sabato 2 agosto 2014

La Bolivia dichiara Israele ‘Stato Terrorista

Marco Santopadre. fonte http://contropiano.org/

Con un gesto significativo ed eclatante, alcune ore fa il governo della Bolivia ha deciso di includere Israele nella propria lista di "Stati terroristi" per protestare contro il massacro in corso ormai da decine di giorni nella Striscia di Gaza e costato finora la vita a più di 1300 palestinesi, per lo più civili, donne e bambini inermi.
L'offensiva militare delle forze armate di Tel Aviv contro la popolazione della piccola enclave assediata "dimostra come Israele non sia il garante dei principi del rispetto della vita e dei diritti fondamentali che garantiscono la coesistenza pacifica della nostra comunità internazionale" ha dichiarato il presidente socialista boliviano, Evo Morales.
La Paz ha interrotto le relazioni diplomatiche con Israele nel 2009, dopo un'altra operazione militare nella Striscia; tuttavia, la Bolivia ha fino ad ora rispettato un accordo del 1972, firmato dall’allora giunta militare di estrema destra, che permetteva il libero ingresso dei cittadini israeliani nel Paese.

Ma ora La Paz ha deciso di interrompere l’accordo, il che vuol dire che i cittadini del cosiddetto ‘stato ebraico’ che vorranno entrare in territorio boliviano dovranno chiedere anticipatamente il visto d’ingresso e che in alcuni casi le autorità del paese potranno rifiutarlo. “A partire da ora Israele passa al gruppo di paesi i cui cittadini sono obbligati a richiedere un visto per entrare in Bolivia previa autorizzazione della Direzione Nazionale di Immigrazione che valuterà caso per caso” ha spiegato lo stesso presidente annunciando la decisione presa all’unanimità dal consiglio dei ministri di La Paz.
Il presidente Evo Morales ha annunciato l'iniziativa durante un incontro con un gruppo di docenti ed educatori nella città di Cochabamba. 
Già nei giorni scorsi lo stesso presidente aveva inviato all’Alto Commissariato dei Diritti Umani dell’Onu una richiesta di intervento contro Israele nei confronti della Corte Internazionale di Giustizia per ‘crimini contro l’umanità’ in riferimento al massacro in corso nella Striscia di Gaza e aveva annunciato un rafforzamento delle relazioni con l’Autorità Nazionale Palestinese dopo aver riconosciuto la Palestina tra i primi paesi al mondo indispettendo non poco Tel Aviv.


Per non dimenticare

Luciano Granieri


Non hanno memoria gli ebrei  di quello che le loro generazioni precedenti hanno sofferto durante la persecuzione nazifascista? Non hanno letto,  non hanno ascoltato qualche anziano superstite  raccontare  dei lager, dei bambini uccisi nelle camere a gas, delle donne violentante, violate e ammazzate,  di una  parte di umanità  sopraffatta da un’altra parte di umanità? 

“Per non dimenticare” si ripete ogni volta che si organizzano tristi pellegrinaggi  ad Auschwitz. Appunto,  per non dimenticare. Non dimenticare mai che esiste solo la razza umana. Non dimenticare, mai che arabi ed ebrei appartengono alla medesima razza umana e che il razzismo è odioso sia che  a subirlo siano  gli ebrei,  sia che  siano gli arabi, o  qualsiasi altra etnia. 

Se l’èlite israeliana e la parte del popolo che la segue, se  i signori delle armi, venditori di morte israeliani,  che usano le stragi a Gaza per promuovere i loro ordigni di ultima generazione,  avessero  avuto una vaga idea dello scempio di vite e di dignità umana che avveniva nei lager nazisti, non continuerebbe a martoriare e a perseguitare le vittime che popolano  Gaza, un grande campo  di sterminio a cielo aperto.  

Un grande lager dove donne e bambini continuano a morire schiacciati dalla crudeltà sionista che è pari alla crudeltà nazista. Perché è da vigliacchi nazifascisti  uccidere deliberatamente bambini, bombardare ospedali, radere al suolo presidi dell’Onu, che dovrebbero costituire zone franche per gente che non sa dove scappare, che non ha neanche il diritto di diventare  profugo e  non può scegliere, come tanti altri disperati in altre parti del mondo, di scappare dalla guerra. Gente che può solo vagare in attesa che arrivi giustiziarla  il siluro o la granata intelligente che è sempre troppo stupida.  

Per non dimenticare,  è la triste litania che usano gli americani, gli europei, noi italiani quando si commemora il dramma del popolo ebreo devastato dalla crudeltà nazifascista . Per non dimenticare è necessario tenere presente che la tragedia della persecuzione nazista non deve  più ripetersi. Invece si continua a sostenere, in nome del profitto, degli affari e del controllo di un’area economicamente strategica, la persecuzione sionista che è identica  se non peggiore di quella nazista.  

E lo si fa ignorando le istituzioni internazionali,  le leggi che perseguono i crimini di guerra. Quel complesso istituzionale internazionale, costituito proprio per evitare che certi drammi tornino a ripetersi  e che, anzichè reprimere e punire severamente chi commette crimini di guerra,  riesce a malapena a redarguire quelle vittime che oggi sono diventate orrendi carnefici. Ogni volta che ci accingiamo a commemorare certi eventi orribili che la Storia ci ha tramandato, impegniamoci  veramente a NON DIMETICARE.

