Hebdo e il rifiuto della barbarie. In molti hanno alzato cartelli con lo slogan “Je suis Charlie”, a difesa dei valori e dei diritti democratici. Ci associamo alle dimostrazioni di solidarietà, denunciando il clima di intolleranza e la crescente diffusione delle idee reazionarie, nazionaliste e xenofobe in tutta Europa, alimentate da simili atti. Da parte loro i capi di governo delle potenze imperialiste con altisonanti dichiarazioni hanno condannato l’attentato e si sono eretti a paladini delle libertà attaccate. Farabutti e ipocriti! Questi cinici rappresentanti del grande capitale sono gli stessi che hanno sostenuto e armato gli islamisti radicali in Afghanistan, in Siria, in Libia, in Iraq, come pretesto per nuovi interventi “umanitari” diretti a perseguire i loro disegni di rapina e di nuova ripartizione del Medio Oriente e del mondo. Sono gli stessi che con le loro politiche neoliberiste e di austerità sopprimono i diritti e le libertà democratiche ottenute dalla classe operaia con decenni di lotte e sacrifici, che tentano di soffocare la libertà di stampa e di espressione dei lavoratori, di distruggere la cultura e l’istruzione umanistica e scientifica. Sono gli stessi che mettono in piedi Stati sempre più autoritari e polizieschi, che rafforzano la militarizzazione della società, che varano leggi emergenziali e securitarie, che reprimono e criminalizzano le lotte e le
proteste degli sfruttati e degli oppressi. Sono gli stessi che tollerano il razzismo, la xenofobia e il fascismo, che teorizzano e coltivano il progetto di una “guerra di civiltà” per far scannare i popoli fra di loro e mantenere il potere dell’oligarchia finanziaria. E’ ora che emerga tutta la verità sull’utilizzo del terrorismo islamista da parte degli imperialisti e dei governi reazionari loro alleati. Al Qaeda è stata messa in piedi, addestrata e armata dalla CIA in Afghanistan. Ha sempre svolto uno sporco ruolo colpendo la lotta nazionale progressista dei popoli arabi e imponendo loro il terrore. I criminali jihaidisti che si fanno chiamare ISIS (Stato islamico), così come Al-Qaeda e Al-Nusra, hanno la stessa origine e scopo: aiutare l'imperialismo occidentale e il sionismo, in alleanza con i regimi più reazionari del Medio Oriente. Questi gruppi banditeschi sono appoggiati e finanziati da governi e potenti gruppi economici di Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Turchia e Israele (alleati degli USA). Edward Snowden, ex spia della NSA, ha rivelato che i servizi segreti nordamericani e inglesi hanno collaborato col Mossad per creare l’ISIS. Secondo i documenti NSA pubblicati da Snowden "l'unica soluzione per proteggere lo Stato ebraico è creare un nemico vicino ai suoi confini. E’ noto che il capo dell’ISIS, Abu Bakr Al Baghdadi, ha ricevuto addestramento militare dal Mossad, oltre alla formazione in teologia e retorica; è noto che “ribelli siriani” sono stati curati in Israele e poi rispediti al fronte. Altrettanto risaputi sono i rapporti del senatore Mc Cain, battistrada della destra repubblicana USA, con i capi di ISIS e Al Nusra, restauratori del “Califfato islamico”. Anche l’imperialismo italiano, vassallo degli USA, ha contribuito in diversi modi per alimentare queste bande, in particolare fornendo assistenza ai gruppi islamisti in Libia e in Siria. L’ISIS e Al-Qaeda sono strumenti utili della borghesia internazionale e dell'imperialismo, che appoggiano la reazione, particolarmente quella medievale, e la convertono in base fondamentale della loro dominazione.
Sono armi puntate contro tutte le forze comuniste, rivoluzionarie, laiche e progressiste e democratiche del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia, che combattono la politica dell’imperialismo e delle forze reazionarie. Queste forze reazionarie e terroriste, come il mostro di Frankenstein, non possono essere completamente gestite da chi le ha create e perseguono propri obiettivi di potere, disturbando i piani di questa o quella potenza, di questo o quel gruppo di briganti finanziari in lotta fra loro, amplificando i fattori di guerra. Ma ciò dal punto di vista imperialista fa poca differenza, perché sostanzialmente il fondamentalismo islamico serve i suoi interessi strategici e gli fa da paravento. Non solo devia la lotta dei lavoratori e dei popoli oppressi per la liberazione sociale e nazionale, non solo alimenta guerre civili reazionarie, divisioni e fratture dei popoli su basi confessionali o etniche, ma fornisce ottimi pretesti per nuovi interventi militari da parte delle potenze imperialiste, volti a soggiogare e smembrare gli Stati dipendenti, saccheggiare le loro risorse naturali e controllare aree strategiche. Al tempo stesso il terrorismo islamista viene usato come un mezzo per preparare il letto al fascismo, per favorire i piani delle forze
oscurantiste che vogliono creare una “Europa di crociati”, per tenere legata la classe operaia alle catene del capitalismo con la propaganda reazionaria della “unità nazionale” e della “difesa della patria”. Le potenze imperialiste non possono in alcun caso rappresentare un baluardo allo sviluppo delle forze islamiste reazionarie e medioevali. Al contrario, le loro bombe che riducono paesi interi a cumuli di rovine, la miseria dei lavoratori e dei popoli provocata dalle loro criminali politiche
economiche, i cinici discorsi sulla «democrazia» a geometria variabile secondo i loro interessi (si veda l'appoggio fornito nella guerra condotta da Israele contro il popolo palestinese), permettono ai gruppi islamisti radicali di strumentalizzare una parte della frustrazione e della collera di milioni di
oppressi, in maggioranza giovani, che subiscono le conseguenze di questa politica. La lotta contro il fondamentalismo islamico, così come quella contro il fascismo e la reazione, è parte integrante della lotta contro l’imperialismo che li genera costantemente. Difendiamo con l’unità di lotta della classe operaia le conquiste e le libertà democratiche, il diritto di sciopero, gli spazi e le agibilità politiche,
ideologiche, culturali, dall’assalto imperialista e reazionario! No al terrorismo antipopolare e alle guerre di rapina imperialiste! Solidarietà con la lotta dei popoli palestinese e curdo! Costruiamo un ampio Fronte popolare contro l’offensiva capitalista, la reazione politica e le minacce di guerra!
L’imperialismo e la reazione saranno sconfitti, la classe operaia e i popoli oppressi vinceranno!

