sabato 24 novembre 2018

Manifesto per una Società fondata sull'eliminazione del maschio


Valerie Solanas

Si sono concluse poche ore fa le manifestazioni contro la violenza maschile sulle donne. Imponente è stata quella indetta a Roma dal movimento “Non una di meno”, mentre scrivo  sta iniziando la giornata internazionale contro il femminicidio.  Vorrei  contribuire con alcune riflessioni. Per non essere banale in proposito,  però,  propongo  un estratto del manifesto Scum scritto nel 1967 da Valerie  Solanas. Nello  scritto si ipotizza l’organizzazione di una “Società per l’eliminazione del maschio” Fondatrice ed unica affilata fu proprio Valerie Solanas. Valerie è una rivoluzionaria estrema tanto da non identificarsi con alcun movimento di liberazione delle donne .  Il manifesto Scum potrebbe costituire    stimolo proprio per il movimento femminista, il quale dovrebbe guidare, secondo la Solanas,  una rivolta contro ogni centro di oppressione, dalla guerra, al capitalismo, fino al maschio vero e proprio. Si tratta in una pratica di distruggere tutti gli elementi che sostanziano  la società patriarcale. E’ terrorismo femminista? Forse, però se una sciagura terribile e crudele come la violenza  sulle donne, di per se non produce gli anticorpi necessari al fine di scongiurare la barbarie, ma servono manifestazioni e giornate dedicate per sensibilizzare le persone ad un problema che non dovrebbe sussistere in una società civile, allora qualcosa non torna. Si va in piazza si vedono politici  uomini e donne  piagnucolare nelle varie trasmissione, ma poi si chiudono inesorabilmente i centri antiviolenza.  Si tira un sospiro di sollievo quando a stuprare è uno straniero così la faccenda assume risvolti razzisti, dimenticando che si tratta sempre di un uomo che ha violentato una donna. Le donne sul posto di lavoro, quando ce l’hanno,  possiedono  molti meno diritti degli uomini , costrette a firmare le dimissioni in bianco nel caso dovessero rimanere incinte. La legge 194 è praticamente inapplicabile perché i ginecologi obiettori di coscienza sono quasi la totalità del personale medico dedicato. Tutto ciò non cambierà domani, né dopodomani, neanche il 27 novembre dell’anno prossimo e allora, scusate la provocazione un po’ di terrorismo femminista non farebbe male.
Buona lettura
Luciano Granieri.



SCUM
In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile.  Il maschio è un incidente biologico: il gene y (maschio) è un gene x (femmina) incompleto, vale a dire una serie incompleta di cromosomi. In altri termini, il maschio è una femmina mancata, un aborto ambulante, abortito a livello genetico.

Il maschio è totalmente egocentrico, intrappolato in se stesso, incapace di trasporto, di identificazione con gli altri, di amore, di amicizia, di affetto, di tenerezza. È un’individualità isolata, incapace di comunicare. Le sue reazioni sono viscerali, mai cerebrali; usa l’intelligenza come un mero strumento al servizio delle sue pulsioni e dei suoi bisogni; è incapace di passioni della mente, di scambio intellettuale; riesce ad avere rapporto solo con le proprie sensazioni fisiche.

 Il maschio è inadatto persino a fare lo stallone. Anche ammesso che abbia raggiunto l’efficienzatecnica, il che accade di rado, è, in primo luogo,del tutto incapace di godersi una bella scopatasensuale; è roso da sensi di colpa, da insicurezza, da vergogna e paura, sentimenti radicati nellanatura maschile e che anche con il più razionale allenamento possono essere solo attenuati. Insecondo luogo, il godimento fisico che ne trae tende allo zero. In terzo luogo, ossessionato dalpensiero di come se la cava, cerca di realizzare una prestazione da primato, di fare un buonlavoro, senza curarsi di essere in sintonia con la sua compagna.

Malgrado sia roso da sensi di colpa, da vergogna, da paure e da insicurezze, malgrado sia capace di trarre dalla scopata, se gli va bene, solo una miserabile sensazione fisica, il maschio è tuttavia ossessionato da questo pensiero. È capace di scopare una donna che disprezza, una qualsiasi megera sdentata, ed è persino disposto a pagare per farlo. Perché? Non certo per scaricare la tensione fisica, per questo basterebbe masturbarsi. E neppure per soddisfare il suo ego: come spiegare in tal caso il fatto che scopi bambini e cadaveri?

