sabato 29 ottobre 2016

Esortazioni referendarie: Ma va a......Vallecorsa!!!

Luciano Granieri





Venerdì sera  28 ottobre 2016, ho preso parte  ad un confronto fra sostenitori del Si e sostenitori del No per  la riforma costituzionale Renzi-Boschi. Fra i supporter del Si,  la Senatrice   Maria Spilabotte e il Deputato Nazareno Pilozzi, entrambi del Pd, per il l  No  rispondevano  Paolo Ciofi Presidente nazionale di Futura Umanità e il consigliere regionale Pd Riccardo Agostini. Moderava l’agone la coraggiosa   avvocato Sonia Sirizzotti. 

  Ho partecipato volentieri all’incontro perché, in prima luogo  era stato organizzato dagli amici della testata on line UNOeTRE.it, poi perché come membro del comitato di Frosinone per il No al referendum costituzionale qualsiasi confronto sulla materia mi interessa , infine   per l’intrigante motivo di assistere al  derby, all’interno del Pd, fra i dem  del Si contro i  dem del No. Un piccolo appunto agli organizzatori: Era proprio necessario tirate dentro in questa storia   Berlinguer? 

 Fedeli alle nuove strategie   imposte da James Messina, deputati, senatori, fuochisti, macchinisti, al soldo di Renzi,  oggi   devono esclusivamente descrivere gli effetti benefici del Si evitando ogni riferimento alle catastrofi susseguenti alla vittoria del No. Personalmente trovavo più stimolante la prima strategia. Infatti l’elenco delle sciagure provocate dal rifiuto della "deforma", era sempre aggiornato. Si passava dalla carestia, alla peste bubbonica, dall’invasione delle cavallette, a terremoti e tsunami. Gli sforzi di fantasia per inventare sempre  nuovi disastri erano encomiabili da parte dei fuochisti, macchinisti, rompitori de nocchie di cui sopra. Oggi i promotori  del Si per magnificare gli effetti della nuova Costituzione  "accucchiano" quei tre quattro concetti “messi in croce” , sempre gli stessi, cui è estremamente facile ribattere, per cui l’effervescenza del dibattito ne risente. 

Ma non a Frosinone. 

I Parlamentari del nostro territorio, si sono fatti valere, per approccio alla materia, tematiche inedite e strategia . La Senatrice Maria Spilabotte si è particolarmente distinta proprio per la strategia. Suscitare la  reazione scomposta della platea per  poi accusarla di essere antidemocratica,  additare il tavolo della presidenza come incapace di gestire il confronto, lasciare l’assise ed invitare il suo collega di Montecitorio a venire via da quella manica di stolti antidemocratici era l’obbiettivo. 

Come raggiungerlo? Snocciolando  una serie infinita di scempiaggini, stupidaggini, corbellerie,   così a raffica,  tali da far sollevare  anche chi aveva raggiunto la pace dei sensi istituzionali.   Ecco un rapido campionario di quanto raccontato: La riforma porta, nell’immediato, un risparmio strutturale di mezzo miliardo, certificato dalla ragioneria dello Stato.  Falso.  La ragioneria  ha quantificato una cifra  certa di 49milioni, per il Senato il resto è tutto da vedere. Il nuovo dispositivo  è molto  apprezzato dal Fmi che  ne quantifica i benefici in un aumento dello 0,6% del Pil. Appunto. Una riforma apprezzata dal Fmi, attore protagonista insieme alla Bce e alla Ue (la cosiddetta troika) dell’indebitamento e depauperamento inesorabile  delle popolazioni del sud Europa (Italia compresa), è di per sé malsana. 

Sorvolo sulle solite tesi trite, ritrite e pretestuose sulle leggi di iniziativa popolare, sui referendum  sul fatto che la riforma non tocca la prima parte della Costituzione, e che il Senato comunque viene eletto tenendo conto delle indicazione dei votanti.  Come? Stendiamo un velo pietoso sul sistema che sarebbe allo studio.   Litanie  ormai recitate come un mantra  dai  pasdaran della riforma Renzi-Boschi. 

