ll teatrino delle primarie continua come se nulla stesse succedendo nella società reale di questo paese. Questa sera i precari, gli studenti e i disoccupati della ex caserma si sono presentati, come già fecero con Renzi, per espriemere il loro dissenso verso uno schieramento che quotidianamente garantisce la maggioranza parlamentare alle politiche disastrose del governo Monti. Oggi in particolare per gridare la propria vicinanza al movimento No Tav ed esprimere il proprio sdegno contro la repressione ad orologeria che ha colpito decine di militanti. Insieme a loro, a contestare Bersani, le lavoratrici Sodexo di Pisa in lotta contro i 78 licenziamenti delle operatrici delle pulizie dell’ospedale di Cisanello.
Ma a differenza della passata contestazione contro Renzi, questa volta alle porte del Terminal Crociere i manifestanti hanno trovato polizia e carabinieri in assetto antisommossa che li hanno caricati. L’ennesima dimostrazione dell’arroganza e della violenza del potere a difesa di personaggi e politiche antipopolari che colpiscono quotidianamente chiunque non faccia parte dei ceti dominanti. Di seguito il comunicato della ex caserma e le foto della contestazione.
1 dicembre 2012
***
In merito alla contestazione svoltasi al terminal crociere durante il comizio conclusivo della campagna elettorale di Pierluigi Bersani per le primarie del Partito Democratico, l’Ex Caserma Occupata, in quanto soggetto organizzatore, intende precisare la realtà dei fatti.
Stasera, 30/11/2012, come precari, studenti e disoccupati ci siamo recati al terminal crociere per contestare pacificamente la presenza di Bersani. Già una settimana fa ci eravamo mobilitati per la presenza di Renzi.
Ci siamo presentati a entrambe le assemblee pubbliche per entrare e portare il nostro dissenso, con uno striscione da srotolare durante il comizio. Ma questa volta, al contrario di una settimana fa, abbiamo trovato l’ingresso sbarrato da digos, celere e carabinieri in assetto antisommossa con atteggiamento provocatorio.
La volontà di non farci esprimere il nostro dissenso è stata evidente fin da subito: più di una volta siamo stati respinti senza motivo, fino a quando siamo stati caricati per tre volte a freddo. Una decina di manifestanti hanno riportato ferite e contusioni.
E’ evidente che il Partito Democratico non accetta il confronto pubblico con la popolazione livornese che vorrebbe esprimere il proprio dissenso per le politiche criminali portate avanti da un partito che da 60 anni (sotto varie forme) governa questa città come se fosse un feudo privato.
Disoccupazione, precarietà, 3 sfratti al giorno, corruzione e speculazioni di ogni tipo. E’ questo il PD Livornese.
Noi non ci fermeremo di fronte all’arroganza e alle cariche delle forze dell’ordine. Continueremo a scendere in piazza e a esprimere il nostro dissenso con ogni mezzo necessario.
Inoltre vogliamo esprimere la nostra più sentita solidarietà e complicità ai/alle no tav messi agli arresti domiciliari ieri, 29/11/2012, a Torino. La valle non si arresta, no tav liberi subito!
Mentre nel centro sinistra, si deciderà oggi con
il ballottaggio chi sarà il candidato premier
alle prossime elezioni, nell’armata Brancaleone berlusconiana ancora è tutto in
alto mare. Non è tramontata l’ipotesi
delle primarie, ma prende sempre più corpo lo spacchettamento del partito. Noi
di Aut, siamo riusciti a rubare una foto che già documenta la “RACCOLTA DIFFERENZIATA” delle varie fazioni.
Oggi si terrà l’ultimo atto delle primarie del centro
sinistra. Dallo spazio web di Aut, voglio fare i miei complimenti e rivolgere
un in bocca al lupo a tutti quei militanti volontari che con il loro impegno e
la loro dedizione, ai seggi e nei luoghi deputati alla registrazione, hanno reso
possibile lo svolgimento della contesa elettorale. Non è ironia è una augurio
vero. Tanto più che si troveranno a gestire una situazione molto
complicata. Infatti la querelle sulla registrazione al ballottaggio di chi non ha votato al primo
turno, con la farsa delle giustificazioni per dimostrare
l’impedimento che non ha consentito la presenza al seggio domenica scorsa, oltre alle
migliaia di e.mail ricevute dalle segreterie provinciali in cui molti
chiedevano l’autorizzazione a partecipare al ballottaggio pur non avendo votato
al primo turno, confusi anche da messaggi ambigui che i vari comitati hanno
diffuso a mezzo stampa o via web, provocheranno l’ invasione dei seggi da parti
di chi pretenderà di votare pur non avendone diritto, secondo il regolamento
approvato il 19 ottobre scorso. Ai
militanti che fanno parte dell’organizzazione sarà demandato il difficile
compito di fronteggiare questa invasione che probabilmente non escluderà l’intrusione
di persone che andranno ai seggi con
intenti di sabotaggio. Insomma per questa grana organizzativa la fantastica
esibizione scenico - mediatica della partecipazione democratica rischia di
fallire miseramente. E purtroppo a rimetterci di più saranno colori i quali
hanno lavorato con entusiasmo affinchè il tutto riuscisse nel migliore dei modi
. Di cuore non me lo auguro, ma se
fallimento sarà, determinato dalla confusione e dalle contestazioni, la
responsabilità andrà ancora una vola ascritta ai vizi propri di un movimento
che non è un partito ma un comitato
elettorale, ne più e ne meno come i comitati
suoi concorrenti, Pdl compreso. Il Pd
checché se ne dica è pervaso dagli stessi dogmi che muovono anche il Pdl. Leggi
ferree per cui le regole di
qualsiasi contesa elettorale devono essere
decise dai contendenti e non da un organismo terzo. Certamente Bersani ha
mostrato una grande apertura cambiando lo statuto del partito, il
quale prevedeva che al segretario spettasse il ruolo di candidato alla
presidenza del consiglio, destinando invece
l’investitura del premier all’ esercizio delle primarie, ma il rischio è stato ben calcolato. Non vi è dubbio
che cercando di limitare il corpo elettorale a elettori di centro sinistra,
avendo dalla sua parte la maggior parte dei parlamentari, la maggior parte
delle segreterie provinciali, il successo per Pierluigi Bersani sarebbe dovuto essere scontato . Dunque fin dal primo momento si è tentato di limitare la partecipazione
ai soli votanti di centro sinistra. Renzi, al contrario, poteva contare in un ampio
consenso al di fuori del partito e solo
il voto aperto a tutti avrebbe potuto garantire qualche chance al sindaco di
Firenze. La soluzione di compromesso ha previsto primarie aperte, così come
voleva Renzi, ma con registrazione degli elettori, in modo da porre un qualche
paletto alla partecipazione, e soprattutto, impossibilità di votare al secondo
turno se non si è votato al primo, come preferito da Bersani. Il rischio già limitato
di perdere le primarie da parte del segretario, con le regole in vigore diventa
praticamente nullo al secondo turno. Il corpo elettorale dovrebbe essere già
definito visto che non è consentito a chi non ha votato al primo turno di votare anche
al secondo. Renzi per tentare la rimonta non può che cercare di conquistare i voti dei vendoliani. Le
percentuali ottenute da Tabacci e dalla Puppato sono talmente esigue da non
riuscire a colmare il margine, per cui serve il consenso dell’area vendoliana.