Totalmente egocentrico, incapace di comunicazione, di trasporto, di identificazione con gli altri, pervaso da una sessualità diffusa e dilagante, il maschio è psichicamente passivo. E poiché detesta la sua passività, la proietta sulle donne; definisce il maschio come attivo e poi si metteall’opera per dimostrare di esserlo («dimostrare di essere un Uomo»). Il suo principale argomentoa riprova è la scopata (il Grand’Uomo col Gran Cazzo che si cucca un Gran Bel Pezzo). E poiché si tratta di dimostrare il falso, deve ripetere la «dimostrazione» all’infinito. Scopare è allora un tentativo disperato e coatto di dimostrare di non essere passivo, di non essere donna; ma egliè passivo e vuole essere donna.
Essendo una femmina incompleta, il maschio trascorre la vita cercando di completarsi, di diventare femmina. Ecco perché è sempre alla ricerca della femmina e cerca di fraternizzare, di fondersi e di vivere attraverso di lei. Ecco perché rivendica a sé tutte le qualità femminili – forza e indipendenza emotiva, energia, dinamismo, risolutezza, sangue freddo, obiettività, coraggio, grinta, integrità, vitalità, intensità, profondità di carattere, sensualità – e proietta sulle donne tutte le caratteristiche maschili – vanità, frivolezza, superficialità, debolezza e così via

Le donne non hanno invidia del pene, sono gli uomini ad invidiare la fica. Quando il maschio accetta la propria passività definendosi donna (sia i maschi che le femmine sono convinti che gli uomini siano donne e le donne uomini) e diventa un travestito, perde il desiderio di scopare (e ogni altro desiderio: essere checca lo appaga pienamente). Allora si fa tagliare il cazzo. «Essere donna» gli permette così di raggiungere una sensibilità sessuale continua e diffusa. Scopare è per l’uomo una difesa dal desiderio di essere femmina. Il sesso, di per sé, è una sublimazione.

 Così si spiega la Guerra. Il sistema più comune praticato dal maschio per compensare il fatto di non essere femmina consiste nel tirare fuori il suo Pistolone: metodo grossolano e inadeguato dal momento che può tirarlo fuori un numero molto limitato di volte; il maschio allora lo impiega su vasta scala e dimostra al mondo intero di essere un «Uomo». Essendo incapace di comprensione umana, di compassione, di identificazione con gli altri, ritiene che la dimostrazione della propria virilità valga il sacrificio di un gran numero di vite, compresa la sua. E poiché la sua vita non ha alcun valore, preferisce dissolversi in una vampata di gloria piuttosto che trascinarsi faticosamente
per un altro mezzo secolo.

Il conflitto, perciò, non è tra femmine e maschi, ma tra SCUM – le femmine dominatrici, determinate, sicure di sé, cattive, violente, egoiste, indipendenti, orgogliose, avventurose, sciolte, insolenti, che si considerano adatte a governare l’universo, che hanno scorrazzato a ruota libera ai margini di questa “società” e che sono pronte a procedere speditamente oltre a ciò che essa ha da offrire – e le garbate Figlie di Papà, passive, accomodanti, “colte”, gentili, dignitose, sottomesse, dipendenti, timorose, mentecatte, insicure, avide di approvazione, incapaci di sporgersi verso l’ignoto, contente di sguazzare nelle fogne, desiderose di rimanere allo stadio scimmiesco; quelle che si sentono sicure solo con il Grande Papà accanto, con un omone forzuto a cui appoggiarsi e con un faccione peloso alla Casa Bianca, che sono troppo codarde per affrontare la tremenda realtà di ciò che un uomo è, di ciò che Papà è, che hanno fatto causa comune coi porci, che si sono adattate alla bestialità, che nella loro superficialità si sentono a proprio agio e non conoscono altro tipo di “vita”. 