8 gennaio 2015

mercoledì 7 gennaio 2015

Difendiamo la sanità provinciale. Facciamo squadra ma attenti agli autogol

Luciano Granieri


Dopo il confronto, anche duro,  sull’atto aziendale che la  Asl di Frosinone ha presentato alla Regione -un  documento redatto  dalla manager D.ssa Mastrobuono  sotto dettatura del commissario Zingaretti e di qualche lobby sanitaria privata della Provincia,  un dispositivo   approvato dalla maggioranza silenziosa e da una minoranza allineata e coperta  di sindaci - come prosegue l’attività del Coordinamento provinciale della sanità di Frosinone? Questo è stato  l’oggetto della conferenza stampa indetta     nella mattinata di ieri presso la Sala consiliare della Provincia. 

Alla presenza di pochi amministratori comunali e del Presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo, sono state illustrate agli organi di stampa le prossime azioni che il Coordinamento metterà in campo per portare avanti la lotta in difesa della sanità pubblica della Provincia.  E’ evidente  che la partita persa sull’atto aziendale, anche per un’eccessiva fiducia riposta nel senso di responsabilità dei sindaci, ha segnato una brutta sconfitta per il coordinamento, ma la lotta continua e deve continuare. 

Anche perché tutta l’operazione di disfacimento messa in atto dalla Regione sta subendo qualche rallentamento dopo lo scandalo di Mafia Capitale.  E’ doveroso  ricordare che l’Ente regionale non è  coinvolto nelle vicende malavitose di Buzzi  e Carminati, ma resta il fatto che sia stato bloccato un appalto da un miliardo di euro per la manutenzione dei macchinari diagnostici di tutte le Asl della Regione. Pare che la gestione della gara d’appalto, sul global service in questione, fosse nelle mani di Maurizio Venafro capo di gabinetto del Presidente Nicola Zingaretti. L’obbiettivo sembra fosse quello di agevolare due aziende, la Cascina e la Manutencoop,società legate a doppio filo con Comunione e Liberazion per l’aggiudicazione della commessa miliardaria.     

Dunque grazie anche a questi impedimenti è possibile tentare di segnare qualche punto a favore del sistema sanitario provinciale. Nell’incontro sono emerse alcune palesi incongruenze riportate nel documento aziendale,  la più macroscopica riguarda l’annosa vicenda del DEA di II livello per il polo Frosinone-Alatri. Non si capisce come  possa raggiungere la qualifica di DEA di II livello una struttura che, dopo la scure della Regione, non possiede i requisiti neanche per il DEA di I livello. 
Un altro gravissimo problema, riguarda la definizione della centrale unica del 118 che accorpa insieme Frosinone con Latina, con la direzione centrale ubicata a Latina.  

A fronte di questi ulteriori sfregi, il Coordinamento ha pianificato alcuni eventi. L’11 febbraio a Sora, in occasione della giornata europea per i diritti del malato,  si ripeterà l’esperienza degli screening ed esami diagnostici gratuiti destinati a tutta la popolazione sulla falsa riga della notte bianca della salute organizzata ad Alatri qualche mese fa.  Inoltre il Coordinamento si   autoinviterà in Regione, il 13 gennaio prossimo, ad un audizione che la D.ssa Mastrobuono terrà  per illustrare le mirabilie dell’atto aziendale. 

Le modalità dell’incursione  a Roma verranno definite in un incontro che si terrà sabato 10 gennaio . Pare che l’intenzione sia di potare quante più persone possibili  , con tanto di striscioni, davanti alla Pisana   mentre una delegazione del Coordinamento, accompagnata, forse, dal neo Presidente della Provincia Antonio Pompeo  e da alcuni sindaci, dovrebbe chiedere di assistere all’audizione. 

A tal proposito sorge spontanea una riflessione sull’ennesimo coinvolgimento delle istituzioni. Il sottoscritto nel corso della conferenza stampa ha avuto un confronto con Antonio Pompeo, neo eletto Presidente della Provincia e sindaco di Ferentino. Ho chiesto al sindaco, e non al Presidente della Provincia, se  avesse reso un buon servizio ai suoi cittadini  votando  un atto aziendale in cui l’obbiettivo dei numeri di posti letto da raggiungere era inferiore alla dotazione stabilita per legge. La risposta è stata “scurdammoce o’ passato” anche perché, ha fatto capire Pompeo,  a qualche sindaco il piatto di lenticchie promesso dalla Mastrobuono potrebbe aver fatto   comodo. 