Ma il governatore della Puglia si è già dichiarato a favore di Bersani e,
inoltre sul segretario convergeranno anche i voti della FIOM che, espressasi più o meno in ordine sparso per
Vendola ora
potrà riunirsi con l’altra parte della CGIL che ha già votato Bersani al primo
turno. Dunque pronostico chiuso per Renzi. Ecco perché l’entourage renziano le ha
provate tutte per cambiare quelle regole peraltro condivise e firmate dallo
stesso candidato fiorentino. Renzi ha ragione a definire ridicolo il sistema
delle giustificazioni per essere ammessi al voto di ballottaggio, ma poteva
pensarci prima e non accettare quelle regole al momento della loro definizione.
Sicuramente lo stato maggiore del Pd, se avesse voluto qualificare maggiormente
la natura democratica della partecipazione, in presenza delle numerose
richieste di poter votare al ballottaggio, per non creare confusione e
assicurare un successo ancora maggiore , avrebbe potuto convocare d’urgenza il
collegio per il regolamento e correggere la stortura, ma come detto le regole
le fanno i contendenti e quasi sempre si usa il sistema che favorisce il più forte dei contendenti. Tutto ciò è
ulteriore dimostrazione che questa bolla partecipativa, questo esercizio democratico che ha avuto un
esposizione mediatica senza precedenti, non è altro che un imbroglio. Si da l’illusione
ai cittadini di avere il potere di decidere chi sarà il prossimo presidente del consiglio e questi
ci credono pure. Possibile che nessuno, neanche gli organi di stampa o i media
televisivi, abbiano avuto il buon gusto di sottolineare come i cittadini
secondo la costituzione eleggono i parlamentari non il PREMIER. E’ possibile che nessuno dei grandi
giornalisti illuminati, non sia in grado di svelare l’imbroglio per cui NON E’
VERO che chi vincerà le primarie e ripeterà il successo anche alla tornata
nazionale sarà automaticamente presidente del consiglio. Se, come ormai sembra
realistico pensare, il centro sinistra vincerà le elezioni con un margine che
non gli consentirà di governare da solo,
che vinca Renzi o Bersani, nessuno dei due otterrà il mandato a presiedere il
governo, rendendo inutile il responso
delle primarie. Lo sanno le sagge penne,
e gli illustri commentatori chi sarà il presidente del consiglio del prossimo
governo? Noi si. Saranno tre personaggi non parlamentari, non
eletti ma nominati dai presidenti delle camere, che
andranno a presiedere l’Ubp, Ufficio Parlamentare di Bilancio. Questo organismo,
indipendente svincolato dal Parlamento e dall’esecutivo, avrà il compito di assicurare il rispetto del
pareggio di bilancio inserito con un strappo istituzionale in costituzione.
Ogni dispositivo di legge in materia economica dovrà passare al vaglio dei tre saggi, i quali potranno modificarlo e addirittura annullarlo esautorando dalle loro
prerogative legislative ed esecutive gli organismi eletti dal popolo. Alla luce di tutto questo ha ancora un senso
parlare di primarie per eleggere il candidato alla presidenza del consiglio?
Si se serve a dare in pasto al popolo l’illusione di decidere del
proprio destino e distrarlo con effimeri esercizi di democrazia. Comunque in bocca al lupo ragazzi !
Da Genova, Torino, Bologna solidarietà ai lavoratori in lotta…
Dal 2008 al 2010 i governi europei hanno stanziato circa 4mila miliardi di euro per il salvataggio delle banche, circa un terzo del PIL europeo, più o meno il PIL di Italia, Francia e Gran Bretagna messi insieme. Ma governi ed enti locali ci spiegano che per i servizi pubblici non ci sono soldi.La vicenda Multiservizi ci sembra seguire lo stesso copione: per tenere in piedi società che sono scatole vuote; per acquistare rischiosissimi prodotti finanziari SWAP; per fare beneficenza alla Caritas o ai propri dirigenti (563mila euro, secondo la Corte dei Conti) ci sono i soldi, ma non ci sono per pagare i lavoratori e garantire servizi fondamentali alla città. La questione di fondo a cui la politica deve rispondere è: a pagare per coprire i debiti fatti dalla banche e dalla speculazione finanziaria debbano essere i cittadini comuni?
La nostra Associazione è impegnata a livello nazionale contro la privatizzazione dei trasporti e più in generale dei servizi pubblici comunali, a Genova, a Torino, a Bologna e nel movimento europeo contro le direttive UE sulla liberalizzazione dei servizi pubblici. Nei prossimi giorni presenteremo pubblicamente a Genova le nostre proposte per un’altra politica dei trasporti e dei servizi pubblici. Non è vero che l’unica soluzione è quella di tagliare i servizi e il costo del lavoro e aumentare le tariffe. E’ necessario aprire una vertenza politica nazionale contro i tagli del Governo. I sindaci devono decidere se stare dalla parte di Monti o dalla parte dei propri concittadini e in particolare delle fasce sociali più deboli. E’ possibile allo stesso tempo destinare in modo diverso le poche risorse a disposizione, tagliando i veri sprechi. Per questo nelle altre città italiane in cui la nostra Associazione è presente chiediamo tra l’altro che si costituiscano commissioni formate da rappresentanti del consiglio comunale, rappresentanti dei lavoratori e degli utenti, per andare a spulciare i bilanci ed elaborare proposte per rilanciare i servizi pubblici e difendere l’occupazione.
Siamo coi lavoratori della Multiservizi di Frosinone. Denunciamo un sistema politico che ha mantenuto i Fiorito, ma mette in cassa integrazione o lascia a casa la gente che lavora. Ci impegniamo a far conoscere la vostra lotta anche nelle altre città in cui siamo presenti. Lavoriamo per un coordinamento nazionale di tutti i lavoratori e i comitati cittadini in lotta contro le privatizzazioni e i tagli.
Nuovo duro colpo per Israele dopo la sconfitta di Gaza. All'Onu il fronte del 'no' alla Palestina si è ristretto assai, e il voltafaccia di Italia e Germania pesa come un macigno su un paese che si sente accerchiato. E che risponde con l'isteria e la propaganda.
Il riconoscimento da parte dell’Assemblea dell’Onu della Palestina era scontato. Ma alla fine ieri il numero di paesi che hanno votato contro è stato di parecchio inferiore a quanto ci si potesse aspettare fino a qualche ora prima.
