sabato 9 agosto 2014

Reagiamo. Non tutto è perduto

Luciano Granieri


E’  andata. Ma non tutto   è perduto.  Il Senato ha licenziato in prima lettura la  riforma che abroga se stesso, oltre che una buona fetta di democrazia. Però  fra abbandoni d’aula, defezioni, mal di pancia,  i numeri dicono  che la riforma è stata approvata con  soli 183 voti favorevoli. Per evitare il referendum confermativo la maggioranza dei due terzi si attesta a 214, cifra ben lontana da quella ottenuta. Dunque si andrà a referendum non per gentile concessione di  Renzi ma per il risultato del voto. 

Inoltre le enormi  lacune del testo lasciano presupporre modifiche alla Camera, per cui la legge dovrà tornare al Senato. Le letture quindi fra Camera e Senato da quattro diverranno cinque (benedetto il bicameralismo paritario!) poi, dopo la pausa di riflessione, si andrà a referendum come  l’articolo 138, per fortuna non ancora abrogato, comanda. Tradotto in tempi se ne parlerà forse a fine 2015. 

C’è dunque tutto il  tempo per quelle  forze e  movimenti , che mantengono ancora un minimo di coscienza democratica,  di organizzarsi e far fallire questo ennesimo progetto di restaurazione fascista e pidduista.  

In realtà l’iter di approvazione in prima lettura al Senato della riforma, rivela che di fatto questa è già in vigore, ancora prima di essere votata. Ripercorrendo le tappe che hanno condotto al risultato dell’8 agosto  scorso notiamo che tutto si è svolto in modo anomalo, incostituzionale.  Incominciamo dall’inizio. La legislatura che ha partorito questa riforma costituzionale si è determinata attraverso elezioni svolte con una legge giudicata incostituzionale dalla Consulta.  In  conseguenza di tale pronunciamento la Corte di Cassazione ha deliberato che il Governo e il Parlamento, eletti con una norma incostituzionale, avrebbero dovuto procedere solo all’ordinaria amministrazione,  fare una nuova legge elettorale, recependo i rilievi della Consulta, e decretare al più presto nuove elezioni. Mai e poi mai una simile legislatura avrebbe avuto la legittimazione a cambiare la Costituzione.  Deliberazioni della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione tranquillamente ignorate. 

Altro strappo:  le riforme costituzionali  sono di esclusiva pertinenza del Parlamento. Il Governo non ha titoli per deliberare in materia costituzionale. Al contrario questa riforma è stata  voluta,  pensata, costruita dal Governo ed imposta al Parlamento. Veniamo  al precorso parlamentare. Già in commissione affari costituzionali  il pastrocchio governativo sul Senato non aveva la maggioranza. Questa è stata ottenuta espellendo dalla commissione  i senatori irriducibilmente contrari e riducendo a più miti consigli quelli in disaccordo ma  in fondo disponibili a cambiare idea. Dunque l’approdo della legge in aula è avvenuto viziato da una maggioranza innaturale ottenuta in commissione  con minacce ed espulsioni.  

Anche in aula questa riforma indigesta non aveva la maggioranza. Tanto è vero che nelle due occasioni in cui si è optato per il  voto segreto,  su alcuni emendamenti, il governo è andato sotto. Segno che anche in questo caso molti senatori di maggioranza e di minoranza (leggi Forza Italia) sono stati costretti a votare favorevolmente, grazie probabilmente a minacce e promesse.  Nel Pd sono diventati tutti  renziani dell’ultima ora.  Mi chiedo  per quale recondito motivo  i tanti fedeli di Bersani, una volta contrari a Renzi , abbiano cambiato idea in massa. Centralismo democratico e attaccamento alla poltrona? Addirittura tale insulso pasticcio ha avuto l’astensione (quindi voto contrario) di uno dei suoi relatori, il Senatore  Calderoli. Persona coerente nello  schifare i provvedimento che lui stesso redige. 

Ed infine la conduzione dell’aula da parte della presidenza del Senato è stata completamente in violazione dell’art. 72 della Costituzione il quale ammette procedure veloci, come canguri e ghigliottine, ove si rendano necessarie misure urgenti, per votare provvedimenti importanti , ma queste non possono applicarsi a leggi costituzionali. 

Come si vede una legge ancora non approvata ha già trovato applicazione. Dunque  per non subire, oltre che un furto di democrazia, una colossale presa in giro, è necessario che tutte le forze democratiche ed antifasciste,  si mobilitino. Non basta più inviare comunicati stampa o scrivere sui social network, bisogna tornare in piazza. Bisogna tornare fra le gente nei quartieri per spiegare a tutti l’imbroglio di una norma, spacciata come necessaria alla riduzione dei costi parlamentari, ma in realtà utile all’esclusione del popolo dall’esercizio democratico.  

Come detto il tempo c’è, ma per arrivare a far fallire il tutto attraverso il referendum, ma bisogna iniziare da subito. Invito quindi comitati e movimenti a mobilitarsi sin da dopo ferragosto e pianificare un programma di comizi e interventi nella piazze delle principali città della Provincia. Chi ha tempo  non aspetti tempo.

Rifiuti. Si impone una svolta nella gestione del territorio

Osservatorio Peppino Impastato

Una dura mazzata si è abbattuta su tutte le famiglie  del Capoluogo, per l’assurda decisione  della maggioranza di centrodestra e del  sindaco Ottaviani,  di imporre un ulteriore aumento del 17% sulla   TARI, (tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti). Aumento che sommato ai precedenti ha prodotto un aggravio dei costi per i cittadini negli ultimi anni di circa il 50%.

Dopo lo scandaloso episodio di corruzione   che ha portato all’arresto del vicesindaco, gli amministratori del Capoluogo  hanno perso una buona occasione per ragionare  in modo appropriato e serio sulla  gestione dei rifiuti. La Città ha bisogno di un progetto strategico incardinato sullo sviluppo della raccolta differenziata  per raggiungere in due  o tre anni l’obbiettivo dei “rifiuti zero”   con un conseguente notevole abbassamento del piano tariffario (almeno del 50%). E’ vergognoso deliberare aumenti così esosi in uno contesto sociale, di grave crisi economica diffusa che evidenzia un forte incremento della povertà, della disoccupazione, della precarietà e dei salari di fame. Non si possono aumentare le tariffe dei servizi primari mentre ci si abbandona a sprechi e spese ingiustificate, talvolta frivole, assistendo passivamente alla chiusura di fabbriche, scuole e strutture sanitarie ospedaliere e territoriali. Le difficoltà dei cittadini  a corrispondere la nuova tariffa sono impossibili da superarsi, tenendo presente che anche il pagamento è stato ridotto a una dilazione massima di tre rate.

Un cambio di rotta s’impone con urgenza,  visto quanto è accaduto in Parlamento, segnatamente alla Camera dei Deputati, con l’approvazione di una disposizione ( art.14 comma 1) inserita nel  DL Competitività n.91/2014. Nell’ articolo in questione,  si conferiscono ampi poteri al Presidente della Regione, Nicola Zingaretti (a capo di una giunta, di centro sinistra), per decidere  dove, come e quando, aprire nuovi impianti ad alto impatto ambientale (discariche, compostaggi, tmb, termovalorizzatori, ecc.) su tutto il territorio regionale,  derogando  ad obblighi fondamentali  come il pronunciamento  nel merito di organismi  tecnici preposti alla valutazione delle  conseguenze  ambientali e sanitarie. In particolare grazie a questo articolo, il programma di rideterminazione del fabbisogno impiantistico dedicato al trattamento dei rifiuti urbani del Lazio deliberato il 24 Luglio 2013, e necessario per lo più a smaltire i Rifiuti Solidi Urbani di Roma,  potrà subire una decisa accelerazione procedendo speditamente all’apertura di nuovi impianti, già previsti nella nostra Provincia, e segnatamente nella  martoriata Valle del Sacco ( Impianti di compostaggio presso Anagni, Frentino, Supino, un termovalorizzatore e un impianto TMB a Paliano).