Ospedale di Anagni. Inaugurato il nuovo reparto di emodialisi

Comitato salviamo l'ospedale di Anagni

La mattina del 30 luglio u.s. nella Sala GregorioXVI  del Palazzo Bonifacio  VIII  si è svolto un incontro pubblico di grande importanza, per l' inaugurazione del  nuovo reparto di Emodialisi dell' Ospedale di Anagni, alla cui realizzazione ha contribuito BancAnagni con l'acquisto di tutti gli arredi.
Erano presenti il Sindaco, dr. Fausto  Bassetta, il dirigente  della  ASL di Frosinone, dott.ssa Isabella  Mastrobuono, l' ing. Cataldo Cataldi, Presidente  emerito di BancAnagni oltre ai rappresentanti delle  autorità civili e  militari.
In una sala  gremitissima, il dott. Pier Giorgio Simeoni, primario di Nefrologia, ha sottolineato l' eccezionalità di questo Reparto che rappresenta un punto di eccellenza nella realtà sanitaria provinciale  e  regionale  per la cura delle  patologie renali, rivendicando il  ruolo di protagonista  che l' Ospedale di Anagni ha  avuto per decenni in questo campo, ponendosi quale punto di riferimento essenziale  nel territorio. E' del tutto evidente che la dotazione di strumenti all' avanguardia di cui ora si potrà usufruire, renderà questo reparto insostituibile per tutti i pazienti nefropatici, quanto e più di prima, e concentrerà un' attenzione rinnovata sul ruolo  più generale dell' Ospedale, oggetto negli ultimi anni di uno svuotamento e impoverimento di servizi che  hanno colpito perfino il Pronto Soccorso.
La dott. Mastrobuono, in un intervento chiaro e partecipe dell' importanza dell' avvenimento,  ha espresso un impegno fattivo per la rimodulazione dell' Ospedale, nel contesto del riassetto sanitario della provincia, riconoscendo l' esigenza della operatività di alcuni servizi e annunciando la riapertura di una Sala operatoria nel prossimo settembre.
Il Presidente  emerito di BancAnagni, ing. Cataldi, ha ricordato l'impegno pluridecennale dell' Istituto per migliorare l' efficienza della  struttura e si è augurato che l' Ospedale recuperi la sua  funzionalità, assicurando che  la  Banca continuerà  ad occuparsene.
Il Sindaco ha ribadito che il ripristino dei servizi necessari,  sociali oltre che terapeutici, rappresenta una priorità per la sua  Amministrazione. E che richiamerà, ancora una  volta, l' attenzione del presidente Zingaretti su tale importante questione nell' incontro in Regione del prossimo  6  agosto, insieme ai Sindaci dei comuni del comprensorio  nord  della provincia.
Autorità e cittadini si sono quindi recati in Ospedale per l' apertura ufficiale del Reparto di Emodialisi e la visita ha dimostrato a tutti di trovarsi di fronte ad un reparto all' avanguardia  per le attrezzature tecnologiche e per le strumentazioni informatiche  presenti.
A questo punto è apparsa a tutti  l' evidente situazione paradossale che l' Ospedale   vive: infatti, a fronte di  un reparto di prim' ordine, di alcuni servizi ambulatoriali, del laboratorio analisi e del  118, ufficialmente, per l' Amministrazione  regionale l' Ospedale di Anagni è un” fantasma “di cui  non si vuole  e non si deve  parlare.
E' dunque  più che indispensabile che il Comitato “Salviamo l' Ospedale” e tutte le altre  Associazioni continuino a battersi energicamente per spingere le forze politico/amministrative e i cittadini interessati a non cedere in alcun modo all' inerzia e promuovere  tutte le iniziative opportune.
Il Comitato Salviamo l’Ospedale ha, a questo scopo,  dato mandato all’avv. Simone Dal Pozzo a presentare ricorso contro la sentenza di merito del TAR del Lazio  del  5.2.2014, in cui il TAR dava torto al Comitato che si opponeva ai decreti Polverini di chiusura dell’Ospedale di Anagni.
Noi del Comitato riteniamo che, in questa fase, sia prioritario affermare la legittimità dell’esistenza dell’Ospedale civile di Anagni e,  per questo, intendiamo perseguire tutte le vie legali per raggiungere questo risultato.
Ricordiamo anche l'ultima iniziativa lanciata da BancAnagni che è di straordinaria importanza e a cui invitiamo tutti ad aderire.
La  Banca ha aperto con il versamento di 100.000 Euro una sottoscrizione pubblica per l' acquisto di un' apparecchiatura modernissima per la mammografia, del costo di circa 250.000 euro,  da donare all' Ospedale la cui ripristinata operatività risulterà ulteriormente significativa e necessaria, poiché tale  apparecchiatura sarà unica nella  provincia e anche a Roma è in dotazione in poche strutture, principalmente private.
Poter disporre di uno strumento del genere per la  prevenzione e la diagnosi del cancro alla  mammella, rappresenta per tutte le donne, giovani e  meno giovani, un sussidio sanitario infinitamente  grande.
Il Comitato “Salviamo L'Ospedale di Anagni “ ha invitato la  Banca, che ha  aderito, a proseguire la sottoscrizione che doveva  chiudersi  il 31 luglio e tale decisione renderà più facile raggiungere la somma necessaria
Esprimiamo, ancora una volta, la nostra gratitudine all' Istituto per il concreto sostegno offerto alla “causa Ospedale “ e confidiamo nella generosa partecipazione degli anagnini.
Rivolgiamo  l' invito anche a tutti i Comuni del Comprensorio ( i sindaci della Consulta)  affinché si impegnino a informare i loro concittadini esortandoli a sottoscrivere per poter contribuire al più presto all' acquisto, versando l’importo della donazione sul conto "salviamol'Ospedale" di BancAnagni  cod. IBAN:  IT 71 Y 08344 74290  000001860891.
Rivolgiamo l' invito in prima persona a tutte le donne!

Non tiriamoci indietro !

venerdì 1 agosto 2014

NEL DECRETO COMPETITIVITA' SULLE BONIFICHE SIAMO ALLA VERA FOLLIA "CONSAPEVOLE"

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Rete Stop Biocidio Lazio e Abruzzo
Coordinamento Nazionale Siti Contaminati



PER CANCEROGENI E TOSSICI ARRIVANO I LIMITI "VARIABILI": NEL DECRETO COMPETITIVITA' SULLE BONIFICHE SIAMO ALLA VERA FOLLIA "CONSAPEVOLE"

NEL PASSAGGIO AL SENATO IL DECRETO RINOMINATO "INQUINATORE PROTETTO" PEGGIORA ULTERIORMENTE

APPELLO AI DEPUTATI: TUTELATE LA SALUTE DEI CITTADINI, NON CHI CONTAMINA 


I limiti di legge per cancerogeni e tossici nei suoli potranno variare da zona a zona in Italia. Per fare l'ennesimo regalo agli inquinatori si escogitano soluzioni di ogni tipo che ormai rasentano la follia. 

Nel paese dell'ILVA, delle discariche di Bussi e Brindisi, del PCB di Brescia, con migliaia di persone che muoiono o nascono deformate per l'inquinamento come evidenziano le ricerche dell'Istituto Superiore di sanità, invece di introdurre normative stringenti e pretendere dai grandi gruppi responsabili dell'inquinamento nazioni di bonifica reali come si fa nei paesi civili da decenni, si preferisce alzare i limiti per gli inquinanti. 

Il Decreto 91/2014 "Competitività", da noi soprannominato "Inquinatore protetto", conteneva diversi regali agli inquinatori: dall'innalzamento dei limiti per gli scarichi a mare dei solidi sospesi per poli chimici e piattaforme all'incredibile procedura di "autocertificazione" del grado di contaminazione da parte degli inquinatori, con procedure di bonifiche "semplificate" del tutto opache e facilmente utilizzabili per nascondere la polvere tossica sotto al tappeto. Vi era anche l'innalzamento dei limiti per le aree militari, considerate tutte aree industriali nonostante migliaia di ettari dei poligoni siano aree a pascolo o a macchia mediterranea. 

Nel passaggio al Senato il testo è stato ulteriormente peggiorato! 

Infatti è stato concepito un durissimo colpo alla certezza dei limiti di legge per gli inquinanti, oggi validi uniformemente in tutto il paese, introducendo soglie variabili sulla base dei cosiddetti "valori di fondo" delle varie sostanze. Peccato che la maggioranza abbia dimenticato di aggiungere la parola "naturale" e così bisognerà tener conto non solo dei valori "naturali" di base di una certa sostanza, ad esempio il Cadmio, ma anche dell'apporto di fonti di inquinamento diffuse. Di conseguenza in un'area inquinata come la Val padana ci saranno limiti di legge per un inquinante diversi da quelli di aree poco abitate, che saranno più bassi. Valori a geometria variabile in cui a guadagnarci saranno gli inquinatori che così avranno limiti più larghi in molte aree del paese, con cittadini di serie a e di serie b a seconda del contesto territoriale. 

Non basta! Nel Decreto hanno aggiunto anche procedure per il riutilizzo dei materiali da dragaggio che permetteranno di scaricarli nelle lagune tenendo conto dei limiti per le sostanze pericolose per i suoli e non quelli molto più stringenti per i sedimenti delle aree marino-costiere dettati peraltro da norme comunitarie. Il tutto per sostanze pericolose come il mercurio (stiamo parlando di una differenza di quasi venti volte) o cancerogene come il benzo(a)pirene (in questo caso per migliaia di volte!). 

Invitiamo il Governo e i deputati a stralciare norme inemendabili e a modificare radicalmente quelle che in teoria possono essere utili a far partire le bonifiche senza che diventino l'escamotage per fare risanamenti solo sulla carta con vantaggi miliardari per i soliti noti. 

I cittadini possono scrivere ai deputati e ai ministri coinvolti per chiedere di varare norme volte veramente a disinquinare il territorio del Belpaese ( www.acquabenecomune.org). 

