sabato 9 luglio 2016

Dopo il “Brexit”' La battaglia contro l’‘Unione Europea” dei monopoli e del neoliberismo dev’essere intensificata lottando soprattutto contro la “propria” borghesia

Comitato di Coordinamento della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML) 


Il risultato del referendum britannico per rimanere nell'Unione Europea, oppure per uscirne, ha sancito il voto per il “Brexit”, che non era stato previsto dall'élite europea e globale, dai governi capitalisti e dai media, da presidenti e speculatori finanziari. Nonostante una grande campagna di intimidazione, la maggioranza ha votato per rifiutare l'Unione Europea e lo schema di Cameron. Si è trattato di un colpo notevole all’élite della UE ed al disegno di completamento dell’edificio degli “Stati Uniti d’Europa” entro il 2025. Un colpo che ha lasciato non solo il Regno Unito, ma l'intera UE in una situazione di incertezza politica, nella quale forze differenti stanno tentando di affermarsi.
Il voto per l’uscita non è stato un voto di destra; non è stato un voto razzista o xenofobo, come i ferventi sostenitori dell’UE stanno cercando di affermare. E’ stato un ampio voto popolare del 52% contro il 48%, solidamente radicato nella classe operaia britannica. E’ stato un voto dei lavoratori, delle masse popolari, dei poveri contro i ricchi; della gente comune contro i banchieri e i “maghi” finanziari della City di Londra, combinato con le divisioni all'interno della borghesia britannica e dei suoi partiti dominanti. Il voto ha espresso il desiderio di riconquistare la sovranità e di rovesciare la piattaforma neoliberista dell'UE che rende i ricchi sempre più ricchi e le larghe masse lavoratrici e popolari sempre più povere.
In Scozia e nell’Irlanda del Nord la maggioranza si è espressa per rimanere nell'UE. Ciò riflette le proteste contro l'imperialismo reazionario e colonialista della borghesia inglese e una mancanza di chiarezza sulla natura di classe dell'Europa Unita dei monopoli. Alcune forze che lottano per l’unificazione dell’Irlanda e per l'indipendenza scozzese hanno chiesto dei referendum a tali fini. E’ un diritto delle nazioni oppresse. Ma cacciare una borghesia imperialista e reazionaria per rimpiazzarla con la borghesia reazionaria unita e imperialista dell'UE non è nell'interesse dei lavoratori e delle masse popolari di nessuna nazione.
L'Unione Europea è il progetto dei monopoli europei, dei loro governi e dei loro partiti politici, per un mercato volto al massimo profitto, protetto da muri tariffari e circondato dal filo spinato per impedire ai rifugiati dalle bombe, dalle guerre, dalla fame e dallo sfruttamento di attraversare i confini. Gli “Stati Uniti d'Europa” sono la visione di una nuova superpotenza imperialista e neocolonialista, impossibile o reazionaria su tutta la linea. Non è un progetto di pace, di prosperità e benessere del popoli. Il neoliberismo è la sua dottrina economica, fissata nei trattati dell’UE e resa una politica obbligatoria dei paesi membri, accentuata dal dominio dell'euro che è stato imposto nella maggioranza dei paesi dell'UE.
Dove si sono svolti referendum sui trattati di base che rendono effettiva una più stretta integrazione e fanno compiere nuovi passi verso l'unione economica, monetaria, politica e militare, nella maggior parte dei casi  i risultati sono stati dei sonori NO, che però sono stati disattesi nella pratica.
Le forze populiste di destra sono state abili ad approfittare della crescente rabbia nei confronti dell’attuazione dei diktat politici e economici che hanno impoverito larghi strati sociali e dei piani per compiere ulteriori mosse nella stessa direzione. Si sono presentati come i difensori delle nazioni e degli interessi nazionali contro l'UE, distorcendo il vero carattere di classe dell'Unione Europea, facendo dei migranti e dei rifugiati i capri espiatori della situazione, in quanto presunta causa dell'impoverimento delle larghe masse. La “lotta” di queste forze contro l'Europa Unita dei monopoli è fiacca, inconsistente e divisiva. Proprio per questi ragioni sono fortemente appoggiate dagli stessi media borghesi che cercano di nascondere il carattere di classe della lotta contro l'Unione Europea e il suo super-Stato.
Condanniamo, smascheriamo e combattiamo vigorosamente i movimenti e i partiti di estrema destra, nazionalisti, razzisti e fascisti che usano la demagogia “sociale” per aiutare la borghesia a dividere e sfruttare i lavoratori e le masse popolari, restringere le libertà e diritti politici dei popoli.
I socialdemocratici, i “socialisti” e le forze riformiste di sinistra come il Partito della Sinistra Europa e i suoi membri, da Syriza a Podemos, dalla Die Link tedesca al Parti de Gauche francese, giocano uno sporco ruolo in quanto difensori dell’UE, mentre si presentano alla stregua di forze che si oppongono al neoliberismo. Questa è una frode, come dimostrato dal governo di Syriza. Costoro si sono opposti alla creazione di ampi movimenti popolari contro l’UE, che leghino la lotta contro l'UE alla lotta contro il neoliberismo; hanno rimpiazzato l'antagonismo di classe tra capitale e lavoro con una lotta politica tra sinistra e destra borghese.
La posizione della sinistra riformista porterà inevitabilmente, se non si solleveranno potenti e ampi movimenti contro l'UE e l’euro nei diversi paesi, a lasciare campo libero alle forze populiste di destra “euroscettiche”, che utilizzano la demagogia sociale e si mostrano preoccupate per le difficili condizioni delle masse lavoratrici. I riformisti di sinistra sono responsabili di un grande tradimento.
La lotta contro l'UE neoliberista non si è manifestata solo nei movimenti per uscire dall’Unione e nei referendum svolti nei vari paesi per l’uscita dalla UE o l’abolizione dell'Euro, ma altresì nelle lotte dei lavoratori e nelle ampie lotte popolari contro la politica neoliberista e le riforme economiche portate aventi in tutti i paesi dell'UE. Tutte queste riforme portano il timbro dell'UE, come la riforma del lavoro promossa dal governo di Hollande, la cosiddetta legge “El Khomri”, contro la quale stanno coraggiosamente lottando i lavoratori e i sindacati combattivi francesi, nonostante misure da stato poliziesco.
Esprimiamo il nostro pieno appoggio ai lavoratori, ai giovani e alle masse popolari, alle loro organizzazioni combattive, che si oppongono alle riforme neoliberiste e reazionarie, malgrado la repressione e la criminalizzazione della protesta;  invitiamo tutti i lavoratori ed i popoli oppressi a sviluppare sempre più la solidarietà internazionale.
Tali lotte concrete devono promuovere la lotta politica contro l'Unione Europea e rigettare le illusioni secondo cui l'Unione Europea può essere riformata in un’istituzione progressiva al servizio dei lavoratori e dei popoli. La borghesia reazionaria filo-europea di ogni paese è indebolita al di fuori delle istituzioni, delle strutture e dei trattati dell'Unione. La solidarietà di classe dei lavoratori trascende i confini nazionali all’interno e all’esterno dell'Unione Europea.
Nel Regno Unito il movimento operaio e le forze progressive e rivoluzionarie devono levarsi in piedi per fermare i piani delle diverse fazioni della borghesia volti a eliminare il risultato del referendum e imporre nuove misure neoliberiste, attaccare ferocemente i migranti e scaricare sulle masse un accordo con l’UE sul Brexit.
Il voto per il Brexit ha incoraggiato le forze operaie e popolari in tutta l'UE e al di fuori di essa a rafforzare le loro lotte. Ampi movimenti si stanno sviluppando nell'UE, esigendo referendum nei loro paesi per uscire o rimanere. Nei paesi che hanno accordi speciali con l'UE, come la Norvegia ed altri, la lotta contro la loro natura neoliberista si sta sviluppando.
In questo scenario, dev’essere chiaro che rompere con l'Unione Europea è uno slogan vuoto se non è strettamente collegato alla lotta degli operai, dei lavoratori e dei popoli contro le classi dominanti dei propri paesi e contro le forze reazionarie e opportuniste a loro asservite.
La lotta contro l'UE avrà successo solo se si fonda sulla solida base della lotta della classe operaia e delle larghe masse popolari contro la loro propria borghesia, per sconfiggerla.
Perciò, ampi fronti operai e popolari devono essere creati, o rafforzati laddove già esistono. Questi fronti devono battersi per gli interessi economici e politici dei lavoratori, per le libertà democratiche della maggioranza oppressa, contro le guerre imperialistiche e le alleanze guerrafondaie come la NATO, contro la militarizzazione e la formazione di Stati di polizia, per la sovranità e l'indipendenza nazionale, per i diritti delle nazioni ad amministrare i propri affari e a decidere del proprio destino.
La lezione dei referendum svolti nei paesi dell'UE, nonché del Brexit, è che le proteste e le lotte economiche contro le conseguenze della crisi e delle misure neoliberiste e di austerità, si trasformano necessariamente in lotta politica contro i governi borghesi e le istituzioni sovranazionali del capitale. Il nostro compito è legare indissolubilmente entrambe in una sola lotta di classe del proletariato per sconfiggere la borghesia e costruire la nuova società senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