Tutto secondo copione, ma per  far perdere la pazienza all’auditorio ci sarebbe voluto uno sforzo maggiore e la Spilabotte non si è tirata indietro .  All’inizio la senatrice, sostenendo di aver studiato alla perfezioni le tesi di Berlinguer, ci ha informato  che anche lo storico segretario del Partito Comunista era favorevole al  monocameralismo, tralasciando di dire  che Berlinguer pensava ad  una Camera sola, eletta  però  secondo un sistema proporzionale. Inopinatamente la  Spilabotte ha magnificato e difeso la scelta di combinare al monocameralismo incasinato, una legge elettorale  maggioritaria, tutto l’opposto  di ciò che sosteneva lo statista che la senatrice  ciociara  dice di aver tanto approfonditamente studiato. Anzi il  proporzionale  secondo lei avrebbe bloccato il Paese da vent’anni a questa parte. Eppure la legge sul divorzio, lo statuto dei lavoratori, il nuovo stato di famiglia, e  tutte quelle norme     necessarie  ad  attuare e rendere effettiva la tutela sociale inscritta nella Costituzione sono state ottenute da parlamenti eletti proprio attraverso una legge proporzionale.  

La strategia procedeva  ma non era abbastanza  efficace . La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la chiamata in causa della sorella del consigliere regionale Riccardo Agostini, deputata  dem, che  aveva votato la riforma in Parlamento, come tutta la minoranza,  ma oggi la contrasta. Rilievo legittimo, ma qui  la bagarre si è scatenata e Maria Spilabotte  ha potuto recitare la sua drammatica uscita di scena. 

Peccato che prima di lasciare il tavolo abbia invitato un contestatore ad andare a……quel Paese. Un posto  denominato Vallecorsa. L’astante ha  risposto piccato  “vacci tu” e la senatrice si è avviata invitando l’onorevole Pilozzi a fare altrettanto.  Una caduta di stile che ha fatto fallire il piano così bene architettato. A fare una pessima figura è stata la Spilabotte stessa  e non la platea.

A proposito di Pilozzi. Il Deputato  ci ha fornito delle notizie eclatanti . Intanto la J.P. Morgan non  è citata nella riforma, quindi non c’entra.  Poi lo “stai sereno style” non si è  abattuto  solo all' ex  presidente del consiglio Letta, ma anche ai componenti  delle commissioni parlamentari  non conformi alla nouvelle vauge renziana, ecco spiegata l’epurazione dei membri della commissione affari costituzionali al Senato contrari alla riforma. E il rispetto del mandato conferito dagli elettori come si è esplicato  in questa dinamica? Semplice non si si è esplicato.

 Secondo Pilozzi quando la riforma del titolo  V fu approvata regnava   un clima di montante deriva secessionista che oggi non esiste più,  quindi quella norma si può cambiare  . Se allora  non si fosse accontentata la Lega,  ancora avremmo il  campanile di San Marco occupato dai ribelli separatisti. Meno male che  l’occupazione del Campanile di Frosinone da parte del sindaco Ottaviani  ad ogni carnevale non è nota, altrimenti si sarebbe dovuta approvare una nuova riforma per scongiurare i moti secessionisti ciociari. 

Infine Pilozzi ci ha spiegato che le Regioni più virtuose, cioè quelle che risparmiano, e tolgono i servizi ai cittadini, potranno ottenere maggiori poteri decisionali. Cioè  il potere locale si compra svendendo i diritti dei propri amministrati. Ma il nuovo Senato non doveva dare agli enti locali più voce  in capitolo aggratis? 

Mistero. Io per essere sicuro alla riforma voto No.


P.S. Sugli interventi dei fautori del No: il  Presidente nazionale di Futura Umanità Paolo Ciofi e il consigliere regionale Pd Riccardo Agostini, non ci sono particolari notazioni da fare. La loro difesa della Costituzione è stata puntuale,  sensata, basata sulla sottolineatura dello spirito di tutela sociale, condivisione ed eguaglianza espressi nella  Carta del ’48. Ma chissà se Pilozzi e soprattutto la Spilabotte che è andata via prima, a….quel paese denominato Vallecorsa lo hanno capito? 

Una fase dell'intervento della Spilabotte.

