sabato 13 aprile 2013

Non succede a Frosinone

Luciano Granieri


Cosa si fa in un Comune?

In un Comune alcuni dipendenti comunali si occupano della manutenzione delle strade.

Non nel Comune di Frosinone.  Qui questo lavoro lo fanno i privati

In un Comune  addetti comunali  accompagnano con il pulmino i bambini all’asilo e alle elementari

Non nel Comune di Frosinone. Qui questo lavoro lo fanno i privati.

In un Comune  maestranze comunali   si occupano della manutenzione dei giardini cittadini

Non nel Comune di Frosinone.  Qui questo lavoro lo fanno i privati

In un Comune altri dipendenti comunali  curano il cimitero con deferenza verso i defunti.

Non nel Comune di Frosinone.  Qui questo lavoro lo fanno i privati.

In un Comune si incassano i soldi dalle tasse dei privati, in particolare i più ricchi, e si usano per pagare dipendenti, addetti, e maestranze comunali, che si occupano delle strade, dei giardini, dei pulmini delle scuole e del cimitero.

Non nel Comune di Frosinone. Qui con i soldi risparmiati dal licenziamento di dipendenti, addetti, e maestranze comunali, si foraggiano  i privati che non pagano le tasse e vendono a caro prezzo il loro effimero impegno  di occuparsi delle strade, dei giardini, dei pulmini delle scuole, e del cimitero.

In un Comune si  fanno pagare più tributi ai ricchi e meno ai poveri in modo da assicurare servizi sufficienti alla cittadinanza.

Non nel Comune di Frosinone. Qui si fanno pagare meno tasse ai più ricchi, si dichiara  il  pre - dissesto,  per cui tartassati dai tributi  sono  solo i cittadini a medio e basso reddito.  Dei servizi alla cittadinanza non rimane traccia.    

In un Comune il sindaco spiega  come assicurare asilo ai rifugiati politici, il Vescovo illustra la storia dei Papi.

Non nel Comune di Frosinone. Qui il Vescovo spiega come assicurare asilo ai rifugiato politici, il sindaco illustra la storia dei Papi.

Conclusione:  A  Frosinone il Comune non si occupa di strade, giardini, pulmini delle scuole, cimitero,   licenzia  i dipendenti, impone  tasse tre volte più  alte a tutti, tranne ai più ricchi. Il sindaco discetta sui Papi e al Vescovo tocca preoccuparsi dell’accoglienza a rifugiati politici e migranti.

Riflessione: Ma un Comune così a che cazzo serve?

Altra Riflessione: E a  che cazzo servono sindaco, giunta e consiglio comunale in un Comune che non serve a un cazzo?

Ai cittadini frusinati l’ardua sentenza e sofferenza.



Signora Boldrini, non in nostro nome

Forum Palestina


Scriviamo alla Boldrini a questi indirizzi mail:
E' importante che nell'oggetto si metta:
PROTESTA PER LE VERGOGNOSE AFFERMAZIONI SIONISTE DELLA PRESIDENTE DELLA CAMERA BOLDRINI 

Sig.ra Boldrini, non in nostro nome!


La neoeletta Presidente della Camera, in quota SEL, si è distinta per una serie di gravissime dichiarazioni filosioniste ed interventiste rilasciate all'inizio di aprile.
Nel comunicato rilasciato al termine dei colloqui con l'ambasciatore israeliano Naor Gilon (http://presidente.camera.it/20?shadow comunicatostampa=7024) la Sig.ra Boldrini auspica il "rafforzamento delle relazioni tra Italia ed Israele", cioè con uno stato razzista, militarista e confessionale, che da 60 anni opprime brutalmente e nega ogni diritto alla popolazione originaria della Palestina, violando decine di risoluzioni dell'ONU. Lo sciopero della fame sostenuto da mesi da numerosi prigionieri politici Palestinesi, spesso imprigionati senza processo, tra cui l'eroico Issawi ormai in fin di vita, non è argomento che interessi la Boldrini, che anzi si dilunga sul presunto pericolo di "antisemitismo" ed auspica addirittura "proposte di modifiche legislative che inaspriscano le sanzioni contro chi predica l'odio e l'intolleranza", ovvero contro chi osa criticare lo stato israeliano e la colonizzazione della Palestina.
Non contenta di ciò, la Boldrini, rivolgendosi al segretario dell'ONU Ban Ki-Moon afferma che "la comunità internazionale non può assistere ai massacri in atto in Siria senza agire. Fare qualcosa è un nostro obbligo morale", chiaro invito ad ulteriori interventi sanzionatori o militari a favore dei terroristi fanatici armati che stanno tentando di gettare la Siria nel caos (http://ilmondo.it/politica/2013-04-09siria-boldrini-ban-ki-moon-obbligo-non-assisteremassacri 231782shtml).
Denunciamo l'ipocrisia filosionista, filoimperialista e l'interventismo pseudo-umaniatrio dei falsi pacifisti e progressisti come la Boldrini! Rilanciamo la lotta per i diritti del popolo e dei prigionieri Palestinesi, e per la pace ed il dialogo in Siria.



Si elegga Stefano Rodotà Presidente della Repubblica.


Serve un garante della normalità democratica.

Si elegga Stefano Rodotà Presidente della Repubblica.
 


Ai: Deputati e ai Senatori della Repubblica.
Ai: Delegati delle Regioni.
Da: Petitori e firmatari aderenti in calce.
Re: Esposizione di “comune necessità”.
 
Art. 50, Costituzione: “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”.
 
Serve un garante della normalità democratica.
Si elegga Stefano Rodotà Presidente della Repubblica.
 