Per evitare alla nostra popolazione il pagamento di ulteriori dannose conseguenze in termini di tutela del territorio e della salute,  è necessario assumere decisioni opportune oggi. Alla distruzione dell’organizzazione sanitaria corrisponde, sempre di più, il proliferare incontrollato di discariche ed inceneritori. E non si capisce come possa realizzarsi, in base al programma di gestione dei rifiuti programmato della Regione, il ventilato obiettivo della giunta Zingretti di trasformare il ciclo dell’immondizia in una opportunità di sviluppo e ricchezza per il nostro territorio.

Alla luce di questi fatti, l’Osservatorio Peppino Impastato, insieme ad altre associazione territoriali,  chiede un’incontro urgente con il sindaco Ottaviani,e con gli altri sindaci dei Comuni della Provincia, per capire se sono seriamente  interessati ad un progetto di gestione dei rifiuti che realizzi un reale vantaggio per la popolazione, sia in termini di salvaguardia della salute e dell’ambiente, che di sviluppo  economico. E’ del tutto evidente che per raggiungere  questi possibili obbiettivi è necessario progettare un piano di gestione completamente diverso   da quello attuale, che va completamente annullato. Nel merito siamo disponibili a presentare  e discutere alcune  nostre proposte.

Frosinone 9 agosto 2014             

Francesco Notarcola - Presidente Osservatorio Peppino Impastato




Happy 72nd to Jack DeJohnette- one of the world's most impeccable drummers.

Jazz Corner


Born in Chicago in 1942, GRAMMY® winner Jack DeJohnette is widely regarded as one of jazz music's greatest drummers. Music appreciation flourished in DeJohnette's family. He studied classical piano from age four until fourteen, before beginning to play drums with his high school concert band and taking private piano lessons at the Chicago Conservatory of Music.
In his early years on the Chicago scene, he led his own groups and was equally in demand as a pianist and as a drummer. He played R & B, hard bop, and avant-garde and was active with the experimentalists of the Association for the Advancement of Creative Musicians (AACM) in its early days, with the likes of founder Muhal Richard Abrams, Roscoe Mitchell and Joseph Jarman. In 1966, he drummed alongside Rashied Ali in the John Coltrane Quintet. International recognition came with his tenure in the Charles Lloyd Quartet, one of the first jazz groups to receive cross-over attention, which also alerted the world to Keith Jarrett's skills.
Jack DeJohnette has collaborated with most major figures in jazz history. Some of the great talents he has worked with are John ColtraneMiles Davis, Ornette Coleman, Sonny Rollins, Sun Ra, Jackie McLean,Thelonious Monk, Bill Evans, Stan Getz, Keith Jarrett, Chet Baker, George Benson, Stanley Turrentine, Ron Carter, Lee Morgan, Charles Lloyd, Herbie Hancock, Dave Holland, Joe Henderson, Freddie Hubbard, Abbey Lincoln, Betty Carter and Eddie Harris, who is responsible for convincing DeJohnette to stick with drums because he heard DeJohnette's natural talent.
It was in 1968 that DeJohnette joined Miles Davis's group in time for the epochal upheaval marked by Bitches Brew, an album that changed the direction of jazz. In his autobiography, Miles Davis said, "Jack DeJohnette gave me a deep groove that I just loved to play over." Jarrett soon followed DeJohnette into the Davis group, and the drummer's first ECM recording, the duet Rutya and Daitya was made in 1971. Working with Miles also brought about collaborations with John McLaughlin, Chick Corea and Dave Holland.
While continuing to lead his own projects and bands, DeJohnette has also been a 25-year-plus member of the immensely popular Keith Jarrett/Gary Peacock/Jack DeJohnette Trio. DeJohnette has appeared on more ECM albums than any other musician; his numerous recordings for the label display his subtle, powerful playing and the “melodic” approach to drums and cymbals that makes his touch instantly recognizable.
Jack has been awarded an Honorary Doctorate of Music from Berklee College of Music in Boston in 1991. There is an extensive list of awards for drumming and he is also a National Endowment for the Arts Jazz Master


venerdì 8 agosto 2014

Lo strano caso dell'Assessor Refrigeri e Mr. Hyde

Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Lazio

Ieri è stata discussa e approvata in Consiglio la proposta di legge che permetterà il rilascio di nuove concessione ai prelievi in deroga all'art.3 della nostra LR che di fatto bloccava la situazione nelle more della predisposizione del bilancio idrico.
Refrigeri ha dato parere favorevole in aula sostenendo che la modifica non era così nefasta e che si andava a sanare una impasse abbastanza pesante!! 
Questo è successo dopo il nostro incontro dove lui ha sostenuto sostanzialmente l'esatto contrario e dove siamo rimasti d'accordo per un testo concordato.
Gli emendamenti presentati dai 5 stelle (Porrello in aula ha fatto anche presente a Refrigeri il suo atteggiamento contradditorio nei nostri confronti) sono stati tutti bocciati.
Luisa Montoni.

                                                           Comunicato Stampa
Ci è sfuggito qualcosa, o l’Assessore Refrigeri ha un fratello gemello un po’ birbone che lo sostituisce sostenendo l’esatto contrario del suo pensiero?

Ci è sfuggito qualcosa, o l’assessore Refrigeri, “interrogato” dai comitati per l’acqua, guadagna una sufficienza piena e il giorno dopo, dovendo fare i compiti “scritti” (verba volant...), copia il compito dal Lucignolo di turno, meritando un due meno meno?

Siamo sinceramente sconcertati.

Eravamo in sei, il 31 luglio 2014, ospiti di un Refrigeri (quello buono), nei suoi uffici in via Rosa Raimondi Garibaldi, ed in sei abbiamo sentito quel Refrigeri sospingerci su posizioni più rigide di quelle che, con molto realismo e buon senso, come Coordinamento Regionale per l’acqua pubblica avevamo assunto per risolvere un problema concreto – quello dei pozzi agricoli e di una certa concessione ad un consorzio – venutosi a creare con l’entrata in vigore della legge regionale n°5 del 2014.

Abbiamo sentito con le nostre orecchie quell’assessore Refrigeri affermare la sua totale contrarietà per quel testo predisposto – prima come emendamento e poi come legge autonoma – che, per risolvere apparentemente un problema concreto, coglieva l’occasione per cancellare in un sol colpo – non l’impedimento specifico – ma la ratio stessa e la sostanza di quel comma della legge.

In sei abbiamo sentito quell’assessore Refrigeri concordare con noi, promotori di quella legge, prima legge di iniziativa popolare approvata in Italia, la predisposizione di un testo che risolvesse il problema senza lasciare mano libera a concessioni in deroga indiscriminate nella durata e nelle dimensioni.

Ed ora abbiamo appreso che il fratello gemello di quell’assessore Refrigeri si è presentato in Consiglio e, certamente all’insaputa del virtuoso fratello, ha sostenuto l’esatto contrario e, sordo ad ogni osservazione, ha fatto approvare quella legge che in nome delle necessità di qualcuno consente a chiunque di poter fare strame di un bene come l’acqua.