Dunque chi  ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, ora è il momento di mettere una pietra sopra a ciò che è stato e fare squadra tutti insieme per difendere il nostro territorio, non solo dallo smembramento della sanità, ma anche dall’invasione dei rifiuti romani  e del dilagare dell’inquinamento. La risposta non mi ha convinto, ma non sono riuscito ad approfondire il discorso anche perché lo  stesso è stato sviato un po’ da tutti gli astanti,  data l’urgenza di concordare gli incontri del Coordinamento e chiudere l’assemblea. Sono d’accordo sul fatto  che sia necessario fare squadra, ma bisogna essere certi che in questa squadra non giochi  qualcuno che tiri nella porta sbagliata e faccia autogol. Per questo suggerirei di non fidarci troppo di presidenti di Provincia e di certi sindaci, errare è umano ma perseverare è diabolico. 





Invito a unità nazionale di tutte le forze repubblicane contro la barbarie che ha appena colpito il team di Charlie Hebdo-

Charlie Hebdo "rifiutare l'odio e per sostenere la libertà dei Valori, Uguaglianza e Fraternità"

Di seguito l'appello del Partito Comunista Francese dopo l'attentato al settimanale satirico "Charlie Hebdo"

Charlie Hebdo : « rejeter la haine et faire vivre les valeurs de Liberté, d'Egalité et de Fraternité »

Appel à l'unité nationale de toutes les forces républicaines face à la barbarie qui vient de frapper l'équipe de Charlie-Hebdo.
Le carnage barbare dont a été victime la rédaction de Charlie-hebdo nous plonge dans l'horreur et la peine et appelle une réponse nationale de grande ampleur.
Pierre Laurent et la direction nationale du PCF appellent à ce que partout dans le pays s'exprime l'unité nationale de toutes les forces républicaines face à la barbarie. Quand un journal est ainsi visé, quand des vies sont massacrées et dont la passion était l'information et la liberté d'expression, c'est bel et bien chacun de nous qui est visé, c'est la République qui est frappée en son cœur. Que les auteurs de ce crime abject soient arrêtés et jugés.
Nos pensées vont aux victimes, aux familles et aux proches. Ce matin, c'est le monde de la caricature, de l'impertinence, de l'humour, de l’amour de la vie que les terroristes ont voulu faire taire. Les relations de fraternité et de complicité que nous avions, notamment lors de la Fête de l'Humanité, avec les dessinateurs de Charlie-Hebdo, renforcent notre peine.
L'heure est aujourd'hui à rassembler autour des valeurs républicaines le maximum de forces, de citoyennes et de citoyens. Par millions, exprimons partout dans le pays notre détermination à faire vivre les valeurs de Liberté, d'Egalité et de Fraternité.
Les militants communistes, les élus communistes et républicains, seront de toutes les initiatives qui, dans les prochains jours, permettront le rassemblement de la nation dans un esprit de grande confiance en notre peuple réuni sur l'essentiel, sans distinction des pensées philosophiques et politiques, de convictions religieuses. Nous appelons à refuser les amalgames et les stigmatisations, à rejeter fermement les appels à la haine et aux racismes.
Dès ce soir, nous appelons au rassemblement en hommage aux victimes, place de la République à 18H00

Parti communiste français,
Paris, le 7 janvier 2015.

Traduzione da traduttore bing:

Charlie Hebdo: ' determinazione a vivere i valori di libertà, uguaglianza e fraternità ".

Chiamare per l'unità nazionale di tutte le forze di repubblicane contro la barbarie che ha appena colpito la squadra di Charlie Hebdo.
La carneficina barbarica che ha subito la redazione di Charlie hebdo ci immerge nell'orrore e il dolore e chiama  una risposta nazionale di larga scala.
Pierre Laurent e la direzione nazionale invia un'appello ovunque  nel paese CPF per esprimere l'unità di tutte le forze di repubblicano contro la barbarie. Quando un giornale si rivolge così, quando la vite furono massacrate e la cui passione era l'informazione e la libertà di espressione, è infatti ciascuno di noi che si riferisce, è la Repubblica, che è colpita nel suo cuore. Che gli autori di questo spregevole crimine siano arrestati e processati.
Il nostro pensiero va alle vittime, famiglie e persone care. Questa mattina, questo è il mondo dei cartoon, impertinenza, umorismo, amore della vita che i terroristi volevano mettere a tacere. Rapporti di fratellanza e complicità che abbiamo avuto, soprattutto durante la festa dell'umanità, con i progettisti di Charlie-Hebdo, rafforzano la nostra pena.
Il tempo è ora raccolta intorno repubblicano valori le forze massime, cittadini e cittadini. Di milioni, esprimere la nostra determinazione a vivere i valori di libertà, uguaglianza e fraternità in tutto il paese.
Attivisti comunisti, comunisti e repubblicani, funzionari eletti saranno tutte le iniziative che, nei prossimi giorni, consentirà il raduno della nazione in uno spirito di grande fiducia nella nostra gente insieme all'essenziale, a prescindere dai pensieri politici, religiosi e filosofici. Chiediamo di rifiutare gli amalgami e stigma, fermamente respingere chiamate all'odio e al razzismo.
A partire da stasera, chiamiamo per il rally in omaggio alle vittime, place de la République a 18.00

Partito comunista francese,
Parigi, 7 gennaio 2015.