LETTERA APERTA ALL'ON. NICOLA ZINGARETTI, PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE DEL LAZIO

COORDINAMENTO PROVINCIALE PER LA SANITA’  FROSINONE



On.le Presidente,

un Suo predecessore, nonché collega di partito, On.le Piero Marrazzo (assessore regionale Francesco De Angelis) si era impegnato ripetutamente e pubblicamente per il DEA di II livello all'ospedale del Capoluogo e per la costruzione di un nuovo ospedale ad Anagni. Per il DEA di  II livello aveva anche adottato una apposita delibera.
L'On.le Renata Polverini (Mario Abbruzzese presidente del Consiglio  regionale e Franco Fiorito capogruppo regionale) eletta con il voto decisivo degli elettori della nostra provincia, aveva più volte ribadito il suo impegno per il DEA di II livello a Frosinone.
Purtroppo, nonostante fosse stato promesso lo sviluppo e il miglioramento della sanità  regionale e di quella di  Frosinone in particolare, veniva approvato  il decreto 80 che come una  scure si abbatteva violentemente sulle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali assestando un colpo mortale al già precario e compromesso servizio sanitario.
E così, dopo le chiusure degli ospedali di Arpino, Ceprano, Ferentino, Isola del Liri, Veroli, sono caduti sotto la mannaia gli ospedali di Anagni, Atina, Ceccano, Pontecorvo.
Questo piano scellerato che si è inventato le macroaree, ci ha tolto oltre 500 posti letto, ha chiuso gli ospedali e non ha mai provveduto a consolidare e sviluppare le strutture territoriali e la nascita di  presidi alternativi seri come gli Ospedali Distrettuali.
E' del tutto inutile che Lei affermi che le macroaree sono state abolite se poi per noi nulla cambia  e permangono gli effetti negativi prodotti.
Nella recente trasmissione “A porte aperte” ha ampiamente dimostrato di pensare e di agire come i Suoi predecessori. Infatti, Lei ha affermato che la sanità in provincia di Frosinone è stata distrutta e che il diritto alla salute dei cittadini è inesistente o quasi.
Si è guardato bene, però,dal dire che rispetto ad una situazione di emergenza come Lei la valuta non sono stati realmente adottati, e non traspare  la volontà di adottare, provvedimenti non arbitrari commisurati  a tale situazione, per consolidare l'esistente e poter procedere a costruire una sanità efficiente e di qualità.
Anzi con l’ultimo Suo decreto n.U00247 del 25 luglio 2014 non assegnando il Dea di 2° livello a Frosinone e quello  di 1° livello a Cassino condanna  il nostro  territorio all’abbandono ed alla barbarie.
Non ci si venga a dire che è un problema di scarsità di risorse. E' bene che si sappia che la Asl di Frosinone nel bilancio 2013  possedeva un attivo di ben 82 milioni di Euro, soldi improvvisamente tolti alla provincia di Frosinone e dirottati verso gli ospedali romani.
E' vergognoso che ciò avvenga mentre nell'ospedale del capoluogo non si possono acquistare i più elementari apparecchi per la diagnostica cardiologica (holter cardiaci e pressori); e mentre nella UOC di oculistica mancano macchinari e personale per eseguire un campo visivo e  la OCT (tomografia oculare); e mentre quotidianamente si succedono a ritmo incessante difficoltà di tutti i tipi per lavoratori e utenti in ogni ospedale e presidio territoriale della provincia, nonostante gli annunci mirabolanti e i racconti  melliflui che abbiamo dovuto subire. Per non parlare della avvilente storia dei 56000 Euro necessari per attivare il registro tumori, vergogna nella vergogna.
Con questa nostre risorse lasciate in loco si potevano risolvere tutte le questioni che rendono oggi drammatica la realtà sanitaria.
Il direttore generale della Asl ha sovente affermato che la azienda sanitaria di Frosinone non è stata mai governata. E' noto a tutti, invece, che la Asl è stata molto ben governata per portare voti al centrosinistra e al centrodestra. In provincia tutti conoscono i nominativi degli autorevoli personaggi che trasmigrando da un gruppo a un altro hanno fatto la loro fortuna.
Vogliamo sottolineare che in ogni Sua uscita pubblica si parla del problema dei debiti, però si guarda bene dallo spiegarne le ragioni. Come giustifica questa logica perversa per cui più si è speso e più si sono ridotti i servizi? La nostra opinione è che i debiti sono stati accumulati come frutto della cattiva gestione, degli scandali, della corruzione, degli sprechi, e delle generose elargizioni ingiustificate e incontrollate alla sanità privata. Misure e provvedimenti reali contro tutto questo sono ancora un sogno.
Il Coordinamento a nome della popolazione della provincia di Frosinone rivendica che finalmente siano messe al bando le chiacchiere vuote e si dia seguito agli impegni assunti da oltre dieci anni a questa parte dai due maggiori schieramenti politici italiani (centrodestra e centrosinistra) a livello della regione Lazio.
Ribadisce le ineluttabili condizioni minime già espresse nel documento reso pubblico durante la manifestazione del 16 luglio scorso alla Asl di Frosinone:
Abolizione effettiva delle macroaree. Entro tempi certi, ma senza reintrodurle sotto altre vesti come ad es. aree vaste o macro-Asl. Ogni Asl, con le sue  unità complesse, deve ripartire dall’ultimo atto aziendale redatto quando le macroaree non esistevano ed avere la propria autonomia gestionale del personale e dei fondi economici.
Applicazione delle deroghe su base territoriale. Se le deroghe avessero seguito fin dal principio questo criterio la sanità provinciale ed i cittadini non avrebbero vissuto tutti questi disagi. In questo caso, sarebbe auspicabile l’introduzione di un “correttivo” per premiare chi più degli altri è stato penalizzato dalle scellerate scelte del passato.
Dimissioni del direttore generale della Asl di Frosinone. Perché ha dimostrato scarsa sensibilità nel rapporto con gli amministratori e con le associazioni non tenendo in alcuna considerazione le pressanti richieste avanzate.
A queste condizioni il Coordinamento ha il dovere ora di aggiungere anche la riattivazione dell'attività ospedaliera presso il presidio di Anagni.
Il Coordinamento gradirebbe un incontro pubblico direttamente con la SV  per stabilire insieme un percorso e le tappe temporali della realizzazione.
Se così non sarà noi continueremo il nostro impegno senza soluzione di continuità, affinchè il Suo potere possa dissolversi come si è dissolto quello dei Suoi predecessori senza lasciare traccia né ricordi dignitosi.

