Rompo il silenzio-''stampa'' (silenzio provvisorio, da troppo
di''parole in
corso'', che per ora almeno – poi che ''tutto'' è 'in corso d'opera',
semi-lavorato, anacoluto, parolazione 'a fondo perduto', 'a somma zero', al
vento, ''pieno a perdere'' – si risolve in nulla-di-fatto [e finito]...), per
far 'rimbalzare' un'informazione, e unappello.
''Cass'integrati''
della Fiat di Pomigliano d'Arco e 'deportati' nel reparto-confino di Nola
stanno facendo un picchetto nella piazzetta attigua alla Villa comunale di
Pomigliano d'Arco antistante il caseificio «SanGennaro».
Lì, la settimana
scorsa avevano occupato uno spazio, una specie di stanzone da anni dismesso e
inutilizzato, per farne un centro di discussione e azione sociale.
Naturalmente, le
forze di polizia erano prontamente intervenuti a sgomberarli, a sbaraccare
quella piccola infrastruttura d'intelligenza, resistenza e lotta sociale.
Naturalmente, i
varî Letta/Alfano & relativi complici, servi, padroni, servopadroni,
giullari, pagliacci, sbirri e teppa – in senso salamoviano – varia ; prosseneti
sociali, sicofanti, comparse di batracomiomachìe, cortigiani, 'bravacci',
affaristi, giovinsignori, tenori e soprano, baritoni e bassi di cospirazionismi
antiterroristi, forcajoli peraltro 'a corrente alternata', micro-despoti,
Caligola, cavalli, Rodomonti parvenus del politicantismo... –, naturalmente
quest'armata Brancaleone, demenziale e decerebrata/decerebrante, moralista
an-etica, coi relativi cap'in testa, a cominciare ''r'o megli'e tutt'' , il
Presidente della Repubblica [fondata sul Lavoro sfruttato], il Capo dello Stato
Napolitano, con i relativi mèntori tipo Citizen-Scalfari e via degradando,
naturalmente questo nauseabondo 'generone' senza scuorno spande chiacchiere,
nel mentre che tiene naturaliter bordone al Signor Fiat del momento, il
vampirico Marchionne. Naturalmente, i sensali e 'faccendieri' sindacali, in
prim'ultima analisi ruffiani della padronalità e fabbricatori di
servo/padronilità, assordano col loro silenzio-assenso.
Così, 'alla fine
della fiera', davanti allo stanzone alla Villa comunale di Pomigliano c'erano
dalle 8 di stamattina decine di poliziotti, carabinieri ed elementi della
polizia municipale, pronti a impedire una ri-occupazione del luogo.
Naturalmente,
LorSignori ci tengono a che la vera e propria guerra sociale scatenata
dall'alto che sta sotto tutto il florilegio di vaniloqui su crisi, baratri, «
crescite » e « Lavoro » [Valore del-], possa proseguirsi con un belligerante
solo, e col « nemico » disarmato, inerme e quanto più è possibile reso abietto,
servile anzi servo/padronile, anestetizzato e dirottato su diversivi,
'specchietti per allodole', spaventapasseri e
fantasmi varî.
Naturalmente,
questa larga oligarchia si presenta nella forma più volgarmente demagogica, in
un legame di doppia dipendenza democrato-crazìa/oclocrazia [da oclos, folla],
dove, per dirla con Walter Benjamin, la nozione di « classe » si decompone, e
le genti sono 'formattate' come 'popolaccio', segnato da « desiderio mimetico
», vuoi nella forma concorrenziale che nel grande malinteso della ritorsione.
Ridotti a ''proprietarî
d'identità'' (legittimista, vittimaria, avvelenata dalla nuvola di fiele del
risentimento, e basta) come massimo di ''ribellione'' – sfogatoio ad una
indignazione rinfocolata e attizzata a condizione che non si traduca in
consapevolezza critica e azione comune indipendente, comune autonomia –, come
orizzonte del sogno riescono a pensare solo
e soltanto alla
galera. Galera per qualcuno, tirato fuori dal mazzo e agitato come uno
spaventapasseri – è relativamente secondario chi sia in questione, il dato
rilevante è che l'orizzonte mentale e affettivo di tanta gente è divenuto un
orizzonte, esclusivamente o quasi, giudiziario-carcerario. Come dire :
l'indignazione si traduce in niente di più che « cazzimme » [Cfr. Dizionario
italiano-napoletano]...
Coi mezzi tecnici
già a disposizione e a venire, questo, questa risoluta mutazione antropologica,
questa ''controrivoluzione, controinsurrezione preventiva'' può, certo,
realizzarsi sempre più ; ma non è detto che il 'corso delle cose' non possa
essere arrovesciato (per ora, dato che time's out, rinvierei in proposito – e
ci torneremo in seguito – ad alcuni passaggi di un'ultima intervista di Gunther
Anders...).
Per ora ci fermiamo
qui, invitando chi si trova nell'area napoletana e dovesse per avventura leggere
in quasi-tempo reale queste righe, a raggiungere Pomigliano già oggi, o nelle
prossime scadenze che verranno indicate.
[Un piccolo
poscritto strettamente personale e anche un po' imbarazzantemente sentimentale
: inchiodato (finalmente ?) ad esser ''cavia'' in un protocollo sperimentale di
terapia contro il virus dell'epatite C, più che trentennale ricordo di
trasfusione in Centro clinico penitenziario, 'stavolta non posso 'essere della
partita', non ho potuto raggiungere compagni & compagne ''della tenda
rossa'' davanti ai cancelli della fabbrica di Pomigliano, come tante altre
volte, compresa la 'trasferta' a Taranto-Ilva contro il doppio vincolo ''pane
& veleno''... Se qualcuno/a ci va, oggi o nelle prossime scadenze, lo fa un
po', se gli va, anche da parte mia].
Un saluto
''comunàuta''* libertario
[* comun'autonomo,
per l' accomunazione, 'comunardo'
“L’ultima volta che so venuto allo stadio così scarico era er derby der cuore e c’avevo 12 anni”. So le crude parole de uno dei compagni de spalti a sintetizzà co spietata efficacia il mortale tasso de scojonamento che ce conduce all’ultima de campionato.
E’ vero è già successo in passato de arivà in fondo senza più niente da giocasse, ma il fatto che quest’anno nse stia già in mentalità infradito e ombrellone è straniante.
De oggi nte ne frega niente, ma de sta stagione te frega ancora tantissimo, troppo, male.
Ma a domenica prossima tocca arivacce in qualche modo, e il modo de oggi è passà sti 90 minuti in compagnia della rappresentativa Anni Azzurri, 11 ragazzi venuti in soggiorno premio a Roma a fa na bella scampagnata de quelle da facce un album “Scampagnata a Roma” su Facebook.
Che poi grossomodo i titolari ce stanno, anche se uno se stucca praticamente subito, e il match perde un possibile protagonista quando Pandev accusa un risentimento ar flessore dell’attaccatura dei capelli. Al posto suo entra Elca Ddueuri, ragazzo che reca ner cognome er valore che je se assegna in sede de calciomercato, El meno famoso tra gli El, co Sciaraui che l’ha messo mpo nell’ombra.
