sabato 19 novembre 2016

Max Roach avrebbe votato No alla DEFORMA

Luciano Granieri






E’ febbrile l’attività dei così detti  nuovi costituenti  nel cercare di affibbiare a  nostri “maggiori” illustri, opinioni favorevoli alla riforma Renzi-Boschi, da Terracini a Berlinguer, a Ingrao, fino  partigiani veri (quelli non più fra noi) e  a tanti altri statisti che sicuramente avrebbero votato Si.  Ebbene anche io voglio fare  questo gioco  e affermo senza ombra di dubbio che il grande batterista Max Roach , avrebbe bocciato questa maldestra riforma votando No.  Max Roach, chi era costui? Un lontano parente di Barak Obama? No ma era uno che per i diritti civili dei neri  si è speso moltissimo. Dalla fine  egli anni ’50, e per oltre un  ventennio,  attraverso opere come, We insist   Freedom Now Sweet  eseguite insieme alla moglie Abbey Lincoln,  il jazzista   reclamava  a chiare note e beat la libertà per il popolo nero, e per tutti gli oppressi  in generale. Insomma era uno che di libertà se ne intendeva. Ebbene Roach in un’intervista rilasciata nel 1976 al giornalista Franco Fayenz ebbe a dire:  “ Una ragione per la quale il pubblico europeo e quello asiatico capiscono e accettano la musica chiamata jazz è perché si tratta di una forma d’espressione democratica.  Ciascuno nel jazz può dire la sua. Quando tu vieni a sentirci suonare assisti a un’esibizione collettiva. La musica tradizionale europea, invece, sotto certi punti di vista, è imperialistica. Le persone più importanti sono il compositore  e il direttore d’orchestra. Ci possono essere cinquecento cantanti e cento musicisti, per esempio, ma tutti sono utilizzati come degli schiavi perché sono costretti a fare ciò che il compositore ha scritto, ed eseguono l’interpretazione del direttore d’orchestra. Al contrario, in un gruppo jazzistico, tutti partecipano alla costruzione della musica. E’ una creazione democratica. Può esserci una composizione di base, ma poi ciascun musicista dice quello che ha da dire e ha quindi la possibilità di esprimere se stesso, e tutti possono partecipare a questa libertà conquistata. Io credo sinceramente che questa musica esprima ciò che la gente cerca oggi nella vita. Tutti vogliono partecipare alla società, alla vita politica, e vogliono esprimere la propria opinione,  fare in modo che questa opinione abbia un valore e venga presa in considerazione dalla società”.  Non so se il batterista Newyorkese, scomparso nel 2007 a 83 anni, abbia mai letto la Costituzione, certo è che la sua idea di musica jazz è un compendio significativo di ciò che è scritto nella Carta del 48. Urge ora rivolgere  un messaggio  agli appassionati di musica classica. Lungi da me l’idea di contrariarli ed indurli a votare per la  DEFORMA. Quella di Roach era una boutade evidentemente.  La  autorevole  e straordinaria tradizione musicale europea è foriera di opere ed artisti incommensurabili . Però  a me non piacerebbe essere  uno di quei musicisti schiavi dei compositori  e del direttore  d’orchestra,  soprattutto se i compositori sono i potentati finanziari e il direttore  d’orchestra è Matteo Renzi . Va da se che   mi scuso umilmente con tutti i direttori d’orchestra  del mondo per l’indebito  accostamento all’imbonitore fiorentino. 
Chiedo venia 

and good vibrations


Siccome noi del No siamo precisi indico di seguito chi sono i musicisti:

Max  Roach - Batteria
Abbey Lincoln - Voce
Coleridge Perkinson -Pianoforte
Eddie Kahn - Contrabbasso
Clifford Jordan -Sassofono tenore

venerdì 18 novembre 2016

Ceprano: Marco Ferrando (PCL) e Carla Corsetti (Democrazia Atea) spiegano le ragioni del No alla riforma Renzi-Boschi