Mr. Hyde, questo fratello gemello dell’assessore Refrigeri, stia comunque certo che i Comitati dell’acqua vigileranno domani più di oggi perché nessuna grande concessione venga riconosciuta o rinnovata senza che sia fatto il bilancio idrico dei bacini e che si utilizzi questo volgare espediente per rinviare sine die l’attuazione
della legge n°5/2014.

Ora più che mai siamo impegnati a pretendere che le scadenze fissate nella legge siano rispettate.

Ovviamente ai prossimi incontri con l’assessore Refrigeri non ci accontenteremo dell’“esame” orale e chiederemo anche lo sforzo di qualche componimento “scritto”. 

08 Agosto 2014.

Pinocchio 2.0 Il gatto la volpe e l'acqua

Luciano Granieri


C’era una volta……”Un Re” diranno i miei piccoli lettori. No c’era una volta un gatto e una volpe.  Il gatto era abile a diventare amico di tutti, girava per i sobborghi, conquistava la fiducia degli abitanti promettendo loro di difenderli della ingiustizie e di aiutarli a risolvere i  problemi. La volpe era  una spietata affarista, si industriava ad offrire, a caro prezzo,  gli uffici,  suoi  e dei corvi neri che gli andavano  appresso, nel costruire casolari, nel portare all’interno delle abitazioni l’acqua, o a rifornire di legna da ardere le famiglie del paese.  Il gatto e la volpe, pur non dandolo a vedere, si conoscevano bene e sempre l’uno si avvaleva dell’aiuto dell’altro per portare a termine loschi affari ai danni del povero cittadino sprovveduto. Nella casetta di Pinocchio, un burattino senza fili, l’acqua non c’era. Spesso lui e il falegname che l’aveva costruito , mastro Geppetto, erano costretti a raggiungere la fontana fuori dal paese  riempire pesanti secchi e conche per rifornirsi del prezioso liquido. Un giorno  di gelo e neve, Pinocchio infreddolito tornava a casa trascinando i contenitori pieni d’acqua, quando ad un certo punto, scivolò maldestramente. Cadde pesantemente a terra l’acqua si rovesciò sul selciato ghiacciandosi in un battibaleno. Pinocchio stanco, indolenzito per la caduta  e con la prospettiva di tornare a prendere dell’altra acqua, cominciò a piangere e lamentarsi. La volpe passava di li, vide il burattino disperato e gli chiese la ragione del suo pianto. Pinocchio spiegò che ogni giorno doveva andare alla fontana a prendere l’acqua, che non cela faceva da solo visto che mastro Geppetto, ormai vecchio, non poteva più aiutarlo. Gli occhi della volpe si illuminarono di una luce sinistra. Animò
Pinocchio e gli disse: “Mio caro amico, non piangere più ho pronta la soluzione ai tuoi problemi. Conosci il laghetto dei miracoli? Orbene grazie al mio genio traccerò  un bel canale che condurrà  l’acqua dal laghetto fino ad un pozzo che scaveremo davanti a casa tua. Da qui – proseguì  il manigoldo- con una canna di bambù vuota porteremo l’acqua ad una vasca. Stai allegro!  Con solo 400 zecchini per fare il fosso e due zecchini al mese per avere l’acqua ogni volta che vuoi, ti risparmierai  fatica e pensieri”. Pinocchio rimase entusiasta della proposta, ringraziò la volpe e disse che avrebbe proposto l’idea a mastro Geppetto. I due si salutarono e si dettero appuntamento per il giorno dopo  per decidere cosa fare in base anche a quanto avrebbe deciso Geppetto. Il burattino tornò alla fontana, il solo pensiero di non dover percorrere quel pesante tragitto gli rese i secchi dell’acqua molto leggeri. Una volta tornato a casa, spiegò al padre falegname quanto gli aveva proposto la volpe. Geppetto non era convinto: “Il laghetto dei miracoli –disse – non è altro che una pozza di acqua sporca e poi il terreno da li fino a casa nostra è sabbioso, c’è il rischio che l’acqua indirizzata nel canale venga assorbita dalla terra” Pinocchio rimase deluso dalla reazione del padre. Geppetto lesse la delusione negli occhi del burattino , non resse alla pena e così propose: “Chiediamo un parere al nostro amico gatto. Lui aiuta tutti, conosce tutti, saprà consigliarci per il meglio”.

I preziosi consigli del gatto.

In tutta fretta si infilarono il pastrano e in quattro salti furono davanti la sontuosa casa del gatto. Il gatto li ricevette in un grande salone, dove stava consumando un luculliano pasto a base di pernici, lepre in salmì, alicette e sogliole fritte. “Amici miei carissimi –disse il gatto- l’offerta della volpe è favolosa, perché mai rifiutare?” Geppetto ripropose i suoi dubbi sul laghetto dei miracoli e sulle sue acque limacciose,  ma il gatto rispose ingozzandosi di alicette fritte: “Mio vecchio amico, quel  laghetto si chiama dei “miracoli” proprio perché la sua melma può trasformarsi in acqua pura e cristallina, basta sapere la formula magica e credetemi  la volpe è maestra di formule magiche” Geppetto non era ancora convinto. Allora il gatto,  spolpando l’osso di una lepre lo rassicurò:” Caro  Geppetto, mio amatissimo Pinocchio non preoccupatevi, domani all’appuntamento con la volpe verrò anche io, giudicherò bene la proposta. Vi saprò consigliare e vigilerò affinchè quello che la volpe  vi prometterà sarà mantenuto, in cambio dovrete dire in giro quanto io sia magnanimo e attento ai bisogni dei cittadini”. I due rinfrancati dalle parole del gatto se ne andarono contenti. Il giorno dopo si ritrovarono: Pinocchio, Geppetto, gatto e volpe nel luogo deciso il giorno prima. La volpe, vedendo i due in compagnia del gatto, finse meraviglia  e disse:”Oh caro Pinocchio, potevi dirlo prima che avevi un amico così importante come il gatto! In virtù della sua  amicizia, abbasserò il prezzo dello scavo del canale a 400 zecchini e la spesa per ogni mese a 2 zecchini.” Pinocchio ebbe un dubbio e disse “Ma volpe anche ieri mi avevi detto che servivano 400 zecchini per il canale e 2 zecchini ogni 30 giorni, non mi stai favorendo per l’amicizia del gatto”. “ Eh mio caro Pinocchio –sospirò la volpe- da ieri ad oggi il laghetto si è ghiacciato e la terra da scavare si è indurita, per cui il prezzo è cresciuto 500 per il canale e 3 zecchini  al mese. Ma visto che vicino a te hai quel gran signore di gatto manterrò il prezzo di ieri” Geppetto ancora si mostrava incerto, allora il gatto intervenne: “Mio caro vecchio  diffidente amico, non ti preoccupare!  D’ora in poi perorerò i la vostra causa con la volpe. Se accetterete,  personalmente controllerò lo stato dei lavori e ogni due mesi mi incontrerò con la volpe per  verificare che tutto funzioni per il meglio”. Geppetto si convinse perché, ahilui , si fidava del gatto. La volpe tirò fuori dalla tasca del  panciotto di velluto una pergamena la fece firmare a Geppetto dicendo:”Non diffidare, prima di firmarla falla leggere al gatto”. “Il gatto fece finta di leggere e poi esclamò entusiasta. “Bene è tutto come concordato, mio caro Geppetto, firma ed avrai per sempre acqua pura e cristallina nel tuo lavabo”. La volpe aggiunse:”Solo perché siete voi non chiedo neanche un anticipo, mi pagherete i 400 zecchini solo a lavoro finito e dopo che il gatto avrà verificato che tutto sia a posto”. Non appena  Geppetto e Pinocchio ebbero voltato l’angolo, il gatto e la volpe si abbracciarono gai e abbozzarono qualche passetto di danza “Evviva ancora due polli da spennare vivi” esultarono. “Mi raccomando volpe –disse il gatto – ricordati di mantenere la promessa. Devi aiutare il mio nipotino  Felix.  Fallo  entrare in società con te. Lo sai, lui ha uno spiccato senso degli affari”. “Non preoccuparti amico mio felino, tu continua a confondere quella vecchia ciabatta di falegname e il suo legnoso, ignorante figlio che al resto penso io” rispose la volpe. Il mattino seguente Geppetto e Pinocchio furono svegliati bruscamente da un bussare energico alla porta. Il vecchio si alzò assonnato, andò ad aprire e si trovò di fronte un corvaccio nero dal piumaggio lucido, il quale minaccioso intimò: “Mi manda la volpe. Lei deve versare 200 zecchini come anticipo sui lavori di scavo al laghetto dei miracoli”. “Ma come- balbettò Geppetto - si era detto che il compenso sarebbe stato consegnato a lavoro fatto”. “ Evidentemente avete capito male. Niente soldi, niente lavoro”. Geppetto a malincuore consegnò il denaro e iniziò ad occuparsi di un mobile che doveva riparare. La richiesta di soldi proseguì per giorni e mesi  senza che nulla venisse fatto per portare l’acqua a casa di Pinocchio. Geppetto dopo aver sborsato 700 zecchini senza aver visto una goccia d’acqua andò a protestare dal gatto. Il gatto intento a ingurgitare una buona quantità di pesci di lago disse: “Ma che mi dici mio buon Geppetto!!! Questa è un’ingiustizia, andrò io stesso a parlare con la volpe. Vedrai avrai giustizia”.

