sabato 4 giugno 2016

APPELLO PER RACCOLTA FIRME PER LA CAMPAGNA REFERENDARIA

Oltre l'Occidente

APPELLO PER RACCOLTA FIRME PER LA CAMPAGNA REFERENDARIA
Domenica 5 giugno raccolta firme dalle 9 a Frosinone, mercatino centro storico, e ad Alatri via Maddona della Sanità (Caffè del Sole)

Mancano pochi giorni alla fine della campagna referendaria che vede singoli e organizzazioni impegnati nel raccogliere almeno 500 mila firme nell’eventualità, nel 2017, di votarli.
SI fa appello al massimo sforzo per le prossime due settimane anche alla luce del numero di 300 mila firme finora raggiunte e che quindi necessita di un ulteriore forte impegno.
Stride in questa situazione il confronto con la legge di iniziativa popolare per la legittima difesa proposta dall’IDV che, pur nel merito non chiara e che prende spunto dalla “americanizzazione” delle relazioni umane, sta raccogliendo centinaia di migliaia di firme (un milione?) proprio perché    appare toccare gli interessi di ognuno di noi. La gran parte della raccolta viene fatta, almeno dalle nostra parti, nei comuni dove i cittadini autonomamente si recano.
La stessa coscienza che qualcuno tocchi i nostri interessi però non si nota nei referendum da noi proposti, che non vede le masse, non dico ad organizzare raccolte firme, ma neanche a pubblicizzarle e a recarsi nei comuni. Evidentemente c’è qualcosa che non va anche nei cosiddetti pensatori liberi della sinistra che si rinfrancano davanti ad una lettura o ad un film impegnato ma snobbano le azioni democratiche, senza neanche proporre in quale altro modo contrastare l’azione di schiacciamento della democrazia.
 I referendum non sono la panacea per contrastare le scelte del potere ma offrono uno spazio di azione e anche di confronto sulle tematiche a noi care.
Innanzitutto la raccolta firme sui referendum istituzionali offre una possibilità di propaganda e di informazione per il NO a quello costituzionale di ottobre, la cui opposizione riveste un grande valore politico e democratico non per altro nel difendere i principi della nostra costituzione.
Opporsi, poi, all’Italicum è necessario e dirimente per il funzionamento della nostra democrazia fin troppo sbilanciata verso gli esecutivi (vedi i sindaci potestà e la mancata elezione dei consigli provinciali!). Il premio di maggioranza è una aberrazione che con la scusa della governabilità riduce gli spazi di rappresentanza di tutte le cosiddette minoranze consentendo ad un’altra minoranza il dominio dei numeri e quindi delle scelte. Governare democraticamente è soprattutto confronto e mediazione possibilmente ad armi pari tra forze che rappresentano la gran parte della realtà, già di per sé poco riducibile ad essere rappresentata dignitosamente.
In ogni caso meno rappresentanza c’è meno difesi sono gli interessi delle classi meno abbienti, più il “capitale”, o che dir si voglia, imperversa per portare a casa risorse, reddito e futuro di tutti.

La “buona scuola” immagina qualcosa che, a prescindere se bella o brutta, si dirige comunque lontano da quella che noi pensiamo sia l’istruzione. Per chi ha occasione di viverla da genitore ci si accorge che in questi anni, con le riforme verso l’autonomia, non si sono avuti nemmeno tiepidi segni di miglioramento. Anzi, la sensazione che rimane è che se tuo figlio fosse a casa non perderebbe didatticamente alcunché. Sembra anzi che la scolarizzazione di massa sia una occasione eccezionale per recuperare risorse economiche (dalle famiglie soprattutto) e far passare ideologie di competizione piuttosto che una attenzione alla costruzione di un cittadino libero e critico e che faccia proprio il senso di uguaglianza. Il percorso “liberalizzato” della scuola è chiaro; ora pur non avendo una capacità politica ed ideologica di proporne un altro, almeno opponiamoci ai disegni di sgretolamento esistenti!
 Sui referendum ambientali poco ci sarebbe da aggiungere in base alla coscienza collettiva e alla responsabilità per il futuro. I referendum che si oppongono a nuovi inceneritori e a trivelle disruttrici e a bloccare la privatizzazione dell’acqua non possono assolutamente non trovarci d’accordo davanti alla drammatica situazione di mettere a repentaglio il futuro del pianeta, per trovare profitto nella gestione delle risorse sull’altare del “libero mercato”. Lo sviluppo come mantra piuttosto di una forte e non più rinviabile decrescita dovrebbe essere elemento da superare nel più breve tempo possibile nelle agende politiche per un altro mondo possibile.
 i quesiti sono di seguito elencati:

