sabato 14 maggio 2016

Grazie alla lotta il Sintrom torna disponibile

La Presidenza dell’AIPA: Francesco Notarcola – Antonio Marino – Tullio Raponi

Il farmaco salvavita Sintrom è disponibile per tutti i pazienti cardiopatici ed anticoagulati, presso le farmacie degli ospedali di Frosinone, Sora e Cassino.  Per ritirarlo è necessaria l’impegnativa rilasciatoa dai medici dei Centri TAO della provincia.
Questa decisione è stata confermata dal dott. Ferrante, dirigente del settore farmaceutico della asl, questa mattina, in un incontro con i rappresentanti dell’AIPA.
La conferma è stata data anche dal Commissario Macchitella al Presidente del Consiglio provinciale.
L’AIPA  ed i pazienti non comprendono ancora,  perché una simile informazione non è stata comunicata tempestivamente,giorni orsono alfine di rassicurare i pazienti.
 Si sottolinea  che la asl  ha a sua disposizione l’ Ufficio stampa e l’Ufficio relazioni pubbliche che in questa occasione hanno brillato per il loro silenzio. Alla faccia dell’efficienza.
L’AIPA, dopo le comunicazioni e le rassicurazioni ricevute ha deciso di sospendere, per il momento, la manifestazione di protesta di lunedì 23 c.m.

giovedì 12 maggio 2016

9 maggio 1978. Peppino Impastato veniva assassinato dalla mafia. La commemorazione rivoluzionaria dell'Osservatorio

Luciano Granieri



Si è svolta lunedì 9 maggio presso il Casa del Volontariato di Frosinone, la commemorazione dell’assassinio  di Peppino Impastato, il  giovane attivista di Cinisi trucidato dalla mafia  proprio il 9 maggio del 1978.  L’evento è stato organizzato dall’associazione Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone. 

Oltre a ricordare Peppino, l’Osservatorio ha illustrato, attraverso un video e gli interventi del Presidente Francesco Notarcola, del Vice Presidente Mario Catania, le attività svolte sul territorio e la volontà di proseguire nella divulgazione dei valori della legalità, e della giustizia sociale. Al dibattito hanno partecipato il poeta e saggista Alfonso Cardamone e il professore di storia e filosofia Mario Morsillo.  

L’incontro a cui erano presenti molti giovani, si è rivelato interessante ed inusuale, così come è stata l’attività di Peppino Impastato. E’ inutile nascondere che la storia del ragazzo di Cinisi è rimasta pressoché sconosciuta  fino a quando il bellissimo film di Marco Tullio Giordana “I  Cento Passi” ne ha svelato la potenza rivoluzionaria. Un potenza  creativa nel suo modo di agire la lotta che ha conquistato i giovani.  Il film esce nello stesso anno, il 2000, in cui finalmente inizierà il processo al vero mandante dell’uccisione di Peppino il capo mafioso Tano Badalamenti. 

L’improvvisa notorietà e l’inizio del corretto percorso processuale depurato da depistaggi ed insabbaimenti, hanno costretto la letteratura antimafia ad iscrivere fra i propri martiri anche  Peppino Impastato, ma sempre  come figura subalterna agli eroi istituzionali, Falcone, Borsellino, agli altri magistrati, e ad  esponenti delle forze dell’ordine caduti per mano dei mafiosi. 

Per quale motivo la vicenda di Peppino Impastato è rimasta così a lungo nell’oblio e ancora oggi viene riportata con prudenza?  Perché Peppino era un rivoluzionario, era un attivista politico irrequieto   per  cui le titubanze del Partito Comunista,  la cui corrente migliorista alla fine degli anni ’60  in Sicilia  se la intendeva con la Dc di Salvo Lima,  erano asfissianti .  Neanche il Psiup (Partito Socialista d’Unità Proletaria) il collettivo del Manifesto erano così radicalmente rivoluzionari, tanto che finì per confluire in Lotta Continua. 

La  mafia per lui non era problema di ordine pubblico, ma di sistema. L’ipertrofia del sistema capitalistico, che trovava nella mafia uno sbocco per certi versi obbligato, soprattutto in un certo tipo di contesti  culturali quali quello siciliano, era il vero nemico. E ancora rivoluzionario era il modo di contrastare le organizzazioni mafiose, non con le pistole, ma con le armi della controinformazione e dell’ironia. La sua radio, Radio Aut, cui questo blog indegnamente si ispira,  è stata un arma potentissima, così potente da indurre chi è stato colpito da quei proiettili carichi di ironia e sberleffo a rispondere con l’eccidio che ha devastato il corpo di Peppino e, fino agli inizi del nuovo millennio anche la sua memoria. 

L’impegno politico, in certe aree ideologiche  pericolose per l’establishment,  un’intellettualità immensa, combinata con la capacità di coinvolgere le persone, l’ironia e la sapienza  nello smontare pezzo pezzo tutta la struttura  portante di un sistema egemone, come quello mafioso, sono elementi che stonano con la figura del fedele servitore dello Stato caduto nel assolvimento del proprio dovere. Peppino non era servitore di nessuno nemmeno dello Stato, anzi cominciava a denunciare come alcuni pezzi di Istituzioni, loro si,  erano servitori della mafia. 