martedì 6 gennaio 2015

Sul ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Usa

Dichiarazione del Segretariato internazionale della Lit-Quarta Internazionale
 
Negli ultimi giorni la principale notizia politica sulla stampa mondiale è stata l’annuncio del riallacciamento delle relazioni diplomatiche tra Usa e Cuba, concordata dai presidenti Barak Obama e Raul Castro, la cui rottura si era avuta all’inizio degli anni Sessanta.
Raúl Castro ha chiesto anche la fine da quest'anno del blocco commerciale e degli investimenti imposto dagli Usa e Obama si è impegnato a presentare una richiesta di revoca di quella legge nel Congresso.
C’è un appoggio quasi unanime di questa misura a livello mondiale. I principali governi imperialisti la appoggiano, compresa l’Unione europea. Nella riunione del Mercosur, ad esempio, tutti i governi che si presentano come più “di sinistra”, come Dilma Rousseff (Brasile), José Mujica (Uruguay), Nicolás Maduro (Venezuela) e Cristina Kirchner (Argentina), e quelli che si trovano più a destra, come Juan Manuel Santos (Colombia), hanno appoggiato con entusiasmo questa misura. Maduro ha elogiato Obama per il suo “coraggio”. Cristina Kirchner ha elogiato la “dignità del popolo cubano che ha saputo difendere i suoi ideali, nonostante i decenni di embargo economico imposto dagli Stati Uniti”. Dilma Rousseff ha detto: “Noi, i lottatori sociali, pensavamo che non avremmo mai visto mai questo momento”.
Il ruolo di Papa Francesco in questo accordo è stato ampiamente diffuso dalla stampa e riconosciuto da Obama e Castro. Non si tratta di una relazione recente tra il governo cubano e il Vaticano, dato che è cominciata a partire dal 1990 con Giovanni Paolo II e si è approfondita con Benedetto XVI, culminando con Papa Francesco come grande artefice di questo accordo.
In realtà, questi sono governi borghesi che continuano a mascherarsi da “lottatori sociali” per applicare piani economici neoliberali. L'unanimità quasi totale di giudizio sul fatto comprende gran parte della sinistra. Numerose correnti sostengono che questo fatto rappresenta “un trionfo di Cuba” (Paese che considerano “l’ultimo bastione del socialismo”), che sarebbe riuscita finalmente a “sconfiggere l’impero del Nord”.
Il Partido Obrero di Argentina [guida del Crqi, raggruppamento di quattro o cinque partiti tra cui l'italiano Pcl, ndt] afferma che questa “vittoria” è il prodotto di decenni di lotta contro il blocco. Il Nuevo Mas argentino celebra l’accordo, nonostante sostenga che “è una trappola”
Siamo in disaccordo con queste analisi. Per noi, quello che è accaduto in questi giorni ha una spiegazione totalmente differente: significa il predominio, all’interno dei differenti settori dell’imperialismo statunitense, di quelli che non vogliono perdere le eccellenti opportunità di affari che offre Cuba dopo la restaurazione del capitalismo nell’isola sui settori più legati alla borghesia cubana anticastrista di Miami.
Prima di esporre la nostra posizione, crediamo necessario chiarire che difendiamo il diritto di Cuba, in quanto Stato sovrano, di intrattenere relazioni diplomatiche e commerciali con tutti i Paesi del mondo. Allo stesso modo, abbiamo sempre sostenuto la fine del blocco commerciale degli Stati Uniti contro Cuba. Non è questo il punto che stiamo discutendo, ma il contenuto reale del recente accordo.
 
Le origini della rottura e l’embargo
Nel 1959, l’esercito guerrigliero del Movimento 26 luglio, diretto da Fidel Castro, rovesciò il presidente Fulgencio Batista e prese il potere a Cuba. Questo movimento aveva un programma democratico, nel quadro del sistema capitalista.
Tuttavia, nella misura in cui cominciava ad applicare alcune misure contro la borghesia cubana (come la riforma agraria) e altre che colpivano le imprese statunitensi, i governi degli Usa, prima sotto il presidente Dwight D. Eisenhower e dopo con John F. Kennedy, cominciarono ad avere una politica sempre più aggressiva contro Cuba per  tentare di rovesciare il governo di Fidel Castro. Tra le loro azioni possiamo citare il fallito tentativo di invasione della Baia dei porci (aprile 1961).
In risposta a queste aggressioni il governo castrista cominciò un processo di espropriazione delle imprese imperialiste e della borghesia cubana (che fuggì in massa a Miami).
Cuba si trasformò così nel primo Stato operaio dell’America latina, nel “cortile” dello stesso imperialismo statunitense. Come risultato di questo (e dell’applicazione di un'economia pianificata) non solo smise di essere una semicolonia, ma inoltre il popolo cubano ottenne conquiste importantissime come l’eliminazione della fame e della miseria e passi avanti molto importanti nei campi della sanità e dell’educazione. È allora, nel 1962, che il governo degli Usa ruppe le relazioni diplomatiche e decretò un embargo commerciale e degli investimenti verso Cuba.
È necessario ricordare che la direzione cubana ha costruito uno Stato burocratico, senza democrazia reale per i lavoratori e le masse, secondo il modello stalinista. I lavoratori cubani non hanno mai governato Cuba. Inoltre la direzione castrista si è mantenuta all’interno del criterio del “socialismo in un Paese solo” proposto dallo stalinismo dalla seconda metà degli anni ’20, contro la rivoluzione socialista internazionale proposta dal marxismo. Quel modello è infine fallito e, così come aveva anticipato Lev Trotsky, ha condotto alla restaurazione capitalista in Urss, Europa dell’est, Cina e Cuba.
Nella struttura economica di Cuba cominciarono ad avere un’importanza centrale le relazioni commerciali con l’Urss, che forniva petrolio a basso costo e tecnologia e comprava zucchero, settore che si mantenne come asse dell’economia cubana.
Nella sua politica internazionale, dopo un primo accenno di volontà di estendere la rivoluzione promuovendo i movimenti guerriglieri, Cuba si allineò appieno con la politica estera dell’Urss. Per questo giocò un ruolo molto negativo nel frenare la possibile costruzione di nuovi Stati operai con processi simili a quello cubano, come è accaduto in Nicaragua nel 1979, dopo che il Fsln prese il potere e Fidel Castro, che i sandinisti consideravano loro esempio, li convinse a non creare “una nuova Cuba in Nicaragua”. Contribuì così a rafforzare l’isolamento di Cuba all’interno del continente americano.