Finalmente arriva l’acqua

In effetti il giorno dopo si presentarono due corvi con un badile. Scavarono un pozzo,   sfondarono una finestra e consegnarono a Pinocchio una canna di bambù dicendo”Quando arriverà l’acqua nel pozzo immergetevi  un’estremità  della canna e l’altra fatela passare dal vetro rotto della finestra fino al catino. Ecco sono 200 zecchini ed in più dovete darmi altri 6 zecchini per i primi due mesi di acqua”. Pinocchio trasformò
il suo entusiasmo in disappunto: “Ma come –gridò-  ci si era accordati per 2 zecchini ogni trenta giorni da pagare alla fine del mese ed ora voi mi ne chiedete 3  e volete due mesate in antcipo?”. “Senti stupido pezzo di legno parlante – rispose il corvo- o mi dai i soldi o niente acqua”. Ancora una volta i due sventurati cedettero e pagarono. Da quel giorno iniziò un calvario. L’acqua arrivava un giorno si e due no. Chiamare quel getto maleodorante e limaccioso “acqua” era un insulto al dio Nettuno.  Le visite dei Corvi per chiedere la rata si facevano sempre più frequenti ed ogni volta la tariffa aumentava. Si era arrivati a 5 zecchini per mese. Geppetto dovette lavorare il doppio per riuscire a trovare i soldi. Un bel giorno Pinocchio  e Geppetto decisero di recarsi al laghetto dei miracolo e lo trovarono ridotto ad una pozza di fango. Il canaletto che doveva portare l’acqua al pozzo era intasato e popolato da rospi e ratti. Due corvi li sorpresero vicino alla pozza e li cacciarono in malo modo. Il giorno successivo Pinocchio e Geppetto tornarono dal gatto gonfi di rabbia anche perché si era fatto vivo il grillo parlante . Il saccente insetto aveva detto che   per legge al  trasporto dell’acqua doveva pensarci  il gatto con l’aiuto degli abitanti, e che si sarebbero dovute pagare le sole spese per il controllo del canale. Nessuno, men che meno la volpe, avrebbe dovuto trarre guadagno da quel servizio.  Geppetto e Pinocchio entrarono inviperiti nel salone del gatto, il quale sorpreso quasi si strozzava con una lisca dello  storione che stava voracemente  divorando. Geppetto vincendo la sua timidezza ormai ridotta a stizzoso risentimento gridò: “Senti brutto ceffo, invece di stare qui a rimpinzarti di cibo perché non vai a vedere cosa sta combinando quella farabutta di volpe con la mia acqua?”. Il gatto pacioso rispose:” Calmati amico mio. Ah la volpe – sopirò il grasso felino- da quanto tempo non la vedo!”. “Come non la vedi?  -Urlò Pinocchio- disgraziato! Avevi promesso che saresti andato da lei ogni 60 giorni per vedere se tutto era a posto  per verificare che il prezzo fosse commisurato al lavoro che sta facendo….”.”Senti mio caro amico fatto di quercia- sbottò il gatto- lasciami finire di mangiare questo cappone e poi vediamo quello che si può fare….ma ora andate via che ho occuparmi di altri affari”.  Pinocchio e Geppetto protestarono ancora, ma il fare minaccioso di due grossi cani lupi che nel frattempo si erano avvicinati li costrinse ad abbandonare la sala.

O i soldi o lo sfratto.

Tornando a casa i due si ripromisero di andare loro dalla volpe il giorno seguente. Ma il furbo animale li anticipò. Infatti quella stessa sera li aspettava davanti al loro uscio. “Alla buon’ora  - li apostrofò- avete visto il gatto”? Chiese. I due sorpresi risposero che stavano tornando proprio dalla casa del felino. “Ah che fortuna, almeno voi il gatto lo avete incontrato. Sapete sono mesi che devo discutere con lui il prezzo che voi mi dovete pagare  per l’acqua che ogni giorno, grazie a me arriva nella vostra casa” disse la volpe. “Quale prezzo, quale acqua, delinquente tu ci mandi solo fango e neanche tutti i giorni…..”gridò Geppetto. “Non gridare – intimò decisa la volpe- altrimenti chiamo i gendarmi. Se il gatto fosse venuto a colloquio con me in questi mesi avrebbe saputo e vi avrebbe riferito che il prezzo mensile è aumentato a 20 zecchini per mese.
Probabilmente avrebbe trattato per vostro conto una quota migliore, ma il tapino non si è visto. Dunque vi intimo di darmi la differenza fra i 5 zecchini che fino ad oggi avete pagato e i 20 zecchini che è il prezzo da me stimato come giusto”.  La volpe aggrottò la fronte come se stesse facendo complicati calcoli e aggiunse:”Dunque 15 zecchini di differenza per 12 mesi fanno 180 zecchini, più altri 130 di interesse, più 1200 per i lavori di ammodernamento del canale e della pulizia del lago dei miracoli, più altri 1.500 di spese varie……insomma datemi 5.000 zecchini e stiamo pari”. Geppetto e Pinocchio quasi svenivano. Basito Geppetto riuscì a balbettare con un filo di voce:”Ma volpe io non ce li ho 5.000 zecchini”. “E va bene giusto perché siete amici del gatto – acconsentì la volpe – ripasserò domani con i gendarmi. Se avrete trovato i soldi bene, altrimenti sarò costretto a prendermi la vostra catapecchia”. Così  dicendo la volpe girò i tacchi e lasciò basiti Pinocchio e Geppetto. Il  burattino iniziò a piagnucolare “ Oh me tapino, è tutta colpa mia se domani ci ritroveremo in mezzo alla strada”. Geppetto cercava di consolarlo: “Non piangere, non ti preoccupare figlio mio, ce la faremo anche stavolta. Siamo sopravvissuti per mesi dentro la pancia di una balena, vuoi che non ce la caviamo anche adesso?” Mentre così rimuginavano, comparve la fata turchina sfolgorante nel suo abiti bianco con i capelli di un’azzurro più intenso di quello del mare. Si avvicinò ai tristi figuri e così  iniziò a parlare: “ Figli miei poveri e ingenui, non abbiate timore. Di quei soldi voi non dovete tirare fuori neanche mezzo zecchino. Rivolgetevi al vecchio gorilla giudice dagli occhiali d’oro. Deciderà lui se la volpe ha torto. Se la volpe ha ragione  invece e quei 5.000 zecchini gli spettano , la colpa è del gatto che aveva preso l’impegno di tutelarvi. DUNQUE….DENUNCERETE IL GATTO ALLA CORTE DEI CONTI PER DANNO ERARIALE  e sarà lui a pagare quei soldi”. Geppetto  e Pinocchio ringraziarono la fata. Si rivolsero al vecchio gorilla giudice il quale riparò all’ingiustizia. Non sappiamo se la volpe ha dovuto rinunciare alla richiesta o se è stato il gatto a pagare condannato dalla corte dei conti. Una cosa è certa, Pinocchio e Geppetto, grazie alla fata, non hanno sborsato neanche uno zecchino dei 5000 richiesti e anzi sono stati rimborsati dei soldi spesi in più. Oggi vivono felici e contenti nella loro casa dotata di acqua corrente, fresca e pulita.
Morale della favola.
Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia. La morale di questa storia è abbastanza chiara per coloro che  come noi in questi giorni hanno dovuto subire strani fatti attorno alla gestione dell’acqua. E da questa morale traiamone i giusti insegnamenti. Capisci a me.