Dall’estate 2009 l’Italia vive in uno stato di eccezione democratica. Successivamente ai referendum del giugno 2011, l’attacco speculativo dell’estate motivato dalla presunta insostenibilità del nostro debito pubblico e la lettera della BCE al Presidente del Consiglio Berlusconi sembrano aver interrotto la corrispondenza fra volontà popolare e vita politica.  Si sono dapprima prodotte misure urgenti (decreto di ferragosto) in gran parte dichiarate incostituzionali meno di un anno dopo e poi si è cercata una soluzione “tecnica” per produrre riforme (lavoro, pensioni, servizi pubblici, IMU) del tutto distoniche rispetto alla volontà popolare espressa soltanto pochi mesi prima. In poco più di un anno la cosiddetta “strana maggioranza” non è riuscita a risolvere neppure in parte i problemi gravissimi del paese ma ha introdotto il pareggio di bilancio nella Costituzione, con un consenso parlamentare tanto largo da impedire il referendum confermativo di cui all’art. 138, Costituzione. Il voto politico anticipato, cui gli italiani sono stati chiamati in febbraio, nonostante il fallimento di ogni tentativo di riformare una legge elettorale dichiarata dalla Corte Costituzionale  gravemente sospetta di incostituzionalità, ha confermato l’ impossibilità di trovare una maggioranza politica. Il semestre bianco rende impossibile un nuovo scioglimento delle Camere prima dell’elezione del successore del Presidente Napolitano sicché i tempi della crisi politica paiono pericolosamente allungarsi.
Come in ogni momento di drammatica congiuntura economica, il paese è polarizzato. La necessità di un immediato ritorno alla normalità democratica non è più procrastinabile a pena di gravi rischi. Serve oggi un Presidente della Repubblica che sia un coraggioso, rigoroso interprete della Costituzione e un esempio altissimo di etica pubblica, autorevolezza e disinteressata passione civile. Serve un Presidente che allo stesso tempo sia parte del popolo, un uomo che non sia stato solamente chiuso per anni nel palazzo, nei luoghi del potere o nelle accademie, ma abbia attraversato anche fisicamente i luoghi politicamente più vitali del paese, frequentandone i movimenti e comprendendone i bisogni in modo partecipato.
Serve un Presidente garante di cui possano fidarsi tutti gli italiani, tanto quelli che si riconoscono nel sistema dei partiti che quelli, sempre più numerosi, che in quel sistema non si riconoscono più. Serve un Presidente che ci riporti alla normalità democratica riprendendo le fila di un discorso di cambiamento che sembra essersi interrotto. Serve un Presidente che sappia riportare la nostra vita democratica nell’ambito della più rigorosa e legittima legalità costituzionale di un popolo sovrano che ha scelto un sistema politico parlamentare.
Noi portatori di storie, culture ed esperienze politiche e civili anche radicalmente diverse, riteniamo che la migliore figura di garanzia possibile in questa fase sia Stefano Rodotà. Uomo politico di lunga esperienza ma non di partito, giurista di fama internazionale, intellettuale coraggioso e saggio che da sempre rifugge il potere per condurre un’ esistenza sobria a contatto col popolo, Rodotà già garante della privacy, può garantire anche il nostro ritorno alla normalità costituzionale. Teorico dei beni comuni e di un rinnovato costituzionalismo dei bisogni, Rodotà interpreta la più onesta volontà di cambiamento presente nel nostro paese e rappresenta in questa fase la sola figura in cui può riconoscersi davvero la maggioranza degli italiani che credono in un ordine costituzionale solidale ed inclusivo.
Carlo Freccero (Direttore Rai 4 TV)
Ugo Mattei (Giurista, già Vicepresidente Commissione Rodotà)
 
Prime adesioni:
Paolo Maddalena, (Vicepresidente emerito Corte Costituzionale)  Alberto Perino (Attivista Movimento No Tav Valsusa), Loretta Napoleoni (Economista), Giovanni Giuliani (Notaio, Presidente Fondazione per l’Arte), Maurizio Pallante (Pubblicista, Teorico della decrescita felice), Maurizio Ferraris (Filosofo); Benedetta Cappon (Fondazione Teatro Valle Bene Comune); Luciano Gallino, (Sociologo). 

venerdì 12 aprile 2013

Multiservizi. Comune sotto accusa

fonte: http://www.frosinoneweb.net


Frosinone. Sotto accusa l’amministrazione comunale di Frosinone per il comportamento tenuto sulla questione Multiservizi. Secondo i sindacati infatti l’unico obiettivo del sindaco Ottaviani  è quello di trasferire i servizi a privati e questo spiega anche l’atteggiamento dilatorio fondato su una serie di “arzigogoli pseudo legali”. Adesso che tutte le scuse accampate sinora sono venute meno si vedrebbe la reale volontà dell'amministrazione.
Sarebbe inspiegabile altrimenti il motivo per cui nel momento in cui in regione si avvia un tavolo tecnico e c’è la risposta positiva dell’amministrazione provinciale, il comune di Frosinone spinge verso un’unica soluzione: quella delle cooperative.
Il prossimo 16 Aprile infatti proprio la regione Lazio ha convocato un tavolo tecnico al quale ha chiamato a partecipare il sindaco di Frosinone. Questi però si tira fuori: “Cessa di produrre qualunque tipo di scusa e pretende di avviare i servizi” dichiara Severo Lutrario dell’Unità del sindacato di base, il quale continua: “se fino ad oggi non abbiamo spostato la questione sul piano legale è solo perché volevamo arrivare ad un incontro di buone volontà. A questo punto l’amministrazione comunale dovrà rispondere del suo comportamento sia dal punto di vista dei servizi ai cittadini che della situazione dei lavoratori
Azioni legali contro il comune. Anzi Lutrario va oltre e minaccia anche azioni legali nei confronti dei singoli amministratori. “Abbiamo notizie che i servizi vengono coperti da altro personale. Ci spieghi l’amministrazione come vengono svolti da terzi e dove vengono presi i soldi”. Un’accusa molto grave. Si vuole intendere che ci sia un interesse particolare, di favorire questo o quell’altro imprenditore privato, il tutto a danno dei lavoratori che dovrebbero accontentarsi di stipendi da fame. Intanto domani i lavoratori della Multiservizi dovranno decidere il loro destino: se firmare per il passaggio alle cooperative o meno. La linea che è uscita dall’assemblea di oggi è che nessuno firmerà, almeno per ora. (Sulla posizione del comune di Frosinone leggi qui).

