sabato 18 febbraio 2017

Anarkos il vino "CONTRO"

Luciano Granieri




Il privato è politico si diceva una volta, ebbene anche il bere è politico l’ho scoperto stamattina. 

Come ogni sabato ho fatto un salto dal mia amico Germano dell’enoteca Enogourmet. Mi serviva  una bottiglia di vino  rosso, senza pretese, da bere a pranzo.  Ogni sabato mattina, l’enoteca di Germano, che sta a due passi da casa mia  in Via Vado del Tufo, organizza delle degustazioni di vini particolari accompagnati da spuntini fatti con prelibatezze  di formaggi e salumi che colà si vendono. 

Stamattina l’atmosfera nella cantina  era particolarmente frizzante, quasi ribelle. Appena entro in negozio Germano mi invita ad assaggiare un vino rosso  appena arrivato da Manduria. “Ho pensato a te quando ho scelto di farmi arrivare  questo nettare ” mi confessa  l’amico sommelier porgendomi  una bottiglia. “Leggi, leggi l’etichetta” è l’ulteriore invito. 

Il vino si chiama “Anarakos” sul vetro troneggia  l’inconfondibile “A” anarchica stilizzata. Leggo meglio: 

“Anarkos è il vino contro:

Anarkos è il vino contro,  Il sacrificio di MILIONI DI VITI piantate ad alberello

Anarkos è il vino contro , la COLONIZZAZIONE CAPITALISTICA del terzo millennio nelle terre di Puglia, lo sfruttamento dei suoi vigneti  e dei suoi vini.

Anarkos è il vino contro, l’EMIGRAZIONE FORZATA dei diritti di reimpianto pugliesi nelle altre regioni del nord

Anarkos è il vino contro, la COMPLICITA’  e la FAZIOSITA’ delle leggi Comunitarie in agricoltura, l’OPPRESSIONE  culturale  nei modelli di consumo del vino, l’ANNIENTAMENTO della tipicità , il DOMINIO del mercato”.

Su  un folder illustrativo che accompagna le bottiglie leggo ancora :

 “ Anarkos.  Un vino contro. Nato per protestare contro il dominio delle elites politiche ed euro-burocratiche di Bruxelles e contro la nuova colonizzazione della Puglia da parte dei produttori-capitalisti del nord. Negramaro, Primitivo e Malvasia Nera , sono unite in un’esplosione di frutta e una corposità sanguigna per trasferire di palato in palato  il messaggio Rivoluzionario di Liberazione!”

 Insomma quel diavolo di Germano si era fatto arrivare il vino per fare la rivoluzione! Intendiamoci la rivoluzione è cosa seria, necessita di mente fredda e lucidità. Un rivoluzionario in preda ai fumi dell’alcool rischia di innescare immediatamente la reazione. 

Però ciò non toglie che, una volta preso il palazzo d’inverno, non si possa festeggiare ad Anarkos. Anzi visto che conquistare il palazzo d’inverno, per ora, è pura utopia, godiamoci i festeggiamenti, reali,  di una futura utopica  vittoria, con un buon bicchiere di vino anarcoide. 

Al netto dell'autoironia,  il vino, prodotto dall’Agricola Felline di Manduria, è veramente buono.  Importante è anche il messaggio politico che lancia. Poi  affidare la diffusione del vento  rivoluzionario  alle fragranze del  Negramaro , del  Primitivo e della Malvasia Nera,  che si trasferiscono di palato in palato, è azione di rottura  vera, in tutti i sensi, compresi l’odore e il sapore. Evviva Durruti !!!!!