La restaurazione capitalista è già avvenuta anche a Cuba
La restaurazione del capitalismo e la caduta dell’Urss (tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90) significarono un duro colpo per l’economia cubana e si aprì il cosiddetto “periodo speciale”, fatto di privazioni per le masse. È allora che la direzione castrista decise di restaurare il capitalismo nel Paese.
La definizione dell’attuale carattere di classe dello Stato cubano è stata oggetto di dure polemiche in seno alla sinistra nelle ultime due decadi. Per la corrente castro-chavista Cuba continua ad essere “l’ultimo bastione del socialismo”. Altre correnti, incluse molte provenienti dal trotskismo, sostengono che c’è un processo di restaurazione in corso e vi si oppongono, ma secondo loro non ci sarebbe ancora stato un “salto qualitativo” e per questo Cuba continuerebbe ad essere uno “Stato operaio burocratizzato”.
Per la Lit-Quarta Internazionale e poche altre correnti, la restaurazione capitalista si è già prodotta ed è stata realizzata dalla stessa direzione dei fratelli Castro. Le tappe principali della restaurazione sono state:
* La legge sugli investimenti stranieri del 1995 che ha creato le “imprese miste”, amministrate dal capitale straniero. Gli investimenti si sono diretti specialmente nel turismo e nei settori collegati, ma dopo si sono estese ad altri settori, prodotti farmaceutici e, successivamente, al petrolio;
* L’eliminazione del monopolio del commercio estero da parte dello Stato esercitato, fino ad allora, dal Ministero del commercio estero: sia le imprese statali che quelle miste possono negoziare liberamene le loro esportazioni e importazioni;
* La trasformazione di fatto del dollaro nella moneta effettiva di Cuba, in coesistenza con due monete nazionali: una "convertibile" in dollari e l’altra "non convertibile";
* La privatizzazione di fatto della produzione e della vendita di canna da zucchero, attraverso le “unità basilari di produzione cooperativa” (80% della superficie coltivata). I loro membri non hanno la proprietà giuridica della terra, ma si dividono i profitti ottenuti. Nel 1994 cominciarono a funzionare i “mercati agricoli liberi”, i cui prezzi si determinano nel mercato.
A partire da queste misure, l’economia cubana smise di funzionare intorno alla pianificazione economica statale e cominciò a funzionare, anche se in maniera distorta, intorno alle leve del profitto e del mercato.
Cuba smise di essere uno Stato operaio e diventò un Paese capitalista in rapido processo di semicolonizzazione. Esistono numerose imprese straniere che operano nel Paese, specialmente spagnole, italiane e canadesi, che controllano settori molto importanti dell’economia.
In questo quadro, la direzione castrista si è trasformata in socia dei capitali stranieri, garantendo i loro affari e, allo stesso tempo, arricchendosi con questi attraverso le imprese statali e le partecipazioni nelle imprese miste.
 
La recente legge sugli investimenti stranieri lo conferma
L’approvazione, quest’anno, da parte dell’Assemblea nazionale di Cuba, di una legislazione che liberalizza l’ingresso di capitali stranieri e dà loro enormi facilitazioni fiscali e garanzie legali conferma questa analisi.
La legge presentata dal governo di Raúl Castro apre tutti i settori dell’economia all’investimento straniero, tranne sanità, istruzione e stampa. Tra i vantaggi offerti dalla nuova legge alle imprese ci sono i seguenti:
a. Si esentano le compagnie straniere dall’imposta sugli utili per otto anni. In seguito cominceranno a pagare una tassa del 15%, tuttavia saranno esenti da questa imposta se reinvestiranno i loro profitti nell’isola;
b. La legge garantisce “la piena protezione e sicurezza all’investitore, il quale non potrà essere espropriato, salvo per motivi di utilità pubblica o interesse sociale”. In quest’ultimo caso ci sarà un indennizzo.
Si tratta cioè chiaramente di una legislazione che può inquadrarsi solamente in un sistema capitalista. Insieme a questo, il governo di Raúl Castro sta creando un’enorme “zona franca” nel porto di Mariel. Questo porto, finanziato dal governo brasiliano, è modernissimo e può ospitare navi di grande tonnellaggio. È costato un miliardo di dollari ed è parte del tentativo cubano di diventare parte della rotta commerciale Asia-Usa.
Allo stesso tempo, l’altra faccia di questo progetto è un deterioramento sempre maggiore delle conquiste della rivoluzione in settori chiavi come la sanità, l’istruzione, l’occupazione garantita, i libretti di approvvigionamento e conduce al licenziamento di centinaia di migliaia di impiegati statali, condannati a sopravvivere come cuentapropistas. Nel frattempo i lavoratori ricevono un salario medio di 18 dollari.
 