Ecco perché le commemorazioni  ufficiali, che ogni anno si svolgono per ricordare Peppino, traboccano di stucchevole retorica, e mai rendono giustizia del suo impegno. Ne trascurano, o meglio ne nascondono, il contesto politico e sociale, sorvolano sui depistaggi, i tentativi di insabbiamento, sul fango con cui ne è stata macchiata la memoria. 

Nella commemorazione organizzata dall’Osservatorio Peppino Impastato, lunedì scorso, invece, è emerso l’Impastato rivoluzionario. E’ stata spiegata esaurientemente la situazione politica in cui si è svolta la vicenda di Peppino, le implicazioni sociali. E’ emerso il modo in cui Peppino approcciava l’azione politica e di denuncia. Si è rivelato  chiaramente l’affresco storico e sociale in cui certe convinzioni sono maturate. 

E’ stata dunque una commemorazione in cui proprio determinate analisi e riflessioni, hanno imposto la necessità di ripercorrere almeno nelle modalità, la stessa strada di Peppino Impastato. Mai come nello scenario politico sociale odierno serve rimettersi a lottare così come faceva Peppino, con l’ironia, la controinformazione,   per il perseguimento di una giustizia sociale ormai liquefatta. Bisogna essere rivoluzionari, nel senso di imporre quantomeno il rispetto della Costituzione. 

E qui chiudo con una considerazione.  Oggi i rivoluzionari, sono quelli  che chiedono il rispetto della Costituzione, mentre coloro i quali vogliono imporre le leggi del sistema mercato, all’interno del quale le pratiche mafiose sono tollerate se non esaltate, cercando di distruggere la Carta Costituzionale  che tali leggi contrasta, sono i  veri moderati . Che rivoluzione è quella che impone il rispetto della Costituzione e ne difende i principi?

I video dell'evento sono a cura di Ciocieconleali WEB TV






Ai rappresentanti dell’associazionismo attivo della Provincia di Frosinone

Associazione culturale "Oltre l'Occidente"



Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito ad un proliferare di associazioni di ogni tipo, sull'intero territorio frusinate. Probabilmente a causa del venir meno del ruolo di sindacati e partiti, che hanno caratterizzato il sistema di rappresentanza del Novecento, i cittadini hanno sentito il bisogno di creare nuovi strumenti di partecipazione, per sfuggire a quella emarginazione politica in cui erano venuti a trovarsi. È un fatto nuovo, che oggi caratterizza la vita pubblica del territorio come non era mai accaduto prima. È, quindi, un fatto da valorizzare in ogni modo, contro ogni avversità e avversione.

La presenza sempre più radicata e diffusa delle associazioni ha contribuito enormemente alla sensibilizzazione e all'evoluzione culturale della popolazione su temi fondamentali per tutti, come l'inquinamento ambientale, l'acqua pubblica, la sanità pubblica, la scuola pubblica, l'archeologia, i diritti, la qualità della vita in generale, e, soprattutto, il lavoro. Bisogna aggiungere, inoltre, che tali associazioni si sono distinte per capacità d'analisi e di gestione delle relazioni pubbliche, come raramente era accaduto in passato; riuscendo ad organizzare migliaia di persone, ottenendo legittimazione istituzionale e conseguendo obiettivi di notevole impatto politico, sul tema specifico affrontato. Spesso, anzi, si sono sottovalutati i risultati conseguiti.
Ma proprio la loro parzialità, che pure ha consentito una migliore conoscenza del tema e una più agevole capacità di coinvolgimento dei cittadini, diffondendo così consapevolezza, è stato anche il loro limite. I temi da esse singolarmente affrontati, infatti, possono trovare uno sbocco positivo e duraturo soltanto all'interno di una visione più complessiva della situazione territoriale; al all'esterno di essa, ogni conquista conseguita rischia di essere effimera.
Su questi temi si è dibattuto nel corso del secondo “Compleanno della Tenda”, svoltosi a Frosinone il 15 aprile per iniziativa degli ex lavoratori della Multiservizi; nel corso del quale, tutti i movimenti e i cittadini intervenuti hanno espresso la propria esigenza di unificare le forze e gli obiettivi.
Definitivamente convinti quindi, del carattere deleterio della frammentazione, ci s'impone la necessità di individuare un momento di discussione collettiva, nel corso del quale definire un percorso comune verso l'unità d'azione, nel rispetto delle prerogative di ognuno. Allo scopo, è convocato un incontro per il 13 maggio 2016, alle ore 17,00, presso la sala consiliare della Amministrazione Provinciale sita in p.zza Gramsci 1 a Frosinone.


immagini di repertorio di Luciano Granieri

mercoledì 11 maggio 2016

Forza con i banchetti compagni!!