Sviluppare nelle fabbriche l’opposizione sindacale di classe

Corrispondenze proletarie  (Corrispondenza  dalla Toscana) 



Sono un operaio che ha partecipato all’assemblea nazionale di Firenze del 24 gennaio dove operai e delegati che si sono espressi per il NO alla firma del contratto nazionale dei metalmeccanici, hanno discusso sul come resistere e continuare a lottare dopo lo sciagurato contratto sottoscritto dai vertici Fim-Fiom-Uilm, che è in linea con l’assalto alle nostre conquiste e i tagli alle spese sociali. 
Gli interventi sono stati numerosi e molto interessanti. Sono state messe in luce le caratteristiche dell’attacco padronale, il ruolo negativo dell’apparato dirigente e burocratico sindacale, così come i segnali di risveglio che vengono da alcuni settori operai. 
Penso che sia importante raccogliere e generalizzare le indicazioni di lotta emerse dal dibattito.
Come operai dobbiamo sviluppare la resistenza e l’opposizione sindacale di classe nelle fabbriche  rompendo i vincoli accettati dalla FIOM e scontrandoci senza esitazione  con le strutture sindacali collaborazioniste.
Occorre ritrovare e praticare l’attività indipendente nelle lotte e sostenere obiettivi specifici non subordinati alla linea degli apparati sindacali.
Il nuovo contratto va contrastato nella sua applicazione su tutti i punti che portano peggioramenti, ad es. orari, straordinari, flessibilità, legge 104 e premi aziendali.
Alcuni delegati hanno ribadito che è più che mai necessaria l’unità  dal basso mantenendo contatti stretti fra le fabbriche e organizzando una risposta generale di difesa dei delegati che proclamano mobilitazioni e scioperi “fuori dalle regole” che ci vogliono imporre.
Altro aspetto chiave sarà costruire piattaforme e vertenze aziendali che superino i vincoli del CCNL e dare ampia diffusione, tra i lavoratori delle diverse fabbriche, delle esperienze e degli accordi favorevoli agli operai.
Giusta la proposta di un operaio di Piombino di organizzare un collegamento dei lavoratori alla base, nelle fabbriche, al di là delle sigle sindacali, per dare impulso alla mobilitazione.
Insomma, bisogna rimboccarci le maniche e fare un serio lavoro di elaborazione e sostegno delle rivendicazioni immediate più sentite dalla massa, preparare i lavoratori a scontri più duri, che inevitabilmente arriveranno. Per questo è necessario far capire agli iscritti al sindacato e ai lavoratori che occorre più militanza e più organizzazione, forme di lotta più efficaci che siano sostenute dalla massa.
Le lotte avvenute in questi mesi, la considerevole opposizione al contratto e la costituzione dal basso di alcuni esperienze unitarie (senza vincolo di tessera) dimostrano che la base comincia a svegliarsi. In molte fabbriche piccole e medie il No ha vinto e in alcune grandi fabbriche è arrivato al 40%. Il dissenso alla linea dei vertici cresce. Spesso gli operai più giovani sono quelli con le idee più chiare, perché sono meno condizionati dal riformismo.
La situazione è dunque favorevole allo sviluppo del sindacalismo di classe.
Va approfondito un ragionamento sulla opposizione interna alla CGIL.
La vecchia sinistra sindacale per anni si è posta come minoranza (area) di tipo parlamentare dentro l’apparato, spesso riproducendo al suo interno logiche di spartizione  fra correnti e tendenze politiche.
Questo approccio - che spesso  veniva giustificato in nome di una “riforma democratica e pluralista” del sindacato -  non ha più senso né spazio. E’ la base che va conquistata, non l’apparato. Inoltre, l’esperienza dimostra che i dirigenti prodotti dalla vecchia attitudine non sono  all’altezza dei compiti.
L’opposizione va costruita in fabbrica e nel territorio, costruendo organismi unitari e rappresentativi di tutta la massa sfruttata,  con alla testa gli operai più determinati e combattivi, senza uscire dai sindacati che hanno un seguito.
I comunisti hanno un ruolo preciso da svolgere per sostenere la lotta operaia, fare propaganda politica e sviluppare i livelli di coscienza, organizzandosi per primi e meglio.

venerdì 17 febbraio 2017

X Congresso Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

IL SEGRETARIO PRC-SE
     PAOLO CECCANO

Il X Congresso Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista è convocato a Spoleto nei giorni 31/3, 1 e 2 Aprile 2017, con all’ordine del giorno la discussione e l’approvazione dei documenti politici e delle modifiche allo Statuto, nonché l'elezione degli organismi dirigenti e di garanzia.