Un dibattito interno alla borghesia imperialistaDalla restaurazione del capitalismo a Cuba si è aperto un dibattito all’interno della borghesia imperialista statunitense. Da un lato c’era la borghesia gusana anticastrista residente a Miami, con forti legami e peso nel Partito repubblicano, che voleva mantenere l’isolamento di Cuba fino alla caduta del regime castrista e che le venisse assicurata la restituzione delle proprietà espropriate dalla rivoluzione. Dall’altro, diversi settori, maggiormente legati al Partito democratico, ma che trovavano espressione anche tra i repubblicani, ritenevano che si stessero sprecando eccellenti possibilità di affari in un Paese tanto vicino geograficamente, in settori come turismo, finanza, produzione agricola, vendita di prodotti industriali ecc. Vedevano come queste possibilità venissero utilizzate dai Paesi europei (specialmente la Spagna). Di fatto, alcuni già “ingannavano” la legislazione vigente negli Usa e realizzavano investimenti “mascherandosi” dietro imprese canadesi.
Questo dibattito ha oggi una conclusione e si apre il cammino alla liberalizzazione degli investimenti e del commercio. È anche possibile che Obama abbia fatto un accordo con settori di questa borghesia anticastrista. Lo stesso Obama si è impegnato a presentare al Congresso la richiesta di abrogazione della legge del blocco. E, a dimostrazione che potrà contare sull’appoggio di un’ala dell’opposizione, Marco Rubio, senatore repubblicano della Florida, di origine cubana, ha spiegato che l’accordo include la normalizzazione dei legami bancari e commerciali tra i due Paesi.
L’insistenza di Raúl Castro sulla fine del blocco non significa una “vittoria di Cuba socialista” ma, al contrario, la ricerca di una ondata di investimenti imperialisti statunitensi che approfondirà ancora di più il processo di semicolonizzazione che vive il Paese dalla restaurazione del capitalismo. Le misure che si annunciano ora sono anche parte di un’integrazione coloniale di Cuba nella “globalizzazione”.
Le correnti di sinistra che salutano queste misure come una “vittoria” stanno aiutando a mascherare una politica che avrà gravi conseguenze per il popolo cubano. La Lit-Quarta Internazionale non si unisce a questo coro: pensiamo che, purtroppo, non sono stati i decenni di lotta del popolo cubano che hanno posto fine al blocco, ma la restaurazione del capitalismo a Cuba. Questo accordo favorisce l’imperialismo e la nuova borghesia cubana che si è formata a partire dal governo castrista.
Nel quadro di questa realtà, per la Lit ciò che si prospetta per Cuba è la necessità di una nuova rivoluzione sociale per ricostruire lo Stato operaio cubano e le sue conquiste e sostituire il regime castrista con uno basato sulla più ampia democrazia operaia.
Facciamo appello ai lavoratori e al popolo cubano perché non si lascino ingannare da questo accordo e a resistere all’attuale linea di dipendenza crescente dei Castro e a rifiutare la sottomissione di Cuba agli Stati Uniti.
Facciamo appello i lavoratori di tutto il mondo a difendere i loro fratelli cubani, che ricevono salari da miseria e vedono minacciati i loro posti di lavoro dai piani dell’imperialismo e del governo cubano.
Facciamo appello a tutti i lavoratori e la gioventù a lottare contro la dittatura cubana che assicura piena libertà alla borghesia internazionale nell’isola, ma non concede ai lavoratori il diritto di espressione, di organizzazione né di protesta, elezioni libere né alcuna libertà sindacale e politica.  
 

(traduzione dallo spagnolo di Matteo Bavassano)

lunedì 5 gennaio 2015

Attacco batteriologico al patto del Nazareno

Luciano Granieri


Il nuovo anno non poteva cominciare peggio. Ci troviamo di fronte ad una minaccia che credevamo, se non scomparsa dal tutto, fosse rimasta residuale e non pericolosa. Il terrorismo.  Non ci riferiamo a quei quattro disperati sedicenti fascisti che meditavano attentati su facebook ,arrestati pochi mesi fa. Si trattava di semplici teppistelli con il cervello asfaltato dalle scorie del regime che fu. La minaccia di cui vogliamo parlare è molto più seria. Qui si tratta di terroristi veri, gente che punta a destabilizzare il sistema attraverso attentati terribili e devastanti. L’obbiettivo da colpire non è lo Stato, ma il nuovo caposaldo inviolabile su cui  lo stesso Stato si basa. Un elemento la cui disgregazione porterebbe allo sfaldamento della Nazione. Ci riferiamo al  Patto del Nazareno. Quell’atto di concordia stabilito fra i nuovi padri della Patria, Berlusconi e Renzi, che ha soppiantato ormai la vetusta Costituzione. Colpire il Patto del Nazareno significa attentare alla pacificazione e all’integrità stessa della Nazione ed è questo l’obbiettivo delle nuove cellule terroristiche.  

Ma  ciò che sconvolge è l’arma con cui si vuole perseguire l’insano proposito. Un sistema al cui confronto la bomba atomica, le armi chimiche  e batteriologiche sono botti di capodanno annacquati. Si tratta di un sistema d’offesa basato sulla contaminazione delle norme governative attraverso batteri che prendono la forma di codicilli, i quali,  riescono ad annidarsi nei testi sconvolgendone totalmente il significato,  tanto da  creare discredito e provocando la rottura fra alleati ben consolidati.  

Il primo attacco si è concretizzato contro i decreti della delega fiscale approvata dal Consiglio dei Ministri il 24 dicembre scorso. Il codicillo infettante (nome in codice “19 bis”) ha preso la forma di un comma  teso a   riabilitare e restituire all’attività politica Silvio Berlusconi, detronizzato  da una condanna per  frode ed evasione fiscale. Tale modifica, indotta dal virus, ha scatenato le forze disgregatrici contro il Patto del Nazareno, le quali hanno accusato   Matteo Renzi di aver scritto la norma salvifica,  ad personam, per l’ex cavaliere, a seguito di un accordo inconfessabile, presente nel patto, in base al quale  in cambio Berlusconi avrebbe concesso il  via libera ad un Presidente della Repubblica gradito al segretario del Pd.  Un' accusa di scambi infamanti che  sta minando dall’interno gli equilibri faticosamente raggiunti nel Patto del Nazareno. 