Luciano Granieri





Le maldestre esternazioni della Boschi su Casapound, le concessioni elargite dal Presidente Segretario, alla sua minoranza, in cambio di un appoggio totale sulla  campagna referendaria per il SI, indicano che dalle parti del governo l’arrogante sicumera sta venendo meno. Mai si era visto Renzi smettere di prendere a calci in faccia la sua minoranza e addirittura promettere un congresso del partito anticipato. Dunque i sintomi di sfaldamento sulla certezza che la riforma Costituzionale potrà essere  approvata  e che la raccolta delle firme  per indire i referendum istituzionali e sociali  si rivelerà   un fallimento , emergono prepotentemente. Sono segnali positivi, ma il nostro impegno per la raccolta firme sui referendum   è assolutamente insufficiente.  Ed è un peccato, perché bisognerebbe sfruttare appieno tutte  le più piccole incertezze governative. Anche perché a beve  sarà necessario contrastare  i comitati per il SI sguinzagliati   da Renzi sui territori. Quello di Frosinone è già pronto.  Attualmente molte piazze della Provincia non hanno ancora ospitato banchetti per la raccolta firme. Anagni, Sora, e molte altre città, non hanno potuto contribuire con le firme dei loro cittadini alla promozione dei referendum istituzionali (Italicum) e sociali (Scuola, inceneritori, trivellazioni in mare, petizione popolare per l’acqua pubblica). Durante il prossimo week-end sono previsti banchetti a Ferentino, sabato 14 in mattinata, e ad Alatri sempre nello stesso giorno ma di pomeriggio. Poi dovrebbe essere la volta Piedimonte San Germano domenica 15    e di Esperia   nella giornata di domenica 22. A Frosinone, Ceprano, Isola Liri e Cassino si è avuta la migliore risposta. Sono state raccolte,nel Capoluogo, circa 300 firme, ma siamo molto lontani da  una cifra appena sufficiente.   Quando abbiamo costituito il Comitato Democrazia Costituzionale della Provincia di Frosinone, non ci siamo nascosti le enormi difficoltà organizzative per imbastire una campagna di raccolta firme adeguata soprattutto in merito alla reperibilità  dei  certificatori. E’ assolutamente necessario superare queste difficoltà, in primo luogo cercando di razionalizzare la partecipazione dei vari soggetti che hanno aderito al Comitato Democrazia Costituzionali. Facciamo appello quindi a movimenti più strutturati, come l’ANPI (pure messo nello stesso calderone di Casapound) la Fiom, Possibile, Il Partito Comunista d’Italia, Azione Civile e tutte le altre associazioni, affinchè siano più attive, non solo nel supporto morale ed ideologico, ma  anche nell’aiuto pratico. Servono, tavolini, sedie, penne e scribi per organizzare una presenza più diffusa nel territorio,   possibilmente  sarebbe necessaria anche  l’adesione di qualche altra associazione. Se continuiamo con questi ritmi non ci avvicineremo neanche lontanamente  al numero di firme necessario…Forza Compagni!!! Diamoci di fare. 

Dov'è finito il Sintrom

La Presidenza dell’AIPA ( Francesco Notarcola - Tullio Raponi - Antonio Marino)


Circa settemila pazienti  anticoagulati  convivono con uno stress psicologico notevole e sono sottoposti, , ormai da settimane,  a  disagio, sofferenze  e preoccupazione
Da più  di un mese è scomparso dalle farmacie del Capoluogo e della provincia  il medicinale SINTROM  e, ancora non si vede alcuna prospettiva di risoluzione del problema.  Restano sconosciute e segrete  le cause della scomparsa del medicinale.
 Un medicinale salva vita indispensabile per i pazienti cardiopatici ed anticoagulati.
L’AIPA,  ha tempestivamente  interessato la Direzione generale della asl di Frosinone ed i medici dell’ambulatorio TAO ( Terapia Anticoagulante Orale) di Viale Mazzini.
Dopo due settimane di silenzio erano giunte, come risposta, rassicurazioni autorevoli per rassenerare gli animi. Il medicinale, secondo fonti asl, ordinato in Francia, avrebbe dovuto essere in distribuzione nelle nostre farmacie agli inizi del corrente mese. Ma ciò non si è verificato. Perché?
Quali interessi e quali manovre si nascondono dietro una simile operazione? La asl, la Regione Lazio, il ministero della sanità hanno il dovere di spiegare i misteri di questa scomparsa. Perché brillano per il loro silenzio? Nella gestione della cosa pubblica è d’obbligo un minimo di correttezza, di trasparenza,  di informazione e di rispetto verso i pazienti e i cittadini che regolarmente pagano le tasse per avere servizi efficienti e dirigenti responsabili.
Il passaggio ad altro medicinale presuppone, a detta dei medici,  un lungo periodo di adattamento e di studio per ogni paziente. L’iter nuovo costringe i pazienti a continui prelievi ematici e controlli. In alternativa è indispensabile far ricorso alle iniezioni di eparina ( Una la mattina e una la sera) con notevole aumento dei costi.
L’AIPA ha convocato l’assemblea di tutti i pazienti per organizzare una giornata di sit.in di protesta davanti la palazzina della direzione generale della asl per esprimere la protesta e l’indignazione dei propri organizzati. Occorre  mettere fine, al più presto,  ad una situazione che potrebbe diventare drammatica e rischiosa per la salute e la vita dei cittadini, che hanno bisogno di questo medicinale.
L’associazione invita, ancora una volta, la Direzione generale della ASL a far conoscere pubblicamente cosa ha fatto e cosa intende fare per ripristinare la regolare distribuzione del farmaco. LA DIREZIONE GENERALE HA L’OBBLIGO DI INTERVENIRE E DI  INFORMARE PERCHE’ LA ASL NON E’ UN SERVIZIO PRIVATO.