SULLA NOMINA DEL DOTT. CARRANO FACEMMO SUBITO UN ESPOSTO AL PRESIDENTE DELL’ANTICORRUZIONE

Dall'ufficio stampa del Deputato Luca Frusone M5S

"Anche questa volta c’abbiamo visto lungo, perché sulla nomina di Carrano come direttore sanitario del distretto B e sulla sua incompatibilità ci eravamo espressi già un anno fa. Fu proprio grazie alla segnalazione del nostro neo eletto consigliere a Sora Fabrizio Pintori che potei presentare un esposto a Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Esposto co firmato anche dai miei colleghi in Regione della commissione sanità Porrello e Barillari, in cui si evidenziava la violazione della normativa vigente da parte dell’ASL di Frosinone proprio in relazione al conferimento dell’incarico di Direttore di Distretto al Dott. Carrano. Chiedemmo inoltre in quella occasione, di prendere provvedimenti atti a rendere nulla la nomina in caso di violazione di legge. Fortunatamente, è notizia di questi giorni, ci ha pensato il giudice del lavoro del Tribunale di Frosinone. Meglio tardi che mai.” – a dichiararlo è il Deputato 5 Stelle Frusone che continua – “Fu l’ex DG  della ASL Mastrobuono, il “braccio armato” di Zingaretti per i tagli alla sanità in Provincia di Frosinone, a procedere a questa gravissima assunzione, definita dallo stesso giudice  “affetta da nullità insanabile e per questo si deve procedere alla immediata rimozione, ripetendo la selezione”. Il Dott. Carrano dunque non aveva i requisiti per ricoprire il ruolo di Direttore sanitario, ma si costruì un bando interno ad hoc per poterlo assumere. Una nomina che pesava sulle casse della ASL di Frosinone 105 mila euro lordi l’anno per 3 anni, non previsti. Alla faccia della spending review! " – e conclude –“La cosa scandalosa è che la politica, quindi Zingaretti, non ha vigilato in alcun modo, ma ha dato l'ennesima dimostrazione che solo quando si tratta di spartirsi le poltrone interviene prontamente. Questa vicenda fa capire che al PD non interessa fare le cose giuste ma solo le cose che gli portano un ritorno in qualche maniera."

venerdì 8 luglio 2016

Ravvedimento di un borghese piccolo piccolo

Luciano Granieri




Le prossime righe sono dedicate ad un piccolo borghese residente in un capoluogo di Provincia del basso Lazio che non è Latina. Il nostro eroe è  una persona semplice, sposato con un figlio, titolare di un reddito modesto che fino a qualche anno fa gli consentiva di tiare avanti, garantendo gli studi al   figliolo, senza arrischiarsi in spese pazze o in inutili agi come una vacanza. 

Da qualche anno  però il nostro eroe denuncia seri problemi ad arrivare a fine mese. In particolare è il peso delle bollette ad essere diventato insopportabile ed erodere pesantemente una fetta della già esigua retribuzione. La fattura dell’acqua ad esempio. Ogni mese è sempre più pesante,  in particolare da quando il servizio è in mani private. Inoltre la notizia che l’incuria e il ritardo  dell’autorità d’ambito (un organismo formato dai sindaci della Provincia incaricato di controllare e sanzionare comportamenti difformi  del  gestore) nel determinare la tariffa, ha causato un aggravio delle spese per un conguaglio risarcitorio preteso dalla società titolare della gestione pari a 75milioni di euro, ha minato non poco lo spirito di sopportazione del nostro. Perché per l’inettitudine dei sindaci incaricati di controllare e difendere i diritti dei proprio amministrati, la bolletta dell’acqua è diventata più pesante? La rabbia viene mitigata dalla mite indole borghese del soggetto, il quale sbraita, sbuffa ma alla fine si sottomette, per paura di chissà quali ritorsioni. 