Posso sparare? Tranquillo l'uccisione di un innocente a Gaza non è crimine di guerra

fonte: http://www.channel4.com/


Salem Shamaly è stato colpito due settimane fa  a Gaza mentre rovistava   tra  le macerie. Channel 4 News rivela la scioccante storia accaduta all’interno dell’esercito israeliano.



Il 20 luglio scorso, Salem Shamaly era in cerca dei membri feriti della propria famiglia presso Shuyaiya  un sobborgo densamente popolato nella parte est  di Gaza.
Durante la sua ricerca il ventitreenne, conosciuto anche con l’appellativo di “uomo in maglietta verde”, è stato colpito mortalmente ,  perchè, secondo la versione ufficiale,  inquadrato per sbaglio  dal mirino di un presunto cecchino israeliano.
Oggi un ex membro dell’esercito israeliano ha rivelato a Channel 4 News di essere in grado di far luce su quanto accaduto.
Eran Efrati, ha lasciato l’Esercito israeliano nel 2008. Oggi è un’attivista  che sta cercando di denunciare le trasgressioni dell’Esercito Israeliano.
Ha dichiarato a Channel 4 News di aver raccolto alcune  testimonianze fra i soldati che erano presenti quando Shamaly è stato colpito.
Il  sig. Efrati ha riferito: “Quei militari stavano definendo una immaginaria linea rossa oltre il quale nessuno sarebbe dovuto passare. Potevi  essere ucciso se avessi deciso di varcare quella linea. C’è un video che mostra un uomo mentre sta cercando i sui familiari. Due militari si interrogano se è un bersaglio adatto da colpire”.
Egli  descrive cosa è successo subito dopo: “ Il cecchino sta prendendo posizione – chiede per tre volte al suo ufficiale “quando posso sparagli?”

L’ufficiale risponde “aspetta aspetta,  è necessario che l’uomo dalla maglietta verde oltrepassi la linea rossa”

Un omicidio di vendetta

La terza volta l’ufficiale dice al soldato : “puoi sparare”.
Il soldato spara più di due colpi verso il corpo dell’uomo e lo uccide.”
Il signor Efrati ha confermato: “Ho sentito questa testimonianza da tre soldati”
Agginge: “ Erano assolutamente convinti che quel che stavano facendo fosse sbagliato erano colpevoli, l’uomo con la maglietta verde non costituiva alcun pericolo per la loro vita”
“L’ufficiale aveva permesso  questo omicidio di vendetta in una zona ad est di Gaza



Siete   sicuri di tutta questa storia?

Channel 4 News non è stata in grado di verificare in modo indipendente il video o le dichiarazione del sig, Efrati.
In rispost il portavoce israeliano Mark Regev ha affermato” Esorto chiunque sia in possesso di informazioni importanti a farsi avanti…. Ovviamente se ci sono ipotesi di comportamento scorretto da parte dei soldati israeliani questi saranno soggetti ad indagine.  Ma non possiamo basarci su voci messe in mezzo da attivisti politici". 
Quando gli è stato chiesto se ritenesse opportuno che l’esercito avviasse indagini interne per accertare violazioni come queste , ha risposto: “Questo è quanto accade in tutti gli eserciti della NATO, è ciò che accade se non ci sono denunce di soldati britannici o francesi. Si aspetta che Israele tenga un comportamento diverso da chiunque altro?" .
Ha aggiunto poi che sarebbe necessaria cautela nel giudicare i video su You Tube
Non siamo sicuri della completezza dei fatti voi siete sicuri che la storia sia completa?” ha aggiunto.

La ripresa video

Nella ripresa che è stata originariamente usata per la realizzazione del video il 21 luglio girata dagli attivisti dell’International Solidarity Movement,  sembra che Salem Shamaly venga colpito da  tre colpi, il terzo proiettile lo uccide.
Precedentemente nello stesso giorno a  Shuyaiya  si assisteva alla scena di un attacco di Hamas ad un veicolo corazzato israeliano in cui si è registrata la morte di sette soldati della forza israeliana di difesa (IDF).
L’attacco fu seguito da un intenso periodo di bombardamenti sul sobborgo . Costruzione dopo costruzione tutto fu ridotto in rovine. 

traduzione di Luciano Granieri.

Amebe

Simonetta Zandiri


Bravi, giocate, continuate così. SubdolaMente. Tirate a lucido le vostre maschere, tanto prima o poi cadranno, una alla volta cadranno tutte. E allora sarà uno shock anche per voi guardare chi e cosa siete veramente. 

Fate schifo, fate veramente schifo.

Inganni, sotterfugi, teatrini, messinscene, tutte le accuse che riservate al nemico (e che condivido) si svuotano nella misura in cui usate gli stessi metodi, la stessa bassezza, lo stesso squallore, forse persino con meno raffinatezza, forse l'unica differenza è che lo fate per una cifra inferiore, o per paura, o per bisogno di un "ruolo". 
Avete tirato troppo la corda, secondo me non avete fatto bene i vostri calcoli, non avete misurato le forze in campo. Perché non potete calcolare l'imprevedibile.
La creatività è imprevedibile.
Anche la bellezza lo è.
E voi non avete niente di tutto questo.
Amebe. 
Cadranno le vostre maschere, e voi con loro.


Foto clip  a cura di Luciano Granieri 
Brano: Summertime
Paolo Fresu: Tromba, multi effetti, percussioni
Dahfer Youssef: Voce
Nguyen Le: Chitarra elettrica
Antonello Salis: Pianoforte

giovedì 7 agosto 2014

Agosto iniziative alla tenda

Comitato di Lotta Frosinone


Mentre la tenda dei lavoratori supera il 4° mese di presidio sotto il Comune di Frosinone, in attesa degli incontri fissati a settembre, i lavoratori continuano ad organizzare iniziative.
Nei prossimi giorni si è chiesto udienza ai singoli enti per un confronto più serrato sui numeri del piano economico e sulle procedure da attivare concretamente per arrivare alla newco.

Oggi giovedì, alle 17.30, i lavoratori si recheranno al presidio presso la ditta Mancini per esprimere solidarietà alla lotta dei lavoratori ancora in attesa della CIG.