Contro la “buona scuola”
-        Quesito 1. Abrogazione di norme sui finanziamenti privati a singole scuole pubbliche o private

-        Quesito 2. Abrogazione di norme sul potere del dirigente di scegliere i docenti da premiare economicamente e sul comitato di valutazione

-        Quesito 3. Abrogazione di norme sull'obbligo di almeno 400-200 ore di alternanza scuola-lavoro

-        Quesito 4. Abrogazione di norme sul potere discrezionale del dirigente scolastico di scegliere e di confermare i docenti nella sede

Per l’ambiente
-        Bloccare nuove attività di prospezione, ricerca e coltivazioni di idrocarburi (Legge 9/1991)

-        Bloccare il Piano Nazionale per nuovi e vecchi inceneritori, abrogazione parziale dell’art. 35 della Legge 133/2014

Contro l’Italicum
-        Abolizione capilista bloccati (legge detta Italicum)

-        Abolizione del premio di maggioranza (legge detta Italicum)


riforma costituzionale (referendum indetto per ottobre 2016)
- quesito con la richiesta di referendum, come previsto dall’articolo 138 della Costituzione, per sottoporre al giudizio popolare la  legge costituzionale Boschi-Renzi

giovedì 2 giugno 2016

ERAN TRECENTO

Severo Lutrario


Venerdì 27 trecento cittadini, bruciando le fatture di ACEA ATO 5 S.p.A. hanno rivendicato di essere parte di quel popolo sovrano che nel 2011 ha deciso che i servizi pubblici non debbano finire nella mani degli speculatori privati e che sull'acqua nessuno debba fare profitto.
Trecento cittadini hanno intimato al governo Renzi ed al ministro Madia, governo non eletto da nessun cittadino e che si regge grazie ai voltagabbana di un Parlamento di nominati, di rispettare la volontà dei cittadini.
Gli altri, salvaguardati ovviamente chi non lo sapeva, chi veramente non ha potuto – e sappiamo che sono in tanti -,
gli altri,
i sudditi,
quelli per i quali “tanto non cambia nulla”,
“alla fine decidono comunque loro”,
“è tutto inutile”;
quelli che “serve ben altro”,
“bisogna cacciare tutti i politici” (magari dimenticando che sono loro che li hanno votati),
“altro che falò, qui ci vuole la rivoluzione!”,
“i francesi, loro sì, che sono seri! (ma intanto io c'ho famiglia)”;
quelli che continuano a blaterare di risoluzione del contratto facendo finta che fuori dall'uscio della propria casa non stia succedendo nulla;
gli altri,
i servi che sono usi ubbidir pagando;
non c'erano.
Eran trecento
con più di qualche giovane e decisamente vivi.
La Ciociaria, se a Roma non lo ricordano, è terra di briganti.
Chi cancella i diritti e ci vuole alla catena di qualunque ACEA del Paese se ne dovrà fare una ragione.
Se ci tolgono l'acqua ce la riprenderemo.
Se ci tolgono i diritti avranno un'orma di ciocia stampata sul culo.
In occasione del quinto anniversario dei referendum, dopo il messaggio mandato da lontano il 27, sarà il caso di portare a questi signori un altro messaggio, ma questa volta di persona.
Dovremo essere a Roma a chiarire a questi signori che il popolo sovrano non accetta e riconosce usurpatori.
IL TESTO UNICO SUI SERVIZI PUBBLICI LOCALI A RILEVANZA ECONOMICO GENERALE DEVE ESSERE RITIRATO
LA LEGGE SULLA GESTIONE PUBBLICA DELL'ACQUA DEVE ESSERE REINTEGRATA
Nei prossimi giorni si deciderà il da farsi, ma non lasceremo nulla di intentato per impedire che il governo Renzi ed il ministro Madia portino a compimento il loro disegno.
Comunque vadano le cose, non s'illudano i signori che noi si cada nel gioco della violenza.
Alla violenza quotidiana dell'estorsore monopolista risponderemo con l'intelligenza e la fantasia.
Alla violenza di uno Stato al servizio dei potentati economici risponderemo con la determinazione e l'ironia.
E se verranno a incarcerarci, anche dal fondo di una cella noi resteremo donne e uomini liberi, mentre chi resta fuori avrà solo la libertà vigilata del servo.
Ma intanto tutti possiamo cominciare a fare qualcosa.
Quello che ognuno oggi può fare è divenire “renitente”.
Con il decreto Madia stanno creando una sorta di leva obbligatoria che impone a tutti i cittadini di divenire clienti delle ACEE che s'impossesseranno dei servizi pubblici.
Non rispondiamo alla cartolina precetto.
L'affare per i potentati economico-finanziari sta in un mercato sicuro, senza rischi di caduta della domanda, con tariffe costruite a tavolino per garantire loro profitti certi e con i rischi di impresa scaricati sugli utenti.
Tagliamo l'acqua dal pozzo dei loro portafogli e faremo loro veramente male.
Severo
un malfattore