venerdì 28 ottobre 2016

Grazie Alberto

Severo Lutrario



Ieri siamo andati direttamente a casa del nemico, quell’ACEA S.p.A. che è il vero padrone del servizio idrico dalla Toscana, all’Umbria, al Lazio e fino in Campania; quell’ACEA S.p.A. che ha il 97% delle azioni di ACEA ATO 5 S.p.A. e decide cosa debbano fare questa banda di rubagalline che il senatore Scalia ci ha fatto ritrovare.
Con i ragazzi (che gioia l’abbassamento dell’età media!) del Comitato Romano e di Roma Comune già in mattinata si era occupato simbolicamente un edificio con relativo giardino, vuoto ed inutilizzato da anni, di proprietà di Acea S.p.A. distante qualche decina di metri dalla sede centrale della società, per denunciare lo spreco di risorse e del patrimonio fatto dal managemet privatizzatore della società con i soldi delle bollette.
Ma l’occupazione simbolica era rivolta anche a sollecitare l’amministrazione del Comune di Roma, che detiene il 51% del pacchetto azionario di ACEA S.p.A. , ad aprire un’interlocuzione con i comitati ed i territori che, non solo a Roma, ma anche e soprattutto nel centro e sud Italia subiscono da anni ed anni le logiche di profitto di un management agli ordini dei soci privati della società, la francese Suez e Caltagirone, il palazzinaro proprietario anche de Il Messaggero.
Non è più tollerabile che il Comune di Roma, fino a ieri nelle mani di quegli stessi partiti di centro-sinistra e centro-destra che ora in casa nostra fanno l’ammuina sulla risoluzione del contratto e sui suoi costi, continui in questo assordante silenzio senza far valere nell’assemblea dei soci di ACEA S.p.A. la sua quota di maggioranza.
E ieri l’apertura c’è stata.
Alle 15.00 del pomeriggio è arrivata la comunicazione formale che un rappresentante del Comune sarebbe stato presente al Consiglio Popolare dinanzi ai cancelli di ACEA S.p.A. e così è stato.
Il Presidente della Commissione Ambiente del Comune di Roma ha ascoltato gli interventi dei rappresentanti del Comitato Romano Acqua Pubblico, del Comitato dell’Ato Sarnese -Vesuviano della Campania, del Comitato Provinciale Acqua Pubblica di Frosinone e del Comitato dei lavoratori di Pubbliacqua di Firenze ed ha preso l’impegno di convocare per la prossima settimana un tavolo con i rappresentanti dei comitati, assicurando la presenza dell’assessore alle partecipate della giunta Raggi.
E’ un primo risultato, importante ma minimo.
Andremo al tavolo con delle richieste precise riassumibili nell’obiettivo che l’azione dell’amministrazione Raggi mostri un reale segnale di discontinuità col passato.
In primo luogo il management privatizzatore, quello tanto voluto e tanto caro ai soci privati, Suez e Caltagirone, se ne deve andare e devono essere immediatamente fermate le politiche di fusione e nuove acquisizioni.
Non è pensabile che la prima delle cinque stelle, quella dell’acqua pubblica, possa essere sacrificata sull’altare delle turbolenze del mercato finanziario.
Quello di ieri è un primo risultato, ma gli interessi che andiamo a mettere in discussione sono enormi come enormi sono i poteri che vengono disturbati e c’è la necessità che le persone, i cittadini si facciano sentire e si facciano vedere.
Ieri abbiamo fatto un pulmann. 
Ce ne vorrebbero tanti. 
Ma ieri era giorno infrasettimanale ed in tanti hanno avuto i loro impegni (olive comprese).
Però c’è sempre chi decide che il bene comune viene prima, c’è sempre chi arriva a prendere un permesso non retribuito al lavoro per partecipare e c’è sempre chi, a 93 anni, arriva, sale sul pulmann e partecipa per il bene comune. 
Grazie Alberto, sei il più giovane di tutti noi.

I PARLAMENTARI CIOCIARI DIFENDONO I CITTADINI O CHI INQUINA?