Ma non solo di lavoro alla tenda si parla. Sabato un gruppo di lavoratori sarà presente alla visita guidata promossa dal Museo Archeologico comunale, mentre domenica sera l’Associazione Oltre l’Occidente proporrà presso la tenda in p.zza VI dicembre una iniziativa di riflessione sulla 1° guerra mondiale da titolo "Tutti in tenda: La Prima Guerra mondiale sta per scoppiare...".
L’iniziativa prevede dalle ore 21 una introduzione al tema e la visione di film inerenti con gli interventi di due operatori culturali Gianluca Minotti e Davide Fischanger.
Si comincia domenica sera alle 21.
Il programma:

10 agosto- Orizzonti di Gloria (Paths of glory), di S. Kubrick, USA 1957;
11 agosto- La grande illusione (La grande illusion), di J. Renoir, Francia 1937;
12 agosto- La grande guerra, di Mario Monicelli, Italia, 1959;
13 agosto- Per il re e per la patria (King and country), di J. Losey, Regno Unito 1964;
14 agosto- Uomini contro, di F. Rosi, Italia 1970 

mercoledì 6 agosto 2014

SALVATE QUESTA FAMIGLIA IN PALESTINA

Samantha Comizzoli

APPELLO A TUTTI I POLITICI IN ITALIA ED ALLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE



Egregi Politici Italiani ed organizzazioni umanitarie,
scrivo quest'appello speranzosa che vada a buon fine poiché sto per parlarvi di una realtà, di vite umane, con un enorme problema da risolvere nell'unico Paese al mondo sotto occupazione militare, in Palestina.
Circa due mesi fa una famiglia composta da padre, madre, due figli e due figlie; mi ha segnalato una “dimenticanza” del nostro Paese, l'Italia, e mi ha altresì chiesto aiuto.
Premesso che questa famiglia vive in una casa davanti al checkpoint di Howara, Nablus, dove tutti i giorni si deve fare i conti con la violenza dell'occupazione, compresi i martiri uccisi a sangue freddo, vi espongo la situazione:
3 dei figli sono malati di Talassemia, nel 2005 tutta la famiglia è stata ospite in Italia attraverso l'IME presso il San Raffaele di Milano. Due dei figli (la figlia e il figlio più grandi) hanno ricevuto il trapianto di midollo osseo, operazione impossibile qui in Palestina. In quell'anno italiano è nato il quarto figlio, autistico. Terminato l'anno in Italia, la famiglia è rientrata in Palestina con la PROMESSA italiana (nero su bianco) di ritornare per tutti i trattamenti necessari ai due assistiti e per effettuare in un momento successivo il trapianto di midollo osseo per la terza figlia.
Ebbene, è dal 2005 che stanno aspettando....
Ho constatato che l'IME non effettua più questo tipo di aiuti. Sono riuscita a mettermi in contatto con il Dott. Lucarelli che ai tempi era responsabile del progetto, e che ora si trova a Perugia. Mi ha risposto che il Governo italiano ha tagliato il 75% dei fondi e che nonostante in questo momento ci siano due famiglie di Gaza, non c'è la possibilità economica per aiutare anche questa famiglia pur lasciandomi la speranza per il prossimo anno.
Obiettivamente, vista la situazione in Palestina, vista la vita di questa famiglia, viste le condizioni dei figli; sono molto dubbiosa che possano aspettare fino al prossimo anno.
La scorsa settimana, la solita jeep militare israeliana che staziona davanti alla loro casa ha “catturato” il figlio che era nel giardino chiedendogli se tirava le pietre....(falso ovviamente). Gli hanno legato i polsi dietro alla schiena e hanno tentato di portarlo via. La madre con gli altri figli è riuscita a dissuaderli. Il bambino ora è terrorizzato, anche perchè i soldati lì, ci sono tutti i giorni.

Poichè alcuni di voi si sono pronunciati più volte in solidarietà del Popolo Palestinese e pronunciati, altresì, più volte per la difesa dei diritti umani, con questa mia,
VI CHIEDO UN INTERVENTO URGENTE PER SALVARE QUESTA FAMIGLIA
attivandovi per farli arrivare in Italia, per la figlia che ha urgenza del trapianto di midollo osseo, per gli altri figli che devono ricevere le cure dopo il trapianto avuto e per supportare i due genitori e il figlio autistico. Salvate, almeno, questa famiglia, in questa situazione, non lasciateli lì davanti ai soldati.
Tutti i dettagli, per riservatezza, li comunicherò a chi mi scriverà ufficialmente e per l'aiuto concreto. Ovviamente davanti al silenzio ne renderò comunicazione pubblica.
RingraziandoVi anticipatamente,
Samantha Comizzoli
samanthacomizzoli@yahoo.it


Il mancato rispetto della Costituzione non risparmia neanche la Valle del Sacco

Comitato Provinciale in difesa della Costituzione 


Il Comitato provinciale per la difesa della Costituzione è costretto a denunciare l’ennesimo scippo, operato da una normativa licenziata dall’attuale governo,  a  diritti costituzionalmente riconosciuti dei  cittadini. Nello specifico il    DL  “Competitività” n. 91/2014,  approvato alla Camera il 4 agosto scorso,  contiene una disposizione  (art.14 comma 1)   specifico per la Regione Lazio,  che contravviene al dettato costituzionale in materia di  tutela della salute e dell’ambiente e che colpisce direttamente la nostra Provincia.   “Al fine di prevenire procedure d’infrazione ovvero condanne della Corte di giustizia dell’Unione europea per violazione della normativa dell’Unione europea,in materia di rifiuti” si consente al Presidente della Regione Lazio o al sindaco di uno dei comuni di emanare ordinanze contingibili e urgenti nei casi sussista un pericolo di eccezionale gravità per la salute pubblica e per l’ambiente,   trattasi probabilmente  della critica questione dello smaltimento rifiuti per Roma.  In particolare si attribuiscono pieni poteri  al Presidente sul regime di autorizzazione all’esercizio di impianti di trattamento di rifiuti (discariche, compostaggi, tmb, termovalorizzatori, ecc.) strutture ad elevato impatto ambientale e nocive per la salute. Questo articolo  in deroga recepisce, pur essendo una normativa a se stante,  alcune direttive di un altro provvedimento in deroga ( art. 191 del  TU ambiente). In quest’ultimo dispositivo,  relativo  a tutto il territorio italiano e non solo alla Regione Lazio, si precisa che l’eccezionale gravità per la salute pubblica debba essere accertata e certificata dal parere di organi tecnici o tecnico-sanitari locali, che si esprimono con specifico riferimento alle conseguenze ambientali. Che la norma debba essere transitoria, (massimo 18 mesi) e che sia riferita  alle sole attività speciali. Nell’art.14 comma1 del DL Competitività, sparisce l’obbligo di accertamento della emergenza ambientale da parte degli organi tecnico-sanitari, sparisce il limite della transitorietà del provvedimento che può essere applicato anche ad attività ordinarie, oltre che speciali, contrariamente a quanto stabilito dall’at.191. In buona sostanza con l’approvazione di questa norma il Presidente della Regione Lazio, può a sua discrezione, decidere se sussistono pericoli, non solo accertati, ma anche potenziali per la salute (leggi congestione RSU di Roma) e decretare l’apertura, con procedimento ordinario permanente, di impianti di trattamento rifiuti destinati ad accogliere i rifiuti della Capitale, in tutto il territorio regionale. In particolare  Zingaretti può accelerare il piano di distribuzione dell’immondizia romana, già in essere, attraverso le previste aperture di impianti di compostaggio Anagni, Ferentino, Supino (in provincia di Frosinone), Gennazzano con ben 2 impianti,  (in provincia di Roma), di TMB (Colleferro, Paliano), di termovalorizzatori (Paliano, Colleferro) saltando piè pari procedure prima necessarie come la redazione della VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Ecco dunque che per smaltire i rifiuti di Roma, si utilizza la scusa  del tutto pretestuosa di evitare le procedure di infrazione europee peraltro già  emesse,  per ledere  deliberatamente il diritto alla salute e alla protezione ambientale (sanciti dagli art.9, 32 e 41 della Costituzione) dei cittadini della nostra Provincia  e di altri territori regionali. In particolare si completa l’opera di devastazione ambientale della Valle del Sacco. Un territorio che a parole la Regione intende tutelare e riqualificare ma che in pratica riduce a pattumiera della città di Roma, Ma quel che è più grave  sia il Governo che la Regione mostrano di considerare la Costituzione alla stregua della  carta straccia,  materiale da gettare nell’apposito cassonetto.