mercoledì 1 giugno 2016

Moschetto e aviogetto, 2 giugno imperfetto

Luciano Granieri


Domani, giovedì 2 giugno 2016, ricorre il  70° della Repubblica Italiana.  Non è un gran notizia, ma è bene ricordarlo  soprattutto per chi, recandosi in  centri commerciali, o presso negozi in franchising troverà tutto aperto, magari con orario continuato. 

Sono passati 70 anni da quel 2 giugno del 1946 in cui il popolo italiano scelse di mandare via il Re. Non accadde solo questo in quella data, si verificò molto altro, ma lo tratteremo più avanti. 70 anni di festeggiamenti il cui culmine è la parata militare ai Fori Imperiali di Roma con  l’esibizione, delle frecce tricolori. Non è che l’esercito italiano, nella vicende che portarono al  2 giugno del 1946, abbia fatto una grande figura, a parte diversi  commilitoni che combatterono  strenuamente affianco dei partigiani.  Purtroppo però  la  deriva demo-fascista, che ha permeato gli anni successivi alla proclamazione  della  Repubblica, questo ci  ha propinato e  continua a propinare . 

In particolare, da 30 anni a questa parte  sugli  spalti installati ai margini della  strada, che dall’imbarazzante Altare della Patria  porta al Colosseo, ad applaudire le forze armate  si sono succeduti presidenti e ministri  che    hanno avuto come loro principale obbiettivo quello di distruggere la Costituzione Repubblicana. La Carta  che, in quel 2 giugno del 1946,  con l’elezione dell’assemblea costituente, iniziò l’iter della sua scrittura e  promulgazione. 

Come non ricordare la partecipazione di Berlusconi e dei sui sodali che nel 2006 sottoposero al giudizio degli Italiani uno stravolgimento della Costituzione  uguale a quello proposto da Renzi? Dispositivo     che oggi proprio Berlusconi e soci  dichiarano di voler affossare? E come ignorare che attualmente le èlite inneggianti alla Repubblica, con l’ex sindaco di Firenze come condottiero,  di segno opposto al centrodestra,  propongono la stessa devastazione  costituzionale  che nel 2006, s’impegnarono a bocciare?  Chiaro,  né i berluscones, né i renziones, di  Costituzione  capiscono granchè.  

Fortunatamente per la  sfilata di quest’anno ci hanno risparmiato  la comparsata del marò, in libertà vigilata, Salvatore Girone. Secondo indiscrezioni, la partecipazione alla sfilata del fuciliere agli arresti domiciliari in Italia,  è saltata dopo che alla richiesta di Renzi  di dichiararsi per  il SI al referendum sulla riforma costituzionale, Girone abbia preteso di leggere il testo prima di esprimersi in merito. Ingrato, fuori dalla sfilata! Ha tuonato  Jeegmattè, anzi lo rimandiamo in India. Meglio ingaggiare Gigi Buffon portierone dalla Juventus padronale   pluricampione d’Italia,  e della Nazionale dalla maglia savoiarda , subito schieratosi per il SI. 

Disgraziatamente il 2 giugno 2016 l’eroe pedatorio è impegnato nella preparazione del campionati europei di calcio in Francia. Guai disturbarlo!  Vedi mai che una nazionale, più che dimessa, dovesse vincere la competizione e si realizzasse il sogno di una bella foto con  tutta la combriccola di Conte ritratta insieme a  Matteo , Mariaelena e Denis affianco alla coppa  e ad uno striscione recante la dicitura: “Alla faccia dei gufi noi siamo per il SI”. 