Crisi dell'edilizia a Frosinone

Oreste Della Posta Il coordinatore provinciale del PdCI


È un dato drammatico quello messo in luce da fonte sindacale sulla crisi delle costruzioni e dell'edilizia in provincia di Frosinone. Basta ricordare che negli ultimi cinque anni hanno chiuso oltre 700 aziende edili nella nostra regione e si sono persi 50.000 posti di lavoro in tutto tra settore edile e settori collegati. Il settore edile è stato da sempre rifugio di lavoratori e giovani in cerca di occupazione temporanea, i quali vedono ora vanificata anche tale opportunità.
Quando in una società l'edilizia è ferma, con essa si fermano ben 12 industrie collegate.
Quindi la ripresa economica non può che ripartire da questo settore, che andrebbe immediatamente rilanciato. Le proposte dei comunisti per il rilancio del settore sono:
1)      creare un piano nazionale per il risanamento idrogeologico del nostro territorio;
2)      bloccare il patto di stabilità dei comuni per permettere il finanziamento di nuovi lavori;
3)      utilizzare in modo più efficiente i fondi europei;
4)      ristrutturare i centri storici favorendo il rispetto storico-archeologico;
5)      lanciare un piano di edilizia nazionale di costruzione di case popolari
Per quanto riguarda le risorse finanziarie, si potrebbero utilizzare i fondi della Cassa Depositi e Prestiti, che ammontano a oltre 300 miliardi.
Occorre dunque che la nostra classe politica si adoperi in tal senso, poiché i cittadini non sono più in grado di sopportare questa situazione di emergenza economica.
I comunisti lanciano l'idea di chiedere tutti insieme una svolta politica che vada verso un cambiamento radicale e  totalizzante.

13 aprile a Ferentino, il CVS chiama a raccolta tutte le realtà associative e cittadini.

Coordinamento Valle del  Sacco


Continua il lavoro di monitoraggio, divulgazione e proposta del CVS che da due anni cerca di porre un freno alle politiche speculative e di mala gestione del ciclo dei rifiuti.
La decennale crisi ambientale e sanitaria della Valle del Sacco si aggrava giorno dopo giorno, non facendo intravedere spiragli di risanamento e bonifica.

Le Province di Roma e Frosinone continuano ad essere sotto assedio dai rifiuti di Roma Capitale che ormai spingono alle porte  dei nostri territori.

La vacatio di un Piano Rifiuti Regionale ed il Commissariamento delle Province rende le Amministrazioni locali prive di qualsivoglia linea di indirizzo programmatica. Sempre più la pianificazione territoriale, comunale ed inter-provinciale, si allontana da una sana progettazione di riconversione e risanamento delle aree inquinate e dal mettere uno stop alle emissioni nocive, alla speculazione edilizia ed al consumo del territorio.

La mancata intraprendenza delle Istituzioni locali ha aperto la strada a nuove speculazioni dell’iniziativa privata. Le lobby dell’incenerimento e dell’energia stanno invadendo ormai anche le campagne e i borghi storici che erano riusciti a resistere, con una propria vocazione agro-alimentare, turistica e culturale, all’ urbanizzazione industriale. Sotto la pseudo-ideologia di una falsa e fallace green-economy, sono in fase di autorizzazione impianti a biogas e  parchi fotovoltaici che rispondono solo alle logiche del profitto. Così come i rifiuti solidi secondari che bruceranno nei nostri cementifici.

Dopo anni di commissariamenti vari, che non hanno prodotto nessuna soluzione, l’unica risposta che viene data alle istanze di questo territorio è il pugno di ferro del Ministro e super-commissario Clini, che chiede ulteriori sacrifici ai cittadini ciociari e della nostra valle, in barba ai diritti costituzionali di tutela dell’ambiente e della salute.

Per Colfelice e Colleferro si prospetta lo stesso infausto destino: diventare le pattumiere di Roma.

Ancora una volta le associazioni, lasciate sole, dovranno farsi carico della difesa del territorio. Non mancheranno azioni di protesta. 
Ancora una volta, per sopperire allo stallo istituzionale creatosi ed all'inefficacia delle soluzioni intraprese, il CVS non farà mancare la propria proposta. 

Sabato 13 aprile, il Coordinamento Valle del Sacco chiama all’ appello tutte le realtà associative, di cittadinanza attiva e i comitati in lotta, delle Province di Roma e Frosinone, per organizzare un ampio tavolo permanente che discuta e metta in cantiere una nuova governance ambientale, non più rinviabile.

L’incontro pubblico si terrà a Ferentino, presso il Palazzetto dello Sport, Via Aldo Moro, sala del Comitato Ponte Grande, a partire dalle 16:00.

Petizione. No al monumento per ricordare un criminale di guerra

Igiaba Scego



Caro presidente Nicola Zingaretti,
mi chiamo Iaba Scego sono una scrittrice figlia di somali  e nata in Italia. Sono una della cosiddetta seconda generazione. Una donna che si sente orgogliosamente somala, italiana, romana e mogadisciana.

Le scrivo perché l’ 11 agosto 2012, ad Affile, un piccolo comune in provincia di Roma, è stato inaugurato un “sacrario” militare al gerarca fascista Rodolfo Graziani. Il monumento è stato finanziato con un finanziamento di 130 mila euro erogati dalla Regione Lazio ed originariamente diretti ad un fondo per il completamento  del parco di Radimonte.

Rodolfo Graziani, come sa, fu fra i più feroci gerarchi che i fascismo abbia mai avuto. Si macchiò di crimini di guerra inenarrabili in Cirenaica ed Etiopia; basta ricordare la strage di diaconi di Debra Libanos e l’uso indiscriminato durante la guerra coloniale del ’36 di gas proibiti dalle convenzioni internazionali.
Dopo la fin del secondo conflitto mondiale, l’imperatore di Etiopia Hailè Selassiè, chiese a gran voce che Rodolfo Graziani fosse inserito nella lista dei criminali di guerra. La commissione  delle Nazioni Unite per i crimini di guerra lo collocò naturalmente al primo posto.

Il monumento  Rodolfo Graziani è quindi un paradosso tragico, una macchia per la nostra democrazia , un’offesa per la nostra Costituzione nata dalla lotta antifascista.
In questi giorni, i neo parlamentari, Kyenge, Ghizzoni e  Beni hanno depositato un’interpellanza affinchè il Governo si pronunci sulla questione Affile.

