Nella redazione di Aut la decisione di appoggiare il Collettivo delle "Donne in Terra Ciociara" e di partecipare alla manifestazione dl 13 febbraio, sia a Frosinone che a Roma, è scaturita abbastanza facilmente, senza bisogno di grandi discussioni. Confesso però che qualche perplessità l’ho avuta. Dal comunicato che invita alla partecipazione, pubblicato dagli organizzatori e dai media maintream di centrosinistra, traspaiono dei concetti secondo me discutibili. E’ indubbio che, così come è impostato il ragionamento, si individuano due categorie di donne, quelle di “buonaffare”-offese nella loro dignità, sollecitate alla sollevazione- e quelle di “malaffare” - le frequentatrici delle ville dei potenti, strumento di offesa della dignità femminile, veicolo di un’ immagine della donna offensiva per la donna stessa. Personalmente rifiuto questa divisione fra buoni e cattivi . L’immagine che esce dalle notti di Arcore è offensiva per la dignità di tutti, donne e uomini. Ad onor del vero la successiva precisazione delle “Donne in Mobilitazione" secondo cui, (cito testualmente): “La nostra manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, contro altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive. I nostri cartelli o striscioni ne terranno conto”, aggiusta un po’ il tiro, ma se si è resa necessaria una precisazione significa che il problema è emerso . Il riferimento all’offesa della morale religiosa mi sa tanto di trasversalità forzata. Di quale religione parliamo? Se consideriamo la morale cattolica questa viene per lo più offesa proprio dai cattolici più intransigenti. Inoltre come non capire l’atteggiamento di alcuni movimenti femministi che interpretano la manifestazione del 13 come l’ennesima strumentalizzazione della donna usata per raggiungere obbiettivi che la politica non riesce ad ottenere, in questo caso le dimissioni di Berlusconi. Non risulta che ci si ribelli più di tanto nell’apprendere che ancora oggi l’83% degli omicidi di donne avviene per mano di mariti e fidanzati . A parte una manifestazione, tenutasi il 24 novembre 2007 che aveva l’emblematico titolo “l’assassino non bussa, ha le chiavi di casa”, nulla si muove e si è mosso in difesa della vittime di queste assurde violenze da parte di chi oggi invita alla protesta . Chissà forse per paura di intaccare l’immagine ipocrita della famiglia perfetta , imposta da quella stessa morale religiosa che si vuole difendere . Ma al di là di queste perplessità alla manifestazione di domani chi come me è contro il capitalismo e il liberismo sfrenato deve assolutamente partecipare. Infatti, a mio parere, il modello di relazione fra donne e uomini raccontato dalle televisioni - che hanno mercificato il valore di ogni rapporto umano- e realizzato dal regime sessuale di Arcore, contiene tutti interi gli aspetti più feroci del liberismo. Anche qui esiste una figura umana privata della propria dignità perché ridotta a merce. La “merce prostituta” diventa simile alla merce “braccia e menti da lavoro”. Le prestazioni professionali di donne e uomini che hanno studiato, si sono applicati, hanno faticato e faticano tutt’ora nel loro lavoro sono considerate semplice merce da sfruttare al massimo e comprare al costo più basso possibile . Tale merce, necessaria perché il “denaro non si mangia” , è vista come un qualcosa da marginalizzare sempre più in quanto non produce godimento personale. Questa è la differenza con l’altra merce . Anche le “merce prostitute” è sfruttata al massimo ma, essendo necessaria alla, privatizzazione del godimento , è molto più costosa, prezzo che i potenti non hanno difficoltà a pagare, sia in denaro che con poltrone in Parlamento o nelle amministrazioni locali. Altri aspetti comuni sono la performance, questa deve essere la più elevata possibile, da un lato nell’ottenimento dei profitti, dall’altro nella percezione della propria virilità ; la competizione che il liberismo vuole selvaggia. Per vincere, è lecito calpestare diritti, aggirare o eliminare regole, lacci e laccioli senza curarsi del sangue delle vittime . Altrettanto selvaggia la competizione deve essere nella relazione mercificata uomo donna in cui per competere con la propria senilità e impotenza è lecito aiutarsi con viagra e vari stimolatori, ma soprattutto è lecito e necessario usare sempre più prostitute, anche minorenni , ingaggiare rapporti seriali consumare più donne possibili . A livello non senile fuori dalla realtà dorata di ville e castelli la competizione è ingaggiata fra maschio e maschio. Purtroppo chi non ha soldi e potenza per acquistare la “merce prostitute” , avendo in mente l’immagine distorta, diffusa dai media “BERLUSCONISTI” della donna sempre disponibile preda designata ovunque e comunque dell’uomo, crede di ottenere facilmente l’oggetto del suo godimento. Ciò fuori dalla realtà virtuale non è possibile, per cui se non sono i soldi a assicurare il proprio piacere e ad ottenere lo strumento per certificare la propria virilità , si passa ai metodi violenti, allo stupro. Per questi motivi sarò in piazza il 13 febbraio. Manifesterò per combattere questa forma di sfruttamento e scempio della dignità di tutti. Sfruttamento e scempio della dignità che in epoca di capitalismo selvaggio attacca il complesso delle relazioni sociali, precarizzando sempre di più le condizioni di vita della collettività. Con l’auspicio che questo appuntamento non rimanga isolato, ma diventi l’inizio di un percorso di liberazione popolare che possa confluire in un contesto generale, dove già sono attive altre mobilitazioni come quella degli insegnanti e dei lavoratori, do appuntamento a tutti domani mattina a Frosinone ore 10,30 in L.go Turriziani e domani pomeriggio in P.zza del Popolo a Roma.
dalla Direzione Nazionale Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo
Il Partito dei CARC aderisce e partecipa alla mobilitazione del 13 febbraio promossa da numerose esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, della politica, del sindacato e sostenuta da organizzazioni operaie, popolari, progressiste e democratiche.
Berlusconi, Marchionne e Ratzinger sono facce diverse della stessa medaglia!
Il mercato di carne femminile che si svolge nei e attorno ai palazzi del potere non è una questione di inclinazioni e di vizi personali di Berlusconi e della sua corte di papponi e servitori più o meno fedeli. Come hanno detto le delegate della FIOM all’Assemblea nazionale che si è tenuta a Cervia il 3 e 4 febbraio “la mercificazione del corpo delle donne e la loro svalutazione simbolica sono strettamente legate da una parte alla loro esclusione e marginalizzazione nel mercato del lavoro, dall’altra all’aumento dello sfruttamento e della fatica nel lavoro produttivo e in quello di cura a causa dell’inaccettabile e crescente autoritarismo padronale a cui si accompagna una politica di smantellamento dello stato sociale”.