Frosinone 10 maggio 2016                        
 La Presidenza dell’AIPA ( Francesco Notarcola - Tullio Raponi - Antonio Marino)

Quel motivetto dell’antipolitica

Michele Prospero




 Il governo non ha alcuna intenzione di impostare un confronto di merito sulle riforme e convoca i “banchini” per la campagna di ottobre. Il ministro Boschi ha scomodato casa Pound. E Renzi ne ha fatto una pura questione di denaro: l’elettore deve decidere se accetta o no di ridurre lo spreco tagliando il numero dei senatori.
Vincere cavalcando il motivetto dell’antipolitica non dovrebbe servire molto a una classe dirigente autorevole. Chi aspira a un dibattito serio dovrebbe valutare altre questioni.
È vero che il bicameralismo, con aule dalle funzioni simili, è un caso alquanto isolato nel diritto costituzionale comparato. Il bicameralismo però non è stato superato con la riforma.
Resta quindi una struttura bicamerale con in più una complicazione dei processi decisionali e una restrizione del potere dei cittadini. L’organo rimane, i suoi poteri variano, la sua composizione è alquanto pittoresca, quello che tramonta è la sovranità popolare che viene sospesa, come già accaduto per le province.
Tutto ciò rinvia ad una tendenza, non solo italiana, a edificare sistemi politici “post-popolari” che ampliano lo spettro degli istituti legislativi sottratti alla legittimazione diretta. Le riforme tendono a estirpare la radice popolare degli organi, non a semplificare e organizzare razionalmente le funzioni deliberative. Attribuire a senatori non elettivi (non responsabili dell’indirizzo politico, sganciati dal vincolo di fiducia) strumenti di garanzia come l’immunità è un non senso. Una protezione speciale per compiti non rappresentativi e non di governo, come quelli richiesti per consiglieri regionali e sindaci ospitati a Palazzo Madama, è priva di ogni ragionevolezza. Da quali abusi di maggioranza devono essere protetti i nuovi senatori se non svolgono funzioni politiche conflittuali degne di essere riparate da soprusi?
Il bicameralismo, e la formula proporzionale, erano nel dopoguerra degli strumenti di controllo e di raffreddamento previsti nell’ordinamento, che molti dei riformatori ritengono ispirati a un canone eccessivamente garantistico. Ora, con la correzione delle funzioni del senato e con la cancellazione della proporzionale, l’impianto dei poteri che limitavano appetiti di comando è saltato. C’è in vista una significativa restrizione del profilo garantistico degli equilibri dei poteri costituzionali rispetto a quelli contemplati nella carta.
Senza l’Italicum, quella varata dal governo è solo una riforma pasticciata, con un sapere tecnico approssimativo, con un gusto per la abnorme complicazione procedurale, con una eleganza linguistica dubbia. Con l’arma contundente dell’Italicum, la riforma diventa una minaccia all’equilibrio democratico dei poteri. In nessun altro regime democratico il risultato dell’elezione degli organi di rappresentanza parlamentare dà un esito certo: la metafisica della imputazione nitida del successo la sera stessa del voto è una forzatura che estirpa il connotato peculiare del sistema parlamentare, cioè una certa strutturale imprevedibilità dell’esito, e quindi la convivenza con la clausola dell’incertezza.
Il senato viene toccato dal riformatore solo per una questione spicciola, che nulla ha a che fare con un orizzonte di sistema. In vent’anni di seconda repubblica si è presentata una regolarità spiacevole: una maggioranza divisa tra camera e senato che ha costretto a misure furbesche (la compravendita dei senatori) o a grandi coalizioni. Per eliminare questo incidente di percorso, il governo conserva una variante del Porcellum (formula elettorale che prefabbrica un vincitore, anche con un consenso esiguo) e strapazza il ruolo del senato.
Ci sono dei pericoli in agguato? A quello che è già accaduto sinora conviene riferirsi, perché meno opinabile del puramente possibile o spauracchio di cavalieri neri. Un dispotismo di minoranza è già in opera. Ha portato all’elezione del capo dello Stato con il sostegno di forze che vantano una base elettorale pari al 38 per cento dei voti.
Per chi è in grado di cogliere il significato evocativo dell’inizio, non dovrebbe restare silenziosa la vicenda della anomala disciplina di partito che ha spinto il Pd alla sostituzione in blocco dei senatori dissenzienti nella commissione affari costituzionali. Scolpisce parole di pietra anche la decisione di approvare le riforme con l’aula per metà vuota, per la diserzione delle opposizioni. Il 33 per cento (e con il contributo decisivo dei 150 deputati attribuiti al Pd grazie al premio illegittimo del Porcellum) che detta legge sulle materie costituzionali ed elettorali è una forzatura che rischia di provocare lacerazioni profonde.
Si tratta di sistematiche strattonate che non sono compatibili con un costituzionalismo maturo. Si evoca spesso, da parte governativa, il caso tedesco come modello di riferimento per il nuovo sistema istituzionale a camere differenziate. Ma in Germania le riforme costituzionali esigono la maggioranza qualificata dei due terzi. Senza quella ampia condivisione in un sistema come quello tedesco, peraltro basato sulla proporzionale, non è ipotizzabile alcun percorso di riforma. In Italia, con una formula elettorale dichiarata illegittima, si introducono riforme costituzionali con la logica del dispotismo di minoranza.
Una considerazione metagiuridica dovrebbe ispirare una grande preoccupazione in chi conserva una visione politica attenta al generale. Negli ultimi tre anni, ben 252 parlamentari hanno cambiato raggruppamento. Non è una semplice manifestazione della tara italica del trasformismo. È qualcosa di unico, nei paesi con qualche tradizione democratica, e di ben più preoccupante. È il segno inequivocabile della mancanza di soggetti politici stabili in grado di esercitare la vitale funzione del controllo democratico e del bilanciamento dei poteri.
Su queste scivolose basi, può crescere solo il potere personale che impianta un meccanismo unico di comando, privo di argini e si propone come un potere magico. Ne risente la qualità democratica del sistema. Che Boschi passi dalle grane dei “pound” della banca Etruria alle fantasie di sintonie tra il no alle riforme e casa Pound non stupisce. Che antichi dirigenti della sinistra si contendano la presidenza dei comitati per il sì, questo è ben più tragico.
  (dal Manifesto del 10/05/2016)