Frosinone 1 agosto 2014
                                             
Il Coordinamento provinciale per la sanità.
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Video di Luciano Granieri






  

FARAH: NON SI CANCELLA LA MEMORIA

Samantha Comizzoli


Oggi Farah è un campo profughi di 7000 persone nato nel 1948. Le famiglie sono arrivate qui con la Nakba da Haifa e Jaffa. Vivevano sul mare e ora al mare non possono nemmeno andarci, così come a Gerusalemme.
L'insediamento illegale israeliano più vicino è Elon Moreh, ma tutte le notti nel campo arrivano i soldati israeliani sparando e rapendo shebab o bambini. Attualmente 20 shebab del campo sono in prigione, la maggior parte di loro sono in detenzione amministrativa. 4 di loro sono bambini. Il campo ha avuto 40 martiri, uno di loro è in detenzione; ovvero non hanno ridato il corpo alla famiglia. Il martire si era fatto esplodere a Gerusalemme, Mohammed Azaul, e sperano di riaverlo quest'anno per dargli degna sepoltura. Ora è nel cimitero dei numeri.
Farah ha uno dei più grandi campi dal calcio della West Bank. Farah è famosa per gli shebab e per la tradizione di Resistenza. Quasi tutti qui sono stati detenuti da israele fra la prima e la seconda intifada. Tutte le Donne qui hanno figli o mariti feriti, uccisi o detenuti.
Ma Farah è conosciuta in Palestina per un altro motivo: qui vi era un'orribile prigione.
La prigione di Farah è stata un “dono” degli inglesi, ma nel 1982 viene presa sotto il controllo israeliano e da Ariel Sharon. Diventa un posto dove rinchiudere gli shebab.
Nel 1995, dopo gli accordi di Oslo, Arafat chiude la prigione e la trasforma in un centro sportivo; dove c'è appunto il campo da calcio.
I componenti della sede municipale di Farah ci accompagnano dentro all'ex prigione. Il responsabile è stato detenuto qui, per due anni e ci fa da cicerone...
Nel giardino ci sono bellissime palme e fiori, dall'esterno sembra una bellissima fortezza. All'entrata c'è una scrivania, è tutto pulito e ben imbiancato. Quell'entrata, una volta, era il luogo dove si svolgevano i “falsi” processi.
E da qui in poi...inizia l'orrore.                                             
C'è un primo corridoio che porta in un luogo all'aperto, vicino ad un muro. Quando i prigionieri passavano quel corridoio dovevano fermarsi nel luogo all'aperto, denudarsi davanti ai soldati (uomini e donne) e stavano lì, in piedi, perchè in quel momento dovevano dimenticare il loro nome e imparare la loro nuova identità: un numero. Mentre erano lì, nudi, davanti ai soldati succedeva un po' di tutto, soprattutto nei confronti delle prigioniere donne e dei bambini. Chi faceva resistenza volontaria o involontaria nell'imparare il proprio numero, veniva sbattuto contro quel muro. L'attuale responsabile se lo ricorda bene quel muro. Segue subito un altro orrore... ci sono dei quadrati di cemento che fanno da sedute. Lì sopra venivano legati due a due i prigionieri di schiena fra loro e con le mani legate dietro alle loro schiene. Restavano lì per ore, sotto al sole e i soldati gli tiravano le pietre in testa. Ci dicono di due bambini, legati lì, e dei soldati che gli stavano davanti e ci fanno intendere che i soldati si masturbassero davanti addosso ai bambini.
Subito dopo c'è un altro muro, bianco, perchè è stato imbiancato, ma non sono riusciti con quel bianco a coprire quello che c'era sotto...ci sono i nomi dei prigionieri che loro stessi hanno inciso nella pietra.
Ed ecco un altro corridoio che porta alle celle d'isolamento. Le celle sono larghe circa 80 cm e lunghe circa 1 mt e mezzo, senza bagno. Dentro a quelle celle ci restavano minimo 18 giorni. Lì dentro gli veniva passato il cibo da sotto la porta e urina e feci stavano sul pavimento, perchè appunto, non c'era il bagno.
Anche qui israele prima di lasciare lo stabile ha imbiancato le pareti nel tentativo di coprire cosa succedeva là dentro. Ed in effetti il sangue alle pareti è stato coperto, ma anche qui, non hanno potuto coprire quello che i prigionieri avevano inciso nel muro: i loro nomi, i nomi di chi amavano, i calendari e i giorni che passavano.
Esco nel giardino, bellissimo, ma per quanto con la bellezza abbiano fatto quel luogo un centro sportivo; è un luogo dell'orrore che nessuno può dimenticare e si respira nell'aria..l'odore della tortura e della violenza.
Parlo con il responsabile che è stato, appunto, due anni lì dentro. Mi dice che ha scritto un diario in quei due anni e che lo legge spesso ai suoi figli perchè devono sapere chi è il mostro e devono essere preparati. Mi dice anche che teneva i noccioli delle olive che mangiava in carcere per fare il rosario musulmano e pregare. “Ho ancora tutte quelle cose fatte con il nulla in prigione, anche se una notte i soldati sono entrati in casa mia e mi hanno rubato un po' di quelle cose. Spero di riaverle”.

Farah, la memoria non la si può cancellare con un'imbiancatura alle pareti. La prigione di Farah è un lagher israeliano dove torturavano i Palestinesi.


FOTO CLIP A CURA DI LUCIANO GRANIERI

giovedì 31 luglio 2014

Zingaretti scopre le carte sulla sanità ciociara

Luca Frusone, Deputato Movimento 5 Stelle



"Finalmente si è sollevato il sipario sulle reali intenzioni di Zingaretti e della Mastrobuono sulla sanità ciociara, con l'uscita del nuovo programma operativo 2013-2015 - è il commento di Luca Frusone, deputato del Movimento 5 Stelle - Le promesse fatte fino a pochi giorni fa, sono cadute miseramente di fronte al DEA di II livello di Latina. Ancora una volta la Provincia di Frosinone viene penalizzata e Zingaretti non si è rivelato migliore della Polverini in quanto a promesse mancate. A questo punto le innumerevoli iniziative intraprese in tutti questi mesi sia a livello nazionale che regionale dal Movimento 5 Stelle, ma soprattutto dai cittadini che hanno dimostrato un'alta sensibilità sul tema, appaiono nulle di fronte al menefreghismo di Zingaretti e della sua compagine politica che si è rivelata inadatta a difendere le necessità della nostra Provincia. Il Partito democratico, in questi mesi, non ha mai voluto veramente comprendere appie­no le problematiche della sanità, dell’enorme debito e come risanarlo, la riprova l’abbiamo avuta quando han­no bocciato la nostra proposta d’istituire una Commissione d’inchiesta sul debito. Nulla è cambiato anche per la questione macroaree. Il disegno ormai è chiaro e quando si parla di sfascio della sanità della nostra provincia, si può facilmente fare la lista degli artefici. Nonostante tutto - conclude il parlamentare -, il MoVimento 5 Stelle continuerà a dar battaglia e infatti stiamo già depositando una nuova interrogazione al Ministro della sanità, per mantenere viva l’attenzione sulla drammatica situazione della sanità ciociara".

Essere o non essere gufi?

Luciano Granieri


Se essere gufi significa sperare che l’insano progetto di abolire il Senato - mortificandolo a lavacro giudiziario per consiglieri locali inquisiti, ed  eleggere i Deputati attraverso una legge elettorale che mortifica la rappresentanza  e favorisce la solita banda di nominati - non vada in porto, sono orgoglioso di essere gufo. Se per meritarsi l’appellativo di “gufo” è necessario  prendere posizioni decise contro una deriva pericolosa, che vuole il Parlamento una dependance del Governo, il quale, a sua volta, diventa  la cerchia servile di un Presidente del Consiglio con il potere di  scegliere il Capo dello Stato, i membri del CSM e della Corte Costituzionale, credo, e ne sono contento,  di meritare a pieno titolo quell’appellativo.  Se  gufi sono coloro che denunciano il fatto, gravissimo,  per cui un Governo e un Parlamento eletti con una legge elettorale dichiarata INCOSTITUZIONALE  da una Corte Costituzionale, ancora indipendente,  si arroghino il diritto  illegittimo di cambiare la Costituzione, allora io sono gufo. Ed infine se per entrare nel club dei gufi  è necessario affermare  che questi  padri della patria che hanno partorito l’obbrobrio di riforma, in lunga discussione al Senato,   sono del tutto ignoranti in materia, mi considero pienamente iscritto al  club dei gufi. Insomma visto che per adesso i gufi se la ridono, orgoglioso di essere gufo.