La repentina giravolta da parte del rappresentante del governo italiano, che nel pomeriggio di ieri aveva annunciato il suo assenso alla richiesta da parte della Palestina, è da questo punto di vista assai significativo, visto che l’Italia intrattiene da decenni ottime relazioni politiche, commerciali, industriali e militari con il cosiddetto Stato ebraico. E che proprio recentemente il ministro Terzi e lo stesso premier Monti ha riconfermato l’incrollabile amicizia tra Roma e Israele. Non a caso ieri l’ambasciatore israeliano a Roma si è detto assai ‘deluso’ della scelta del governo italiano.
Ma anche il mutamento di opinione dell’ultim’ora da parte del governo tedesco, passato in poche ore dal no all’astensione, ha pesato molto sul morale israeliano.
Alla fine quindi il fronte del ‘no’ non solo si è dimostrato assai minoritario numericamente, ma anche limitato agli Stati Uniti, alla stessa Israele e a pochissimi altri paesi satellite: Canada, Micronesia, Repubblica Ceca, Isole Marshall, Nauru, Palau e Panama.
Un risultato, indubbiamente, dell’ondata di indignazione scatenato in tutto il pianeta dall’ennesima strage di civili a Gsaza, così come era successo pochi anni fa per Piombo Fuso, anche all’interno delle opinioni pubbliche dei paesi che sostengono Israele a spada tratta.
Ma a pesare sul nuovo scenario alle Nazioni Unite è sicuramente un cambiamento di atteggiamento da parte dell’amministrazione statunitense. Che ha ovviamente confermato un ‘no’ scontato, sostenuto però questa volta con una verve e una determinazione assai inferiore al passato. Sulle relazioni con Israele da parte dell’amministrazione Obama pesano anni di contrasti forti sulla strategia da adottare in Medio Oriente. Tel Aviv spinge – con le buone e con le cattive – per obbligare Washington a imbarcarsi in una aggressione militare contro l’Iran che le classi dirigenti statunitensi, almeno per ora, non condividono. E soprattutto ora Washington è stata costretta, per mantenere la propria egemonia sul Nord Africa e sul Vicino Oriente, a rimodulare la propria strategia, abbandonando nell’ultimo anno i vecchi regime corrotti e dittatoriali per sostenere un nuovo ruolo egemonico delle borghesie islamiche e liberali in economia. E lo dimostra il ruolo assegnato dall’amministrazione Obama all’egiziano Morsi nel raggiungimento di un cessate il fuoco tra la resistenza palestinese e Israele dopo 8 giorni di bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Suonato come una sconfitta a parte delle classi dirigenti e a buona parte di un’opinione pubblica israeliana sempre più guerrafondaia ma al tempo stesso sempre più isolata a livello internazionale. Obama ovviamente non vuole e non può abbandonare Tel Aviv a sé stessa, ma non può neanche permettere che gli interessi israeliani mettano in discussione il difficilissimo equilibrio raggiunto tra gli interessi americani e quelli dei Fratelli Musulmani in Medio Oriente.
L’isolamento di Israele, da questo punto di vista, aumenta a vista d’occhio e le sconfitte su Gaza prima e all’Onu poi potrebbero accelerare una crisi di prospettive dello ‘stato ebraico’ che sembra senza precedenti.
Basta leggere le reazioni isteriche dei rappresentanti di Israele e delle lobby sioniste in giro per il mondo, in queste ore, per accorgersene. Da chi accusa Mario Monti di appoggiare Hamas (!) a chi, come Dimitri Buffa, accusa la comunità internazionale, nella fattispecie 52 personalità di tutto il mondo, di voler “boicottare militarmente Israele, cioè impedire agli stati di fornire allo stato ebraico le armi per difendersi dall’ostilità dei Paesi arabi e dall’Iran, oltre che dal terrorismo di Hamas”. Il che secondo il ‘giornalista’ de l'Opinione, il più filoisraeliano in giro per l’Italia (Fiamma Nirenstein vive in Israele) “equivale a decretare una nuova Shoà nell’arco di tre o quattro anni”.
“Ora si ricomincia: Israele contro il resto del mondo” conclude Buffa che rivela una sindrome da accerchiamento che in parte coglie elementi di realtà – il crescente isolamento israeliano – ma in parte rivela anche una percezione vittimistica dei sostenitori di Israele che negli ultimi anni sembra aver provocato più danni che risultati positivi per la propaganda sionista.
Sul sito di propaganda sionista italiano ‘Informazione corretta’ (sic!) si possono leggere invettive contro la crescente e negativa influenza delle Ong sui governi di tutto il mondo oppure allarmi sul pericolo rappresentato dall’Iran che sarebbe sottovalutato dagli stessi amici di Israele. E non manca il dileggio per coloro che credono veramente che Arafat sia stato avvelenato e ucciso da agenti israeliani.
Ma ancora più istruttivo è leggere i commenti della stampa israeliana. Concentrata a sminuire l’importanza del riconoscimento da parte dell’Onu della Palestina come ‘stato non membro’ nei territori di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est occupati da Israele nel 1967.
“Tutto quello che otterrà Abu Mazen con questa risoluzione sarà di elevare il proprio profilo in un momento in cui si era ritrovato impopolare e irrilevante, e di accrescere aspettative irrealistiche fra i palestinesi. Darà loro la sensazione di non dover fare concessioni, di non dover scendere a patti con l’esistenza di uno stato ebraico, di non dover fermare l’odio contro gli ebrei che è endemico nella loro politica e cultura popolare”. Alan Edelstein, del Times of Israel, non è proprio sfiorato dal sospetto che se a occupare le terre palestinesi fossero i cinesi o gli svedesi i legittimi abitanti di quei territori odierebbero questi ultimi invece degli ebrei?
“La manovra all’Onu di riconoscere lo Stato di Palestina nel territorio finito sotto controllo israeliano (!) dopo la guerra dei sei giorni del 1967 rientra nella spudorata campagna volta a ottenere da parte delle Nazioni Unite la delegittimazione ufficiale del controllo di Israele non solo su luoghi come Ma’aleh Adumim – una città di 40.000 abitanti a 7 km di Gerusalemme, che in tutte le ipotesi di accordo dovrebbe rimanere israeliana – ma anche di luoghi che echeggiano di significati religiosi, storici e culturali per il popolo ebraico come il quartiere ebraico della Città Vecchia di Gerusalemme e il Muro Occidentale (“del pianto”). La manovra dell’Olp all’Onu è sbagliata e irragionevole, e non farà che andare ad aggiungersi alla lunga serie degli errori storici della dirigenza palestinese che risalgono perlomeno al 29 novembre 1947, quando i palestinesi non colsero la loro concreta chance di ottenere nazionalità e auto-determinazione. Come oggi” scrive invece il Jerusalem Post. Che rimuove accuratamente l’uso dei termini ‘occupazione’ e ‘colonia’, sostituiti invece da ‘territorio finito sotto il controllo israeliano’ e ‘città’ in un utilizzo autoassolutorio della lingua che la dice lunga sui fantasmi di un paese in guerra con la propria coscienza, prima ancora che contro il resto del mondo.