Ma un'altra gabella ultimamente affligge il nostro eroe. E’ la tassa sui rifiuti. L’addebito recapitato dal Comune è di oltre 400 euro. Da pagare anche con comode rate, ma comunque uno sproposito.  In particolare al protagonista della nostra  storia non va giù corrispondere una tassa di 400 euro quando sui media e in rete si apprende che i rifiuti, soprattutto in presenza di una massiccia raccolta differenziata, possono diventare fonte di guadagno per la cittadinanza, altro che tasse.

 Indispettito il nostro comincia una febbrile ricerca su internet per capirci qualcosa in più. Dopo una nottata intera di cliccate e consultazione di pagine il piccolo borghese si imbatta nel: Capitolato Speciale d’appalto  SERVIZI DI RACCOLTA E TRASPORTO DEI RIFIUTI URBANI ED ASSIMILATI, NETTEZZA URBANA ED AFFINI  del comune dove risiede. Cioè il bando emesso dall’Ente comunale cui la società che gestisce il servizio dal gennaio 2015 deve conformarsi nell’assicurare la raccolta dei rifiuti.  La prima cosa che si capisce nel trattare la materia è che più si fa raccolta differenziata, meno rifiuti generici vanno in discarica ed inferiore è il costo di smaltimento. 

 Negli allegati del capitolato di appalto si apprende che il Comune corrisponde alla ditta vincitrice dal bando oltre 26milioni di euro. Uno sproposito! Non proprio considerato che questa si incarica di svolgere la raccolta differenziata, generale e porta a porta, prevede l’edificazione  di  un’isola ecologica permanente,  ma soprattutto s’impegna a raggiungere entro il terzo anno di gestione il 65% di raccolta differenziata attraverso un percorso che prevede l’ottenimento del 50% nel  primo  anno,  il 60% nel  secondo. 

Un altro dato compare nel documento, cioè  che al 2011 la percentuale di differenziata era al 18%. Un bell’impegno non  c’è che dire, passare dal 18 al 65. Senza contare che il capitolato prevede delle sanzioni  per il non raggiungimento di tali obbiettivi. In particolare la società dovrà rimborsare ogni anno, da un minimo di 20mila euro ad un massimo di 30mila euro per ogni punto percentuale di differenza fra il risultato raggiunto e l’obbiettivo indicato. Sono un mucchio di soldi, è impensabile  che  un’oculata amministrazione si metta a rischio di un salasso simile. L’attenzione alla differenziata sarà massima. 

Il piccolo borghese si mette  tranquillo, sta per spegnere il computer, quando gli sovviene che il nome della ditta vincitrice dell’appalto non gli è sconosciuto, anzi ne ha sentito parlare molte volte.  Riapre google  e scopre che in realtà quella ditta si occupa dei rifiuti della città sin dal 2009.  Nel 2013 in realtà le è stato revocato l’appalto a seguito di una brutta storia di tangenti che ha visto coinvolto anche il vice sindaco. Ma per il principio di continuità questa ha provveduto ugualmente, in deroga,  ad occuparsi di rifiuti fino a riaggiudicarsi l’appalto tutt’ora in vigore.  

Quel 18% di differenziata del 2011 citato nel capitolato d’appalto è il frutto dunque dell’attività dell’attuale gestore, quello che entro tre anni , cioè entro il 2018 dovrà raggiungere il 65%. Un dubbio atroce assale il nostro eroe che affamato di dati decide di controllare le performance di differenziata che la suddetta ditta ha realizzato dal 2009 anno in cui ha iniziato l’attività per il Comune. Altro spasmodico smanettamento su internet fino a trovare i dati ricercati sul sito DELL'ISTAT . Le rilevazioni sono disponibili fino al 2012  e sono impietose: Nel 2009 la differenziata era al 15,3%, nel 2010 al 16,8%, nel 2011 al 17,8% ( e non il 18 come indicato nel capitolato) e nel 2012 si ha una regressione al 17,3%. E’ possibile che a fronte di questi  dati pregressi la ditta vincitrice dall’appalto possa raggiungere il 65%? Se ne è resa conto l’amministrazione comunale dell’enormità di questi dati?  

Pazienza esiste sempre la  salata penale che la società  dovrà pagare in caso di mancato raggiungimento degli obbiettivi, per cui le tariffe sicuramente  si azzereranno. Il piccolo borghese si accinge di nuovo a spegnere, quando si imbatte in una rassegna stampa locale in cui si afferma che il bando di appalto per la gestione del servizio rifiuti a partire dal  gennaio 2015,  assegnato all’attuale ditta dopo lo scandalo del 2013 è lo  stesso del 2009. E’ stato realizzato, scrivono, con il classico copia-incolla dal vecchio capitolato dal 2009. Allora quelle le penali sul differenziale fra obbiettivi e realizzato in merito alla raccolta differenziata erano le stesse di oggi!  

Facendo i conti escono dei risultati da capogiro: 2010 l’obbiettivo era il 50%, realizzato il 16,8% differenza  33,2 x 20000 = 664000. 2011 obbiettivo 60% realizzato 17,8 differenza 42,2 x 20000 = 844000. 2012 obbiettivo 65% realizzato 17,3 differenza 47,7 x 20000 = 954000. Cioè nel triennio 2010-2012 la società avrebbe dovuto corrispondere al Comune ben 2.462.000 euro di penale. Sono state pagate?  I sindaci succedutesi alla guida della città hanno controllato? Altro che tariffa da 400 euro qui si configura un danno economico clamoroso per il Comune ed i cittadini. 

In ogni caso, volendo dubitare sulla veridicità della notizia per cui  l’attuale capitolato sia copiato da quello del 2009 (bisognerebbe trovarlo si internet)  è da buon sindaco affidare l’appalto ad un’impresa che ha  già dimostrato una tale mostruosa inefficienza? 

