sabato 1 novembre 2014

L'AEEGSI (Autorità per l’energia elettrica, il gas e il servizio idrico) boccia la richiesta di conguaglio sulle bollette.

Comitato provinciale Acqua Pubblica di Frosinone  www.acquapubblicalazio.it


Avevamo ragione. L’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il servizio idrico (AEEGSI) con il comunicato del 6 ottobre  dà perfettamente ragione ai motivi del reclamo che il Comitato provinciale Acqua Pubblica di Frosinone ha predisposto contro le fatture con cui Acea Ato 5 pretende dagli utenti il pagamento dei conguagli pregressi.

Nonostante il vergognoso comportamento dell’Assemblea dei sindaci che ha consentito che si giungesse all’ inqualificabile determinazione del commissario dell’Oste  e malgrado l’inerzia di tutti coloro che a parole si dichiarano difensori dei cittadini, Acea non ha comunque titolo di richiedere le somme pregresse perché dette somme non sono state determinate nei tempi previsti dalla legge e non vengono richieste con le modalità e la trasparenza che la medesima norma prevede. È la stessa Autorità che ricorda ai gestori, come Acea Ato 5 S.p.a., che quel comportamento censurato è passibile dell’adozione dei previsti provvedimenti sanzionatori da parte della medesima Autorità.
Appare disperato e risibile il tentativo posto in essere in questi giorni da parte del gestore di correre ai ripari inviando agli utenti una nota raccomandata con la quale non riesce a soddisfare le condizioni minime per poter legalizzare le fatture emesse e le fatture future.
Da parte nostra si invitano tutti gli utenti a contestare le fatture, anche coloro che hanno già pagato la fattura, in quanto questo pagamento non deve costituire tacita accettazione delle richieste del gestore.
Come Comitato Acqua Pubblica di Frosinone continueremo la nostra opera di sostegno e di aiuto ai cittadini presso i nostri sportelli che anche in questi giorni si stanno aprendo in diversi comuni della provincia. Preannunciamo, inoltre, che mentre è in fase di predisposizione l’esposto alla Corte dei Conti contro tutti i sindaci che in questi anni hanno consentito che si giungesse all’attuale situazione, in queste ore ci siamo costituiti insieme al Comune di Torrice e a singoli cittadini presso il TAR di Latina contro la determina dell’Assemblea dei sindaci del 14 luglio u.s. con cui questi signori hanno approvato una proposta di tariffa che porta, ad esempio, il costo di un metro cubo di acqua al terzo supero a 3,80 euro a fronte di un impegno agli investimenti di un gestore (che ha ampiamente dimostrato la propria affidabilità del rispetto degli impegni) a dir poco indeterminato.

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Il comunicato


AEEGSI


Fatturazione dei conguagli per partite pregresse

Comunicato del 06 ottobre 2014

A seguito di alcune segnalazioni degli utenti in materia, si è appreso che alcuni gestori del servizio idrico integrato addebitano in bolletta importi a titolo di conguaglio, relativi a periodi precedenti al trasferimento all'Autorità delle funzioni di regolazione e controllo del settore, - avvenuto in data 6 dicembre 2011 per effetto del D.L. Salva Italia - evidenziando come causale il riferimento alla delibera 643/2013/R/idr.

Tale causale, in base ai principi di trasparenza, non è corretta, dal momento che la quantificazione di tali importi è decisa dall'Ente d'Ambito o dal soggetto competente sulla base del metodo tariffario previgente al trasferimento all'Autorità delle funzioni di regolazione del settore e che i conguagli in esame non derivano dall'applicazione delle nuove regole tariffarie definite dall'Autorità, ma dalla necessità, valutata dai soggetti competenti nel quadro regolamentare precedente, di assicurare la copertura di partite di costo sorte nel passato.

Al fine di favorire la massima trasparenza, con la delibera 643/2013/R/idr, l'Autorità ha stabilito alcune regole circa le modalità di esposizione di tali conguagli in bolletta (articolo 31), nonché circa la loro rateizzazione (articolo 32), al fine di garantirne la sostenibilità sociale. Inoltre, si ricorda che l'articolo 10 della Direttiva in materia di trasparenza dei documenti di fatturazione del servizio idrico integrato (delibera
 586/2012/R/idr), prevede che "la bolletta riporta i valori della tariffa applicata all'utente finale e l'ultimo aggiornamento, indicando in modo completo la fonte normativa e l'organismo da cui deriva".

