sabato 17 novembre 2012

Manifestazione delle croci

Claudio Martino


Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada – onlus (AIFVS)
www.vittimestrada.org / www.vittimestradafrosinone.net
via Tiburtina, 80 – 03100 Frosinone – Tel. e Fax 0775/871525
Presidente provinciale: Franco Cocco / Coordinatore provinciale: Claudio Martino

“Manifestazione delle croci”
Domenica 18 novembre 2012
Frosinone / Piazza Domenico Ferrante (Sacro Cuore)
Anche quest’anno, in occasione della Giornata mondiale della memoria delle vittime della strada, si svolgerà la “Manifestazione delle croci”, con il seguente programma:
·    Ore 9.00, posizionamento delle croci sul piazzale, con su affisse le foto di vittime della strada;
·    Ore 16, “Manifestazione delle croci”;
·    Ore 18.00: Santa Messa all’interno della chiesa del Sacro Cuore.


VIDEO E FOTO RELATIVI AD EDIZIONI PRECEDENTI:


Cambia il sindaco ma non la condizione drammatica dei lavoratori dell'ex Multiservizi

Luciano Granieri


Cambiano i colori delle giunte di Frosinone, cambiano sindaci e assessori, ma i lavoratori della ex Multiservizi,( forse prossimi assunti nella  Servizi strumentali Srl, o disgraziatamente disoccupati)  sono ancora a presidiare l’aula consiliare, per rivendicare il loro diritto al lavoro. Come in molte altre vicende italiane il centrosinistra  prepara il terreno per lo sfascio che verrà perpetrato  del centrodestra.  Presidenti di provincia, e sindaci di centrosinistra  hanno provveduto a far fallire, la Multiservizi, società in house  partecipata dalla Regione dalla Provincia e dal Comune di Frosinone, dal comune di Alatri  che aveva fondi , pubblici s’intende, e lavoro. Neanche il più sciagurato dei manager sarebbe riuscito nell’impresa di portare alla liquidazione una società con capitali e commesse da evadere. Ebbene  sindaci e presidenti di provincia , di CENTRO SINISTRA hanno compiuto il miracolo. Oggi è il sindaco Ottaviani  (centrodestra)  con il sindaco Morini di Alatri (centrosinistra) a mettere una parola definitiva sulla questione, sancendo che la cura del territorio e dei servizi fondamentali per la convivenza della collettività debbano diventare merce da mettere all’asta in balia dei migiori   offerenti.  Il metodo Iannarili  ha fatto scuola. La strategia del presidente della Provincia per disfarsi della  sua quota di 84 lavoratori ,  ha previsto  l’affidamento a privati dei lavori  svolti dagli addetti  della Multiservizi immettendo nei bandi di appalto la condizione per cui le aziende private interessate avrebbero dovuto assorbire qualche lavoratore in forza alla Multiservizi in dismissione . E’ di pochi giorni fa la notizia dell’indizione  da parte della Provincia di sette gare d’appalto, per 190 mila euro di lavori ognuno,  inerenti alla manutenzione delle strade .  Ebbene la clausola di tutela per i lavoratori della Multiservizi è scomparsa. Per cui le ditte private che si aggiudicheranno le sette gare, potranno operare senza  assumere nessuno.  Si è calcolato inoltre che i lavori che la Provincia sta appaltando a società private avrebbero avuto un costo inferiore, almeno di un terzo,  se affidati al personale Multiservizi.  Ciò  che è andato in scena il 16 novembre scorso presso l’aula consiliare del Comune di Frosinone ha lo stesso sapore della beffa consumatasi in Provincia. Nel consiglio di ieri fra i vari provvedimenti da votare figurava  l’interrogazione urgente presentata  del gruppo  consiliare Pd  sul  completamento del percorso  iniziato dalla giunta del sindaco precedente Marini, in merito al trasferimento dei lavoratori di Frosinone e Alatri dalla Multiservizi Spa alla nuova società Servizi strumentali Srl. Previa la conferma  dello stanziamento dei fondi (3milioni e 500mila euro per Frosinone e 900mila euro per Alatri) necessari a terminare l’operazione.  La sala, come prevedibile, era affollata dalle maestranze della Multiservizi ,  dalle rappresentanze sindacali e da altre persone a cui stava a cuore il destini di questi lavoratori.  Si da il caso, però che il sindaco Ottaviani, in ottemperanza al sistema Iannarilli abbia già deciso per la via più breve, facile e redditizia in termini di rendita elettorale. Ovvero la privatizzazione dei servizi.  Per confermare questa decisione, il sindaco ha presentato un  documento redatto dall’ufficio legale del comune nella quale si sostiene che in base alle restrizioni della spending  review,  non è possibile investire soldi per un’ulteriore società  di carattere commerciale, anche se questa è incaricata di svolgere attività  strumentali solo per gli enti locali. Quindi la via della privatizzazione è l’unica percorribile, magari con l’inserimento di una clausola in base alla quale chi vincerà l’appalto dovrà impegnarsi ad assumere qualcuno della Multiservizi . Come possa definirsi la costituenda  Servizi Strumentali srl una società con fini commerciale è cosa assai oscura, visto che nella ragione sociale “SERVIZI STRUMENTALI” è ben evidente che la finalità di una società che offre un servizio ad uso e consumo del comune che la possiede non  genera profitti.  A seguito di questo parere espresso dall’ufficio legale del Comune , il sindaco Ottaviani ha deciso  prudenzialmente di riproporre la questione, per l’ennesima volta, alla Corte dei Conti e di rinviare il passaggio in consiglio  dell’interrogazione presentata dal Pd ,  dopo che la Corte si sarà  espressa. Resta il fatto che se  entro la fine dell'anno non si definirà  la faccenda i dipendenti  della Mutliservizi, rimarranno  disoccupati.  Parte dei consiglieri Pd hanno protestato, ma alla fine l’interrogazione non è stata posta all’attenzione dell’aula fra le proteste giustificate dei lavoratori.  In realtà  la Corte dei Conti si è già espressa, affermando che, mettendo in relazione  nel bilancio comunale  le voce di diminuzione dei  costi per una mancata esternalizzazione , con la voce di spesa per  i salari degli addetti assunti direttamente per svolgere il servizio che si voleva esternalizzare,  si realizzerebbe un notevole risparmio.  Cioè è la Corte dei Conti si esprime addirittura a favore dell’assunzione diretta dei lavoratori della società in house in liquidazione .  Ma non esiste peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Il sindaco Ottaviani, da tempo ha deciso di affidare ad aziende private i lavori che svolgeva la Multiservizi, ovviamente inserendo nella gare d’appalto la clausola che obbliga l’eventuale vincitore ad avvalersi della collaborazione del lavoratori ex Multiservizi.  Ma come già ha dimostrato Iannarilli la suddetta clausola potrà essere rimossa senza troppo problemi.   A seguito di questi fatti alle maestranze della Mutliservizi non è rimasta altra scelta che tornare ad occupare l’aula consiliare almeno fino a lunedì prossimo quando il consiglio comunale si riunirà per discutere  il bilancio.  A proposito della Corte dei Conti.  I giudici contabili, in uno dei tanti  pareri richiesti decretarono che invece della Multiservizi,  doveva essere posta in liquidazione la Società Aeroporto  Frosinone Spa, in quanto ente  del tutto improduttivo e causa di gravi sprechi di denaro pubblico.  Oggi in barba a quel parere, una società che continua a sperperare  soldi pubblici ( 6.500.000 euro)  per  sostenere l’imbroglio di una mega aeroporto che non si costruirà mai, continua a rimanere attiva , mentre invece la Mulitiservizi i cui addetti si occupavano di cose reali e utili  quali  la manutenzione della strade, guidare  gli scuolabus,  curare  il verde pubblico,   assicurare i servizi cimiteriali,   curarsi realmente del bene della collettività, viene fatta chiudere.  Del resto c’è poco da stupirsi,  le clientele si mantengono  assicurando ai manager amici il posto in consigli d’amministrazione inutili ma remunerativi , non occupandosi di assicurare servizi  e benessere ai cittadini.


venerdì 16 novembre 2012

Le Strane Traiettorie

  Giuliano Giuliani

Quei quattro imbroglioni consulenti del pubblico ministero che hanno inventato per l’assassinio di Carlo uno sparo per aria e la deviazione del proiettile da parte di un calcinaccio hanno fatto scuola. Il questore di Roma, che dovrebbe essere il garante dell’ordine pubblico e della serietà, dice che i lacrimogeni sono stati sparati da terra e sono rimbalzati sui muri al terzo piano. Che paese di squallidi cialtroni!



Mercoledì 14 novembre, via Arenula, Roma. Nel filmato, realizzato con un videofonino da un piano alto, si vedono i ragazzi in corteo correre lungo la strada, dopo aver forzato il blocco della polizia all'altezza del Lungotevere dei Vallati. All'improvviso, dalle finestre del palazzo del ministero della Giustizia piovono lacrimogeni sulla folla in fuga. A giudicare dalla traiettoria, si tratterebbe di lacrimogeni a strappo: due sembrerebbero partire dal secondo piano sopra le stanze occupate dal ministro Paola Severino, il terzo dal tetto dell'edificio.

Numeri identificativi per la polizia in antisommossa

Il corsaro altra informazione



Nelle piazze italiane, durante le manifestazioni vengono schierati in assetto antisommossa Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza. Nessuno di questi corpi ha sulle proprie divise segni identificativi che li renda riconoscibili. 
In caso di abusi il poliziotto non è riconoscibile e quindi non è perseguibile: resta così sempre impunito. 
Chiediamo l'immediata introduzione dei numeri identificativi per le forze dell'ordine in assetto antisommossa.