Brasile L'invenzione del "golpe" e l'ascesa delle lotte

Fabiana Stefanoni
 
Manifestazione del Primo Maggio a San Paolo promossa da Conlutas e Pstu







Sono finiti i tempi in cui il Brasile veniva definito la "locomotiva dell'economia mondiale".
La fragilità della crescita economica del Paese, fondata essenzialmente sulle esportazioni (verso Cina e Usa in primis), è emersa con chiarezza all'indomani dell'esplosione della crisi economica mondiale (2007). La favola dei Brics, cioè quella della crescita straordinaria delle economie capitalistiche di Paesi dipendenti o semidipendenti, non ha retto alla prova dei fatti. Questo ha significato, per il Brasile, l'inizio di una fase di recessione e, al contempo, l'apertura di una stagione di lotte. Negli ultimi anni sono scesi in sciopero e in piazza decine di migliaia di operai, precari, insegnanti, studenti, donne, braccianti, disoccupati.
La crisi istituzionale di cui parlano la stampa e i telegiornali italiani, con gli scandali di corruzione che hanno coinvolto il governo di Dilma Rousseff, è solo una delle espressioni - la più superficiale - del profondo sconvolgimento che sta attraversando il Brasile.
Solo un'analisi attenta della situazione economica e sociale del Brasile, così come delle politiche attuate in questi anni dai governi di Lula e Dilma, ci può permettere di capire cosa sta succedendo. E fare piazza pulita delle ricostruzioni strumentali di Dilma e Lula che oggi, con la scusa del "golpe", fanno appello a rinunciare alla lotta per prendere le difese del governo e delle sue politiche di austerity.
 
13 anni di politiche neoliberiste
Il PT (Partito dei lavoratori) è nato agli inizi degli anni Ottanta come un partito operaio. Il suo principale rappresentante, Inácio Lula da Silva, era egli stesso un metalmeccanico; Dilma Roussef in gioventù ha partecipato alla lotta armata contro la dittatura. Ma le nobili origini, come sappiamo bene anche in Italia, non hanno spesso nulla a che vedere con gli sviluppi successivi.
Nella fattispecie, da quando Lula è stato eletto presidente la prima volta nel 2002, il PT ha attuato, prima con lo stesso Lula e poi con Dilma, politiche di privatizzazione e di sostegno alle multinazionali, senza nemmeno realizzare la tanto promessa riforma agraria. Politiche che sono state attuate, tra l'altro, in alleanza di governo con partiti liberali di carattere reazionario (come il Pmdb di Edoardo Cunha).
E' utile citare le parole di Jim O'Neil, l'economista di Goldman Sachs, per definire il carattere di classe dei governi del PT. Lamentando la fine del secondo governo Lula e dell'impossibilità di un terzo mandato, O'Neil dichiarò: "Il presidente Luiz Inácio Lula, che in mia opinione è stato probabilmente, il principale leader politico del G20 nello scorso decennio, sta per lasciare il governo. E sostituirlo non sarà una cosa semplice. Venire dopo di lui è un compito tanto difficile quanto venire dopo Alex Ferguson come allenatore del Manchester United". (1)
Basterebbe questo per comprendere come non abbiano alcun reale fondamento le teorie del "golpe" che tanta diffusione stanno avendo nel panorama della sinistra internazionale (e anche italiana): i grandi gruppi capitalistici brasiliani e internazionali non hanno nessun interesse ad organizzare un golpe contro un governo che, come pochi altri, ha offerto loro un'occasione di  profitti miliardari. Come ha dichiarato più volte lo stesso Lula: "Mai nella storia di questo Paese gli imprenditori hanno guadagnato tanto denaro".
Ma vogliamo citare qualche dato in più. I governi di Lula e Dilma, anche grazie anche alla collaborazione della burocrazia della Cut (la confederazione sindacale legata al Pt), hanno favorito la penetrazione nel Paese di centinaia di multinazionali nordamericane, europee e giapponesi. Sono stati siglati in molte fabbriche accordi sindacali al ribasso, funzionali a mantenere bassi i salari in cambio di investimenti. General Motors, Volkswagen, Mercedes Benz, Fiat, Hyundai (solo per fare qualche esempio) hanno beneficiato di un sistema di sgravi e incentivi fiscali che ha avuto non a caso gli elogi di Marchionne (2). Analoghi apprezzamenti sono arrivati da Tronchetti Provera, che nel maggio 2014 ci ha tenuto a partecipare a una colazione di lavoro tra Lula e il premier Renzi (3): anche la Pirelli, infatti, ha fatto affari d'oro in Brasile grazie agli incentivi dei governi.
Ma i governi di Lula e Dilma non si sono limitati a elargire regali ai capitalisti di altri Paesi: hanno sostenuto anche la grande borghesia brasiliana, promuovendo un piano di liberalizzazioni che ha favorito un grande accumulo di ricchezze nelle mani di pochi ricchi capitalisti e dei loro manager. Tra le multinazionali brasiliane più ricche ricordiamo la Embraer (settore aeronautico) e, soprattutto, il colosso petrolifero Petrobras, una delle più grandi società al mondo del settore. Il governo Dilma ha accelerato il piano di privatizzazioni della Petrobras, cosa che ha provocato da subito grandi scioperi operai (4).
 