Domani è il 2 giugno, ricorre il 70° della Repubblica. E’ tempo che  si festeggi ricordando i veri artefici di quella transizione democratica. Cioè, dopo i partigiani,  i cittadini tutti. Donne e uomini che  si espressero, come ampiamente noto, per la Repubblica, ma elessero anche, con sistema rigorosamente proporzionale,  l’assemblea costituente. Quell’organismo, eletto secondo un sistema rigorosamente rispettoso della rappresentanza popolare , che avrebbe discusso e votato il testo costituzionale redatto da una commissione, selezionata dalla stessa assise,  la commissione dei 75,   presieduta da Meuccio Ruini e composta  da tre sottocommissioni.  La prima con alla presidenza Umberto Tupini si occupò dei diritti e doveri dei cittadini, la seconda, citata a sproposito dalla Boschi,  presieduta  da Umberto Terracini , trattò dell’organizzazione costituzionale dello Stato, la terza coordinata da Gustavo Ghidini si espresse in merito ai rapporti economico e sociali. 

Quell’assemblea, eletta,e sottolineiamo eletta, in modo rispettoso della rappresentanza popolare, proprio il 2 giugno di 70 anni fa,  si occupò  di esaminare, modificare e votare la Carta Costituzionale . Il  procedimento non fu veloce, così come la discussione di un progetto condiviso richiede,  durò dal 4 marzo 1947 al 22 dicembre dello stesso anno. Non solo,  ma il Presidente del Consiglio di allora, Alcide De Gasperi, nonostante le pressioni americane e del Vaticano, affinchè si espellessero i comunisti e i socialisti dalla Costituente, fece in modo che il Governo da lui presieduto, mai entrasse nel merito dei lavori assembleari, né espellesse membri eletti dal popolo. 

Queste persone vogliamo festeggiare in piazza domani 2 giugno. E vorremmo che almeno per un giorno i  nuovi cialtroni, presunti   padri della Patria  -non eletti da nessuno, incuranti delle prerogative democratiche del popolo, nonostante tutto ancora sovrano,  devastatori di un dispositivo generato da diverse espressioni ideologiche , frutto di un confronto serrato, ma aperto e onesto -tacessero. Buon 2 giugno a tutti. Ci vediamo domani in Piazza Norberto Turriziani dalle ore 17,30.

martedì 31 maggio 2016

La Repubblica è del Popolo. E il popolo di Frosinone festeggierà in piazza

Le associazioni sottoscritte,  hanno deciso di essere in PIAZZA il 2 giugno, anniversario della fondazione della Repubblica. Saranno in piazza per riappropriarsi di una festa popolare, una data storica che ha cambiato le sorti del nostro Paese con una Costituzione, nata dalla Resistenza antifascista e dalla guerra di liberazione contro il nazi-fascismo, che ha posto al centro della vita dello Stato e della società il LAVORO con i suoi diritti e con il suo ruolo di progresso e di libertà.
La Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo. E’ quindi naturale che la Festa della Repubblica sia celebrata dal popolo, che invece è fortemente tenuto a distanza dalle celebrazioni dei palazzi del potere.
Il 2 giugno, alle ore 17, in Largo Turriziani a Frosinone sarà presentato un libro su un comandante partigiano della nostra provincia -Enrico Giannetti e ci sarà un incontro dibattito sui giovani e la Costituzione
 Tutti i partecipanti, che lo desiderano, potranno prendere la parola ed esprimere il loro pensiero.

Frosinone 31 maggio 2016


Asoociazioni: Osservatorio Peppino Impastato – ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) – Oltre l’Occidente . Comitato Vertenza Frusinate – AUT Frosinone –  UNO e TRE -Comitato di Lotta per il Lavoro – AIPA (Ass. Italina Pazienti Anticoagulati) – Federazione COBAS - 


Richiesta di convocazione della Commissione Consiliare vicenda ex Multiservizi

Al Prefetto
Ai Consiglieri Comunali Comune di Frosinone
P.c. Ai Parlamentari eletti nella provincia
P.c. Ai Consiglieri Regionali eletti nella provincia
P.c. Al Presidente Amministrazione Provinciale Antonio Pompeo
P.c. Al Sindaco Giuseppe Morini di Alatri
P.c. Alle forze sociali
P.c. Alla stampa

Oggetto: Richiesta di convocazione della Commissione Consiliare vicenda ex Multiservizi