Incoerenze provinciali

Oreste Della Posta per l'Associazione 20 ottobre


È indecoroso per la nostra Provincia ciò che continuamente si legge sulle pagine dei quotidiani locali: affermazioni di politici locali che si contraddicono, accusano e litigano dimenticando quello che è il bene della nostra terra. 
In questo ultimo periodo stiamo assistendo ad uno spettacolo ridicolo, degno dei peggiori talk show.
Protagonisti il Presidente della Provincia Iannarilli e l’onorevole Formisano che, quando sono sul territorio difendono la Provincia, si dicono contrari all’accorpamento con Latina e poi in Parlamento che fanno? Votano la fiducia al Governo, anche sul disegno di legge per il riordino delle Provincie.
A noi pare  alquanto contraddittorio, incoerente e  per nulla utile al  nostro territorio. Sarebbe invece necessario che tutti gli esponenti politici Ciociari facessero sentire forte la loro voce per difendere questo territorio, per rilanciarlo dal punto di vista occupazionale e lavorativo.
È necessaria una forte vertenza Frosinone sia a livello nazionale che europeo.
 È  indispensabile che si mettano in campo capacità politiche ed amministrative, programmi seri che abbiamo al centro i lavoro, l’istruzione e la ricerca. I momenti di crisi sono quelli nei quali si deve investire in questi  settori. Solo così si potrà fermare l’onda dell’anti-politica che certo non farà bene al paese.

Presidio a sostegno della popolazione palestinese a Gaza


LA COMUNITA’ PALESTINESE DI ROMA E DEL LAZIO
invita tutte le persone libere e tutte le coscienze pulite di questo mondo a sostenere il popolo palestinese.
Assistiamo, da un po' di giorni ormai, ad un’altra scena di orrore, che si sta verificando a Gaza e viene effettuata da parte del regime sionista di Israele.
I martiri sono circa una ventina tra donne, uomini e bambini e i feriti non si possono ancora contare visto che, se ne aggiungono sempre altri a causa dell’aggressione perpetrata e senza sosta!
L'entità sionista israeliana ha annunciato di voler tagliare l’elettricità ed interrompere tutti i mezzi di comunicazione, da e per Gaza, per potere proseguire nei suoi crimini, ancora in modo più atroce, ma lontano da occhi che possono osservare e denunciare questo errore!
Non gli importa dei malati o i feriti che sono collegati ai macchinari negli ospedali..  tanto, sono loro a provocarli e a ferirli senza distinzione! Se non fosse per i mezzi dei network non avremmo sentito nulla sulla gravità della situazione dentro la Striscia di Gaza visto che i canali televisivi americani ed europei non fanno altro che essere un megafono per la propaganda sionista!
In tutto questo, vediamo la corsa da parte dei vari governi nell'annunciare il proprio appoggio all'Entità sionista israeliana e nel difendere la sua logica razzista ed assassina!
Non vogliamo attendere che si verifichi un altro così detto massacro "piombo fuso". Non vogliamo che i morti arrivino a 1400 persone, perchè la gente si deve destare e dire NO a questi massacri!
Vogliamo uscire da questo stato di assuefazione di fronte alla vista di tale atrocità, crimine ed ingiustizia!
Gaza è sotto assedio da circa cinque anni ormai e ora è sotto le bombe di ogni tipo.
E’ ora di svegliarsi! E’ ora di alzarsi e dire No all’ingiustizia e all’orrore!
E’ ora di alzarsi e di uscire dallo stato di assuefazione!
PARTECIPARE ALLE PROSSIME INIZIATIVE, TUTTI UNITI, PER LA PALESTINA, IN MODO PARTICOLARE GAZA IN QUESTO PERIODO, SARA’ GIA’ QUALCOSA!
Alle varie realtà di Solidarietà con il Popolo Palestinese e per il Bene del Popolo Palestinese chiediamo Unità, NON divisione e chiediamo di agire in modo Collettivo e NON singolare per quanto sia possibile!
Alle persone di buona coscienza e di buona volontà chiediamo la partecipazione alle iniziative che verranno svolte in Italia e di cui verranno fatte le comunicazioni!
All’autorità di Ramallah, e visti i massacri contro il Popolo Palestinese in Gaza, chiediamo più di una semplice “condanna fortemente”, chiediamo di interrompere le relazioni con questa entità omicida e soprattutto di interrompere la detta "cooperazione per la sicurezza" con l'occupante sionista e di permettere e promuovere le manifestazioni popolari che vogliono denunciare il massacro del nostro Popolo a Gaza!
Gloria ai nostri martiri e Gloria al nostro Popolo Palestinese che Resiste!!!
“Accettare l’ingiustizia ovunque è una minaccia per la giustizia ovunque!”

Il direttivo della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio
PRESIDIO SABATO 17 NOVEMBRE ore 17.30

A PIAZZA MONTECITORIO
ROMA

Prime adesioni:
Rete Romana di solidarietà con il popolo palestinese
Forum Palestina
C omitato "Con la Palestina nel cuore"
Un Ponte per...
PdCI
FGCI
Rete dei comunisti





"Israel started this not Hamas "
FYI Hamas was founded, funded armed and trained by Israeli Mossad.
The masters of terror-ism and many other "ism" prism mind-prisons.
A real Yew could never, ever do such a thing.
What you have is a cabal of criminals that use upside-down religion and de-facto governments as an excuse for their murderous acts and to garner support from willing flesh robots trained in 'compulsory' Rockefeller indoctrination/ worker drone camps (school).

La lotta di classe, dopo la lotta di classe

Cristiano Antonino

Marco Revelli interviene a Parma sul tema della Raccolta firme per l'abrogazione delle modifiche all'articolo 18.

14 novembre Una grande giornata di lotta europea


di Claudio Mastrogiulio
Quella del 14 novembre è stata una giornata molto importante per le masse popolari europee. In tutte le principali capitali del continente, infatti, hanno fatto prepotentemente irruzione studenti, operai, disoccupati, per rivendicare la necessità di un'opposizione radicale e unitaria ai piani antipopolari della Troika (Ue, Bce e Fmi). Inizialmente convocato solo in Portogallo, lo sciopero contro le politiche di austerity si è allargato a molti altri Paesi tra cui l'Italia, la Grecia e la Spagna.
Sostanzialmente i luoghi in cui la crisi economica che sta investendo l'intera Europa sta provocando i danni maggiori.
In Italia: gli studenti alla testa delle manifestazioni
In Italia, lo sciopero europeo ha visto scendere in piazza centinaia di migliaia di lavoratori e giovani in diverse città, con l'epicentro della dinamica politica e di scontro a Roma. Il governo di Monti, ormai in fase di conclusione del proprio mandato, sta continuando a portare avanti una politica fatta di tagli pesantissimi che massacrano ulteriormente le condizioni di vita ed il futuro delle masse. Tagli alla sanità, all'istruzione, a quello che resta dello stato sociale, rappresentano alcune delle principali attività reazionarie in cui questo governo filo-padronale è alacremente impegnato.
La giornata del 14 novembre sarà ricordata, insieme a quella del 15 ottobre dello scorso anno e del 14 dicembre di due anni fa, come l'ennesima dimostrazione di alcuni assi fondamentali dell'analisi che i comunisti devono approntare per incidere nella realtà.
Il primo elemento che trova conferma nella realtà dei fatti è che le forze dell'ordine non rappresentano altro che uno strumento di cui i padroni e i loro governi sistematicamente si dotano ed utilizzano per reprimere il dissenso delle masse. La violenza di Stato che si è vista a Roma, a Torino ed in tante altre piazze d'Italia si è manifestata in tutta la sua forza e vergognosa arroganza. A rafforzarla e legittimarla sono arrivate le parole, il giorno dopo le mattanze poliziesche, del ministro degli Interni Cancellieri, che ha espresso apprezzamento e solidarietà per le forze repressive a cui lei stessa ed il suo governo avevano commissionato questa brutale operazione di sbirraglia.
Il secondo elemento, che peraltro andiamo dicendo da diverso tempo, è la necessità di una forma di autodifesa dei cortei nelle manifestazioni. E' assolutamente necessario prendere atto di come sia imprescindibile per la sicurezza dei manifestanti un serio servizio d'ordine, oltre al fatto che è ormai chiaro a chiunque come affrontare a mani alzate la polizia in assetto di guerra non è propriamente una mossa astuta.
La mobilitazione del 14 novembre, in Italia, ha visto la proclamazione di quattro ore di sciopero generale da parte della Cgil. Tuttavia, contrariamente ai programmi dei burocrati sindacali Camusso e Landini, la presenza di realtà antagoniste, oltre che di alcuni sindacati di base e, soprattutto, degli studenti, ha non solo spostato politicamente a sinistra l'asse della manifestazione, ma ha radicalizzato la piazza.
E' ora di alzare lo scontro, non è più possibile, in una fase di crisi acuta e di attacco alle nostre condizioni di vita, chiedere la concessione di alcune briciole ai padroni ed ai loro governi. E' necessario mettere in discussione, com'è ormai nella percezione di una larga parte dei lavoratori e dei giovani, l'intero sistema economico-sociale capitalista, partendo dal presupposto che qualsiasi governo esca dalle tornate elettorali o dalle stanze parlamentari non potrà fare altro che tutelare gli interessi dei poteri forti nazionali ed internazionali.
In Portogallo
Come detto, lo sciopero era inizialmente previsto solamente in Portogallo, cioè a dire uno dei paesi maggiormente colpiti dalla crisi capitalistica che sta attanagliando il continente europeo. Anche a Lisbona, la polizia ha vigliaccamente caricato il corteo di manifestanti, mostrando ancora una volta come dai gestori del dominio capitalistico, ad ogni latitudine, non possa attendersi altro che sopraffazione ed ingiustizia. Il governo conservatore guidato da Passos Coelho ha infatti risposto con le manganellate della polizia alle rivendicazioni di giustizia sociale della piazza.
Lo sciopero è stato numericamente molto importante, soprattutto nel settore dei trasporti, dove l'adesione è stata superiore al 60% nelle città di Oporto, Braga, Lisbona e Coimbra. Il Portogallo è infatti una delle nazioni europee che maggiormente sta risentendo della crisi e, soprattutto, della stretta messa in opera dagli aguzzini della Troika. Il Paese lusitano, che ha nei mesi scorsi ottenuto aiuti nell'ordine dei 78 miliardi di euro, ha visto registrarsi, nell'ultimo trimestre del 2012, una significativa caduta del 3,4% del proprio Pil rispetto ai dati riguardanti il medesimo periodo nel 2011. Inoltre, la disoccupazione è aumentata fino al 15,8% fra i mesi di luglio e settembre.
In Spagna
Anche in Spagna, guidata dal governo Rajoy, imponenti sono state le mobilitazioni del 14 novembre. Le burocrazie sindacali che, al pari della Cgil in Italia, sono state politicamente costrette dalla propria base a scioperare, hanno registrato un dato numerico molto significativo ed una radicalità politica della piazza che loro stesse non si attendevano. Nello stato iberico lo sciopero ha raggiunto adesioni fino a punte del 75%, con il blocco della produzione in fabbriche importanti. Si sono fermate, infatti, gli stabilimenti della Nissan, dell'Opel, della Seat, della Peugeout e della Volkswagen; oltre che il settore siderurgico e chimico. Il Paese è stato così letteralmente bloccato. Si sono avute manifestazioni di massa in diverse città, con la solita tattica della violenza di Stato messa in campo anche dal governo Rajoy attraverso lo strumento della repressione poliziesca. Più di 80 persone sono state arrestate e più di 30 sono stati i feriti.
Molto grande è stata la manifestazione alternativa promossa dal sindacalismo di base a Madrid. Come ha detto Angel Luis Parras (dirigente dei Cobas e di Corriente Roja, sezione spagnola della Lit), uno dei quattro oratori che ha tenuto i comizi conclusivi: "Dopo uno scipero generale come quello di oggi, il messaggio che noi lavoratori mandiamo al governo è: que se vayan!" e ha poi aggiunto che il compito principale è ora quello di approfondire l'unità el sindacalismo di classe e dei movimenti per costruire una alternativa di classe al governo borghese e ai sindacati e partiti complici del massacro sociale.
E ora sviluppiamo la lotta!