Ufficio Stampa del Deputato Luca Frusone M5S


“E’ un periodo piuttosto particolare per il nostro territorio che da diversi giorni è sotto la lente d’ingrandimento del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (N.I.P.A.F.) e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, per questione di reati ambientali. Credo che non sfugga più a nessuno infatti la disastrosa situazione in cui versa questo territorio e che per anni sia stato tacitato tutto anche e soprattutto con la complicità dei politici locali, ma è ora di dire basta. Da nord a sud della provincia di Frosinone, ci troviamo casi dove l’inquinamento di acqua, suolo e aria fa spavento, i cui dati rivelano un’incidenza dei tumori allarmante. Una situazione emergenziale di questo tipo dovrebbe essere affrontata con un approccio di tutela e salvaguardia da parte di tutti, dai cittadini ai rappresentanti istituzionali e politici, ma non purtroppo non è così. Anzi, inizio a pensare che ormai la Provincia di Frosinone sia stata venduta a inquinatori e corruttori.” – a dichiararlo è il deputato 5 Stelle Frusone che continua – “Perché diciamolo chiaro e tondo, ci sono aziende private di smaltimento di rifiuti che stranamente in questo territorio trovano terreno fertile per le loro attività illecite, aziende che hanno nei loro CDA persone molto conosciute alle procure e addirittura alle galere, ma che qui sembrano avere restituita un’autorevole verginità. È il caso dell’Ares di Piedimonte San Germano, i cittadini si stanno battendo contro la costruzione di un impianto di compostaggio da 40mila tonnellate, ma i nomi di alcuni rappresentanti importanti di questa società, compaiono in un’inchiesta fatta dalla commissione bicamerale e riguarda il trattamento illecito di rifiuti oppure c’è il caso della LEM di Ferentino, un’azienda che tratta rifiuti, i cui proprietari i fratelli Mangia sono stati indagati e arrestati per smaltimento illecito in Sardegna, e che attualmente  è in giudizio contro la regione Lazio, la quale ancora non si è espressa per un procedimento di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale. Ma la cosa sconcertante è chi sta difendendo la LEM, ossia l'avvocato Francesco Scalia, senatore e membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Una commistione di ruoli da parte di Scalia gravissima e inaccettabile. Per questo ho ritenuto necessario non solo evidenziare l’anomalia attraverso un’interrogazione al Ministro dell’ambiente Galletti, ma ho anche reso nota la situazione poco chiara al Presidente della Commissione d’inchiesta Bratti.” – “Concludo dicendo che sarebbe doveroso che alcuni politici locali da nord a sud della provincia, abbiano più a cuore il loro territorio e che almeno formalmente si rifiutassero di difendere dei delinquenti e inquinatori, perché potranno giocare a risiko quanto vogliono, con le loro guerre di poltrone, ma quando meno se l’aspettano chi li farà fuori elettoralmente saranno proprio i cittadini, che forse sottovalutano un po’ troppo.”

giovedì 27 ottobre 2016

UN ACCORATO APPELLO per SALVARE I NOSTRI BAMBINI

Francesco Notarcola  Presidente Osservatorio Peppino Impastato






MAMME-PAPA’-NONNE-NONNI volete veramente bene ai vostri figli e ai vostri nipoti?
La salute dei nostri figli e dei nostri nipoti è ad alto rischio, a causa dell’aumento di emissioni di polveri sottili, dovute anche alla combustione di biomasse.
Nella città più inquinata d’Italia, Frosinone,  la prevalenza percentuale di asma è doppia e quella di  BroncoPolmoniteCronicaOstruttiva  (BPCO) è tripla, rispetto  alle altre città d’Italia. Nella nostra provincia  aumentano anche le morti per patologie tumorali. L’avvelenamento della Valle del Sacco e di altre vaste  aree ( Ceprano, Cassino, Roccasecca, ecc. ) e noto da tempo.
In questa quadro ambientale così minaccioso e drammatico,  nonostante che Frosinone,  da decenni sia tra le prime città  capoluogo con il massimo tasso di inquinamento da polveri sottili in Italia ed in Europa, sono state rilasciate, nel 2015, da tutti gli Enti preposti ( De Angelis Francesco ASI  Frosinone; Macchitella Luigi ASL Frosinone; Ottaviani Nicola Comune Frosinone; Pompeo Antonio Provincia  Frosinone; Spagnoli Enzo ARPA Frosinone, legali rappresentanti) le autorizzazioni per la realizzazione di un impianto a combustione di biomasse in via Mola d’Atri.
Tutto è stato fatto all’insaputa dei cittadini e delle associazioni. Tutto si è saputo a cose fatte violando tutte le norme che obbligano gli Enti a dare la più ampia informazione per permettere partecipazione  e verifica .
Mamme, papà, nonne, nonni, associazioni,  insegnanti e dirigenti delle scuole primarie e secondarie, consigli d’Istituto e presidi  delle scuole medie inferiori e superiori, che facciamo?  Chiudiamo gli occhi infilando la testa nella sabbia  oppure ci organizziamo per far sentire la nostra voce?  Frosinone  e il territorio della provincia non possono più sopportare, nelle condizioni date, alcun impianto di BIO MASSE , di discariche, di inceneritori e di altre diavolerie simili che ci condannano a contrarre malattie gravi ed anche tumori.
Raccogliamo l’allarme lanciato dall’Associazione Medici di Famiglia per l’ambiente e da altre associazioni. Queste, a suo tempo, hanno presentato proposte al Comune e chiesto di partecipare alla Conferenza dei servizi ma sono ignorate, malgrado gli impegni assunti  pubblicamente dal Vice sindaco Trina a gennaio di quest’anno.
Rimanere immobili e tacere significa essere complici di disegni sciagurati. L’impegno e la partecipazione possono salvare i nostri bambini ed aprire un futuro a loro ed alla nostra Città.