I recenti scandali per corruzione
E' proprio all'ombra dei profitti miliardari della Petrobras, con cui si sono riempiti le tasche capitalisti, amministratori delegati e manager miliardari, che ha preso forma lo scandalo delle tangenti in cui sono coinvolti sia Dilma che Lula: la magistratura brasiliana indaga su un complesso sistema di corruzione che vede coinvolti, oltre ai manager della Petrobras, anche numerosi impresari edili. Lula, insieme a diversi dirigenti del PT, è indagato dalla magistratura con l'accusa di aver ricevuto tangenti (versate sul conto della sua fondazione) da imprese costruttrici coinvolte nello scandalo della Petrobras. Anche un'impresa di proprietà di Lula sarebbe coinvolta nel giro di bustarelle. La magistratura indaga anche su una lussuosa villa su una spiaggia, di cui Lula avrebbe pagato solo una quota iniziale per essere poi completata "gratuitamente" da una delle ditte implicate nello scandalo. Lula e Dilma sono anche accusati di aver tentato di ostacolare le indagini sulla Petrobras. Sono fenomeni di corruzione del ceto politico a cui in Italia siamo purtroppo abituati (e infatti, non a caso, l'inchiesta brasiliana è stata nominata "Lava jato", con un richiamo all'italiana "Mani pulite").
Si parla molto, inoltre, della procedura di impeachment a cui Dilma Rousseff rischia di essere sottoposta. Dilma viene accusata da esponenti di partiti di destra e da suoi ex alleati di aver truccato i bilanci dello Stato al fine di occultare il deficit e non mettere a rischio la propria rielezione alla presidenza. Il Senato dovrà pronunciarsi l'11 maggio: nel caso in cui l'impeachment venga approvato, Dilma sarà sospesa per 180 giorni.
Il governo ha gridato al "golpe istituzionale" (riprendendo involontariamente argomentazioni già usate qui da noi da Berlusconi, che si riteneva vittima di un "golpe" orchestrato dalla magistratura). In tanti, vedremo, ci sono cascati, sia in Brasile che in altri Paesi.
C'è in realtà un fatto che dimostra, inequivocabilmente, quanto sia pretestuoso lo spauracchio del "golpe": il Pt ha annunciato la disponibilità ad allearsi, alle prossime elezioni amministrative, con partiti che sono contemporaneamente accusati di aver orchestrato il golpe (come il partito di centro Pmdb, che ora è uscito dal governo nazionale e ha votato l'impeachment). (5)
L'America Latina, è vero, è terra di golpe. Ma in questo caso né la borghesia né l'imperialismo ha motivi di allarme tali da voler rovesciare con un colpo di mano un 
governo che fino ad ora ha regalato profitti miliardari alle multinazionali, garantendo tra l'altro un clima di relativa pace sociale. Per ricordare le parole di Jim O'Neil (Goldman Sachs), sostituire Lula e Dilma è piuttosto un grosso rischio per gli investitori e le banche. E' probabile piuttosto che molti imprenditori siano preoccupati delle sorti dei loro affari in Brasile - che, come vedremo, è una vera e propria polveriera pronta ad esplodere da un momento all'altro - dopo la tranquilla stagione dei governi di fronte popolare.
La verità è ben diversa dalla storiella del golpe. Il Brasile in recessione ha visto, in questi ultimi anni, una continua crescita del malcontento operaio e popolare: questo ha privato il governo Dilma della sua tradizionale base di appoggio. La classe operaia, così come larghi settori sociali e popolari, sono inviperiti contro il governo e le sue politiche antioperaie. "Fora Dilma" è il sentimento più diffuso nelle fabbriche, nei comitati di lotta, tra le giovani generazioni. I partiti di destra (e un settore della borghesia brasiliana) utilizzano l'impeachment e promuovono manifestazioni contro Dilma ai fini di un'alternanza di governo, tentando di cavalcare un malcontento reale che esiste tra le masse popolari e operaie.
Quello che i giornalisti italiani dimenticano di raccontare è proprio ciò che serve per comprendere quello che sta realmente succedendo: in Brasile si è aperta un situazione prerivoluzionaria, con un intensificarsi della crisi sociale e politica e, di conseguenza, con un aumento vertiginoso delle lotte.
 