Molti editorialisti filo-governativi hanno, nel migliore delle ipotesi, tirato nuovamente in ballo le idiozie riguardanti presenze di presunti black bloc nei cortei. Respingiamo al mittente queste illazioni, come è ampiamente documentato da chi in piazza c'era, vale a dire centinaia di giovanissimi studenti, molti dei quali alla prima manifestazione, vittime della cieca violenza delle forze dell'ordine armate dal governo. E' vergognoso mistificare in termini tanto abietti una realtà dei fatti così diversa da quella che viene raccontata. I violenti e criminali sono soltanto da una parte, e la vigliacca caccia all'uomo scatenata dalla polizia, ad esempio, per le strade di Roma, ne è un chiaro segnale. Far presidiare dalla Digos i centri medici ospedalieri dove i ragazzi sono stati medicati, con l'obiettivo di schedarli, minacciarli, denunciarli e picchiarli ulteriormente dà il senso dell'obiettivo politico che aveva il governo. Scatenare una gigantesca caccia all'uomo, impaurire i giovani che lottano per il proprio futuro, spingerli a rimanere a casa, stroncare sul nascere una forma di opposizione sociale, come quella degli studenti, che non sia imbrigliata dai freni e dalle logiche asservite delle burocrazie dei partiti riformisti e dei sindacati istituzionali (Cgil e Fiom in testa); ecco quali sono stati gli obiettivi di Monti e della sua cricca. 