Al fine di evitare comunicazioni fuorvianti all'utenza, nonché di fornire a quest'ultima indicazioni rilevanti ai fini di una eventuale contestazione o impugnazione delle richieste di pagamento, si rammenta e precisa che, ai sensi della vigente regolazione, è fatto obbligo ai gestori interessati di:
  • indicare espressamente in bolletta, oltre al periodo di riferimento dei conguagli tariffari precedenti l'anno 2012, il riferimento preciso all'atto deliberativo del soggetto competente che li ha quantificati - sia nel loro importo complessivo sia nell'importo espresso per unità di consumo da applicare all'utenza[1] - e ne ha esplicitato le tempistiche di riscossione[2], nonché il riferimento alconsumo a cui l'importo unitario viene applicato;
  • nel caso in cui siano già state emesse bollette con l'erronea indicazione alla deliberazione 643/2013/R/idr dell'Autorità, comunicare espressamente all'utente - via posta o altro mezzo idoneo - l'esatto riferimento, rettificando l'erronea dicitura precedente e integrando le eventuali ulteriori informazioni mancanti.


    Si rammenta che, in base alle vigenti disposizioni regolatorie, è fatto divieto ai gestori di richiedere all'utenza importi per conguagli pregressi non espressamente approvati dall'Ente d'Ambito o dal soggetto competente ai sensi degli articoli 31 e 32 della deliberazione 643/2013/R/idr, ovvero non espressamente deliberati entro aprile 2012 ai sensi dell'art. 34, co. 1, lett. a) del MTT[3].

    Si ricorda che la violazione delle disposizioni contenute nei provvedimenti dell'Autorità, costituisce presupposto per l'esercizio dei poteri sanzionatori previsti dall'art. 2, comma 20, lett. c) della L. 481/95.

venerdì 31 ottobre 2014

Riprendiamoci per mano

Simonetta Zandiri


Premetto che le manganellate di ieri al presidio dei lavoratori dell'AST sono l'ennesima porcata, ancora una volta una questione importante come il lavoro (il diritto al lavoro e i diritti dei lavoratori) viene ridotta ad una mera questione di ordine pubblico affidando al manganello la risposta, in assenza di un dialogo sul piano politico. Detto questo però sono rimasta piuttosto schifata da alcuni particolari di quanto è avvenuto ieri, in primis lo sdegno di Landini, lo stesso Ladini che a Torino ha continuato a parlare su palco mentre a pochi metri da lui gli studenti venivano caricati e gasati nel pieno centro cittadino. Landini ieri ha addirittura precisato che la sua indignazione era dovuta al fatto che venissero colpiti "gli unici lavoratori onesti che pagano le tasse", nota stonata perché colloca in modo implicito tra i disonesti tutti i precari, i disoccupati, e persino gli studenti che sul lavoro non hanno ormai neanche la minima speranza che da anni subiscono la repressione. Per non parlare dei lavoratori della logistica, da sempre ridotti alla schiavitù e manganellati ogni volta che alzano la testa, ma di questi signori nelle parole di Landini non c'è traccia.
Altro dettaglio sconvolgente è la rassegna stampa di oggi, date un'occhiata ai titoli e capirete come ogni narrazione stravolge completamente gli eventi, ma il punto comune a tutte è un apparente dualismo all'interno del PD, forse la parte più stonata di questo teatrino, perché se c'è contrapposizione non può esserci sostegno e poiché non mi pare che il governo stia perdendo colpi, anzi, mi pare li stia dando (mi riferisco ai manganelli), potrebbero evitare le parole inutili, sono le scelte politiche quelle che parlano, sono le azioni all'interno delle istituzioni.
Come quella del ministro Alfano che ha convocato immediatamente Landini al Viminale per un incontro. 
Vi sembra normale? Cioè quanta repressione abbiamo subito e stiamo subendo senza che MAI, ripeto, MAI ci siano state delle scuse da parte del Viminale? 
Ieri sera poi ho fatto una carrellata dei notiziari e di alcuni talk show e non ho potuto fare a meno di notare quanto i Poco Democratici tentassero di "scusarsi" per l'accaduto.
Sono schifata. Schifata perché troppe volte ho visto manganellare studenti, precari, disoccupati, per non parlare di chi si occupa degli ultimi, i clandestini rinchiusi nei lager chiamati CIE, e non sono mai arrivate le scuse, anzi, sono arrivati arresti, processi, e tutto quello che ne consegue. Caro Landini, non sono stati manganellati gli unici lavoratori onesti che pagano le tasse, ma i pochi privilegiati che hanno ancora un lavoro... ecco, questa è forse la definizione giusta. Ovviamente non posso che dare a questi lavoratori tutta la mia solidarietà, ma spero che trovino la forza di liberarsi di questi pompieri che da anni hanno ceduto, centimetro dopo centimetro, ogni dannato diritto, favorendo compromessi che oggi ci lasciano un'Italia cementificata da "zone industriali" inquietanti, con capannoni abbandonati davanti ai quali sventolano ancora, un po' lise, le bandiere di quei sindacati.
Lo so che sono monotona e ripetitiva ma è ora che capiamo che se non reagiamo adesso, se non cerchiamo di uscirne collettivamente ci schiacceranno uno ad uno, lo stanno facendo da anni e ora stanno completando il piano.
Sembriamo ritornati negli anni più bui e se osserviamo la situazione dall'alto è così, il potere è sempre più concentrato nelle mani di pochi (mi riferisco al potere economico al quale quello politico è subordinato) ma se la guardiamo dal basso è anche peggio, perché una volta esisteva un reticolo solidale, una rete di relazioni forte tra famiglie e comunità, questa rete oggi non esiste più e nessun "ammortizzatore sociale" può sostituirla. Per questo la caduta sarà veloce, drammatica, e senza possibili appigli per rallentare o frenare.
Svegliamoci, e torniamo a prenderci per mano. Buttiamo nel cesso bandiere, bandierine, simboli e tutto quello che continua a dividerci: ci basterà guardarci negli occhi per capire che l'unico modo per vincere contro l'oppressore è stare in modo netto, chiaro e forte, dalla parte dell'opresso.