 Sommando la questione dell’acqua a quella dei rifiuti un dubbio assale il nostro eroe. Ma i sindaci perché non fanno gli interessi dei cittadini? Perché sono stupidi, o perché si fanno gli affari loro in combutta con chi dovrebbero controllare?  Ecco che la pazienza  e il rassegnato accoglimento degli eventi, tipica del piccolo borghese, vanno in mille pezzi. E al piccolo borghese si sostituisce un incazzatissimo proletario pronto a ricominciare la lotta di classe, contro le Istituzioni serve delle lobby e del potere economico e finanziario. Il primo atto? Prendere il kalashnikov. No ancora non si arriva a tanto, però non pagare bollette e tariffe impugnando le fatture si può fare. Dunque compagni armiamoci di forbici  e  stracciamo le bollette contro i Comuni servi del potere!


giovedì 7 luglio 2016

L’AREA DELL’EX POLVERIERA E’ UN POLMONE VERDE CHE VA DIFESO,

Dall'ufficio stampa del Deputato Luca Frusone M5S


L’AREA DELL’EX POLVERIERA E’ UN POLMONE VERDE CHE VA DIFESO, HO CHIESTO AL MINISTRO DELL’AMBIENTE DI MONITORARE IL PROCESSO DI “SVENDITA”
 foto da www.tg24.info

“Si sta attuando una procedura delicatissima ad Anagni, la vendita del sito denominato ex polveriera. Più che altro sarebbe da definire “svendita”, dato il grande patrimonio che quel sito rappresenta per la cittadinanza. In un territorio che ha sulle spalle una disastrosa eredità a livello ambientale, che non a caso fa parte dei Siti d’Interesse Nazionale da bonificare, si potrebbe rischiare di far cadere una bellissima area verde rimasta, nelle mani sbagliate di imprenditori che in quella zona vorrebbero operare uno stoccaggio di rifiuti. Sarebbe il colmo!” – questa la preoccupazione del deputato del M5S Frusone che continua – “Il 18 marzo 2016 il consiglio comunale di Anagni ha deliberato all’unanimità l’autorizzazione alla vendita del compendio immobiliare denominato “ex deposito militare” dando attuazione all’avviso esplorativo di interesse per l’acquisto dell’area di proprietà comunale ed entro il 29 luglio dovranno arrivare le proposte di eventuali privati interessati alla zona. La preoccupazione degli attivisti del Meetup 5 stelle di Anagni e di molte associazioni della città, è data da un’indicazione troppo generica e poco rassicurante presente nel suddetto bando, che potrebbe aprire la strada proprio ad eventuali società di smaltimento di rifiuti. Bisogna invece difendere i 187 ettari dell’area, perché rappresentano un polmone verde importante e una zona ancora libera dall'avanzata del cemento nella già martoriata Valle del Sacco. Le associazioni hanno diversi progetti per valorizzare l’area e tante idee che si potrebbero realizzare con poco: piste ciclabili e percorsi pedonali didattici, naturalistici e sportivi. Si potrebbero inoltre sollecitare presenze culturali e di ricerca di varia tipologia, universitaria, associazionistica, ecc. Niente di assurdo dunque, basta solo prendere in considerazione modelli di investimenti virtuosi, non particolarmente onerosi ed economicamente remunerativi, attraverso concessioni anche parziali di suolo. Questo deve essere fatto nell’ottica che il pesante carico ambientale della Valle del Sacco, può essere alleggerito solamente attraverso un utilizzo intelligente dell’area.” – “In questa situazione di diffusa preoccupazione, ho ritenuto necessario interrogare il ministro all’ambiente per chiedere innanzitutto quali sono i vincoli del SIN Valle del Sacco a cui il sito e dunque il privato che lo acquisterà, deve sottostare sia durante che dopo la vendita dello stesso e in secondo luogo, se non si ritenga necessario e doveroso monitorare tutto il procedimento di vendita, affinché vengano rispettati i criteri di trasparenza, di corretto utilizzo dell’area e di salvaguardia degli elementi naturali e ambientali esistenti.” – e conclude – “Questo non perché non ci vogliamo fidare delle intenzioni del Sindaco Bassetta, ma dati i trascorsi e le recenti politiche del PD sul territorio della provincia di Frosinone, prevenire è sempre meglio che curare.”

mercoledì 6 luglio 2016

Multinazionali e produzione alimentare: binomio sostenibile?

Associazione Culturale Oltre l'Occidente


Venerdì 8 luglio secondo incontro sul TTIP, largo Paleario 7 a Frosinone, con cena a sottoscrizione.
I prodotti che riempiono la nostra tavola sono perfetti sconosciuti (a dispetto selle sempre più declamate norme sulla tracciabilità). Pomodori cinesi, carni rumene, farine americane si incuneano neanche tanto velatamente nel nostro piatto con tutto il loro carico di misteri. Il TTIP vuole ora legittimare questo flusso incontrollato di merci spezzando definitivamente il legame millenario tra produttori e consumatori, tra agricoltori e società. Cos’è il TTIP? Il TTIP è un trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che ha l’intento dichiarato di modificare regolamentazioni e standard (le cosiddette “barriere non tariffarie”) e di abbattere dazi e dogane tra Europa e Stati Uniti rendendo il commercio più fluido e penetrante tra le due sponde dell’oceano. Questo trattato, che viene negoziato in segreto tra Commissione UE e Governo USA, vuole creare un mercato interno tra noi e gli Stati Uniti le cui regole, caratteristiche e priorità non verranno più determinate dai nostri Governi e sistemi democratici, ma modellate da organismi tecnici sovranazionali sulle esigenze dei grandi gruppi  economici transnazionali. Quindi prima di chiudere i conti potremmo trovarci invasi da prodotti USA a prezzi stracciati che porterebbero danni all’economia diffusa, e soprattutto all’occupazione, molto più ingenti di questi presunti guadagni per i soliti noti.
TTIP Cartoons



Devono i cittadini frusinati pagare o meno la raccolta rifiuti visto che la differenziata è ferma al 15%?

Associazione Culturale Oltre l'Occidente


Devono i cittadini frusinati pagare o meno la raccolta rifiuti visto che la differenziata è ferma al 15%?
Se ne parla a Frosinone in largo Paleario 7, mercoledì 6 luglio h.18

La situazione sui rifiuti è disciplinata dall’art. 24 del Regolamento comunale per l’applicazione della tassa sui rifiuti. Questa norma non è stata emendata con le modifiche approvate con la delibera di consiglio Comunale n. 31 del 29.04.2016, con la quale sono state apportate variazioni alla precedentedisciplina (approvata con Delibera di Consiglio comunale n. 34 del 19.05.2014) soltanto riguardo all’art. 7 ed alle ipotesi di estendere l’imposizione tributaria anche agli alloggi privi di mobili e suppellettili e sprovvisti di contratti attivi di fornitura di servici pubblici a rete (acqua, gas, elettricità etc.). Quanto ad eventuali riduzioni del tributo in presenza di determinate carenze nell’erogazione del servizio, la norma in esame (art. 24) non introduce distinzioni tra raccolta ordinaria (cumulativa) e raccolta differenziata. In particolare il tributo è soggetto a riduzioni fino al 40% (tanto nella quota fissa che in quella variabile) per le utenze poste ad una distanza superiore a 1 Km dal più vicino punto di conferimento. Inoltre il tributo è dovuto per una misura non superiore al 20% della tariffa nei periodo di mancato svolgimento del servizio di gestione rifiuti, determinati da motivi vari (interruzione del servizio per motivi sindacali, impedimenti attribuibili alla gestione ed alla organizzazione del servizio, etc.). Infine, per ciò che concerne eventuali riduzioni dovute ad un insufficiente raccolta differenziata rispetto ai livelli annunciati bisogna riconoscere le normative di settore (statali e regionali che regolano la materia).In generale si vedano alcune decisioni sia dei Giudici di Pace (Campania) che della Corte dei Conti: in presenza di situazioni determinanti specifici danni hanno sanzionato sia le amministrazioni che i singoli amministratori a rifondere i pregiudizi subiti in base alla regola generale dettata dall’art. 2043 del codice civile (responsabilità per fatto illecito).

SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI ANAGNI DI VENERDI 1° luglio 2016

IL COMITATO SALVIAMO L’OSPEDALE DI ANAGNI


Il Consiglio Comunale del  1° luglio ha approvato all’ unanimità la delibera con la quale il Sindaco Bassetta  si impegna, con i suoi colleghi di  9 Comuni del territorio a presentare  precise richieste di intervento  riguardanti la struttura ospedaliera di Anagni a:

1) ministro della  Salute  Lorenzin 
  2) al pres. della Regione Lazio  Zingaretti 
3 ) al prefetto di  Frosinone  Zarrilli   
4 ) al Comm. ASL  Fr  Macchitella.

Nella  delibera si  sottolinea la “ specificità”  della situazione di Anagni e dei Comuni limitrofi per emergenza  sanitaria e ambientale, si elencano i servizi assolutamente indispensabili per rispondere a  queste esigenze, si fa riferimento alle dichiarate  risorse  economiche  regionali, ora disponibili, per la  sanità.
Il consigliere Roiati, con delega  alla  sanità, ha illustrato con puntualità  la delibera e le leggi  vigenti alle  quali essa   si appella e  maggioranza e  opposizione l’ hanno approvata all’ unanimità.
I comuni coinvolti, Acuto, Filettino, Fiuggi, Paliano, Piglio, Serrone, Sgurgola, Trevi, hanno già approvato o si apprestano a farlo, la stessa dichiarazione affinché sia  celermente inviata ai destinatari.
Sembrerebbe di essere  sulla strada buona per venire a  capo  di una situazione per la quale finora  non
 c’ erano stati  interventi né  convinti né convincenti, né scelte chiare e incisive, anche nelle passate  amministrazioni.
Tuttavia, nel clima di fiduciosa attesa che tutti sembravano esprimere,  nonostante lo scontento e la rabbia  accumulati da  anni, è emerso, in modo inequivocabile il marcato, chiaro riferimento ad un  interlocutore determinante per il buon esito dell’ impresa che, come un fantasma si aggirava in sala : l’ interlocutore politico diretto, vero efficace strumento di risoluzione del problema ospedale di Anagni.
                     Ora  ai sindaci è affidato il mandato di non lasciarlo fuori dalla  partita!

 A TUTTI I RAPPRESENTANTI  POLITICI, PARLAMENTARI  E  REGIONALI, ELETTI  IN QUESTA  PROVINCIA,  I SINDACI DEBBONO SOLLECITARE  UNA  PRESA DI POSIZIONE NETTA, SENZA INCERTEZZE  E AMBIGUITA’  DI  COMODO,  PER  SOSTENERE  LA DELIBERA NELLE  SEDI OPPORTUNE.

LO DEBBONO  NON SOLTANTO AI CITTADINI CHE LI HANNO VOTATI COME LORO RAPPRESENTANTI MA  A 
                                                                  

                                                                    TUTTI I CITTADINI!

5, 6, 7 luglio - Invia anche tu una mail ai parlamentari "NO al decreto Madia sui servizi pubblici, NO alla privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni!"

Forum Italiano dei movimenti per l'acqua

Il decreto sui servizi pubblici locali, attuativo della cosiddetta legge Madia di riforma della Pubblica Amministrazione, se approvato nella versione attuale porterà alla cancellazione dell'esito referendario del 2011 e quindi alla definitiva privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni.

Attualmente è all'esame delle Commissioni parlamentari competenti le quali devono esprimere il proprio parere prima che torni al Consiglio dei Ministri per l'approvazione definitiva che deve avvenire entro inizio Agosto.

La discussione nelle Commissioni di Camera e Senato, però, procede molto a rilento.
Ciò rischia di impedire un serio esame del provvedimento e lo svolgimento di un ciclo di audizioni da parte delle realtà interessate.
Così facendo si rischia di arrivare all'espressione di un parere già precostituito.

Inoltre, nei prossimi giorni saranno consegnate al Parlamento centinaia di migliaia di firme a sostegno di una petizione popolare con cui si richiede il ritiro del decreto.

Diviene, dunque, opportuno fare pressione su tutti i parlamentari affinchè si svolga un dibattito reale e approfondito, per richiedere il ritiro del decreto e la sua riscrittura radicale.


Pertanto, il 5, 6, e 7 luglio inviamo tutt* una mail allegando l'analisi delle violazione del referendum e le proposte di modifica del decreto e ribadendo: "NO al decreto Madia sui servizi pubblici, NO alla privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni!"


Di seguito e al seguente link il testo della mail che si propone di inviare ai parlamentari (con allegati gli indirizzari email e gli altri documenti).

OGGETTO: "NO al decreto Madia sui servizi pubblici, NO alla privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni!"



Gentile Parlamentare,

in questi giorni sarà chiamato ad esprimersi sullo schema di decreto legislativo di esercizio di una delle deleghe legislative di cui alla l. n. 124 del 2015 (c.d. Legge Madia) recante “Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale”.

Si tratta di un provvedimento con cui si dichiara esplicitamente la volontà di rilanciare i processi di privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali, a partire dal servizio idrico, cancellando definitivamente l'esito referendario del 2011 e violando il principio fissato dalla legge delega (art. 19, comma 1, lett. c) in cui si stabilisce che si deve tenere conto di tale esito.  

In concreto:
  • si vieta la gestione pubblica dei servizi a rete (tramite azienda speciale e in economia), si rende residuale la gestione "in house" e si favorisce quella privata attraverso la gara (articoli 7, 10 e 33);
  • si ripristina l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano abrogato con il 2° quesito referendario (articolo 25);
  • si rende possibile la cessione della proprietà delle reti e degli impianti (articolo 9).

Le ricordo, infine, che nei prossimi giorni saranno depositate presso i Presidenti di Camera e Senato centinaia di migliaia di firme a sostegno di una petizione popolare con cui si richiede il ritiro di questo decreto.