giovedì 15 novembre 2012

Impressioni su Gaza


Noam Chomsky. fonte www.forumpalestina.org

Ci vuole poco per rendersi conto di come dev'essere cercare di sopravvivere in questa prigione a cielo aperto, scrive l'intellettuale Usa che il mese scorso ha visitato Gaza
Gaza -Anche una sola notte in cella è abbastanza per assaggiare cosa vuol dire essere sotto il totale controllo di una forza esterna. E ci vuole poco più più di un giorno a Gaza per iniziare a rendersi conto di come dev'essere cercare di sopravvivere nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, in cui un milione e mezzo di persone, nell'area più densamente popolata del mondo, sono costantemente assoggettate al terrore casuale e spesso selvaggio e ad una punizione arbitraria, senza nessun'altro scopo che quello di umiliare e degradare, e con l'ulteriore obiettivo di assicurarsi che le speranze dei palestinesi per un futuro decente verranno schiacciate e che il crescente appoggio mondiale per una soluzione diplomatica che garantisca i loro diritti venga annullato.
L'intensità di questo impegno da parte della leadership politica israeliana è stato drammaticamente illustrato negli ultimi giorni, quando ci hanno avvisato che "impazziranno" se ai diritti dei palestinesi verrà dato anche solo un parziale riconoscimento alle Nazioni Unite. Non è un nuovo inizio. La minaccia di "diventare pazzi" ("nishtagea") è profondamente radicata, fin dai governi laburisti degli anni '50, insieme al relativo "Complesso di Sansone": raderemo al suolo il muro del Tempio se attraversato. Era una minaccia risibile, allora; non oggi.
Nemmeno l'umilizione intenzionale è una novità, anche se prende sempre nuove forme. Trent'anni fa i leader politici, compresi alcuni tra i più noti "falchi", hanno sottoposto al Primo Ministro Begin un racconto sconvolgente e dettagliato di come i coloni maltrattano regolarmente i palestinesi nel modo più depravato e nella totale impunità. L'importante studioso politico-militare Yoram Peri ha scritto con disgusto che il compito dell'esercito non è difendere lo stato, ma "demolire i diritti di un popolo innocente solo perchè sono Araboushim (termine dispregiativo per indicare gli Arabi, n.d.t.; come dire "negri", "giudei") che vivono in territori che Dio ha promesso a noi".
I Gazawi sono stati selezionati per una punizione particolarmente crudele. E' quasi un miracolo che la popolazione possa sopportare un tale tipo di esistenza. Come ci riescano è stato descritto trent'anni fa in un'eloquente memoria di Raja Shehadeh (The Third Way - La Terza Via), basata sul suo lavoro di avvocato ingaggiato nelle battaglie senza speranza di cercare di proteggere i diritti fondamentali restando all'interno del sistema giuridico studiato per assicurare il fallimento, e la sua personale esperienza come Samid, "perseverante", che vede casa sua diventare una prigione a causa dei brutali occupanti e non può fare niente ma in qualche modo "resiste".
Da quando Shehadeh ha scritto, la situazione è peggiorata. Gli Accordi di Oslo, celebrati in pompa magna nel 1993, hanno determinato che Gaza e la Cisgiordania siano singole entità territoriali. Da allora, gli Stati Uniti e Israele hanno dato il via al loro programma di separarli completamente uno dall'altro, così come di bloccare gli accordi diplomatici e punire gli arabi in entrambi i territori.
La punizione dei Gazawi si è fatta ancor più severa nel gennaio del 2006, quando hanno commesso il crimine maggiore; hanno votato "nel modo sbagliato" alle prime elezioni del mondo arabo, eleggendo Hamas. Dando dimostrazione della loro appassionata "bramosia per la democrazia", gli Stati Uniti e Israele, seguiti dalla timida Unione Europea, imposero immediatamente un assedio brutale, insieme a pesanti attacchi militari. Gli Stati Uniti, inoltre, ripristinarono immediatamente la procedura operativa di quando qualche popolo disobbediente elegge il governo sbagliato: preparare un golpe militare per restaurare l'ordine.
I Gazawi commisero un crimine ancora maggiore un anno dopo, fermando il colpo di stato, il che portò ad una rapida intensificazione dell'assedio e degli attacchi militari. Questi hanno raggiunto il culmine nell'inverno 2008 - 2009, con l'operazione Piombo Fuso, uno dei più codardi e feroci esempi di forza militare nella storia recente, dal momento che una popolazione indifesa, rinchiusa e senza via di fuga, fu vittima di un attacco implacabile operato da uno dei più avanzati sistemi militari del mondo, basato su armi statunitensi e protetto dalla diplomazia USA. Un'indimenticabile testimonianza diretta del massacro - "infanticidio", per usare le loro parole - viene dai due coraggiosi medici norvegesi che lavorarono nel principale ospedale di Gaza durante l'attacco spietato, Mads Gilbert e Erik Fosse, nel loro notevole libro "Eyes in Gaza - Occhi a Gaza".
Il neo Presidente Obama non fu in grado di dire una parola, a parte il reiterare la sua sincera vicinanza ai bambini sotto attacco - nella città israeliana di Sderot. L'assalto attentamente preparato giunse a un termine prima della sua nomina, in modo che poi ha potuto dire che "adesso è il momento di guardare avanti, non indietro", il rifugio abituale per i criminali.
Ovviamente c'erano dei pretesti - ce ne sono sempre. Quello solito, rispolverato quando serve, è la "sicurezza": in questo caso, razzi "fatti in casa" da Gaza.
Come sempre succede, il pretesto mancava di qualsiasi credibilità. Nel 2008 era stata stabilita una tregua tra Israele e Hamas. Il governo israeliano formalmente aveva riconosciuto che Hamas l'aveva completamente osservata. Non un solo razzo di Hamas era stato sparato prima che Israele rompesse la tregua sotto la copertura delle elezioni USA del 4 novembre 2008, invadendo Gaza con motivazioni ridicole e ammazzando mezza dozzina di membri di Hamas. Il governo israeliano era stato avvertito dagli alti funzionari dei suoi servizi segreti che la tregua avrebbe potuto essere rinnovata ammorbidendo il blocco criminale e mettendo fine agli attacchi militari. Ma il governo di Ehud Olmert, conosciuto come una colomba, scelse di rifiutare queste opzioni, preferendo ricorrere al proprio enorme vantaggio in violenza: l'Operazione Piombo Fuso. I fatti salienti sono riportati nuovamente dall'esperto in politica estera Jerome Slater nella recente pubblicazione sull'Harvard MIT Journal "International Security - Sicurezza Internazionale".
La metodologia di bombardamento utilizzata in Piombo Fuso è stata attentamente analizzata da Raji Sourani, avvocato per i diritti umani profondamente informato e internazionalmente stimato. Sourani osserva che il bombardamento si concentrava a nord, colpendo civili indifesi nelle arree maggiormente popolate, con nessun possibile pretesto militare. L'obiettivo, suggerisce, potrebbe essere stato quello di spingere la popolazione spaventata verso sud, vicino alla frontiera con l'Egitto. Ma i Samidin sono rimasti, nonostante la valanga di terrore israelo-statunitense.
Un ulteriore obiettivo è stato quello di spingerli indietro. Tornando ai primi giorni della colonizzazione sionista, si argomentava da ogni parte che gli Arabi non avessero motivi per stare in Palestina; avrebbero potuto essere ugualmente felici da qualche altra parte, e avrebbero dovuto andarsene - "essere trasferiti", come educatamente suggerirono le colombe. Questa non è una preoccupazione di poco conto per l'Egitto, e forse è una ragione per cui l'Egitto non apre liberamente la frontiera ai civili o anche ai materiali di cui c'è disperato bisogno.
Sourani e altre fonti ben informate sottolineano che la disciplina dei Samidin nasconde una polveriera che potrebbe esplodere in qualsiasi momento, inaspettatamente, come fece la prima Intifada a Gaza nel 1989 dopo anni di miserabile repressione che non aveva suscitato alcuna avvisaglia o motivo di preoccupazione.
Per citare solo uno degli innumerevoli casi, poco prima che scoppiasse la prima Intifada, una ragazza palestinese, Intissar al-Atar, fu colpita a morte in un cortile scolastico da un residente della vicina colonia israeliana. Era uno delle varie migliaia di coloni israeliani portati a Gaza in violazione del diritto internazionale e protetti da una forte presenza dell'esercito, che stanno rubando la maggior parte della terra e delle scarse risorse idriche della Striscia e che vivono "agiatamente in 22 colonie in mezzo a un milione e 400mila palestinesi indigenti" come viene descritto il crimine dalla studiosa israeliana Avi Raz. L'assassino della studentessa, Shimon Yifrah, è stato arrestato, ma rapidamente rilasciato su cauzione quando la Corte ha determinato che "il reato non è abbastanza grave" da giustificare la detenzione. Il giudice ha commentato che Yifrah voleva solo spaventare la ragazza sparandole contro nel giardino della scuola, ma non voleva ucciderla, quindi "non è il caso di un criminale che debba essere punito, scoraggiato, e ha imparato la lezione attraverso l'arresto".Yifrah venne condannato a 7 mesi con pena sospesa, mentre i coloni in aula esplodevano in canti e danze. E poi regnò il solito silenzio. Dopotutto, è routine.
E quindi così. Quando Yifrah venne rilasciato, la stampa israeliana riportò che una pattuglia dell'esercito aveva aperto il fuoco nel cortile di una scuola di ragazzini di età compresa tra i 6 e i 12 anni in un campo profughi della Cisgiordania, ferendo cinque bambini, presumibilmente con l'intenzione di "spaventarli" solamente. Non ci furono processi, e l'accaduto, di nuovo, non attirò nessuna attenzione. Era semplicemente un altro episodio nel programma di "analfabetismo e punizione", disse la stampa israeliana, che comprendeva la chiusura delle scuole, l'uso di lacrimogeni, il picchiare gli studenti con i calci dei fucili, l'impedire il soccorso sanitario alle vittime; e oltre alle scuole, un regno di brutalità ancor più dura, che diventava ancora più selvaggio durante l'Intifada, sotto il comando del Ministro della Difesa Yitzhak Rabin, altra stimata colomba.
La mia prima impressione, dopo una visita di qualche giorno, è stata di stupore, non solo per la capacità di andare avanti con la vita, ma anche per la vibrante vitalità tra i giovani, specialmente all'università, dove ho passato la maggior parte del mio tempo in una conferenza internazionale. Ma anche lì si possono scovare segnali che la pressione potrebbe diventare troppo dura da sopportare. Studi dicono che tra i giovani uomini c'è una frustrazione che ribolle, un riconoscere che sotto l'occupazione israelo-statunitense il futuro non riserva niente per loro. E' solo che ce n'è così tanta che gli animali in gabbia possono sopportare, e può esserci un'eruzione, magari in forme orribili - il che offre un'opportunità per gli apologeti israeliani e occidentali di condannare in modo ipocrita le persone che sono culturalmente arretrate, come ha spiegato acutamente Mitt Romney.
Gaza ha l'aspetto di una tipica società del terzo mondo, con sacche di ricchezza circondate da mostruosa povertà. Non è, comunque, "sottosviluppata". Piuttosto è "de-sviluppata", e in modo sistematico, per usare le parole di Sara Roy, la principale esperta accademica di Gaza. La Striscia di Gaza avrebbe potuto diventare una prospera regione mediterranea, con una ricca agricoltura e una fiorente industria ittica, spiagge meravigliose e, come scoperto una decina di anni fa, buone prospettive di risorse estensive di gas naturale all'interno delle sue acque territoriali. Per coincidenza o meno, fu proprio quando Israele ha intensificato il blocco navale, spingendo i pescherecci verso le coste, da quel momento entro le 3 miglia marittime.
Le prospettive favorevoli sono state abortite nel 1948, quando la Striscia ha dovuto assorbire un flusso di profughi palestinesi che scapparono in preda al terrore o furono espulse con la forza da quello che poi diventò Israele, in alcuni casi espulsi mesi dopo il formale "cessate il fuoco".
Di fatto, sono stati espulsi anche quattro anni dopo, come riportato su Ha'aretz (25.12.2008), in uno studio ragionato di Beni Tziper sulla storia dell'israeliana Ashkelon dall'epoca dei Cananei. Nel 1953, dice, c'era un "freddo calcolo secondo cui era necessario ripulire la regione dagli Arabi". Anche il nome originario, Majdal, è stato "giudaizzato" all'odierno Ashkelon, normale amministrazione.
Questo è successo nel 1953, quando non c'era nemmeno l'ombra di necessità militari. Tziper stesso è nato nel 1953, e mentre passeggia tra le rovine dell'antico settore arabo, pensa che "è molto difficile per me, molto difficile, realizzare che mentre i miei genitori stavano festeggiando la mia nascita, altre persone stavano venendo caricate su camion e venivano espulse dalle loro case".
Le conquiste israeliane del 1967 e le loro conseguenze diedero ulteriori scossoni. Quindi arrivarono i terribili crimini già menzionati, fino al giorno d'oggi. I segnali sono facili da vedere, anche con una visita veloce. Seduto in un hotel vicino alla costa, si può sentire il rumore degli spari delle navi da guerra israeliane che spingono i pescatori dalle acque territoriali di Gaza verso la costa, così sono costretti a pescare in acque fortemente inquinate a causa del rifiuto statunitense-israeliano di permetttere la ricostruzione dei sistemi fognari e della rete elettrica che loro stessi hanno distrutto.
Gli Accordi di Oslo stabilirono i piani per due impianti di desalinizzazione, una cosa necessaria in questa regione. Uno, un'infrastruttura avanzata, fu costruito: in Israele. Il secondo a Khan Younis, nel sud della Stricia di Gaza. L'ingengere incaricato di tentare di ottenere acqua potabile per la popolazione spiegò che questo impianto era stato progettato in modo da non poter utilizzare acqua di mare, ma doveva basarsi su falde sotterranee, un procedimento più economico, che impoverisce ulteriormente la già misera falda, garantendo problemi seri in futuro. Anche in presenza di tale impianto, l'acqua è veramente scarsa. L'UNRWA, che si prende cura dei rifugiati (ma non di altri Gazawi), ha recentemente pubblicato un report lanciando l'allarme sul fatto che il danno alle falde acquifere potrebbe presto diventare "irreversibile", e che, senza una rapida misura correttiva, dal 2020 Gaza potrebbe non essere più un "posto vivibile".
Israele permette l'ingresso del cemento per i progetti dell'UNRWA, ma non per i gazawi coinvolti dall'urgente necessità di ricostruzione. La limitata attrezzatura pesante è ridotta al minimo, visto che Israele non ammette l'ingresso di materiali per la ricostruzione. Tutto ciò fa parte del programma generale descritto dal funzionario israeliano Dov Weisglass, consigliere del Primo Ministro Ehud Olmert, dopo che i Palestinesi non obbedirono agli ordini nelle elezioni del 2006: "L'idea" ha detto "è di mettere a dieta i Palestinesi, ma non fino a farli morire di fame". Non è una bella cosa.
E il piano si sta seguendo scrupolosamente. Sara Roy ne ha data ampia dimostrazione nei suoi studi accademici. Recentemente, dopo diversi anni di sforzi, l'organizzazione israeliana per i diritti umani Gisha è riuscita ad ottenere un provvedimento giudiziario perchè il governo consegni la documentazione contenente i dettagli dei piani di dieta, e le modalità di esecuzione. Jonathan Cook, giornalista israeliano, li ha riassunti: "Funzionari del Ministero della Salute hanno fornito calcoli del numero minimo di calorie di cui ha bisogno il milione e mezzo di abitanti di Gaza per evitare la malnutrizione. Questi valori sono stati trasformati in camion di cibo a cui Israele dovrebbe permettere l'ingresso ogni giorno... una media di soli 67 camion - molto meno della metà del fabbisogno minimo - sono entrati quotidianamente a Gaza. Questo paragonato agli oltre 400 camion che entravano prima dell'inizio del blocco". E anche questa stima è oltremodo generosa, riportano i funzionari delle Nazioni Unite.
Il risultato dell'imposizione della dieta, osserva l'esperto di Medioriente Juan Cole, è che "circa il 10% dei bambini palestinesi di Gaza sotto i 5 anni soffrono di un blocco della crescita a causa della malnutrizione... in più, è diffusa l'anemia, che colpisce più dei 2/3 dei neonati, 58,6% dei bambini in età scolare e più di 1/3 delle donne incinte". Gli Stati Uniti e Israele vogliono assicurare che non sia possibile nulla più che la sopravvivenza.
"Ciò che dev'essere tenuto a mente" osserva Raji Sourani, "è che l'occupazione e la chiusura totale costituiscono un prolungato attacco alla dignità umana della popolazione di Gaza in particolare e di tutti i palestinesi in generale. Si tratta di degradazione sistematica, umiliazione, isolamento e frammentazione del popolo palestinese". La conclusione viene confermata da molte altre fonti. In una delle principali riviste di medicina del mondo, The Lancet, un medico ospite di Stanford, inorridito da ciò che aveva visto, descrive Gaza come "qualcosa di simile ad un laboratorio per osservare l'assenza di dignità", una condizione che ha effetti "devastanti" sul benessere fisico, psicologico e sociale. Il costante controllo dal cielo, le punizioni collettive attraverso il blocco e l'isolamento, l'irruzione nelle case e nelle comunicazioni e le restrizioni poste a chi cerca di viaggiare, o di sposarsi, o di lavorare, rendono difficile vivere una vita dignitosa a Gaza. All'Araboushim dev'essere insegnato a non alzare la testa.
C'era la speranza che il nuovo governo Morsi in Egitto, meno schiavo di Israele rispetto alla dittattura di Mubarak sostenuta dall'occidente, potesse aprire il valico di Rafah, unico accesso verso l'esterno per i gazawi intrappolati a non essere sottoposto al diretto controllo israeliano. C'è stata una lieve apertura, ma non molto. La giornalista Laila el-Haddad scrive che la riapertura sotto Morsi "è semplicemente un ritorno dello status-quo degli anni passati: solo i palestinesi in possesso di un documento di identità di Gaza approvato da Israele possono utilizzare il valico di Rafah" il che esclude la maggioranza dei palestinesi, compresa la famiglia el-Haddad, in cui solo una moglie ha il documento.
Inoltre, continua, "il valico non conduce alla Cisgiordania, né permette il passaggio di beni, che sono limitati ai valichi sotto controllo israeliano e soggetti a divieti per materiali di costruzione e esportazioni". Il valico ristretto di Rafah non cambia il fatto che "Gaza resta sotto stretto assedio marittimo e aereo, e continua ad essere chiusa al capitale culturale, economico, e accademico nel resto dei territori occupati, in violazione degli obblighi israelo-statunitensi degli Accordi di Oslo".
Gli effetti sono dolorosamente evidenti. All'ospedale di Khan Younis, il direttore, che è anche primario di chirurgia, descrive con rabbia e passione come anche le medicine per alleviare le sofferenze dei pazienti scarseggiano, così come la semplice attrezzatura chirurgica, lasciando i medici senza supporto e i pazienti in agonia. Le storie personali aggiungono una vivida base al generale disgusto che si prova davanti all'oscenità della pesante occupazione. Un esempio è la testimonianza di una giovane donna che è disperata per il fatto che suo padre, che sarebbe stato orgoglioso che lei fosse la prima donna nel campo profughi ad avere una laurea, è "morto dopo 6 mesi di lotta contro il cancro, all'età di 60 anni. L'occupazione israeliana gli ha impedito di recarsi in un ospedale israeliano per curarsi. Ho dovuto interrompere i miei studi, il lavoro e la mia vita e restare seduta accanto al suo letto. Ci sedemmo tutti, compresi mio fratello medico e mia sorella farmacista, tutti impotenti e senza speranza guardando la sua sofferenza. E' morto durante l'inumano blocco di Gaza del 2006 con un quasi inesistente accesso al servizio sanitario. Penso che sentirsi impotenti e senza speranza sia il sentimento più letale che un essere umano possa provare. Ammazza lo spirito e spacca il cuore. Puoi combattere contro l'occupazione ma non puoi combattere il tuo sentirti impotente. Non riesci a cancellare quel sentimento".
Disgusto davanti all'oscenità, aggravato dal senso di colpa: noi possiamo porre fine a questa sofferenza e permettere ai Samidin di godersi le vite di pace e dignità che meritano.