Ma le autocensure linguistiche non possono cambiare una realtà che la stessa stampa israeliana non nasconde. Haaretz parla di "sconfitta umiliante" e di "campanello d'allarme": "Germania, Gran Bretagna, Italia e altri Paesi amici hanno mandato un messaggio a Israele con il loro voto, la pazienza per l'occupazione si sta esaurendo". Anche il più destrorso Yediot Ahronot ha definito il voto del Palazzo di Vetro "una debacle politica". "Il premier Netanyahu", ha scritto, "non ha saputo valutare l'entità della rabbia che c'é nel mondo verso Israele".
Ci sono tutti gli elementi affinché l’opinione pubblica israeliana faccia un passo indietro rispetto ai propri sogni di dominio nella regione. Ma pare proprio che non sarà così. Moshe Feiglin, uno dei candidati emergenti del Likud alla prossime elezioni politiche ed esponente del movimento dei coloni, propone oggi l’estensione immediata della sovranità israeliana su tutta la Cisgiordania, l’assunzione del controllo esclusivo di Israele sulla Spianata della Moschee, e la fuoriuscita di Israele dall'Onu. “Se la Svizzera se l'é cavata bene senza essere all'Onu, possiamo farcela anche noi'' promette l’astro nascente del Likud.
Sorvolando sul fatto che la Svizzera non occupa nessun territorio non suo e non è circondata da popolazioni giustamente ostili.
Semo annati già licenziati e semo stati cacciati, semo usciti come mendicanti bastonati non nel corpo le ferite erano e sono dentro ognuno di noi sono ferite che rafforzano gli animi che non bastano a demolire un idea, un pensiero. La nostra lotta non si ferma la nostra voce si sentirà nei cortei nelle piazze nelle scuole. I lavoratori della Frosinone Multiservizi difendono i beni comuni, il lavoro. I servizi essenzialiche appartengono alla collettività e pertanto devono essere garantiti. Siamo assolutamente contrari alle politiche di liberalizzazionee privatizzazione solo per una logica di profitti. Il principale obiettivo dei privati è solo il guadagno esponendo i cittadini al saccheggio delle proprie risorse, ricevendo servizi non qualitativi . i lavoratori si incontreranno domani in assemblea alle ore 13 piazza 6 dicembre. La protesta continua
Speriamo
che arrivi presto domenica e finisca sto’ tormentone delle primarie. Non se ne
può più di vedersi propinare ogni sera
in televisione uno che fa l’imitazione
di Maurizio Crozza e un altro che
pare la brutta copia di Renzo Montagnani uscito dal film “amici miei atti II”.
Non se ne può più sentirli blaterare di
rinnovamento della classe politica, o al
contrario, di rispetto e necessità dell’esperienza
per chi vuole candidarsi a guidare il paese. Ogni sera stanno li uno sulla tv
pubblica, l’altro su una privata e viceversa , o addirittura tutti e due nella stessa trasmissione
scimmiottando gli americani, a discutere del “cambiamento” vecchio e del “cambiamento”
nuovo. Il “cambiamento” nuovo dell’uno
consiste nell’accettazione in toto del peggior liberismo scritto dalla troika
nell’agenda Monti, il “cambiamento” vecchio dell’altro prevede invece la
riedizione della stagione degli inciuci secondo una road map che parte da
Vendola e finisce a Casini, ma chissà anche Fini potrebbe tornare utile, con una riedizione della’agenda di cui sopra
riveduta e corretta in salsa riformista,
ovvero lasciata così come è. Di tutto
quello che dicono poco o niente c’entra con la vita dei cittadini e quel poco
che sembra entrarci è slogan elettorale. Non accettiamo di farci dare lezioni di democrazia da due che
rischiano di risolvere la loro democraticissima tenzone a suon di carte bollate. Cosa è nuovo,
cosa è da rottamare? Tagliare i finanziamenti alle scuole private
per risanare la scuola pubblica, evitando che i consigli d’istituto si trasformino
in consigli d’amministrazione, è nuovo o vecchio? Tagliare
le spese per gli armamenti e risanare la sanità pubblica è nuovo o vecchio? Rispettare il risultato dei referendum sui
beni comuni, vietare la privatizzazione dei servizi pubblici, eliminare le società
partecipate (in-house) e seguire i
suggerimenti della Corte dei Conti, secondo cui la gestione diretta, pubblica,
dell’erogazione dei servizi è molto meno onerosa per la collettività, è nuovo o vecchio? Nazionalizzare le banche, sia commerciali che
d’affari per evitare che continuino a fare le loro sporche speculazioni sulla pelle dei cittadini è nuovo o
vecchio? Ricondurre sotto la proprietà e
il controllo dello Stato le aziende in crisi, o che vogliono delocalizzare, costringere
imprenditori accattoni come i Riva a sloggiare dell’Ilva dopo averli costretti
a pagare con i loro soldi - frutto di profitti ottenuti con l’evasione fiscale e la speculazione
finanziaria - la riqualificazione ambientale del’impianto di Taranto e far tornare pubblica la più grande
acciaieria d’Europa è nuovo o vecchio? Quello che fa l’imitazione di Crozza e la
brutta copia di Renzo Montagnani uscito dal film amici miei atto II non lo
dicono. E allora, nuovo o vecchio,
primarie o non primarie, siamo stanchi di sorbirci tutte le sere le litanie di
tali finti paladini della democrazia e della buona politica. Che arrivi presto
domenica, così almeno uno ce lo toglieremo dai coglioni. Che arrivi domenica,
che arrivi presto.
Le Associazioni
Rete per la Tutela della Valle del Sacco e Gruppo Logos Il motto della Ruhr:
“la Cultura attraverso Cambiamento, il Cambiamento
attraverso la Cultura”
Le Associazioni Rete per
la Tutela della Valle del Sacco e Gruppo Logos si dichiarano pienamente
soddisfatte ed entusiaste della riuscita dell’evento di chiusura “Colleferro
1912-2012: cent’anni bastano?”. La partecipazione del pubblico all’incontro
con il prof. Hanns Dietrich Schmidt ha rappresentato un ulteriore passaggio
importante per l’elaborazione di proposte alternative, volte al risanamento del
territorio nonché alla creazione di opportunità di lavoro per una comunità che
desidera riappropriarsi del proprio destino.
Come sottolineato dal
prof. Schmidt, sarebbe un errore ripetere l’esempio della Ruhr senza fare una
valutazione accurata delle specifiche componenti socio-economiche e ambientali
del territorio in cui si vuole operare. Sicuramente i risultati raggiunti nel
distretto tedesco incoraggiano quanti da tempo sognano il giorno in cui avere
l’opportunità di determinare dal basso le scelte che li riguardano.
La descrizione di questo
progetto, soprattutto di natura culturale culturale, è stata tradotta dal
tedesco e commentata dall’arch. Antonio Cirillo, profondo conoscitore
dell’argomento.