Sarà preceduto dai congressi di circolo.  Sabato 18 febbraio dalle  ore 16:00 presso la biblioteca comunale di Ceccano, sita in piazza municipio n.1 si svolgerà la prima assemblea degli iscritti.  Seguirà il giorno 26 febbraio dalle ore 10:00 presso la sede della federazione in via Napoli n 55 a Frosinone invece l’assemblea di tutti gli iscritti della provincia . Il giorno 5 marzo presso la sede “U.I.” in via Lungoliri Della Monica si terrà il congresso del circolo di Sora e paesi limitrofi a partire dalle ore 10:00. Il congresso provinciale invece è stato convocato per il giorno 12 di marzo a partire dalle ore 10 presso l’Auditorium New Orleans a Isola del Liri.

La fase congressuale è la massima attività interna del Partito in quanto da essa scaturisce non solo la linea politica ai diversi livelli, territoriale e nazionale, ma anche l’aggiornamento delle pratiche politiche e il modo di essere dell’insieme della comunità degli iscritti e del come questa si connette con il moto della società.

L’intellettuale collettivo, ovvero il partito, che si interroga su se stesso con lo sguardo rivolto al futuro chiama a raccolta non solo i militanti, ma anche i simpatizzanti e comunque chiunque fosse interessato a partecipare ai momenti di confronto. E’ questo il senso più ampio del congresso. La forma dell’assemblea che prevede la presenza fisica e la vicinanza fra i compagni va oltre la separazione che di fatto oggi sancisce l’uso della rete e della “relazione” telematica che, per quanto efficace e veloce, però hanno un limite: impedire alle persone di realizzare una comunicazione globale. 

Comunicazione globale fatta non solo di parole scritte, ma di parole pronunciate e da volti che si guardano negli occhi. E’ questo, per noi comunisti, un valore aggiunto a cui non possiamo rinunciare.

Invitiamo la cittadinanza pertanto a partecipare alle assise di circolo  e provinciale per poter contribuire in maniera diretta alla costruzione di questi momenti di ampia riflessione collettiva.



Sindaca Raggi riapri il Rialto, la democrazia non si sgombera!

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua




Ieri un solerte gruppo di vigili urbani, inviato dal Comune di Roma, ha posto i sigilli al Rialto. Sede, tra gli altri, del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

Questo spazio a partire almeno dal 2006 è stato attraversato da tantissimi attivisti, che a partire dalla raccolta firme per una legge d’iniziava popolare (oggi al vaglio del Parlamento) portano avanti il percorso per il pieno riconoscimento del diritto all’acqua, continuando ad intrecciare quella rete tra cittadini, Enti Locali, associazioni, organizzazioni sindacali e realtà sociali che non si rassegnano al sacrificio dei beni comuni come unica risposta alla crisi e come conseguenza delle politiche di austerità.

Questa è stata la sede del Comitato promotore dei referendum “2 sì per l’acqua bene comune”, ovvero di quell’ampia coalizione sociale che ha animato un’esperienza di straordinaria partecipazione democratica e che il 12 e 13 giugno del 2011 ha portato a far esprimere 27 milioni di cittadine e cittadini a favore di una gestione pubblica dell’acqua e dei servizi locali.

Questo è il luogo dove si è avviata la costruzione di un laboratorio, vivo e in movimento, che prova a immaginare un modello sociale alternativo basato sul godimento dei beni comuni e del welfare locale, attraverso la riappropriazione sociale e la gestione partecipativa dei servizi pubblici e del patrimonio.
Appare evidente che questi sono valori sociali e democratici che andrebbero non solo tutelati, ma incentivati da chi ha l’onere di gestire la cosa pubblica. Si tratta un laboratorio di democrazia, ed è questo che l’amministrazione Raggi ha sgomberato.