Ma come è avvenuto il processo di contaminazione? Cerchiamo di capirlo seguendo i passaggi del decreto. Il testo da inserire nella delega fiscale, avente come obbiettivo una regolamentazione della materia in modo da punire realmente i grandi evasori, è stato messo a punto da un’apposita commissione del Ministero del Tesoro  presieduta dall’ex presidente della Consulta Franco Gallo. Nel testo la norma, per cui non  sono perseguibili penalmente evasioni dell’IVA e frodi fiscali il cui ammontare non superi il 3% dell’imponibile denunciato e che avrebbe riabilitato Berlusconi in quanto la frode per cui è stato  condannato sia per l’anno 2002 che per il periodo successivo non supera questo tetto, non è mai stata scritta dalla commissione presieduta da Gallo.  

Il passaggio successivo si concretizzava   nella trasmissione al ministro Padoan e al suo staff  dell’elaborato dopo che questo fosse stato esaminato  da  un pool di magistrati esperti in evasione fiscale,  fra cui il procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco.  Ad esso andava aggiunto il parere dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Contestualmente alla trasmissione al ministro Padoan il testo veniva  inviato agli altri ministeri. In questa fase c’è stata qualche osservazione critica del Presidente dell’agenzia delle entrate Rossella Orlandi e del ministro di Grazia e Giustizia Orlando, ma niente che riguardasse il codicillo infettante ancora assente. 

E siamo al dunque. Il testo arriva  all'esame  di Palazzo Chigi, il quale, prima di porlo in discussione ed in votazione, avrebbe dovuto visionarlo  in un  pre-consiglio. Fase che è stata omessa.  La  norma passa direttamente al vaglio del consiglio dei ministri. In questo passaggio probabilmente parte l’attacco batteriologico e compare il codicillo. L’arma è così subdola che l’agente patogeno non si vede. Stando a quanto riferito dai membri del Consiglio, infatti, nessuno se ne accorge. Non se ne avvede  Padoan, non se ne accorge Renzi, anche se alcuni riferiscono di una sua discussione con li ministro di Grazia e Giustizia Orlando circa l’appropriatezza di una soglia di punibilità espressa in  importi effettive piuttosto che in percentuali sull’imponibile dichiarato. Segno che il codicillo almeno a Renzi e ad Orlando  si è palesato. 

Comunque sia, il decreto delegato viene licenziato  infettato. Una volta che giornali ed oppositori si accorgono del salvacondotto, a Berlusconi inserito nel dispositivo, si scatena l’inferno. L’accusa è di sordido scambio fra Renzi e Berlusconi  con il Patto del Nazareno qualificato come accordo  a difesa degli sporchi interessi personali dei due contraenti a tutto svantaggio dei cittadini. L’arma colpisce. Renzi è costretto a ritirare il decreto delegato e Berlusconi, cadendo dalle nuvole urla al complotto ordito da terroristi per minare il patto del Nazareno.  

Non è mai morale esaltare i terroristi, ma il risultato di questo complotto non è stato poi così malvagio.  Alla fine va  a riposare, sepolto dentro il cassetto polveroso di una scrivania di Palazzo Chigi, una norma che avrebbe ottenuto  l’effetto contrario dell’obbiettivo che si era posta, cioè un riequilibrio delle sanzioni fiscali. Infatti stabilire una soglia di non punibilità penale in percentuale sull’imponibile dichiarato, significa salvaguardare i più ricchi (Con un imponibile di un milione di euro posso frodare fino a 300mila euro, con un imponibile di 100mila posso frodare per 30mila). Non solo, nello stesso dispositivo si aumenta da 50 mila e 150 mila euro il tetto massimo dell’evasione per cui la sanzione da amministrativa si trasforma in penale. Per effetto di questa deliberazione, due processi su tre per evasione fiscale sarebbero andati in fumo. In relazione alla falsa fatturazione si prevede un altro  bel regalo agli evasori, nel senso che non è punibile una fattura falsa  al di sotto dei mille euro.  

Cioè alla fine è stato disinnescato il solito regalo agli evasori fiscali che ogni governo periodicamente  si incarica  di recapitare al proprio corpo elettorale, quello che Landini una volta qualificò in un modo che poco piacque agli elettori del Pd. Ma siamo sicuri del complotto ai danni del patto del Nazareno?  Terroristi con armi rivoluzionarie come i codicilli infettanti? E'  fantascienza.  E allora non sarà veramente che i due squallidi compari si siano accordati per un scambio (salvacondotto in cambio del Presidente della Repubblica)  e  che la dabbenaggine dell’operazione condotta in perfetto stile “ladri di polli” abbia portato alla scoperta della indecorosa tresca?  Altro che padri della patria, qui siamo veramente i balia di una banda di miseri ladri di polli. Il gatto e la volpe al confronto sono dei professionisti.


Si ferma il vento che spirava dal Mediterraneo al Mississipi. Pino Daniele c'ha lasciati