Berlusconi, Marchionne e Ratzinger sono facce diverse dello stesso sistema che confina le donne nel ruolo di oggetto di piacere dei ricchi e mezzo di pagamento dei loro traffici, di bestie da soma nelle aziende o disoccupate e precarie, di “angeli del focolare” addette alla cura della casa, dei figli, degli anziani e dei malati che lo smantellamento dei servizi pubblici fa ricadere sulle loro spalle. Perché è un sistema in cui lo sfruttamento, l’oppressione e l’esclusione dalla direzione della vita sociale del grosso delle donne, degli uomini, dei giovani e degli anziani delle masse popolari sono la condizione del potere, dei privilegi, dei lussi e dei vizi di pochi.
La dignità delle donne non è solo una questione culturale! La dignità delle donne, i loro diritti e la loro partecipazione paritari alla vita sociale sono un aspetto della lotta per costruire un nuovo sistema di relazioni sociali in cui “il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti": una società in cui ogni donna, uomo, giovane e anziano abbia un posto e un ruolo dignitoso, guardi con fiducia al proprio avvenire e partecipi al meglio delle sue capacità alla direzione della vita sociale! Una società socialista, dove l’eliminazione della subordinazione delle donne agli uomini poggi sulle solide basi dell’eliminazione della divisione in classi di sfruttatori e sfruttati, del diritto e dovere di ogni persona di fare la sua parte del lavoro sociale, del riconoscimento della maternità e della cura dei bambini come compito della società intera e non come questione privata, della gestione via via più collettiva del lavoro domestico.
Il passo che dobbiamo fare qui ed ora in questa direzione è liberarci di Berlusconi e della sua banda di “celoduristi”, razzisti, faccendieri, criminali e instaurare al suo posto un governo di emergenza popolare che assegni a ogni uomo e donna un lavoro utile e dignitosi e assicuri in cambio i mezzi per vivere dignitosamente e partecipare alla gestione della vita sociale. Questo sì, se non ora quando!
Non è un’utopia, è il nostro futuro! Un futuro che è già in marcia, non sulle gambe degli oppositori di Berlusconi d’accordo con Marchionne e ligi a Ratzinger, ma delle operaie di Pomigliano e Mirafiori che hanno detto NO alla nuova schiavitù dei Marchionne, delle mamme vulcaniche e dei comitati che si battono per tutelare l’ambiente e la salute pubblica, delle studentesse in lotta contro la riforma Gelmini per una scuola pubblica di qualità e accessibile per tutti, delle migranti che ribellano nei CIE ai soprusi dei loro aguzzini, delle donne in prima fila contro crociata oscurantista guidata dal Vaticano, delle donne attive nel movimento per l’acqua pubblica, di tutte le donne “unite contro la crisi” dei padroni e del loro sistema.
E’ questo il patrimonio di lotta, dignità e combattività che il Coordinamento italiano (composto dalle compagne del P. CARC, di Lucha y Siesta di Roma, dell’Askatasuna di Torino, del collettivo universitario delle Ri-bellule, dalle mamme antifasciste del Leoncavallo, dalle compagne del Sindacato Lavoratori in Lotta, di comitati di lavoratrici, dell’associazione delle donne filippine di Milano SAMAKAMI, da alcune partigiane come Norina Brambilla e Miriam Pellegrini Ferri e altre singole compagne tra cui Geraldina Colotti ex prigioniera politica delle BR e giornalista del Manifesto) porterà alla Conferenza Mondiale delle Donne della Base che si terrà dal 4 all’8 marzo a Caracas, nella Repubblica bolivariana del Venezuela, in una terra simbolo ed esempio di lotta contro l’imperialismo, di difesa della dignità dei popoli oppressi e di integrazione dei popoli in un progetto di emancipazione sociale e politica.
A Caracas centinaia di donne di organismi, associazioni e partiti popolari di tutto il mondo si incontreranno per discutere, confrontarsi, coordinare e rafforzare la lotta comune per costruire un futuro di emancipazione, civiltà e progresso per le donne e tutte le masse popolari!
Per la liberazione della donna! Per una società liberata dallo sfruttamento e dall’oppressione!
Il futuro è nelle nostre mani! Il socialismo è il nostro futuro!
da Sebastiano Salis, segretario PRC circolo di Anagni
Il segretario cittadino del Partito della Rifondazione Comunista esprime tutto il suo sdegno e attestala solidarietà del circolo di Anagni ai ventidue lavoratori Videocon condannati a quindici giorni di carcere o al pagemento della somma di 3000 euro per aver occupato un tratto di autostradain difesa del loro posto di lavoro.
“La condanna di quindici onesti lavoratori, padri di famiglia che hanno posto civilmente e pacificamente i loro corpi e le loro facce come barricata contro il furto di un loro diritto e dei diritti di tutti rappresenta una delle note più vergognose scritte contro i diritti dei lavoratori nella nostra provincia. Rifondazione Comunista di Anagni è e sarà sempre al fianco dei lavoratori Videocon e di tutti quei lavoratori che coraggiosamente lottano per ioro diritti, diritti conquistati in anni di lotte costate sangue, sudore e lacrime. Il nostro impegno, l’impegno di tutto il partito a livello regionale e oltre, si tradurrà a breve in concrete iniziative di sottoscrizione. La solidarietà delle parole purtroppo è poca cosa per chi dovrebbe impiegare tre mensilità della già esigua cassa integrazione per “onorare questa vera e propria vergognosa estorsione”
Videocon senza prospettive e senza pace. Ora anche condanne e multe. La storia recente di questa fabbrica si colora di tragedia con il terzo suicidio fra i cassaintegrati. Antonio Pizzuti di 56 anni, è l'ultima vittima trovata morta a casa sua. Si è impiccato nella sua camera da letto.
Abbiamo già segnalato questa vicenda ormai tragica ai lettori. Ora pensiamo, noi di edicolaciociara.it ed invisibili.eu, che si debba trovare il modo di far sentire la nostra vicinanza e la nostra solidarietà agli operai condannati ed a tutti gli altri rimasti senza lavoro, anche perchè non si ripetano altri gesti dolorosi. Pensiamo che una firma sia già una importante testimonianza perchè siamo convinti che tante firme insieme possano invitare e sostenere le Istituzioni ad aiutare concretamente questi lavoratori che hanno subito una condanna dura solo perchè difendevano il loro posto di lavoro.