Il Tribunale del lavoro di Frosinone, nell’esercizio del proprio dovere di conciliazione tre le parti, nella vicenda Multiservizi, ha convocato anche il Comune di Frosinone per l’udienza dell’8 giugno.
Tale convocazione nasce a fronte dell’impossibilità dichiarata dalla cooperativa Sol.Co. di far fronte alla sentenza emessa dallo stesso tribunale di Frosinone il 13 giugno 2015, sentenza n. 501/2015, con la quale il Giudice del Lavoro del Tribunale di Frosinone ha emesso, ex art. 2932 cod. civ., una sentenza costitutiva che realizza gli effetti del contratto di lavoro non concluso tra gli ex lavoratori Multiservizi e la Sol.Co. Società Cooperativa.
                La Giustizia ordinaria sta tentando di aprire una strada per la restituzione di ciò che la giunta attuale aveva tolto ai lavoratori.  A dimostrazione che  l’opposizione alle coop non era strumentale, ma meritava riflessione, attenzione e rispetto.  Purtroppo le coop non sono in grado di dare seguito alla sentenza sobbarcandosi delle centinaia di migliaia di euro; però sarebbero disposte a discutere con l’ente per una soluzione condivisa.
                A Frosinone alla coop Sol.Co. è appaltato i servizio del Museo e Biblioteca (per ca € 1 milione) e, tramite alcune consorziate, anche un altro servizio, supporto alla gestione funzionale degli impianti sportivi ed agli eventi culturali e di spettacolo (€ 515 mila), e due affidamenti, cimitero (per ca € 1 milione) e segnaletica (€ 381 mila), per un totale di ca € 2,9 milioni da aprile 2013.
                La coop Sol.Co.  è stata colpita a dicembre da una “informazione antimafia interdittiva” emessa dalla Prefettura di Roma per le note vicende di MafiaCapitale, “interdittiva” che viene emanata a seguito delleverifiche che appurano  l’esistenza di un probabile collegamento tra l’attività economica e le associazioni criminali. Il privato pur essendo titolare del diritto di eseguire l’appalto commissionato o incassare i benefit pubblici concessi, resta sempre esposto a misure interdittive che, una volta emanate, potrebbero condurre alla revoca del finanziamento o alla risoluzione del contratto 
                Considerato che anche negli altri affidamenti in essere si rilevano condizioni di difficoltà per un servizio decente, non ultimo per il reddito e per la continuità,  
·         Il servizio della segnaletica, a seguito di manifestazione d’interesse con det.746/2016, dovrebbe essere stato affidato fino a fine anno 2016, ma l’esito, non rintracciabile, ha già determinato una diminuzione di ore nel servizio.
·         Il servizio della sorveglianza dei parcheggi a pagamento e ascensore inclinato ha avuto deserta la gara di manifestazione d’interesse - bandita più volte! -  come da det. 1617/16. Il servizio in questione ha visto operare ad aprile tre diverse cooperative nel raggio di un mese, visto che due si sono ritirate.
·         Il servizio di verde pubblico è stato riaffidato alla coop. Nexus con la det. 509/2016 - per il terzo anno consecutivo! – per un ammontare di € 139 mila, 40% in meno del valore indicato nel 2013.
                Le scelte di bilancio della Amministrazione e le vicende giudiziarie rischiano quindi di trascinare seco i servizi e i lavoratori.
                Sarebbe necessario dare seguito all’accordo di programma con il Comune di Alatri e convocare rapidamente la Commissione Consiliare con il mandato di trattare con i lavoratori e le oo.ss. per trovare una via d’uscita che riequilibri ove possibile tutte le situazioni oggi pendenti.

Distinti saluti.

Frosinone 31 maggio ’16                                                                           
  I lavoratori sotto la tenda al 786° giorno di presidio



Multiservizi 1° giugno comizio ad Alatri

Comitato di lotta Frosinone

Multiservizi: noi non dimentichiamo. 