CHI E’ DISPOSTO AD UN INCONTRO PER DISCUTERE E DECIDERE COSA FARE? Si attendono comunicazioni e risposte. Francesco Notarcola (notafranc31 @libero.it 339 7507504) – Presidente Osservatorio Peppino Impastato

mercoledì 26 ottobre 2016

Ci vogliono lasciare in secca ma non ci fermeranno!!!

Comitato Acqua Bene Comune Valle dell’Aniene - Coordinameno Romano Acqua Pubblica – Comitato Provinciale Acqua pubblica Frosinone

Ancora una volta è emergenza idrica al laghetto del Pertuso! Il bacino artificiale di Trevi nel Lazio, nel Parco Naturale dei Monti Simbruini, è alimentato dall’omonima sorgente che rifornisce l’acquedotto del Simbrivio, la più importante risorsa idrica per buona parte di Roma Città Metropolitana e di molti paesi del frusinate.
Ormai da oltre quindici anni è in corso una vertenza contro ACEA ATO2 per le captazioni indiscriminate. Sebbene il limite di prelievo sia stato fissato a 360 litri al secondo mai ACEA ATO2 ha voluto fornire dati sull’effettiva quantità di acqua prelevata dalla sorgente del Pertuso, l’unico dato che ha saputo fornire è che oltre il 60% dell’acqua prelevata si perde per strada per via dei buchi di un acquedotto obsoleto, tutto questo mentre gli utili, tradendo il Referendum del 2011, anziché essere reinvestiti per turare le falle vengono divisi con i soci privati Caltagirone e Suez.
La drastica riduzione di una delle più importanti riserve d’Acqua d’Europa non è cosa da poco in un ecosistema già compromesso da problematiche climatiche, ma soprattutto dai prelievi che vengono fatti senza alcun controllo su tutta l’asta del fiume; quello che storicamente era un fiume con una portata d’acqua notevole, in molti tratti navigabile da grandi imbarcazioni, si è ormai ridotto nell’Alta Valle ad un semplice torrentello e subito dopo Tivoli a poco più di un fosso di campagna il cui ecosistema è inoltre irrimediabilmente compromesso da livelli di inquinamento altissimi dovuti agli sversamenti delle cave di travertino, a depuratori che non funzionano e a scarichi industriali che sversano metalli pesanti.
Si sta attuando la distruzione sistematica di una risorsa vitale per la Valle dell’Aniene per soddisfare l’ingordigia di avvoltoi senza scrupoli che si occupano esclusivamente di ingrossare i loro portafogli infischiandosene apertamente di condannare un’intera comunità ad una lenta agonia.
Al danno si aggiunge la beffa dato che nella maggior parte dei Comuni dove il servizio idrico è gestito da ACEA ATO2 i cittadini rimangono per settimane senz’acqua!!!
Quella che per millenni è stata la Valle dell’Acqua sta ora diventando la Valle dell’oblio, nel silenzio, nei giochi politici e nell’inerzia di gran parte delle istituzioni. Istituzioni che giorno dopo giorno tirano a campare tradendo le richieste dei cittadini:
il Contratto di Fiume, strumento democratico dal basso langue nella X Comunità Montana il cui Presidente avrebbe dovuto fissare entro la metà di Settembre una data per convocare una riunione di ratifica mentre ad oggi rimane nel silenzio;
la Regione Lazio da oltre un anno ha nel cassetto la Proposta Attuativa della Legge d’Iniziativa Popolare 5/2014, votata all’unanimità dal Consiglio Regionale, e non dà ancora segni di vita! Veloce però è stata quando si è trattato di intimare, anche ai Comuni che non erano obbligati a farlo, di cedere gli impianti idrici ad ACEA ATO2;
il Comune di Roma, socio di maggioranza di un’ACEA, ormai privatizzata e quotata in borsa, nel suo tacere avvalla di fatto la politica dei distacchi idrici e di veri processi di “colonizzazione” nel Lazio, Campania, Toscana, Umbria, in altre parti d’Italia e all’estero, anche attraverso partnership “criminali” come quella con la società israeliana Mekorot.
Oggi, in Italia si affronta un'altra battaglia referendaria, non voluta dal basso ma imposta dal Governo per avallare le sue politiche liberiste e liberticide.
Ma questa sfida non può essere solo difensiva e proprio per il suo carattere, ci impone di partire dalla vittoria per la conquista di quei diritti troppo spesso citati ma non concretizzati.