Per comprendere a pieno la torsione antidemocratica che sta subendo la città di Roma è utile ricapitolare quanto avvenuto: una settimana fa, il 9 febbraio, all'unanimità l'Assemblea Capitolina approva una mozione per bloccare gli sgomberi, quindi è evidente che non voleva questo sgombero, tanto meno la maggioranza; stando alle dichiarazioni di alcuni assessori, anche la Giunta non voleva questo sgombero infatti oggi si appresta ad approvare una moratoria sugli sgomberi.

Ma lo sgombero c'è stato, e nessuno ha fatto nulla per fermarlo.

Delle due l'una: o dietro alle dichiarazioni c'è il nulla, o in questa città - che è la Capitale del Paese - non esiste più la democrazia.

Quello che si rende evidente è che ancora una volta questa Giunta e questa maggioranza 5 Stelle hanno dimostrato la loro totale complicità con azioni e iniziative che puntano alla mercificazione dei beni comuni e alla messa a valore del patrimonio pubblico e della città intera.

Lo sgombero del Rialto, purtroppo, non appare isolato, ma si inserisce in una serie di analoghi provvedimenti che stanno colpendo altri spazi sociali a Roma. Se è ormai sempre più chiaro che “si scrive acqua, si legge democrazia”, bisogna adesso affermare che la democrazia non si sgombera!

Chiediamo a tutte e tutti di scegliere da che parte stare.

Chiediamo alla maggioranza, alla Giunta e a tutti i rappresentanti del M5S (sia nazionali che locali), per una volta, di non restare a guardare nascondendosi dietro alle decisioni di altri, ma di mettere in campo tutte le azioni necessarie affinché le realtà sgomberate dal Rialto possano riprendere al più presto possesso dello stabile.

Dopo l'immobilismo su ACEA e lo sgombero del Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua, la stella dell'acqua pubblica appare sempre più come un'estranea nel logo del Movimento 5 Stelle.

In mancanza del coraggio di fare qualcosa per invertire la rotta, forse servirebbe almeno la dignità di toglierla.