Terminata la Scuola Popolare per migranti

Oltre l'Occidente


E’ terminata ieri 30 luglio la lunghissima stagione della Scuola popolare per migranti di Frosinone, organizzata per il sesto anno consecutivo dall’Associazione Oltre l’Occidente e Casa dei Diritti Sociali sezione di Frosinone per l’insegnamento della lingua italiana per stranieri e sostegno scolastico per minori. E con una piccola festa organizzata dagli insegnanti si sono sciolte le emozioni di due mondi che hanno cominciato a comunicare nonostante le difficile realtà delle condizioni africane e delle terribili esperienze dei processi migratori. Dall’inizio di novembre la scuola ha avviato 5 corsi per un complessivo numero di 40 studenti che hanno frequentato vari livelli di insegnamento della lingua italiana. Uno di questi corsi il PRILS, Piano Regionale d’integrazione linguistica e sociale degli stranieri del Lazio, ha visto gli studenti, asiatici, mediorientali, nordafricani e dell’Europa dell’est, raggiungere il livello 1, con le insegnanti Daniela Spaziani e Donatella Sanità. Un altro corso ha visto la partecipazione di cittadini dell’est Europa con l’insegnante Daniela Spaziani.Un terzo corso di alfabetizzazione si è svolto con i ragazzi profughi africani (Nigeria,Ghana,Gambia,Mali,Chad,Senegal e Guinea), con la collaborazione della coop.Antea, e ha visto la partecipazione di circa 20 ragazzi con l’insegnante Ilaria Mastrantoni, Venera Oi, volontaria del Servizio Civile, e Yoanna …Un ultimo corso si è svolto con i ragazzi  della Casa famiglia Elefante Invisibile con l’insegnante Venera Oi. Si è poi effettuato sostegno scolastico a minori durante tutto l’anno scolastico con l’aiuto di Venera Oi e Stefano Mazza, Sabrina Capocci e Muse Beyene. «Generalmente si è passati da livelli elementare di contatto e di sopravvivenza a posizioni intermedie con alcuni che hanno fatto sensibili progressi», commenta Venera Oi. «La comprensione nell’ascolto è stata sufficiente mentre difficoltà sono riscontrabili nella lettura. Alcuni sono riusciti a rompere il muro della difficoltà del parlato entrando nella intenzionalità del discorso. E’ stata utilizzata una metodologia didattica classica con lezioni frontali e lavagne. Nel corso del tempo si è anche utilizzato il computer e un videoproiettore per lezioni più interattive e dinamiche. Il centro ha offerto occasioni per intercultura e interazioni che hanno contribuito alla crescita linguistica degli studenti. I docenti si ritengono soddisfatti per la riuscita del corso nonostante le difficoltà di organizzazione, di frequentazione e di continuità». «L’approccio iniziale con i ragazzi è stato molto delicato, poiché giunti da poco in Italia dopo un lunghissimo viaggio,apparivano frastornati e intimoriti a causa delle barriere linguistiche,culturali e religiose.», afferma Ilaria Mastrantoni, «ma a poco a poco grazie all’uso della lingua inglese e francese noi insegnanti siamo riuscite astabilire un dialogo e un rapporto di reciproco rispetto e fiducia». «I ragazzi hanno mostrato sin dall’inizio interesse nell’apprendere una nuova lingua e nel frequentare assiduamente le lezioni,impegnandosi anche a casa». «Con il passare del tempo noi insegnanti abbiamo osservato i loro miglioramenti con piacere e gratificazione,apprezzando i loro sforzi e la volontà di ognuno di loro» continua Venera Oi. «Quotidianamentenoi insegnanti preparavamo i loro esercizi,cercando ogni volta di rendere la lezione divertente e allo stesso tempo interessante. Con il passare del tempo i ragazzi hanno acquisito sempre più padronanza della lingua italiana , sicurezza in se’ stessi e nelle proprie capacità. In breve tempo hanno iniziato ad usare espressioni di uso quotidiano e frasi basilari tese a soddisfare bisogni di tipo concreto».«Per noi insegnanti e’ stata un’esperienza molto intensa e gratificante , sia dal punto di vista umano, che dal punto di vista dell’insegnamento. Siamo riuscite ad instaurare con loro legami molto forti ,che vanno oltre il semplice rapporto alunno-insegnante. Per noi è stata un’esperienza bella ed emozionante poichè dietro ognuno di loro c’è una storia e vedere la loro grinta ci ha reso più forti» concludono Venera Oi e Ilaria Mastrantoni. L’Associazione Oltre l’Occidente e Casa dei Diritti Sociali nel ringraziare quanti hanno permesso lo svolgimento delle lezioni, sottolineano l’operato volontario delle insegnanti tutte che con grande impegno e coraggio si sono calate spesso come mediatrici culturali nel mondo articolato, diffidente, difficile delle migrazioni. Il mondo non va forse nel senso giusto. la scuola è occasione per conoscere il mondo, per avvicinarlo per tentare di costruire e condividere un orizzonte comune, così come fanno i volontari e gli attivisti. Così però non ragiona l’istituzione che continua ad essere sorda sugli elementi fondanti l’integrazione e l’intercultura a cominciare da scuole d’insegnamento della lingua italiana stabili che prevedano percorsi di mediazione per aiutare a muoversi nella nostra società. Frosinone nel suo piccolo avrebbe strutture e risorse associative importanti per avviare su una scala diversa questi percorsi. L a Casa della Pace strumento individuato da legge regionale a cui il Comune di Frosinone ha aderito e con i fondi del quale è stata ripristinata una sede pubblica è lì morta da almeno due anni senza cha alcuno se ne preoccupi. In ogni caso con le difficoltà e i limiti di sempre Oltre l’Occidente e Casa dei Diritti Sociali alla fine di ottobre riprenderanno il tentativo di gettare un ponte di condivisione tra mondi diversi con la scuola d’italiano. Chi vuole fare questa eccezionale esperienza è libero di partecipare. Un altro mondo è possibile. 

mercoledì 30 luglio 2014

Da Bob Dylan a Giorgio Gaslini in autostop

A cura di Luciano Granieri


Giorgio Gaslini è morto ieri presso l’ospedale di Borgotaro nel Parmense  dove era ricoverato da un mese a seguito di una brutta caduta. La biografia del pianista, concertista, milanese, riempie i siti web dedicati alla musica,  dunque non andremo a riproporre ciò che è  già noto e meglio riportato rispetto a quanto  avremmo potuto scrivere noi. Di Gaslini ci  piace ricordare l’intensa attività jazzistica della sua  poliedrica carriera, che lo ha visto suonare al fianco dei più grandi  maestri, da Max Roach ad Archie Sheep, da Eddie Gomez a Johnny Griffin.  Più celebrate e famose  sono le colonne sonore  scritte per  “Profondo Rosso” di Dario Argento e per “La Notte” di Michelangelo Antonioni, oltre che a molte altre musiche composte  per diverse  opere cinematografiche. Ma Gaslini era musicista a tutto tondo con un intensa attività anche sul versane della musica classica che lo ha visto  compositore di alcune sinfonie e balletti .  Ci sembra maggiormente significativo, per un blog come il nostro,celebrare e ricordare il maestro con  Il testo che segue. Una testimonianza diretta dello stesso Gaslini,  tratta dal libro-intervista curato da Adriano Bassi dal titolo “Giorgio Gaslini vita, lotte, opere di un protagonista della musica contemporanea” pubblicato da Franco Muzzio editore. Un frammento che   ci illustra soprattutto il Gaslini di lotta. Un artista che ha messo al servizio delle rivolte sociali la sua arte e creatività e che ha segnato una svolta nella diffusione del jazz in Italia. 