E’ seguita un'esaustiva
spiegazione del dott. Gabriele Guazzo di Cittalia - area Europa, riguardo
l’utilizzo dei fondi strutturali europei della prossima programmazione
2014-2020, a vantaggio delle aree depresse e con particolari problemi ambientali
come la Valle del Sacco.
Infine, la dott.ssa
Grazia Maria Piana, Energy Consultant e Specialista in Diritto ed Economia dell’
UE, ha descritto la sua esperienza nel campo degli approcci partecipativi,
presentando in particolare i risultati di una ricerca condotta per il
Dipartimento di Management dell’Università la Sapienza di Roma e riguardante la
città di Civitavecchia (RM).
Erano presenti in sala
alcune autorità locali e sindacali che hanno dimostrato l’interesse ad imbastire
un rapporto costruttivo con i promotori di questa iniziativa, da cui si spera
possa partire un percorso di confronto e scambio. Anche molti altri presenti in
sala si sono congratulati e resi disponibili a collaborare, dando consigli e
suggerimenti su come far ripartire dal nostro territorio una proposta largamente
condivisa e quindi credibile.
Le Associazioni
proponenti si dichiarano pronte ad aprire un confronto diretto con tutte le
amministrazioni, le parti sociali, le imprese agricole, industriali e
commerciali, le categorie professionali, le scuole, le parrocchie e chiunque
abbia intenzione di partecipare al fine di stabilire un patto di reciprocità che
porti al superamento di politiche basate sulla difesa di interessi di
parte.
Nel contempo, la seconda
giornata, con il Forum Nazionale dei Siti di interesse Nazionale e Siti di
Interesse Regionale Territoriali, ha permesso attraverso i tavoli tematici di
scambiare conoscenze, sottolineare le difficoltà che le azioni in difesa di
ambiente e salute incontrano quotidianamente, elaborare strategie comuni, e
soprattutto trovare la forma con cui ottimizzare le risorse e le competenze,
mettendole a disposizione di tutti. I partecipanti al forum provenivano da
realtà simili alla nostra, quali Taranto, Napoli, Grosseto, Bussi, Pescara,
Salto di Quirra, Brescia, Lago di Vico, luoghi dove i cittadini subiscono le
conseguenze di un ambiente insalubre. Inoltre, hanno partecipato i
rappresentanti di WWF Abruzzo, di Legambiente Lazio, del Forum Nazionale
Salviamo il Paesaggio, di Slow Food, del Comitato Esposti Amianto Lazio, del
Tribunale del malato e Cittadinanza Attiva, di movimenti locali come
l’Associazione Mamme di Colleferro, Codici Anagni e Colleferro Città Vivibile.
L’incontro pubblico del pomeriggio ha permesso di acquisire ulteriori elementi
di carattere storico sulla Valle del Sacco con la presentazione del saggio di
Fabrizio Nunnari e permesso ai rappresentanti extra-territoriali di esporre
quanto avvenuto e ancora avviene sui loro territori.
I documenti elaborati
saranno presto disponibili e messi a disposizione del gruppo di lavoro nazionale
e degli altri rappresentanti che non hanno avuto modo di essere presenti,
cosicché ognuno potrà apportare ulteriori
arricchimenti e dare la propria adesione all’ avvio di un percorso
comune.
Oltre che soddisfatti,
gli organizzatori, dichiarano di essersi anche emozionati nel sentire un sincero
affetto da parte degli ospiti, ai quali nella mattinata di domenica è stato
proposto un breve tour cittadino per spiegare le origini della nostra comunità,
il rapporto azienda e città, l’ impatto industriale. Si ringraziano per il
sostegno all’ iniziativa la Provincia di Roma che ha concesso il suo patrocinio,
il Comune di Colleferro per la concessione della sala Konver, la Banca Credito
Cooperativo di Roma, i soci Coop, Slow Food Lazio e la Condotta Territori del
Cesanese per il diretto interessamento di Francesca Litta che ha voluto
gentilmente ospitare i partecipanti al forum. Si ringrazia inoltre
l’europarlamentare Niccolò Rinaldi per averci fornito utili e competenti
consigli, dimostrando di voler adottare la nostra causa per il
futuro.
L’iniziativa è stata
resa possibile grazie al volontario supporto di molti amici, tra i quali Chiara
e Isabella di Morganalab, Aldo, Maria Pia, Rosaria, Pierluigi, Lorenzo, Laura,
Massimiliano, Enzo, …… i quali, con entusiasmo, si sono
messi a disposizione.
DICHIARAZIONE DI VOTO del P.R.C. Variazione
n. 2 al Bilancio di Previsione 2012- Pluriennale 2012/2014 - Programmatica
2012/2014 ed estinzione anticipata mutuo
Cassa Depositi e Prestiti
Il PRC, in linea e
coerentemente ai voti già espressi in occasione dei consigli comunali
riguardanti il bilancio, anche in quest’occasione vota contrario al punto 1 e
al punto 2 dell’odierno ordine del giorno. Questo perché dopo la manifestazione del 21 scorso,
che ha visto scendere in piazza a Milano centinaia e centinaia di Sindaci per
chiedere modifiche al Patto di stabilita’ e risposte sulla spending review e
sull’Imu, il sindaco Petrarcone ha perso l’ennesima occasione per prendere una
chiara ed inequivocabile posizione politica.
Infatti, già in
occasione del Forum dei comuni per i beni comuni promosso dal Sindaco di
Napoli dell’IDV svolto in data 28.11.2011, il nostro sindaco, seppur
sollecitato alla partecipazione, ha pensato di disinteressarsi agli argomenti
che riguardano la qualità della vita dei nostri concittadini. Una giornata quella di Napoli, di confronto, a
difesa dei beni comuni, fondamento irrinunciabile dei diritti, ma anche
pilastro della democrazia partecipativa.
La
perdita delle risorse che derivano dai tagli statali ai trasferimenti locali non
giustifica il subire supinamente le antipopolari politiche di austerity imposte
dal governo Monti. Ed allora Petrarcone invece di lottare ed aderire quindi
all’appello dei sindaci per modificare quanto meno l’austerity del patto di
stabilità, scarica per l’ennesima volta sugli inermi cittadini, la chiara
politica liberista che ha in mente condividendola con IDV e SEL locali che in
altre città prendono posizioni chiare e nette nei confronti dell’ambiente, del
welfare e dei bisogni primari della gente.
Addirittura
il sindaco di Milano Pisapia di SEL ha dichiarato che “icomuni sono pronti ad aprire uno ''scontro
istituzionale'' con il governo centrale, a tal punto che i sindaci sono pronti
a gesti eclatanti come ''la restituzione per un certo periodo del Tricolore o
la sospensione, se non le dimissioni dall’incarico'' se non verranno liberate
le risorse necessarie agli enti locali strozzati dall’austerity.
E allora ci chiediamo perché Cassino è sempre un caso
a se’?