L'incubo "Piombo Fuso" ritorna nella più grande prigione a cielo aperto mai esistita.


Dalla Redazione di PalestinaRossa:


1400 morti, di cui quasi un terzo bambini. In meno di un mese, tra dicembre 2008 e gennaio 2009 Israele ha lanciato su Gaza una pioggia ininterrotta di missili e bombe, su case, ambulanze, scuole. Una popolazione, quella di Gaza, rinchiusa tra mura e check point, che non può uscire dalla gabbia in cui si trova, e che costantemente deve scappare da bombardamenti e cascate di missili.
Ora l'incubo di "Piombo Fuso" sta tornando: negli ultimi giorni sono morte più di 10 persone, e solo nella giornata di oggi diversi attacchi aerei hanno colpito edifici civili a Gaza city e a Beit Lahia, provocando 9 vittime, tra cui una bambina di 4 anni e il comandante militare di Hamas. Israele ha così dichiarato l'inizio dell'operazione "Pillar of Defence", dicendo di voler intensificare gli attacchi sulla Striscia anche forte del fatto che le sue dichiarazioni non scandalizzano nessuno, anzi, trovano supporto da chi si riempie ancora la bocca di termini come terrorismo e sicurezza per Israele.
Il Nobel per la pace Obama si è affrettato a dare pieno sostegno ai carnefici sionisti, mentre il resto del mondo o tace o applaude silenzioso, mentre la divisione all'interno della compagine politica palestinese fa da ulteriore supporto all'occupazione sionista.
Le scelte e i progetti dell'ANP, così come quelli di Hamas non fanno altro che allontanare il popolo palestinese dall'unità, unica strada da percorrere per rivendicare i propri diritti liberandosi del giogo sionista. Il popolo palestinese ha il diritto di unirsi e di lottare contro l'occupazione, il popolo sionista ha il diritto di resistere.
Chiunque creda nell'universalità dei diritti umani e nella legge internazionale ha il dovere di supportare la resistenza palestinese.
Quella tra Israele e Palestina non è una guerra, ma una pesantissima violazione permessa all'unico Paese che si permette tutt'oggi di violare più di 74 Risoluzioni ONU.
Il mondo tace, e intanto a Gaza si muore.
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Riportiamo di seguito un appello degli internazionali a Gaza:
Mercoledì, 14 Novembre 2012


Alle 15.35 di oggi Gaza è stata scossa da molteplici attacchi militari israeliani lanciati da droni, elicotteri apaches, caccia F16 e navi militari. Una delle prime persone uccise è stata Ahmed Al Jabari, comandante in capo dell’ala militare di Hamas. Le fazioni palestinesi hanno giurato vendetta e i militanti hanno sparato dozzine di razzi verso Israele. Dopo il primo attacco, le forze aree israeliane hanno condotto più di 50 bombardamenti su tutta la Striscia di Gaza che hanno causato almeno 8 morti, compresi 2 bambini e un neonato. Il Ministro della Salute ha inoltre dichiarato che più di 90 persone sono state ferite.