A.A.A. Cercasi sanità in provincia di Frosinone

Coordinamento Provinciale Sanità

Alla luce dei più recenti drammatici fatti che hanno generato preoccupazione e allarme nell'opinione pubblica, è necessario l'impegno di tutti   i cittadini del capoluogo e della provincia per far uscire l'ospedale “Spaziani” di Frosinone dalla grave condizione di emergenza e caos organizzativo, nonostante gli sforzi e la ammirevole dedizione degli operatori e dei responsabili delle strutture cliniche del nosocomio, che appaiono essi stessi esasperati da una incongrua organizzazione degli alti livelli della Asl.
Per questo il coordinamento Provinciale Sanità ha organizzato per lunedì 3 novembre 2014 alle ore 16,30 presso il Palazzo della provincia di Frosinone un incontro pubblico aperto a tutti i cittadini , le associazioni, e le autorità istituzionali e religiose del territorio provinciale, intitolato “A.A.A. Cercasi sanità in provincia di Frosinone”. Oltre al problema citato saranno trattati i seguenti argomenti: ruolo e responsabilità dei sindaci come componenti della conferenza locale per la sanità, nella definizione dei fabbisogni sanitari dei cittadini che rappresentano e delle linee di indirizzo per l'impostazione programmatica della Asl.