Prima gli italiani secondo la Costituzione

Mario Zorzetto



, un preoccupante avanzamento della povertà in Italia, un aumento della marginalizzazione e del rischio di esclusione sociale. I poveri crescono (5 milioni) e sono arrivati, per  far fronte alla loro povertà, all' occupazione di edifici fatiscenti per fronteggiare il problema di affitti impossibili e l’ impossibilità di pagare le tasse. 
Lo Stato si ritira, diventa latitante, soprattutto nelle zone del SUD e nel Centro Italia dove esiste una "questione meridionale" storica (emigrazione dal SUD al Nord) difronte al fenomeno della povertà, oggi acuito da quello degli immigrati. Una immigrazione avvenuta senza regole di integrazione o per lo meno senza programmi efficienti e razionali di integrazione.
L'organizzazione dello Stato, già carente e fragile al SUD e nel centro SUD, è stata messa a dura prova dal fenomeno immigratorio.
Per troppo tempo i rappresentanti politici, personaggi più attenti alla carriera che ai problemi sociali, anziché organizzarlo, hanno speculato sui problemi sociali e fatto propaganda elettorale che è musica per i loro elettori: 
il motivo “Prima gli italiani”, "meno tasse per tutti e fuori dai confini gli stranieri" è solo l’ultimo sfornato ed ha vinto la “Sanremo” politica del 4 marzo..
E’ la svolta "razzista senza legge razziale " che si palesa come una possibilità di soluzione alla povertà: è in realtà la guerra dei poveri.....ributtiamoli a casa loro o imprigioniamoli in Libia e saremo più ricchi. 
E' la politica delle "ruspe di Salvini" supportata dalla flat tax di Berlusconi . Prima gli italiani! ...quali? Quelli di Scampia? Quelli di Castel Volturno? Quelli di molte zone degradate nella provincia di Bari ? Quelli che vivono nella terra dei fuochi o il dramma ambientale e sanitario dell’ILVA di Taranto?

No questi ceti per loro contano poco, sono stati e sarebbero gli ultimi anche se non ci fossero gli immigrati. E' la politica del business, degli affari che interessa di più a chi grida <<prima gli italian!i>> . Non è quella dell'uguaglianza sociale e della lotta contro la povertà diffusa e per la prevenzione dell'impoverimento .Questi signori non conoscono, o gli va stretto, l'art.3 della Costituzione della Repubblica.....
Per i burattinai della flat tax e per i loro politici, la disuguaglianza economica è una necessità storicamente sempre esistita. Lo insegnano con la loro politica economica (antisociale) e nella misura in cui riescono a farla accettare ( in termini di disuguaglianze economiche e sociali) all'opinione pubblica.
E' la politica dei muri che inaspriscono i rapporti civili e umani: I poveri italiani che oggettivamente non sanno più a che santo votarsi per mettere la cena a tavola la sera o che già tiravano la cinghia, sono a contatto con i fratelli di colore arrivati, con le loro esigenze, i loro diritti, la loro rabbia, la loro fame in assenza di Stato. Tanti di essi saranno sfruttati dagli italiani e dai caporali della malavita organizzata nei lavori nei campi o nello smercio della droga. Tantissime donne – giovani, belle donne – che avrebbero meritato ben altra sorte, si ritrovano ai bordi delle strade a svendere a poco prezzo il loro corpo.
Non sono le escort dei palazzi romani, sono anch'esse per lo più vittime della povertà e obbligate a prostituirsi..
In conclusione i molti problemi legati alla povertà in assenza di Stato creano una sinergia negativa: la povertà rende le persone fragili, nervose e le spinge a delinquere e ad accettare il degrado sociale.
A Castelvolturno, stupenda zona del Casertano, laddove il mare e le pinete rendevano più sereni i giorni, da diversi anni non si vive più. L’arrivo di migliaia di immigrati africani, senza alcun piano di accoglienza, di sistemazione, di lavoro, ha portato disagi e scompiglio nella comunità locale. Quel territorio si è trasformato in una pericolosa polveriera dove la parola integrazione è stata totalmente assente per alcuni versi e per altri (REI) insufficiente. I giornalisti seri, e rispettosi dell'art.21 Cost, devono tenere accesi i riflettori su queste situazioni sociali e denunciarle: cosa fanno i rappresentanti politici per questi italiani e stranieri?
La risposta in generale è il mio partito ha fatto più e meglio del tuo! Sparlano senza risolvere.
E invece la risposta politicamente corretta c'è ma richiede coraggio politico. Quello che le forze di sinistra non hanno avuto, incapaci di far politica fiscale di redistribuzione della ricchezza. L’ idea di una tassazione patrimoniale progressiva – che tenga conto, con accortezza, dell’entità e delle tipologie dei patrimoni – resta, purtroppo, ancora un tabù e si preferisce fare manovre in deficit pagando miliardi di interessi ai mercati. Non ci sono quindi investimenti pubblici nell'istruzione (anche nella cultura della Costituzione), nell'edilizia popolare e in generale nell’organizzazione dello Stato per valorizzare la ricchezza locale e combattere la povertà e il degrado. Il reddito di cittadinanza ci può stare ma è chiaro che esso non deve essere in deficit, è un segnale del fallimento della politica del lavoro e che va applicato con attenzione e per favorire l’incrocio della domanda e dell’offerta. Esso può far parte di un programma di “Stato organizzato” e non può essere il welfare di uno Stato ancor oggi disorganizzato...!
Il tipo di politica economica e fiscale necessario è in contrasto con quello dei sostenitori della flat tax, con la politica degli eccessivi vantaggi del <<popolo delle partite IVA e dei codici ATECO>>  e con il neoliberismo degli elettori del Nord che provoca la denuncia ragionevole e razionale fatta dalla Corte dei Conti in termini di buco erariale..
<<Prima gli italiani>> non può e non deve significare" i contribuenti a partita IVA” , “la difesa dei loro redditi con agevolazioni fiscali fino a 100000 euro” e le ruspe a quelli in povertà assoluta. Provate a chiedere ad un tributarista esperto poi le ragioni della scelta di questa soglia <<100 mila>>. Un bel numero come un altro. Salvini e Siri conoscono il significato di progressività fiscale art.. 53 Cost?. e ancora il principio del l’equità del prelievo fiscale a parità di reddito imponibile in osservanza alla progressività fiscale? E ancora l’art.2 e l’art.3  della Costituzione ha consegnato e raccomandato loro il compito di legiferare per  rimuovere i fenomeni di impoverimento di ampie fasce dei suoi cittadini e cittadine. Nel referendum del 2016 il Popolo si è espresso : giù le mani dalla Costituzione. In sua osservanza è compito della politica  sviluppare per tempo (prima e non dopo) le politiche fiscali e gli investimenti sociali che ridistribuiscono la ricchezza concentrata in pochi! 
Più che svendere il proprio patrimonio lo Stato deve saperlo gestire bene visto che esso è immenso, artistico, ambientale, scientifico, culturale e umano.
Con riferimento al recente e tragico evento del ponte Morandi, l’applicazione del principio costituzionale richiede  che i benefici economici dei pedaggi autostradali non devono essere concentrati nelle casse di pochi privati se le strade sono di tutti. I ricavi vanno allo Stato che provvede secondo contratto a rimborsare i costruttori e i manutentori dell’opera, a vigilare e a far vigilare sulla stessa e a redistribuire l’utile residuo nelle varie forme di investimento pubblico utili a combattere povertà e ignoranza..