In qualche modo, legandomi ala loro iniziativa chiedo a Lei, presidente Zingaretti, un impegno concreto contro questo monumento della vergogna . Non solo parole ma fatti (demolizione e/o riconversione del monumento) che possano far risplendere un sole di democrazia in questa Italia che si sta avviando a celebrare il 68° anniversario del 25° aprile.


Mio nonno è stato interprete di Rodolfo Graziani negli anni ’30. Ha dovuto tradurre quei crimini ed io da nipote  non ho mai vissuto bene questa eredità. Mio nonno era suddito coloniale, subalterno, costretto a tradurre, suo malgrado, l’orrore. Oggi nel 2013, io sua nipote, ho un altro destino, per fortuna. Per me e per tutti le chiedo un impegno serio su questa questione cruciale di democrazia.






Il Rendiconto online del M5S pubblicato da Grillo e' falso!

fonte: http://www.casadellalegalita.info


Noi, forse tra i primi in Italia, abbiamo pubblicato inchieste sui bilanci e le gestioni dei beni dei partiti, tra fondi propri e soldi pubblici. Non abbiamo fatto sconti a nessuno. Abbiamo indicato persino come, attraverso le "sponsorizzazioni" delle Feste di partito si fanno entrare finanziamenti da coloro che poi sono in affari con le amministrazioni pubbliche guidate dai beneficiari. Non abbiamo avuto reticenze verso nessuo, pubblicando anche le liste delle Srl e Spa che i partiti di fondavano. Ed allora non possiamo esimerci dall'affrontare, al primo banco di prova, anche il M5S di Beppe Grillo. Piaccia o meno, sono un soggetto politico come gli altri e come gli altri soggetto a controllo democratico di cittadini, stampa ed Autorità. Non godono di alcuna "immunità" e non si possono permettere di sfuggire alle critiche con "e ma gli altri fanno...". Come gli altri, anche loro, devono rispondere pubblicamente di ciò che fanno.

Beppe Grillo scrive, oggi, sul suo blog: “Il MoVimento 5 Stelle ha finanziato la sua campagna elettorale con le micro donazioni volontarie di 27.943 cittadini. Grazie a loro il M5S ha raccolto 774.208,05 euro, ne sono stati spesi 348.506,49”.
Pubblica quindi le voci di spesa sostenute per la “CAMPAGNA ELETTORALE” del M5S, per quel totale di circa 348 mila euro.
Ma quei dati sono falsati! Ci sono omissioni pesanti la cui conseguenza è che il Rendiconto appare quindi falso.Vediamo perché...

Partiamo da un presupposto: il M5S è uno solo. Il Presidente e rappresentante legale, nonché gestore del patrimonio (alias tesoriere) è lui, Beppe Grillo. [vedesi Atto Costitutivo e Statuto del M5S]. Come avevamo già visto [clicca qui] il M5S è un Partito che non ha una democrazia interna (è fondato e gestito da tre persone) e non ha strutture di controllo e di garanzia.

Grillo oggi pubblica il post dal titolo: "Rendicontazione delle spese per lo Tsunami Tour" e, come anticipato scrive: “Il MoVimento 5 Stelle ha finanziato la sua campagna elettorale con le micro donazioni volontarie di 27.943 cittadini. Grazie a loro il M5S ha raccolto 774.208,05 euro, ne sono stati spesi 348.506,49”.
 

Ora: il M5S non è lui personalmente, non è il suo staff, lo "Tsunami Tour" ha visto circa 100 tappe in altrettante città (è il dato indicato dallo stesso Grillo, nel lancio dell'iniziativa). Quindi lo "Tsunami Tour" e la "Campagna Elettorale" del M5S è stata quella gestita sia a livello centrale, sia quella gestita a livello periferico, città per città. Entrate ed Uscite locali (attraverso i gruppi territoriali del M5S e dei Meetup) ed Entrate ed Uscite nazionali (attraverso la raccolta del blog e la gestione del suo staff). Il tutto è parte BILANCIO del M5S! Ma, visto ciò che pubblica Grillo, è più opportuno dure: il tutto avrebbe dovuto essere parte del BILANCIO del M5S per le scorse elezioni politiche!

La “CAMPAGNA ELETTORALE” del M5S ha visto, oltre a quegli introiti per la campagna di sottoscrizioni online sul blog,anche RACCOLTE FONDI e SPESE a livello locale. Città per città.

In ogni circoscrizione elettorale vi era un “COMMITTENTE RESPONSABILE” (quantomeno uno per tutta la lista, se non uno per ogni candidato!) e vi erano SOLDI che venivano raccolti e spesi, ad esempio, per materiale (volantini, manifesti, etc), nonché per i palchi (tra struttura, impianto di amplificazione, ecc) delle città dove hanno tenuto comizi (quantomeno quelle dove è arrivato Grillo per lo “tsunami tour” con "87" tappe certificate anche dal film sulla campagna elettorale grillina).
Queste ENTRATE e queste USCITE del M5S, per la “CAMPAGNA ELETTORALE” e per lo "TSUNAMI TOUR" non sono indicate e conteggiate nel RENDICONTO pubblicato da Beppe Grillo sul blog! 
Ed essendo Entrate ed Uscite del M5S (che è un unico soggetto politico nazionale) quelle spese ed entrate locali andavano conteggiate ed indicate. Grillo invece - forse nella foga di cercare di contestare la richiesta di trasparenza dei giornalisti - pubblica quei dati falsati, omissivi sia sulle entrate che nelle uscite, facendo sì che quanto pubblica non sia un BILANCIO corretto, fedele ai dati, ma falso. 