"Decreto Penale di Condanna n° 64/11 e n° 4147/10 del Gip per blocco dell’autostrada del sole all’altezza del casello di Anagni". Con questo atto si condannano, 22 persone alla galera oppure al pagamento di 3.750 euro di multa entro 15 giorni dalla data della notifica . Non si tratta di pericolosi sovversivi ma di operai che rivendicavano il diritto di lavorare. I 22 erano fra i 700 dipendenti Videocon che il 20 ottobre del 2010 occuparono l’autostrada, bloccando anche un mezzo del Cotral, perchè esasperati dal fatto che il Ministro delle Attività Produttive Romani , non concedeva loro il tanto richiesto incontro in cui li avrebbe dovuti informare sulle trattative di acquisto della loro fabbrica da parte del gruppo siriano canadese SSIM . Dopo tre anni di cassa integrazione e il suicidio di due operai , situazione determinata dalla fuga del gruppo indiano guidato da lo squalo Venugopal Dhoot che aveva acquisito la fabbrica dalla Thomson, con un’opeazione finanziaria che assicurò immensi profitti sia ai venditori che agli acquirenti, dopo il ritardo nella corrisponsione degli stipendi per vizi procedurali causati da Governo e Regione Lazio, sembrava che la trattativa fosse avviata ad una conclusione positiva. Il gruppo SSIM decideva di acquisire dalla Videocon l’intero complesso industriale, compresi gli asset e i dipendenti. Ma per procedere alla cessione del ramo d’azienda Videocon avrebbe dovuto ripianare tutti i debiti contratti. Purtroppo il maggior creditore di Videocon, Banca Intesa, ancora oggi rifiuta di dilazionare l’importo a saldo del debito bloccando di fatto la trattativa e rigettando nello sconforto migliaia di famiglie . In questo scenario di desolazione e disperazione si inserisce il provvedimento di condanna, prima citato, per 22 dei 700 operai che bloccarono l’autostrada, i quali sono costretti a pagere 3750 euro per non finire in galera. E’ veramente troppo e qualcuno non ha retto, ieri un’altro operaio si è suicidato. E’ il terzo. Eccoli i crimini del capitalismo!!!! E non servono molte indagini per scoprire gli assassini. Questi sono tutti bene identificabili : le multinazionali che cedono e acquisiscono aziende secondo una logica finalizzata, non allo sviluppo produttivo, ma al profitto finanziario, logica che getta nel baratro i lavoratori, i governi nazionali e locali che assecondano queste pratiche perverse, concedendo denari della collettività a imprenditori squali i quali, una volta realizzati i loro profitti tolgono il disturbo lasciando desolazione e disperazione, le banche che su queste dinamiche fondano le loro vergognose speculazioni. E’ ora quindi che si cominci una lotta vera contro questo capitalismo criminale contro i Marchionne italiani, indiani, francesi, americani, di tutte le nazionalità . Questi signori il modo di sbarazzarsi della classe operaia l’hanno trovato è lo stesso sistema con cui si vogliono svuotare le carceri, il suicidio.
Pubblichiamo ancora una volta l’appello già postato l’altri ieri a margine dell’intervento di Ignazio Mazzoli
Sentiamo forte la responsabilità di dover fare quanto possibile per assicurare solidarietà a questi lavoratori ed alle loro famiglie. Dovremo saper parlare a tutti i cittadini della nostra provincia. Chi lotta per una causa giusta non deve restare solo. Mai.
commenta con un sms al 3202041711, al costo di un normale sms, inizia il tuo messaggio con - ecit2010 -, poi hai a disposizione 160 caratteri.
L’appuntamento a ROMA è per domenica 13 febbraio alle ore 14:00 alla Terrazza del Pincio. La manifestazione confluirà poi in Piazza del Popolo.
Ricordate che:
1) La nostra manifestazione non è fatta per giudicare altre donne, contro altre donne, o per dividere le donne in buone e cattive. I nostri cartelli o striscioni ne terranno conto.
2) La manifestazione è fatta per esprimere la nostra forza e la nostra determinazione.
3) Siamo donne fiere e orgogliose. Chiediamo dignità e rispetto per noi e per tutte. Siamo gelose della nostra autonomia e non ci lasceremo "usare". Per questo non ci devono essere simboli politici o sindacali nei nostri cortei: vogliamo che sia anche rispettata la nostra "trasversalità".
4) La manifestazione è promossa dalle donne, ma - come diciamo nel NOSTRO APPELLO – la partecipazione di uomini amici è richiesta e benvenuta.
Come è ormai chiaro Aut-Frosinone aderisce al "Collettivo Donne in Terra Ciociara" che organizza la manifestazione del 13 febbraio a Frosinone in L.go Turriziani alle 10,30. Alcuni manifestanti da Frosinone dopo il sit-in raggiungeranno Roma per partecipare anche alla mobilitazione del Pincio. Come detto Aut ha deciso di promuovere le manifestazioni del 13 febbraio, per completezza di informazione abbiamo pubblicato opinioni diverse sulla questione. Per visionare tutti gli interventi in merito è possibile cliccare sul TAG
Se il tema è la sessualità sicuramente non si parla di politica. Anzi, semmai è la politica, quella seria, ad essere messa da parte. Quando si parla di sesso, di converso, occorre dare la parola alle donne, di certo gli uomini, siano essi “di partito” o “di movimento”, hanno cose più importanti a cui pensare. Se questo è un luogo comune, dotato di una straordinaria potenza pratica, vale la pena provarci, da maschio, a prender parola. Proverò a farlo, consapevole della debolezza del mio discorso, non fosse altro perché poco nutrito dalla riflessione collettiva (e ogni discorso che non vive nella carne relazionale del comune è sempre un discorso fragile). E cercherò di non scomodare troppo Foucault, per riempire il vuoto o semplicemente per essere all'altezza dell'accademia de noiantri.
Primo punto: Berlusconi e le notti di Arcore non affermano la rinnovata potenza del maschio italiano (e di potere), semmai testimoniano il carattere virulento di un epilogo. Indubbiamente nella vicenda arcoriana c'è un maschio anziano, “ferito” dall'operazione alla prostata e dalla fisiologica impotenza senile. Più che D'Avanzo bisognerebbe leggere Everyman (o L'animale morente) del grande Roth per capirci qualcosa! Altrettanto, nella scena cyborg della “pompetta” di Mr B. (metafora sessuale dell'«effetto leva» dei derivati nei mercati finanziari) c'è qualcosa che va oltre il delirio di onnipotenza del «flaccido» raìs in declino. C'è una fottuta paura. Paura di invecchiare, certo. Di più e meglio, una paura, generalizzata e meno situata generazionalmente, di non farcela, di non essere all'altezza della “sfida sportiva”. È interessante riflettere, al di fuori degli specialismi (gli andrologi e gli psicologi italiani se ne occupano con insistenza da almeno 5-6 anni), sulla diffusione del Viagra e del Cialis tra i giovanissimi in età compresa tra i 16 e i 30. Viagra che si aggiunge a cocaina (la cocaina da sola, in “caduta” ansiosa, farebbe disastri), a garanzia di una super-erezione con tanto di euforia e impeto cardiaco: “sono Dio”, il pensiero che accompagna la scopata, occasionale o meno. L'ossessione prestazionale è il punto di arrivo della riflessione (?) del maschio sulla nuova scena del desiderio femminile. Laddove il desiderio femminile inventa nuove condotte, diventa discorso e rompe l'ordine simbolico patriarcale, il maschio decodifica: “devo essere imbattibile, altrimenti sono cazzi, ogni fallimento mi costa la carriera amorosa”. Una sorta di violenta sessualizzazione dell'orizzonte produttivo contemporaneo: la performance come norma, il successo come imperativo. Peccato, però, che ci passa di mezzo un corpo, meglio, un incontro tra i corpi. È questo incontro, con la sua esteriore e ruvida contingenza, a fare problema, ad essere respinto con forza. Il Viagra non risolve una patologia, ma consegna alla necessità l'esito delle proprie scopate. Ad assumere massimo rilievo non è più la combinazione (sia essa affettiva o puramente sessuale, senza alcuna gerarchia, intendiamoci!), ma ciò che l'individuo nella sua solitudine può fare per rispondere adeguatamente all'imperativo prestazionale. Il passaggio dall'adeguatezza al “numero da circo” è breve, i confini si confondono. Ma è sempre l'individuo, irrelato e competitivo (oltre che spaventato e ansioso), che conquista la scena, distruggendo quella sessuale, sempre esteriore, contingente, relazionale. Ciò che spaventa è la combinazione prima che si sia fatta abitudine (intendendo il corpo come un rapporto differenziale tra incontro e abitudine) dunque meglio evitare brutte sorprese, preferibile la pompetta o l'additivo. E mentre viene sconfitta la contingenza si afferma la rivincita del maschio ferito: super-erezione in risposta ad un desiderio, quello femminile, che si è fatto parola e sperimentazione. Non si tratta, in questo caso, di esprimere dal punto di vista maschile un moralismo speculare a quello di Di Gregorio & co, non è di certo la protesi macchinica o la variazione chimica a fare problema (almeno per quanto mi riguarda), ma l'uso individualistico e risentito che se ne fa. Anche quando si parla di sostanze psico-attive non ho mai avuto dubbi, il gioco vale se si riesce a fare esperienza di sé come singolarità, puro processo produttivo e relazionale, il resto è torsione identitaria e compulsiva: “sono sempre Io, con il mio fottuto piacere”. È possibile per i maschi perdere di vista la prestazione e fare esperienza del desiderio, nominandolo? Questo mi sembra il problema che abbiamo di fronte tutti, anche chi non si è applicato pompette e non organizza il Bunga bunga.