Luciano Granieri


Marco Ferrando (Pcl) Marina Navarra (sindacalista, Prc) Carla Corsetti (Democrazia Atea)


Domenica scorsa,13 novembre, ho avuto il piacere e l’onore di presentare un incontro tenutosi a Ceprano  volto a spiegare le ragioni del No alla DEFORMA Renzi-Boschi. In una sala inaspettatamente e piacevolmente  piena, Carla Corsetti, segretario nazionale di Democrazia Atea, nonché membro del comitato locale per il No di Frosinone , ha spiegato i risvolti,  le storture e le bestialità  inserite nella riforma, fornendo un quadro desolante sull’ignoranza e il pressapochismo giuridico che ha animato i nuovi così detti “costituenti”. L’aspetto della devastazione sociale, un portato drammatico  della DEFORMA,  è stato trattato da Marco Ferrando, portavoce nazionale del Partito Comunista dei Lavoratori. L’incontro è stato fondamentale, decisivo e chiarificatore delle implicazioni negative che una revisione costituzionale così corposa  trasferisce sulla vita dei cittadini. Al di la delle puntuali  notazioni sul merito, è emerso un forte legame di condivisione sulla deriva antidemocratica  e anti sociali propria  dell’attuale governo Renzi ,peraltro espressione di un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. Condivisione e convivialità che sono continuate anche nel dopo convegno davanti ad un piatto di paccheri con i carciofi e a delle tortine di cioccolato straordinarie. In relazione al dopo convegno dovete fidarvi. Per quanto attiene gli interventi dell’incontro sono pubblicati in coda a quest’articolo. Buona Visione.

mercoledì 16 novembre 2016

Agli operai, ai lavoratori, ai giovani e alle donne degli strati popolari!