mercoledì 15 febbraio 2017

A CECCANO UNA LENTA E CONTINUA AGONIA

Angelino Loffredi


L’esperienza “ simil-civica” provata dal 2015 presso l’amministrazione cittadina di Ceccano è entrata in crisi. Non sono in grado di prevedere in quanto tempo esaurirà il suo ciclo, fra quante settimane o mesi tale esperienza verrà archiviata. Sono convinto, comunque, che ci troveremo di fronte ad una lenta e continua agonia amministrativa. 
Nel momento in cui si esauriva la lunga fase delle amministrazioni ispirate dal centro sinistra, per via della mancanza di progettualità e più in generale di una idea di città, oltre che dalla continua contrapposizione fra persone, si andava affermando e successivamente si affermò una coalizione di forze la cui parola d’ordine era “ne destra, ne sinistra, ne affari “. Troppo poco per vincere ma un vecchio adagio latino dice “ Fortunati coloro che hanno un solo occhio nella terra di ciechi “. E così fu ! La politica però con il passare del tempo dimostra di essere una scienza quasi esatta perché non permette di vivere di rendita e prima o poi presenta sempre il conto. Alla data di oggi 3 consiglieri comunali (Michelangelo Aversa, Pino Malizia, Mauro Roma ) non fanno più parte della maggioranza. 
Questo è il dato politico ineccepibile. Poi ci stanno voci, forse veritiere, ma mai confermate e nemmeno smentite che ipotizzano il passaggio in maggioranza di un consigliere eletto fra quelli di opposizione. Se così fosse, le forze in campo vedrebbero 8 consiglieri all’opposizione contro nove, compreso il sindaco, nella maggioranza. Uso il modo condizionale perché può essere che il sindaco anche in queste ore si stia adoperando per allargare la maggioranza e che esistano trattative in corso, di cui non conosco gli attori ne l’oggetto dello scambio. 
Merita, anche se sinteticamente, essere ricordato che la coalizione vincente nel 2015, si autorappresentò come alternativa ai partiti ma con il passare del tempo gradualmente ha sempre più acquisito caratteristiche di destra (Fratelli d’Italia). Le ultime polemiche emerse per il mancato successo della candidata Ginevra Bianchini alle elezioni provinciali di gennaio infatti lo confermerebbero.
 L’altro dato che merita di essere evidenziato riguarda la refrattarietà da subito evidenziata e ufficializzata dalla Lista Nuova Vita verso metodi amministrativi accentratori e escludenti usati dal vice sindaco Ruspantini. La caratteristica della crisi in atto riguarda il fatto, questo si inedito, che non nasce da una forte pressione critico-alternativa delle forze di opposizione. La genesi della crisi, il forte malessere, insomma nasce e si sviluppa fra i sostenitori della maggioranza vincente. Se si ha il tempo di seguire il dibattito (elettronico) sulla scabrose vicenda legate ai ritardi sulla gara d’appalto per la raccolta della N.U. e alla privatizzazione della illuminazione pubblica, debbo riconoscere che le critiche più oculate, sia dal punto di vista procedurale che contabile, sono venute da vecchi sostenitori della coalizione in carica, oggi in dissenso per vari motivi.
 In queste ore, cosa sta succedendo? Quali sono le posizioni degli oppositori ? Quali sono le iniziative prese o da prendere? Esiste un avvicinamento fra le componenti sconfitte nel 2015 ? E su quale terreno ? A tante domande poste potrei rispondere : niente. O meglio è annunciata solo una iniziativa promossa per giovedi dal segretario dei Socialisti, Antonio Ciotoli. In verità la cronaca cittadina evidenza, almeno a seguire FB, il primato di attenzione e di consenso verso la Lista Nuova Vita e nei riguardi di Mauro Roma, fino ad ora il consigliere comunale che si presenta “alternativo” allo stesso sindaco.
 Non so come andrà a finire. E non lo so veramente, ma un dato debbo evidenziare. A due anni dalle elezioni comunali, da quella solenne sconfitta nessuna delle forze che dovrebbe essere alternativa alla coalizione del sindaco ha avviato una serena discussione sulle cause della catastrofe. Nessuno ha provato a spiegarci perché è stata annullata e dispersa una relazione sentimentale fra i cittadini e i partiti che avrebbero dovuto rappresentare i valori della sinistra. Ancora oggi prosegue lo scarica barile delle responsabilità. La colpa è del destino, per loro, cinico e baro. Oggi tutto si riduce agli uomini e alle donne da candidare a sindaco sulla base della simpatia o della amicizia, addirittura della fotogenia. 
Ancora non assisto ad una discussione che metta al centro i nostri drammi: l’amaro calice quotidiano da sorbire, inquinamento atmosferico e del fiume Sacco, la rapina dell’Acea, il sistema sanitario, il girone infernale del Pronto soccorso di Frosinone, la disoccupazione e via drammatizzando
Il vuoto della politica è parzialmente riempito dall’attività delle varie Associazioni cittadine, sempre lasciate sole, ignorate. Comincio a pensare che tale atteggiamento nasca anche dal fatto che le stesse possano diventare concorrenziali. Insomma vedo nello scenario politico uno spappolamento diffuso, una corsa individualista all’assalto alla diligenza e alla conquista di sostenitori disponibili a dire solo di si. 
La lezione del 2015 e gli ultimi anni di divisioni e di abbandono dei cittadini al loro destino devono indurre i dirigenti di partito e i nuovi aspiranti alle cariche pubbliche a capire che la politica, la bella politica, è quella che mette insieme programmi e interessi generali con le persone che tali  interessi hanno dimostrato quotidianamente di saper rappresentare. Non esistono accorciatoie o furbate.