Il fatto poi che bisogna estinguere il mutuo con la
Cassa Depositi e Prestiti così come proposto da Monti, non giustifica la
manovra proposta dall’assessore al bilancio, al contrario, questa è una scelta politica
che indebolisce la lotta dei sindaci e di tutto il movimento che riempiono le
piazze d’Italia. Vogliamo inoltre sottolineare che la variazione sul capitolo
di bilancio di previsione, proposta dall’assessore, che riguarda i rimborsi
sull’ICI sulle aree potenzialmente edificabili, le minori richieste di rimborso
giustificate dall’assessore per il taglio di 200.000 € non sono suffragate
da nessun riscontro documentale.
Dice
ammazza vai Appe Scara mo che ce devi avé paura Derpe Scara?
Daje
su che nii vedi come stanno questi, jè rimasto solo Ladri Atico, sta stagione è
tutta spine e niente rose da quanno ha visto la luce, stanno Rovi Nati
Occapito
ma o sai come funziona co noi no? O sai che ce chiamano a fa conferenze mediche
in tutto er monnonfame pe studià le tecniche nostre de rianimazione
dell’avversario, roba che proprio encefalogramma no piatto, de più, roba de
encefalogramma piatto posate bicchieri e tovajolo, e comunque noi riportamo
tutti in vita.
Poi
questi hanno pure cambiato allenatore mo, er temutissimo cambio d’allenatore,
l’evento che garvanizza, sprona, attizza, fomenta, rimotiva, riabilita e
rottama, proprio mo, prima de giocà co noi. E che è par condicio questa?
Hanno
pure preso un laziale.
Bergodi,
too ricordi Bergodi?
Ammazza
com’è invecchiato Bergodi però eh? Pare Severgnini alto.
Eppoi
Pescara oh! Ma ntii leggi i libri de storia? E i giornali dell’anno scorso? Ma
ntoo ricordi che qui è ricominciato tutto? Ntoo ricordi che qui er Santone ha
gettato le basi del ritorno? Che ha detto tu sei Pescara e su questa Pescara
edificherò la mia chiesa votata all’attacco?
Te
rendi conto der cortocircuito emozionale? Te rendi conto dele innumerevoli
insidie ambientali? Te rendi conto der mostruoso potenziale de madonne che ce
riserva sta trasferta?
Te
rendi conto da te che annà ar Bernabeu sarebbe più agevole, o capisci no? E
allora sta bono no, sì, ce devi avè paura Derpe Scara. Ancora nun l’hai capito
che tu quest’anno ce devi avè paura DE TUTTI, pure dell’ombra tua, pure dii
spifferi, pure dii fili scoperti, pure der latte scaduto er giorno stesso che
nsai mai se te fa male e dici ma no figurate se me fa male. Quest’anno te fa
male, o voi capì o no?
Ao,
hai votato ale primarie?
Vabbè,
era pe dì, pe cambià discorso nattimo, pe fa lo smorzacandela ala tensione.
E’ che
questi mo se chiudono e ripartono, se chiudono e ripartono, se chiudono e
ripartono e o sai come va a finì quando quarcuno se chiude e riparte, va a finì
male va a finì, che te pensi che arivi callo callo e segni subito e scardini
tutti i dogmi tattici de Bergodi?
Sì.
Arivi callo callo, Destro Destro, a destra destra, coi capelli sempre e
comunque a cazzo, ma cor piattone callo, e de rapina rapina, rimbarzella
rimbarzella, segni subito e ce scardini dale poltrone ancora fredde. Tiro
Dercatapitano, quaja der portierino che tutti dicono che è forte pure se fa le
quaje, opportunismo sbilenco de Destro, gò, esurtanza a molestà la bandierina
in modalità bachata.
Daje
Dexter! Finarmente cor sangue all’occhi, finarmente pronto a incide, finarmente
pronto a ammazzà na partita.
Ah!
Stavolta semo partiti bene! Ah! I tuoi jedi mind tricks non hanno effetto su di
noi caro Bergodi, ah! Mo devi giocà, ah!
Solo
che quelli porelli de giocà nun je riesce proprio. E’ che so proprio scarsi
scarsi. Che poi nse dovrebbe dì mai, che poi c’è il ritorno e o sai che nse
dice, però c’è tutto un girone pe smartì la pescaramanzia su.
Basti
pensà che Diapason, er pescarese più forte nonché anima dela squadra, è uno che
da piccolo pe trovà quarcuno co cui giocà a palla doveva pià la slitta, annà a
citofonà a Bjork, falla scenne co na seggiovia, e mettela in porta tra du
geiser che facevano i pali. In cambio lui je prometteva che poi sarebbe stato a
sentilla mentre quella javrebbe cantato l’urtima nenia de sua composizione e
lui zitto sotto con la testa sotto i suoi doposci e lei sopra che si muoveva e
lui che ala fine javrebbe dovuto dì che se trattava de capolavoro, ogni vorta.
Er pallone era fatto de sarmone rappreso e nessuno de loro avrebbe pensato mai
un giorno de esse preso a modello da un movimento a cinque stelle o da Meg dei
99 posse.
Che
poi Bergò, già stai così sgarupato, ma te pare davero er caso de schierà co
Diapason pure uno che se chiama Modesto e uno che se chiama Togni? Guarda che
le parole so importanti Bergò. E meno male che Caprari l’hai tenuto in panca.
E poi
vabbè che contro de noi è sempre festa, però si te presenti co Abbruscato non è
che pe forza te dovemo cantà Buon compleanno Elvis.
E
quindi insomma ce tocca giocà a noi, però a noi com’è come nun è, se in una
partita nsemo mpo cojoni in difesa, allora pare che tocca esselo in attacco.
E
allora sì, costruimo, famo, illuminamo, tajamo, scambiamo, dialogamo,
sovrapponiamo, apriamo, s’avvicinamo, concludiamo, però de fa nantro gò proprio
nce va.
Siamo
così, è difficile spiegare, lascia stare, tanto ci potrai trovare ancora qui,
ndo cazzo annamo.
Mo, se
quello che le donne non dicono è che Osvardo è brutto, c’hanno ragione. Però
certe partite, quello che je dicono gli uomini (ma pure molte donne) è
iriferibbile.
Gnente,
la Cipolla oggi è appassita, nce se fa niente, manco nsofrittino minimo, manco
nimprofumata, gnente proprio, fa quasi piagne. Pare che è mezzo rotto, ma
allora riposate nattimo, fermate, aripiate, nfamo er solito nostro che aspettamo
de rompese interi.
L’artri
fanno er loro, er Tiramolla de Dios esprime sicurezza e freschezza atletica da
tutti i pori che nso occupati dai brufoli, er Lucido non brilla ma manco fa
cazzate, er Malincosniaco se è chiaro subito che c’ha voglia rimane er dubbio
sulla vena, Ercapitano capitana come sempre ma mpo meno, che comunque pure mpo
de stimoli tii deve dà l’avversario, e oggi come oggi se sentirebbe più
stimolato a giocà a palletta in coridoio a casa co Chanel.
Er
Malincosniaco legge i pensieri Dercapitano e pensa: ma che me manca a me pe
giocà in quer coridoietto, che è na questione de nome? Mo vado all’anagrafe e
me cambio in Miranel, anzi no Chalem, poi vojo vede che se inventa.