Comitato  provinciale in difesa della Costituzione

Frosinone 06/08/2014

Le associazioni di Frosinone contro il rilascio delle autorizzazioni a costruire in relazione al progetto "I Portici"

Il presidente della Consulta della Associazioni del Comune di Frosinone, le associazioni Frosinone Bella e Brutta e “Ci vediamo in provincia” sono intervenuti nel procedimento per il rilascio del permesso a costruire riguardante il progetto denominato “I Portici” nell’area attigua alla Villa comunale, depositando proprie osservazioni e istanze al Comune di Frosinone. In sostanza si oppongono al rilascio del permesso a costruire per i pregiudizi ai  valori e ai beni culturali, archeologici e paesaggistici che ritengono tale atto possa comportare specie in un’area meritevole di tutela come attesta anche una relazione del Dirigente del settore urbanistico. Inoltre si continua a focalizzare l’attenzione su una fascia di terreno non sottoposta a scavi collocata su una porzione della particella oggetto dell’intervento e adiacente a un’altra proprietà in cui si trovano seppellite le Terme Romane sotto un parcheggio. Come si evince dal verbale di una  riunione che si è tenuta il 28 ottobre del 2011, dalla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici era arrivata proprio un’indicazione alla Soprintendenza per «valutare la possibilità di sostituire la tutela indiretta con una estensione dell’area di tutela diretta» in quanto pare esista «la presunzione certa della prosecuzione delle strutture dell’impianto termale nelle aree circostanti non indagate». Ebbene, la presenza di tali strutture (beni immobili demaniali di proprietà dello Stato) sarebbe idonea all’estensione del vincolo diretto e indiretto su aree circostanti inclusa (anche solo parzialmente) l’area dei Portici. Le Associazioni ritengono che l’Ente abbia il dovere di considerare tali circostanze, a prescindere dall’esistenza di pregressi atti autorizzatori, atteso il valore e l’importanza di tali beni per il Comune di Frosinone e l’irripetibile occasione di valorizzare un contesto unico, proprio accanto alla Villa comunale.
                                                                                                                              

Frosinone 6 Agosto 2014

martedì 5 agosto 2014

Il nuovo modello di sviluppo per la Valle del Sacco: la pattumiera del Lazio

Comitato LIP Valle del Sacco, Coordinamento Ambiente Anagni, Laboratorio Comune Alta Valle,
Consulta Ambientale Ferentino, Consulta Associazioni Frosinone, Osservatorio Peppino Impastato Frosinone,

Comitato Provinciale in difesa della Costituzione



E’ più di un timore o un sospetto: esiste il rischio, reale, che la Valle del Sacco diventi la pattumiera del Lazio.
Un passo deciso in questa direzione sarà fatto oggi con l’approvazione alla Camera dei Deputati della Legge di conversione del DL “Competitività” n.91/2014, il quale contiene una disposizione (art.14 comma 1) che attribuisce poteri enormi, straordinari ed esclusivi in materia di gestione dei rifiuti al Presidente della Regione Lazio ed ai sindaci, poteri mai concessi prima d’ora ad un’amministrazione regionale (contemplano addirittura la requisizione degli impianti).
Con questa norma, il Presidente Zingaretti sulla base della mera affermazione dell’esistenza di un’emergenza e di un “potenziale” pericolo, potrà emettere ordinanze urgenti e contingibili in deroga all’intera legislazione esistente nel settore dei rifiuti, della pianificazione urbanistica, della tutela dell’ambiente e del paesaggio, della salvaguardia della salute e del patrimonio culturale.
E poichè la deroga vale anche per le forme di gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti, non solo per quelle speciali, il Presidente potrebbe autorizzare con una semplice ordinanza l’apertura di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti senza limitazioni o vincoli.
In questo modo, la “filiera della monnezza” potrebbe rapidamente divenire una realtà nella Valle del Sacco; gli impianti già in corso di approvazione (TMB a Colleferro, nuovi termovalorizzatori a Paliano, ampliamento della discarica di Colle Fagiolara, compostaggi ad Anagni, Ferentino, Supino, Gennazzano, ecc.) potrebbero essere autorizzati, iniziando a trattare i rifiuti provenienti dall’area della capitale, che sconta un grave ritardo nello smaltimento dei RSU e nella raccolta differenziata.
Stupisce che fra i membri delle Commissioni del Senato che hanno approvato, in prima lettura, una normativa così rischiosa per la nostra terra, ci sia stato il Senatore Scalia, che proviene dal territorio.
Singolare è la motivazione del provvedimento che si dice finalizzato a “prevenire procedure d’infrazione ovvero condanne della Corte di giustizia UE per violazione della normativa europea in materia di rifiuti”; ma il regime di deroghe previsto dal testo di legge è così ampio da porsi in contrasto con le stesse direttive comunitarie: si realizza così il paradosso che per prevenire le sanzioni europee si agisce in deroga alle medesime normative comunitarie!

Già da qualche tempo alcuni consiglieri regionali sostengono la tesi secondo la quale i rifiuti (di Roma e di Napoli) sono una risorsa per il nostro territorio, in grado di risollevare le sorti dell’economia e favorire la ripresa. Ed ecco che il nuovo modello di sviluppo per la Valle del Sacco si palesa; alla distorta industrializzazione del territorio che ha causato i ben noti guasti, succede l’economia della monnezza: il “modello pattumiera”.

Le associazioni dei cittadini della Valle del Sacco rivolgono un pressante invito ai Sindaci affinché si adoperino concretamente per contrastare gli indirizzi regionali in tema di rifiuti. Invito rivolto, in particolare, a coloro i quali siedono al Tavolo Ambientale, recentemente costituito e che vede come promotori i Comuni di Anagni e Paliano con i Sindaci Bassetta ed Alfieri.
Le scelte politiche ed amministrative della Regione Lazio rischiano di provocare devastazioni ambientali irrecuperabili e danni economici enormi alle attività agricole ed all’intero complesso produttivo della Valle del Sacco. E poiché i sindaci sono in prima fila nel governo delle realtà locali, saranno le loro amministrazioni a subirne per prime gli effetti negativi sul piano politico, amministrativo e sociale.
Si chiede un urgentissimo incontro con il fine di presentare alcune incisive iniziative elaborate dalle associazioni.