Cresce il timore che Israele possa lanciare un’offensiva di terra su larga scala, paura alimentata dal lancio di volantini nel Nord della Striscia da parte dell’esercito israeliano che annunciavano un’imminente invasione via terra dell’area.
Israele ha lanciato l’operazione denominata “Pillar of Defence” questo pomeriggio con l’uccisione mirata di Al Jabari la cui macchina è stata bombardata nell’area di Thalatin a Est di Gaza City. Mohammad Al-Hams, la guardia del corpo di Al Jabari che viaggiava con lui in macchina è rimasto gravemente ferito ed è morto poco dopo in ospedale. In seguito a questo attacco, una serie di bombardamenti è stata lanciata in tutta la Striscia di Gaza, colpendo aree abitate a Khan Younis, Tel Al Hawa, Sheikh Zayed Square e At Twan nel nord di Gaza, Al Sabra a Gaza City, Rafah, Beit Lahia, Khuza’a, al Bureij.
Le navi da guerra israeliane sono entrate nel mare di Gaza e si sono posizionate vicino alla costa, sparando verso terra. Verso le ore 20, le forze navali israeliane hanno sparato tra i 12 e i 15 colpi di artiglieria verso la base navale di Hamas a nord ovest del campo rifugiati di Shati a Gaza City.
Si moltiplicano le ipotesi secondo cui l’offensiva si prolungherà per diversi giorni e il Primo Ministro israeliano ha dichiarato che è pronto a espandere l’operazione. In una conferenza stampa tenuta oggi il Ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha dichiarato: “le provocazioni che abbiamo subito e il lancio dei razzi verso gli insediamenti nel sud di Israele ci hanno costretto a intraprendere quest’azione. Voglio che sia chiaro che i cittadini israeliani non ne subiranno le conseguenze. L’obiettivo è di fermare i razzi e danneggiare l’organizzazione di Hamas”. Nonostante ciò, la maggior parte delle vittime di questo attacco sono state civili. La popolazione di Gaza si è rifugiata nelle case e il personale della maggior parte delle organizzazioni internazionali è sotto coprifuoco.
Gli ospedali di tutta la Striscia sono stati invasi dalle vittime degli attacchi. Nella conferenza stampa tenuta di fronte all’ospedale Al Shifa, il Dr Mafed El Makha El Makhalalaty, Ministro della Salute, ha spiegato che gli ospedali soffrono delle carenze causate dalla prolungata chiusura della Striscia di Gaza e dal crescente numero di attacchi avvenuti nelle ultime settimane, in cui molti bambini sono stati uccisi. Gli attacchi di oggi hanno lasciato gli ospedali privi di medicine e forniture mediche. Inoltre, ha sollecitato un intervento immediato da parte della comunità internazionale per fermare il massacro.
La stampa araba riporta che gli ospedali nel Sinai sono stati posti in stato di allerta per affrontare l’emergenza e ricevere i feriti di Gaza.
La popolazione terrorizzata di Gaza sta subendo i continui attacchi di droni, bombardamenti, fuoco navale di questa offensiva militare indiscriminata e sproporzionata. Rimane imprigionata all’interno della Striscia di Gaza e costituisce un facile obiettivo nella guerra controllata a distanza.
Ci rivolgiamo alle persone di coscienza in tutto il mondo perché si oppongano a questa aggressione illecita contro i civili palestinesi.
La comunità internazionale deve intervenire con urgenza per fermare questi violenti attacchi.


Per maggiori informazioni, contattare:


Adie Mormech (Inghilterra) +972 (0) 592280943
Gisela Schmidt Martin (Irlanda) +972 (0) 592778020 - blipfoto.com/GiselaClaire
Joe Catron (USA) +972 (0) 595594326
Julie Webb-Pullman (NZ, Australia) +972 (0) 595419421 - todayingaza.wordpress.com
Lydia de Leeuw (Olanda) +972 (0) 597478455 - asecondglance.wordpress.com
Meri Calvelli (Italia) +972(0)598563299
Adriana Zega (Italia) +972 (0) 597241318



Aderiscono inoltre a questo comunicato: Valentina Venditti, Silvia Reitano, Salvo Maraventano, Valerio Baldissarra.

Siamo un gruppo di internazionali che vivono nella Striscia di Gaza e lavorano negli ambiti del giornalismo, dei diritti umani, dell’educazione, dell’agricoltura. Cerchiamo di difendere e promuovere i diritti della popolazione civile palestinese di fronte all’occupazione israeliana e alle operazioni militari. Oltre ad essere noi stessi testimoni oculari, raccogliamo informazioni dalle nostre reti personali in tutta la Striscia di Gaza, dai media locali, dal personale medico e dalle ONG internazionali presenti a Gaza.
Verifichiamo ciò che divulghiamo e speriamo che i nostri resoconti possano contribuire a rendere più accurata la copertura mediatica della situazione di Gaza.


Violenza della paura

Luciano Granieri


 Analizzando con più calma quanto accaduto ieri nel corso delle manifestazioni  organizzate in tutta Italia e in 25 paesi  europei,  per lo   sciopero generale europeo  indetto dal Ces,  emerge  in tutta la sua drammaticità  un’esibizione di violenza inaudita.  Nel corso dei vari cortei organizzati  a Roma, ma anche in  molte altre piazze d’Italia l’esplosione di  una    devastante  ferocia   non ha avuto precedenti  in altre manifestazioni,  da Genova in poi. Ci troviamo di fronte ad una violenza inedita, che travalica le aggressioni  delle forze dell’ordine verso i manifestanti, che pure sono state gravissime.  Per la prima volta  la virulenza usata dai poliziotti era pervasa da un intento  intimidatorio.  Le manifestazioni di ieri  hanno rivelato nuovi soggetti conflittuali che la repressione nostrana non era abituata a fronteggiare. Non si è trattato della consueta  dinamica per cui alla puntuale intromissione di black blok, rispondeva  la carica verso  il corteo. Né c’era da contrastare  i soliti centri sociali o movimenti della sinistra antagonista. Per un po’ i media hanno provato a propinare questa versione trita e ritrita, ma le immagine girate sul web e  le testimonianze di che ha partecipato hanno raccontato un’altra storia.  A  reclamare il loro diritto al futuro erano gli studenti medi.  Adolescenti,  spesso accompagnati dai propri genitori, ma anche   universitari,    insegnanti precari e disoccupati, una marea plurale e convinta cui non si poteva addebitare nessuna provocazione tale da suscitare una reazione violente da parte delle forze dell’ordine . Persone a mani nude che in maggioranza  mai erano scese in piazza. Per la prima volta a protestare non erano categorie di cittadini, ma interi microcosmi sociali al completo, che univano le proprie istanze con altri microcosmi.  Questa inedita alchimia conflittuale (almeno per l’Italia perché in altri paesi è già in atto) , ha creato scompiglio perché  ha smascherato la  strategia della guerra fra poveri  messa in atto dal potere finanziario per imporre le proprie ricette di   pauperizzazione del tessuto sociale a favore dell’accumulazione indiscriminata.  E’ una inedita dinamica  in cui il nemico di classe del capitalismo finanziario  si aggrega .  La  classe operaia, si unisce alla classe studentesca , agli  insegnanti,  al mondo universitario nella sua globalità,   alla classe delle famiglie, cattolicamente intese o laicamente intese, si salda con la middle class. Sta maturando un’ ampia coscienza condivisa dell’appartenere alla grande classe dei subalterni che può costituire un fronte di forte opposizione all’oligarchia del potere  finanziario. Questo nuovo soggetto sociale, in divenire, vede in prima linea   i  giovani   che si sentono minacciati nel loro presente e nel loro futuro . La negazione di una istruzione pubblica mina in modo irreversibile la possibilità di assurgere ad una vita  dignitosa  nella collettività.  Non solo furto di futuro, ma indecorosa manipolazione del presente. La minaccia di questa nuovo  quadro conflittuale  va stroncata sul nascere   con  una reazione dalla ferocia mai registrata prima.  Ecco dunque la inaudite aggressioni verso giovani inermi, inseguiti e picchiati anche dopo essere stati dispersi. Ecco le botte  alla   gente comune non organizzata in movimenti , che era in piazza per reclamare il diritto ad una esistenza dignitosa. Ecco lo sfoggio di violenza atto a diffondere la paura  e il terrore fra chi  osava per la prima volta e in  modo del tutto inconsueto,  alzare la testa.  Fra l’altro, in questa occasione è venuta meno anche la funzione anestetizzante dei finti difensori del popolo.  Partiti  riformisti e sindacati  di regime o si sono guardati bene di supportare la protesta,  o l’hanno fatto a malincuore, organizzando cortei all’acqua di rose da cui si sono sentiti in dovere di criticare la violenza maturata negli altri contesti,  condannando però gli aggrediti più che gli aggressori.  Sintomatica la gita turistica della CGIL fra le bellezze artistiche della Città Eterna  o le comparsate di Vendola e Fassina in quel di Pomigliano, interessati più alla campagna elettorale per le  primarie che alla condizione della classe subalterna.  Volendo trarre  un bilancio, fa male al cuore vedere adolescenti con la facce sanguinanti trascinati come bestie  sul selciato dai celerini. E purtroppo questo scenario ha accomunato tutte le piazze  europee. Però la spropositata violenza con cui le guardie del capitale finanziario hanno picchiato, da il segno di come la minaccia sia percepita con preoccupazione dall’ èlite ultraliberista di tutta Europa.  Sarebbe necessario però  che questa nuova conflittualità trovasse ascolto e rappresentanza  nelle organizzazioni che una vota avevano a cuore le sorti del proletariato.  Ma i partiti comunisti europei non sembrano, al di là di impegni generici , interessati ad ascoltare questa  nuova domanda politica, raccolti nella loro sorda  solitudine autoreferenziale o impegnati a seguire le sirene riformiste .  Eppure l’occasione di ritrovare una legittimazione ideologica schierandosi a fianco di questa inedita classe proletaria allargata non  dovrebbe essere snobbata  con tanta leggerezza. Potrebbe essere l’occasione di uscire dall’isolamento e dalla delegittimazione ideologica, Se non ora quando? 