Secondo punto: le notti di Arcore ci consegnano o riconfermano la miseria dell'immaginario sessuale dei maschi italiani. Confesso, sono cresciuto negli anni Ottanta e guardavo Italia 1. Sì, non ho letto il Capitolo VI inedito del I Libro del Capitale da infante, me ne vorranno a male gli operaisti più raffinati, ma tant'è. Italia 1 era Bim Bum Bam, i Puffi alle otto di sera, ma anche e soprattutto Drive in la domenica sera, un vero must, Supercar o Automan(primi e goffi esperimenti cyborg), i film di Banfi in seconda serata. Insomma, quando ho letto le ricostruzioni minuziose delle serate di Arcore ho colto, nello pochezza, qualcosa di assolutamente familiare: le supertettone delDrive in vestite da poliziotte, Banfi che fa la puntura “di prova” alla sua infermiera con perizoma mozzafiato. Un catalogo di immagini che ci hanno bombardato per decenni trasformate in esperienza reale, attraverso la formula esotica del Bunga bunga. Viene davvero da ridere a pensare che il premier non riesca ad affrancarsi dalla commedia sexy anni Settanta, così distante dalla raffinatezza, che pure potere e denaro potrebbero garantirgli, delle scene di Kubrick e del suo Eyes wide shut! Ma forse – ed è questa la cosa che conta ‒ il premier è l'espressione più matura dell'immaginario sessuale dei maschietti italici. Pecoreccio e turismo sessuale, con minorenni, ciò che non fa scandalo, e che sicuramente non smuove Bertone & co (che di queste cose se ne intendono), è ciò che segna i comportamenti e la miseria di milioni di (maschi) italiani. Non è così? la faccio facile? E perché allora oltre allo sberleffo o all'approfondimento voyeristico, alla solidarietà politically correct nei confronti delle donne o allo sdegno moralistico in salsa patriarcale (“mia figlia non te la prendi”, cartello esibito nella prima manifestazione del Pd dopo la riesplosione del Rubygate), i maschi non sono riusciti a dire o a fare nient'altro? Su questo penso che le donne e femministe (mi riferisco a Dominijanni o a Muraro, ma non solo) che hanno scritto in questi giorni – in aperta critica dell'appello Se non ora, quando? ‒ abbiano ragione da vendere: ad essere afasici sono in primo luogo gli uomini e non le donne. Un'afasia radicata, a copertura di miserie a volte ancora più profonde: come leggere diversamente il ritiro spirituale e cattolico di Marrazzo al seguito dell'inchiesta che lo ha visto protagonista assieme ad un gruppo di trans, quasi tutti rigorosamente uccisi nei mesi successivi, senza gli onori delle cronache? Ma se l'afasia dei maschi di partito è segno di ipocrisia e di grettezza, quella che riguarda i movimenti, “al maschile”, non è meno inquietante. Eppure l'afasia, oltre ad essere un blocco insopportabile, può anche essere occasione di invenzione linguistica. Costruire un nuovo immaginario sessuale non è compito esclusivamente femminile, è un problema che riguarda le lotte biopolitiche del nostro tempo! E non capire questa cosa è segno di debolezza, non c'è retorica della serietà (della lotta di classe) che tenga.
Conclusione provvisoria. Da dove si potrebbe partire? Intanto dalla piazza, dal 30 novembre, dal 14 dicembre, dalle rivolte autunnali, da quelle romane a quelle londinesi o tunisine o egiziane. Nel tumulto che ci ha visto protagonisti abbiamo ricominciato a fare esperienza del corpo come potenza e come relazione. E quando dico potenza la intendo nelle sue variazioni. La potenza non è (solo) coraggio o, peggio, tensione testosteronica, ma è anche paura, consapevolezza della propria fragilità: un eroismo sobrio e impersonale, quello delle passioni comuni, che la rivolta porta con sé. Lieta inquietudine della contingenza, dei corpi e della loro composizione, sotto gli scudi e tra i lacrimogeni che tolgono il respiro, sopra i binari e nell'occupazione della facoltà. Saremo in grado di trasformare questa rinnovata esperienza in discorso sul desiderio e sulla sessualità? Sapremo nominare i sentieri di una ricerca pratica tutta da fare? Questo non lo so, intanto, forse, non è esercizio ozioso, o vanitoso, prendere parola.
Ha suscitato un po’ di polvere l’intervento di un ragazzo che chiedeva in una manifestazione nazionale alcune risposte sulle sue condizioni di vita e sulle prospettive che la classe dirigente, e ovviamente chi occupa le sedi decisionali in primis, pensa di realizzare per lui ed i suoi concittadini, coentanei o no.
Ovviamente, il fatto che un cittadino inizi presto a preoccuparsi di cosa lo aspetta nella vita, in un paese cloroformizzato dalle banalità assurte al ruolo di ideologia (la pubblicità, il mercato, le ballerine, il machismo, la sottocultura, ecc. ecc. ecc.), risulta assai strano.