Per queste ragioni esigo che:
  • si svolga un approfondito dibattito su tale provvedimento nelle Commissioni parlamentari competenti;
  • si svolga un serio ciclo di audizioni di tutte le realtà interessate, tra cui il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, tra i promotori dei referendum del 2011;
  • si esprima un parere contrario e si ritiri questo decreto che contraddice la volontà popolare e la Costituzione;
  • si chieda al Ministro Madia e al Consiglio dei Ministri di riscrivere il decreto secondo le proposte allegate alla presente così da renderlo compatibile con l'esito referendario.

Cordiali saluti.

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martedì 5 luglio 2016

Asl Frosinone. L'ambulatorio dermatologico e il videodermatoscopio part-time

Francesco Notarcola  - Presidente dell’Osservatorio Peppino Impastato e presidente onorario dell’AIPA


Mentre il sindaco e gli assessori si del Capoluogo si attardano  a contare l copie di Inchiesta-quotidiano che si vendono in Città, l ’ospedale “Fabrizio Spaziani”   marcia, ormai dai tempi del nuovo Atto aziendale,  verso un’inarrestabile declassazione che umilia gli operatori sanitari che vi lavorano e i cittadini dell’intera provincia di Frosinone.

La dirigenza della ASL  stupisce sempre di  più per la sua efficienza  e per la sua tempestività.  Dopo la   macchina per urodinamica per curare l’incontinenza, ferma da cinque o sei anni, perché non si riesce ad acquistare  le “Linee per il passaggio dell’acqua”,  pur essendoci il parere  favorevole del commissario della asl dal mese dicembre 2015,  è ora il turno della dermatologia.

Com’è noto nell’Atto aziendale della ASL non è prevista una UOC Unità (Operativi Complessa ) di dermatologia.  Il Sindaco di Frosinone, approvando l’Atto, non ha voluto e saputo difendere nemmeno una specializzazione di cui era direttore  il Presidente del Consiglio comunale.  All’interno del nosocomio  “Fabrizio Spaziani” opera, però, un ambulatorio diretto da due medici.

A questa struttura  si rivolgono ogni anno circa 6.000 cittadini e si  realizzano circa 600 interventi di chirurgia dermatologica. Si gestiscono,inoltre,  servizi  importanti: fototerapia per la cura della psoriasi e delle malattie veneree, ambulatorio medico e chirurgico , cura per gli ustionati,  osservazione dei nei, ecc.

Per l’osservazione dei nei  esiste una macchina chiamata “Videodermatoscopio”.  Ebbene questo importante strumento di lavoro e di cura,  dal mese di dicembre dello scorso anno si rompe continuamente. Viene riparato e si rompe.  La lista di attesa cresce, circa un anno, mentre i pazienti aspettano.
Se si considera che, quando la macchina funziona vengono visitati e diagnosticati 14 pazienti ogni settimana,  in 52 settimane  le persone interessate ammontano a 728. Se la macchina non funziona i pazienti si rivolgono altrove con grave danno per le finanze della ASL e degli stessi pazienti.

Ma a chi conviene cercare di mantenere in funzione un macchinario che si rompe continuamente e che crea inefficienza e spreco di denaro e di lavoro professionale? Qualcuno ci guadagna?

Ma non sarebbe opportuno e necessario valorizzare e rilanciare questa branca di attività visto  la mole di lavoro e la richiesta  crescente  anche perché da  Roma a  Caserta  non esistono strutture sanitarie dermatologiche?
Inoltre, sarebbe anche opportuno conoscere a quale struttura sanitaria  sono accreditate le  attività ospedaliere svolte dall’ambulatorio di dermatologia.

REFERENDUM ITALICUM DATI E DICHIARAZIONI RACCOLTA FIRME

Comitato per il Si nei due referendum abrogativi relativi alla Legge 6 maggio 2015 n.52

Dichiarazione di Massimo Villone, Alfiero Grandi, Silvia Manderino del Comitato contro l’Italicum che ha promosso i due referendum abrogativi
Le firme raccolte per i due referendum abrogativi di norme dell’Italicum sono giunte a 420.000 (418.239 per il premio di maggioranza e 422.555 per i capilista bloccati). Non bastano, ma sono comunque uno straordinario risultato della mobilitazione organizzata dal Comitato nazionale e dai comitati territoriali.
Abbiamo proposto l’abrogazione del premio di maggioranza, compreso il ballottaggio senza soglia, che consegna i poteri di governo a un singolo partito, anche ampiamente minoritario nei consensi reali, e dei capilista a voto bloccato, per cui almeno i 2/3 dei futuri deputati sono nominati dai vertici di partito. Norme ancora più gravi alla luce delle modifiche costituzionali – volute dal governo e oggetto del referendum di ottobre – che affidano alla sola camera dei deputati il rapporto di fiducia con il governo e tolgono al senato la natura di assemblea elettiva.
Abbiamo inteso inserire i due quesiti abrogativi sull’Italicum in una più vasta stagione referendaria, volta anche a decisivi temi sociali come la scuola, il lavoro, l’ambiente. Siamo convinti di avere per la nostra parte contribuito a un fondamentale recupero di partecipazione e di consapevolezza democratica. L’impegno di decine di migliaia di cittadini, che hanno dato vita a 400 comitati locali, è di grandissimo valore. Si sono spesi senza limiti nel raccogliere le 420.000 firme, avendo un unico, comune, interesse: la rinascita collettiva della democrazia nel Paese e l’impegno a diffondere e a comprendere quanto siano vitali coscienza e responsabilità di essere cittadini. A loro va il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine. Il loro generoso impegno ha confermato che ci sono importanti potenzialità democratiche nel paese, che dovrebbero essere valorizzate da quanti hanno a cuore una democrazia viva.
Denunciamo gli ostacoli palesi e occulti frapposti alla raccolta delle firme, che nonostante le chiacchiere sul radioso futuro informatico del nostro paese viene fatta secondo modalità che si possono definire ottocentesche. Il governo non ha mosso un dito per consentire l’uso della Pec per ottenere le certificazioni dai comuni. Con l’istituzione delle aree metropolitane i funzionari hanno perso il potere di certificazione che avevano nelle preesistenti province. Ringraziamo il Comitato promosso dai radicali per avere fatto con noi questa denuncia pubblica.
Ha pesato l’assenza pressoché totale dell’informazione sulla raccolta delle firme e sulle sue ragioni, effetto del prevalente conformismo dettato dai gruppi di potere dominanti nell’informazione e da autocensure che non fanno onore alla categoria. Ringraziamo i pochi che ci hanno sostenuto, come il Fatto e il Manifesto. Questo assordante silenzio mediatico ha grandemente ostacolato il contatto con l’opinione pubblica, rendendo difficile spiegare perché Italicum e modifiche costituzionali sono un tutto unico, da valutare e modificare insieme. Soprattutto per questo deficit informativo non siamo riusciti a rendere evidente che meccanismi elettorali e modifiche costituzionali non riguardano solo la “casta”. Determinando le scelte politiche e la loro traduzione in regole giuridiche toccano in prospettiva le concrete condizioni di vita delle persone come, ad esempio, l’occupazione, l’istruzione, la salute, le pensioni.
La convinzione di questo nesso inscindibile ci ha indotto a perseguire con la via referendaria anche quella del giudizio davanti alla Corte costituzionale, avviando iniziative giudiziali in venti tribunali con l’obiettivo di far sollevare una questione di costituzionalità. Una iniziativa particolarmente gravosa, che ha già prodotto un primo risultato. La Corte si pronuncerà il prossimo 4 ottobre. Auspichiamo che voglia accogliere le nostre motivazioni di incostituzionalità. Denunciamo i tentativi di premere sulla Corte, fino ad anticiparne il giudizio, segno evidente del degrado di comportamenti pubblici che richiederebbero ben altro stile. E se l’Italicum dovesse superare indenne il giudizio della Corte, non escludiamo la possibilità di riprendere in futuro l’iniziativa referendaria, se ci sarà l’appoggio non episodico di organizzazioni politiche e sociali che possono consentire di raggiungere l’obiettivo.
In ogni caso, la raccolta delle firme è stata un’esperienza positiva e importantissima. I 400 comitati territoriali fin qui sorti sono presenti in ogni parte del paese. Siamo oggi molto più radicati e diffusi di quando siamo partiti. Questo patrimonio va pienamente messo a frutto nella campagna elettorale per il referendum costituzionale di ottobre, Questo è l’impegno prioritario per la difesa della Costituzione e della democrazia, nel quale dobbiamo spendere tutte le nostre energie nazionali e locali con un secco e forte NO alle deformazioni della Costituzione. Un successo del NO riaprirebbe anche il confronto sulla legge elettorale, che, non a caso, le oligarchie nazionali ed internazionali vorrebbero tale da imbrigliare la volontà popolare e bloccare la partecipazione democratica.
La riunione congiunta dei Comitati direttivi per il No alle modifiche della Costituzione e contro l’Italicum, convocata per l’8 luglio, varerà un programma per la campagna elettorale per il referendum costituzionale e per il suo autofinanziamento. Queste proposte verranno portate ad un incontro nazionale dei comitati territoriali convocato per il 16 luglio a Roma.