Poi
succede che Dexter ce riprova de testa e fra na sgommata e l’artra indovina
pure l’angolo bono de cute e de specchio dela porta, però Perin a sto giro ce
sta e sventa, che è sempre un bel verbo da usà. Perin sventa.
Poi
più o meno nsuccede gnente.
Cioè
sì, finisce er pimo tempo e comincia er secondo, ma non è che sta cosa cambi
molto le cose in campo, quindi er Santone dice vabbè famo che armeno cambiano i
giocatori, e vedendo Sturmentruppen Florenzi mpo spompato lo rincuora con un
“ho deciso di darti tre secondi, esattamente tre fottuti secondi, per toglierti
quell’aria stanca dal muso! In caso contrario ti strappo le palle degli occhi e
ti fotto il cervello!... Uno... Due... Tre...” ma quello manco fa in tempo a
sentì e già sta in panca a metà tra il terore e il debito d’ossigeno pe lascià
posto a Riscattinho.
Poi pe
loro entra uno cor nome de na birra, che è un po' il più forte de tutti i
pescaresi, e però siccome ormai s'è deciso che Erpe Scara è squadra de pippe,
pare che non po giocà mai più de mezz'ora.
Poi a
na certa entra uno che non è capace. Cioè, no uno scarso o un bidone, proprio
uno che pare che a pallone non ci ha giocato mai e l'hanno portato l'amici sua
pe arivà a undici. Tal Soddimo imbocca in campo e comincia a menà più o meno a
tutti, così, a chi tocca s'engrugna. Un po' come quelli che se sentono forti a
basket o a rugby o a karate e pensano che movese ala stessa maniera a calcio
possa esse comunque funzionale al bene comune, tanto poi ce sta er terzo tempo
e s’annamo tutti a beve na bira e a ruttasse in faccia. Succede così che, grazie
a na mossa de taekwando de Soddimo, scoprimo che Destro è proprio giovane ma
giovane assai, se è vero come è vero che il rallenty ce ne mostra la tibia
mentre se piega ma nun se spezza, proprio come legno verde de neonato. A ogni
entrata Ercapitano guarda i pescaresi coll'aria de chi cerca invano na
spiegazione logica a tanta mancanza de grazia, ma quelli o riguardano
dispiaciuti come a dì "fa così pure co noi, da mo che soodimo de Soddimo,
lascia sta, quello è matto, quando o vedi zompa e nce fa caso".
Poi
entra Zio Perotta ar posto de Destro, e se dimo hai capito er Santone, se
copre, proprio come nallenatore normale quando sta in vantaggio de ngò a pochi
minuti dala fine. Certo, se copre coll'ennesima maja de lana strusciata da Zio
Perotta, ma se copre, è er gesto che conta.
Zio
Perotta tocca la prima palla e fa un tunnel a uno, così, pe ricordà che
comunque lui è campione der monnonfame e i pescaresi no. Un atto de bullismo.
Infine
entra uno ai tiri der quale un dì d’agosto delegammo na qualificazione europea
che infatti mancammo nonché er debutto de Luigi Erico, quer Caprari che da noi
ha giocato titolare in Coppa Uefa e che qui a Pescara entra agli ultimi dieci
minuti (gnente Bergò, non hai resistito). Semo pronti a vedello non esurtà pe
portacce rispetto, e a sto punto, tanto è stato lo spreco che quasi se lo
meriteremmo.
Poi,
quasi ala fine, mentre i pescaresi premono e er pareggio pare un mozzico,
all’improvviso er Santone pia e bestemmia sur sagrato de quella che nanno fa fu
la chiesa sua. Colui che quivi pose le basi e le goleade de na pronta
promozione finalizzata a illude il giusto per non evità poi na rapida
retrocessione, toglie pure Osvardo e fa imboccà la Cosa greca. Morale dela
favola, in casa dell'urtima in classifica, chiudemo co la sola punta Capitana,
s'aroccamo e spazzamo, difendemo er risurtato, proprio come se avessimo capito
che pe vince po bastà un gò de vantaggio. A noi che troppe vorte amo rimpianto
er mancato ingaggio part-time (er tempo de aroccasse a difende risurtati in
bilico) de un Nedo Sonetti o de un Gigi Cagni, nce pare vero.
“Stamo
chiusi come na cozza! Catenaccio vero come le peggio provinciali! So dieci
minuti boni che semo l’anticarcio! Guarda quanto cazzo semo brutti! Spazza!
Buttate pe tera! Perdi tempo! Simula!” se dimo mentre s’abbracciamo cole
lacrime all’occhi e sorisi grossi così.
E ala
fine a forza de minuti brutti ariva l’urtimo e arivano tanti fischi
dell’arbitro quanti punti.
E ala
fine guardi la classifica e vedi che sei ancora mezzo vivo.
E ala
fine guardi a quanto ce vole poco certe volte a non fasse annà de traverso na
domenica.
Addirittura,
come a sto giro, po bastà pure fa la metà der dovere tuo.
Famo
che se semo imparati come se fa?
Famo
che la prossima vorta der dovere nostro provamo a fanne tipo tre quarti?
Il Coordinamento Valle
del Sacco (CVS), che com’è noto riunisce associazioni, circoli territoriali,
comitati e cittadini attivi in difesa dell’ambiente e della salute della Valle,
a seguito delle dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa nazionali dal
ministro dell’Ambiente Corrado Clini in data 21.11.12, a margine di un’audizione
presso le Commissioni parlamentari permanenti Ambiente e Politiche
dell’Unione Europea, invita il ministro ad una responsabile e doverosa
analisi della situazione della Valle del Sacco prima di assumere o pianificare
qualsiasi decisione inerente lo smaltimento dei rifiuti di Roma a
Colleferro.
Ricordiamo
brevemente le dichiarazioni in questione:
-
Intanto, "stiamo cercando di capire quali sono le misure urgenti che possono
essere messe in moto, a cominciare da quelle che consentono l'autorizzazione
rapida degli impianti che sono sotto esame da parte della Regione ormai da
troppi mesi - rileva il ministro - la mia valutazione personale è che uno dei
problemi critici del Lazio sia determinato proprio da questo aspetto", e cioè
"che non siano stati autorizzati nei tempi ragionevoli impianti che avrebbero
potuto consentire già nel 2012 di ridurre drasticamente il fabbisogno di
conferimento in discarica di una parte importante di rifiuti urbani", In tutto
ciò, "stiamo ancora cercando di capire meglio come mai nell'impianto di
Colleferro, in provincia di Roma, venga conferito combustibile derivato da
rifiuti proveniente da altre regioni d'Italia, mentre invece i rifiuti di Roma
non vengono conferiti in quell'impianto. E' paradossale che Roma debba conferire
rifiuti all'estero avendo impianti alle porte della città che non vengono
utilizzati per i rifiuti della capitale". -
Invitiamo
- e non è la prima volta - il Ministro Clini ad effettuare un sopralluogo a
Colleferro e in tutta la Valle del Sacco per prendere coscienza della situazione
di emergenza ambientale e sanitaria in cui versa il nostro
territorio.