Domani sera, primo giugno, ad Alatri alle ore 18 i lavoratori della Multiservizi terranno un comizio sulle tematiche del lavoro, sottolineando le gravi responsabilità della politica che continua a chiedere consenso elettorale dimenticano le azioni disastrose contro il lavoro e i lavoratori in questi ultimi anni.
Alcuno dimentica la vicenda Multiservizi, società che aveva stabilizzato centinaia di precari, che ha occupato fino a 306 dipendenti, che aveva permesso agli enti risparmi per decine di milioni di euro. Proprio a seguito delle giunte di destra di Alatri, nel 2009, dopo tre anni di lavoro negli enti, quando la Regione smise di finanziare la Società e gli enti integrare i contratti di quel quinto mancante per parare i debiti che andavano crescendo, dopo che il Comune di Frosinone deliberò in tal senso e l’ Amministrazione Provinciale lo fece per il solo anno 2009, prima dell’arrivo di Iannarilli, il Comune di Alatri si allineò solo nel 2011, dopo la caduta del sindaco di centrodestra Magliocca.
Nell’ottobre 2009, dopo altri affidamenti da parte della Provincia di Frosinone che diedero la possibilità di stabilizzare altri 84 precari, per meri motivi di contrasto politico con Scalia, Iannarilli, avvicendatosi alla guida dell'Ente con una coalizione di centrodestra, ritirò i servizi dalla Frosinone Multiservizi con atto prima di giunta poi di Consiglio, seduta del 20 ottobre ’09 dare “corso alla procedura di annullamento, in autotutela, degli atti e provvedimenti risultati viziati per violazione dei principi generali”, ritirava gli atti amministrativi di affidamento dei servizi per la manutenzione ordinaria delle strade provinciali e supporto amministrativo settori vari. 
Dopo un lungo braccio di ferro il nuovo inquilino di piazza Gramsci deviò i servizi ad un costo tre volte superiore rispetto all’affidamento iniziale alla Frosinone Multiservizi a società esterne. Alla fine dei tre mesi tutti i lavoratori furono licenziati. 
La vicenda minò le basi aziendali. L’Amministrazione Iannarilli sospese nel 2012 anche gli appalti "storici" affidati alla Multiservizi licenziando altri 21 lavoratori, che avevano occupato quel posto per lunghi 16 anni.
Furono due atti che diedero il via alla chiusura della società e al declino economico e sociale di centinaia di famiglie in questi comuni.
I lavoratori Multiservizi, oggi in tenda a seguito di altre scellerate scelte del centrodestra frusinate, fanno appello alla popolazione e ai lavoratori multi servizi affinché non si facciano gli errori del passato, dare credito a forze politiche che poi impongono la fame ai lavoratori.

lunedì 30 maggio 2016

TAVOLO ACQUA PUBBLICA PROVINCIALE M5S “NOI SIAMO GLI UNICI CHE POSSIAMO PERMETTERCI DI CAMMINARE INSIEME AI CITTADINI IN UNA MANIFESTAZIONE PER L'ACQUA PUBBLICA”

Ufficio Stampa Deputato M5S Luca Frusone


Foto di Enrica Segneri
Strano, sembrano tutti per l'acqua pubblica , a parole, perché poi quando si tratta di metterci la faccia succede che sia solo il M5S a farlo.” - queste le dichiarazioni del tavolo acqua pubblica del m5s, composto da diversi attivisti dei mu della provincia - “Venerdì c'è stata una grande manifestazione a Frosinone organizzata dal Comitato provinciale acqua pubblica, una fiaccolata che si è conclusa con il gesto simbolico di bruciare le bollette di ACEA, nessun politico di destra né del PD era affianco dei cittadini, l'unico presente era il nostro portavoce Luca Frusone. Questo non fa altro che sottolineare quanto sindaci e politici locali non abbiano veramente a cuore la battaglia sull'acqua, ma la strumentalizzino ogni qual volta vogliano racimolare preferenze e consenso. Il MoVimento 5 Stelle era presente in quella manifestazione, come lo è sempre stato in tutte le occasioni dove si poteva difendere l'acqua come bene comune e non vendibile. Ci teniamo a sottolineare come solo il M5S difenda l'acqua pubblica all'interno delle istituzioni, sia a livello parlamentare che regionale. E proprio in quest'ultima sede è importante ora focalizzare l'attenzione dei cittadini. C'è la legge 5 regionale che deve essere attuata, se ciò accadesse, la Regione Lazio potrebbe mettere in seria difficoltà il diabolico disegno di privatizzazione di Renzi. I nostri consiglieri in Regione sono mesi che si battono per portare la voce dei cittadini, chiedendo l'attuazione della legge, ma il PD continua a rimandare. Siamo stanchi, dunque, che i vari Sindaci sul territorio facciano credere  ai cittadini che sono per l'acqua pubblica e poi quando si tratta di metterci realmente la faccia, sono sempre assenti.” - “ Il tavolo acqua pubblica M5S provinciale condanna le politiche di servilismo alle multinazionali da parte dei partiti, e continua a mettere in atto, al fianco di tutti i cittadini associazioni e comitati che difendono da anni l'acqua pubblica, politiche volte al perseguimento reale della gestione pubblica dell'acqua. Il movimento 5 stelle è per l'acqua pubblica e fino alla fine non mollerà un centimetro sui partiti che ad oggi hanno portato alla deriva il servizio idrico integrato nella provincia di Frosinone creando anche in molti casi dei veri e propri drammi sociali.”

domenica 29 maggio 2016

In memoria di Luigi Mastrogiacomo

ANPI – Comitato provinciale di Frosinone.