Un grazie di cuore  al grande maestro.



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Nel 72/73, Bruno Tommaso, Andrea Centazzo, Gianni Bedori ed io formammo un nuovo quartetto. Con la formazione in cui c’era Monico e non Centazzo, ho fatto una prima esecuzione assoluta di “Fabbrica Occupata”, un brano ispiratomi dal senso spettrale di angoscia , di tragedia , ma anche di forza che aleggiava all’interno di una fabbrica occupata, coi macchinari coperti da teli, con le maestranze raccolte in un salone sedute per terra attorno ad un stufa accesa a discutere per ore e ore del giorno e della notte, i bambini, i familiari, il vitto portato da casa.  Tutto questo durava magari 15 giorni. Io passai tante ore con loro in varie fabbriche, poi mi invitarono gli operai stessi in molte parti d’Italia a tenere concerti all’interno delle fabbriche occupate. Andai in forma di solidarietà assolutamente a titolo gratuito, anzi a volte mi pagavo le spese di viaggio, ma ho la grande soddisfazione di aver contribuito nel portare a conoscenza  dell’opinione pubblica queste situazioni. Una volta feci un concerto sul tetto di una fabbrica di Genova, con gli altoparlanti sulla città. Il giorno dopo fu riportato l’accaduto su una pagina intera del quotidiano ligure. Tutto ciò servì come documentazione , perché il Ministero ed il Ministro  si mossero e finalmente la fabbrica fu riaperta. Altre volte successe nell’hinterland milanese. Mi ricordo di un ultimo dell’anno passato con le maestranze di una fabbrica occupata  vicino a Parma.
“Fabbrica Occupata” non fu un brano scritto a tavolino, ma qualche cosa di molto vissuto. La prima esecuzione avvenne nel ’72 ad Umbria Jazz, sulla piazza di Perugia, era la prima edizione del festival , con 10.000 ragazzi seduti nella piazza di Perugia  sino in fondo alla via. Era successo un fenomeno stranissimo . Qualche giorno prima era  stato programmato una specie di mega festival rock vicino a Modena. All’ultimo momento questi ragazzi si erano già messi in cammino  a decine di migliaia per andare in autostop , a piedi e con mezzi di fortuna a questo festival dove avevano addirittura promesso la presenza di Bob Dylan (cose leggendaria). Io partii con la macchina per andare in Umbria  ed in autostrada trovai centinaia di ragazzi che chiedevano l’autostop. Un paio di giorni prima avevano sospeso questo festival, quelli che si erano già mesi in cammino  dirottarono tutti su Umbria jazz e scoprirono di colpo questo festival. Fu la sua fortuna, perché già nella prima serata arrivarono in decine di migliaia, erano almeno 20.000 ragazzi con il sacco a pelo. Quella sera dopo di me si sarebbe esibito Sun Ra, tra le altre cose dovevo suonare la sera prima con i Weather Report, ma era venuto a piovere e il concerto era stato sospeso. Chiesi di poter suonare la sera dopo, nonostante al festival dovessero pagarmi lo stesso e mandarmi a casa. Dissi che non volevo i soldi senza aver lavorato ed allora ecco questa serata a Perugia condivisa Con Sun Ra. Dentro di me pensavo “succeda quel che succeda io faccio questo pezzo”. Bisogna pensare che non si erano mai visti 10.000 ragazzi seduti per terra ad un festival del jazz e non si sapeva se questi lo conoscessero e che tipo di reazione avrebbero avuto essendo abituati al rock. La reazione fu incredibile: si alzarono tutti in piedi applaudendo . In quel momento iniziò una nuova fase  non solo della mia musica, ma della musica in Italia. Quando scesi dal palco c’erano gli organizzatori di “Libertà 1”, un festival che si teneva a Pisa dopo qualche giorno. Mi chiesero di partecipare a “Libertà 1” solo come pianista. Accettai e provai  delle sensazioni indimenticabili  per il calore dimostratomi dal pubblico. Ho ancora un manifesto di quella serata, che fu in realtà una no stop di 10 ore, dal pomeriggio alla notte,  in cui ad ogni numero musicale si alternava un personaggio di spicco  del movimento generale di rinnovamento che si era creato in Italia: dalla prima femminista, alla prima ragazza che era riuscita a denunciare una violenza subita, all’anarchico messo in galera per sbaglio, all’obiettore di coscienza, oppure a gruppi  che semplicemente testimoniavano il loro modo di essere. Ricordo che suonai alle due di notte, nello stadio dove si svolgeva la manifestazione . Avevano costruito un grande palco altissimo dove non vi si era potuto mettere sopra il pianoforte perché non lo reggeva. Erano tutte soluzioni di fortuna , con un pianoforte a coda sotto, a livello del pavimento e tutta la gente seduta non solo sugli spalti, ma anche dentro, per cui ero sepolto da circa 8.000 persone . Mi ricordo  che chiamai uno del servizio d’ordine, un tipo alto e grosso come un armadio e dissi: “Guarda che questo pianoforte ha due o tre tasti  che non funzionano”. Questo era il clima in cui si svolgevano le manifestazioni, dove non si andava troppo per il sottile, dove  l’importante era l’ideologia  oltre che la musica  e così lui rispose: “ Ci sono due o tre note che non funzionano? E tu saltale!”.  Io da musicista rabbrividii, ma poi pensai che era più importante la testimonianza, in quanto la musica la suonavo come volevo e sapevo, non c’era handicap musicale, ma una predominanza della presenza e della testimonianza. Anche in questo caso ci fu una reazione travolgente.  Contemporaneamente successe un altro fatto. Fui contattato dai rappresentanti del Festival dell’Unità che mi dissero: “Il jazz al Festival dell’Unità non l’abbiamo praticamente mai fatto, vogliamo provare a Firenze, alle Cascine, è un festival provinciale e vediamo cosa succede”. Era il 1973 e mi invitarono con il mio gruppo. Andai nel pomeriggio, c’era un palco organizzatissimo  con i microfoni, un pianoforte a coda ed una grande platea: gli organizzatori erano terrorizzati e si chiedevano se sarebbe venuta gente con la vecchia mentalità istituzionale da Festival dell’Unità, dove i divi erano stati per dieci anni Claudio Ville e Sergio Endrigo. Per rincuorarli dissi “Sentite, io faccio concerti dal dopoguerra, ho sempre avuto pubblico e non vedo perché non ne dovrebbe venire questa sera”. Arrivarono le 21,00 ed anche 3.000 persone, famiglie complete con bambini.  Sbalorditi dal grande successo avuto, da quel momento per 10 anni i Festival del’Unità hanno fatto jazz. Tutto ciò dimostra come il PCI nella sua maggioranza di base era più all’avanguardia di alcuni suoi intellettuali. L’importanza  di tutto ciò non era tanto nel risultato economico, ma nel fatto che erano accorti del jazz tutti in sintonia: i grandi movimenti giovanili che provenivano dal rock  con Umbria Jazz, i movimenti della sinistra  istituzionale con i Festival dell’Unità e i movimenti  della sinistra  extraparlamentare con “Libertà 1”. Tutto era successo in pochi giorni.

Giorgio Gaslini.



foto clip di Luciano Granieri.

Foto tratte dal libro "Giorgio Gaslini, vita lotte, opere si un protagonista della musica contemporanea" di Adriano Bassi.
Brano: "Occupazione totale" tratto dalla colonna sonora del film." 5 donne per l'assassino". Eseguito dal quartetto di Giorgio Gaslini, comprendente oltre che lo stesso Gaslini al pianoforte, Andrea Centazzo alla batteria, Gianni Bedori al soprano, Bruno Tommaso al contrabbasso.

Mondializzazione finanziaria e globalizzazione della corruzione e del crimine.

A cura di Luciano Granieri

 Anche il governo Renzi, proseguendo l’iter già avviato quando alla presidenza del consiglio sedeva Letta, sta a approntando un decreto legge per assicurare impunità e anonimato a coloro i quali  volessero, bontà loro, far rientrare in Patria  i  capitali illegalmente allocati nei paradisi fiscali. Si dice che quei soldi, di dubbia provenienza, visto l’anonimato garantito a chi decide di farli rientrare, dovranno servire ad investire in attività produttive.  E’ questa l’ennesima dimostrazione che Renzi può cambiare verso solo  se non disturba il manovratore, né più e né meno come i suoi predecessori. Infatti per quanto concerne le questioni  che interessano gli affari sporchi dell’intreccio capitalistico-finanziario-criminale, nulla deve cambiare, e anzi si devono implementare tutte quelle azioni finalizzate ad evitare che la collettività ficchi troppo il naso nel torbido intreccio fra finanza e politica. L’azione a tenaglia  predisposta dal nuovo esecutivo con la riforma del Senato e la nuova legge elettorale ne è fulgido esempio.  Per  spiegare meglio questi concetti ci avvaliamo di nuovo delle parole del Subcomandante Marcos.
Buona lettura.

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 I mezzi di comunicazione di massa ci regalano un'immagine dei dirigenti della delinquenza mondiale: uomini e donne volgari, vestiti in modo stravagante, impegnati in mansioni ridicole o dietro le sbarre di un carcere. Ma questa immagine nasconde più di quanto non mostri: né i veri capi delle mafie moderne, né la loro organizzazione, né la loro influenza reale sull'economia e la politica sono messi in mostra. Se voi pensate che mondo della delinquenza sia sinonimo di oltretomba e oscurità, vi sbagliate. Durante la cosiddetta "Guerra Fredda", il crimine organizzato è andato acquisendo una immagine più rispettabile e non solo ha cominciato a funzionare come qualunque impresa moderna, ma è anche profondamente penetrato nei sistemi politici e economici degli Stati Nazionali. Con lo stabilirsi del "nuovo ordine mondiale" e la conseguente apertura dei mercati, privatizzazioni, deregolamentazione del commercio e della finanza internazionale, il crimine organizzato ha "globalizzato" le sue attività.
"Secondo l'Onu il reddito mondiale annuale delle organizzazioni criminali transnazionali [Oct] si aggira attorno al milione di milioni di dollari, un ammontare equivalente al Pil di tutti i paesi a reddito debole [secondo la classificazione della Banca mondiale] e dei loro tre miliardi di abitanti.
Questa stima tiene conto tanto del traffico di droghe, che delle vendite di armi, del contrabbando di materiale nucleare, ecc., oltre che i guadagni delle "imprese" controllate dalle mafie [prostituzione, gioco, mercato nero del denaro...]. In cambio, non diminuisce il volume degli investimenti continuamente fatti dalle organizzazioni criminali nella sfera del controllo degli affari legittimi, né tanto meno il dominio che esse esercitano sui mezzi di produzione in numerosi settori dell'economia legale" [Michel Chossudovsky, "La corruption mondialisée",in "Géopolitique du Chaos"]. Le organizzazioni criminali dei cinque continenti hanno fatto loro lo "spirito di cooperazione mondiale" e, associate, partecipano alla conquista e al riordino dei nuovi mercati. Non solo in attività criminali, bensì anche negli affari legali. Il crimine organizzato investe in affari legittimi non solo per "riciclare" il denaro sporco, ma anche per costruire nuovi capitali per le sue attività illegali. Le imprese preferite per questo scopo sono quelle immobiliari di lusso, l'industria dell'ozio, i mezzi di comunicazione, l'industria, l'agricoltura, i servizi pubblici e... la banca! Alì Babà e i quaranta banchieri? No, qualcosa di peggio. Il denaro sporco del crimine organizzato è utilizzato dalle banche commerciali per le loro attività: prestiti, investimenti nei mercati finanziari, acquisto di titoli del debito estero, compravendita di oro e valuta. "In molti paesi, le organizzazioni criminali si sono convertite in creditori dello Stato ed esercitano, agendo nei mercati, un'influenza sulla politica macro-economica dei governi. Nelle borse dei valori, esse investono anche nei mercati speculativi di prodotti derivati e di materie prime" [M. Chossudovsky, op. cit.]. E, secondo un rapporto delle Nazioni unite, "lo sviluppo dei sindacati del crimine è stato facilitato dai programmi di aggiustamento strutturale che i paesi indebitati hanno dovuto accettare per avere accesso ai prestiti del  Fondo monetario internazionale" ["La globalizzazione del crimine", Nazioni unite].
Il crimine organizzato conta anche sui cosiddetti paradisi fiscali. In tutto il mondo ci sono, più o meno, 55 paradisi fiscali [uno di essi, nelle Isole Cayman, è al quinto posto nel mondo come centro bancario e ha più banche e società registrate che abitanti]. Le Bahamas, le Isole Vergini britanniche, le Bermude, San Martín, Vanuatu, le Isole Cook, le isole Mauritius, il Lussemburgo, la Svizzera, le Isole anglo-normanne, Dublino, Montecarlo, Gibilterra, Malta, sono buoni posti perché il crimine organizzato entri in rapporto con le grandi imprese finanziarie del mondo. Oltre a "riciclare" il denaro sporco, i paradisi fiscali sono usati per evadere le tasse, ed è per questo che sono un punto di contatto tra governanti, manager e capi del crimine organizzato. L'alta tecnologia, applicata alla finanza, permette la circolazione rapida del denaro e la sparizione dei guadagni illegali. "Gli affari legali e illegali sono sempre più mescolati, introducono un cambiamento fondamentale nelle strutture del capitalismo del dopoguerra. Le mafie investono in affari legali e, all'inverso, incanalano risorse finanziarie verso l'economia criminale, grazie al controllo di banche o imprese commerciali implicate con il riciclaggio del denaro sporco o che hanno relazioni con le organizzazioni criminali. Le banche pretendono che le transazioni sono effettuate in buona fede e che i loro dirigenti ignorano l'origine dei fondi depositati. La consegna è non chiedere nulla, è il segreto bancario e l'anonimato nelle transazioni, tutto è garantito dagli interessi del crimine organizzato, che proteggono l'istituzione bancaria dalle investigazioni pubbliche e dalle incriminazioni. Non solamente le grandibanche accettano di riciclare denaro, puntando alle abbondanti commissioni, ma concedono ancheprestiti a tassi elevati alle mafie, sottraendoli agli investimenti produttivi industriali o agricoli" [M.Chossudovsky, op. cit.]. La crisi del debito mondiale, negli anni ottanta, provocò il crollo dei prezzi delle materie prime. Questo ridusse drasticamente il reddito dei paesi sottosviluppati. Le misure economiche dettate dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale, presumibilmente per "recuperare" l'economia di questi paesi, ha solo reso più acuta la crisi degli affari locali. Di conseguenza, l'economia illegale si è sviluppata per riempire il vuoto creato dalla caduta dei mercati nazionali.

Subcomandante Marcos

lunedì 28 luglio 2014

LA DERIVA DEI CONTINENTI. SI MUOVONO MA NON SI NOTA

Comitato di Lotta Frosinone

E due.
Dopo il documento della Commissione Consiliare con il quale il comune di Frosinone finalmente riconosceva uno spazio possibile alla costruzione della newco per i lavoratori ex multiservizi, ecco il secondo importante: l'apertura di Frosinone a proseguire fattivamente davanti agli enti, alla Regione oltre che alle parti sociali, riconoscendosi politicamente e tecnicamente nel documento redatto, grazie alla partecipazione attiva dei capigruppo consiliari.