Dei titolari nostri invece manca IL titolare, che gode de na mezza ferie a causa del saluto vigoroso impartito a Mexes su a Milano, domenica scorsa. Ma in campo c’è qualcuno che pensa comunque sempre e solo a Lui, e che pe l’ultima volta dentro a sto campionato je vorebbe fa vedè che je assomìa, che so simili, che ponno esse one love one life when it’s one need in the night.
“Sta punizione è pe te Ercapitano”
“Ma non te può sentì scusa...”
“STA PUNIZIONE E’ PE TE ERCAPITANO”
“Ma non sta qui, non è che se strilli...”
“Dici mejo se je mando un whatsapp?”
“Evita. Fidate. Tira sta punizione.”
"Ma love is a temper, love is a highlight law..."
"Fa come te pare, poi se cambia numero e nte dice niente non piagne co me eh?"
Miralem traccia un tracciante che grida vendetta, meraviglia e amore ai tempi dell’iphone, ma Rosati quello na volta che sta in campo je la voi fa fa na parata? So tre giorni che sta a chiamà tutta la rubrica e a mandà messaggi pe dì che domenica gioca, s’è messo er mysky a registrà dalle 14 alle 18 nsia mai che lo intervistano prima o dopo, se può pure capì no?
L’artri trotterellano come se fossero circondati da trentadue trentini e stessero alle porte der capoluogo natìo, condividendo co tutti noi l’unico vero retropensiero che ce tiene vivi nella paura: non corete, non allungate, non sudate, non piate colpi d’aria, santissimiddio NON VE ROMPETE.
Il tutto a costo de rompese noi, non ner senso de riportà lesioni ma de non assiste alla più entusiasmante delle partite, però va bene, va bene tutto, basta preservà er patrimonio tecnicotattico che batte er cuore ci fa, e der quale tentamo de indovinà le percentuali de impiego ner futuro prossimo immediato.
“Se sta a giocà Destro vordì che ar derby mette Osvardo”
“O vedi quanto sei ingenuo? Guarda beato a te che ncapisci mai un cazzo, se vive bene così vè?”
“Ma che voi oh”
“Ma scusa se gioca Destro vordì che o vole tenè caldo pe domenica prossima no? Che fai er turnover co sette giorni de anticipo”
“Aaaahh me stai a dì che te sei così aretrato che non tieni conto daa strategia. Quello che dici te è quello che pensano tutti, allora Aurelio che fa, o fa giocà così pare che poi gioca lui e invece a sorpresa poi imbocca Er Cipolla!”
“Nte ce facevo così scartro”
“Ma perché Nico Lopez che t’ha fatto?”
E in attesa de capì chi c’avrà ragione tra le scuole de pensiero, Dexter saa gioca e sgomita e sportella e sgrugna e core e s’agita e scarcetta e insomma come se dice fa movimento e fa salì la squadra. Noi semo sicuramente contenti de tutte ste prerogative dell’attaccante moderno eh, però ecco ogni tanto, noi nostargici de un carcio che nce sta più, noi aggrappati a riti vetusti e ormai mandati in soffitta dale statistiche e dale grafiche interattive, ecco a noi ogni tanto ce piacerebbe pure vedè il repertorio dell’attaccante antico: er tiro in porta, pe nun parlà der gò.
L’occasione ce sarebbe in chiusura de primo tempo quando il Marquinho che finice senza s costringe Rosati a fa na bella parata e quindi a fallo distrarre pe preparà le risposte a Ilaria ner dopopartita (che poi nse capisce perché una come Ilaria a st’ora non stia a Formentera ma a aspettà de invervistà Rosati), lasciando la porta mezza vuota. La palla sta là ballerina sbarazzina birichina in mezzo all’areina come a dire “edddddaaaiii madonna ma che ce vo’, se c’avevo na zampa me la davo da sola sta bottarella, daje su, daje che me nvecchio, daje che me sgonfio, daje che me scuoio”. Ma Dexter oggi s’è scordato er vocabolario Italiano-Pallonese a Ascoli Piceno e quindi capisce che deve prima pià er palo e poi tentà ninutile palombella moscia, e per quanto la richiesta possa sembrà strana, uno che pe mesi ha portato quei capelli c’ha un senso dello strano diverso dar comune, dunque esegue. Er primo tempo se chiude così come la palo bella: moscio e strano, nse intuisce come se possa smoscià sto match.
Ma come se riscende, l'inerzia se vizia e se spezia e succede così che un crossetto senza pretese arivi dorce sur petto glabro der Coco che stoppa, appizza e chiama a sé tutti i fotografi der monnonfame oriundo e non, pe immortalà la siusta che lui, mancino de fino, tirerà di lì a pochi secondi verso Rosati, il quale Rosati, come amichetto ar mare in posa tra le onde, se tufferà macho e gaglioffo pe fasse bello co le ragazze sur bagnasciuga, che ormai l'andazzo pare esse questo.
Ma tra tanta beltate e complicitate metrosexual subentra un omo che pur nela caciara e nell'ingobbimento medio delle sue gesta un pregio vanta rispetto agli imberbi partner de giornata: a tratti più frequenti de quanto non accada agli altri, a Marquinho je puzza er culo, ner senso che ce tiene, dice no al fronzolo e tramite nota arma letale porta sovente a casa nanalisi dele urine dai risultati soddisfacenti.
Pertanto, vista la palla a rimbarzella, Marquinho coje l'infinito attimo che separa lo stop de petto der Coco dar tiro de collo der Coco, quell'attimo utile ar Coco a pià gel e pinzetta pe pettinà e spuntà capello e sopraccija, e utile a lui pe trova la prima busta de piscio nei paraggi, quella sbajata perché de destro ner senso der piede, e scajalla co insana violenza verso la porta artrui, realizzando il più classico dei gò spettacolari fatti cor piede sbajato. Perché er manuale der carcio che Artafini non lesse mai, narra che più er piede con cui se tira è consapevolmente e umilmente quello impedito, meno saranno le pretese a gli arzigogoli der gesto, più la sostanza arriderà all'impresa, al coraggio, ar basso profilo e alla fantasia. Busta ar volo de destro der mancino Marquinho, palla sotto l'incrocio, uno a zero pe noi, panzata de Rosati che fa splash.
Ma er Piceno c’ha ancora da fasse perdonà quella mezza roba de fine primo tempo, al che decide de fa mber discorsetto ar dirimpettaio avversario deputato alla di lui marcatura: “Rolando, senti, o sai da quant’è che non fanno più ride ardogiovanneggiacomo? Mo te pare che io posso sta ancora appresso a miiiinoncipossocredereeee? Lo capisci da te, essi bono, sei superato, sguarcito da anni de pubblicità imbarazzanti de la Wind, le videocassette dei corti l’amo consumate, se le semo imparate a memoria, acquacassatacarcanellaaaa, basta adesso, fatte da parte, fai spazio alle nuove leve der cabaret, guarda se ste scansi nattimo come li faccio soride a tutti questi, guarda eh. Ah nte voi scansà? Allora movvedi, movve.”
Dexter riceve palla e ricevendo se gira, e girandose se porta appresso Rolando, e co un solo accenno de contromovimento lo adagia culo sur prato, je mette in mano 2 euro, lo manda a comprà er latte, je impartisce il Sacro Ammonimento Dei Compratori De Latte “riporta il resto, nte fa fregà co le Goleador”, ma intanto sta già oltre, co solo un portiere de riserva tra lui e il gò che se merita pe quanto s’è sbattuto oggi.
Rosati, Morettianamente, se interroga “me se nota de più co na parata o co na mezza quaja?”, l’istinto je suggerisce la seconda, ergo sbandiera na mano senza vita, opposizione solo parziale, smanacciamento utile solo a rallentà ma non a devià il corso degli eventi che puntualmente prendono forma: gò, dueazzero, Destro sotto la curva. Bello de casa lui, famo che quest’anno te sei preparato, hai fatto er corso de cucina, te sei comprato tutti i feri der mestiere e poi c’hai dato l’antipasto, che pure c’è piaciuto parecchio, ma l’anno prossimo ce devi ingozzà, volemo l’indigestione. Noi ce credemo un sacco, stamo già carichi de acquolina, mo poi ciai pure i capelli tagliati normali, capace che prima o poi diventamo tutti mpo più normali, aiutace pure te.
Partita finita? Boh. Pensamo ar futuro? Mah. Quello là per esempio, quello che sta sula panchina loro, l’omo che sussurava alle fratte e le fratte je rispondevano “stamo qua, sula testa tua”, che cazzo ha deciso? So du settimane che stamo a fa opera de autoconvinzione a suon de “Maaaaa che te devo dì, non è COSI’ antipatico, ala fine ognuno c’ha er carattere suo, so spigoli della personalità che rendono interessante er personaggio, poi non è che proprio piagne sempre sempre sempre, io so abbastanza sicuro che na volta nel 95 ho sentito n’intervista dove nse lamentava de niente, nsarebbe malaccio dai, e poi se ce l’hai contro te sta sur cazzo ma come se mette la tuta tua diventa er mejo gladiatore der monnonfame, orgojo de Roma e unico erede de tutti li mortaccinostra”. Tutte argomentazioni che se sarebbero sciolte di lì a poco come neve sotto l’inchiostro de na firma co l’Inter. Quindi partita finita? No.
Mo. Alla Roma de quest'anno tutto je se po dì. Ma tutto tutto, compresa quella vasta gamma de espressioni valevoli querele multiple e inimicizia dei più svariati culti, dai più diffusi ai meno noti, senza trascurà sette e logge massoniche. Se narra che qualcuno in Sud a un gò sbajato abbia esclamato "Mannaggia la quota associativa de Scientology e l'anima de tutti gli ufo raeliani", va a sapé. Fatto sta che je so può dì tutto, ma non che non sia coerente. Perchè na costante è stata tale dall'inizio alla fine, e anche quando il risultato l'ha smentita, lei è stata comunque con noi: la certezza granitica che nessun vantaggio te possa mette al sicuro dalla beffa finale. E pe esse coerenti fino in fondo sta partita mpo fa eccezione, pure questa ce deve avè il suo Calvario, e chi po esse er protagonista der Calvario se non l’atleta de Cristo?
Quello, mai pago de tuffi carpiati e luciferini utili solo a fornì laici alibi a chiunque dovesse ritrovasse di lì a poco a pronuncià er Nome dell’Allenatore de Cavani invano, ignorando ogni compensazione woytiliana che mai se la sarebbe presa con un rappresentante a caso dell’est europeo liberato dal comunismo, lesto s’avvede dela quaja rumena impegnata nell’ennesima respinta a jab e a cazzo de cane sula testa de un napoletano de passaggio, e ingordo s’approfitta, a porta vòta insacca, senza pietà né carità alcuna addirittura esurta.
“Te se potesse arugginì l’apparecchio” pensamo ritrovandose all’improvviso a guardà er cronometro che sdegnato ce risponde “ah mo me guardate eh? sete stati fino a mo a favve l’affari vostra e mo me guardate eh? allora o sai che c’è? mo vado lento apposta, così a prossima vorta vemparate a damme attenzione”.
E così, de na partita de cui non ce ne fregava gnente, passamo l’urtimi cinque minuti a digrignà e strigne manco fosse utili a chissà che.
Ma invece è finita. La partita, mica la stagione. E, dentro ar mondo nostro tutto ar contrario, non ce stupisce manco mpo il fatto che de 38 partite la più importante de tutte sia la trentanovesima, quella che qualche mese fa manco sapevi de dové giocà. Ar pallone je piace de fatte le sorprese. Pure quelle che non sai se auguratte de vive o non volé vive mai. Pe ritrovasse presto co na cicatrice in più dentro ar còre. Che sia de gioia, comunque per amore.
Anche quest'anno Unicoop Tirreno ha aderito a "il Maggio dei libri", la campagna nazionale di sensibilizzazione alla lettura al libro, promossa dal "Centro per il libro e la lettura" -dipartimento del Ministero dei beni culturali- sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica e con il
patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco.
In questo quadro il Comitato soci Casilina, sezione di Frosinone ha organizzato un incontro per la presentazione del libro "GUERRA E RESISTENZA A SUD DI ROMA" di Roberto Salvatori e stampato a cura del comune di Bellegra.
L'incontro si terrà LUNEDI' 27 MAGGIO alle ore 17.30 presso "la Saletta delle Arti" in via Matteotti,2 Frosinone. Presenterà il libro il dr Tarcisio Tarquini, presidente del conservatorio di musica di Frosinone.
L’ho detto e ridetto più volte, l’idea che il mercato si
autoregolamenti e, seguendo le sue prescrizioni
, si possa assicurare benessere e prosperità a tutti è
totalmente sbagliate e falsa.
Non preoccupatevi non è il solito post sulla
crisi del capitalismo, è solo un tentativo di dimostrare quanto ciò sia
vero dall’interno dei meandri
del trading popolati dai business plan, dal moderno management, quello che si autosuggestiona con meeting, briefing, brian storming, tutto rigorosamente
in video conferenza, fra un aereo e l’altro.
Prendiamo come archetipo del profitto sicuro una Società per Azioni che
opera nel settore dei servizi legati ai trasporti. Il nome non importa, inventatelo
voi. Questa società nasce nel 2003. Nei primi anni di attività i manager si
portano a casa un milione e seicento mila euro di compensi.
Attraverso vari cambi di management la società
arriva ad assicurare ai propri dirigenti
altri ingenti introiti. Con il trascorrere
degli anni si aggiungono diverse migliaia di consulenti esterni, retribuiti anche loro. Insomma per farla breve dopo dieci anni gli emolumenti per manager direttamente coinvolti e
consulenti esterni ammontano a tre milioni di euro.
Una tale ben retribuita aggregazione di
cervelli, con il proprio prezioso lavoro, avrà sicuramente
assicurato profitti per miliardi di euro attraverso l’erogazione di importanti
servizi e prestazioni di alto livello. Ebbene in dieci anni di attività questi
signori non hanno prodotto un bel nulla, niet, niente di niente.
Anzi l’unico progetto partorito si è rivelato sbagliato, tutto da
rifare.
Secondo le regole del mercato,
del business, gli azionisti di una tale macchina mangia soldi,
dopo aver elargito compensi per tre milioni di euro senza ottenere uno straccio di risultato, avrebbero dovuto sciogliere la società e
denunciare per truffa tutti i management
susseguiti in questo decennio. Ma come detto il mercato da solo non è in grado
di autoregolarsi. Ed infatti dopo così
tanto tempo di inutile spreco di denaro la società anziché sparire perché improduttiva,
rinnova i suoi vertici manageriali.
Una
follia secondo le regole del mercato, ma se gli azionisti che pagano, senza
riscuotere dividendi, non sono facoltosi uomini d’affari ma i cittadini della
Provincia di Frosinone e se la società in questione si chiama Società Aeroporto
di Frosinone Spa, tutto si spiega. Quanto
ho sinteticamente riportato è realmente
accaduto La Società Aeroporto di Frosinone nasce nel 2003 è una Spa in cui figurano come
azionisti pubblici, il Comune di Ferentino, la Provincia di Frosinone e il
comune di Frosinone.
La società ha bruciato
un milione di euro per spese di progettazione 600 mila euro per la Valutazione Ambientale
Strategica e una marea di soldi per pagare consulenze esterne fra cui spiccano
30 mila euro regalati al guerrafondaio americano Edward Luttwak, l’obbiettivo malsano era la costruzione di un’aeroporto
civile in piena Valle del Sacco, fine che fortunatamente non si è mai
realizzato anche se pare non si siano perse le speranze.
Perché in questo caso non valgono le regole del business? Perché nonostante
la Corte dei Conti e la Ragioneria dello Stato abbiano più volte sottolineato l’inopportunità di tenere in vita
una società altamente costosa ed improduttiva, oggi si procede al suo rilancio con
il rinnovo del consiglio di amministrazione?
La riposta è semplice, perché alle regole del mercato si affiancano le leggi
non scritte dei comitati elettorali. Unasocietà come Adf,serve a pagare
cambiai elettorali, a sistemare politici trombati, a favorire imprenditori e manager amici. Non è un caso che alla guida
di Aeroporti di Frosinone si sianosucceduti esponenti di tre fazioni politiche
differenti.
Dalfondatore Scalia, già presidente della Provincia, di estrazione
Pd al di lui parente Gabriele Picano, di Scelta Civica, fino al neo presidenteFrancesco Trina (detto Zaccheddu)del Pdl. Mai come in questo caso
il clima di pacificazione invocato dal governo Lettasi è realizzatoalla perfezione.
Rimane comunque il grosso
interrogativo su quale sarà l’obbiettivo del nuovo consiglio di amministrazione
presieduto da Francesco Trina. Si continuerà ad insistere per costruire un’aeroporto
regionale, nonostante le solenni bocciature incassate da tutti gli organo
preposti, ENAC, ENAV, ministero della difesa, nonostante laenorme cappellata del cambio di destinazione
d’uso dell’area da agricolo a
industriale realizzato maldestramente dimenticando di interessare alla procedura
una particella, sita nel bel mezzo della futura pista?
Si procederà alla costruzione di un eliporto cambiando
perfino la ragione sociale della società come vuole il Comune di Frosinone,
oppure si farà finta di lavorare e si continuerà ad usare la società come area
di scambio elettoralistico?
A proposito nel nuovo consiglio si amministrazione è
entrato anche il grande muratore Frusinate già padrone della città il quale
evidentemente ha deciso che sarebbe stato il caso di marcare stretto quei 60
ettari di zona servizi annessa all’aeroporto che diventeranno edificabili con
un rapporto area cubatura tale da costruirci le nuove twin towers per evitare che altri errori sul cambio di
destinazione d’uso. Una cosa è certa ,gli emolumenti, i compensi e tutto quanto è necessario per tenere in
piedi questo inutile quanto clientelare carrozzone saranno come al solito a carico dei cittadini
azionisti ignari e turlupinati. Non sarà
veramente l’ora di porre fine a questa colossale truffa?
Nel prossimo fine settimana si terranno elezioni amministrative parziali, in varie città. Il Pdac, che considera le elezioni solo un terreno secondario rispetto alla propria presenza nelle lotte concrete, momento di propaganda al proprio programma rivoluzionario, sarà presente in alcune città con proprie liste autonome e contrapposte a tutti gli schieramenti borghesi, distinto dagli schieramenti filo-borghesi della sinistra riformista, con l'unico scopo di dare visibilità alle lotte che stiamo sostenendo e diffondere il programma rivoluzionario. E' solo con le lotte, infatti, non certo con le urne, che si possono cambiare le cose: ma le elezioni borghesi, se utilizzate come tribuna di propaganda, possono rivelarsi una utile cassa di risonanza. A sinistra, Rifondazione Comunista, ormai in crisi irreversibile, si presenta come sempre con programmi e liste subalterne al Pd (in alcuni casi, dove è stata accettata dal Pd, direttamente nell'alleanza di centrosinistra). A sinistra di Rifondazione saremo l'unico partito presente a queste amministrative: non risultano liste né di Sinistra Critica (omai divisa in due organizzanzioni con progetti diversi), né di Sinistra Popolare (Rizzo), né del Pcl (Ferrando), ecc. Ciò è il prodotto della crisi che attraversa l'insieme di questi gruppi, alcuni dei quali pure vedono - a differenza nostra - le elezioni come momento centrale e la cui assenza è dovuta dunque non a scelta ma a impossibilità (è sicuramente il caso del Pcl, che non è riuscito a presentarsi e dà indicazione di voto per le liste riformiste: come a Roma dove sostiene "criticamente" Sandro Medici, candidato di Rifondazione e Pdci).
Torneremo in seguito ad indagare le cause profonde di questa crisi nella sinistra riformista e semi-riformista.
Presentiamo di seguito le nostre candidature a Vicenza e a Barletta, con brevi schede presentate dalle rispettive sezioni.
Vicenza: con gli operai in lotta
La sezione di Vicenza di Alternativa Comunista partecipa alle elezioni comunali per portare un’analisi e una proposta in favore dei lavoratori, studenti, immigrati, cassintegrati, precari, disoccupati e pensionati. Per le elezioni del 26-27 maggio 2013 è stato creata una lista di uomini e donne che lottano sulla base di un programma che vuole rovesciare il capitalismo, l’unico autentico responsabile di questa crisi economica e sociale. Prima di soffermarci su alcuni punti del nostro programma, ci teniamo a precisare che il nostro non è un programma che nasce e muore nel calderone elettorale, ma è reso vivo ogni giorno dalla militanza dei compagni e delle compagne della sezione di Vicenza, al di là di ogni ragionamento elettoralistico. Il primo punto del nostro programma prevede il blocco dell’uscita dall’in house di AIM, l’azienda comunale che gestisce diversi servizi. L’attuale sindaco di centrosinistra Variati e l’amministratore unico di Aim hanno affermato che “Aim può navigare nel libero mercato portando beneficio e ricchezza alla città”. Questo significa mettere in discussione la gestione pubblica diretta di acqua, gas, energia, igiene ambientale, trasporti; saranno le gare d’appalto a decidere quali società, a quali costi e a quale qualità saranno erogati i servizi alle famiglie. I risultati di quest’operazione saranno di elargire enormi profitti ai privati e al contempo mettere a rischio centinaia di posti di lavoro e, inoltre, ad averne un danno saranno la qualità dei servizi e il prezzo delle tariffe che aumenterà ulteriormente. Quindi siamo contrari alla messa in appalto dei servizi pubblici essenziali forniti da Aim ma, a differenza degli altri candidati, compresi i candidati di Rifondazione Comunista, siamo gli unici ad affermare che l’azienda deve essere messa sotto il controllo di lavoratori e utenti. Altro punto importante del nostro programma è il blocco totale della cementificazione delle aree agricole. Infatti, la politica urbanistica dell’amministrazione targata Pd si è dipinta il volto di verde ma dentro è grigia cemento. A fronte di 7 mila appartamenti sfitti, il Piano Interventi (approvato a fine mandato) ha decretato per Vicenza ben 652 mila m3 di cemento in più e 130 mila metri quadrati di Sau (superficie agricola utilizzata) in meno. Noi vogliamo impedire che tutto ciò si possa realizzare. Allo stesso tempo va attuato un piano di bonifica e conversione in verde pubblico di tutti i siti abbandonati e/o contaminati (diversi siti che un tempo ospitavano industrie oggi sono stati inglobati nell’area urbana e da vent’anni giacciono abbandonati). Per ridare lavoro agli operai edili, vogliamo lanciare un piano di ristrutturazione delle case sfitte mentre quelle da subito utilizzabili vanno assegnate gratuitamente a disoccupati e famiglie in difficoltà. La proposta per i giovani e i pensionati è di ristrutturare luoghi centrali della città che oggi sono lasciati al degrado, tutti edifici di proprietà comunale. Tra questi vi è anche un ex cinema a pochi passi dalle piazze centrali. Questi spazi devono essere riaperti e resi fruibili da tutti in modo gratuito. Non poteva mancare un punto a favore della scuola pubblica: siamo contrari ai finanziamenti agli asili e le scuole d’infanzia private che la giunta del sindaco Variati ha lautamente elargito in questi anni, con quei soldi vanno ampliate le strutture pubbliche. Vicenza è la città in cui la giunta, appoggiata in modo trasversale da Pd e Udc, è degna di ricevere la stelletta al merito per miglior giunta-sceriffo degli ultimi vent’anni a Vicenza. Con alcune ordinanze e le relative multe, con la continua installazione di telecamere e con i continui blitz da parte della polizia (locale e di stato) si è svelata la vera indole di quest’amministrazione: chi è povero o è scappato da altri Paesi a causa di guerra e fame è considerato un ospite sgradito, da punire e da emarginare. Nell’ultimo anno si è inasprito considerevolmente il livello di repressione nei confronti di mendicanti e parcheggiatori abusivi. Diversi sono stati i blitz, anche plateali, e diverse sono state le multe inflitte. Noi vogliamo abrogare le ordinanze contro i mendicanti perché la lotta alla povertà non si fa con blitz repressivi ma mettendo in campo servizi sociali e combattendo la miseria generata dal capitalismo. Vicenza è città d’arte, per questo Alternativa Comunista vuole consegnare la cultura e le bellezze della città di Vicenza a tutti. È necessario quindi abbattere i profitti privati e ridistribuire la ricchezza per un centro storico in cui musei, teatri e altri luoghi di cultura siano gratuiti perlomeno a giovani, precari e disoccupati. La nostra idea per la Basilica Palladiana, come per le biblioteche e i teatri è che siano gestiti direttamente da collettivi di artisti, nonché dai lavoratori e dagli utenti affinché vi sia una proposta artistica condivisa e vi sia un’elaborazione d’iniziative collettiva, non un’imposizione calata dall’alto e usufruibile solo dalla classe più ricca di questa città. Siamo contrari alla nuova tangenziale perché è utile solo a collegare tra loro le basi militari presenti in città, vogliamo l’ampliamento del trasporto pubblico, lo vogliamo gratuito e a corse continue. Allo stesso tempo non vogliamo la Tav, né a Vicenza né altrove, sono necessari più finanziamenti ai treni per i pendolari. Questo punto è inserito nel nostro programma poiché, a Vicenza così come in Valsusa, centrodestra e centrosinistra sono tra i fautori dell’alta velocità, noi invece ribadiamo il nostro No. Il Pdac di Vicenza è sempre stato in prima fila nella lotta per la chiusura e la conversione ad uso civile di tutte le basi militari (Dal Molin, Pluto, Ederle, …). Altro punto importante del nostro programma: non vogliamo dare nessuno spazio ai fascisti, impediremo l’eventuale apertura dei covi fascisti di Casapound e Forza Nuova, siamo antirazzisti, è necessaria l’unità di classe fra lavoratori nativi ed immigrati. Alle centinaia di lavoratori in cassa integrazione o licenziati diciamo: bisogna cacciare i burocrati sindacali che fanno accordi con i padroni, arrivare allo sciopero generale ad oltranza per rigettare la cassa integrazione (anticamera dei licenziamenti) e i licenziamenti. Bisogna chiedere l’apertura dei libri contabili delle fabbriche che chiudono e licenziano, occupare le fabbriche e farle ripartire sotto il controllo dei lavoratori. Questo è quello che diciamo nelle lotte, come nella lotta degli operai dell’acciaieria Valbruna, la più grande acciaieria della provincia di Vicenza che in questo periodo sta mettendo in mobilità e licenziando decine di lavoratori, nonostante gli alti profitti dell’azienda. Questi sono solo alcuni punti del nostro programma ma Alternativa Comunista partecipa alle elezioni non riponendo in esse nessun’illusione, usandole solo come tribuna per amplificare il programma e la prospettiva di unificare e far crescere le lotte studentesche e dei lavoratori verso un’alternativa rivoluzionaria. Oggi è necessario ricostruire una coscienza di classe ed è urgente la costruzione di una piattaforma in grado di unificare la lotta i lavoratori delle industrie e dei servizi, del commercio e del pubblico impiego, i disoccupati e i lavoratori precari, i lavoratori italiani e immigrati. Una piattaforma contro i programmi di austerità e le politiche che scaricano la crisi del capitalismo sulla classe lavoratrice. Il nostro programma parla della necessità di un governo dei lavoratori per i lavoratori, un governo socialista! Ecco il link al blog della campagna elettorale di Vicenza del Pdac: http://alternativacomunistavicenza.noblogs.org/
Barletta: l'unica candidatura di classe
In questa tornata elettorale amministrativa si vota anche a Barletta dove si confrontano uno schieramento di centrodestra ed altri che si rifanno al centrosinistra nazionale anche se divisi, almeno al primo turno. Rifondazione comunista (qui dirige il partito l'ala grassiana) è con Pdci, Sel e ex Idv in un listone unico chiamato Sinistra Unita di chiara matrice socialdemocratica in un'ottica di ricomposizione nazionale di questi spezzoni di organizzazioni ormai in crisi. Il candidato del centrosinistra è l'ex braccio destro del Presidente Napolitano (al suo fianco fino ad una settimana fa), Pasquale Cascella, ex Portavoce anche di D'Alema quando è stato Presidente del Consiglio. L'unico partito comunista presente in città e anche sulla scheda elettorale è Il Pdac con candidato sindaco Michele Rizzi. Di seguito la nostra partecipazione a una trasmissione dove spieghiamo, nell'economia della trasmissione, il programma elettorale del Pdac e le motivazioni della candidatura.
"CON IL PODEROSO STRUMENTO DELLA SUA COSCIENZA CRISTIANA, ANTIFASCISTA, CRITICA, MILITANTE, LAICA ED EVANGELICAMENTE RIVOLUZIONARIA, IL PRETE CATTOLICO GALLO, E' RIUSCITO A CONFRONTARSI CON I TEMI SOCIALMENTE PIU' URGENTI ED ETICAMENTE PIU' SCABROSI.
SMASCHERANDO I MORALISMI, LE RIGIDITA' DOTTRINARIE, LE IPOCRISIE CHE MALDESTRAMENTE TRAVESTONO LE INTOLLERANZE, PER INDICARE IL CAMMINO FORTE DELLA FRAGILITA' UMANA COME VIA PER LA LIBERAZIONE".
ADDIO FRATELLO "GALLO" ESSERE UMANO AUTENTICO
CHE HAI LOTTATO SEMPRE IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA,
NON CI BASTA PIU' DIRE CHE LE TUE IDEE CAMMINERANNO SULLE NOSTRE GAMBE,
ADESSO NOI DICIAMO " NOI DIVENTIAMO TE "
CI PIACE RICORDARTI COL TUO SORRISO E IL TUO SIGARO, FRA GLI ULTIMI, PROFETA DI STRADA....
Siderurgico e industria automobilistica sono da sempre
considerati due settori
fondamentali per l’economia di
una Nazione. Ciò è probabilmente vero,
anche se tali attività industriali andrebbero ripensate per produrre secondo
procedure più consone ad uno sviluppo tecnologico continuamente in evoluzione ed orientato
verso un migliore utilizzo dell’energia
per quantità e qualità.
Le acciaierie della Hyundai Kia in Corea del Sud sono un tipico esempio di
come si possa produrre dell’acciaio molto evoluto, con processi produttivi a
basso impatto ambientale. Seguendo
questo ragionamento in Italia è obbligatorio
ritenere Ilva e Fiat indispensabili per lo sviluppo economico del
nostro Paese.
Ma siamo sicuri che ciò che vale in senso generale sia vero anche
in Italia? E' possibile
affermare che l’Ilva e la Fiat, in base
ai piani industriali e al loro modo di rapportarsi col tessuto economico e
sociale italiano, siano così
indispensabili? In un ipotetico bilancio, siamo scuri che le famiglie Agnelli e Riva con i loro manager
d’assalto abbiano contribuito allo sviluppo economico dello Stato, più di quanto lo Stato non abbia
contribuito al loro personale profitto?
Le domande sorgono spontanea proprio alla luce di quanto si è appreso in
questi giorni. Il nucleo tributario della guardia di finanza di Milano ha
sequestrato un miliardo e duecento
milioni ai Riva. Un tesoretto che i
fratelli Emilio e Adriano avrebbero sottratto all’azienda e posto sotto la
propria disponibilità personale facendolo transitare in vari paradisi fiscali
per poi farlo rientrare in Italia grazie
allo scudo fiscale di tremontiana
memoria.
Ricordiamo quando qualche
mese fa all’epoca dell’arresto di Emilio Riva per disastro ambientale si
calcolava che per rimettere a norma lo stabilimento di Taranto e renderlo
all’avanguardia come gli impianti della Hyundai Kia, sarebbero serviti tre miliardi e mezzo di euro. Se quel miliardo e due anziché essere finito
nelle capaci saccocce della famiglia Riva fosse stato investito per mettere a
norma lo stabilimento, metà del lavoro sarebbe già stato portato a termine e
probabilmente il mostro siderurgico, con nuove cocherie e altiforni all’avanguardia, avrebbe prodotto di più e
meglio senza uccidere la gente di Taranto.
Per non dire che su quel
miliardo e rotti lo Stato ne ha ricavato la miseria del 5% di tributi, ossia il
pagamento del privilegio di cui i
riciclatori ed evasori hanno goduto e godono per scudare i loro capitali fatti rientrare
dai paradisi fiscali. O meglio qualcosa i Riva hanno sborsato verso uomini di Stato, nel 2006 hanno finanziato la
campagna elettorale di Bersani e l’anno prima hanno foraggiato abbondantemente
Berlusconi.
Ma veniamo a Fiat. Dopo aver goduto da sempre di contributi
dallo Stato sotto varie forme, da ultimo gli eco incentivi, dopo aver
trasferito gran parte dei propri dipendenti su libro paga della collettività
con il ricorso alla cassa integrazione, dopo aver ridotto a carta straccia il
contratto di lavoro nazionale e
distrutto la rappresentanza sindacale, il signor Marchionne decide di spostare in Inghilterra la sede fiscale di una parte del gruppo. La FI Cbm, nuova
holding del gruppo quotata a Wall Street , che assorbirà Fiat industrial e
Cnh , verrà domiciliata nella City dopo aver sfruttato i paradisi fiscali delle Antille olandesi. L’operazione consentirà a Fiat di
risparmiare ogni anno almeno 564 milioni di euro. Gettito fiscale che verrà a
mancare nelle disastrate casse del nostro Bel Paese.
Facendo due conti in pochi giorni abbiamo
realizzato che Ilva e Fiat stanno sottraendo alla collettività quasi due
miliardi. Con tali entrate trovare il miliardo per rifinanziare parzialmente la
cassa integrazione in deroga sarebbe stato un gioco da ragazzi . Ma questa non
è che la punta dell’iceberg, perché
molte altre grandi aziende e banche (l’ultima è Mediolanum) hanno contenziosi aperti con il fisco per
miliardi di euro.
Basterebbe quindi impegnarsi a risolvere questi
contenziosi per scongiurare l’aumento
dell’Iva l’imposizione della Tares, per
assicurare sanità e scuole pubbliche efficienti. Non sarebbe difficile
trasferire un po’ di pressione fiscale dalle oberate spalle dei lavoratori alle
grandi imprese e ai grandi manager.
Purtroppo il vizio delle holding italiane di privatizzare i profitti e
socializzare le perdite è radicato da decenni di combutte e accordi sotto
banco tra politica e mondo del
capitalismo finanziario, per cui stiamo parlando di roba vecchia. E allora per
tornare al quesito posto all’inizio del testo
rispondo che i settori siderurgici e metalmeccanici sono
sicuramente fondamentali per lo sviluppo
economico di una comunità .
Ma è necessario che le aziende operanti in questi settori, come in altri, che hanno ricevuto contributi dallo stato,
possano essere nazionalizzate senza indennizzo nel caso in cui, non presentino
un piano industriale efficiente, delocalizzino, licenzino o adottino un comportamento fiscale non vantaggioso per
la comunità. Solo con un sistema di
tutela "dell’utilità sociale e di difesa
dai danni che l’iniziativa economica privata può recare alla sicurezza,
alla libertà, alla dignità umana", così come riportato nell’art.41 della
costituzione, si può essere sicuri che le aziende saranno in grado assicurare sviluppo economico e sociale di un paese, il resto è fuffa.
Grillo ogni tanto si sveglia, i costituzionalisti e i regimi negano la possibilità di farlo. Ma un referendum sui trattati europei, quindi anche sul'euro, è possibile. E va fatto, finalmente.
Adesso che la potenza mediatica di Grillo spinge il referendum sulla Europa, è solo sperabile che questa giusta proposta non finisca nel tritacarne mediatico e nel teatrino della politica.
Noi del movimento No Debito l'abbiamo chiesto da quasi due anni e ne discutiamo sabato prossimo a Roma con, tra gli altri, Luciano Vasapollo e Gianni Ferrara.
Una consultazione popolare sui trattati europei c' è già stata nel 1989, abbinata alle europee. Ora sarebbe giusto indire un referendum non tanto sull'Euro in quanto tale, ma su quei trattati che, come il fiscal compact, ci vincolano alle politiche di austerità.
Un referendum come quelli che si sono tenuti in altri paesi europei avrebbe un pregio di fondo: almeno per qualche momento e con un minimo di par condicio romperebbe la barriera di propaganda, chiacchiere e bugie che oggi impediscono ai cittadini italiani di farsi una propria idea su quanto sta davvero accadendo in Europa. Poi si potrebbe affrontare davvero la questione di come rompere la cappa dell'Euro, che produce da noi 40000 disoccupati al mese, centinaia di migliaia in tutta l'Europa del Sud.
Di un vero e pubblico confronto su questi temi ce ne sarebbe davvero bisogno, visto anche come è andato il dibattito al Senato sul vertice europeo e visto come ne sono stati informati i cittadini.
Il presidente del consiglio ha fatto un discorsetto sulla necessità di farsi valere e di far capire, immagino alla Germania che però per paura non è stata citata, che bisogna aggiungere la crescita alla austerità. Come ha detto la destra, bisogna andare in Europa a battere i pugni sul tavolo.
Tutto questo in concreto non vuol dire nulla, assolutamente nulla. Ma oggi su diversi quotidiani si esalta il successo del governo italiano perché a luglio ci sarà un summit dei ministri del lavoro sulla disoccupazione giovanile, ridicolo.
Intanto il ministro italiano fa capire che i soldi non ci sono, e avanti così.
Ma torniamo al Senato. Lì alla fine si è votato e non un solo grande telegiornale ha spiegato chi e come. Con il governo dei pugni sul tavolo ha votato anche la Lega, 5 stelle ha votato contro e SEL si è astenuta. Perché? Questo partito aveva presentato un ordine del giorno che chiedeva al governo di rinegoziare il fiscal compact. Letta l'ha seccamente respinto, ma ciononostante SEL non è riuscita a votare contro.
Penso che la notizia vera sia questa: il governo accetta in toto il fiscal compact, la Lega lo sostiene e solo il 5 stelle si oppone.
Questa notizia è stata invece ignorata dal regime informativo. Meglio parlare delle solite sceneggiate piuttosto che far capire ai cittadini che cosa è il fiscal compact e cosa vuol dire accettarlo.
Il 29 maggio si spera che l'Italia sia perdonata dalla procedura europea di infrazione per deficit pubblico eccessivo. Così, fanno capire governo e stampa, si potrà ricominciare ad investire... Falso.
Il vecchio parlamento ha inserito in Costituzione il pareggio di bilancio. Il che vuol dire che, consumati tutti i margini possibili, ogni anno bisogna togliere al paese circa 80 miliardi di euro solo per pagare gli interessi sul debito pubblico.
A questo il fiscal compact aggiunge dal prossimo anno la riduzione a rate ventennali dell'ammontare stesso del debito per la sua metà. Sono nuove cambiali di oltre 50 miliardi all'anno che si aggiungono a quelle sugli interessi. Insomma 130 miliardi che vengon tolti al paese, ai suoi servizi pubblici, ai suoi investimenti per uno scopo finanziario assolutamente improduttivo.
Se si pagano questi soldi tutti gli anni, non ce ne sono altri per il lavoro e dunque si faranno solo giochi di prestigio. Taglio qui e spendo là, prendo due e pago uno, tutto questo abbonderà, ancora di più nella propaganda, ma certo non ci saranno veri piani per il lavoro per la ripresa economica.
Se si accetta il regime del fiscal compact tutto il resto sono solo chiacchiere magari ben alimentate dal regime informativo.
Ben venga dunque un referendum, a causa del quale la fabbrica della disinformazione sia costretta almeno per poco a misurarsi con il pensiero e le notizie che ignora. I cittadini avranno qualche elemento in più per capire, organizzarsi, lottare, come avviene in tutto il resto d'Europa.
Saranno in molti, oggi, a compiacersi della morte di Don Gallo. Le ipocrisieche una volta si celavano nelle
penombre ammuffite dei palazzi e delle stanzeriservate, e che oggi invece
sono sbandierate come vanto di un potere senza piùlimiti, senza alcun freno non
diciamo etico, ma neppure opportunistico, faranno sentire meglio tanti di coloro
che Gallo aveva messo davanti alle loro
responsabilità per una vita intera.
Per fortuna gli fu tolta la parrocchia,
liberandolo delle catene della
disciplina, in modo che potesse dire e fare quello che le anime sanno giusto
e i portafogli borghesi
temono.
Quante ne hai salvate, di anime corrotte dalla
miseria, Don Gallo? O meglio,
dalle miserie, non solo economiche, nelle quali i tuoi "ultimi"
continuano a nascere ed
espiare altrui peccati mortali? Non
bastava la denuncia, li andavi a
raccogliere, li portavi al coperto, quei relitti pieni di disperazione, e
lo potevi fare perché eri
forte.
La forza delle idee, delle ideologie anche, che
non solo non hai rinnegato, ma
hai saputo sposare fra loro in un matrimonio misto che, manco a dirlo, per molti è "contro
natura": perché prete e comunista, col Vangelo e i diritti civili e sociali come guida,
come visione del mondo. cioè come ideologia.
Siamo contenti che tu ci abbia onorato della tua
fraternità, saremmo più contenti
se fossimo capaci di raccogliere il tuo esempio, l'insegnamento concreto e poeticamente
rivoluzionario della tua molteplice fede.
Le nostre bandiere sono inchinate e ti rendono
omaggio, come i nostri poveri
cuori, ancora una volta feriti ed orfani di un padre sereno.
Soffriamo in silenzio, torna alla terra con il
nostro profondo rimpianto.
"Dalle Agenzie apprendo che la Procura Generale di Stoccarda ha respinto la richiesta di riaprire le indagini (in precedenza archiviate) sulla strage di Sant’Anna di Stazzema. Il ricorso era stato presentato per conto dell’Associazione dei Martiri della strage.
Se la notizia è esatta, devo dire che sono veramente indignato. Per la strage in questione, alcuni responsabili sono stati condannati, in Italia, all’ergastolo, con sentenza divenuta definitiva. Possibile che non se ne tenga alcun conto e che per una strage così orribile, in Germania si pensi di chiudere la vicenda con un tratto di penna? Ciò che colpisce è che il Presidente tedesco è andato quest’estate a Sant’Anna, ha fatto un bel discorso, si è rammaricato di quanto accaduto allora ed ha parlato della necessità di una memoria condivisa. Ma come è possibile, se poi decisioni come questa di Stoccarda scavano un solco ancor più profondo non solo con i familiari delle vittime, ma anche con tutti i cittadini che aborrono la violenza e la barbarie e confidano che i popoli possano diventare amici ?
Esprimo un sentimento di viva protesta e indignazione; ene faccio partecipi anche tutti coloro – italiani e tedeschi -con i quali si è cercato di percorrere un cammino di pace, rispettando verità storica e giustizia. Vorrei che tutti si impegnassero a farlo, contro ogni tentativo ed ogni sforzo di dividere e di negare giustizia, per creare una convinzione comune e diffusa che, senza giustizia e verità, le profonde ferite scavate dalla barbarie e dalle stragi non si potranno mai rimarginare. Noi, persone responsabili, vorremmo invece arrivare a soluzionidi pace, ma nel rispetto della storia e della verità. Esprimiamo, perciò, la nostra più sentita partecipazione e vicinanza a tutti coloro che vedranno rinnovarsi, con questa triste notizia, dolori, angosce e sofferenze mai sopite".
Che la terra ti sia lieve, Don Gallo. Non sono credente, ma so che ci incontreremo ancora.
"La cosa più importante è che si continui ad agire perché i poveri contino. Ci incontreremo ancora. Ci incontreremo sempre. In tutto il mondo, in tutte le chiese, le case, le osterie. Ovunque ci siano uomini che vogliono verità e giustizia." [Don Andrea Gallo]
C’era una volta una terra popolata da orchi terribili. Questi traevano linfa vitale annientando i bambini.
Gli orchi litigavano sempre fra di loro. Urlavano, sbraitavano, si sputavano
addosso insulti e veleni per diventare i
preferiti servitori del grande Orco capitalista e per essere
adeguatamente ricompensati da lui per i servizi resi.
Pur
litigiosi, si riunivano nei palazzi del potere per decidere le migliori strategie al fine di arricchirsi
sempre di più. Rubavano, imbrogliavano, corrompevano
per assicurarsi immani privilegi sacrificando la dignità dei loro concittadini. Gli orchi vivevano succhiando il sangue delle madri dei bambini. Per alimentare la loro
insaziabile voracità, continuavano a rimpinzarsi del futuro dell’infanzia.
Fra
grida e litigi reciproci, si adoperavano per togliere ai bambini il cibo. Quello
per campare, impoverendo sempre di più i
genitori, depredando mese dopo mese ogni
risorsa necessaria ad assicurare il pasto giornaliero. Il furto di
futuro passava anche attraverso la negazione della salute. Ammalarsi non era
concesso a questi bimbi destinati, in caso di sorte avversa, a giacere in malsani
e maleodoranti ospedali.
Anche il cibo
per la mente veniva negato all’infanzia, all’adolescenza , ai giovani.
Le scuole di questi bambini spesso crollavano perché costruite con materiali scadenti,
i loro insegnanti erano demotivati sotto
pagati. Non c’era nessuno che accompagnasse a scuola i ragazzi qualora i loro genitori non fossero stati in grado di farlo oberati dalla schiavitù di un lavoro precario,
insufficiente per arrivare alla fine del
mese .
Neanche le scuole riuscivano ad assicurare il cibo agli alunni, la mensa
scolastica era stata chiusa perché i soldi necessari a farla funzionare erano
starti destinati dagli orrendi orchi agli istituti privati dove giovani
orchetti imparavano ad essere perfidi ed implacabili per emergere sconfiggendo
e annientando i propri simili.
Nello
Stato degli orchi ai bambini venivano
negati sogni, desideri e speranze. Solo
ai figli degli orchi era consentito disporre di cibo in abbondanza. I
giovani orchetti frequentavano scuole attrezzate ed efficienti e se si ammalavano avevano la possibilità di
essere curati da medici competenti in
strutture private molto costose.
Gli
orchi per accrescere a dismisura i loro
guadagni rimpinzavano le città di cemento e traffico negando ai bambini perfino
l’aria per respirare e uno spazio per giocare. Nella terra degli orchi esistevano metropoli
cittadine e paesi. In una di queste città
la malvagità era aumentata a
dismisura.
I nuovi orchi al governo della cittadina, si erano particolarmente
accaniti contro i bambini, negando loro le scuole e i libri per studiare. Ai ragazzini erano stati rubati gli spazi per
giocare, per regalarli agli orchi
costruttori, i quali in quelle aeree potevano incrementare i loro sporchi
affari cementificando e inquinando
l’ambiente. Lo sfruttamento del terreno
stava causando crolli di intere colline.
C’era una volta la terra degli orchi, c’era una volta la cittadina degli
orchi. Ma non è una favola. La terra in cui viene negato il diritto al futuro dei bambini
esiste veramente , è l’Italia, così come
la cittadina che più si accanisce contro le nuove generazioni è Frosinone.
Nel nostro Paese quasi il 29% dei bambini
sotto i sei anni vive ai limiti della povertà. Di questi il 23,7% vive in uno
stato di vera e propria deprivazione materiale. L’Italia è 22° nella comunità
europea per giovani con basso livello d’istruzione.
Tutto ciò accade mentre gli orchi discutono
se uno di loro debba rendere conto alla giustizia per le malefatte compiute
oppure no. Questo scenario si perpetua
ogni giorno nell’indifferenza degli orchi impegnati ad escogitare le migliori
strategie per salvaguardare i loro interessi.
Anche a Frosinone l’azione degli
orchi si è incattivita . Molti bambini
figli dei lavoratori della Multiservizi,
licenziati dall’orco sindaco
rischiano di trovarsi a vivere nell’indigenza. La mensa scolastica è a
pagamento , così come lo è lo scuolabus, e per i bimbi che non possono
pagare sono guai.
Perfino i librai non pagati dagli orchi che compongono la giunta comunale per i testi
i scolastici dati ai bambini delle
elementari, sono costretti a chiedere i
soldi ai genitori che avrebbero dovuto usufruire gratuitamente dei libri per i
loro bambini.
Del resto il fatto
che organizzazioni onlus come Save the
Chidren sono costrette a occuparsi della
povertà dei bambini italiani, così come accade per l’infanzia del sud del mondo
dà l’idea del grado di inciviltà
raggiunto dalla italica terra degli Orchi.
Oltre ai volti dei bambini
della campagna di Save the Children,
compaiono nella clip alcune opere di Hans Ruedi Giger. Il brano musicale
è 21° Century Schizoid man dei King Crimson.