Se si vuole dare uno schiaffo alla politica degli “altri”, che non pubblica la rendicontazione (anche se alcuni la pubblicano, per essere obiettivi), allora bisogna essere ONESTI e CORRETTI e metterci tutto. 
Presentare BILANCI FALSATI di un movimento/partito non è bello!
Anche perché se già si erano evidenziati casi (anche nelle precedenti elezioni locali) in cui, ad esempio, le sottoscrizioni venivano raccolte su conti o carte prepagate “PERSONALI” di attivisti locali, si deve ancora capire come sono state fatturate le spese per i palchi, la Siae e quant'altro, sostenute a livello locale e non indicate (e quindi non conteggiate) nel RENDICONTO che presenta Beppe Grillo?
Ecco, i campioni della “moralizzazione della politica” dovrebbero quindi chiarire bene queste cose che riguardano, tra l'altro, il secondo partito italiano per numero di voti... e non quindi presentare un BILANCIO FALSATO pesantemente!

Ma i "grillini" fanno finta di non capire, oppure non capiscono proprio, le critiche che vengono mosse a Grillo ed al M5S, ed allora, per rendere ancora più chiara la questione del FALSO pubblicato da Grillo, proviamo spiegando in altre parole, in due semplici punti, la questione:
 

1) Oltre alle spese sostenute dal M5S così come indicate da Beppe Grillo, ci sono tutte le spese sostenute a livello locale per la campagna elettorale del M5S. Ad esempio, tutte le spese delle tappe locali dello Tsunami Tour (palchi, energia elettrica, Siae, ecc ecc). Queste nel rendiconto NON VENGONO INDICATE! Ed è grave! Inoltre non sono indicate, cosa altrettanto grave, le ENTRATE locali con cui sono state sostenute quelle spese, città per città.
 

2) Il M5S non è una struttura "federativa" come ad esempio già era il PDS ed ora sono il PD, in cui vi è una struttura centrale - con un suo Bilancio - e strutture locali con loro Bilanci (ogni regione aveva un suo Statuto). Il M5S è una struttura unica nazionale, senza Statuti locali e con, quindi, solo una contabilità! Quindi ogni articolazione periferica, cioè locale, del M5S è M5S, punto! Non ci possono essere contabilità locali non ricomprese nella contabilità nazionale!!! Se quanto ENTRA a livello locale non viene contabilizzato a livello centrale diventano FONDI NERI!


E' chiara ora la questione? 

Grillo avrebbe dovuto scrivere: "questo che pubblico è un rendiconto PARZIALE delle entrate e delle uscite per la campagna elettorale del M5S, dove non sono comprese le entrate ed uscite a livello locale ma solo ed esclusivamente quelle sostenute direttamente dal mio staff". Se scriveva questo - e non la falsità che ha pubblicato - sarebbe stato corretto lui e pure il RENDICONTO "PARZIALE"!

Invece Grillo gioca, tanto poi, al massimo, la butta sulla battuta e sulla scusa che lui è "solo un comico"... Eh no... E' anche un ragioniere... che ha insegnato a tanti che lui sa leggere bene i Bilanci (vedi ad esempio Parmalat e Telecom). Ora non può certo dire che non sa!
Inoltre, oltre ad omettere un pezzo fondamentale del Bilancio dello Tsunami Tour e della Campagna Elettorale (e non usi nemmeno la scusa che quei dati non li aveva ancora quando si è chiusa la campagna elettorale, visto che, in ciò che pubblica, ci sono anche le spese post-elezioni) Grillo omette di indicare i nomi e cognomi dei sottoscrittori (e delle eventuali Imprese) , ma anche e soprattutto di indicare chi ha selezionato, lui ed il suo staff, come fornitori.
[Renzi, ad esempio, unico caso in Italia, lo ha fatto, di pubblicare nome per nome chi lo ha finanziato, permettendo, ad esempio, di individuare che vi sono alcuni dei principali cementificatori savonesi che hanno effettuato donazioni ma anche le fatture delle spese sostenute - vedi qui].
Grillo indica, ad esempio, una spesa di oltre 140 mila euro per CONSULENZE LEGALI E TRIBUTARIE, ma non dice chi sono questi "Consulenti". L'assenza di trasparenza fa girare in rete di tutto, e tutto finché non viene chiarito, è verosimile. Tra quello che gira, su questo specifico punto, c'è che parte o tutta la spesa per le consulenze "legali e tributarie" siano finiti al Vice-Presidente del M5S (che è il nipote avvocato) ed al Segretario del M5S (che è un commercialista). Se avesse indicato chi ha dato quelle consulenze, non ci sarebbe da porsi la domanda "ma questo che gira in rete è vero o è falso?", si saprebbe che, in modo pienamente legale, Grillo ha incaricato i suoi soci del M5S, oppure che così non è stato.

E' chiaro che qualcosa non torna, nei conti del Grillo e del M5S.
Ma è anche chiaro che formalmente solo lui può decidere come usare i soldi del M5S. Lui, con il nipote avvocato ed il commercialista, hanno titolo di votare i Bilanci del M5S... anche perché quelli che si considerano iscritti attraverso il sito internet, al M5S, non lo sono. Solo chi Grillo vuole, secondo l'art. 8 dello Statuto, può essere ammesso come iscritto... E l'assemblea annuale del M5S si tiene, entro fine aprile di ogni anno... ma di quella del 2013 nessuno sa nulla. Non si sa dove si svolga e quando si svolga, o, nel caso, se si è già espletata... Sempre alla faccia della trasparenza e democrazia. Ma di questo avevamo già parlato.
 
P.S.
In occasione della cacciata dei giornalisti italiani alla chiusura dello Tsunami Tour, uno dell'Organizzazione ha dichiarato a "Il Fatto Quotidiano" [vedi qui il video] che era stata data "l'escluiva" dell'evento a SKY. Ma l'esclusiva era a pagamento o gratuita? No, perché se era gratuita tutto bene, ma se SKY a pagato per averla, allora si pongono due domande: quanto ha pagato e chi ha incassato?
 

giovedì 11 aprile 2013

Obbedienza civile in Parlamento, la lotta del Movimento 5 Stelle

Luciano Granieri


Non sono stato mai molto tenero con il Movimento5 stelle, dalle pagine del blog spesso sono state mosse critiche in relazione al metodo e  al merito della prassi grillina, ma la battaglia per il ripristino della legalità  sulla formazione delle commissioni permanenti di Camera e Senato che vede  protagonisti i parlamentari del movimento 5 merita tutto l’appoggio possibile. 

L’articolo 72 della Costituzione prevede l'istituzione  delle commissioni formate in modo da rispecchiare la proporzione numerica dei gruppi parlamentari. Si rimanda ai regolamenti di Camera e Senato per definire le modalità di insediamento delle commissioni permanenti. Nei regolamenti è prescritto che i gruppi parlamentari hanno l’obbligo, una volta costituitisi,  di  indicare in tempi brevissimi, al massimo 5  giorni dal loro insediamento,  i propri rappresentanti all’interno delle citate commissioni.  Inoltre le modalità di elezione dei rispettivi uffici di presidenza sono identiche a quelle in vigore per le elezioni dei presidenti delle Camere. Ossia maggioranze qualificate nelle prime votazioni e poi ballottaggio. In buona sostanza viene eletto chi raccoglie più voti indipendentemente dal colore della loro provenienza. Dunque le  motivazioni addotte dal Pd e dal Pdl, secondo le quali è necessario aspettare la formazione del governo per far partire le commissioni in quanto l’assegnazione degli uffici di presidenza deve procedere tenendo conto della composizione delle forze di maggioranza e opposizione,  sono false e pretestuose . La spartizione delle cariche non è prevista né dai regolamenti parlamentari, né dalla costituzione. 

E’ un vecchio e imperituro vizio delle burocrazie di Palazzo   talmente radicato da sembrare una regola che in realtà non esiste.  Non solo, ma costituisce una violazione delle regole parlamentari  che prevedono la formazione delle commissioni entro 5 giorni dall’insediamento dei gruppi parlamentari. Quindi le azioni di protesta dei grillini, non sono quel pittoresco tentativo di quattro disgraziati con lo zainetto, catapultati in una realtà più grande di loro, di fare i bastian contrario ad ogni costo, come la maggior parte della stampa, soprattutto riformista, li dipinge con sufficienza, ma sono una vera e propria lotta all’illegalità. Sono atti di “OBBEDIENZA CIVILE”.  Le questioni sono ben altre e attengono alla delicatezza di alcune commissioni, che la ferrea volontà di mantenere intatto il sistema di potere in vigore da un ventennio almeno, non vuole siano ad appannaggio di  grillini o di esponenti non controllabili. 

Pensiamo al Copasir (Comitato parlamentare per a sicurezza della repubblica)  che ha il controllo sui servizi segreti. Il rapimento di Abu Omar ad opera della Cia sarebbe stato possibile con la presidenza al Movimento 5 Stelle?  E nella commissione di vigilanza Rai? La salvaguardia degli interessi mediatici  berlusconiani sarebbe ancora attiva con una guida 5 stelle?  Ma soprattutto la commissione più pericolosa è quella per le elezioni del Senato. Per intenderci  è l’assise che dovrebbe decretare l’ineleggibilità di Berlusconi in base alla  LEGGE 361 DEL 1957. Il movimento 5 stelle ha già deciso  che voterà l’ineleggibilità di Berlusconi, il Pd ufficialmente  ha dichiarato, attraverso il presidente del gruppo parlamentare al Senato Zanda, di votare  anch’esso contro il Cavaliere , ma nella realtà dei fatti avrà il coraggio di espellere finalmente il cancro berlusconiano dalle dinamiche democratiche del Paese rinunciando a priori alla possibilità di formare il governissimo con gli inquisiti della libertà?  

Sono posizioni estremamente scomode e pericolose, per cui è meglio prendere tempo  per valutare i vantaggi e gli svantaggi di una trattativa con il Pdl tutta giocata non già sul carattere di provvedimenti necessari alla cittadinanza, ma sulle salvaguardie giudiziarie che il cavaliere chiede per se, questo è il problema che blocca il Parlamento.  Il nodo  che tiene in stallo la situazione  non è l’intransigenza grillina ma è ancora una volta il modo di assicurare a Berlusconi i salvacondotti necessari per non finire in galera. Ciò che sorprende in questa melmosa situazione è che i nuovi presidenti moralizzatori dei Camera e Senato, Boldrini e Grasso, pur dall’alto del loro spirito legalitario  lascino che i regolamenti parlamentari vengano violati per consentire a un puttaniere concussore ed evasore  di accordarsi sul come scampare dalle imminenti sentenze dei processi  Ruby e Mediaset.   

Voglio, in conclusione,  rivolgere un appello ai parlamentari di Sel e ad una parte  ragionevole del Pd, affinchè si attivino affianco al Movimento 5 stelle, per far rispettare il regolamento parlamentare e far partire al più presto le commissioni anche in assenza del governo. Rivolgo inoltre un preghiera   allo stesso Movimento 5 stelle affinchè inasprisca  la lotta fino all’occupazione PERMANENTE  della Camera e del Senato, di giorno, di notte, fino a quando le commissioni non verranno insediate. Possono farlo, non rischiano neanche la galera perché protetti dall’immunità parlamentare nella sua accezione più alta, ossia quella che difende i deputati dalla condanna per reati commessi nell’esercizio delle funzioni  istituzionali. Del resto anche Berlusconi ne ha usufruito. Il parlamento infatti votò l’immunità per il cavaliere sottraendolo   all’accusa di concussione, in quanto l’allora capo del governo,  per evitare guai diplomatici  con l’Egitto, telefonò alla questura per far rimettere in libertà la nipote minorenne di Mubarak arrestata per furto, e affidarla alle amorose cure della consigliera regionale Nicole Minetti ex igienista dentale e animatrice delle notti arcoriane. Una persona molto più affidabile di qualsiasi assistente sociale.