lunedì 4 luglio 2016

La delibera fantasma.

Luciano Granieri.

E' noto come il Comune di Frosinone non sia così meticoloso nella pubblicazione di delibere e determine sull'albo pretorio. Non è facile  trovare i documenti approvati, figuriamoci quelli ancora da votare. Ma Aut-Frosinone ha fatto lo scoop.  Abbiamo scovato  una delibera di Giunta redatta il 1 luglio. Una provvedimento  che non ha avuto  mai attuazione, leggendo ne capirete le ragioni.



                                                                 
                                                        COMUNE di FROSINONE


       
                                  Numero:             Data:
                                  DGC                  01 luglio 2016



Oggetto:  
Comunicazione all' UEFA  per  rinvio partita Nazionale  italiana impegnata nella semifinale dei campionati europei di calcio Uefa Euro 2016, a seguito  concomitanza con il  Festival Nazionale dei Conservatori di Musica Città di Frosinone


              DELIBERAZIONE ORIGINALE DELLA GIUNTA COMUNALE

L’anno duemilasedici  addì uno del mese di luglio alle ore 10,30 e seguenti  nella sala delle adunanze  previa l’osservanza di tutte le formalità prescritte dal vigente atto  T.U. 18.08.2000 n.267 e dello Statuto vennero oggi convocati a seduta i componenti della Giunta:

Segue Appello…

LA GIUNTA COMUNALE

Vista la qualificazione della Nazionale italiana alla partita di semifinale dei campionati europei di calcio Uefa Euro 2016, che si terrà giovedì 7 luglio 2016 e che la stessa sarà trasmessa in televisione.

Premesso :

 -Che prima dell’insediamento della presente Giunta la musica a Frosinone non esisteva

-Che l’introduzione della musica è stato il primo provvedimento della presente Giunta

-Che prima dell’insediamento della presente Giunta, non essendo nota la musica, il Conservatorio arrecava inenarrabili molestie ai cittadini. Dalle aule dell’istituto  esondavano  terribili ululati di trombe, lamenti di violini, fragori di percussioni, in un marasma cacofonico tale da rovinare i timpani dei cittadini stessi.

-Che prima dell’insediamento della presente Giunta gli animatori delle  feste di compleanno dei bambini erano terrorizzati per il timore di subire violente aggressione da genitori e fanciulli perché, al momento della presentazione della torta al festeggiato, nessuno era in grado di cantare la nota canzone “tanti auguri a te

-Che prima dell’insediamento della presente giunta i frusinati si umiliavano nel vedere le partite della Nazionale di calcio non sapendo cantare l’inno all’inizio delle gare.

-Che la squadra di Calcio del Frosinone è stata promossa in serie A, proprio perché i tifosi, grazie all’introduzione della musica da parte della presente Giunta, hanno imparato a cantare  gli slogan. Ma siccome i tempi di apprendimento sono stati più lunghi del previsto,  e in qualche partita i cori si sono trasformati in orrendi latrati, non consoni alla massima serie,  la squadra è retrocessa di nuovo in serie B.

Visto che:

 -La presente Giunta per introdurre la musica nella città e educare i cittadini alla fruizione della stessa ha organizzato il Festival Nazionale dei Conservatori di Musica Città di Frosinone, giunto  alla IV edizione.

 -L’intera cittadinanza non può disertare l’appuntamento perché ancora non sufficientemente  introdotta nel mondo musicale.

-L’intera cittadinanza è leggermente contrariata per essere  stata privata dei servizi sociali essenziali il cui finanziamento è stato dirottato  sul Festival.

-La  semifinale dei campionati  Uefa Euro 2016 in cui è impegnata la Nazionale italiana è prevista per giovedì 7 luglio 2016, giorno in cui si terrà il primo appuntamento del Festival Nazionale dei Conservatori di Musica Città di Frosinone

-La cittadinanza già poco frequentava il festival,ma   per assistere alla  partita di calcio della Nazionale italiana , diserterà completamente l’appuntamento di preminente valore culturale costituto dal Festival stesso

-L’Unione Europea intende salvaguardare il patrimonio culturale comune dell’Europa e contribuire a renderlo accessibile agli altri oltre che sostenere le arti e il settore creativo.