Ieri pomeriggio 28/05 a Ceccano, presso il monumento alla memoria a lui dedicato, si è svolta la commemorazione dell’operaio Luigi Mastrogiacomo, ucciso 54 anni fa da una pallottola delle forze dell’ordine durante uno sciopero degli operai dell’Annunziata, storica fabbrica ceccanese.
Alla presenza dei familiari, fra cui la figlia che all’epoca aveva tre anni, sono stati letti brani del libro di Angelino Loffredi e Lucia Fabi “Ceccano ricorda”, che ricostruisce quei fatti nel contesto di un confronto duro e lungo fra le forze democratiche e del lavoro e un padronato feroce appoggiato dalle scelte repressive e reazionarie del governo Scelba, che usava la polizia contro le lotte democratiche dei lavoratori.
Allora la città intera solidarizzò con i lavoratori in sciopero, i commercianti chiusero le serrande e al mercato gli ambulanti non esposero le loro merci. La comunità intera sapeva e sentiva la lotta della fabbrica come lotta di tutta la città, in una concezione sociale altissima, che affermava che la fabbrica stessa, e il lavoro che rappresentava, non era di esclusiva proprietà del padrone, e nemmeno solo degli operai che ci lavoravano, ma rappresentava una condizione di sviluppo per tutta la comunità.

La tragedia che colpì la famiglia Mastrogiacomo fu anche tragedia della società ceccanese, di cui non tutti serbano memoria. Per questo, l’ANPI ha fatto bene a celebrare la ricorrenza pubblicamente e nel luogo del delitto. Ci chiediamo se saremmo oggi in grado di condurre battaglie così determinate come quella di Luigi Mastrogiacomo e dei suoi compagni di allora per conquistare nuovi diritti in applicazione della Costituzione repubblicana antifascista che, spesso troppo retoricamente, ci appuntiamo sul petto come fregio a copertura dei troppo frequenti cedimenti valoriali, ossia democratici, che accettiamo. Ci piacerebbe rispondere di sì.

Alla famiglia Di Luigi Mastrogiacomo, a chi si è incaricato di conservare memoria delle sue lotte e del suo sacrificio ed a tutti quelli che hanno lottato con lui, la nostra fraterna vicinanza e lo sdegno per uno Stato così deviato da colpire chi lottava e lotta per pretendere l’applicazione dei diritti costituzionali e  proteggere chi non si rassegna alla perdita di ignobili privilegi.

Un grazie sentito alla Sezione ANPI di Ceccano e ai giovani compagni che hanno commemorato il nostro compagno Luigi Mastrogiacomo.

video a cura di Luciano Granieri

Giustizia e legalità

Severo Lutrario


ANTIGONE E CREONTE


Nel 442 avanti cristo ad Atene, fu rappresentata per la prima volta la tragedia di Sofocle, Antigone.
Antigone, come i fratelli Eteocle e Polinice, era figlia di Edipo e di sua madre Giocasta.
Dopo il suicidio di Giocasta, l'auto-accecamento e l'esilio di Edipo alla scoperta dell'involontario incesto, Eteocle e Polinice si accordano per alternarsi sul trono di Tebe.
Ma quando Eteocle si rifiuta di cedere il trono al fratello, questi raccoglie attorno a sé sette eroi e muove guerra alla città.
Nella battaglia i sette eroi hanno la peggio e nello scontro diretto i due fratelli si danno reciprocamente la morte.
Questo è l'antefatto e nella tragedia di Sofocle, Creonte, divenuto il nuovo re di Tebe, dispone che Polinice non riceva sepoltura condannandolo a vagare, maledetto, per l'eternità.
Ma Antigone, nonostante il divieto disposto dal re, decide di dare pietosa sepoltura al fratello.
Creonte allora la condanna ad essere sepolta viva, non ascoltando le suppliche di nessuno, neanche quelle del figlio Emone, promesso sposo di Antigone.
Quando finalmente la grotta in cui è sepolta Antigone viene aperta, la figlia di Edipo è morta.
Questo porta Emone a suicidarsi e Euridice, moglie di Creonte, a seguirne le orme.
Creonte resta solo, con la propria disperazione.