Un Paese in fibrillazione per le lotte
Cerchiamo qui di ricordare alcune delle principali lotte che hanno attraversato il Brasile negli ultimi anni. Si è parlato molto delle giornate del giugno 2013, durante le quali sono scesi nelle strade di tutto il Brasile decine di migliaia di giovani (studenti, precari, disoccupati) contro l'aumento del prezzo dei biglietti e contro le spese faraoniche per i mondiali (in un Paese dove buona parte della popolazione muore di fame). Le proteste sono continuate anche nel 2014, anno dei Mondiali, con manifestazioni di massa in tutte le capitali del Brasile. Soprattutto, nel 2014, è scesa in campo massiccia anche la classe lavoratrice per protestare contro le misure di austerity del governo nazionale e dei governi federali. 
Proprio nei giorni in cui si stava preparando l'inaugurazione dei mondiali, il sindacato dei metroviarios (lavoratori della metropolitana) di San Paolo, affiliato alla Csp Conlutas e con alla testa un dirigente del Pstu, ha promosso uno sciopero di cinque giorni, con picchetti davanti ai cancelli della metro, che ha bloccato il traffico determinando quello che il Corriere della Sera ha definito "il più grande ingorgo della storia". Tra le loro rivendicazioni quella del "tornello libero", cioè dell'entrata libera in metropolitana (i prezzi del trasporto urbano in Brasile sono altissimi in relazione ai salari medi).
Contemporaneamente, hanno cominciato ad aumentare gli scioperi di altri settori lavorativi in diverse zone del Paese: dagli insegnanti (che hanno promosso scioperi prolungati di vari mesi) agli operai edili, dai professori universitari ai lavoratori del trasporto pubblico locale. Gli scioperi si sono intensificati nel 2015, arrivando alle più alte percentuali degli ultimi decenni.
E' in questo quadro di proteste operaie, giovanili e di massa che sta intervenendo, con un ruolo di direzione, il Pstu (la sezione brasiliana della Lit-Quarta Internazionale) e la Csp-Conlutas.
La Csp-Conlutas è una "centrale sindacale e popolare" che organizza non solo operai e lavoratori salariati, ma anche movimenti di lotta per la casa, organizzazioni studentesche (Anel), donne che lottano contro il maschilismo (Mulheres em luta), neri che si battono contro il razzismo (Quilombo Raça e Classe), movimenti lgbt.
Il Pstu e la Csp-Conlutas, promuovendo un fronte di lotta e di classe alternativo sia al governo sia alle destre, hanno organizzato il 16 settembre 2015 a San Paolo una grande manifestazione (decine di migliaia le persone in piazza) per un'alternativa classista e anticapitalista alle politiche di austerity del governo. Analoghe grandi manifestazioni, con migliaia e migliaia di partecipanti, si sono svolte il 1° aprile e il 1° maggio con la parola d'ordine "Fora todos", cioè "Se ne vadano tutti".
Alle  manovre di impeachment del centrodestra, viene contrapposta la rivendicazione immediata di elezioni generali, e  la costruzione di un percorso di lotte che, passando per lo sciopero generale, porti alla cacciata di tutti i governi borghesi e alla instaurazione di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sui consigli popolari.
Sono parole d'ordine e rivendicazioni che stanno trovando appoggio reale nella classe lavoratrice. A São José dos Campos (Stato di San Paolo) gli operai della General Motors hanno realizzato scioperi e grandi manifestazioni al grido di "Fora todos, eleições Gerais". Nella stessa regione, gli operai della Mape di Campinas hanno occupato la fabbrica. Gli operai edili dei grandi cantieri che attraversano le città del Brasile (dove la speculazione edilizia è ai massimi livelli) votano in assemblee di massa il sostegno al "Fora todos".
Ma non è solo la classe operaia che sta scendendo in campo: anche gli studenti, gli insegnanti e gli educatori stanno organizzando dure proteste. Mentre scriviamo, sono più di 75 le scuole occupate dagli studenti nello Stato di Rio de Janeiro (con occupazioni anche degli uffici scolastici): lo slogan è "ocupa tudo!". Contemporaneamente, i lavoratori del settore educativo sono in sciopero prolungato dal 6 aprile: di fatto la maggioranza delle scuole dello stato sono in questo momento totalmente autogestite. La protesta studentesca si sta estendendo ora anche allo Stato di San Paolo, dove deve affrontare il duro intervento dei corpi speciali della polizia militare che entrano nelle scuole in assetto antisommossa per sgomberare gli occupanti.
 