Il CDN di Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

Il governo Renzi dopo aver fatto a pezzi i diritti dei lavoratori e reso ancor più precari i giovani con il Jobs Act, dopo aver inferto colpi devastanti alla scuola e alla sanità pubblica, dopo aver varato leggi a favore dei padroni che ci sfruttano e le banche che ci strangolano, dopo aver moltiplicato le missioni militari all’estero e relative spese militari - quando le vere emergenze sono la disoccupazione e la povertà di massa, il terremoto e le alluvioni - dopo aver lanciato per mesi spudorate menzogne e false promesse, ora chiama ad appoggiare la riforma costituzionale nel referendum del 4 dicembre.
Tutti gli enormi mezzi dei gruppi dominanti del capitalismo e del loro governo reazionario, mai votato dal popolo italiano, sono mobilitati per far passare il SI e stravolgere la Costituzione del 1948, originata dalla vittoria sul nazifascismo.
Ma quali sono i motivi reali della riforma costituzionale? Lo spiegano i banchieri della JP Morgan e di Moody’s, i padroni di Confindustria e Marchionne: le costituzioni europee nate dalla sconfitta del fascismo hanno un carattere troppo “sociale”, pongono troppi “vincoli” alla libertà assoluta del capitale finanziario, prevedono “troppi diritti” per i lavoratori. Perciò sono un ostacolo alla ricerca del massimo profitto che va abbattuto. E’ la gravità della crisi della struttura e della sovrastruttura del sistema capitalista che spinge la borghesia a sbarazzarsi delle libertà democratico-borghesi.
La riforma Renzi-Verdini combinata con gli effetti dell’Italicum avrà un effetto devastante per le classi sfruttate e oppresse: si rafforzerà e concentrerà il potere esecutivo in mano ad un governo autocratico che farà fino in fondo e rapidamente gli interessi dei capitalisti, dei ricchi e dei parassiti. Si comprimeranno le prerogative del Parlamento borghese – che sarà in larga parte composto da capibastone di partiti corrotti e asserviti ai padroni – e si limiterà ancor più la partecipazione dei lavoratori alla vita politica.
Il processo di smantellamento della Costituzione antifascista e di trasformazione autoritaria dello Stato non si ferma qui. Se passerà la controriforma, verrà inevitabilmente fatta a pezzi anche la prima parte della Carta nata dalla lotta antifascista, mai digerita dai gruppi dominanti della borghesia. Lo Stato cambierà forma, passando dalla Repubblica parlamentare a una Repubblica oligarchica, dal bicameralismo perfetto all’autoritarismo perfetto.
La controriforma nata dall’accordo fra Renzi e Verdini, sostenuta dalla maggioranza del PD, è una tappa preparatoria di una cinica e feroce dittatura degli elementi più reazionari, sciovinisti e imperialisti del capitale finanziario, che svolgerà la stessa funzione antioperaia e antipopolare del fascismo del secolo scorso.
Questo pericolo rischia di concretizzarsi se saliranno al potere le forze reazionarie, populiste, nazionaliste e fasciste, le quali riceveranno un’ulteriore spinta dalla presidenza USA in mano al magnate ultrareazionario Donald Trump. Dobbiamo lottare uniti contro questa minaccia e far saltare il piano coltivato a lungo dalla P2 filoatlantica e dai suoi seguaci, oggi attuato dal governo Renzi.
Con il SI non si affermerà il “nuovo”, come dice il bischero dell’oligarchia, ma il peggio del vecchio e decrepito sistema borghese. Si spalancheranno le porte ai vandali dell’alta finanza e alla criminale politica neoliberista. Si rafforzeranno le forze più retrive e conservatrici.
Se passerà il SI, i padroni e il governo ne approfitteranno per spezzare la resistenza dei lavoratori, ridurre ancora i salari, intensificare lo sfruttamento del lavoro, per imporre l’arbitrio assoluto in fabbrica e nelle relazioni sindacali, per negare ai lavoratori ogni diritto, come il diritto di sciopero, i contratti nazionali di lavoro, e ovviamente per intensificare la repressione delle lotte.
In una situazione in cui gli indici di aggravamento della situazione economica e sociale italiana si fanno ogni giorno più visibili, la condizione dei giovani peggiorerà. Nessun posto di lavoro stabile verrà creato, ma aumenterà la disoccupazione, il precariato e la povertà.
Le donne saranno private di quello che rimane dei servizi sociali perchè tutto il denaro che c’è nelle casse dello Stato sarà messo all’esclusivo servizio dei voraci interessi dei capitalisti.
La classe operaia, i lavoratori, i giovani, le donne non devono lasciarsi ingannare dalla propaganda di regime. Ai padroni, ai banchieri, ai ricchi e al loro governo che ci dicono di approvare il testo della controriforma costituzionale, rispondiamo uniti e senza incertezze:   
AL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE VOTIAMO IN MASSA “NO”!
Votando NO il proletariato italiano dimostrerà che non è disposto a farsi mettere il piede sul collo dai capitalisti che sono i primi fautori e sostenitori della revisione costituzionale!
Votando NO gli operai si vendicheranno di tutte le misure che il governo Renzi e i precedenti governi hanno approvato rovinando la loro vita, di tutti gli imbrogli e i tradimenti delle “opposizioni borghesi” e dei bonzi sindacali, che vanno a braccetto con capitalisti e ministri. Manderanno un messaggio forte ai politicanti che campano sulle nostre spalle: andate a lavorare parassiti!
Votando NO la classe operaia e le masse popolari non difenderanno le decrepite istituzioni e il marcio parlamentarismo borghesi, ma il diritto a vivere e lottare per i propri interessi e bisogni, a ribellarsi, a organizzarsi, a prepararsi alla battaglia decisiva.
Con il NO non solo rigetteremo la controriforma costituzionale, ma diremo anche basta al neoliberismo e alla politica di austerità, imposte dalla UE del capitale!
Diremo stop agli accordi di “libero commercio” e allo strapotere dei monopoli internazionali!
Diremo “Fuori l’Italia dalla NATO”, a mare le basi USA, no alla politica di guerra imperialista!
Diremo chiaramente “Via Renzi!”. Il segretario del PD liberista è a Palazzo Chigi solo perché i ciarlatani capi socialdemocratici e riformisti, i vertici sindacali, gli hanno prima spianato la strada e poi non hanno voluto mobilitare seriamente la classe operaia e le masse popolari per farlo cadere. Oggi questi opportunisti senza ritegno continuano a frenare e dividere le lotte, a deprimere gli operai. Costoro non denunciano mai il carattere di classe delle controriforme, ma si sforzano di ridurre tutto a una discussione astratta, a cui non partecipano le masse popolari. In questo modo aiutano la reazione.
Con la vittoria del NO il governo Renzi riceverà un colpo durissimo. Ma cadrà solo se lo faremo cadere con la lotta di massa, nelle fabbriche e nelle piazze. Bisogna perciò mettersi subito sulla via dell’azione diretta e unitaria, sulla via del fronte unico proletario anticapitalista e del fronte popolare contro la reazione e i pericoli di guerra, sulla via della costruzione e moltiplicazione dei loro organismi di massa (Comitati, Coordinamenti, etc.) nelle fabbriche, nel territorio, dappertutto.
Con la vittoria del NO e la ripresa della mobilitazione operaia e popolare si aprirà una situazione nuova. I contrasti fra i gruppi borghesi si acutizzeranno. La questione della formazione di un vero governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati tornerà all’ordine del giorno come problema posto e da risolvere con un’azione storica indipendente, per uscire dalla crisi profonda in cui si dibatte il nostro paese, avviare la costruzione del socialismo e risolvere le grandi questioni che la borghesia ha aggravato.
Sbaglia chi pensa che le cose rimarranno come sono. Il periodo dello sviluppo pacifico del capitalismo è alle nostre spalle. Siamo in un periodo storico di inasprimento di tutte le contraddizioni del capitalismo, di crescente instabilità, di guerre e acuti conflitti di classe.
La classe operaia per non farsi trovare impreparata, per risolvere i compiti che abbiamo di fronte, per vincere la sua battaglia e abbattere il capitalismo, ha bisogno del suo reparto di avanguardia organizzato e cosciente: il Partito comunista.
Operai comunisti, giovani e intellettuali rivoluzionari, ogni indugio non ha più giustificazioni. E' assolutamente necessario unirci in un unico e forte partito marxista-leninista, il Partito comunista della classe più rivoluzionaria della società, il proletariato. Lavoriamo insieme in questa direzione!