giovedì 22 novembre 2018

Serial Inauguretor

Luciano Granieri





Il pannello che segna il tempo mancante all’inaugurazione del Parco Matusa oggi è a zero. Andò a zero per la prima volta nell’ottobre scorso quando scoccò il tempo della prima inaugurazione del parco. Qualche settimana  fa le cifre luminose hanno ripreso a correre per scandire ore e minuti  che portavano  al secondo taglio del nastro. Sabato gli zeri sul marchingegno indicavano che il momento della seconda inaugurazione era alfine giunto. Dunque il sindaco, la banda e le bandiere in mano,  per citare il “cantante” hanno zampettato felici sul vecchio campo di calcio il quale, rispetto alla prima inaugurazione,  era contornato da un anello di cemento (la pista ciclabile) e da qualche albero qua e là. 

Da una parte troneggiava  la  ruota panoramica per godere le bellezze della città dall’alto. Il popolo frusinate ha molto apprezzato riversandosi in massa sul manto d’erba dove gente come Brunello, Palanca, Gabriellini ha  fatto la storia del Frosinone Calcio. Il popolo frusinate adesso non vede l’ora che il count down riprenda per la terza inaugurazione , magari per ammirare qualche nuova panchina, che so, dei gonfiabili per bambini. 

Sapete?  Il cittadino frusinate è felice per definizione, gli piace festeggiare, sbicchierare, presenziare sempre a qualche evento ludico. Il sindaco lo sa e  fa di tutto per assecondare il suo popolo.  Se si trasforma il vecchio campo sportivo in un parco, l’impresa merita non una, ma due, tre, quattro o più inaugurazioni. Per accontentare la sua gente  il sindaco è diventato un “Inauguratore Seriale”. 

