E’ il pomeriggio
piovoso di un 9 maggio in cui la mancanza di Peppino Impastato rimbomba in un vuoto fragoroso. Siamo a Ceccano in una piazza a lui dedicata.
La targa che lo ricorda dista poche centinaia
di metri da una statua di Padre Pio. Paese che vai Padre Pio che trovi.
Più difficile trovare Peppino. E per questo va dato merito al circolo di
Rifondazione Comunista di Ceccano per aver voluto fortemente dedicare, qualche
anno fa, un luogo di condivisione sociale
al redattore di Radio Aut.
Nonostante il mal tempo militanti di Rifondazione e
altri compagni variamente comunisti, si sono dati appuntamento sotto la targa
per donare un fiore a Peppino. Attorno
al cippo, adornato di fiori, l’evocazione della lotta sociale contro la mafia è
inevitabilmente confluita nelle analisi del presente: situazione politica generale, elezioni comunali a Frosinone.
Provando
ad estraniarmi da quel contesto, cerco di immaginare Peppino a 69 anni, vivo in mezzo a noi. Me lo vedo discutere animatamente
sul senso di una comunità che si è imbarbarita. Lo immagino sollecitare tutti noi, con ironia, a ritrovare il senso di
un’umanità perduta. Sento la sua voce contraddistinta dal suo tipico accento, esortare
a non arrenderci , a lottare ancora di più e con coraggio. Perché anche la
mafia come la società è diventata liquida (Chissà se Bauman sarebbe stato uno dei suoi autori preferiti?).
E la mafia liquida non
uccide solo chi vi si oppone. La mafia liquida è molto più crudele perché colpisce
nel mucchio. Stermina ogni giorno centinaia di donne e
uomini lasciati affogare in mezzo al
mar Mediterraneo, costretti a fuggire da quei posti che una virulenta e
prevaricatrice azione mafiosa ha depredato, bombardato, reso invivibili, devitalizzati
dalla corsa all’accumulazione e all’arricchimento
smisurato. La mafia liquida, getta nella disperazione famiglie intere dopo aver
succhiato loro anche l’ultima stilla di dignità, depredando il reddito da lavoro per annetterlo al gioco
della moltiplicazione del profitto.
La mafia liquida è diventata invasiva perché
anche noi, cosiddetti compagni, abbiamo
perso la strada, orfani di una visione chiara sul perseguimento di una società più giusta e umana. Orfani delle
dinamiche di condivisione delle nostre pur
cospicue risorse intellettuali e materiali. Ciechi e sordi innanzi alle richieste di aiuto provenienti
proprio dalle vittime della mafia liquida.
Chissà cosa avrebbe detto il quasi settantenne Peppino di certi
tradimenti e cedimenti che spesso avvengono in concomitanza delle elezioni? La campagna elettorale in atto nel Capoluogo è
un esempio eclatante in questo senso. Pensare che lui è stato assassinato proprio
prima di concorrere alla amministrative di Cinisi.
Quale sarebbe stato l’atteggiamento
di Peppino innanzi alle menzogne profuse dai media, oggi assurte al titolo
nobiliare di post-verità? Lui, che
attraverso Radio Aut, aveva annientato la post-verità seppellendola con la
Verità dalla “ V” maiuscola.
Mentre questi pensieri mi flagellano i neuroni, altre
persone continuano a mettere fiori sotto la targa, e il cielo si apre a
luminosi raggi di sole. Peppino ci manchi.
Bello tutto l'articolo, soprattutto il passo in cui parli di tradimenti e cedimenti elettorali
RispondiEliminac'è la mafia che uccide con la pistola e la mafia che uccide con la politica usando il potere ricevuto in modo piu' brutale di una pallottola ma si nasconde dietro un fiore rosso . Antonio Donvito
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