2458 anni fa qualcuno già si interrogava sul conflitto tra legalità e giustizia.

La giustizia, la cosa giusta, non è qualcosa che possa attenere ad un codice, ad una regola.
E' qualcosa di profondo, di molto più profondo che attiene ad un qualcosa di ancestrale, acquisito nel ventre della madre o nello sguardo del proprio padre.
Sappiamo perfettamente quello che è giusto e quello che è sbagliato e non sono le punizioni che si rischiano con i propri comportamenti a dirci che uccidere, rubare, profittarsi della debolezza, del bisogno o dell'ingenuità dell'altro sia sbagliato, lo sappiamo.
Siamo noi che ci creiamo architetture consolatorie e pattumiere di giustificazioni per soffocare quel grido di giustizia che ci rode dentro, per continuare a vivere col peso delle nostre miserabili vergogne, qualunque esse siano.

Antigone è l'archetipo della giustizia.
E' il senso di giustizia portato alle estreme conseguenze.
Avere pietà per le spoglie del fratello, anche se colpevole del più grave dei tradimenti, è un imperativo etico superiore che non può essere subordinato al rispetto di nessuna legge degli uomini.
Ed Antigone fa giustizia incurante delle conseguenze che con questo gesto le cadranno addosso.

Ma anche Creonte è un archetipo.
E' l'archetipo della legge.
Nessuno, neanche la promessa sposa del figlio può porsi al di sopra e al di fuori della legge.
E a costo della propria distruzione personale e familiare Creonte porta il rispetto della legge sino alle estreme conseguenze.

Nell'Antigone si consumano, non una, ma due tragedie, tutte e due drammatiche e tutte e due degne di rispetto.

E' evidente che mi sento dalla parte di Antigone, ma capisco anche come l'invocare una giustizia superiore non rispettando le leggi possa divenire un facile espediente per giustificare qualunque comportamento sulla base di un reale o presunto o pretestuoso imperativo etico.

Se serve Antigone, serve anche Creonte e le tante, troppe volte in cui ci troviamo ad invocare la legalità contro il malaffare, contro le mafie, contro la corruzione e la commistione tra affari e politica ne è la dimostrazione concreta.

Dal dramma di una simile dicotomia non si esce con una scorciatoia ed è Antigone che ci indica la sola strada possibile.
Se la giustizia ci impone di infrangere le leggi, le leggi devono essere infrante, ma assumendosene in pieno la responsabilità e le conseguenze, qualunque queste siano.
Di contro, chi ha il compito istituzionale di vigilare sul rispetto delle leggi ha il dovere morale di svolgere il proprio compito senza farsi condizionare da nulla, neanche dai propri sentimenti.
Solo così, dalla duplice tragedia cantata da Sofocle potremo uscire tutti più liberi e migliori.

Il “Faone delle bollette” è divenuta occasione per muovere dei passi in questa direzione.

Per noi, violare le disposizioni dettate dal Questore di Frosinone era un imperativo di giustizia.
Potevano essere, come sono in auge in questo disgraziato Paese di corrotti, corruttori e corruttibili (quelli che gridano non avendo avuto sino ad ora occasione di corruttela), “furbi” e non dichiarare le nostre intenzioni.
Potevamo lasciare le autorità dinanzi al fatto compiuto e nell'alea dell'individuazione delle responsabilità.
Potevano comportarci come questa desolante “normalità” delle persone, tanto disattente alle proprie furbizie quotidiane e alle conseguenti violazioni delle norme, quanto attente ai mortali peccati altrui.
Potevano affidarci all'italico “speriamo che io me la cavo” e aspettare che passasse la nottata.

Ma se avessimo fatto così non avremmo fatto nessun atto di giustizia, avremmo solo annegato le nostre buone ragioni nella melma che insozza il vivere comune.

Noi, come Antigone, abbiamo scelto di perseguire la giustizia violando apertamente e a testa alta le leggi, pronti ad assumerci tutte le conseguenze del nostro comportamento.
E ci attendiamo che, come Creonte, chi ha il compito di far rispettare le leggi, svolga correttamente il proprio compito.

Come nell'Antigone non ci saranno vincitori, ma soli vinti, ma è per la cruna di questo ago, per quanto stretta sia, che passa la possibilità che la distanza tra giustizia e legalità si riduca.