Due passi avanti dunque dopo un anno di trattativa e 112 giorni di tenda. Nulla di concluso ovviamente ma l'individuazione almeno di dove costruire le fondamenta ci sono.

Un incontro stamane in Regione ancora una volta molto partecipato, 30 persone, dove spiccava la presenza del Presidente della Provincia, di Morini e di Piacentini, oltre che di Di Cosmo per conto di Buschini e la Martini in rappresentanza della minoranza del consiglio del capoluogo. Non mancavano le parti sociali e i lavoratori attendati che anche presidiavano l'entrata regionale essendo arrivati in bus.

A condurre le danze ancora una volta Patrizio Caligiuri della segreteria dell'ass.to al lavoro della Valente che, oramai conoscitore delle dinamiche del tavolo e delle reazioni dei singoli soggetti, ha proposto un tragitto lineare invitando i rappresentanti degli enti a rispondere fattivamente sulle problematiche a monte della costituzione della newco, a cominciare dalla difficile soluzione della Frosinone Multiservizi che si trascina da un anno aumentando i propri debiti (quasi €.9 milioni).
Proprio Piacentini sgombrava il campo da una serie di dubbi uno per tutti l'impossibilità di ripianare le perdite della Multiservizi e di procedere al deposito dei libri in tribunale per avviarla verso il fallimento. Questo non sarà di ostacolo alla costituzione della newco.

Avuta questa decisiva rassicurazione Alatri e la Provincia si pronunciavano ancora una volta favorevoli alla costituzione della newco non nascondendo perplessità su alcuni strumenti di natura procedurale come il passaggio dei lavoratori – la Regione ha ricordato di aver più di un anno fa stabilito che non si tratta di un concorso ma di una procedura ad evidenza pubblica – e, per la Provincia, la propria situazione amministrativa riguardo le deleghe visto la rivisitazione del ruolo delle province stesse.

Frosinone ha sollevato situazioni spinose - il passaggio dei lavoratori, la spesa del personale, la comunicazione alla Corte dei Conti del passaggio dalle esternalizzazioni ad una società in house -, ma ha anche affermato la possibilità di superarle tutte con la condivisione dell'intero consiglio comunale. Rimane il problema degli affidamenti dei servizi che alcuni sono stati prorogati mentre altri no, ma tutti dovrebbero andare al 31 dicembre p.v.

Quindi la nuova società, se supererà indenne le prossime fasi, potrebbe partire a gennaio 2015:
  • intanto il piano industriale verrà definito la prima settimana di settembre con la speranza che la Provincia avrà un destino chiaro almeno sull'attribuzione delle deleghe;
  • dopo un paio di settimane confronto con le parti sociali per verificare il numero corretto dei lavoratori in possibile esubero e avviare una riflessione sugli strumenti di fuoriuscita;
  • successivamente avviare le modalità di costituzione formale della società a partire dal riscontro dei singoli consigli comunali e della Provincia.
    In questi giorni ognuno dovrà svolgere i compiti a casa:
  • - la Regione redarre un documento conclusivo dell'incontro di oggi e a lavorare sui possibili ammortizzatori sociali;
  • - gli enti a cercare di risolvere questioni attinenti le proprie posizioni;
  • - i lavoratori a tessere quella tela di relazioni di rapporti di numeri di pressioni di lotte, che cementano la costruzione di una società che darà lavoro stabile e reddito - appena dignitoso - a ca 240 persone.

I continenti si muovono. E qualcosa si muove anche per i lavoratori ex Multiservizi che non demordono.

Bonifica della Valle del Sacco: 2014, anno zero.

Comitato LIP Valle del Sacco (per la proposta di Legge Regionale di Iniziativa Popolare sulla Valle del Sacco)

Nei giorni scorsi la Regione Lazio ha annunciato che la “Bonifica dei terreni inquinati nella Valle del Sacco” è stata inserita come “azione cardine” nella programmazione regionale 2014-2020, e finanziata con 70 milioni di Euro dai fondi: Bilancio, PSR (Piano Sviluppo Rurale) e FSC (Fondo Sviluppo e Coesione); il fondo del POR-FESR (Fondo Europeo Sviluppo Regionale), inizialmente previsto per sostenere gli interventi sulla Valle del Sacco, era stato escluso in sede di accordo di partenariato.

Peccato che detti fondi non sono, in realtà, disponibili:

-il Bilancio Regionale prevede alcuni stanziamenti, denari che però la Regione non può spendere per la bonifica del SIN “Bacino del fiume Sacco” poichè la recente sentenza del TAR ha riportato la competenza per il risanamento ambientale dalla Regione Lazio al Ministero dell’Ambiente, con il quale mancano accordi ed intese, pure in assenza di normative attuative alle quali fare riferimento;

-il PSR, pubblicato sul sito della Regione Lazio, non prevede interventi specifici sulla Valle del Sacco, restando ancora da individuare quali azioni e progetti per la bonifica possano essere realizzati nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale e l’importo dei relativi finanziamenti;

- il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) non è ancora attivo, poichè la sua programmazione non è stata definita e sono in corso le trattative con gli organi statali per gli interventi e l’entità dei fondi per la Regione Lazio.

Pertanto, allo stato attuale l’azione cardine sulla bonifica della Valle del Sacco è priva dei fondi necessari alla sua attuazione; inoltre, non è stato precisato quali saranno, nel concreto, gli interventi di risanamento ambientale, quali i tempi, quali i risultati attesi.

La Valle del Sacco è all’anno zero
per la bonifica dei siti inquinati, per l’emergenza sanitaria, per gli impianti di trattamento dei rifiuti, per lo sviluppo economico, per il rilancio sociale.
La nostra terra è tuttora considerata come una cenerentola, ultima fra gli ultimi, drammaticamente illusa nell’accoglimento delle sue istanze e ragioni: la Valle del Sacco è stata esclusa dalla Regione dall’elenco delle “aree interne” del Lazio bisognevoli di sostegno e specifiche strategie per lo sviluppo economico e sociale (Delibere Giunta Regionale 476 e 477 del 17 Luglio 2014).
O forse i cittadini della Valle del Sacco sono ricchi, in buona salute, e vivono in un paradiso naturalistico??

Il Comitato LIP Valle del Sacco, oltre alla imminente presentazione del testo della Legge di Iniziativa Popolare per il risanamento ambientale, lo sviluppo ed il rilancio del territorio, è in procinto di avviare:

-un esposto e richiesta d’intervento all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il grave stato di salute della popolazione;

-la richiesta alla Commissione Europea di attivare una procedura d’infrazione per la violazione delle direttive europee in tema di bonifica dell’inquinamento, trattamento dei rifiuti urbani, tutela delle acque e dei suoli, nonchè per la violazione delle direttive e dei regolamenti UE per la programmazione dei fondi strutturali;

-l’azione per il risarcimento del danno ambientale su tutta la Valle del Sacco, sia con la class action contro la pubblica amministrazione come prevista dal DLgs 198/2009, sia attraverso il procedimento di cui al  T.U. Ambiente DLgs 152/2006.
Il Comitato LIP Valle del Sacco propone a tutte le associazioni di cittadini ed ai Sindaci di aderire a dette azioni, finalizzate ad ottenere quanto dovuto al nostro territorio ed ai suoi abitanti

Il Comitato LIP Valle del Sacco
(lip.vallesacco@gmail.com – 3336943308)