Non
è forse superfluo ricordare alcuni dati - noti ai più, ma forse non al sindaco
Alemanno (che ha rilasciato in contemporanea analoghe dichiarazioni) e al
ministro Clini - che rendono l’idea dell’impatto ambientale che grava sulle
comunità attraversate dal Fiume Sacco. La discarica di Colle Fagiolara, sul
territorio di Colleferro, ma al confine con il Comune di Paliano e il Monumento
Naturale La Selva – Mola dei Piscoli, doveva essere chiusa già da tempo. Ha
ottenuto invece una ulteriore proroga al 2014 che protrae la presenza di una
delle fonti inquinanti più importanti del territorio, in evidente conflitto con
l’opportuna valorizzazione dell’area naturale limitrofa; le due linee di
incenerimento attive a Colleferro, nel 2009 sono state poste sotto sequestro
dal NOE dei Carabinieri di Roma per traffico illecito di rifiuti speciali;
l’intera Valle del Sacco è stata dichiarata nel 2005 Sito di bonifica di
Interesse Nazionale; lo studio E.R.A.S., redatto dal Dipartimento Epidemiologia
del SSR del Lazio, ha accertato un aumento assai significativo di patologie
cancerogene e respiratorie, collegabili alla vicinanza alla discarica e alle
emissioni degli inceneritori di Colleferro.
Gli
impianti di TMB proposti da AGEN.S.E.L. (Consorzio Gaia) a Colleferro, ACEA e
AMA a Castellaccio, sono di tipologia obsoleta, funzionale a un ciclo di rifiuti
incentrato sull’incenerimento. Ciò è stato sottolineato con forza da tutte le
comunità locali della Valle riunitesi in occasione della manifestazione dello
scorso 6 ottobre, indetta dal CVS, che ha visto la partecipazione di circa
3000cittadini.
Riteniamo,
dunque, che il Ministro debba assumersi la responsabilità istituzionale di
contribuire a reimpostare il ciclo dei rifiuti regionale, com’è noto
fallimentare in termini ambientali-sanitari quanto economici, considerando con
attenzione anche le fondate istanze provenienti dal nostro territorio, prima di
intraprendere iniziative dettate dall’emergenza non in linea con le
raccomandazioni comunitarie espresse anche dalla Commissione Petizioni del
Parlamento europeo in occasione dell’audizione del CVS.
Anche
qui forse non è superfluo un memorandum:
“I
Commissari hanno ravvisato una situazione di criticità generalizzata del
territorio della valle […]. Qualsiasi altra impiantistica deve necessariamente
tener conto della situazione ambientale già in essere, valutando tutti gli
agenti inquinanti e non la singola potenziale causa di emissioni nocive – ha
dichiarato il Segretario della Commissione David Lowe – prevedendo sempre
un coinvolgimento della popolazione nelle scelte e rendendo edotti i residenti
degli esami e degli studi sulle emissioni impattanti che interessano l’intera
macro area”.
Per
concludere, si può concordare sul principio dell’autosufficienza del ciclo
regionale e provinciale dei rifiuti, non certo sul considerare per l’ennesima
volta la Valle del Sacco e Colleferro come la pattumiera della
Capitale.
Il ministero del Lavoro
prenda subito in considerazione la richiesta di proroga per altri sei mesi
della cassa integrazione per i 1300 lavoratori dell’ex Videocon, che dal 14
dicembre prossimo entreranno in mobilità, e riconosca lo stato di crisi nel
territorio della provincia di Frosinone”.E’ quanto dichiara il capogruppo della Federazione della
Sinistra alla Regione Lazio, Ivano Peduzzi, presente questa mattina insieme al
responsabile regionale lavoro del Prc, Claudio Fiorella, all’assemblea
organizzata sotto la Prefettura di Frosinone dai dipendenti dell’ex
azienda di cinescopi per televisori, dichiarata fallita nei mesi scorsi.“Il
Governo ha il dovere di intervenire – continua Peduzzi – soprattutto
considerato il vuoto istituzionale della Regione Lazio che con il suo
disinteresse sta rischiando persino di mandare in fumo quei 500 milioni di euro
previsti per progetti europei mai avviati dall’attuale Giunta, che comprendono,
tra l’altro, anche la riconversione industriale”.“Dal canto nostro – conclude
Peduzzi – andremo avanti al fianco dei lavoratori, fino a quando non sarà
convocato l’incontro al ministero del Lavoro, sotto il quale continueremo a
manifestare nel caso in cui non vengano assunti accordi significati per il
futuro occupazionale di ben 1300 lavoratori”.
Francesco
Notarcola, a nome dei partecipanti, della Consulta delle associazioni e del
Gruppo “Frosinone che vorrei”
All’incontro
del 26 c. m., “Giornata di Mobilitazione Unitaria”, tenuto presso la “Saletta” di
Viale Giacomo Matteotti a Frosinone, hanno partecipato i rappresentanti di:
-Associazione
Frosinone Bella e Brutta, - Società operaia di mutuo soccorso, - Frosinone 2020, - Osservatorio Peppino
Impastato, - Associazione Italiana Pazienti Anticoagulati, - Associazione Porta
a Porta, - Viribus Unitis Frosinone Provincia, - Il Ponte, - AGSPA, - Legambiente,
- Comitato di Quartiere Amici della Pescara, - Associazione Rione Giardino.
Inoltre erano presenti l’assessore all’urbanistica
Mariani del Comune di Ferentino, Domenico Belli di Sel ed il cittadino Ettore
Ferrara. Dopo un’ampia ed approfondita discussione alla quale hanno dato il
loro contributo tutti i presenti, si è concordato all’unanimità che è necessaria
una risposta forte ed unitaria, pertanto, si è deciso di indire un nuovo
incontro per lunedì 3 dicembre, alle ore 17,00 sempre nella Saletta Gualdini di
Viale Giacomo Matteotti – Frosinone, al quale saranno invitati tutti i Comitati
e le Associazioni del Capoluogo, per concordare insieme, una giornata di grande
mobilitazione, da effettuare in tempi molto brevi, prima che il decreto rischi
di essere tramutato in legge. Sempre più convinti e decisi ad andare avanti,
insieme a tutti coloro che sentono veramente questo delicato e vitale problema.
-I partecipanti
hanno espresso rammarico e disappunto per l’assenza dei sindaci, in primis del
sindaco del capoluogo e del Presidente della Provincia.
-Non si capisce
perché, in un momento come questo, non si possa costruire un raccordo solido e
significativo tra le istituzioni, le associazioni ed i cittadini, esattamente
come quando si chiedono i voti per essere eletti.
-Questo raccordo è
valido solo per le elezioni?
-Ci auguriamo che
al prossimo incontro di lunedì 3 dicembre si possa colmare questa
incomprensibile lacuna.