L'invenzione del golpe e la confusione a sinistra
Nel quadro che è stato descritto, la domanda è: da che parte bisogna collocarsi? Il governo Dilma, per difendere sé stesso - in primo luogo dalla rabbia operaia e popolare, in seconda istanza dal rischio di un ricambio istituzionale a vantaggio delle destre - parla di "golpe istituzionale" e fa appello a manifestare in solidarietà col governo.
Ciò che è grave è che settori della sinistra e di movimento brasiliani - come il Psol (un cartello elettorale che critica il Pt da sinistra) - stanno accogliendo positivamente questo appello e partecipano alle iniziative in difesa del governo: si schierano cioè a difesa di un governo borghese che ha finanziato le multinazionali e attacato le masse operaie, guadagnandone giustamente l'odio feroce!
Ma ancora più grave è che, su scala internazionale, persino alcune organizzazioni sedicenti rivoluzionarie - come il Partito obrero e il Pts-Ft di Argentina - hanno ripreso la retorica del "golpe" e dichiarano che è necessario in questo momento schierarsi nel "campo" del governo contro la minaccia delle destre.  Il primo maggio, il gruppo brasiliano legato al Pts ha addirittura aderito alla manifestazione a difesa del governo, organizzata a San Paolo con la presenza della stessa Dilma.
Difendere l'invenzione del "golpe istituzionale" - una contraddizione in termini, dato che si può parlare di golpe solo quando una forza armata rovescia con la violenza un governo e il regime istituzionale su cui si regge - 
 significa compiere un crimine politico: significa schierarsi dalla parte di un governo borghese corrotto, contro la legittima rabbia degli operai e delle masse popolari brasiliane in lotta contro le politiche di austerity. Significa anche, indirettamente, fare il gioco dei partiti di destra: non c'è infatti modo migliore per rafforzare le destre brasiliane che lasciare alle loro strumentalizzazioni la rabbia operaia e popolare che sta esplodendo in Brasile.
Dal canto nostro, facciamo appello a tutte le organizzazioni di lotta, sindacali, di classe e di movimento, in Italia e nel mondo, a non avallare la menzogna del "golpe istituzionale", a schierarsi dalla parte di chi lotta contro il governo Dilma e contro le destre: dalla parte del terzo campo di classe, promosso dal Pstu e dalla Csp Conlutas, per un'alternativa di classe e anticapitalista. Anche qui come in Brasile: "Fora todos ellos"!
 
Note
(1) 
www.petrobras.com/es/magazine/post/entrevista-jim-o-neill.htm
(2) Questi nel 2012 gli elogi di Marchionne al governo Dilma: "Sono felice che il ministro Passera si sia reso conto dei grandi risultati della Fiat in Brasile. Certamente non gli sarà sfuggito come il Governo brasiliano sia particolarmente attento alle problematiche dell’industria automobilistica. Sono sicuro che il ministro sa che le case automobilistiche che vanno a produrre in Brasile possono accedere a finanziamenti e agevolazioni fiscali. In particolare per lo stabilimento nello stato di Pernambuco, in corso di costruzione, la Fiat riceverà finanziamenti fino all’85% su un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro. A questi si aggiungeranno benefici di natura fiscale, quando sarà avviata la produzione di automobili, per un periodo minimo di 5 anni”. Si veda questo articolo:www.corriere.it/economia/12_settembre_22/marchionne-risponde-a-passera-sul-brasile-incontro-con-monti_82cfa638-0473-11e2-ab71-c3ed46be5e0b.shtml
(3)www.adnkronos.com/fatti/politica/2014/05/10/governo-lula-pranzo-renzi-presente-anche-tronchetti-provera_9rC87HTeeE8dKLBPO35sEN.html
(4) Nel luglio del 2015 ho partecipato, con la locale sezione del Pstu, a iniziative di lotta e a un grande sciopero a Rio de Janeiro contro le privatizzazioni. Rimando alla lettura del mio reportage dal Brasile: 
www.alternativacomunista.it/content/view/2189/45/ .
(5) 
http://politica.estadao.com.br/blogs/coluna-do-estadao/pt-nao-vetara-aliancas-municipais-com-pmdb/
 

martedì 10 maggio 2016

Coerenza verdiniana

Luciano Granieri





Chi vota SI alla  riforme costituzionali, vota come Verdini, chi vota NO alle riforma costituzionali vota come Casapound. Berlusconi  e Brunetta oggi votano  NO alle  riforme costituzionali  ieri, nel 2006, votavano SI a riforme  costituzionali che,  salvo qualche virgola, erano  uguali a quelle di oggi. Il Pd oggi vota SI alle riforme costituzionali , ieri votava NO alle stesse riforme proposte dal Berlusconi, con qualche virgola cambiata. Verdini oggi vota SI alle riforme del Pd, ma anche ieri votava SI alle riforme proposte dalla Casa delle Libertà. Tutti se la prendono con l’ex macellaio stampella del governo, ma l'unico a mostrare coerenza è lui .  La  coerenza  che contraddistingue  il Pidduista incallito, anzi il Pitreista del terzo millennio.  Il centralismo massonico non si smentisce mai.


P.S. Mi scuso con la scrittura del pezzo che risulta un po’ contorta. Ma rispetto alla sintassi e all’astrusa prosa  di  molte parti della riforma costituzionale,  per la quale saremo chiamati ad esprimerci ad ottobre e per la quale Renzi sta schierando in massa le sue truppe cammellate, il mio scritto è chiaro come il sole. Intanto un’ irrefrenabile   verve di regista creativo mi ha ispirato  un “corto” sulla vicenda Boschi-Casapound. Una piccola opera "de paura" cinematografica che propongo volentieri a tutti voi. 

La bellezza

Marazico

Se la bellezza fosse una materia
da studià a scola, tipo religione,
(guardate che sto a dì 'na cosa seria)
forse davero avremmo una ragione
pe' mannà i ragazzini in quei pollai
che sforneno ignoranti e bottegai.
Poi vince la paura ed il dolore
se er core se riempie de splendore.
Peppino certamente lo sapeva
e dalla radio spesso lo diceva
fino a quel giorno che in un modo atroce
quarcuno nun je soffocò la voce.
J'hanno fermato er core a primavera
tocca a noialtri de cambià la storia.
Pe' fà che quell'idea diventi vera
nun basta conservanne la memoria,
ma tocca daje corpo e concretezza,
riempiendo l'occhi e i cori de bellezza.