Per questo, insieme agli altri Comitati acquaioli, vogliamo lanciare il primo consiglio popolare dell'Acqua, il 27 ottobre a Roma, sotto la sede ACEA di Piazzale Ostiense, in cui illustrare la piattaforma per ACEA: una proposta concreta per ripubblicizzare e invertire la rotta.

martedì 25 ottobre 2016

La Renzi-Boschi è una riforma che non c'entra nulla con la Costituzione.

Luciano Granieri



Votare No al referendum  costituzionale è una necessità democratica,  e di convivenza civile ,ineludibile. Le ragioni inerenti il merito della riforma sono state analizzate e dibattute.  E’ un testo scritto in modo pasticciato e confuso, attenta alla sovranità popolare, togliendo alla cittadinanza la possibilità di votare una camera legiferante, seppur in tono minore, come il Senato, conferisce al governo e al suo presidente potere di vita o di morte sulla popolazione. Ma c’è un aspetto più generale che obbliga a votare No. 

La riforma Renzi-Boschi non c’entra nulla con la Costituzione, è un corpo estraneo che cerca di violentare e infettare come un virus la Carta del ’48. La Costituzione  Repubblicana è un dispositivo che identifica un sistema di convivenza civile, basato su rapporti sociali definiti e condivisi. E’ altresì un elemento identificativo dell’appartenenza  ad una comunità ,  è l’enunciazione  degli elementi che identificano un cittadino come parte integrante della Repubblica Democratica fondata sul lavoro.  

Il nostro edificio comune ci rende cittadini perché assicura il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione gratuita per tutti. Ma soprattutto nella casa comune è stabilito che ogni abitante non debba subire impedimenti di carattere economico e sociale che, limitando  la libertà e l’eguaglianza,   impediscano  il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica economica e sociale del  Paese.  

La riforma Renzi-Boschi è altra cosa.   Si tratta molto semplicemente di uno strumento finalizzato all'esercizio  del  potere.  Il principio della velocizzazione dei processi legislativi, della sburocratizzazione (sotto cui si cela la  devastazione dei sistemi democratici),  della stabilità di governo,  non hanno niente a che vedere con la condivisione sociale, con il rafforzamento del principio di comunità, sono altro. Si tratta di un dispositivo  che aborrisce la partecipazione alla vita politica e sociale, perché la catena di comando prevede la semplice investitura dal parte del  popolo, non l’esercizio della sovranità popolare.

 La riforma Renzi –Boschi  non è condivisa. E’ stata imposta a colpi di "canguro" ed  esautoramenti di membri  contrari nelle commissioni parlamentari. Alcune regole sono figlie della peggiore correntizzazione  all’interno del partito di Renzi.   L’art.57 sull’elezione dei Senatori ne è un esempio.  All’inizio del testo è stabilito   che i senatori sono  eletti dai consigli regionali  e dai consigli delle Province autonome di  Trento e Bolzano.  Andando avanti nella formulazione del medesimo articolo si legge anche che i senatori sono eletti  dagli organi istituzionali territoriali (i consigli regionali di cui sopra) in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del loro rinnovo.  Una palese contraddizione.  

Delle due l’una. O i senatori sono eletti dal popolo, o dai consiglieri regionali. Entrambe le cose insieme, come appare evidente anche ai più sciocchi, non sono realizzabili. In realtà la seconda parte dell’art.57  è stata aggiunta per dare un contentino alla minoranza del Pd che mal digeriva il Senato non elettivo e che per questo non avrebbe votato la riforma in Parlamento.  Che poi la stessa minoranza  si sia accontentata di un principio malamente  enunciato e  irrealizzabile, è un vero e proprio mistero, ma tant’è. 

Sta di fatto che è stato partorito un articolo fortemente contradditorio, in parte non attuabile ,   solo per accontentare una propria corrente di partito. Un atteggiamento lontano anni luce dallo spirito dei Costituenti. 

Dunque occorre respingere la riforma costituzionale Renzi-Boschi perché  di costituzionale non ha nulla. E’ un'altra cosa, completamente aliena dallo spirito della Costituzione del ’48.  E’ un vero e proprio attentato ai principi di convivenza civile e condivisione sociale scritti nella Carta. Quindi urge disinnescare questo ordigno . Il 4 dicembre votiamo No

La tenacia paga.