Doveroso istituire le Commissioni

Luigi Saraceni: fonte http://www.ilmanifesto.it/


 La mancata costituzione delle Commissioni permanenti delle Camere è una flagrante violazione dei regolamenti parlamentari e quindi della Costituzione, che ad essi rinvia. Entrambi i regolamenti prevedono che i gruppi parlamentari, una volta costituiti, hanno l'obbligo di indicare i loro rappresentanti nelle Commissioni permanenti entro termini brevissimi, al massimo entro cinque giorni, già abbondantemente scaduti. 
L'obiezione che non si potrebbero costituire gli uffici di presidenza se non viene prima definita una maggioranza che sostiene il governo e una minoranza che vi si oppone, è del tutto inconsistente e contrasta, ancora una volta, con entrambi i regolamenti. Sia quello della Camera (art. 20) che del Senato (art. 27) prescrivono che le Commissioni eleggano presidente e ufficio di presidenza nella loro prima seduta, senza alcun riferimento a maggioranza o opposizione, che non sono articolazioni istituzionali del parlamento, ma variabili entità politiche. Viene eletto chi riporta più voti, da qualunque parte provengano, con le stesse procedure previste per l'elezione dei vertici delle due Camere (maggioranze qualificate nelle prime votazioni e poi ballottaggio), cui i regolamenti fanno esplicito riferimento anche per l'elezione dei vertici delle Commissioni. E non si capisce perché le stesse regole, applicate in un caso, non possano esserlo nell'altro. 
Ed anche gli uffici di presidenza delle due Commissioni speciali di Camera e Senato, confluite nella Commissione speciale congiunta «per l'esame di provvedimenti urgenti» (crediti delle imprese) sono stati eletti con le stesse procedure. Ancora una volta non si capisce perché, a termini di regolamento, le Commissioni speciali possono essere costituite senza fare il nuovo governo e quelle permanenti no.
La ostinazione dei due maggiori partiti (per fortuna con il dissenso di Sel e di un pezzo di Pd) ad impedire l'ordinaria attività legislativa, riduce le Camere a mere strutture per l'attuazione del programma del governo, rovesciando la "gerarchia" degli organi costituzionali, relegando il parlamento in un ruolo subordinato.
Invece, proprio in una congiuntura politica così difficile sarebbe stato necessario mandare al paese un messaggio di vitalità e funzionalità del parlamento, che avrebbe dimostrato nei fatti la sua centralità, che non basta declamare a parole.
Come la storia dimostra, il parlamento, quando vuole, è capace di approvare in tempi brevissimi leggi importanti e complesse. La famigerata Fini-Giovanardi - decine di articoli, centinaia di commi - è stata approvata in venti giorni dalla maggioranza di centrodestra.
Se, come sarebbe stato doveroso, questo parlamento si fosse messo al lavoro nei termini prescritti dalla Costituzione, oggi nessuno potrebbe dire che stiamo perdendo tempo e non avremmo davanti a noi uno sconcertante vuoto di qualche settimana. E qualcuno degli otto punti di Bersani potrebbe essere già legge o almeno approvato dalla Camera, con il parere del governo in carica per gli affari correnti, ritenuto legittimato addirittura ad emanare decreti legge. Sarebbe stato certamente un buon viatico per meritarsi l'incarico di governo dal nuovo Presidente della Repubblica.


Intervista a Ruba rivoluzionaria siriana

A cura della Redazione di Página roja (*)

Ruba è nata e cresciuta a Damasco in una famiglia di tradizione comunista ed è emigrata da pochi anni. Con la rivoluzione è diventata attivista dall’esilio e si è unita alla Lit  (l'Internazionale di cui il Pdac è sezione italiana) e a Corriente roja, divenendo motivo d’orgoglio per tutti i militanti.
Página roja: Il partito di Al Assad si autodefinisce come “socialista arabo” e tra la sinistra occidentale molti considerano quel governo come “di sinistro”. La Siria è un Paese socialista?