Video di Luciano Granieri

Frosinone, emergenza sanità

Oreste Della Posta

Segretario Provinciale dei Comunisti Italiani

Nonostante la sanità nel nostro paese abbia bisogno di un immediato rilancio attraverso la lotta agli sprechi e la razionalizzazione delle spese, sono previsti tagli pesantissimi alle regioni nella legge finanziaria proposta dal governo. Se si considera che mediamente circa l’80% della spesa delle regioni è per la sanità, appare chiaro che un simile provvedimento da parte del governo diventa inaccettabile. L’attacco ai fondi destinati al sistema sanitario nazionale è frontale, tant’è che persino Il taglio dell’IRAP rappresenta in realtà un provvedimento a rischio, dato che il 40% della liquidità che lo stato incassa da questa tassa è destinato alla sanità. Noi Comunisti Italiani ci battiamo per una sanità pubblica efficiente e invitiamo pertanto la Regione Lazio a non seguire l’esempio del governo centrale, intervenendo subito perché sul proprio territorio, e nella nostra provincia in primo luogo, si prendano i dovuti provvedimenti che sono: in primis l’aumento dei posti letto ed in secondo luogo il potenziamento dei pronto soccorso sul territorio. Appoggiamo inoltre e ringraziamo tutte quelle libere associazioni di cittadini che si battono per una sanità di tutti. Li incoraggiamo inoltre a denunciare e contrastare con forza la politica dei tagli ai fondi per la sanità nazionale. Inutile sottolineare che gli spazi per praticare una buona politica di reperibilità e gestione di fondi da destinare alla sanità ci sono eccome. Nella nostra provincia ad esempio è esemplificativo quanto proposto dai consiglieri regionali Bianchi e Buschini riguardo l’accorpamento di COSILAM e ASI in un unico consorzio di sviluppo industriale. Una gestione unica volta a dimezzare i notevoli costi. Ci aspettiamo che il presidente Zingaretti dia risposte il prima possibile, poiché moltissimi cittadini della nostra provincia, colpiti dalla crisi economica, non possono permettersi di pagare il ticket e rinunciano così a curarsi. Il paradosso poi è che questi sfortunati soggetti, col tempo, rappresentano per la sanità un costo maggiore, poiché la mancata prevenzione in molti casi porta all’aggravarsi delle condizioni di salute, quindi ricoveri, terapie e cure.

Chi vince governa senza se e senza ma

Luciano Granieri

Chi vince governa,  il giorno dopo le elezioni si deve conoscere  chi ha vinto e dunque chi governerà.  E’ il mantra della democrazia renziana, ma era una regola valida anche sotto il regno di Berlusconi.  E’ una semplificazione  per esplicitare legittimità democratica e  trasparenza.

Ma è proprio così?  Secondo Costituzione  i  partiti e i movimenti, la cui proposta di governo riscuote il maggior numero di consensi fra i cittadini ( non astenuti) ,  hanno mandato ad  attuare il loro programma. I  partiti e  i movimenti le cui proposte hanno ricevuto minor consenso non spariscono  anzi, i loro programmi potrebbero presentare  elementi utili a ciò  che è stato   ritenuto migliore della maggioranza dei votanti.  Esiste il Parlamento dove tutte le proposte si confrontano, si formula una sintesi affinchè gli unici vincitori siano sempre e comunque i cittadini. 

Troppo difficile vero?  Troppo macchinoso, la gente non capisce. Dire: “chi vince governa” è molto più chiaro e semplice. Purtroppo nell’accezione attuale  l’esemplificazione non è solo comunicativa, ma è di sostanza. Intanto  se si identifica un vincitore, come conseguenza logica  si determina la figura dello sconfitto.  In una competizione il  vincitore è unico, è il solo ad aver diritto al trofeo. Lo sconfitto non ha diritto a nulla, l’unica possibilità  che ha è di allenarsi meglio  e tentare di vincere alla prossima occasione. Ma fino ad allora gli onori spetteranno unicamente a chi è uscito vincente.  

L’espressione “chi vince governa”  identifica anche il trofeo  che si ottiene a seguito della vittoria: il governo del paese. Un attività che non dovrebbe essere premiante, ma esigere responsabilità, capacità, sensibilità democratica. Se il trofeo (il governo) tocca solo esclusiva mente al vincitore, automaticamente gli sconfitti ne sono esclusi. Devono piegare la testa fino alla successiva competizione elettorale. Il premio è ritenuto talmente importante che, fra una partita e l’altra,  i contendenti, anziché allenarsi per prepararsi meglio, cercano di cambiare le regole del gioco adattandole alle proprie peculiarità competitive. In questo modo la vittoria sarà meno incerta.  

Il vincitore di oggi, Matteo Renzi, come il suo predecessore Berlusconi, si comporta a tutti gli effetti da vincitore vero. E’ insofferente verso ogni tentativo di rivalsa degli sconfitti, che in quanto tali, devono soccombere.  Ciò avviene anche all’interno del suo partito.  Le proposte di chi ha perso sono perdenti per definizione. Il nuovo concetto di democrazia esclude la figura del perdente in quanto uscito sconfitto da una competizione che si vorrebbe democratica. Non solo, ma anche chi ha tifato per i predenti non ha diritto di cittadinanza democratica e va cancellato. 