Pazienza se salendo su quella ruota panoramica, maestosa nel suo elevarsi  sull’ex campo sportivo,  si poteva vedere come la città dietro scenografie sfarzose, ma  posticce, abilmente installate e “INAUGURATE” sia infarcita di manufatti scheletrici in abbandono, di case scrostate, di spazi ricettacolo d’immondizia. Ma il cittadino frusinate, per sua natura felice, è ormai abituato a vivere fra le scenografie di una piccola Cinecittà. Perché rattristarsi nel vedere  che in centro, non in periferia, insistono palazzacci disabitati e fatiscenti?  Se a qualcuno non piace lo  scenario che vada via! Ed infatti molta gente sta lasciando il capoluogo per altri lidi, magari meno scenografici, ma più vivibili. 

Il felice cittadino del capoluogo  non ne vuole sapere  di quanto l’amministrazione gli sfili dalle tasche  senza assicurargli una protezione sociale adeguata.  Se i soldi servono per  lo stadio affanculo   gli anziani e i  disabili. Lo  spensierato  popolo frusinate  non si cura dell’inquinamento, dell’ospedale non in grado di offrire  un’assistenza sanitaria decente. Chissenefrega!  Moriremo di cancro ai polmoni? Poveri in canna? Almeno moriremo contenti.  

Convocare la conferenza dei sindaci  per la sanità della Provincia per verificare il funzionamento della Asl  è una cosa che potrebbe angustiare i cittadini qualora dovessero “scoprire” che l’ospedale non funziona.  Allora perché il sindaco del capoluogo, a cui spetta la convocazione della conferenza,  dovrebbe farlo?  Infatti sono passati 17 mesi dall’ultima convocazione. 

Per la stessa ragione il sindaco di Frosinone non frequenta le riunioni del coordinamento dei sindaci della Valle del Sacco. Incontri utili a    pianificare quanti e quali stanziamenti potrebbero servire alla città per provare a risolvere l’emergenza inquinamento. Ma ai felici cittadini di Frosinone che interessa della bonifica della Valle del Sacco?  Territorio in cui il capoluogo subisce le peggiori conseguenze del degrado ambientale? 

Agli allegri frusinati, che hanno  eletto il loro regista e scenografo con un grande plebiscito,  piace vivere come in un film.  Allora perché turbare il loro dorato ambiente di scenografie posticce e di continue inaugurazioni?  Felici, contenti, e forse mazziati, ma questo non si deve dire. Guai intristire il popolo!


mercoledì 21 novembre 2018

UN SACCO BELLO....(magari)

Dalla Pagina FB di Arturo Gnesi  sindaco di Pastena




L'inquinamento non porta voti e nemmeno li toglie a chi governa.
È un settore che rimane inesplorato e isolato, appassiona qualche associazione, pochi amministratori, una frange della società civile, una esigua minoranza di professionisti e solo in casi eccezionali diventa l'argomento del giorno.

La puzza attorno alle discariche ormai non fa più notizia, la schiuma sul fiume Sacco scuote i social per qualche ora e poi tutto viene riassorbito dalla monotonia della quotidianità.
Se Frosinone è tra le città più inquinate d'Italia per il numero di sforamenti della concentrazione delle polveri sottili, non è certo argomento di pubblico interesse.
Se i dati epidemiologici ci attestano l'innalzamento delle patologie respiratorie e tumorali non è un'anomalia sentirsi rispondere "cazzi loro"

La valle del Sacco è un sito inquinato che difficilmente sarà risanato e bonificato ma questo appare un problema che non sembra appartenere al futuro della nostra terra quanto una pratica rognosa di cui solo alcuni sindaci dovranno rendere conto.

Anche dinanzi alla sfiducia degli imprenditori che abbandonano la valle del Sacco, anche alla notizia che la crisi occupazionale si aggraverà per colpa di un territorio malato c'è ancora chi si gira dall'altra parte e mormora"cazzi loro"

Affrontare l'argomento dell'inquinamento atmosferico e del ciclo dei rifiuti, anche tossici, richiede competenze e passione civile, ovvero qualità che sono sempre meno presenti nella società contemporanea, anche in quella generazione che dovrebbe dare alla luce una nuova classe dirigente.

È questa la sensazione che ho percepito alla riunione del coordinamento dei sindaci che si è tenuta ieri pomeriggio in amministrazione provinciale.