E quindi, dagli alle dichiarazioni scandalizzate, alle scemenze vomitate con veemenza da personaggi quanto meno discutibili (proprio se non avessimo altro da discutere, però). E il giovane con elevata sensibilità sociale, diventa un soldato bambino, un abbrutito in mano a spietati fabbricanti di mostri, una specie di pioniere del socialismo come non se ne vedeva dalla fine dell’URSS (che nella loro accezione è quanto di peggio possa capitare ad un adolescente).
Non certo per informare costoro, fatica inutile e foriera di depressione in chi la volesse tentare, ma per rimuovere ogni granello di quella polvere dalle coscienze sane che, fin troppo preoccupate dell’incolumità dei minori, si chiedono se sia giusto e opportuno che un ragazzino “faccia politica”.
Senza scadere nella dozzinale contarpposizione fra generazioni, e senza voler stabilire a tavolino se quella precedente sia migliore o peggiore della successiva, vorremmo invece far notare che il guaio sta proprio nella scelta opposta. Per decenni abbiamo lamentato che non si facesse abbastanza per educare civicamente (a scuola, in famiglia e nella società) le giovani menti e le giovani coscienze, offrendo loro spunti di riflessione e riferimenti che non fossero lo spontaneismo sciovinista, l’arrivismo egoista, i complessi di inferiorità fondati sulle leggi della giungla.
Nell’era in cui si discute di dare la patente a sedici anni, il voto amministrativo alla stessa età, di allargare giustamente i diritti individuali dei ragazzi e delle ragazze, sembra che la coscienza civile, l’impegno sociale, la responsabilità individuale che dovrebbe determinare tali diritti debba invece essere compressa, confinata, legata.
Con l’aggravante che tutto ciò non è detto in nome di una valutazione delle capacità del giovane, ma suffragatao solo da preconcetti e pregiudizi apertamente dichiarati: Sarebbe indecente che i genitori di quel ragazzo gli abbiano concesso di capire, di approfondire, e di esporsi davanti a tutto il paese per esprimere il proprio pensiero, le proprie preoccupazioni, la propria volontà.
Molto meglio, forse, covare in silenzio queste tensioni, farle diventare frustrazioni, e buttarsi da un balcone, come purtroppo molti adolescenti fanno, mancando loro la possibilità di affrontare a viso aperto le difficoltà che la vita, oggettivamente mette davanti a tutti.
O ancora, essere allevati a merendine e incoscienza, al buio come polli da batteria, con il risultato orribile che quelle carni e quelle teste saranno insipide, senza personalità, sapranno solo di mangime.
Se Giovanni e tutti quelli come lui potessero sentirci, vorremmo dir loro che noi abbiamo preso la tessera del partito a quattordici anni, che avevamo le federazioni giovanili a nostra disposizione proprio per crescere nella consapevolezza e nella partecipazione. E vorremmo che sapessero che abbiamo sentito e sentiamo ora il lutto sulla nostra pelle, perché quelle organizzazioni sono state disciolte, smembrate, distrutte proprio per evitare che la società si organizzasse, fosse consapevole. Non sembri una forzatura: le cosiddette riforme del sistema elettorale, dell’organizzazione del consenso, non sono altro che la ricerca di una struttura del potere senza partecipazione, di una democrazia fasulla fondata sulla delega formale e non sulla responsabilità. Secondo quelli che gridano allo scandalo dovremmo abbeverarci tutti al luogo comune, al Verbo del potere, e accucciarci nella nostra disperata dipendenza.
Se Giovanni ci sentisse, lo pregheremmo di dire ai suoi amici di andare anche loro alle manifestazioni, a quelle che vogliono, in modo civile e serio, come ha fatto lui, di scegliere e non farsi scegliere, di cerscere uomini e donne, non oggetti per l’arricchimento e il divertimento di quattro satrapi.
Va bene così, Giovanni, ne abbiamo bisogno anche noi, che abbiamo rischiato grosso di rassegnarci guardando quelli che crescono nel disorientamento e nella sfiducia. Ci hai rappresentati più tu con la tua faccina pulita e nobilmente popolare, che tutti i discorsi pur importanti dei capi. Grazie a te e ai tuoi amici, noi riprendiamo a sperare.
A ferragosto rimasero senza stipendio 1250 lavoratori della Videocon di Anagni. Poi l'Inps accreditò le mensilità di giugno agli operai che da quel mese erano senza stipendio. E' una vergogna, si scrisse, abbandonati e dimenticati da tutti. "La colpa è di Governo e Regione Lazio che avrebbero dovuto emanare i decreti prima, e non in extremis", si disse.
Finalmente dopo disattenzioni e rinvii arriva il 9 novembre 2010 per avviare la trattativa alla ricerca della riconversione dello stabilimento Videocon di Anagni.
La ditta, anni fa una era delle realtà più brillanti del mondo del lavoro ciociaro, da cinque anni è in uno stato di decadenza praticamente irreversibile. Ma, in quel nove novembre nulla di nuovo avvenne rispetto ai mesi precedenti. Alla presenza del sottosegretario Stefano Saglia il primo incontro vide la conferma dell'offerta della società slovacca SSIM di proprietà dell'imprenditore siriano Aksam Barakat. E, fu confermato anche l'interesse di una nuova cordata italiana, la Eracles, appositamente costituitasi per acquisire lo stabilimento di Frattarotonda.
Oggi, come si dice, arriva l'olio bollente sulle ferite o se si preferisce sul "cotto l'acqua bollente". Vorremmo assistere ad un'indignazione generale. Non si può rispondere con una condanna a chi chiede solo di lavorare. Invece qui siamo di fronte a un decreto penale di condanna (n° 64/11 e n° 4147/10 del Gip, ndr) per blocco dell'autostrada del sole all'altezza del casello di Anagni il 20 ottorbre 2010. 22 operai imputati e chiamati a pagare 3750 euri ciascuno o dovranno finire in prigione per aver "provocato il blocco del traffico in entrambre le direzioni ed in particolare il blocco di un mezzo Cotral". Molti di più, circa 700, erano stati i lavoratori scesi a protestare in autostrada. In totale i lavoratori in Cig sono ben 1400.
La data della protesta parla chiaro. Il gesto fu suggerito e determinato dall'esasperazione perchè non si riusciva ad ottenere l'incontro al Ministero della Attività produttive che doveva essere finalizzato alla ricerca di un acquirente imprenditore capace di riavviare la produzione della stabilimento di Anagni. Un gesto clamoroso per protestare contro una situazione di grave disagio sociale causato non certamente dai lavoratori.
Ora vengono colpiti operai in cassa integrazione: ognuno dovrebbe pagare 3750 euro al massimo entro 15 giorni. Ma dove li vanno a prendere questi disoccupati con le famiglie sopra le spalle?
Ci aspettiamo una presa di posizione delle forze politiche e delle istituzioni in molta parte responsabili del disastro che trascina nell'inferno della disoccupazione 1400 lavoratori.
In ogni caso sentiamo forte la responsabilità di dover fare quanto possibile per assicurare solidarietà a questi lavoratori ed alle loro famiglie. Dovremo saper parlare a tutti i cittadini della nostra provincia. Chi lotta per una causa giusta non deve restare solo. Mai.
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Sit in a FROSINONE DOMENICA 13 FEBBRAIO 2011 alle ore 10,30 in L.go Turriziani
In un momento storico in cui l' unica immagine proposta dai media è quella delle veline, delle escort della corte di MISTER B, donne esposte come carne da macello sul bancone, come spot per pelli conciate, il manifesto di TOSCANI, donne che si stendono sui letti dei potenti,donne considerate nella posizione orizzontale diamo spazio donne che si stendono a letto con i libri (nel video compaiono scrittirici come UBAX ALI FARAH, ELENA DAK ) a donne che difficilmente vengono ascoltate, donne che si aggrappano ad un pensiero , ad un ricordo, che guardano cose con stupore che a noi sfuggono.
Il brano è Easy Rider eseguito da una straordinaria vocalist dalla voce ipnotizzante Cassandra Wilson, accompaganta da Colin Linden -- Slide Guitar, Keiith Ciancia -- Tastiere, Reginald Veal -- basso, Jay A. Bellerose: batteria e percussioni
A casa dell' insognata non c'è mai pace....., aveva deciso di starsene tranquilla, pensando a bello e impossibile, il principe dell' incertezza, all' improvviso un ruscello risale la sorgente, un bue sta sopra un campanile, il sangue cola da una roccia, un cavallo si accoppia con un ' orsa su una torre, un serpente sbrana un avvoltoio, il fuoco brucia il ghiaccio, si avvicina alla porta e la maniglia si abbassa, non ha bevuto neanche un cuba libre, se tutto ciò le sembra surreale.......la giornata le riserva ben altro......arriva ROBERTA urlando:''SE NE SONO ANDATI MILLE COMPAGNI DAL PRC PER SEGUIRE DILIBERTO. L'insognata che ormai si confonde con tutte queste sigle pensa e dice:''SCUSA MA FERRERO E DILIBERTO NON ABITANO INSIEME NELLA FDS???? CIOE' ESCONO DAL SOGGIORNO VANNO IN CUCINA E TORNANO IN SOGGIORNO ......OPPURE LA FDS SI E' SCIOLTA????? COME FUNZIONA SI SONO SEPARATI PRIMA DEL TORMENTONE CI SI ALLEA CON IL PD, SEL , IDV,????SECONDO LA TRADIZIONE CI SI SCINDE DOPO LE ELEZIONI PER ANDARE VIA URLANDO:''TE L' AVEVO DETTO IO?????? MA CHI SONO QUESTI MILLE???? L'insognata apre facebook, nel favoloso mondo di amelie succede tutto. Trova COSTANTINO, che urla :''ho scritto mi piace il partito comunista e mi sono ritrovato tra i mille firmatari. Ops do sta la lista???' Su un blog che è stato rimosso. Scoppia un terremoto, VESPA puntuale fa il plastico, la conduttrice di CHI L' HA VISTO apre le ricerche, la sorpresa viene da CARRAMBA CHE SORPRESA le firme sono state raccolte da GARIBALDI......MILLE APPUNTO......MAZZINI ha avuto qualche dubbio e nella fase della tempesta, ANITA sembra abbia detto :''fatti i ...zzi tuoi, non ti immischiare tanto a TEANO sempre OBBEDISCO devi dire. Intanto uno storico rumeno ha dimostrato che STALIN era in realtà un feroce anticomunista, che voleva dimostrare la crudeltà implicita del sistema comunista, la missione era stata affidata a STALIN da ragazzo, quando studiava in seminario dal PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI...................Intanto pensa l' insognata in questo favoloso mondo di AMELIE rischi che vai in comune e scopri che mettendo si su un link ti sei sposata......
Bassisti, contrabbassisti, basso tubisti, e affini questo e per voi!!! Infatti il nostro consueto appuntamento mensile dedicato alla musica jazz vede come protagonista un grande del basso elettrico, forse il più grande. Un talento che, come sostiene Pat Metheney, ha contagiato con il suo stile musicisti di ogni estrazione anche al di fuori dal jazz. Negli ultimi anni - afferma ancora Metheney - in ogni espressione musicale, dai jingle pubblicitari, alle sigle di telegiornale, dalla musica di famose rock n’roll band ai campioni dell’Hip Hop, riecheggia il suo stile imitato con alterni successi da tutti i bassisti che, nessuno escluso, da lui sono stati influenzati . Stiamo parlando di uno strumentista che ha reinventato il modo di suonare il basso. Avendo iniziato a suonare quindicenne in una brass band (banda di ottoni) di diciannove elementi la “ Las Olas Brass” , il Nostro acquisì sin da subto lo stile arcaico del basso a tuba, strumento ad ottone che nelle prime jazz band degli inizi del ‘900 sostituiva il contrabbasso. Da qui il suo spirito creativo partì senza limiti verso sentieri inesplorati che lo portarono ad inventare nuovi impasti sonori grazie alla modifica che apportò al suo basso Fender togliendo i tasti e verniciando la tastiera con vernice impermeabile per barche . Infatti sosteneva che l’umidità della Florida (Fort Lauderdale) dove risiedeva a 19 anni rovinasse la tenuta del suo strumento. Ormai anche il più sprovveduto degli appassionati di musica avrà capito che stiamo parlando di John Francis Pastorius III da Norristown Pennsylvania noto a tutti come JACO PASTORIUS. Purtroppo questo autentico genio, forse l’ultimo del XX secolo, nato il 1 dicembre del 1951, scomparve prematuramente il 21 settembre del 1987. Ma la sua meteora nel mondo della musica jazz e della musica in generale ha lasciato un segno indelebile. Un segno che ha rivoluzionato il modo di suonare il basso. Questo da semplice elemento di supporto ritmico diventava uno strumento omnicomprensivo. Jaco con il suo basso fretless (senza tasti) riusciva ad esprimere un sound morbido tipico di un contrabbasso ma nello stesso tempo era in grado di suonare simultaneamente accordi, linee melodiche ed effetti percussivi. Nella definizione di questo linguaggio particolare molto ha contribuito la sua formazione. La militanza nell’orchestra del suo primo maestro tromboinsta Peter Graves gli fornì una grande predisposizione all’arrangiamento, proseguì suonando Rythm&Blues Pop fino ad approdare al jazz collaborando con Gary Burton, Paul Bley, Pat Metheney e Herbie Hancock e incidendo eccellenti album come solista . La maggior parte delle sua genialità derivava dalla sua irrequietezza creativa che lo portava a rifiutare ogni terreno