-Lo svolgimento della semifinale dei campionati Europei Uefa Euro 2016 in cui sarà impegnata la squadra italiana, essendo previsto nella stessa data e orario del Festival Nazionale dei Conservatori di Musica Città di Frosinone,  è atto contrario alla salvaguardia del patrimonio culturale così come determinato delle regole dell’Unione Europea

DELIBERA:

1) L’invio di una lettera all’Uefa in cui si intima il rinvio ad una data successiva al 31 luglio 2016 della semifinale dei campionati europei di calcio Uefa 2016,  in cui è impegnata la squadra italiana, per non turbare il corretto svolgimento del  Festival Nazionale dei Conservatori di Musica Città di Frosinone.

2) La richiesta di risarcimento  per danni, morali e materiali  in caso di diniego da parte dell’Uefa al rinvio della  partita, prefigurando una trasgressione delle norme europee e un ostacolo all’emancipazione culturale e musicale della città di Frosinone


3) Dichiarare la presente deliberazione, con separata unanime votazione immediatamente eseguibile ai sensi dell’art’134, comma 4 del  D.Lgs 18.08.2000, n. 267

 Approvato e sottoscritto



Del presente atto deliberativo viene iniziata oggi la pubblicazione all'Albo Pretorio per quindici giorni consecutivi, ai sensi del T.U. 18.08.2000, n. 267. Data di pubblicazione 01.07.2016

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Allegato 1:  lettera  da inviare all'UEFA


                                                          Esteemed
                                                          Union of European  Football Association
                                                          Nyon  
                                                           Switzerland

                                                          For known

                                                           To FIFA


At  the courtesy  attempion of President Michel  Platini.

Object: Postponement of semifnal football match of European championship Uefa Euro 2016

Esteemed President,  the semifinal in object  where will play Italian team, is expected for the 7th of july 2016. In the same date here in Frosinone  was organized a National Festival of Conservatory Frosinone  City. If the people stay in front of the TV  watching the  Italy football game, nobody will participates at the Festival. In this case we have a big trouble. We spend much money to organize this event, and the absence of the public will be a sheet situation. So we intimate you to postpone the football match on another date  at least after the 31th of july.  You must allow the cultural and musical development of our Town, and for this reason, you must postpone the match. We cannot afford, that our musical event will go in prostitutes. So postpone the match otherwise we will quote you for damages.


Thanks for attention.
Frosinone's  Mayor


Il motivo per cui la delibera non ha avuto seguito mi sembra abbastanza chiaro. La semifinale sarà disputata dalla Germania. Anzi non avrà portato un po' di iella?















domenica 3 luglio 2016

Terrorismo in Bangladesh. Drammatico effetto collaterale

Luciano Granieri



Come si sta nel mondo globalizzato? Bene tutto sommato. 2,7 miliardi di persone vivono con meno di 2,5 $  al giorno. Però  85 super ricchi possiedono l’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale.  In Africa le grandi multinazionali – in particolare quelle dell’industria mineraria/estrattiva – sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà.  

Altro vantaggio del mondo globalizzato è che non si pagano le tasse. In molti paesi, i ricchi non solo guadagnano di più, ma sono gravati da minori imposte. Questa conquista di opportunità dei miliardari,  a spese delle classi povere e medie, ha contribuito a creare una situazione in cui, nel mondo, 7 persone su 10 vivono in paesi dove la disuguaglianza è aumentata negli ultimi trent’anni, e dove l’1% delle famiglie del mondo possiede il 46% della ricchezza globale (110.000 miliardi dollari). 

In questo eldorado non sono evitabili alcune seccature, o effetti collaterali. 230 milioni di persone, estromesse dalle loro economie,  o profughi  di guerre scatenate per accaparrarsi risorse energetiche e incrementare il business delle armi, invadono la nostra isola felice, sempre che  riescano a non diventare mangime per i pesci in fondo al mare. Vengono a turbare la nostra serenità di consumatore contento. Bisogna perfino darsi pena di andarli a salvare o di spendere dei soldi per riportare in superficie un’imbarcazione naufragata la cui  stiva potrebbe contenere più di 800 cadaveri. 

Anche in Bangladesh, la globalizzazione offre notevoli opportunità. Il piccolo Paese asiatico, confinante con l’India, presenta  una popolazione  estremamente povera.  Però qui   aziende di abbigliamento a grande distribuzione,  come Walmart, Benetton, ma anche marchi di lusso del calibro di Armani, Ralph Laurent, Hugo Boss, possano trovare degli schiavi disposti a lavorare giorni interi senza mai riposare se non per assolvere  le funzioni fisiologiche. Bambini di 12-14 anni sgobbano in lager malsani  percependo una paga di 2 euro al giorno. Circa un anno fa nella capitale, Dacca, uno di queste fatiscenti prigioni è crollata uccidendo più di  mille bambini che li sotto stavano lavorando. 

E’ dunque assolutamente normale che imprenditori,  manager del tessile, da tutto il mondo globalizzato, giungano in Bangladesh  per aumentare i loro profitti, sfruttando una mano d’opera schiavizzata il cui stipendio medio va  dai 50 ai 68 dollari al mese. Un costo del lavoro che incide solo per lo 0,6% sul prezzo finale è una vera e propria manna. Però anche in questo frangente capita qualche  spiacevole, e in questo caso drammatico, effetto collaterale. L’altro  ieri a Dacca  imprenditori, operatori, per lo più impegnati nel business del  tessile, ospiti del ristorante Holey Artisan Bakery, sono stati vittime di un sanguinoso assalto da parte di un commando di jihadisti. 

20 persone sono state trucidate fra queste 9 erano italiani. Al di la delle motivazioni che hanno mosso i terroristi, resta il fatto che se il Bangladesh non fosse un grande serbatoio di schiavi per la manifattura e l’abbigliamento, molti di quei manager  sarebbero restati a casa. Avrebbero realizzato meno profitti? Certamente, ma forse avrebbero creato posti di lavoro nel proprio Paese e sicuramente avrebbero avuto salva la pelle. 

E’ drammatico forse crudele, cinico, ma i nostri connazionali, più che vittime della furia jihadista, sono stati coinvolti nella  tragica dinamica  di un effetto collaterale. Già perché il mondo globalizzato, la corsa neoliberista, sono ingranaggi  inarrestabili, meravigliosi , ma gli effetti collaterali spesso sono drammatici.

Le vittime.