Paliano, sulla vendita della Selva una VERGOGNA infinita.

Rete per la Tutela della Valle del Sacco



L’area centrale della Selva di Paliano venduta ai privati.
Un’area di pregio paesaggistico e ambientale come la Selva di Paliano, su cui in molti contavano per una gestione pubblica e un rilancio partecipato tra istituzioni, associazioni, cittadini, sarebbe potuta diventare un volano positivo per un rilancio di cui il nostro territorio avrebbe molto bisogno.
Invece no! Si apprende da organi di stampa che la zona più conosciuta, quella più frequentata, quella che rimane nei ricordi di tantissime persone che usufruivano delle bellezze dell’ex Parco Uccelli e che continuavano ad usufruirne negli ultimi anni di transizione, ebbene quella zona è stata venduta all’asta dal curatore fallimentare.

La Regione Lazio, che negli ultimi tempi, non pagava l’affitto per quella porzione di area ha lasciato andare in mano ai privati l’ultimo straccio di sogno di un territorio in fin di vita.

Per l’amministrazione di Paliano e di riflesso anche per quella di Colleferro che tanto stavano puntando sulla riqualificazione dell’ex Parco un duro colpo politico. Questa ennesima occasione persa dimostra l’inadeguatezza o meglio la mancanza di una progettualità forte e condivisa per il nostro territorio da parte di istituzioni, reti sociali, economiche e culturali.

Ma i reali colpevoli di questa situazione sono altrove e siedono in Giunta Regionale. Al presidente Nicola Zingaretti e al suo Assessore di riferimento Mauro Buschini urliamo in coro: VERGOGNA!!!

Agli ignavi non risparmiamo di certo il nostro disappunto, anche perché nell’ultimo bilancio regionale sono stati stanziati per il light revamping degli inceneritori una somma dieci volte maggiore dei soldi che servivano per l’acquisto dell’area in questione.

Al contempo è stata prevista una sopraelevazione della discarica limitrofa alla Selva, che si dovrebbe chiudere nel 2019, ma che in questi due anni potrebbe fungere da sversatoio della monnezza romana, l’unico interesse della Regione Lazio nei nostri confronti.

Questa era la nostra visione inserita nella piattaforma programmatica del 2010 riguardo alla Selva di Paliano intesa come area di cerniera della Valle del Sacco:

Il Comune di Paliano costituisce la frontiera tra i mondi della macroarea sud e nord. La parte settentrionale del suo territorio comunale ha pressoché tutte le caratteristiche della macroarea nord. Assenti le industrie, è pressoché incontaminata, pregevole dal punto di vista paesaggistico, sede di colture che meriterebbero marchi di qualità (vite e olivo). La parte meridionale del territorio è invece in più punti “assediata” dalle aree industriali di Colleferro e Anagni. Già si è ricordata la criticità dell’impianto di Cdr di Castellaccio, che incombe sull’abitato di San Bartolomeo (Anagni). Ancor più grave la presenza, al confine col territorio colleferrino, della discarica di Colle Fagiolara, di cui anche si è già detto. Quest’ultima minaccia una delle principali risorse in termini sia ambientali che economici dell’intero territorio, La Selva.

La qualità della vita e lo sviluppo eco-compatibile dell’area sono legate in primo luogo alla valorizzazione del turismo e dell’agricoltura.

Da allora nulla è cambiato, se non in peggio!

Non vogliamo entrare nel merito di ciò che gli acquirenti potranno o vorranno fare -dovranno comunque rispettare il Master Plan- ma questo è un colpo a tradimento, un colpo che può essere definito come una dichiarazione di guerra alla quale sarà necessario rispondere con tutte le risorse disponibili ed il contributo di una ampia coalizione sociale e territoriale.

domenica 12 febbraio 2017

Il comitato provinciale acqua pubblica continua ad esistere.