Se tutti questo è vero, come è vero, allora sarebbe bene uscire dall’ipocrisia e trasformare l’espressione “chi vince governa” in “chi vince comanda”.  Quando c’è uno che comanda la faccenda non è molto democratica. Il comandante vince  il premio consistente nel  tutelare gli interessi suoi e dei suoi sodali attraverso il potere di decidere regole che possono tranquillamente esulare dall’essere  a beneficio della comunità.  Chi vince e comanda, tratta gli sconfitti con supponenza, li insulta, cerca di umiliarli. Un segnale inequivocabile della presenza del vincente  è il rotear  dei manganelli  su coloro che rivendicano i loro diritti , ma appartengono al popolo degli  sconfitti. E’ successo a Genova nel 2011, si è ripetuto a Roma contro gli operai della Thyssen.  Sarebbe bene disfarsi dai vincitori che comandano.

Solidarietà agli operai dell’Acciai Speciali di Terni e ai sindacalisti caricati dalla polizia! Una sola classe, una sola lotta!

Resistenza

Solidarietà agli operai dell’Acciai Speciali di Terni e ai sindacalisti caricati dalla polizia!
Solidarietà agli studenti e ai precari caricati a Napoli perché manifestavano in sostegno agli operai di Terni!
Una sola classe, una sola lotta!


Manganellate agli operai dell’Acciai Speciali di Terni in piazza contro i licenziamenti e Jobs Act con attacco all’art. 18 e allo Statuto dei Lavoratori, Legge di Stabilità, Sblocca Italia: eccola la “politica economica e industriale” del governo Renzi-Berlusconi, eccole le sue “tutele crescenti”!
Renzi, Napolitano, Marchionne, Serra e quelli della loro razza criminale hanno lanciato il sasso e adesso nascondono la mano. “Accerteremo come sono andati i fatti e chi ha sbagliato pagherà”… sì e magari faranno anche una commissione d’inchiesta come dopo il G8 di Genova del 2001 (e abbiamo visto con quali risultati). Si sbracceranno che “il diritto a manifestare democraticamente deve essere garantito” mentre altrettanto “democraticamente” eliminano posti di lavoro e diritti e riducono il paese in un cumulo di macerie. Giureranno che “cose del genere non devono ripetersi” proprio mentre la polizia caricava a Napoli gli studenti e i precari che manifestavano in solidarietà con gli operai di Terni. Chi disquisisce se gli operai avevano o no intenzione di occupare la stazione Termini o chiama ad abbassare i toni e a non cadere nelle provocazioni, non fa che aiutare i loro manganellatori e i mandanti dei manganellatori e prepara il terreno a ulteriori e più gravi attacchi repressivi: se anche gli operai avessero occupato la stazione, avrebbero fatto solo bene! Con che faccia blaterano di legalità quando stanno mandando in rovina noi e il nostro paese, quando gli esponenti della classe dominante sono i primi a violare spudoratamente ogni giorno le loro stesse leggi, quando il capo dello Stato è stato interrogato come testimone (persona informata dei fatti?) sulle stragi mafiose del ’92-’93 che hanno spianato la scesa in campo di Berlusconi, quando le loro leggi e procedure sono nella stragrande maggioranza dei casi leggi e procedure che violano lo spirito se non anche la lettera della Costituzione? Tutto quello che serve agli interessi dei lavoratori e del resto delle masse popolari è legittimo, anche se è vietato dalle leggi dei padroni e delle loro autorità! Non è nel rispetto delle leggi di Mussolini e di Badoglio che i nostri partigiani hanno sconfitto fascisti e nazisti! Non è nel rispetto delle leggi di Scelba, di Valletta, di Tambroni che abbiamo conquistato i diritti che ci stanno togliendo!
L’unica cosa che preme a Renzi e compagnia è fermare e deviare l’ondata di indignazione, di scioperi, di proteste con cui gli operai e gli altri lavoratori stanno rispondendo alle manganellate contro gli operai di Terni. La verità è che hanno paura che la situazione gli sfugga di mano. Sanno che gli operai se si muovono trascinano nella lotta il resto delle masse popolari. Sanno che non possono tenere in pugno il paese senza un certo grado di collaborazione delle masse popolari e questo è impossibile se la casse operaia è all’opposizione.
Renzi, Napolitano, Marchionne, Serra e quelli della loro razza criminale non hanno una soluzione accettabile da proporre agli operai e al resto delle masse popolari. Stante la crisi generale del capitalismo, per stare a galla devono distruggere anche quel poco di benessere che i lavoratori hanno strappato ed eliminare i diritti che i lavoratori hanno fatto diventare reali e non solo belle parole scritte nella Costituzione. Per avanzare su questa strada hanno bisogno di spezzare l’opposizione degli operai avanzati ed eliminare i centri di mobilitazione e di organizzazione degli operai.
Gli operai invece una soluzione alla crisi positiva per tutti i lavoratori e le masse ce l’hanno. Hanno una “politica economica” per rimediare fin da subito agli effetti più gravi della crisi e rimettere in moto l’attività produttiva: tenere aperte le aziende, aprirne di nuove per fare il lavoro necessario a salvaguardare il paese dal disastro ambientale e a soddisfare i bisogni della popolazione, riavviare l’intera vita sociale, stabilire rapporti di collaborazione con altri paesi (tipo quelli già in vigore tra Cuba e Venezuela e altri paesi) sulla base di quanto ogni paese può produrre e dare. Hanno bisogno di costruire un loro governo d’emergenza per attuarla, deciso a fare tutto quello che occorre per attuarla.