Foto di Eugenio Oi
Musiche: Taranta Terapy con i brani: Cor’i Ssa Terra, Para una bumma,  Zumpa
                  Danile Sepe con il brano: Radisol

“Studenti aggrediti e rastrellati, il governo rimuova il questore di Roma”

Sandro Medici . fonte http://www.romacometivorrei.org

“Quella che era cominciata come una grande ed entusiasmante manifestazione studentesca si è trasformata in una vera e propria caccia all’uomo, con una settantina di studenti e cittadini fermati, una rappresaglia tuttora in corso nelle strade di Trastevere, sul Lungotevere, il Portico d’Ottavia; e tutto ciò per la premeditata scelta della Questura di Roma di far salire il livello del conflitto”. Così Sandro Medici, presidente del X Municipio e candidato a sindaco di Roma alle prossime elezioni. “Delle due, l’una – aggiunge Medici – o siamo di fronte a un allarmante dilettantismo oppure c’è chi sciaguratamente intende far crescere la tensione sociale: in entrambi i casi, la responsabilità di quanto accaduto è da attribuire alla Questura di Roma e a chi la dirige, che con tutta evidenza si dimostra inadatto, se non incapace, di fare il suo mestiere; e se ci fosse un governo democratico e intelligente, di fronte a quanto sta succedendo, dovrebbe semplicemente rimuoverlo”. “Contro ragazze e ragazzi che si battono per una scuola migliore, per il loro futuro e il nostro presente – continua Medici – non si può rispondere con i lacrimogeni e i manganelli; né si può giustificare una reazione così violenta solo perché qualcuno dal corteo ha stupidamente fischiato contro la sinagoga”. “Tra i fermati e gli arrestati ci sono anche gli artisti del Teatro Valle e del Cinema Palazzo, oltre a diversi cittadini rastrellati a caso, a dimostrazione dell’arbitrarietà con cui le forze di polizia hanno agito – conclude Medici – sarebbe il caso che vengano subito rilasciati tutti i fermati, per non aggravare ulteriormente una situazione che è stata intenzionalmente creata e che potrebbe ulteriormente degenerare; sempre ammesso che qualcuno, a Palazzo Chigi o al Viminale, sia in grado di controllare questo furore muscolare, questo feroce zelo questurino”.

mercoledì 14 novembre 2012

La particella del foglio 64

Luciano Granieri





Dopo la ben nota storia della particella di sodio, tormentone della pubblicità di un’acqua minerale, segnaliamo  la solitudine spaesata di un’altra particella, non di sodio ma catastale . Una particella  di circa un ettaro  a destinazione agricola che in compagnia di tante altre sue compagne doveva costituire  la grande aera  per la  costruzione dell’ avveniristico aeroporto di Frosinone – Ferentino.   Dal  momento che un’aerostazione non può occupare una zona agricola, l’allegra compagnia delle particelle doveva cambiare destinazione d’uso per essere inserita in un nuovo piano  regolatore come area  industriale .  L’operazione non era della più semplici. Per approvare il nuovo piano regolatore con le particelle in procinto di svestire i panni delle povere contadinelle per diventare generose supporter di boeing e super jet, gli  amministratori della società costituita per  costruire  la struttura,   dovevano riprodurre le suddette  particelle in fogli catastali e presentarli al consorzio industriale il quale doveva  ratificare la variante. Dopodiché  il tutto passava  al vaglio della regione  Lazio per un’ulteriore   approvazione. Il che è puntualmente avvenuto nel  gennaio del 2008. Il  nuovo piano regolatore con le particelle trasformate da contadine a capitane d’industria, ritornava  così  al consorzio per dare corso all’esproprio  di abitazioni e attività agricole presenti sull’area .     Nel corso di questa macchinosa procedura si consuma il dramma della nostra particella.  Quel piccolo e triste appezzamento di un ettaro, sito nei pressi di Ferentino,  finiva riprodotto nel foglio catastale n.64. Ma per  il  maldestro pressapochismo  degli  amministratori e dei tecnici della società che doveva realizzare l’aeroporto,  il foglio n.64 non è stato indicato nella relazione di accompagno alla documentazione.  Quando il consorzio industriale si è ritrovato sul tavolo la pratica con tutti i fogli attestanti l’avvenuta mutazione delle particelle in aera industriale, si è accorto che  nella relazione mancava il foglio  n.64. Proprio  il pezzo di carta che avrebbe dato  la patente di area industriale alla povera nostra particella, che in questo modo rimaneva marchiata ancora con la destinazione ad uso agricolo.  La disgraziata particella ore è sola. Mentre la sue compagne sono diventate industriose, lei  è rimasta contadinella solitaria. Ma anche  le altre sue amiche  industriali sono tristi, perché  la mancanza  della compagna  del foglio 64, provoca un buco nella  loro  consolidata aggregazione necessaria per costruire l’aeroporto,  rendendo inutile lo sforzo compiuto  peri cambiare destinazione d’uso.  Dunque  la bella e avveniristica struttura non si può realizzare.  Quelli del consorzio industriale, mossi a pietà,  si sono subito resi disponibili a recepire una nuova relazione in cui fosse indicato il foglio 64  per far tornare in compagnia la particella solitaria. Ma per ovviare a questa ingiustizia, gli sciagurati dirigenti della società deputata alla costruzione dell’aerostazione dovranno  iniziare  una nuova procedura  il cui espletamento richiederà  molti, troppi,  anni.  Per cui la particella del foglio 64 rimarrà per sempre triste e sola, l’aeroporto non si costruirà. Non è una favola a lieto fine per la particella, ma forse per gli abitanti della zona si.  La macroscopica svista della Società Aeroporto di Frosinone nel redigere la relazione allegata alla variante del piano regolatore, può costituire l’ennesimo intoppo decisivo nel  decretare la fine definitiva di questo progetto malsano.  Fa comunque rabbia aver foraggiato e continuare a foraggiare con soldi pubblici la società Aeroporto di Frosinone, creata per costruire un mostro ecologico e  incapace  di portare a termine l’operazione.   Speriamo che la svista per cui non si è ottenuto  il  cambio  di destinazione d’uso da agricolo a industriale di una particelle sita nel mezzo dell’area aeroportuale, decreti  la definitiva messa in liquidazione della Società Aeroporto di Frosinone. Un ente la cui insostenibilità economica era già stata rilevata più volte dalla Corte dei Conti e che dell’inizio della sua attività per lavorare inutilmente, , poco e male, ha  fagocitato quattro milioni e mezzo di euro. Meno male che la Regione si è inabissata prima di regalare alla società,  già guidata da Francesco Scalia il cui timone oggi è retto da Gabriele Picano ,  un altro milione e trecentomila euro di denari pubblici. La storia dell’Aeroporto di Frosinone è simile alle vicende di tante altre  “grandi opere” mai realizzate  o in via di realizzazione, o realizzate male.  Per la gestione di  questi piani infrastrutturali faraonici  sono nate società che continuano a drenare milioni di euro pubblici  necessari a imbastire speculazioni e ruberie, vedi la società per la realizzazione del ponte sullo stretto.  Mentre sarebbe utile che quegli stessi milioni di euro fossero utilizzati per la messa in sicurezza del nostro territorio che si disgrega e  viene cancellato dalle piene dei fiumi ogni volta che piove un po’ più intensamente del solito. 

La Cgil condanna. La Polizia? No, i manifestanti

redazione di CONTROPIANO


In un comunicato tutto politichese e bizantinismi, il sindacato che oggi è riuscito a fare addirittura 4 ore di sciopero condanna la "violenza". Quella dei manifestanti, ovvio...


Teste spaccate e ragazzini massacrati di botte in tutta Italia, decine di fermati e identificati a Roma. I sindacati di base condannano la violenza gratuita dei celerini contro ragazzini alle prime manifestazioni, col volto scoperto e a mani nude, bastonati quando erano già stati sbattuti a terra da violentissime cariche. 
Ma la Cgil no, non condanna le cariche, le manganellate, gli arresti arbitrari. Condanna "la violenza". Di chi non è dato sapere, non è specificato. Un comunicato scritto attentamente per non dire chiaramente qual è e chi ha esercitato la violenza che il sindacato di Camusso e Landini condanna. Qualche studente poco esperto di politichese e bizantinismi potrebbe, leggendolo, capire che il maggiore sindacato del paese - che oggi ha proclamaito un eroico sciopero di 4 ore - 4 ore! - se la stia prendendo con la Polizia e chi la gestisce politicamente. Ma a leggere bene, soprattutto nelle ultime righe, i più esperti capiranno che è con la "violenza" dei manifestanti che ce l'ha la Cgil. 
Leggere per credere:

La Cgil condanna, "con estrema fermezza e massima intransigenza", tutti gli episodi di violenza che si sono registrati oggi in alcune città italiane, ed esprime piena solidarietà a tutti coloro che hanno subito aggressioni ed attacchi. "Alimentare un clima sempre più avvelenato, di scontri e contrapposizioni, di fronte ai problemi reali che vivono i giovani e i lavoratori per la mancanza di lavoro e di prospettive per il futuro, arreca danno all'intero movimento sindacale, da sempre baluardo di democrazia e di difesa dei lavoratori. E' necessario che tutte le forze sindacali e democratiche condannino questi episodi di violenza per non prestare il fianco ad un clima di odio e intolleranza".
Il profondo disagio sociale che attraversa larga parte della popolazione "non può e non deve in nessun modo trovare sbocchi negli atti di violenza che si sono purtroppo registrati oggi. Questi atti inaccettabili hanno il solo obiettivo di tentare di oscurare le legittime rivendicazioni - prosegue la Cgil – che decine di migliaia di lavoratori hanno sostenuto oggi in piazza, partecipando allo sciopero e alle manifestazioni indette dalla Cgil, che si sono svolte tutte in modo pacifico e senza incidenti, nell'ambito della Giornata di mobilitazione proclamata dalla Confederazione Europea dei Sindacati, 'per il lavoro e la solidarietà' e per protestare contro le politiche di solo rigore che stanno alimentando pericolosi processi di recessione in tutta Europa".