Chi siamo e cosa vogliamo

La parola ‘comitato’ è semplicemente un nome collettivo che denota una pluralità di individui. Di fatto siamo un gruppo aperto di persone unite da un grave disagio comune: Acea Ato5 spa e la gestione di una risorsa essenziale alla nostra vita. 

Se Severo Lutrario ha deciso nei giorni scorsi, incomprensibilmente e in autonomia, di non riconoscersi più in questo comitato ciò non significa che lo stesso non continui ad esistere.

Il comitato esiste (attualmente ci sono persone di Frosinone, Acuto, Sgurgola, Ceprano, Veroli, Torrice, Boville, Ceccano, Alatri, Ferentino, Collepardo, Isola del Liri) convinto dei doveri di solidarietà sociale, di cittadinanza attiva e responsabilità civile.

Queste belle parole tradotte significano non accettare in silenzio il disagio morale, economico e fisico che proviamo.

Ognuno dà quello che può tra i tanti impegni delle nostre vite di tutti giorni, vite da giovani e meno giovani, vite con figli o senza, con  lavoro o mancanza di lavoro, vite con progetti che cercano una realizzazione o solo un mantenimento. Nelle vite di tutti c’è comunque l’acqua.

Abitiamo un territorio ricco di ottima acqua, ma compriamo acqua morta imbottigliata nella plastica, buttiamo ‘merda’ nei nostri fiumi  e ne inondiamo i campi, anneriamo l’acqua dei nostri pozzi,  buttiamo metri cubi d’acqua dai buchi delle reti idriche, captiamo troppo dalle nostre sorgenti, stressiamo l’ambiente e ci ammaliamo. 

Questo lo facciamo pagando.

Pagando, con una tariffa tra le più alte d’Italia, un soggetto privato che dovrebbe gestire un servizio alla cittadinanza. Questo soggetto privato, con la complicità di numerosi amministratori che hanno nome e cognome, non ha mai garantito i necessari investimenti e si è intascato milioni di euro dalle nostre tasche, lasciandoci tuttora con i depuratori non funzionanti e le reti idriche a pezzi.

Il comitato continua ad esistere con grande sforzo volontario.

Lo sforzo è dettato per lo più dalla mancanza di riscontro da parte di coloro che esercitano il governo e la gestione della cosa pubblica nei nostri comuni, nella nostra provincia e nella nostra regione, e che hanno la responsabilità politica di riportare la risorsa ed il servizio sotto il controllo dei cittadini.

Ci appelliamo a tutti gli utenti del servizio idrico e a tutti i cittadini e le realtà associative della valle del sacco e della provincia affinchè sostengano il comitato e contribuiscano ad arrestare questo degrado politico ed ambientale.

Nessuna soluzione post Acea Ato 5 spa è valida se non passa per la preliminare definizione degli Ambiti di Bacino Idrografico in cui effettuare la gestione complessiva delle risorse idriche e, quindi, se non si dà completa attuazione alla Legge Regionale n. 5 del 2014 “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.

Nessun miglioramento della qualità delle acque, e quindi dell’ambiente e della nostra qualità della vita, è possibile se non previa una vera e definitiva bonifica delle aree inquinate comprese nel SIN della Valle del Sacco e delle tante altre aree degradate presenti nel nostro territorio.

Nessuna alternativa gestionale è condivisibile se non passa per la giustizia sociale e il rispetto dei diritti individuali e collettivi.

Nessun ulteriore benefit può essere riconosciuto al gestore attuale a cui, anzi, va chiesto il giusto risarcimento alla collettività dei danni sociali e ambientali determinati dallo stesso e da chi doveva controllarlo, per effetto delle inadempienze contestate da anni dal comitato.

Tutti i cittadini, gli amministratori seri, i tecnici, le forze dell’ordine e i magistrati sono invitati a collaborare.

Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone