sabato 15 giugno 2013

Se me lo dicevi prima!!

Luciano Granieri





Se me lo dicevi prima…

Se me lo dicevi prima che inserire  il pareggio di bilancio in Costituzione avrebbe significato  la fame per il popolo, noi  non avremmo firmato il fiscal compact.

Se me lo dicevi prima che l’obbligo di mantenere il deficit annuale ad un livello non superiore allo 0,5% del Pil , e l’abbattimento dello stock del debito per portarlo in 20 anni al di sotto del 60% del Pil ci sarebbe costato….anzi vi sarebbe costato 47 miliardi l’anno fino al 2020, noi non avremmo  aderito ai trattati.

Se me lo dicevi prima che dobbiamo, anzi dovete, sborsare  87 miliardi l’anno di interessi sul debito pubblico, noi avemmo introdotto  una moratoria sul pagamento per verificare la provenienza del debito e non pagare gli interessi a chi ha imbrogliato e continua a imbrogliare  con la speculazione finanziaria.

Se me lo dicevi prima che chiunque fosse andato al governo  non avrebbe potuto  fare altro che cercare la moneta per pagare tutti i buffi  che abbiamo contatto con  la Troika,  ci  saremmo risparmiati i soldi delle elezioni.

Lo dovevi dire prima…che le risorse  per togliere l’IMU e scongiurare l’aumento dell’Iva non ci sono. Avresti evitato al  governo Berlusconi/Napolitano, cui Letta fa da prestanome, di  sparare cazzate su ipotesi  irrealizzabili.

Se lo dicevi prima che il patto di stabilità avrebbe strangolato gli enti locali proibendo loro di investire risorse sui servizi per il cittadino pur avendo fondi disponibili, noi avremmo fatto la voce grossa a Bruxelles per eliminarlo

Lo dovevi dire prima che il sindaco Ottaviani di Frosinone avrebbe usato il rispetto del patto di stabilità come pretesto per indire lo stato di pre-dissesto del comune , licenziare i lavoratori della Multisrevizi privatizzare i servizi di pubblica utilità, triplicare i tributi locali.   Se lo dicevi prima noi avremmo invitato i sindaci a ribellarsi e a non rispettare il patto di stabilità
Se me lo dicevi prim…..

MA CAZZO!!! E’ DAL 2008 CHE LO VADO  DICENDO. QUANTO PRIMA LO DEVO  DIRE?   L’HO DETTO DURANTE LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE A  FROSINONE, L’HO GRIDATO NELLE PIAZZE DELLA CITTA’.  HO RISCHIATO PURE LE MANGANELLATE A ROMA DURANTE LA MANIFESTAZIONE DEL 15 OTTOBRE DI DUE ANNI FA. LO DETTO, RIDETTO, URLATO A TUTTA QUELLA GENTE LA’ FUORI….

Già è vero, ma devi capire che di te e di tutto questo che dici    a quella gente li…NON GLIENE  FREGA NIENTE.  Quella gente sta male, ma si industria ad  ottenere le briciole   che il potente di turno gli getta dal tavolo delle libagioni. Sta male  ma se la prende con l’immigrato che gli frega il posto di lavoro , se la prende con le donne,   se la prende con i gay,  che non si sa cosa cazzo gli possono fregare. STANNO MALE MA DI TE  A  TUTTA QUELLA GENTE   LI NON GLIENE FREGA NIENTE!!!





venerdì 14 giugno 2013

Altra pubblicità progresso del Comune di Frosinone

Luciano Granieri


Altra grande prodezza della giunta di cento destra alla  guida del Comune di Frosinone. Nella consiliatura precedente di centro-sinistra, fu inaugurato ed entrò in funzione una ascensore che avrebbe dovuto collegare la città bassa con quella alta, con benefici effetti sul traffico e sull'inquinamento. L'ascensore i cui binari poggiano lungo una collina fragile e franosa, sin dall'inizio non ha mai funzionato a dovere. L'incedere lento, la cabina priva di aria condizionata e il frequente verificarsi di guasti ha reso un'opera dalle finalità degne il monumento alla insipienza e al pressapochismo degli amministratori che l'avevano voluta a tutti i costi. Ma finalmente con la salita al soglio di primo cittadino  Ottaviani, sindaco del fare di centro destra,  Il destino dell'ascensore ha subito una svolta. Pazienza se nel frattempo la collina su cui poggia sta franando, il sindaco del FARE, l'ardito Ottaviani si è adoperato affinchè l'ascensore salisse più velocemente. Basta perdere tempo!, I cittadini devono poter andare e venire dall'alto in basso alla velocità della luce . Si rompe il sensore di velocità? Pazienza, anzi meglio così vedi come schizza la cabina. E' vero qualche giorno fa,il trabiccolo con un gran botto ha divelto il fermo corsa ed è salito di sette centimetri sul marciapiede, ma non importa il Ciociaro, intrepido come è, pagherà anche di più il biglietto della corsa pur di provare l'emozione di volare sull' ascensore turbo.Magari ne uscirà un po' ammaccato ma vuoi mettere che scarico di adrenalina! 


I brani che accompagnano il filmato sono : "Trio" dei King Crimson e "Mercury" dei Clutch

giovedì 13 giugno 2013

Antifascisti europei e partigiani si incontrano a Gorizia

Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI

Un’esperienza bellissima a Gorizia l’8 giugno: un altro importante tassello nel mio sogno (utopia?) di creare nuovi e continuativi rapporti fra partigiani e antifascisti europei.

Sabato 8 giugno, a Gorizia, ho collocato un altro importante tassello nel mio sogno (utopia?) di creare nuovi e continuativi rapporti fra partigiani e antifascisti europei. Io vedo, infatti, la necessità di ritrovarsi, prendere posizioni comuni, premere perché l’Europa sia unita, sociale, democratica e antifascista. Non è pensabile di trovarsi tutti insieme (in uno stadio?), in una qualsiasi località europea, per mille ragioni, non esclusa quella economica. Ed allora bisogna procedere per gradi, creando incontri parziali, favorendo e sviluppando i rapporti che, in vari luoghi, si sono creati. Vedremo poi come trovare collegamenti stabili e duraturi. Ma, intanto, bisogna andare avanti; e fin d’ora informo che altri incontri ci saranno a Bruxelles il 7 luglio e vi
parteciperò (un altro tassello!). Ma per tornare a noi, l’esperienza di Gorizia è stata bellissima: un ‘incontro appassionante tra le associazioni combattentistiche, partigiane, antifasciste di Italia, Slovenia, Croazia e
Carinzia. Il Convegno si è svolto presso la sede dell’Università ed è stato affollatissimo, con la presenza anche di molti studenti (classi superiori di due scuole), che hanno assistito all’incontro con molta attenzione e interesse.
Ci sono state tre relazioni introduttive, sul tema generale “Il fascismo in Europa. L’Europa e il fascismo”; poi, interventi dal pubblico, e infine le conclusioni tratte dai Presidenti delle associazioni della Slovenia, Croazia e da me, nella veste di Presidente dell’Anpi nazionale. Relazioni e interventi di grande interesse e spessore, e conclusioni altrettanto significative. Un’atmosfera molto calda, non di reducismo (anche se non mancavano i ricordi e gli incontri tra “vecchi” combattenti) ma di riflessione e di impegno, nel più vivo e sincero senso di
fraternità. Alla fine, è stato approvato un documento che espone il contenuto del Convegno e l’impegno per il futuro; documento che è stato poi firmato, pubblicamente, dai quattro Presidenti, con la solennità di un atto che non è diretto a chiudere semplicemente un Convegno, ma ad avviare un processo e a definire una prospettiva. Credo che sia opportuno pubblicarlo qui di seguito, perché non si tratta di un atto rituale, ma di un documento da prendere a base di ulteriori riflessioni e di più ampie iniziative, sul particolare terreno indicato. Ne raccomando la lettura attenta, perché lo considero ricco di contenuti e significati e denso di impegni:


“Risoluzione delle  Associazioni combattentistiche partigiane antifasciste dell’Italia,  Slovenia, Croazia  e della Carinzia austriaca – Gorizia 8 giugno 2013

 L’ANPI,  ZZB NOB,  SABA, RH e la ZKP e VKP , rappresentanti dei combattenti della seconda guerra mondiale per la liberazione dei loro popoli e dell’Europa  dalla oppressione nazista e fascista, richiamano l’attenzione delle forze democratiche europee sui pericoli e sui rischi  che l’Europa corre per la regressione dei valori di democrazia , libertà e giustizia sociale per i quali furono  fatti tanti sacrifici nella lotta contro il nazifascismo.
Questi valori comuni ai popolo che si opposero con la resistenza  e la guerra di liberazione al nazifascismo , costituivano il seme e la consapevolezza da cui nacque  quel grande moto popolare europeo  che attraverso menti illuminate e lungimiranti seppe individuare le basi  per avviare il percorso verso un’Europa democratica  e libera, basata sulla solidarietà, sull’eguaglianza, sulla pari dignità di ogni cittadino.
Questo processo nel quale sono oggi impegnati già 27 Paesi  e con il  primo luglio, con l’adesione della Croazia saranno 28,  è stato avviato, ma deve ancora completarsi per superare l’attuale sistema  politico, basato quasi  esclusivamente sulla cooperazione economica ,  monetaria e del libero mercato  e per arrivare ad una identità europea democratica di unione politica, sociale e culturale.
La crisi economica,  generata  dal sistema bancario fuori controllo e dalla speculazione finanziaria sta scaricando il suo costo intollerabile in grandissima parte sui ceti più deboli . Vengono colpiti, in primo luogo, il lavoro in particolare il lavoro giovanile , quello femminile e le tutele sociali. Si estendono le aree della disoccupazione e della povertà e aumentano le profonde ingiustizie sociali e la redistribuzione della ricchezza è  clamorosamente iniqua.
La difficoltà del potere politico di regolamentare i processi  economici e finanziari responsabili della crisi e la politica europea di solo rigore monetario e di pareggio di bilanci si rivelano impotenti  a risolvere il problema essenziale della crescita, al contrario, senza tener conto delle ripercussioni sociali, accrescono i disagi , l’euroscetticismo e la protesta dei cittadini.
In questo contesto nascono e crescono le comprensibili e giustificate proteste popolari che in assenza di soluzioni e in mancanza di adeguate politiche sociali possono sconfinare in fenomeni  inquietanti e approdare , come già sta avvenendo ,  ad organizzazione e formazioni politiche nazionaliste, xenofobe, populiste, razziste e fasciste.
Anche i Governi nazionali di alcuni Paesi, sfruttando il malcontento, e in nome della “sovranità nazionale ”, assumono comportamenti in contrasto ai principi democratici essenziali, per altro previsti dai Trattati dell’UE,  principi che permettono loro la permanenza nella UE stessa.
Come la storia insegna, l’insufficiente risposta politica e il crescente malessere sociale,  possono portare a svolte autoritarie come nel passato fu l’affermazione del nazismo e del fascismo. L’Europa  deve fare una svolta verso un’unione politica, sociale e culturale deve garantire soprattutto la giustizia sociale, e i diritti dei cittadini, deve combattere i nazionalismi, i populismi e ogni forma di discriminazione , e deve combattere le nuove forme di fascismo. In questo impegno noi  le saremo vicini, forti dei valori che abbiamo acquisito nella resistenza  e nella guerra di liberazione  dell’oppressione nazifascista , valori che continuiamo a custodire gelosamente.

Per l’associazione Nazionale Partigiani d’Italia ANPI
Il presidente Carlo Smuraglia
Per  la Zveva Zdruneji  Borocev  za vrednote  NOB-ZZB NOB  della Slovenia
Il presidente Janez Stanovnik
Per il Savez  Antifasistickhi Boraca i Antifasista SABA RH della Croazia
Il Presidente Ratko  Maricic
Per la Sveza Koroskih Partizanov-Verband Der Karntner  Partisanen  ZKP VKP  della Carinzia Austriaca
Il Presidente Katja  Sturm-Schnabl






Verso la manifestazione del 15 contro la Bossi-Fini: intervista a Moustapha Wagne

a cura di Patrizia Cammarata

Incontriamo Moustapha Wagne, responsabile nazionale Cub Immigrazione, nonché responsabile della Commissione Lavoro Immigrati del Pdac, organizzatore delle manifestazioni di sabato 15 in varie città e, in particolare, a Milano.
Il volantino-appello per la manifestazione nazionale che si terrà sabato 15 giugno a Milano organizzata dal Comitato Immigrati in Italia e dal sindacato Cub (Confederazione Unitaria di Base) intitola “Togliamoci le catene della vergogna”, puoi spiegare la scelta di queste parole?
M.Wagne: Lo sfruttamento è terribile, chi non conosce la nostra realtà da vicino, al di là delle apparenze o dei demagogici attacchi della Lega Nord, non può immaginare l’oppressione cui sono sottoposti i lavoratori immigrati irregolari e regolari.
Abbiamo deciso di partire con una manifestazione ma di proseguire fino al raggiungimento dell’obiettivo: abbiamo intenzione di non fare dormire il parlamento fino a quando non sarà annullata la legge Bossi-Fini che lega il permesso di soggiorno al contratto di lavoro.

Se il cuore della piattaforma della manifestazione di sabato 15 è l’abrogazione della legge Bossi-Fini si nota, leggendo l’appello, la presenza di altri contenuti…
Certo. I problemi che dobbiamo affrontare sono molti e si collegano fra di loro. E’una piattaforma che contiene diversi punti programmatici. Ne cito alcuni: l’abolizione della tassa sui permessi di soggiorno, il diritto di cittadinanza per chi nasce o cresce in Italia, il diritto d’asilo ai rifugiati politici, la fine dei respingimenti in mare e degli accordi d’espulsione, il diritto di voto ma  manifestiamo anche contro i licenziamenti, contro il lavoro precario e contro l’accordo sulla rappresentanza siglato da Cgil-Cisl- Uil e Confindustria. 
La ministra dell’integrazione dell’attuale governo di "concordia nazionale" (Pd-Pdl-Centro di Monti) si chiama Cécile Kyenge, all'anagrafe Kashetu Kyenge, ed è nata a Kambove, nella provincia congolese del Katanga da una famiglia benestante. Che significato attribuisci a questa scelta che è stata fatta per il governo borghese?  La manifestazione del 15 avviene a meno di due mesi dalla sua nomina..
Gli attacchi razzisti da parte di Borghezio che la Kyenge ha dovuto subire sono da condannare, come tutte le forme di razzismo. Non dobbiamo dimenticare, però, che il lavoratore immigrato sbaglia se si identifica in questo governo solo perché è stata nominata una ministra nera. Questo è un governo dei padroni, poco importa se il ministro è di pelle nera. Se gli immigrati si fermano e non lottano perché sperano nel governo, sbagliano. Non sarà certo il governo Letta a risolvere i problemi degli immigrati. Si tratta di uno strumento che il Pd sta usando per esibire una volontà, ma in realtà è un modo per deviare. Diversi immigrati pensano che adesso, siccome “c’è Cécile”, i problemi si risolveranno. Pensare così è grave. Bisogna continuare la lotta. Diversi giovani immigrati poveri e precari pensano che appoggiando il Pd potranno avere le stesse opportunità di Cécilie ma si accorgeranno presto che non sarà così.
Quindi c’è la necessità è di inasprire e spingere avanti la lotta…
Certo. A causa della crisi economica del capitalismo, e le migliaia di licenziamenti, la vita dei lavoratori italiani è difficile e gli italiani stanno precipitando nel baratro della povertà e della disperazione ma gli immigrati sono disperati già da molto tempo. Quando un immigrato perde il posto di lavoro non ha solo il dramma del licenziamento: c’è gente nascosta che non può muoversi da casa perché il permesso di soggiorno è legato al contratto di lavoro. Dobbiamo dire basta a questa schiavitù moderna!
La legge Bossi-Fini è stata la conseguenza della legge Turco- Napolitano che ha inaugurato l’organizzazione del ricatto nei confronti degli immigrati. La legge Bossi-Fini è stata creata per gli immigrati ma in realtà è servita anche per mettere in discussione le regole di tutto il mondo del lavoro. Gli immigrati, pur di avere il permesso di soggiorno, sono disponibili e costretti ad accettare qualsiasi tipo di lavoro. Questo ha creato le condizioni per la precipitazione dei diritti di tutti, è un problema che si ripercuote sia su i lavoratori immigrati sia sui lavoratori nativi. Senza difendere i lavoratori immigrati quest’attacco si è rivolto anche ai lavoratori italiani. La natura del rapporto di lavoro è cambiato, soprattutto attraverso le cooperative. La crisi del capitalismo è reale ma i capitalisti se ne servono per abbassare i diritti dei lavoratori. E’ per questo che la battaglia va fatta insieme: facciamo appello a tutti i lavoratori, nativi ed immigrati, a scendere in piazza insieme contro sfruttamento, disoccupazione, licenziamenti, precarietà, ricatto e paura. Invitiamo tutti a Milano alla manifestazione nazionale e ricordo, inoltre, che sono previste manifestazioni e presidi in varie altre città d’Italia.
Ci saranno altri sindacati insieme alla Cub e al Comitato Immigrati in Italia?
L'appello è rivolto a tutti i lavoratori, a tutti gli attivisti sindacali appartenenti a qualsiasi sigla sindacale. Dobbiamo lottare uniti per arrivare agli obiettivi. Noi diciamo NO alle catene. Faccio appello per l’unità della battaglia, siamo all’inizio di un percorso che non dovrà fermarsi, mi auguro si possa procedere per arrivare a costruire insieme un grande sciopero generale, dobbiamo riuscire ad allargare e dare continuità alla battaglia.
Di che strumenti c’è bisogno per arrivare a questa unità nelle lotte?
Bisogna coordinarsi fra i diversi attivisti sindacali e fra i lavoratori in modo da arrivare ad una piattaforma di lotta comune. Penso, ad esempio, che uno strumento come il “Coordinamento No Austerity” possa servire a questo scopo, penso che potrebbe svolgere un ruolo importante perché è nato proprio per collegare e unire le lotte fra loro. L’unità di classe è l’urgenza che abbiamo tutti se vogliamo vincere. E’ necessario un’avanguardia sindacale a livello internazionale, le fabbriche chiudono perché manca una difesa. Ho partecipato, come Cub Immigrazione, a Parigi, nello scorso marzo, all'incontro internazionale del sindacalismo combattivo, promosso dal sindacato brasiliano Csp Conlutas, da Solidaires di Francia e dalla Cgt spagnola. All'incontro hanno partecipato le organizzazioni sindacali di una quarantina di Paesi e c’era la presenza di oltre 250 delegati provenienti da tutti i continenti. E’nata, in quell’occasione, una "Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta". E’ stato, a mio avviso, un passo indispensabile e molto importante. Dobbiamo muoverci tutti uniti su questa strada.
Un ultimo appello per la manifestazione…
Per quanto riguarda la manifestazione di sabato 15 giugno penso che, pure essendo stata organizzata dal Comitato Immigrati in Italia e dalla Cub, può diventare un patrimonio di tutti, spero possa essere una tappa di un percorso per arrivare all’obiettivo del ritiro della legge Bossi-Fini ma anche una tappa per la ricomposizione della classe proletaria. Mi auguro e faccio appello a tutti i lavoratori e lavoratrici, immigrati e nativi, appartenenti a qualsiasi sigla sindacale, affinché sabato si realizzi una grande manifestazione unitaria!

mercoledì 12 giugno 2013

Turchia: preoccupazioni americane

Simonetta Zandiri

#occupyGezi "Washington e le Nazioni Unite   chiedono alle autorità turche di rispettare il diritto alla libertà di riunirsi dei manifestanti. L'appello è arrivato ieri sera dopo  l'ennesimo scontro in piazza Taksim: "Siamo preoccupati da qualsiasi tentativo di punire le persone per aver esercitato il loro diritto alla libertà di parola", ha affermato la portavoce del Consiglio nazionale di sicurezza, Caitlin Hayden, sottolineando il diritto "di riunirsi" e di "manifestare pacificamente". La portavoce ha anche ricordato che la Turchia è uno stretto alleato degli Stati Uniti e che il governo Usa auspica che le autorità turche difendano le libertà fondamentali. Da parte sua, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, oltre a ricordare il diritto alla libertà di riunione, ha ribadito la necessità di dialogare per risolvere le proteste." Anche l'Italia parrebbe essere uno stretto alleato degli Stati Uniti, come mai non c'è MAI STATA UNA SOLA PAROLA di PREOCCUPAZIONE per le nostre libertà in TUTTE LE OCCASIONI in cui sono state CALPESTATE? G8 Genova 2001? Valsusa 2011? La domanda è retorica, diciamo che continua ad essere molto strana questa "solidarietà" con i manifestanti espressa da chi, il più delle volte, ne appoggia la criminalizzazione mediatica e chiude un occhio di fronte alla repressione!

In nome di chi decidono i saggi?

Luciano Granieri


“Il forte aumento dell’astensionismo è un fenomeno che impone profonde riflessioni”.  Questa è ormai
 la  formula di rito con cui politici locali e nazionali, dell’una o dell’altra fazione, concludono le analisi sui più disparati risultati  elettorali,   che siano  stati per loro soddisfacente o meno.  Una solfa  che ci siamo sorbiti    sia dopo le elezioni politiche del febbraio scorso, sia dopo questa ultima tornata di amministrative. 

Ma chi deve riflettere?  Non certo lor signori.  Sarebbe molto più rispettoso evitare questa ipocrita litania sulla sciagura dell’astensionismo perché ai suddetti  lor signori di questo fenomeno non importa un fico secco . Anzi,  Il fatto che quei  27milioni di italiani -  i quali,  a mezzo referendum,  hanno deliberato  in favore della gestione partecipata dei beni comuni,  uniti a quegli altri 16milioni di cittadini che nel 2006 hanno sonoramente respinto ,  tramite referendum confermativo, l’attacco alla Costituzione portato dai gaglioffi padano-berlusconiani - non abbiano rappresentanza politica è una manna.  

E’ fondamentale tacitare la vera opposizione  privandola di agibilità politica, costringendola o ad astenersi, o a scegliere il male minore o a disperdersi in movimenti  inconcludenti che soffocano con  una chiassosa cialtroneria  anche quel poco di buono che alberga nella loro proposta programmatica.  Va bene così è meglio che certi eversivi i restino lontano dalle urne, che non disturbino il manovratore. 

  Dopo la crisi seguita alla stagione di mani pulite, fu  necessario dotarsi di un sistema che consentisse ai partiti liberal-riformisti  di proteggersi dalla minaccia della democrazia partecipativa. Il percorso ricalca la prassi auto immunitaria partorita dal liberismo per  salvaguardare la prerogativa  di realizzare profitti smisurati ai danni della comunità . In questo caso si impose il mercato come unico regolatore del benessere  dell’umanità,  e quando la dittatura del mercato da benefica regolatrice del sistema si rivelò per quello che era , cioè  un devastante strumento di povertà  dispensatore di   macelleria sociale  il sistema capitalista ha risposto inasprendo la stessa ricetta causa del disastro.  

Si risolve la crisi prodotta dal liberismo sfrenato, concedendo ancora più spazio alla tirannia del mercato , si passa all’ultra liberismo.  Allo stesso modo i partiti per risolvere il loro processo di putrefazione   iniziato     dopo tangentopoli si inventarono la favola della governabilità da ottenersi attraverso il bipolarismo. Chiarissimo espediente utile a ridurre la partecipazione politica .  

Dopo un ventennio di appropriazione indebita di rappresentanza democratica , di fronte alla perdita di credibilità, ormai in caduta libera, si risponde impoverendo ulteriormente le possibilità di scelta a disposizione dei cittadini.  Dopo  aver debellato   il pericolo    costituito  dalla  variabile falsamente destabilizzante del Movimento 5stellle,   si vuole passare, da  un sistema che vede in concorrenza  due grandi comitati elettorali,  solo in apparenza diversi  fra di loro, ad una competizione ridotta a due o tre persone che  cercano di acquisire il consenso, non sulla base di proposte programmatiche,  ma mettendosi in vendita, coltivando ancora più e meglio di prima rapporti clientelari  con i finanzieri amici, frequentando i  ciarlieri salotti televisivi delle Marie De Filippi e delle Mare Venier.  

Dalla grande coalizione  già poco rappresentativa degli interessi dei cittadini, ma molto vicina alle esigenza delle èlite,  si passa  all’uomo solo al comando ancora meno rappresentativo  e molto più corruttibile dal capitalismo finanziario e dalle mafie di ogni risma.  Si combatte la crisi della rappresentanza, offrendo ancora meno rappresentanza.  Ecco dunque il rinnovato assalto alla forma dello Stato  che dovrebbe  diventare presidenziale.  

Si nominano i saggi per studiare le riforme costituzionali e istituzionali. Ma  in nome e per conto di chi questi saggi deliberano?  Ove mai si rendesse necessaria la riforma dei valori fondanti  dello Stato quali la forma di Repubblica parlamentare  , questa non deve   esser decisa  da fantomatici saggi  , né da governi di larghe intese, ma da “ ORGANI COSTITUENTI” eletti dai cittadini.  Dopodichè i  citati costituenti una volta messe a punto le riforme,  dovrebbero sottoporle di nuovo al giudizio della popolazione tramite un referendum confermativo.  

Questa  dovrebbe essere   l’unica strada percorribile qualora si individuasse realmente nell’impianto Costituzionale la causa della crisi  istituzionale. Ma siccome così non è e  le ragioni  delle riforme  sono di tutt’altra natura,    devono cioè  sottrarre il potere di scelta  dei  rappresentanti e controllo dell’azione governativa  ai cittadini, il coinvolgimento di saggi, guru, tecnici, imbonitori  nella sua  palese incostituzionalità è la soluzione più consona.  

E’ effettivamente necessario cambiare qualche regola,  ma basta poco. Ad esempio  si può ripristinare il finanziamento pubblico ai partiti rimodulandolo. Cioè ponendo un  limite all’entità del finanziamento  che dovrà essere uguali per tutti i partiti , grossi   e piccoli, in modo da consentire a questi ultimi di competere ad armi pari con i loro avversari più grandi. Si deve porre un tetto anche alle donazioni di enti privati. Per il Pd, il Pdl  e anche per il Movimento 5 Stelle è facile invocare l’abolizione del rimborso elettorale, quando ci sarà sempre un Riva, un Agnelli o un Casaleggio,  disposto a foraggiarli  . 

E’ necessario far rispettare finalmente le legge sull’ineleggibilità di chi possiede concessioni  Statali di rilevanza  economica, come le concessioni televisive,  in modo che nessun dirigente di partito possa esercitare pressioni sugli elettori attraverso un potere mediatico smisurato che lo avvantaggia rispetto ai concorrenti.  

In questo modo si favorirebbe la ricostituzione di  altri movimenti , che al pari dei partiti già esistenti fonderebbero le loro chance di vittoria esclusivamente sulla proposta politica  inoltre si  assicurerebbe una rappresentanza democratica più ampia .  E ancora,  si potrebbe introdurre l’obbligo di discussione urgente da parte del Parlamento delle leggi iniziativa popolare, è una proposta del Movimento 5 Stelle che pochi conoscono perché Grillo con le sue continue esternarono distoglie l’attenzione da qualche buona proposta che pure viene dai parlamentari penta stellati. Come si vede non è necessario andare a  toccare la Costituzione se si vuole fare in modo di riportare gli elettori alle urne. Ma è questa la vera volontà?




L'anomalia dei saggi

Carlo Smuraglia  presidente nazionale ANPI

Aggiungi didascalia
Mentre di legge elettorale non si parla più (ed era una priorità assoluta, a detta
generale) e sfumano i contorni dei provvedimenti urgenti, per affrontare con
serietà e decisione l’emergenza sociale (se ne può vedere un lungo elenco,
probabilmente non esaustivo, nell’articolo domenicale di Scalfari su la
Repubblica), si corre in tutta fretta attraverso sentieri inesplorati, per fare
qualcosa che la prassi costante e la stessa Costituzione prospettano in termini
totalmente diversi
Continua, intanto, il percorso delle “riforme costituzionali” su cui mi sono già altre volte
intrattenuto. Mentre ferve la discussione e non mancano commenti critici sull’iter e sulle
prospettive, anche da fonti assai autorevoli, si continua imperterriti sulla strada intrapresa. E’ stato nominato il Comitato, definito da molti come quello dei “saggi”, che dovranno assistere il Governo. Trovo davvero singolare questa vicenda dei “saggi”, non perché non apprezzi gran parte dei nominati, ma perché nella stessa definizione si vuol tentare di forzare la mano, lasciando intendere che si costituisce un organismo, che in realtà non c’è.
Ma le singolarità non si riducono a questo: si tratta, alla fine, di “consulenti” nominati dal
Governo, che ha il diritto certamente di nominarli e spesso lo ha fatto nel passato, ma mai ho visto raggiungere un simile numero (35) di consulenti, in un colpo solo e a maggior ragione in un periodo in cui tutti parlano di sobrietà (e la sobrietà, se anche non investisse gli aspetti economici, riguarderebbe quanto meno il numero, veramente inconsueto). E chi ha mai visto consulenti non separati, settore per settore, specializzazione per specializzazione, ma tutti impegnati a lavorare insieme su un tema unico? Personalmente io non sono contrario alle novità; ma quando sono troppe e sono dotate di grande singolarità, prima mi stupisco e poi mi preoccupo. Tanto più che questo raggruppamento di esperti dovrebbe preparare un testo da sottoporre al Parlamento, anticipandone il lavoro.
Una volta, era il Parlamento che lavorava e poi, magari, su una bozza, interpellava esperti, faceva audizioni, chiedeva pareri. Adesso, è il contrario: sarà il Parlamento che si troverà di fronte ad un lavoro (forse) completo e deciderà o di buttarlo a mare (e sarebbe poco “rispettoso”) oppure dovrà prenderne atto e lavorare anche su quello. Non è un’altra anomalia, o sono io di gusti troppo sofisticati?
D’altronde, volendo proprio dirla tutta, se si voleva bypassare la sobrietà, non
sarebbe stato meglio nominare un Collegio di esperti per trovare il modo migliore per uscire dalla crisi e dall’emergenza sociale?
Ma non è finita: apprendo che questo “gruppo” lavorerà come una Commissione vera e
propria; c’è chi parla di relatori e così via. Anche questo non si era mai visto.
Come non si era mai visto, che un simile gruppo di Consulenti del Governo venisse addirittura ricevuto al Quirinale. E’ vero che questo era accaduto poco tempo fa, proprio a proposito di altri “saggi”; ma quelli erano stati nominati dal Presidente della Repubblica e dunque non c’era nulla di singolare che vi fosse un incontro e un contatto. Ma che rapporto ci può essere tra un Presidente della Repubblica e dei consulenti nominati dal Governo?  Francamente non saprei rispondere.
Infine, tempo addietro, non si tendeva a ritenere che le riforme costituzionali fossero materia soprattutto parlamentare e che il Governo, proprio per la sua particolare posizione di “politicità”, era opportuno che si tenesse fuori dal dibattito, salvo il diritto di esprimere, nelle forme previste, il suo parere? Anche questo, a quanto pare, non solo non usa più ma, anzi, si direbbe che le proporzioni si stiano invertendo, quasi che debba essere il Governo a condurre i giochi, a dettare l’agenda indicando i contenuti, con buona pace del Parlamento. Infine, se si legge quanto ha scritto Scalfari (nell’articolo domenicale, sulla “Repubblica” del 9 giugno), le riforme davvero urgenti e praticabili senza stravolgere la Costituzione nella sua struttura, sarebbero solo tre, (a prescindere dalla legge elettorale, ovviamente): la fine del bicameralismo perfetto, il taglio del numero dei parlamentari, l’abolizione delle province. Se fosse davvero così, a che servirebbe tutto questo apparato e il sistema che si è messo in piedi, visto che si tratta di riforme sulle quali si discute da anni? In linea di principio, c’è già una notevole intesa, e si tratterebbe solo di approfondire gli aspetti particolari e concreti.
Sarebbe dunque una serie di provvedimenti già matura per una normale discussione in
Parlamento, senza bisogno di altro che di un accordo tra le parti politiche, sui dettagli più
ancora che sul merito. Si avvalora il sospetto che in realtà si voglia andare ben oltre e che
proprio a questo dovrebbe servire la strana impalcatura che si è voluta costruire.
Insomma, mentre di legge elettorale non si parla più (ed era una priorità assoluta, a detta generale) e sfumano i contorni dei provvedimenti urgenti, per affrontare con serietà e decisione l’emergenza sociale (se ne può vedere un lungo elenco, probabilmente non esaustivo, sempre sullo stesso articolo di Scalfari), si corre in tutta fretta attraverso sentieri inesplorati, per fare qualcosa che la prassi costante e la stessa Costituzione prospettano in termini totalmente diversi. Che Dio ci aiuti, si dovrebbe dire. Ma forse sarebbe meglio confidare che siano i cittadini, cui dovrà spettare l’ultima parola, a dare una mano definitiva a quanti sono oggi fortemente preoccupati per questa singolarissima e inopinata vicenda.


Sabato 15 giugno torna la Critical Mass notturna di Frosinone

Pino Frisolo

Sabato 15 giugno, dalle ore 21,00 torna la Critical Mass Frosinone in modalità notturna, con ritrovo "casuale" al piazzale del campo sportivo, per festeggiare l’inizio dell’estate e pedalare in assoluta libertà e sicurezza tra le strade cittadine!

La Critical Mass è una “coincidenza organizzata”, un improvviso incontro di ciclisti urbani, senza leader nè organizzatori né copyright. Per far esistere una massa critica tutto ciò che serve è che abbastanza persone sappiano della sua esistenza e si incontrino il giorno designato per il raggiungimento della massa critica, per riappropriarsi tranquillamente di un pezzo di strada, in modo da escluderne i mezzi motorizzati, evidenziando cosi’ il diritto a vivere in una città a misura d’uomo e non di automobile. 

La Critical Mass proprio perché non è una manifestazione, ma una semplice ciclopasseggiata collettiva, non ha un percorso stabilito. Il percorso viene deciso sul momento, spesso da chi è in testa al gruppo.

Sono oltre 500 le città nel mondo dove è presente una Critical Mass e da alcuni anni anche Frosinone è tra queste. Si pedala per puro divertimento, per socializzare, per restare in forma, per vedere la città con occhi diversi,  e anche per dimostrare che è possibile vivere le città in maniera diversa, senza essere schiavi dell'auto e del petrolio. Proprio in conseguenza di questa mancanza di gerarchia, è richiesto che i cicloattivisti prendano responsabilità dell’evento, ciascuno individualmente.

Sono ammessi tutti i mezzi a propulsione umana: biciclette, skate, pattini, o semplice pedoni!
Sono caldamente raccomandati campanelli, trombette e tutto ciò che faccia colore e che serva a far festa!
Le strade vi aspettano! Sorridete: non siete più soli!


martedì 11 giugno 2013

Val di Susa direniş " Compagni No Tav fratelli di lotta


Sevgili yoldaşlar ve arkadaşlar: fonte http://mustereklerimiz.org/



Val di Susa direnişi gibi Gezi Parkı direnişi de güç ve kazanç sistemine karşı yükselen bir harekettir. Alanları, vadileri, parkları yani bizim olanı, sadece yatırım yapan bir azınlığın cebini doldurması anlamına gelen bir “büyüme” adına bizden çalmaya çalışan bu değerler sistemine karşı yükselen bir direniştir. Polis baskısı, gaz bozmbaları, basın sansürü, vandallık suçlamaları, davalar sadece bu kar düzeninin yarattığı baskının sadece görünen yanıdır.
Sizin desteğiniz ve dayanışmanız bize onur veriyor. Sadece direnişinizle ödemeye devam ettiğiniz bedellerden değil, aynı zamanda direnişin size, ve şimdi de bize öğrettiği herşeyle gurur duyuyoruz: bizim olanı geri almak, direnme cesareti,işgal, öz örgütlenme, sizden olmayana da güvenebilme. Bu günlerde Gezi parkında, aramızdaki bütün farklılıklara rağmen, birlikte mücedele etmeyi öğrendik: sadece gaz bombasına karşı değil çadırlarımızı yıkayan yağmura karşı da direndik. Hep birlikte bir meydanı ele geçirdik, barikatlar kurduk, birbirimizin üstünü örttük, yemeğimizi paylaştık, çöpleri topladık, bir radyo kurduk, yepyeni bir hayat yarattık. Sizin son işgal yıllarında vadide yarattıklarınızı biz de burada yaşıyoruz.
Ankara, Antakya İzmir ve diğer birçok şehirdeki yoldaşlarımız, bizim geçen hafta barikatların arkasına ittiğimiz iktidarın saldırılarına karşı halen direniyor. Şu anda bu alanda bir arada kalmayı ve birlikte yarattığımız bu mücadeleye inanmayı öğreniyoruz. Ne kadar süre burada kalacağımızı ve önümüzdeki birkaç günün sonunda direnişimizin nasıl ilerleyeceğini biz de bilmiyoruz. Ama birlikte mücadele etmeyi artık biliyoruz. Ve daha fazlasını da öğreneceğiz. Biliyoruz ki her ne kadar aramızda kilometreler olsa da, bu mücadele de siz kardeşlerimizle beraberiz.
Direnişiniz, direnişimizdir; bu daha başlangıç, mücadeleye devam!
Müştereklerimiz
Cari compagni No TAV,

fratelli di lotta;la Resistenza in Val di Susa, come la Resistenza per Gezi park, e’ una resistenza contro un sistema di interessi e poteri; un sistema di valori che vorrebbe toglierci cio’ che e’ nostro – lo spazio, la valle, il parco, e la possibilita’ di viverci – in nome di un “progresso” che, nei fatti, vuol dire solo il profitto dei pochi che ci investono. Questo profitto e’ una forma di oppressione del quale la polizia, i lacrimogeni, la censura mediatica, i tribunali, le accuse di vandalismo sono soltanto l’espressione piu’ esterna.

La vostra solidarieta’ ci onora. Non soltanto per il prezzo che continuate a pagare con la vostra resistenza ma soprattutto per quello che voi, come ora noi, avete imparato dalla resistenza: la riappropriazione di cio’ che ci appartiene, il coraggio di restare, l’occupazione, l’autorganizzazione, la fiducia gli uni negli altri. In questi giorni a Gezi abbiamo imparato a lottare insieme nonostante le nostre molte differenze interne: contro i lacrimogeni, si’ ma anche contro la pioggia che ci allagava le tende. Insieme si vince una piazza, insieme si montano le barricate; e insieme si distribuiscono le coperte, si organizza il cibo, si smaltisce la spazzatura, si monta una radio, ci si reinventa una nuova quotidianita’. Come avete fatto voi in questi anni di occupazione in valle.
Mentre i nostri compagni ad Ankara, Antakia, Adana, Izmir vengono attaccati in queste ore ancora una volta da quei poteri forti che noi di Istanbul abbiamo lasciato al di la’ delle barricate appena una settimana fa, noi in questa piazza che ora e’ nostra stiamo imparando a restare uniti e ad avere fiducia nella lotta che ci ha fatti incontrare. Non sappiamo quanto riusciremo a restare qui, non sappiamo ancora che ne sara’ della nostra resistenza dopo questi pochi giorni. Ma abbiamo imparato a lottare insieme. E che da qui si puo’ soltanto imparare ancora di piu’. E siamo sicuri che in questo vi siamo fratelli, nonostante la nostra distanza geografica.

La vostra resistenza e’ la nostra resistenza e questo e’ soltanto l’inizio – la lotta continua!
Müştereklerimiz

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L'era del voto inutile

Dante Barontini. fonte: http://www.contropiano.org/


Chi stava peggio sembra star bene. Chi aveva nel sangue la rimonta sembra smontato. Chi aveva cavalcato la nausea sembra aver nauseato. Tutti quelli su cui i primi tre tipi pasteggiano stanno messi fuori da ogni gioco, sfibrati. Forse.


I ballottaggi confermano una tendenza inarrestabile e probabilmente voluta: l'astensionismo. Lungi dal rappresentare – come nell'immaginario realistico degli anni '70 – un rifiuto del rito elettorale in favore di “pratiche” più partecipate e risolutive, oggi l'astensione segna “semplicemente” la separazione irrecuprabile tra paese reale e amministratori “conto terzi” della cosa pubblica. È insomma consapevolezza dell'inutilità del voto, e quindi anche di se stessi come “cittadini” dotati di un potere. Riconoscimento dell'impotenza, rifiuto della collaborazione, ma non (ancora) protesta. 

Dal governo alle circoscrizioni, in fondo, non è che si possa far nulla di ragionevolmente diverso. Gli ordini della Troika sono chiari, i confini delineati, la gabbia istituzionale e costituzionale ben chiusa. Quindi la “progettualità politica possibile” dentro questa gabbia è bene espressa dal “governo delle larghe intese”, variante non modificata del “governo Monti” o dei governi di “salvezza nazionale” senza più una nazione da salvare. La quale, all'opposto, deve essere strangolata da proprio governo per ripianare debiti fatti da altri.

Che questa fuga dalla politica abbia “premiato” il Pd non dovrebbe sorprendere più tanto. Avevamo scritto che era l'ultimo “partito” rimasto, pur se ridotto a puro recinto per capitribù timorosi di mettersi in proprio e alla ricerca di uno speaker “giovanile”. Sarà Renzi, in attesa che Letta venga riconosciuto come un “nemico del popolo” impresentabile quanto lo è stato Monti. È l'unico contenitore che può ancora contare su un pubblico pagante, pronto a “tapparsi il naso” e votare soltanto per sbarrare la strada al vecchio ex nemico ora alleato di governo. Sono sempre di meno, è vero, man mano che passano a miglior vita gli ex militanti del Pci capaci di “fare opinione”, o almeno “senso comune”, in una blocco sociale in via di sfarinamento.

Nel Pd hanno trovato accoglienza quasi tutti i “tecnici” in grado di manovrare le cose pubbliche nella direzione voluta dalla Troika e quindi anche da Napolitano. Il Pdl proprio non ha più nessuno da presentare (la stagione dei Tremonti, ovvero della finanza creativa e dell'illusionismo contabile, è finita per decisione europea).

Le politiche economiche da “continuare” prevedono una riduzione della biada anche per i cavalli clientelari, che quindi sono rimasti in casa, cogitando meditabondi sul prossimo futuro. Che non possono vedere, perché il loro “modello economico” - se così lo si può chiamare – è definitivamente morto e sepolto. Il “keynesismo per piccoli banditi” è stato soppiantato dal “socialismo per ricchi”, ovvero dal keynesimo per le grandi banche di dimensioni “sistemiche”. I Fiorito sono una specie già estinta, soppiantata da un funzionariato tecnico di più modeste pretese. E senza alcun legame serio con un “blocco sociale” qualsiasi. Senza quel “keynesismo per piccoli banditi”, infatti, non c'è più alcun “blocco sociale” aggregabile.

Del Movimento Cinque Stelle c'è poco da dire. Sotto l'urlaccio niente, sotto lo streaming niente. Un contenitore vuoto per assenza di progetto, che ha raccolto la nausea prima che si trasformasse in ritiro dalla scena. E ora scompare, con la stessa rapidità con cui era apparso.

E quindi?

Metà paese è fuori da questa “politica”, e la metà che vi resta aggrappata è in sofferenza crescente. Non solo perché tra gli “ideali” e la realtà c'è un divario incommensurabile, ma per il buon motivo che diminuiscono ogni giorno quanti possono a buon diritto sentirsi “cittadini” in un sistema simile; man mano che spariscono i posti di lavoro e la speranza di trovarne uno, che si riducono i servizi sociali essenziali, che si prolunga l'età lavorativa e si riducono le prestazioni pensionistiche e assistenziali, ecc.

Questa maggioranza crescente potrà restare a lungo senza una rappresentanza politica? Accetterà di sparire senza nemmeno trovare un conato di risposta?

La speranza del potere attuale è proprio questa, e l'astensionismo – non a caso – viene dipinto come “fisiologico” dai suoi contractors intellettuali. Ma ogni speranza nasconde una preoccupazione, un problema per cui non si hanno soluzioni. 

Che la “coesione sociale” - detto altrimenti: la capacità di sopportare l'impoverimento crescente e la scomparsa del futuro – possa reggere a lungo in queste condizioni pare decisamente un'illusione. Che la si possa affrontare con le sole forze militari può diventare una tentazione, in menti così poco attrezzate come quelle oggi al comando del paese. 

E quindi?

La risposta sta nel mettere in campo una risposta all'altezza della domanda. È finito il tempo dell'opposizione finta, della “sinistra radicale” a parole e con il “voto utile” in canna. È finito il tempo dei piccoli gruppi contenti di esser tali.

È arrivato il tempo di un movimento di massa dotato di radicalità e conoscenza, di audacia e saggezza; capace di unire e dividere, di far entrare in campo la conflittualità sociale e di far uscire dalla scena attori che hanno recitato in maniera inaccettabile il ruolo dell'opposizione. 

È un altro tempo. E comincia ora. Astenersi perditempo.

Intervento ad adiuvandum nel ricorso contro il declassamento dei SIN della Valle del Sacco: entro una precisa strategia di risanamento ambientale

Alberto Valleriani – Presidente Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Francesco Bearzi – Coordinatore Provincia Frosinone

Confermando l’intervento ad adiuvadum nel ricorso al TAR contro la dismissione dei Siti di bonifica di Interesse Nazionale (SIN) insistenti sulla Valle del Sacco, sancita dal D.M. Ambiente 11 gennaio 2013,[1] Retuvasa intende chiarire, con adeguato respiro, il senso del proprio contributo, alla luce dell’effettiva e attuale situazione ambientale della Valle del Sacco, delle azioni di risanamento in corso, delle opportune misure che si ritiene siano da adottare dal punto di vista normativo e operativo per la tutela ambientale e sanitaria della popolazione della Valle del Sacco, nonché per il rilancio dell’economia dell’area in termini di green economy.

Considerata l’oggettiva complessità della questione e l’importanza di un’efficace e strutturale divulgazione, è opportuno offrire ai media un quadro informativo sufficientemente ampio e disteso, sebbene insolito per i canoni di un ordinario comunicato stampa.      

Propedeuticamente, appare necessaria la delucidazione, che non può dirsi presente neppure nel comunicato stampa del Ministero dell’Ambiente del 31.01.13 pubblicizzante il suddetto D.M., circa l’esistenza di due distinte perimetrazioni del SIN della Valle del Sacco, corrispondenti a due distinte denominazioni dello stesso e identico SIN:
1. SIN “Valle del Sacco” (istituito con L. 2 dicembre 2005 n. 248, art 11-quaterdecies, comma 15, post D.P.C.M. 19/05/2005) coincidente con l’area oggetto di emergenza socio-economico-ambientale, gestito da apposito Ufficio commissariale delegatoEsso comprendeva l’area industriale di Colleferro e la fascia agricola ripariale compresa tra Colleferro e SupinoSuccessivamente, con il rinnovo dello stato d’emergenza in data 31 ottobre 2010, la competenze del suddetto Ufficio è stata estesa alle aree agricole riparali comprese tra Frosinone e Falvaterra (confluenza del fiume Sacco con il fiume Liri).
2. SIN “Bacino del fiume Sacco”perimetrato dal Ministero dell’Ambiente con D.M. 31 gennaio 2008 n. 4352. Comprendeva un’area vastissima del bacino imbrifero del fiume Sacco, da Valmontone al sud del Frusinate, escludendone però, in quanto assegnata all’Ufficio Commissariale, l’area dei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano (prov. Roma) e di Paliano, Anagni, Sgurgola, Ferentino, Morolo e Supino(prov. Frosinone). In realtà, la legge istitutiva del SIN assegnava all’Ufficio in via esclusiva le competenza in relazione alla grave e accertata emergenza ambientale(presenza di fitofarmaci organoclorurati nella catena alimentare).Nelle aree non comprese nel suddetto decreto di perimetrazione del Ministero dell’Ambiente, ricadono però gravi criticità ambientali, per la presenza di poli industriali complessi, come ad esempio Colleferro, Anagni e Ferentino.  

Al contrario di quanto suggerito dal suddetto comunicato stampa ministeriale, in base alla normativa nazionale e regionale (L.R. 27/98, L.R. 23/06 e D.G.R. 451/08)  vigente, la competenza della bonifica, che nelle intenzioni del legislatore deve intendersi trasferita alla Regione (trasformazione del SIN in SIR, ovvero Sito di bonifica di Interesse Regionale), nel caso del Lazio paradossalmente, si trasferisce invece ai Comuni interessatiDunque, non si tratta solo di ricorrere contro ladismissione della gestione diretta del Sito da parte dello Stato, ma anche di intervenire in materia con apposita legge regionale.

Per quanto riguarda il SIN “Provincia di Frosinone” (istituito con D.M. 468/2001, ovvero ben 12 anni fa), definito stavolta univocamente dal Ministero dell’Ambiente e di sua esclusiva e diretta competenza, comprendeva 122 discariche di rifiuti solidi urbani comunali disseminate su tutto il territorio della Provincia di Frosinone, alcune particolarmente delicate, come “Le Lame” a Frosinone, altre meno (tanto per la localizzazione dell’area, quanto per estensione e caratteristiche dei rifiuti abbancati). Si tratta di situazioni ben diverse dall’inquinamento di origine industriale del SIN della Valle del Sacco. Risulta però necessario dare adeguata continuità all’azione conoscitiva già avviata dal Ministero ai fini della messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale. Da una parte, sembra evidente che, tramite l’istituzione di un’efficace cabina di regia regionale e di corrispondenti risorse, tali situazioni potrebbero anche essere gestite in ambito comunale. D’altra parte, esse costituiscono a tutti gli effetti una componente intrinseca al complesso quadro della situazione ambientale dell’intera Valle del Sacco, che Ministero dell’Ambiente e Regione Lazio devono saper gestire cum grano salis.

Premesso l’inquadramento di cui sopra, è fondamentale apprezzare che il ricorso, oltre alla propria autonoma valenza, acquista particolare spessore e significato se collocato all’interno di una precisa strategia volta a: 1. dare continuità alle azioni di bonifica e risanamento completate e in corso 2. assicurare una gestione istituzionale efficiente di tali azioni 3. attrarre fondi europei per il risanamento e il rilancio dei territori. 4. affrontare il risanamento ambientale della Valle del Sacco in termini globali, con un ventaglio di efficaci interventi normativi e operativi, mirati anche al recupero di attività produttive sostenibili (sia in funzione della vocazione del territorio, sia delle condizioni ambientali oggi note).

Ci sono ottime ragioni ambientali che inducono a ritenere che il TAR accoglierà le ragioni dei ricorrenti. In primo luogo, va sottolineata la titolarità di requisiti previsti dalla vigente e aggiornata definizione ministeriale di SIN,quali la presenza di impianti chimici integratie disiti dismessi interessati da attività produttive di amianto, come la Cemamit di Ferentino. Vi sono poi forse ancor più decisive questioni di diritto, che avevamo già anticipato a mezzo stampa alcuni mesi fa, ben sottolineate dai legali di Legambiente che hanno predisposto il ricorso, tra cui l’intrinseca contraddittorietà e illogicità del D.M. di declassamento dei SIN. Ragioni che contribuiremo a ben corroborare attraverso i nostri legali.
           
Va sottolineato però che, in caso di esito positivo del ricorso e di annullamento del declassamento del SIN, i problemi non saranno certo risolti sic et simpliciter, considerata in primis la scarsa efficienza con cui il Ministero dell’Ambiente ha gestito molti dei SIN.
È il caso, ad esempio, dello stesso SIN “Provincia di Frosinone”. In dodici anni, ben poche discariche sono state effettivamente bonificate, nonostante cospicue risorse siano state impiegate per la caratterizzazione dei siti.
Ed è il caso anche della gigantesca quanto indeterminata area di competenza ministeriale del SIN “Bacino del fiume del Sacco”, ove non si sono prodotti a oggi concreti risultati, ma solo, in virtù di una convenzione tra Arpa Lazio, Regione Lazio e lo stesso Ministero dell’Ambiente, una sub-perimetrazione di assai discutibile profilo, sebbene gravosa in termini di risorse pubbliche, che ha identificato numerose delle situazioni ad elevata criticità ambientali presenti, ma non certo tutteD’altra parte, nell’area di competenza dell’Ufficio Commissariale per l’emergenza della Valle del Sacco - come attestato non solo dalle relazioni dello stesso ufficio, ma anche dalle inchieste interparlamentari sui SIN[2] -  si registrano risultati di rilievo, benché ancora incompletiIn particolare, viene riscontrato dalla competente Commissione interparlamentare lo stato dei lavori in relazione alla caratterizzazione del sito, e alla messa in sicurezza, l’avvio dei lavori di bonifica e il completamento della stessa per alcuni siti contaminati presenti nell’area industriale di Colleferro; il contributo alla realizzazione del depuratore consortile di Anagni; la progettazione e predisposizione delle attività di biorisanamento dei terreni agricoli contaminati sulle sponde del fiume. Azioni a cui deve essere assicurata continuità.

Ciò induce ad auspicare che, in caso di vittoria nel ricorso, il reintegrato SIN della Valle del Sacco sia in parte gestito direttamente dalla Regione LazioÈ auspicabile che quest’ultima proponga al Ministero lo scorporo di una parte del Sito, analogamente a quanto sta avvenendo per alcune Regioni (proposta avanzata ad esempio dalla Regione Toscana per alcuni SIN di propria competenza). In tal modo, alla potenziale attrazione di fondi finalizzati al risanamento offerta dallo status di Sito di bonifica di Interesse Nazionale, si combinerebbe quella dell’efficiente gestione di un ente più prossimo e direttamente interessato, appunto la Regione.
           
Per questo, e in quest’ottica, Retuvasa interverrà ad adiuvandum nel ricorso, e invita a fare altrettanto le Province, i Comuni e le associazioni ambientaliste e di tutela della salute presenti nel territorio.

Si invita inoltre la Regione Lazio ad assumersi le proprie responsabilità. Quelle che non si assunse dal 1991 al 2005, non mantenendo i sottoscritti impegni di bonifica di alcune porzioni dell’area industriale di Colleferro già oggetto dell’inchiesta della magistratura nel 1990 (accertata contaminazione per la presenza, tra l’altro, di β–HCH), il che comportò il verificarsi dell’emergenza della Valle del Sacco. Quelle che non si è assunta la Giunta Polverini, salve poche eccezioni ambientalmente latitante durante il suo governo della Regione, come nel caso, a tema, della mancata risposta alla richiesta (14 novembre 2012) da parte del Ministero dell’Ambiente di osservazioni eventualmente avverse al declassamento del SIN (pur nel contesto di un discutibile iter del D.M. 11 gennaio 2013, che appare affetto da un’istruttoria piuttosto sommaria e troppo celere e dalla possibile violazione del principio di collaborazione procedimentale Stato-Regioni).

Auspichiamo che la Giunta Zingaretti, già ricorrente per l’annullamento di tale decreto relativamente al SIN Valle del Sacco, abbia la lungimiranza politica e il coraggio di avviare sin da subito un percorso normativo e operativo lungo e articolato, capace di affrontare organicamente le criticità ambientali della Valle del Sacco, finalizzando tali interventi anche alla promozione di uno sviluppo eco-compatibile del territorio valorizzante agricoltura, turismo, cultura, eco-distretti industriali, in armonia con il modello proposto dal Prof. Hanns Dietrich Schmidt, responsabile per le relazioni internazionali del distretto della Ruhr, al convegno organizzato da Retuvasa e Gruppo Logos lo scorso novembre a Colleferro. Si auspica che a tal fine si ascoltino attentamente i consiglieri regionali più sensibili e competenti in campo ambientale, non perdendosi nelle maglie della burocrazia o soggiacendo agli interessi del business della bonifica.

Il risanamento ambientale delle criticità ambientali della Valle del Sacco è un percorso complesso. Il permanere dello status di SIN è solo un tassello di un’ideale azione normativa delle istituzioni parimenti complessa. Non si tratta solamente di saldare, com’è necessario, le situazioni di criticità ambientale presenti, ma anche di coniugare con adeguato discernimento tecnico i distinti livelli normativi e amministrativi nazionali e regionali, pena l’inconcludenza di quanto di buono fatto sinora in termini di bonifica e il mancato avvio di processi di risanamento e di opportuna pianificazione dello sviluppo del territorio che da decenni attendono chi li raccolga.     

[1] Approvazione dell’elenco dei siti che non soddisfano i requisiti di cui ai commi 2 e 2 bis dell’art. 252 del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e che non sono più ricompresi tra i siti di bonifica di interesse nazionale, pubblicato su GU n. 60 del 12.03.13.
[2] Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i ritardi nell’attuazione degli interventi e i profili di illegalitàCommissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti,XVI legislatura, Camera dei Deputati – Senato della Repubblica, Doc. XXIII n. 14 (Relatori: sen. Dorina Bianchi; sen. Daniela Mazzuconi).



lunedì 10 giugno 2013

Pubblicità e progresso del Comune di Frosinone.

Luciano Granieri


 Il Primo Cittadino Ottaviani, gli assessori e i consiglieri di maggioranza di Frosinone hanno tagliato del 50% le loro indennità come amministratori comunali I soldi risparmiati verranno donati attraverso un fondo denominato "SoliDiamo" ai cittadini che si trovano in condizioni disagiate, ai poveracci insomma. Nel video il sindaco e l'assessore ai servizi sociali donano i primi gettoni di presenza  da loro percepiti, al popolo.



Il sindaco Ottaviani per rivitalizzare il quartiere “Scalo”, ha deciso di spostare le proiezioni della rassegna cinematografica estiva dal GIARDINO DELLE VILLA COMUNALE, al parcheggio della stazione ferroviaria con sommo gaudio dei pendolari, che il mattino dopo dovranno spostare le sedie dell’arena per parcheggiare le auto. Nel video lo spot della nuova location del cinema.


Il sindaco Ottaviani per celebrare degnamente i santi patroni della città: San Silverio e Sant’Ormisda  entrambi papi, ha deciso di costruire la torre della pace. Un manufatto alto come la macchia di Santa Rosa   di Viterbo  che comprenderà  insieme il simbolo laico della città e quello cristiano. Di seguito il primo bozzetto della macchina.  Esso raffigura il campanile  simbolo di Frosinone , sormontato dalla raffigurazione di una icona papale stilizzata. La maschera antigas?  E mica vogliamo intossicare i santi protettori già destinati a patrocinare in paradiso la città più inquinata d’Italia….


Fuor di satira, per una volta ci sentiamo di dare ragione ad un membro del Pd. Siamo completamente d’accordo con la senatrice Maria Spilabotte quando afferma che è tempo che il sindaco   smetta di fare l’esattore presso i cittadini e cominci a governare la città per il loro bene.  Caro signor sindaco, i cittadini di Frosinone non hanno bisogno della sua pelosa elemosina, né  di quella dei sui assessori e dei suoi consiglieri. I cittadini di Frosinone per tirare avanti nonostante i tributi che lei e la sua giunta imporranno in conseguenza della sciagurata decisione di indire lo  stato di Pre-dissesto  non  invocheranno l’intercessione né di San Silverio né di Sant’Ormisda, ma si faranno il mazzo  da soli per non soccombere. Quindi  i denari  necessari alla al pacchiano mausoleo della Torre della Pace dedicato ai suddetti  santi possono essere tranquillamente risparmiati. E poi è meglio essere chiari sin da subito. Dica apertamente che non intende spendere  neanche mezzo euro per il  cinema all’aperto. Infatti è del tutto evidente che trasferire il sito delle  proiezioni dall’accogliente scenario della Villa Comunale all’infimo    parcheggio della stazione ferroviaria  soffocato dallo smog e dal rumore  , non è altro che un espediente per scoraggiare  eventuali partner interessati a  collaborare con la sua giunta per la realizzazione della rassegna.  Pensiamo solo alle sedie da montare la sera , prima delle proiezioni,  e da smontare subito dopo per consentire ai pendolari di parcheggiare la mattina seguente . E se l’ultimo treno da Roma porta  ritardo le vetture dei pendolari  che disgraziatamente  sono su quel convoglio  verranno rimosse  con il carro attrezzi per liberare il parcheggio e consentire di  allestire l’arena?   Gli eroi di ganascia selvaggia  attivi nel parcheggio dell’ospedale non chiedono di meglio.  Già  la direzione del Nestor e l’Arci hanno fatto  sapere che a seguito di questa decisione non hanno intenzione di gestire l’evento . Sarà quindi facile per lei sostenere che   “Cinema sotto le stelle” non si terrà  non per colpa del sindaco ma per il fatto che nessun operatore ha aderito al bando di assegnazione dell’appalto. Caro sindaco l’ipocrita  carità di SoliDiamo, che non ha salvato le trecento famiglie della Multiservizi dal lastrico,  la tribale devozione ai santi, può impapocchiare gli sprovveduti che l’hanno votata e purtroppo a Frosinone sono tanti, ma non i cittadini che ogni giorno vivono la città. Loro, e noi  con loro,   chiediamo  che i servizi necessari ad una vita dignitosa (manutenzione delle strade, degli arredi urbani, delle scuole, assistenza agli anziani ai disabili, spazi di aggregazione per i bambini e i giovani), vengano assicurati gratuitamente o con il contributo dei cittadini più ricchi. Sindaco con la provvidenza e i Santi qui a Frosinone non si campa.



SI STANNO ILLUDENDO

Mario Saverio Morsillo

Le altissime intelligenze della sedicente sinistra post-occhettiana, a urne dei ballottaggi appena aperte , non fanno altro che strapparsi le vesti per la felicità. Berlusconi ha perso!!!! La sedicente sinistra ha fatto il cappotto!!!! Perfino Vicenza, Treviso, Sondrio, e Roma, con quello che rappresenta per i fascisti, sono state conquistate dal Centrosinistra, mica cazzi; poi, se a votare non è andato nessuno, chissenefrega; la disaffezione dei cittadini alla vita dello Stato genera governabilità, vedi Pinochet e/o Mussolini.
E inoltre, c’è la grande considerazione da fare: se non candidano Berlusconi, i fasci non vincono.
Questo, almeno, i  discorsi che sento fin da ora (sono le 18,35 del 10 giugno) da parte dei miei interlocutori, che pappagallescamente ripetono il Verbo testè espresso da Matteo Orfini in televisione.
Ma possibile che non ci si renda conto della veridicità del contrario? Possibile che non si veda come le amministrazioni di centrosinistra di Napoli, Genova, Milano siano continuamente osteggiate dalla società civile, proprio perché gran parte dei cittadini, non essendo andati a votare, non si riconoscono nelle scelte dei loro legittimi rappresentanti, quali che siano? Come si illudono di governare p. es. Roma, se solo il 45% degli elettori ha votato al ballottaggio, e Marino gode quindi della stima di meno del 25% dei suoi amministrati?

Lasciamo poi perdere l’illusione della destra che vince solo se c’è Berlusconi. E’ vero il contrario: c’è Berlusconi se la destra vince. Le contestazioni a Brescia e Roma, i sondaggi ormai attendibili secondo cui avevano speranze di vittoria solo a Siena  hanno convinto Berlusconi a non spendersi per una battaglia persa. Tutto qui. E’ quello che faceva Formigoni negli anni ’80, quando comandava su CL: puntare (e spendere la faccia) solo sui cavalli vincenti. Per restare comunque in sella, e poter far valere il suo peso politico. Gli impiastri capi del centrosinistra pensino quindi a recuperare un serio e sereno rapporto con l’elettorato popolare, se non vogliono fare la fine del partito leggero di quello stronzo di Occhetto.

domenica 9 giugno 2013

Swing, l’arma segreta

Gianfranco Corsini.  Da  Alias del 09/06/2013
Video clip a cura di Luciano Granieri

Il  7 dicembre Artie Shaw suonava con la sua orchestra in una sala sa ballo presso la base navale di Providence, nel Rhode Island. Era domenica e la sala era piena di marinai in libera uscita. Durante l’intervallo la radio annunciò l’attacco giapponese a Pearl Harbor; Artie Shaw dette l’annuncio e chiese a tutti i militari di rientrare immediatamente alla base. La guerra era incominciata mentre l’America stava ballando, e il jazz era la musica che l’avrebbe accompagnata  fino alla vittoria finale.
Nel 50’ anniversario di quel conflitto ne sono stati revocati tutti gli aspetti: ma la storia della musica e dei musicisti che hanno contribuito a renderlo più tollerabile per i combattenti, e per i civili del “mondo libero” che ne aspettavano la fine, non è stata ancora adeguatamente raccontata. E’ toccato soprattutto alle case discografiche americane e inglesi il compito di rievocare e ripubblicare “le canzoni che hanno vinto la guerra”, le orchestre e i solisti chele suonarono e coloro che le cantarono in tutto il mondo facendo diventare la musica swing un fenomeno universale.
Secondo la vulgata un ufficiale tedesco, agli inizi della guerra, avrebbe confessato: “Anche se potessi sconfiggere gli eserciti alleati, non potrei mai sconfiggere le loro canzoni”. Perfino i tedeschi e i giapponesi le suonavano per procurarsi l’ascolto delle loro trasmissioni propagandistiche. In America, intanto il jazz si arruolava nell’Esercito, nella Marina, nell’Aviazione e continuava a vivere nelle caserme, negli aeroporti e nei campi di addestramento, trasferendosi infine anche sui vari continenti nei quali si combatteva.
Poche ore dopo il suo drammatico annuncio Artie Shaw scioglieva la sua orchestra e andava ad arruolarsi in Marina. Lo seguiva Glenn Miller nell’aviazione, e  centinaia di altri “band leader” con i loro orchestrali si arruolavano o si riorganizzavano ne, l’Uso, la United States Serivce  Organization  che fino alla fine del conflitto avrebbe utilizzato negli Stati uniti o nei vari teatri di guerra quelli che la rivista “Down Beat”  aveva battezzato “i soldati della musica”.
Pochi mesi prima, in un messaggio alla Federazione dei club musicali, il presidente Roosvelt aveva detto che il loro “messaggio universale” avrebbe potuto “rafforzare la democrazia contro quelle forze che avrebbero voluto soggiogare l’umanità” ,  che in America lo swing avrebbe anche “potuto aiutare a promuovere la tolleranza nei confronti delle minoranze, dimostrando il loro contributo alla vita americana”. Il loro contributo era la cultura musicale nera, il jazz ed erano stati proprio i musicisti dell’età dello swing a fare i primi passi importanti contro la discriminazione razziale e verso l’integrazione dei bianchi  e dei neri, almeno suonando insieme, e collaborando  alla evoluzione di un unico gergo musicale.
Negli anni del New Deal, come ha ricordato recentemente lo storico David Stowe, “lo swing si erea trasformato in un simbolo galvanizzante degli obiettivi nazionali”, ma lo stesso Stowe ci ricorda che non è stata un passeggiata indolore per gli afro –americani, sia nell’esercito ch nelle sale da ballo o nella società civile. La fine delle segregazioni e dei  pregiudizi era ancora lontana. Tranne rare eccezioni, infatti, soltanto ai musicisti bianchi era stato concesso, anche se a rischi delle loro vite, di portare oltremare il messaggio del jazz:  Glenn Miller in Europa, Artie Shaw e Bob Crosby nel Pacifico, e molti altri sparsi per il globo in fiamme, spesso anonimi dimenticati.
C’era anche qualcuno che aveva preferito i suoi obiettivi “personali”  a quelli “nazionali”, come Woody Herman che si era fatto venire un’ernia per sottrarsi alla leva, Buck Clayton che aveva mangiato il sapone per farsi scartare (ma è finito con la 37ma Army Band del New Jersey insieme a Sy Oliver), e Dizzy Gillespie era stato “esonerato” perché aveva paradossalmente dichiarato di non essere sicuro di sparare ai tedeschi invece che agli americani, in combattimento, considerato come trattavano i neri i suoi concittadini. Tutti si erano poi ritrovati, comunque, nelle sale di registrazione dei V-Disc. Meno Lester Young, purtroppo, che non aveva potuto usufruire della “tolleranza” auspicata da Roosvlet ed era uscito disfatto dall’esperienza  nell’esercito, con una condanna e un congedo “disonorevole”.
Malgrado ciò i “soldati della musica” hanno fatto  la loro guerra e l’hanno vinta. Nel 1945 il linguaggio del jazz –dello swing- era diventato universale. Recendendo il libro di David Stowe lo storico Eric Hobsbawm ha scritto recentemente: “Nelle arti minoritarie di èlite del XX secolo la componente americana è una tra le altre”, ma la cultura popolare  degli Stati Uniti è diventata “dominante” nel mondo, soprattutto con le due arti popolari del cinema e “della musica modellata sul jazz”. Negli anni della seconda guerra mondiale il dominio musicale è stato incontrastato e l’età dello swing si è chiusa proprio nel momento in cui il jazz aveva superato i suoi limiti nazionali per diventare internazionale.