Le associazioni dei cittadini adiranno immediatamente la Corte di Giustizia Europea, intervenendo nel procedimento già pendente al n. C-196/2013, udienza del 4 settembre p.v., nel quale è imminente l’irrogazione di una sanzione pesantissima (oltre 90 milioni di Euro) per l’omessa bonifica delle numerose discariche sul territorio italiano, fra le quali vi sono quelle inserite nei piani di bonifica dei SIN “Bacino del Sacco e “Provincia di Frosinone”, in corso da oltre un decennio e mai completati.
Poichè la sanzione della Corte UE costituisce un danno erariale, le associazioni adiranno anche la Corte dei Conti affinchè accerti la responsabilità personale dei singoli amministratori locali (della Regione, della Provincia e dei Comuni) e proceda nei loro confronti per il ristoro e refusione dei danni alla collettività.
Il principio “chi inquina paga” non vale solo per i cittadini.
Inoltre, la normativa che concede amplissimi poteri e deroghe al Presidente della Regione, è in contrasto con le recenti novità introdotte dalla UE (COM397/2014 e COM398/2014) il 2 Luglio u.s. in tema di trattamento dei rifiuti; pertanto verrà inoltrata una richiesta alla Commissione Europea per l’apertura di un’ulteriore procedura d’infrazione a carico della Regione Lazio.

Comitato LIP Valle del Sacco
Coordinamento Ambiente Anagni
Consulta Ambientale Ferentino
Presidente Consulta Associazioni Frosinone
Osservatorio Peppino Impastato Frosinone
(aut.frosinone@gmail.com)
Comitato Provinciale in difesa della Costituzione
(dionisio.paglia@tin.it)
Laboratorio Comune Alta Valle del Sacco
(alta.valle.sacco@gmail.com)



Colleferro, Il Tar del Lazio dice NO ai rifiuti non trattati nella discarica di Colle Fagiolara - 5 agosto 2014

Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Comitato Residenti Colleferro
Raggio Verde
Colleferro, il TAR del Lazio fa proprie le ragioni sostenute dalle associazioni ambientaliste: la discarica di Colle Fagiolara non può essere utilizzata in questo modo.



Il TAR del Lazio  il 30 luglio scorso si è pronunciato sulla richiesta, presentata dalla Rete per la Tutela della Valle del Sacco, dal Comitato Residenti Colleferro e da Raggio Verde, di sospendere l’ordinanza del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. L’atto in questione permette di continuare ad utilizzare la discarica di Colle Fagiolara mediante la semplice tritovagliatura dei rifiuti. Ricordiamo che la circolare del 6 agosto 2013 dell'allora ministro Orlando dichiarava invece fuori norma, quindi immediatamente non utilizzabili, le discariche di questo tipo.

La richiesta di sospensiva è stata respinta, ma le motivazioni espresse in proposito confermano proprio le accuse mosse dalle associazioni ambientaliste: non esiste alcun carattere di urgenza e necessità che giustifichi  questo dissennato e illegale uso della discarica.

L’ordinanza  pone l'accento proprio sul carattere troppo disinvolto, al limite dell'illecito, di molte decisioni prese dalle amministrazioni pubbliche nel settore del trattamento dei rifiuti.

Si legge: “Considerato che dalla relazione prodotta dalla Regione Lazio non emerge in maniera inconfutabile l’assoluta incapienza di impianti TMB nella regione, tale da costituire il presupposto di cui all’art. 191 c. 1 del D.Lgs 152/2006 ... “..e non si possa altrimenti provvedere”.

Vale a dire che nella nostra Regione ci sono impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) che non lavorano a pieno regime, capaci quindi di trattare anche i rifiuti destinati a Colle Fagiolara.
A questo proposito il TAR aveva richiesto una documentazione aggiuntiva sulla possibilità di utilizzare altri impianti di TMB presenti in Regione, in luogo della tritovagliatura autorizzata dalla Giunta Zingaretti per Colleferro.
Precisiamo che la nostra opposizione si è concentrata sul deposito in discarica del rifiuto secco in uscita dal tritovagliatore, circa il 60/65%, in quanto il rifiuto umido, a detta del gestore Lazio Ambiente SpA, viene già conferito ad impianti esterni.
La Regione Lazio ha risposto con una documentazione insufficiente, priva di fondatezza, contrastata ulteriormente dalle memorie prodotte dai nostri legali.

Si legge sempre nell’ordinanza:“che peraltro la mancata utilizzazione di alcuni impianti TMB deriva da ritardi di natura meramente amministrativa, che l’Amministrazione ha l’obbligo di superare tempestivamente; 
che tali circostanze renderebbero verosimilmente illegittima una eventuale proroga dell’ordinanza
contingibile ed urgente qui impugnata;”

Il Giudice bacchetta l’Amministrazione regionale, lenta e inadempiente nella risoluzione dei problemi legati al ciclo dei rifiuti.
Il dato di rilievo è che un’ulteriore proroga per l'utilizzo della discarica non è ammissibile perché in realtà non esiste nessuna emergenza rifiuti, paventata ad ogni pié sospinto da amministrazioni e gestori. Da metà settembre quindi non si potranno più conferire rifiuti non trattati presso la discarica di Colle Fagiolara.

Continua il giudice: “tuttavia il provvedimento impugnato ha quasi del tutto esaurito i suoi effetti, attenuando fortemente il presupposto del periculum.”

La richiesta di sospensiva viene rigettata solamente perché ormai i tempi dell'ordinanza stanno per scadere, quindi i pericoli vengono ritenuti minimi.

Questa ordinanza è il primo atto amministrativo importante che fa ben sperare nella chiusura della discarica di Colleferro quantomeno per il conferimento di rifiuti non trattati. Saremo sicuri della chiusura se il paventato impianto di TMB a Colle Fagiolara non verrà costruito, anche perché è stato dimostrato che realmente non è necessario per la quantità di rifiuti prodotti nella nostra Regione.

Nel contempo il governo sta emanando il D.L. 91, che tra le tante indecenze in materia ambientale, conferisce, all'art. 14 comma 1, poteri straordinari al Presidente della Regione Lazio per la risoluzione di emergenze connesse al ciclo dei rifiuti, una sorta di militarizzazione. Il documento preparatorio al D.L. citato, però chiarisce che non si potrà andare in deroga alle normative comunitarie in materia.
Di fatto l’ordinanza del Tar manterrebbe inalterato il quadro della situazione descritto precedentemente.

Gli scriventi, che da anni si battono per la riduzione dei rifiuti ed un ciclo degli stessi, virtuoso e rispettoso dell'ambiente e della salute, lanciano una proposta auspicandone un’ampia condivisione: la creazione di un polo  universitario a carattere regionale finalizzato alla ricerca e sviluppo di metodologie e tecniche primariamente per la riduzione dei rifiuti  e per  il riciclo e riuso di quelli che necessariamente si producono.

Un polo universitario capace di avviare competenze specifiche coinvolgendo le aziende nella riduzione dei rifiuti legati agli imballaggi, che attivino lo sviluppo di tecnologie mirate al trattamento dei materiali post-raccolta differenziata, che amplino le prospettive produttive per il riutilizzo e reinserimento sul mercato delle materie prime-seconde separate. La comunità scientifica deve mettersi in gioco per la reale diminuzione dell’indifferenziato residuale. Le aree dismesse del passato produttivo di Colleferro ne potrebbero essere la naturale collocazione, sottraendole così all’ennesima, presumibile, devastante speculazione immobiliare.
Tenendo presente che l’impianto di TMB previsto a Colleferro da una società a totale capitale regionale ha un costo di circa 26 milioni di euro, questa ingente somma sarebbe un reale investimento per il futuro del nostro territorio se venisse finalizzata al progetto tracciato per sommi capi.

Pensiamo a un futuro, come spesso si dice, “Rifiuti Zero”, privo di combustione di ogni tipo, senza discariche. Pensiamo alla possibilità di lavoro altamente qualificato, legato alla ricerca e all’innovazione, stabile per il nostro territorio.


Colleferro, 5 agosto 2014