La sensazione di abbandono e di isolamento di un territorio che nei decenni passati è stato martoriato da discariche abusive, scarichi tossici nel fiume, interramenti di materiale pericoloso e che non riavrà più la sua originaria bellezza.

A chiacchiere siamo tutti bravi ma poi quando si tratta di faticare sono in tanti a farsi da parte.

Di certo il cammino è lento, un risultato positivo la perimetrazione dei siti inquinati e i primi stanziamenti per la caratterizzazione e la bonifica.

Nel coordinamento c'è di tutto, dalle competenze dei comuni di Ceprano e Colleferro, alle assenze imbarazzanti del comune capoluogo che per non allarmare i propri cittadini addirittura non partecipa alle riunioni.

Forse è puro realismo o macabro cinismo di chi consapevole di non poter raddrizzare la situazione, alza le spalle e pensa, senza proferir verbo: "cazzi loro"

martedì 20 novembre 2018

ASL:annunci clamorosi e realtà drammatiche


Francesco Notarcola – Coordinatore di Cittadinanzattiva TDM



Il Presidente della Regione  Lazio ha annunciato, nei giorni scorsi, che la Asl di Frosinone assumerà 1076 persone ( medici, infermieri, operatori socio sanitari, ecc.), entro il 2020. Se sono rose fioriranno. 

Intanto sarebbe opportuno conoscere il numero dei dipendenti che sono andati in pensione in questi 6 anni di governo Zingaretti e di quanti se ne andranno entro il 2020. Quindi i nuovi assunti non saranno in più ma andranno a sostituire, a malapena, il personale pensionato e pensionabile. 

Dal dicembre 2013 al 30 settembre del 2016 i pensionamenti sono stati 439 (Se in due anni e 9 mesi hanno lasciato il lavoro per anzianità  439 addetti, mantenendo la stessa media di pensionamenti, dal settembre 2016 al  dicembre 2020, le 1076 assunzioni promesse non saranno nemmeno sufficienti a coprire i posti lasciati vacanti dai futuri pensionandi. Dunque le assunzioni previste ed annunciate in pompa magna non,sono altro che un atto necessario, quanto insufficiente, per non distruggere definitivamente la sanità pubblica, e lasciare tutto in mano ai privati ndr)   Una cosa è certa: oggi i dipendenti asl sono 3789 di cui 280 a tempo determinato.  dicembre 2013 erano 3948 di cui 257 a t.d., cioè 159 in più rispetto agli attuali.


Inoltre sarebbe anche necessario far conoscere alla pubblica opinione di questa provincia se l’assunzione così clamorosamente annunciata ci permetterà:

 a) di superare l’ organizzazione sanitaria provinciale caotica e inefficiente;

 b) di recuperare la grande mole delle attività sanitarie ed amministrative “appaltate”; 

c) di elevare la qualità delle prestazioni con la creazione di unità cliniche e chirurgiche di eccellenza; 

d) di costruire collegamenti organizzati con i centri di ricerca della Capitale; 

e) di organizzare l’interscambio di esperienze e di lavoro con le UOC- Centri di eccellenza della Regione.


Di annunci clamorosi e di impegni assunti da parte del Presidente Zingaretti ne conosciamo altri. Purtroppo per noi, essi si sono rivelati parole al vento. Ci riferiamo al polo oncologico di Sora che doveva essere uno dei migliori della Regione, ai 120 posti letto in più al Gemma  De Bosis di Cassino, all’ ospedale FABRIZIO Spaziani del Capoluogo, che dal 2016 doveva incominciare a trasformarsi in DEA di 2° livello, Atto aziendale dell’epoca Mastrobuono, approvato dalla Conferenza dei sindaci, solo a tale condizione. Atto condiviso e partecipato dai consiglieri regionali di allora( Bianchi – Buschini - ) e dal Presidente Zingaretti.

I risultati li conosciamo tutti e la realtà continua ad essere questa. Il reparto di chirurgia (UOC) dello “Spaziani” è ancora, dopo un anno e mezzo, senza ecografo. E questo fatto ha comportato e comporta sperpero enorme di danaro e impedisce cure mirate e tempestive, mentre al reparto di medicina(UOC) è ancora in funzione un ecografo fuori da ogni protocollo. Un ospedale, quello del Capoluogo dove non esiste la possibilità di eseguire una Gastroscopia Endoscopica Percutanea (PEG)  in modo tempestivo e dove, per fare un intervento di cataratta bisogna aspettare circa 9 mesi.