Comitato di Lotta per il lavoro


“Le opposizioni vanno rigettate, con conferma dei decreti ingiuntivi opposti”. Si chiude così con il rigetto dell’opposizione ai decreti ingiuntivi un altro capitolo che vede i lavoratori ex Multiservizi lottare per ritrovare il loro posto di lavoro smarrito nel 2013.
 La Sol.Co. cooperativa sociale dopo la sentenza emessa dallo stesso tribunale di Frosinone il 13 giugno 2015, sentenza n. 501/2015, con la quale il Giudice del Lavoro ha riconosciuto ai 29 ricorrenti il diritto di essere riammessi al lavoro e di recuperare tutti i salari dal maggio 2013, dopo tenui e falliti tentativi di trovare una soluzione condivisa, ha deciso di non ottemperare cercando di utilizzare i dilatati tempi della giustizia opponendosi sempre e comunque.
 Eppure la pazienza e la caparbietà dello studio Di Folco di Isola del Liri, Loredana Di Folco, Luca Esposito, Riccardo Rea, ha consentito di raggiungere quest’altro determinante risultato che mette oramai all’angolo la società che dovrà prendere atto che o trova un accordo riassumendo i lavoratori al loro posto o dovrà obbligatoriamente in breve tempo trovare le somme per pagare, a casa senza lavorare, tutti.
 Un groviglio che un atteggiamento più responsabile della Amministrazione potrebbe evitare riaprendo quel dialogo dando seguito all’accordo di programma con il Comune di Alatri e convocare rapidamente la Commissione Consiliare con il mandato di trattare con i lavoratori e le oo.ss. per trovare una via d’uscita che riequilibri ove possibile tutte le situazioni oggi pendenti. Anche Consorzio Uno (15 lavoratori) e la Nexus (6 lavoratori), soccombenti e silenti alla proposta per un possibile accordo, saranno chiamati presto ad ottemperare alle sentenze.
 La pazienza, la tenacia e la capacità dello studio Di Folco è lo specchio della protesta della “tenda” che pazientemente e caparbiamente attende una soluzione. Bisogna solo vedere se l’abilità sarà la stessa nel mandare a casa questa disastrosa e colpevole amministrazione, le azioni della quale definiscono un vero e proprio disprezzo per le sorti della città e dei lavoratori.

lunedì 24 ottobre 2016

A tutti buonasera

Rossella Seno

Rossella Seno in "A tutti buonasera" - canzone in difesa della Costituzione 
(di P.Pavone e F.Bianchini)
Arrangiamenti F.Bianchini
Suonato dagli Ottavo Richter
Clarinetto di Salvatore Zambataro
Con la collaborazione di Francesco Felli


Con il testo di "A tutti buonasera" si sottolinea la posizione totalmente contraria rispetto ai cambiamenti proposti da questa modifica costituzionale e anche contro il concetto che una modifica, qualunque sia, è comunque meglio di niente.

“La carta non si tocca è la nostra bandiera” - in un passaggio del testo. A ribadire il concetto che questa costituzione rappresenta il patto sociale di convivenza del popolo italiano. Concepito a suo tempo dalle grandi figure di spicco della politica e della cultura del paese. E non può essere dunque cambiato se non in una forma indiscutibilmente migliorativa, largamente condivisa in parlamento e grazie ad altrettante contemporanee eccellenze. In alcun modo rintracciabili, ora.

domenica 23 ottobre 2016

Caos rifiuti regione Lazio, di nuovo emergenza e Colleferro deve risolvere i problemi.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco

Risultati immagini per discariche

Emergenza rifiuti Lazio, quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole in fila? Oramai conosciamo vita morte e miracoli della storia, quindi siete pregati di non utilizzare più questi termini da sostituirli con uno solo: INCAPACITA’.

L’incapacità del Governo è il frutto di una scelta consapevole, quella dell’incenerimento; la regione Lazio è incapace di programmare un piano rifiuti sganciato dal passato; le amministrazioni locali sono incapaci di coalizzarsi nella progettazione di un futuro autonomo da Governo e Regione.

A tutti i livelli non c’è traccia di una strategia che abbandoni la nozione di ‘ciclo dei rifiuti’ e apra alla metodologia del ridurre-recuperare-riciclare, che lascerebbe ben pochi residui alla fase finale del ‘recupero di materia’, ma ciò richiederebbe una straordinaria mobilitazione e partecipazione dei cittadini delle popolazioni e l’abbandono di straordinarie posizioni di profitto -legali/illegali- incardinate nell’attuale ciclo dei rifiuti.

L’emergenza arriva nuovamente in un turbinio di eventi che noi attivisti abbiamo previsto già da tempo mentre le nostre proposte -concrete e documentate- rimanevano inascoltate.

L’emergenza torna e la rilancia Rida Ambiente, la società di Aprilia che tratta i rifiuti di circa 60 Comuni, 1.700.000 persone, degli ATO di Roma e Latina, per poi conferire il CDR negli inceneritori e gli scarti di lavorazione post-trattamento nelle discariche.