Corteo studentesco per lo sciopero generale europeo

A cura di Luciano Granieri


Scontri sul lungo tevere di Roma


Guerriglia sul lungotevere romano all'altezza prima della Sinagoga. La polizia ha risposto alle sassaiole dei manifestanti. Tommaso Rodano



Dopo i primi tafferugli, alcuni manifestanti si riparano nelle vie adiacenti al Lungo Tevere. Le forze dell'ordine arretrando scoprono l'assembramento e, una volta capito che gli attivisti erano senza via di fuga, ordinano la carica. L.Galeazzi.


martedì 13 novembre 2012

Se il fine giustifica i mezzi, usiamo Grillo per abbattere il Demofascismo

Luciano Granieri


 Fascisti e Democristi ecco i veri nemici del popolo. Sopravvissuti indenni  allo sfascio da loro provocato della prima e della seconda Repubblica,  i  Demofascisti  gravano ancora sulle nostre spalle. Risorgono  dopo la seconda guerra mondiale  iniziando, sin dal 2 gennaio 1948, a manomettere la Costituzione italiana. Un lento processo di destabilizzazione che oggi ci consegna  l’indicazione del PREMIER (non del presidente del consiglio) nella scheda elettorale, il pareggio di bilancio,  ci propina uno stato presidenzialista di fatto, mascherato da repubblica parlamentare.  Ai  cittadini non è consentito  più di “associarsi  liberamente in partiti per concorrere in metodo democratico a determinare la politica nazionale” (Art.49) , essi   sono stati estromessi  dai partiti stessi che un’oligarchia demofascista ha trasformato in comitati elettorali al servizio dei poteri  forti.  Il Demofascismo  si è macchiato delle stragi di stato,  quando le lotte operaie e studentesche degli anni ’70 stavano per scalzarlo, ha avuto e continua  ad avere   rapporti d’affari con la mafia, è stato inquisito e condannato nelle vicende di  tangentopoli,  oggi  è screditato e politicamente delegittimato dal   totale asservimento al potere  finanziario capitalista. Eppure  Fascisti e Democristi sono ancora attivi nel far danni alla società civile. Un ultimo esempio è rappresentato dagli squallidi giochetti sulla legge elettorale.  La commissione affari costituzionali del Senato (che andrebbe ribattezzata commissione affari propri del senato), ha votato un sistema   che  demo cristi e fascisti, certi di essere squalificati  dal voto popolare , hanno studiato proprio per neutralizzare l’effetto,  per loro devastante, della consultazione popolare .  Il giochetto di modificare la legge elettorale ad uso e consumo del Demofascismo  non è nuovo.  Ha avuto il suo massimo splendore nell’era berlusconiana. Il funzionamento è semplice. Quando il  Demofascismo  è in vantaggio nei sondaggi, la legge elettorale sarà funzionale a consolidare la vittoria, al contrario quando il Demofascismo è in svantaggio le regole saranno  concepite  in modo di ridurre il divario  con la coalizione  che  vincerà.  E, comunque,  costringere questa a trattare con i demofascisti, i quali  alla fine,  riusciranno  a preservare i privilegi di cui hanno  sempre goduto.  Secondo tradizione i Democristi e i Fascisti –  in combutta con   avventurieri e ladri di galline  che nel Pdl hanno trovato prosperità dietro  la grande ala protettrice di Berlusconi -insieme con i Democristi  doc quelli peggiori ,  quelli contraddistinti  dal  trasformismo e opportunismo,  quelli come Pierferdinando Casini per capirci, hanno votato un sistema  in cui per  ottenere il premio di maggioranza la coalizione vincente deve racimolare il  42,5% dei consensi. Con questa legge l’armata  riformista, data per favorita, ma lungi dal raggiungere il 42,5% dei voti, dovrà trattare con il democristo per eccellenza: Casini, che dall’alto del suo 5 o 6%, potrà come al solito, insieme agli altri demofascisti , condurre per l’ennesima volta il gioco, oppure benedire un nuovo governo tecnico  guidato dal banchiere, democristo anche lui,  Mario Monti. Questo acuto dispositivo, fra l’altro, crea una barriera difensiva  imperforabile all’attacco dei grillini. Un movimento outsider  che , a causa dell’impresentabilità di demofascisti e riformisti, potrebbe raggiungere una percentuale di voti in doppia cifra tale da diventare addirittura il primo partito. Sciagura da evitare. Una vittoria dei riformisti può essere gestita -in fondo nelle loro fila militano diversi  democristi,  molti sono favorevoli ad un nuovo governo Monti e poi  i riformisti italiani  sembrano la Roma di Zeman capaci di perdere   3 a 2 dopo essere andati in vantaggio  2 a 0 . Un’affermazione del M5S, invece sarebbe ingestibile.  Non se ne conosce la permeabilità all’inciucio e soprattutto è  contro il banchiere democristo. Una mina  vagante che va assolutamente disinnescata, tanto che il presidente del Senato,  il demofascista di lunga tradizione    Schifani, ha candidamente ammesso che questa legge elettorale deve essere approvata anche per impedire al M5S di vincere le elezioni. Alla faccia dell’imparzialità che costituzionalmente dovrebbe contraddistinguere  la seconda carica dello Stato. Dunque per cambiare veramente il destino che ci sta trascinando in fondo al baratro è necessario finalmente liberarsi dalla teppaglia fascista e democrista.  Non è impresa semplice perché è necessario cambiare completamente la coscienza politica  della gente  che da sempre, lassista e pigra,  si è fatta confondere dai  demofascisti,  dal loro borghese finto  paternalismo  che  spaccia  i diritti per privilegi  da concedere in cambio del  voto.  Occorre, attraverso la presenza militante , città per città, quartiere per quartiere,  a partire dai contesti locali,  dimostrare che i Demofascisti  da sempre sono stati i catalizzatori  del  predominio del capitale sul lavoro.  Una atavica lotta di classe che oggi si è trasformata, tout court,  in contrasto fra povertà e ricchezza.  Per fare questo è necessario tempo  e costanza,  nel scendere sempre in piazza , creare e supportare momenti di conflitto che oggi stanno proliferando in tutta Europa, connettere tutte queste conflittualità allo scopo di costruire e consolidare un blocco sociale granitico che sia in grado di rimuovere l’impenetrabile barriera che i Democristi  hanno costruito a difesa del captale. Poi,  finalmente,  colpire direttamente il potere del capitalismo finanziario.  Un’operazione incerta e di lunga prospettiva, che però può avere una piccola accelerazione dalla rabbia di pezzi di società che piano piano stanno scoprendo l’imbroglio del Demofascismo.  A tal proposito un nuova opportunità può affiancare la strategia della conflittualità sociale, necessaria  ma dai lunghi tempi di attuazione.  L’occasione da cogliere   è offerta  dal contesto delle prossime elezioni politiche.  Facciamo in modo che il movimento outsider, oggi dato come secondo partito, sparigli i giochi e arrivi molto vicino a quella soglia del 42,5% .  Facciamo in modo che i Demofascisti  non  si trovino davanti la solita accondiscendenza dei riformisti, ma un osso che, a meno di sconfessioni clamorose, sia molto più duro, indigesto e soprattutto  contrario al governo Monti.  Avete capito bene sto dicendo di votare per Grillo.  Pur non condividendo nulla  del metodo dittatoriale con cui il movimento è gestito , pur cosciente che il programma dei grillini è lacunoso, monocorde nel denunciare la corruzione, pur consapevole che il M5S è comunque l’espressione di un’insoddisfazione tutta borghese che sfocia nel populismo,    che non ha la   minima valenza ideologica,   né una coscienza di classe  e presenta  una prospettiva politica di corto raggio ,  devo ammettere che  è l’unico appiglio per  provare a scardinare  il Demofascismo.  Oggi è questa l’urgenza.  Usiamo quindi  il  M5S populista quanto, si vuole, dispotico, e volgare,  per toglierci di torno la cancrena demofascista.  Poi ,rimosso l’ostacolo, con la speranza che nel frattempo il  conflitto  sociale abbia ottenuto qualche risultato,  ci si può concentrare nella lotta senza se e senza ma al vero nemico, il capitalismo finanziario, abbandonando le invettive grilline   utili per aizzare la rabbia ma destinate a far deperire  il movimento per l’ inconsistenza propositiva.  E’ un discorso cinico, soprattutto verso il M5S, ma la guerra è guerra. L’unico rischio  è che i grillini, una volta passati dall’altra parte della barricata,  non si facciano a loro volta imbrattare dalla melma demofascista , qualche avvisaglia si è avuta già in Sicilia nel consiglio regionale guidato da Crocetta .   E’ evidente che in questo caso,  ci sarà ben poco da fare, se non……. Meglio non scrivere altro.