martedì 9 maggio 2017

La mafia liquida è una montagna di merda.

Luciano Granieri


E’ il  pomeriggio piovoso di un 9 maggio in cui la mancanza di Peppino Impastato rimbomba in un  vuoto fragoroso.  Siamo a Ceccano in una piazza a lui dedicata. La targa che lo ricorda dista poche centinaia  di metri da una statua di Padre Pio. Paese che vai Padre Pio che trovi. Più difficile trovare Peppino. E  per questo va dato merito al circolo di Rifondazione Comunista di Ceccano per aver voluto fortemente dedicare, qualche anno fa,  un luogo di condivisione sociale al redattore di Radio Aut. 

Nonostante il mal tempo militanti di Rifondazione e altri compagni variamente comunisti, si sono dati appuntamento sotto la targa per donare un fiore a Peppino.  Attorno al cippo, adornato di fiori, l’evocazione della lotta sociale contro la mafia è inevitabilmente confluita nelle analisi del presente: situazione politica  generale, elezioni comunali a Frosinone. 

Provando ad estraniarmi da quel contesto, cerco di immaginare Peppino a 69 anni, vivo  in mezzo a noi. Me lo vedo discutere animatamente sul senso di una comunità che si è imbarbarita. Lo immagino sollecitare  tutti noi, con ironia, a ritrovare il senso di un’umanità perduta. Sento la sua voce contraddistinta dal suo tipico accento, esortare a non arrenderci , a lottare ancora di più e con coraggio. Perché anche la mafia come la società è diventata liquida (Chissà se   Bauman  sarebbe stato uno dei suoi autori preferiti?).

 E la mafia liquida non uccide solo chi vi si oppone. La mafia liquida è molto più crudele perché colpisce  nel mucchio.  Stermina ogni giorno centinaia di donne e uomini  lasciati affogare in mezzo al mar  Mediterraneo, costretti a fuggire da quei posti che una virulenta e prevaricatrice azione mafiosa ha depredato, bombardato, reso invivibili, devitalizzati  dalla corsa  all’accumulazione e all’arricchimento smisurato. La mafia liquida, getta nella disperazione famiglie intere dopo aver succhiato loro anche l’ultima stilla di dignità, depredando il  reddito da lavoro per annetterlo al gioco della moltiplicazione del profitto. 

La mafia liquida è diventata invasiva perché anche noi, cosiddetti  compagni,   abbiamo perso la strada, orfani di una visione chiara sul perseguimento di  una società più giusta e umana. Orfani delle dinamiche di condivisione delle nostre  pur cospicue risorse intellettuali e materiali.  Ciechi  e sordi innanzi alle richieste di aiuto provenienti proprio dalle vittime della mafia liquida. 

Chissà cosa avrebbe  detto il quasi settantenne Peppino di certi tradimenti e cedimenti che spesso avvengono in concomitanza delle  elezioni?  La campagna elettorale in atto nel Capoluogo è un esempio eclatante in questo senso. Pensare che lui è stato assassinato proprio prima di concorrere alla amministrative  di Cinisi. 

Quale sarebbe stato l’atteggiamento di Peppino innanzi alle menzogne profuse dai media, oggi assurte al titolo nobiliare di  post-verità? Lui, che attraverso Radio Aut, aveva annientato la post-verità seppellendola con la Verità dalla “ V” maiuscola. 

Mentre questi pensieri mi flagellano i neuroni, altre persone continuano a mettere fiori sotto la targa, e il cielo si apre a luminosi raggi di sole. Peppino ci manchi.


2 commenti:

  1. Bello tutto l'articolo, soprattutto il passo in cui parli di tradimenti e cedimenti elettorali

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  2. c'è la mafia che uccide con la pistola e la mafia che uccide con la politica usando il potere ricevuto in modo piu' brutale di una pallottola ma si nasconde dietro un fiore rosso . Antonio Donvito

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