martedì 15 novembre 2016

La Svizzera paese arretrato e ingovernabile! (come gli italiani all'estero vedono il DDL Boschi)

Cesidio Celidonio



Lettera aperta agli amici del Partito Democratico in Svizzera


Cari amici,

domenica 13 novembre avete indetto a Zurigo una manifestazione per il Sì con la partecipazione di una esponente di spicco del vostro partito (nonché Ministro per i rapporti con il Parlamento) Maria Elena Boschi. Pur essendo schierato per il No alla proposta di riforma costituzionale avrei volentieri ascoltato le sue argomentazioni ma per impegni personali sarò impossibilitato a partecipare. Chissà, forse la tappa svizzera del suo tour per il Sì potrebbe suggerirle qualche dato comparativo tra il modello elvetico di parlamentarismo e di democrazia diretta e il modello italiano disegnato nella sua riforma. E poi forse potrebbe essere la prima occasione pubblica per spendere qualche parola autocritica sulla “lettera agli italiani all’estero” che tra qualche giorno, più o meno insieme al plico elettorale, intaserà la nostra posta di casa.  Se, come temo, lei si limiterà a ripetere anche a Zurigo i soliti slogan per il Sì, mi permetto di suggerire a voi di farvi interpreti di alcuni punti di riflessione che derivano anche dal nostro ormai pluridecennale radicamento nel sistema politico-istituzionale di questo paese.