Per niente. Bashar ha promosso riforme economiche neoliberiste. Ha distrutto il settore pubblico privatizzandolo, dividendolo tra i suoi parenti. Rami Makhlouf, cugino del dittatore, è diventato il proprietario di Syriatel, che domina il settore delle telecomunicazioni. Il suo patrimonio personale ammonta a 6 miliardi di dollari. In Siria la disoccupazione è molto alta e i salari molto bassi. Per esempio i dipendenti pubblici spesso devono  ricorrere a secondi lavori per poter sopravvivere.
Quali sono le cause della sollevazione di massa?
In primo luogo il grande impoverimento appena detto. Dall’altra parte, la Siria è una dittatura terribile. Per 40 anni è stata sotto legge marziale… Ci sono molti detenuti politici nelle carceri. Nel 1982 il regime assassinò 20.000 persone a Hama per reprimere le proteste. Anche le minoranze sono state oppresse; per esempio, i curdi non erano riconosciuti quali cittadini siriani. La migliore illustrazione della terribile dittatura che subiamo in Siria è uno degli episodi che avviarono la rivoluzione. Alcuni bambini di Deraa scarabocchiarono sui muri scritte contro il regime e furono sequestrati e torturati. Questo provocò la grande esplosione di protesta.
Il regime dice che i miliziani sono jihadisti stranieri, che cosa ci puoi dire?
In realtà da un gruppo di opposizione nell’esercito si forma l’"esercito libero". Le mattanze di Assad contro la popolazione fecero si che parte della popolazione civile si unisse alla lotta armata. Ciò che sta accadendo in Siria è una vera e propria rivoluzione popolare. Con la guerra civile sono arrivati alcuni jihadisti stranieri, però sono una piccola minoranza e in gran parte questa presenza è dovuta agli interessi delle potenze regionali di deviare il corso della rivoluzione per la libertà, per evitare l’effetto contagio. I siriani non vogliono in nessun caso un Paese “talebano”. Un fatto significativo è che la Fratellanza musulmana ha dovuto dichiarare pubblicamente che non voleva il modello di altri Paesi come l’Arabia saudita, perché altrimenti nessuno li appoggerebbe.
Le donne partecipano alla rivoluzione? E le minoranze etniche e religiose?
Si, molte hanno guidato le proteste… stanno ancora combattendo. Le donne stanno conducendo una lotta dentro la lotta. Nelle manifestazioni ci sono striscioni che dicono “gli uomini saranno in grado di liberarsi dalla mentalità assadista dopo la caduta di Assad?”. Il regime è cosciente di questo e usa ampiamente gli stupri contro le ribelli.
Anche le minoranze in generale appoggiano la rivoluzione. La Siria è un mosaico con molti idiomi, religioni, etnie differenti. Una delle armi di Assad è dire che la rivoluzione è salafita e che se trionfa ci sarà l’applicazione severa della sharia… Fino ad oggi il popolo siriano ha lottato contro questa visione ed è molto importante anche lottare per tutti i diritti e le libertà per queste minoranze. È l’unica maniera in cui tutto il proletariato siriano possa lottare come un sol uomo contro il regime.
L’imperialismo sta appoggiando la rivoluzione? Qual è l’atteggiamento di Israele?
Voglio precisare che Assad non ha nulla di antimperialista. La Siria ha appoggiato la Guerra del Golfo dietro mandato dell’Ue. E in 40 anni il regime non ha mosso un dito per recuperare le alture del Golan, invase da Israele. Israele è odiato da tutti i popoli della regione e tutte le rivoluzioni sono un pericolo per la sua sicurezza. Di fatto, i palestinesi in Siria appoggiano la rivoluzione. Sanno che quando le masse popolari siriane saranno libere, recupereranno le alture del Golan e le restituiranno ai fratelli palestinesi.
La preoccupazione degli imperialisti è preservare la stabilità dei loro affari. Assad oggi non la può più assicurare, per questo sono preoccupati di come ottenere un ricambio per cui figure del regime e della opposizione “docile” formino un nuovo governo. Però l’unica maniera di ottenere questo è che le masse siano sconfitte. Chi assicura gli interessi capitalisti in un Paese dove i lavoratori armati hanno rovesciato l’uomo dell’imperialismo? Per questo lasciano scorrere il sangue, ci sono già stati più  di 70.000 morti.
Assad accusa sempre i rivoluzionari di essere parte di una cospirazione straniera, però se c’è qualcuno che sta ricevendo aiuti esterni, quello è lui. La Russia sta armando ampiamente il regime e il Venezuela fornisce il petrolio. In Siria nessuno ha pianto la morte di Chávez
Che politica deve seguire la sinistra mondiale di fronte alla rivoluzione siriana?
In primo luogo deve dare un sostegno incondizionato. Quello che è in gioco non è solo la libertà, ma la stessa sopravvivenza. Assad vuole sterminare, come fece Franco qui [in Spagna ndt]. C’è una parte della sinistra che non appoggia la rivoluzione perché non c’è un programma “socialista”: ma questo è un crimine. Se sono della Lega internazionale dei lavoratori, la Lit, e di Corriente roja è perché difendono al rivoluzione. Oggi stiamo promuovendo una campagna di aiuti materiali per la resistenza.
In Siria non esistono sindacati, né grandi partiti operai… Bisogna organizzare la classe operaia. Se ci riusciamo, la rivoluzione oltre alle questioni democratiche incorporerà le richieste specifiche della classe lavoratrice. Chi ci fermerà dopo aver rovesciato un tiranno? Per questo abbiamo bisogno di un partito operaio e socialista nella rivoluzione siriana.
È importante sviluppare gli organismi che stanno prendendo il controllo nelle zone liberate. Questi comitati devono essere organizzati in maniera democratica, perché le masse popolari e in particolar modo i lavoratori possano partecipare. E devono coordinarsi tra di loro, per essere la base del nuovo governo. Se ci pensate, sarebbe simile ai soviet nella rivoluzione russa. Solo che qui non abbiamo il partito di Lenin e Trotsky. Se l’avessimo, e guadagnassimo la maggioranza nei consigli locali e nel loro congresso, il nuovo potere potrà cominciare la costruzione di un socialismo che metta la ricchezza nazionale al servizio dei lavoratori, e il nuovo Sato al servizio della liberazione del resto dei popoli, cominciando dal popolo palestinese.
(*) giornale di Corriente Roja, sezione spagnola della Lit-Quarta Internazionale


(traduzione di Matteo Bavassano)

Speculazione edilizia su uno dei simboli di Colleferro: fermiamo lo scempio.

COMITATO SALVAGUARDIA CASTELLO COLLEFERRO


Colleferro, da sempre considerata città prettamente industriale e di origini recenti, in realtà vanta nel suo territorio delle  notevoli testimonianze del suo antico passato.
Una di queste, forse la più significativa, è il Castello Vecchio e la collina su cui sorge. Un unicum indissolubile e talmente fondante della nostra comunità che proprio quella collina ha dato origine al nome stesso della nostra cittadina, così come simbolicamente pregnante è il castello, le cui arcate, ormai ricoperte da edera e rovi, sono disegnate sullo stemma di Colleferro e riprese dall'architetto Morandi  per la facciata della chiesa di S. Barbara.

Questo spazio verde, uno degli ultimi rimasti, e il castello stanno per essere deturpati per sempre dall'ennesima speculazione edilizia a vantaggio della ditta Furlan, proprietaria del bene.
In questo caso la speculazione è ancora più odiosa perché "truccata" come vantaggioso scambio per la cittadinanza.
Infatti il comune sta concedendo l'edificabilità in gran parte dell'area collinare (ricadente sotto doppio vincolo, cimiteriale e paesaggistico, e dichiarata area agricola nel piano regolatore) e di un altro lotto in zona Fontana Bracchi in cambio della costruzione di un parco relegato sulla parte rimanente della collina. Il costruttore cederebbe al comune anche il castello che, dopo decenni di incuria e abbandono, necessiterebbe di abbondanti capitali solo per la messa in sicurezza.

Tanti sono gli aspetti vergognosi di questa vicenda, a partire da quello economico, per cui risulterebbe  per  il costruttore un guadagno netto di  12 milioni di euro, a fronte di un investimento iniziale di 180.000 euro circa.

Da diversi mesi è nato il Comitato per la Salvaguardia del Castello di Colleferro che ha intrapreso diverse iniziative  in questo senso.

Sabato prossimo il comitato animerà un banchetto informativo in cui verranno mostrati a chi volesse saperne di più, dati economici, fondiari, spiegazioni sulle controverse deroghe a vincoli paesaggistici e cimiteriali elargiti dal comune al costruttore; ma soprattutto verranno illustrati alcuni progetti alternativi a quello della ditta Furlan, che renderebbero finalmente l'area fruibile a tutti.

Vi aspettiamo  SABATO 13 APRILE, DALLE ORE 16:00  A CORSO FILIPPO TURATI (presso la Chiesa Valdese).