Rida Ambiente dopo aver vinto un ricorso al TAR del Lazio contro la regione, in cui quest’ultima veniva obbligata a definire la rete integrata dei rifiuti, si trova a dover sospendere o diminuire in modo sostanziale le attività in quanto non esistono più impianti di discarica che possono ricevere gli scarti di lavorazione.
I siti di conferimento di Rida Ambiente sono stati in passato i seguenti.
·       Presso la discarica di Pontina Ambiente S.r.l. che non può più rispondere agli obblighi di servizio pubblico di discarica;
·       Presso Borgo Montello, sito di discarica esaurito e da bonificare, dove ha un contenzioso con la Ecoambiente S.r.l;
·       Presso la discarica di Colle Fagiolara a Colleferro, oggi Lazio Ambiente S.p.A., il gestore della discarica, si trova nella situazione di diminuire l’accesso di camion in quanto l’impianto dispone di volumetrie limitate. Lo stesso gestore richiede da tempo lo spostamento dei tralicci di alta tensione, che permetterebbero una nuova disponibilità per circa 600.000 tonnellate, come conferma la delibera di fabbisogno regionale, la n. 199 di aprile 2016.
In attesa dello spostamento dei tralicci la regione Lazio agisce d’imperio e autorizza ("Area Ciclo Integrativo dei Rifiuti" con delibera n° G11840 del 14/10/2016) una modifica non sostanziale per una sopraelevazione della collina di discarica da 280 a 287 metri sul livello del mare, corrispondenti ad “un quantitativo complessivo di 24.000 tonnellate circa, che Lazio Ambiente ha deciso di ripartire in massimo 120 tonnellate giornaliere (4 macchine giorno)” come si legge in un nota di Rida ambiente del 18 ottobre scorso.

Maturano decisioni, si preparano situazioni inaccettabili. Come ci opponiamo al revamping degli inceneritori di Colleferro, ci opponiamo allo spostamento dei tralicci perché sappiamo benissimo che con una nuova buca da riempire ci sarà sempre qualcuno che lo farà.

Ma il nocciolo della questione non è questo.

Ciò che è accaduto con Manlio Cerroni, patron della monnezza regionale e non solo, avrebbe dovuto insegnare qualcosa, ma evidentemente incapaci si nasce.

Oggi siamo di nuovo sotto scacco, l’attore principale è un altro, ma ciò non cambia l’essenza delle cose, una società che minaccia di lasciare i rifiuti per strada se non si risolve la questione, diffidando la regione Lazio ad adempiere alla costruzione di una rete di siti ed impianti adeguata allo smaltimento.

Le politiche adottate lasciano mano libera ai ‘signori della monnezza’ che hanno tutto da guadagnare dalla successione di emergenze ed interventi straordinari, che finisce per scaricare le conseguenze sui territori, come Colleferro che torna in pole position per la risoluzione del problema. E sì, perché se c’è emergenza è sempre Colleferro che deve rispondere, è già accaduto e continuerà ad accadere se non poniamo termine a questo filo sottile di subalternità.

Un richiamo va fatto alle amministrazioni locali, incapaci di elaborare una strategia alternativa per il proprio territorio, dando la sensazione di non andare oltre il contrasto verbale al ripetersi un tragico copione. Nella catena dei poteri di governo sui territori -sempre più sbilanciata verso l’alto- alle amministrazioni locali non viene concessa neppure una blanda politica di ‘riduzione del danno’.

Una svolta radicale dall’economia dei rifiuti a quella del recupero richiede una straordinaria mobilitazione dei cittadini, delle risorse e delle competenze dei territori, una rivoluzione culturale e civile. Gli amministratori, nel momento in cui vi rinunciano, quando si coprono dietro i limiti dei propri poteri, hanno la grave responsabilità di spingere i cittadini verso la passività, salvo poi attribuire ad essa ogni responsabilità.

Noi, reti di associazioni, comitati e singoli cittadini, a quella mobilitazione abbiamo sempre fatto appello, ad essa abbiamo lavorato, ad essa ancora una volta ci rivolgeremo, prima che sia troppo tardi e prevalga l’indifferenza e la rassegnazione.

Il consiglio regionale straordinario sui rifiuti del 24 ottobre, sarebbe tale se fosse stato sostenuto da una consultazione, partecipazione e chiamata a raccolta di tutte le forze attive, ti tutti i livelli di governo del territorio.

Così non è stato, ne dovranno renderne conto.