Un ospedale che doveva essere di 2° livello che è sprovvisto di carta igienica e di sapone nei bagni, che non ha un punto di ristoro e una biblioteca, in preda, da tempo, al caos ed al degrado organizzativo.

Il “ Fabrizio Spaziani” conosce ormai il punto più basso. Il CUP non accetta più le prenotazioni per il reparto radiologico per gli esami diagnostici per immagine ( Moc, ecografie, tac e risonanza magnetica). I pazienti debbono spostarsi altrove (Cassino – Sora Pontecorvo, ecc. ) Se si considerano le spese di viaggio ed il ticket da pagare, ad un cittadino di Frosinone e dintorni conviene rivolgersi al privato. Ecco come si opera a favore della sanità privata e si distrugge la sanità pubblica e la fiducia dei cittadini in essa.

Tutto accade perché, dopo il pensionamento del primario sono stati trasferiti altrove 4 medici. Inoltre è stato trasferito anche quel NUCLEO (Macchinari e personale) di radiologia che operava al piano terreno della palazzina Q della ASL in via Fabi. Non aveva tempi di attesa e necessità di prenotazione
Nei disagi e nelle sofferenze quotidiane dei cittadini, trova riscontro il fallimento di quel progetto per l’abbattimento dei tempi di attesa deliberato il 4 ottobre scorso, contestato da tanti.


lunedì 19 novembre 2018

Abbiamo fatto a PEZZE gli inceneritori

Luciano Granieri




Condivisione e coinvolgimento, queste le parole  più adatte per  descrivere il modo in cui il movimento Rifuitiamoli, i cittadini di Colleferro e di tutta la Valle del  Sacco, hanno imposto alla Regione Lazio e al Comune di Roma lo stop al revamping  degli inceneritori di Colleferro. 

Ci hanno coinvolti e noi abbiamo condiviso con loro cortei sotto i 40° gradi di un estate torrida, i  blocchi stradali per non far transitare i mezzi con i rifiuti da bruciare,  altri presidi e manifestazioni. Era quindi  giusto condividere ed essere coinvolti nella festa che celebrava  il definitivo stop all’insano progetto di attivare quelle pericolose ciminiere. 

E’ ciò che è stato fatto domenica 18 novembre presso il mercato coperto di  Colleferro.  Il coinvolgimento nella  sensibilizzazione ecologica della comunità è stato talmente radicato  da adottare per le manifestazioni perfino striscioni ecologici. Non  c’erano     vernici  sulle stoffe ma le scritte erano composte  con pezze di lana colorata lavorata ai ferri dalle donne di Rifiutiamoli. Tante pezze colorate per sconfiggere  il nero dei fumi d’incenerimento.  Con la pazienza del tessitore si è scongiurata un’ulteriore  sciagura per tutta la Valle del Sacco. 

Bisogna ammettere però che non è stata solo la caparbietà della gente di Rifiutiamoli a bloccare gli impianti d’incenerimento, ma anche la convinzione da parte di eventuali  aziende interessate al loro acquisto e  gestione che, a conti fatti, investire tanti soldi su sistemi destinati a diventare obsoleti nel giro di qualche anno sarebbe stato  finanziariamente fallimentare .  Perché l’ormai inesorabile aumento della raccolta differenziata, con il conseguente riciclo e riuso dei rifiuti, toglierà nel giro di pochi  anni il combustibile necessario ad alimentare i grandi camini  rendendo un eventuale investimento su tale tecnologia fallimentare.  

Ciò tanto per ricordare a Salvini che lasciasse perdere di occuparsi del ciclo dei rifiuti, visto che non gli compete e visto che parlare di profitto attraverso l’aumento degli inceneritori è totalmente fuori luogo,  a meno che non s’intenda il profitto delle mafie. 

Durante la festa fra canti, balli   e brindisi, le donne di Rifiutiamoli continuavano a tessere gli striscioni. Chissà, magari in previsione di un nuova battaglia contro gli inceneritori che Salvini vorrebbe installare in Campania. E allora che il ministro stia in campana! Perché anche un solo bruciatore in più  verrebbe fatto a PEZZE colorate delle donne e degli uomini della Valle del Sacco.