Ad esempio vi suggerirei di farle presente che la Svizzera funziona –e direi bene- con un solido sistema bicamerale paritario. Quindi questi montanari alpini si attardano a tenere in piedi due Camere: il Consiglio Nazionale e il Consiglio degli Stati che svolgono esattamente la stessa funzione legislativa pur rappresentando, la prima, i cittadini nella loro totalità e con una composizione assolutamente proporzionale e, la seconda, gli interessi degli Stati che compongono la Confederazione cioè i cantoni.

Segnalandole poi, magari solo en passant, che in Svizzera l’iter legislativo è spesso “complicato” e allungato dai meccanismi della democrazia diretta! Però nessuno qui parla di pingpong e della lunghezza del processo di elaborazione e approvazione delle leggi, mentre è centrale la ricerca del massimo consenso che si costruisce con un paziente lavoro di consultazione e di passaggi parlamentari. Tutto ciò fa in modo che in genere le leggi approvate poi funzionano e vengano adeguatamente applicate.  Qualcuno informi poi Maria Elena Boschi che in Svizzera il Consiglio degli Stati viene votato dai cittadini dei vari cantoni e nessuno si sogna di abolire il voto popolare per questo ramo del Parlamento!

Qualcuno infine informi Maria Elena Boschi che in occasione dei referendum e delle iniziative, in un modello di democrazia diretta ampiamente consolidato, i cittadini svizzeri ricevono nel plico elettorale tutte le informazioni sull’oggetto della votazione, riportando in modo assolutamente paritetico gli argomenti dei fautori del Si e del No.

Quindi nulla a che vedere con la lettera agli italiani all’estero – di cui l’on. Garavini bruciando da prima della classe i tempi ci ha fatto avere un’anteprima: una lettera   firmata da Matteo Renzi, con l’intestazione del comitato Basta un Sì. Nell’impostazione di questa lettera si gioca volutamente e malignamente sull’ambiguità. Chi ci onora di questo gesto di attenzione e di affetto? Il cittadino Matteo Renzi? L’esponente massimo di un comitato per il Sì? Il capo del governo?

È evidente che agli occhi dei nostri connazionali Matteo Renzi è il Presidente del Consiglio, l’attuale “capo” del nostro Paese. Del resto la raccolta di foto che corredano lo scritto evidenziano esattamente l’idea che la lettera sia una iniziativa diretta di Matteo Renzi, nella sua veste di Presidente del consiglio. Altro che iniziativa del partito o del Comitato per il Sì!  Altro che informazione istituzionale!  

Nella lettera piena di belle parole e di immagini patriottiche (che comunque mal si conciliano con il massacro di servizi e risorse perpetrato negli ultimi anni per le nostre comunità all’estero) si omette per altro di dire che nella proposta di riforma è prevista anche una “fregatura” per gli italiani all’estero: la cancellazione della rappresentanza nel nuovo Senato! E si omette di ricordare che, se la legge elettorale resta l’Italicum così come approvato dal Parlamento, gli italiani all’estero verrebbero esclusi dal momento clou della democrazia italiana: il ballottaggio.

Ora è possibile che in qualche landa lontana o in contesti di comunità italiane non raggiunte da un’informazione più approfondita e completa sulla proposta di riforma costituzionale, la letterina del nostro Capo del governo produca qualche consenso. Del resto questo è l’obiettivo di questa iniziativa. Noi del NO ci impegneremo per respingerla al mittente e per contestarne i contenuti. Resta l’amarezza per il degrado della nostra democrazia, in cui il capo del governo è nello stesso tempo sostenitore-tifoso dello schieramento del Sì.
Alla luce di questa campagna epistolare, come possiamo essere tranquilli e fidarci sulla correttezza del voto all’estero, visto che, come ben sappiamo e come denuncia un’autorevole esponente dell’amministrazione del Ministero degli esteri, le carenze e le falle delle procedure del voto per corrispondenza continuano ad essere numerose e gravi ?

Cari amici del Pd in Svizzera, in un referendum come questo in cui è in gioco la qualità e la funzionalità della democrazia parlamentare in Italia, si può anche giocare duro, ma restando leali.  Tentare di vincere   giocando sporco e attaccandosi a mezzucci da repubblica delle banane proprio non va!

Ecco questo è quanto volevo comunicarvi e suggerirvi per il vostro incontro con l’on Boschi.

Con cordialità

Cesidio Celidonio
Coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà –Sinistra Italiana in Svizzera
Membro del Comitato per il no -Svizzera
  


lunedì 14 novembre 2016

Trump e i vecchi arnesi.

Luciano Granieri



Si  sprecano le analisi, fra gli osservatori politici, sulle cause dell’ascesa  di Trump alla presidenza degli Sati Uniti d’America. Il populismo, il voto di pancia, la sordità delle èlite verso l’impoverimento della classe media bianca, queste sono alcune delle cause individuate per giustificare l’esito elettorale americano  del tutto inaspettato. 

Ma in realtà l’America e tutto l’occidente si portano dietro un pesante  fardello di vecchi ripugnanti arnesi. Il razzismo, l’intolleranza, sono orrori atavici . Il Klu Klux Klan, che oggi gioisce alla vittoria del miliardario newyorkese, esiste dal 1865. Nel 1932 imperversava nel Middlewest la Black Legion. Un organizzazione che vessava  sindacalisti e comunisti così come il KKK perseguitava i neri. Il predominio del Wasp (White Anglo Saxon Protestant) è stata una costante storica  nella società americana , anche durante la presidenza Obama.  

Personaggi intrisi di odio come il senatore Mc Carthy , presidente delle commissione per le attività anti-americane ,  che agli inizi degli anni ’50 perseguitava chiunque fosse "diverso" (nero, povero, comunista) oppure il  governatore dell’Arkansas  Orval Faubus, che  nel ’55 chiuse le scuole pubbliche del suo Stato ai neri, rifiutandosi di applicare le leggi per l’integrazione razziale,  hanno scritto pagine importanti quanto desolanti della  storia americana .  Per non parlare di movimenti come  la John Birch Society  un’organizzazione razzista, antisemita, omofoba, nata  nel  1958 in Indiana che  non esitava a perseguitare chiunque non corrispondesse all’archetipo Wasp. 

Con questi vecchi arnesi, i cui eredi  oggi inneggiano alla vittoria di  Trump, l’altra società americana, quella dei “non conformi”, ha dovuto sempre fare i conti.  Sono   carabattole  vecchie ma fondamentali,  perchè costituiscono le  basi di un’architrave chiamata imperialismo. Le fondamenta su cui poggia   non solo l’eletta società americana, ma tutto  l’occidente . 

Però  oggi parlare  di antimperialismo è fuori dal tempo. Si   citano    categorie ormai storicamente stantie.  Sono gli anticapitalisti e antimperialisti ad essere fuori dalla storia.  Reduci di un mondo ormai disperso nei meandri del passato.  E allora c’è poco da stupirsi dell’affermazione di Trump, del resto  anche con la vittoria della  Clinton non è che le cose sarebbero  molto cambiate.  Giustizia sociale, diritti umani e civili , non si esercitano in una società imperialista e liberista, dunque sono anch’esse categorie vecchie, antistoriche. Allora sarebbe  necessario per il futuro scrivere un’altra storia. Ne avremo le forze? 

Di seguito pubblico due frammenti tratti da  un recital di Stefano Benni, che attraverso il racconto della vita di Thelonius Monk   descrive come meglio non si potrebbe l’anima razzista dell’America Imperialista.  Accompagna Benni Umberto Petrin   al pianoforte.