stilistico precostituito odiava essere inserito in un particolare contesto musicale. La militanza nello stellare gruppo dei Weather Report, con Joe Zawinul alle tasatiere, Louis Acuna alla batteria, Wayne Shorter al sax tenore e soprano, ha sancito la consacrazione di Jaco a protagonista assoluto della musica dell’ultimo ‘900. Il concerto che andiamo a proporre è molto particolare. Jaco Pastorius è alla testa di una incredibile big band composta da Jaco Pastorius (Basso elettrico ), Don Alias (Percussioni), Randy Brecker (Tromba), Peter Erskine (Batteria), Bobby Mintzer (Sax tenore, soprano, clarion basso), Othello Molineaux (Steel Drums), , Elmer Brown (Tromba), Forrest Buchtel (Tromba), Jon Faddis (Tromba), Ron Tooley (Tromba), Wayne Andre (Trombone), David Bargeron (Tuba), Peter Graves (Trombone basso), Bill Reichenbach (Trombone basso), Mario Cruz (Sax, Clarinetto e Flauto), Randy Emerick (Sax), Alex Foster (Sax, Clarinetto & Piccolo), Paul McCandliss (Sax, Oboe & Corno Inglese ), Peter Gordon (Corno francese), e Brad Warnaar (Corno francese). Patorius, come detto, oltre che straordinario esecutore e strumentista era un talento anche nell’arrangiamento per orchestra. Questo concerto che si è tenuto in Giappone mostra tutta la grandezza del bassista della Pennsylvania. In questa prima parte, proponiamo quattro brani . Nella seconda parte, che posteremo il mese prossimo, pubblicheremo gli altri video cui parteciperà un ospite molto particolare. In quel frangente focalizzeremo maggiormente la nostra attenzione sull'orchestra . Buona Visione
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In questi contributi si ascoltano i brani: Invitation e Soul Intro-The Chicken. Due pezzi pensati da Jaco proprio per l'orchestra. Il primo, Invitation è un’esecuzione corale, con l’orchestra che si esprime al massimo sia nell’enunciazione del tema che nel conrappunto gli assoli di Randy Brecker e dello stesso Pastorius. Una volta rotto il ghiaccio la preziosa improvvisazione di Jaco in Soul Intro, ci traghetta verso, The Chicken un brano scintillente, potente, funky all’ennesima potenza, in cui spiccano gli assoli di Bob Mintzer al Sax Tenore e di Othello Molineaux allo Steel Drum.
In questo contributo proponiamo due brani. UN FANTASTICO DONNA LEE di Charlie Parker con protagonista Dave Bargeron alla Tuba . Dave introduce il tema, eseguitto poi da Minztzer con il Clarino Basso e Molineaux con lo Steel Drum, esegue un assolo impeccabile e accompagna l’assolo di Pastorius. Ottime le sortite di Randy Brecker alla Tromba elettrificata e di Bob Minztzer al Clarino Basso. Segue Continuum una composizione di Pastorius in cui il basso riesce a raggiungere vette di lirismo impensabili per uno strumento prettamnte ritmico, molto sofisticati gli interventi dell’orchestra a supporto.
Cariche della polizia, lanci di oggetti e un gruppo di manifestanti che si stacca e cerca di raggiungere l'abitazione di Berlusconi, al termine di una manifestazione sarcastica e colorata
Con il deposito delle sentenze della Corte Costituzionale, i referendum per l’acqua sono ai blocchi di partenza. Due i quesiti ammessi sui quali l’intero popolo italiano sarà chiamato a votare e che insieme disegnano un quadro di radicale inversione di rotta rispetto alle politiche di privatizzazione del servizio idrico portate avanti senza soluzione di continuità in questi ultimi quindici anni. Abrogando il decreto Ronchi tornerà come riferimento normativo la dottrina europea, che permette da sempre la gestione pubblica del servizio idrico; e abrogando la remunerazione del capitale investito, ovvero i profitti sull’acqua, la gestione pubblica diverrà l’unica possibile. Una grande battaglia di civiltà si apre dunque per le donne e gli uomini di questo Paese: riappropriarsi di un bene comune essenziale alla vita, gestirlo in forma partecipativa, conservarlo per le future generazioni.E scrivere una nuova pagina di democrazia, tanto necessaria alle persone, quanto svilita dai poteri forti dell’economia e della politica. La campagna referendaria parte facendo leva su quella che è da sempre la ricchezza del movimento per l’acqua: la partecipazione dal basso, reticolare, diffusa, condivisa.
A partire da ora e per tutti i mesi di febbraio e marzo, verrà lanciata la nuova scommessa del movimento per l’acqua: l’autofinanziamento partecipativo. Tutte le donne e gli uomini di questo paese, a partire dagli oltre 1,4 milioni che hanno firmato le richieste di referendum, potranno sottoscrivere una piccola o grande quota per finanziare la campagna referendaria, avendo la garanzia che, in caso di raggiungimento del quorum e conseguente rimborso elettorale, la cifra versata verrà interamente restituita ai cittadini: perché vogliamo cambiare la società, non costruire un partito o una nuova burocrazia.
Contemporaneamente, partirà la formazione partecipativa: verrà predisposto un kit con tutti gli strumenti e le informazioni necessarie, verranno promossi incontri al livello più decentrato possibile, per moltiplicare i formatori in tutti i territori e costruire un grande processo di autoeducazione collettiva. Mentre già si scaldano i motori per costruire una nuova e grandissima manifestazione nazionale a Roma: sarà sabato 26 marzo e diventerà la scadenza di lancio dell’ultima tappa di questa straordinaria esperienza, quella che porterà al voto nella prossima primavera, in una data ancora da definire fra il 15 aprile e il 15 giugno.
Sarà la manifestazione nazionale del popolo dell’acqua, ma verrà costruita assieme a tutti i movimenti per i beni comuni, alle reti studentesche e universitarie, al mondo del lavoro: un luogo di tutte e di tutti quelli che sanno che c’è un’altra uscita dalla crisi, basata sui beni comuni e la democrazia, e non sulla compressione dei diritti e la messa sul mercato dell’intera vita delle persone. La battaglia per l’acqua, nata nei territori, è riuscita nel tempo a divenire maggioranza culturale nel paese e ad irrompere nell’agenda politica. Oggi diventa concreta la possibilità di vincere e di invertire la rotta. Ciascuno faccia la sua parte, i piedi nel presente e il cuore nel futuro.
“ I disoccupati crescono ad un tasso annuo del 8,6%. Infatti al 31 dicembre 2010 hanno raggiunto quota 90152 contro gli 83 del dicembre 2009.” A snocciolare questi dai è Oreste Della Posta, esponente di spicco dell’Associazione Politico Culturale “20 Ottobre “ che si dice preoccupato della situazione occupazione dalla Ciociaria. “I dati che evidenziano chiaramente la flessione occupazionale della nostra provincia – spiega – dicono che c’è stato un aumento degli inoccupati (coloro che non hanno mai trovato lavoro) rispetto ai disoccupati (coloro che hanno perso il posto di lavoro). Il numero dei disoccupati, al 31/12 /2010 è passato da 59632 a 62mila con un aumento del 5% , mentre gli inoccupati sono cresciuti del 17% passando da 23390 a 27500. L’aumento di coloro che non trovano lavoro – spiega Oreste Della Posta -denota un aumento preoccupante delle difficoltà dei giovani della nostra provincia a trovare lavoro. La ristrutturazione dei processi produttivi avvenuta dopo la forte crisi del 2008 – continua Della Posta – ha provocato poiil blocco dei rinnovi dei contratti a tempo determinato che rappresentano, seppur con i loro limiti, una opportunità occupazionale per le giovani generazioni, soprattutto dei giovani sotto i 30 anni. Ora l’incidenza dei contratti a tempo determinato va sempre più diminuendo – spiega – e a pagare questa drammatica riduzione dell’occupazione sono le donne ed i giovani ( dei disoccupati più della metà sono donne), e cioè i soliti noti: i più deboli. Un altro dato molto importante e che spiega la drammatica situazione occupazionale della nostra provincia è il fatto che nel periodo in esame c’è stato un aumento della Cassa Integrazione in deroga che ha indotto molte imprese a non silenziare. Alla fine dello scorso anno risultavano iscritti alla mobilità 10076 lavoratori, con un incremento del 21% rispetto al 2009, chiaro segnale questo – dice Della Posta – delle difficoltà sempre crescenti delle imprese in provincia di Frosinone. L’istituto della cassa integrazione in deroga – dice – riguarda sia le piccole sia le grandi imprese e soprattutto quelle che operano nel settore manifatturiero e del commercio”.“Siamo in una vera e propria emergenza occupazionale – afferma preoccupato Oreste Della Posta. Occorre che tutti, partiti, associazioni, società civile, istituzioni facciano la loro parte, progettando azioni sinergiche per uscire dalla palude della crisi occupazionale e rilanciare l’economia della provincia di Frosione”.“Per questo – conclude – lancio una proposta a tutti i partiti, soprattutto a quelli della sinistra: apriamo un tavolo di confronto con le imprese, i lavoratori ed i sindacati, vediamo quali sono le esigenze di tutti e stiliamo un documento da presentare alla Presidente Polverini che sembra aver dimenticato lesue radici sindacali”.
Questa mattina alle h. 7,00 tre agenti della Digos della Questura di Napoli si sono presentati senza alcun mandato dal compagno Davide Secone, membro della Segreteria Federale campana del nostro Partito e attivistadel Comitato Flegreo in Difesa della Salute e del Territorio (la cui costituzione era stata promossa nel 2007 dalla locale sezione del P.CARC per far fronte all’ennesima“emergenza” rifiuti) e hanno effettuato una perquisizione domiciliare con il pretesto di cercare armi ed esplosivi. Gli agenti hanno rapidamente rovistato in casa, ma la loro attenzione si è concentrata principalmente su volantini, riviste e libri di carattere politico e hanno tentato di fare un interrogatorio al compagno, il quale prontamente ha fatto presente che, se si trovavano lì per cercare armi ed esplosivi, sicuramente non li avrebbero trovati nei libri nè lui era tenuto a rispondere ad alcuna domanda. Dopo una mezz'ora e a mani vuote, la Digos se n'è andata.
Quanto accaduto questa mattina è un chiaro ed evidente tentativo di dividere il fronte di lotta per indebolire e soffocare la mobilitazione contro l’apertura di una nuova discarica a Quarto. Non a caso la perquisizione è avvenuta immediatamente dopo la grande e partecipata manifestazione popolare di sabato 29 gennaio a Quarto, in cui il P.CARC e il Comitato Flegreo hanno avuto un importante ruolo di promozione insieme ad altri comitati, associazioni, sindacati, il Consiglio Comunale al completo, il sindaco e la curia di Pozzuoli e che ha visto la partecipazione di oltre 10 mila persone ricevendo la solidarietà dei comitati di lotta ambientalisti campani e nazionali.
Le Autorità Provinciali e Regionali, all’indomani dell’approvazione alla Camera del decreto legge sui rifiuti in Campania che (al di là delle promesse sulla raccolta differenziata) stanzia 150 milioni di euro per nuovi inceneritori e autorizza l’uso di cave dismesse per trattare (leggi: scaricare) rifiuti,hanno annunciato l'intenzione di aprire una nuova discarica, ma ora sono evidentemente spaventate dal fronte unitario costituitosi a difesa del territorio e della salute pubblica. La lezione di Terzigno brucia! Le popolazioni vesuviane hanno dato una sonora lezione alle Autorità locali e al governo: hanno dimostrato che è possibile impedire lo scempio della nostra terra e della nostra salute e tenere vittoriosamente testa all’arroganza delle autorità e alla repressione violenta e dispiegata.
Ora le Autorità, in seria difficoltà per far ingoiare il nuovo boccone amaro alle popolazioni flegree, provano a cambiare tattica: constatata l'inefficacia della repressione aperta, puntano a dividere tra “buoni e cattivi”. Cercano di mettere una parte delle forze in campo e degli abitanti di Quarto contro i “violenti e i terroristi” che indicano la via per opporsi efficacemente alla discarica: organizzarsi, ribellarsi con ogni mezzo perché ogni mezzo è legittimo per difendere il nostro territorio e la nostra salute, coordinarsi con gli altri organismi in lotta contro la devastazione ambientale, i licenziamenti, la disoccupazione, la chiusura di ospedali, l’eliminazione del diritto allo studio.
Quanto successo questa mattina è un “avvertimento” per tutto il movimento contro la discarica, comprese le Autorità cittadine, che unanimemente hanno approvato in Consiglio Comunale una mozione contro la discarica, e il sindaco in particolare che senza se e senza ma si è posto alla testa di questa battaglia.
Respingere i tentativi di divisione!
Esprimere e far esprimere solidarietà al compagno Davide!
Non un passo indietro nella lotta per difendere il nostro territorio!
Rafforzare l'unità e il coordinamento delle forze che si stanno opponendo agli effetti della crisi ambientale!
Possiamo risolvere il problema dei rifiuti, così come possiamo tenere aperte le aziende che i padroni vogliono chiudere, aprirne di nuove per mettere in sicurezza il territorio e produrre quanto serve alle masse per vivere, possiamo far funzionare bene scuole, ospedali e trasporti pubblici. I mezzi, le conoscenze, le forze necessarie per farlo ci sono. Non è vero che siccome c’è la crisi non si può fare più di tanto! Il problema è che nel nostro paese, nelle nostre regioni, nelle nostre città comanda gente a cui interessa solo moltiplicare i loro soldi, disposta a tutto pur di fare sempre più soldi! E’ questa la causa di tutti i nostri problemi e della crisi economica, ambientale, sociale in cui siamo immersi. Non possiamo limitarci a difenderci e a parare i colpi, dobbiamo mandarli via! Il loro posto deve essere preso da chi vuole risolvere i problemi dei rifiuti, del lavoro, dell’ambiente, della vita di tutti noi: non da chi promette di farlo, ma da chi già adesso, giorno per giorno, a prezzo di grandi sacrificista lottando per risolverli!