Luciano Granieri

  Ieri notte è morto Pino Daniele.  La corsa dalla sua residenza estiva in Maremma fino all’ospedale di Sant’Eugenio di Roma non è servita a salvargli la vita dopo il devastante attacco cardiaco che lo aveva colto in tarda serata. Il web, i media,  oggi sono pieni, e lo saranno ancora di più domani, di testimonianze, ricordi legati ad una cantautore che ha segnato profondamente la storia della musica POP italiana e non solo. L’amore viscerale per la sua città , la sua sensibilità e capacità di coinvolgere intere generazioni nella fruizione della sua musica, sono gli elementi che più risaltano nei ricordi di tutti. Personalmente vorrei celebrare  il musicista, lo splendido chitarrista. Una crescita di sapienza tecnica e sensibilità creativa   iniziata parallelamente  con l’imporsi del suo successo. La popolarità, l’affermazione commerciale non hanno intaccato la voglia di Pino Daniele di continuare a studiare il suo strumento e  sperimentare i molteplici risvolti timbrici e armonici che da esso potevano scaturire. George Benson, Pat Metheney  da capi scuola sono poi diventati partner artistici straordinari, Metheney, in particolare. Anche la collaborazione con i migliori strumentisti italiani, napoletani (Tullio De Piscopo, Tony Esposito, James Senese, ma anche Rita Marcotlli, Danilo Rea)  ed internazionali  Eric Clapton, Chic Corea e Wayne Shorter  fra tutti, hanno contribuito a fornire linfa creativa alle performance di Pino Daniele. Linfa  di cui gli stessi suoi ispiratori si sono giovati suonando insieme a lui. Infatti Pino Daniele, oltre che a prendere e ad apprendere era uno che donava e molto anche. Il cantautore napoletano è stato il protagonista di una svolta musicale e culturale di ampia portata.  E’ riuscito a tramandare una parte del patrimonio musicale mediterraneo, quello legato alla solarità italiana, partenopea soprattutto, sintetizzandolo con il blues nero ei il rock in gener.  Un percorso di contaminazioni straordinario che ha dato origine ad un linguaggio nuovo capace di generare uno stile elegante, ma nel contempo POP,  (POPular), dal grande successo  commerciale.  Una  processo di contaminazione proprio del linguaggio jazzistico ed infatti molti jazzisti di fama, oltre a quelli citati, hanno condiviso piacevolmente con lui il palco  .  Con la scomparsa di Pino Daniele, perdiamo  non solo un fecondo cantautore, uno dei personaggi più popolari e richiesti del panorama musicale internazionale, ma anche uno splendido chitarrista e uno straordinario esempio di ambasciatore musicale e culturale.


Il video che segue è esempio chiaro dell’abile fusione delle atmosfere mediterranee e il blues  oltre che di eccellente performance solistica.  Il brano è il notissimo O’scarrafone . E’ eseguito in duo da Pino Daniele e Pat Metheny  in un concerto tenutosi nel 1995 al forum di Assago. Della partita oltre a Daniele e Metheny alle chitarre  erano Rita Marcotulli al piano, Jimmy Earl al basso Oliviero Baldassari alle tastiere e Lele Melotti alla batteria.



domenica 4 gennaio 2015

Oggi Peppino avrebbe compiuto 67 anni

Luciano Granieri



Oggi Peppino Impastato avrebbe compiuto  67 anni. Chissà come avrebbe vissuto le nefandezze di una gestione della cosa pubblica intrisa di illegalità, chissà come avrebbe sopportato questa società fatta di individualismo , insofferenza per “l’altro””. Come sarebbe sopravvissuto all’interno di una comunità completamente priva dei quella consapevolezza e solidarietà sociale, elementi cardine della sua lotta contro la mafia e in favore  della   giustizia sociale. Non lo sapremo mai.  Trentasette anni fa il 9 maggio 1978, Peppino Impastato veniva trucidato dalla mafia, dagli scagnozzi dello "Zu Tano", Tano seduto, come lo chiamava Peppino, cioè  il boss Tano Badalamenti. Vorremmo, nell’anniversario della sua nascita,  ricordare Peppino in modo un po' diverso dal solito. La storia di Impastato, poco conosciuta prima che Marco Tullio Giordana con il suo FILM "I 100 passi" la rendesse icona della lotta sociale alla mafia, racconta di un ragazzo impegnato nel contrasto  alla criminalità organizzata  fino al sacrificio della propria vita. Un eroe?  Certamente no, Peppino non avrebbe voluto essere definito eroe. Un giovane completamente immerso  nel conflitto  per il raggiungimento di una piena giustizia sociale ? E'  una definizione più coerente al personaggio. Ma Peppino Impastato era soprattutto una persona sensibile, con i sui dubbi, le sue crisi, preso a tenaglia fra la voglia di giustizia sociale -che lo portava a lottare la mafia  considerata causa prima dell'impossibilità di perseguire un modello di società basato sulla solidarietà e sulla condivisione -e la sua famiglia, in particolare suo padre che da quel mondo di violenza soprusi e omertà proveniva.  Dentro quella tenaglia Peppino si dilaniava smembrato fra gli affetti e l'impegno civile. Quelle profonde lotte interiori ci hanno regalato, oltre che il riconosciuto  e irriducibile militante , un poeta profondo e straordinario nel suo lirismo. E’ unanimemente celebrato , l'impegno civile e il coraggio di Peppino. Noi vogliamo ricordare anche lo straordinario poeta.  Riproponiamo un video posato il 9 maggio dell’anno scorso.  Nel filmato , le cui immagini sono tratte dal breve documentario : "Una storia da raccontare" abbiamo combinato la eccellente recitazione di Alfonso Cardamone mentre legge alcune poesie di Peppino, con l'improvvisazione free jazz,  dell'Idea  Trio guidato dal  pianista Gaetano Liguori , sul leggendario brano El pueblo unido jamas serà vencido, degli Inti-Illmani . Un canto di lotta eseguito con un linguaggio musicale creativo e di rottura come il free jazz.  Un miscela assolutamente rivoluzionaria a commento della poetica di Peppino.  Lirismo e lotta. Sono forse le due figure che descrivono meglio ciò che era Peppino Impastato e ciò che ha lasciato. Un messaggio la cui forza incisiva, viene raccolta  oggi da molti giovani, questo ci  fa ben sperare e credere che la sua lotta e il suo sacrificio non sono stati vani.