Aderire e partecipare agli scioperi e ai presidi dei prossimi giorni!
La FIOM ha annunciato 8 ore di sciopero: ebbene una data c’è già, il 14 novembre quando è fissato lo sciopero generale sociale. Uniamo i vari fronti, dalle fabbriche ai quartieri alle scuole!
Non servono le scuse del governo, non bastano le dimissioni di Alfano (dimissioni che neanche darà se non si sviluppa la mobilitazione popolare)! Cacciamo il governo che manganella gli operai, dà mano libera ai grandi capitalisti, ai pescecani della finanza e ai guerrafondai, rapina le masse con tasse e imposte e devasta il nostro paese!

Facciamo del 14 novembre lo sciopero generale che non c’è - Appello a Landini
La manifestazione CGIL del 25 ottobre ha dimostrato che esiste una disponibilità di massa alla mobilitazione contro le politiche del governo. La stessa composizione della piazza testimonia una ritrovata grande partecipazione di giovani, precari, lavoratrici e lavoratori. Un popolo che da anni conosce il precipitare della propria condizione anche grazie all'assenza di una rappresentanza adeguata e di un'iniziativa generale di contrasto alle politiche d'austerità. La continuità che la piazza del 25 ha chiesto non c'è perché lo sciopero generale della CGIL non c'è, con il rischio serio che quella disponibilità si trasformi in nuova disillusione, nuova passività e rassegnazione. Il prossimo 14 novembre sarà una giornata di lotta. Un cartello ampio e variegato che va dal sindacalismo conflittuale  a molte realtà di movimento ha lanciato lo sciopero sociale, lo sciopero generale. Il tentativo, dopo molto tempo, di coniugare la rappresentanza tradizionale del lavoro con le nuove forme di lavoro precario, atipico. Una scommessa importante che cerca di immaginare forme e dimensioni efficaci del conflitto dentro e fuori i luoghi di lavoro. Sappiamo che la Fiom ha deciso da tempo di proclamare lo sciopero nazionale della categoria. Quale data migliore del 14 novembre per i metalmeccanici? Dalle fabbriche agli uffici, alla scuola, al commercio il 14 novembre assumerebbe, grazie a questa positiva sinergia, il tema della generalizzazione dello sciopero. Nel nostro paese, a differenza di quanto accade in gran parte d'Europa, la divisione sindacale è tale che non si è mai arrivati ad un fronte comune nemmeno tra chi, con giudizi comuni, si oppone ai provvedimenti del governo. Eppure la gravità e la durezza dell'attacco sono tali che tutti dovrebbero porsi il problema della riunificazione delle lotte, come misura minima per dare loro l'efficacia necessaria. Facciamo del 14 novembre il primo atto di un percorso di ricostruzione di un ampio fronte sociale. Proviamoci.

Sergio Bellavita, portavoce nazionale de Il sindacato è un’altra cosa (dal www.rete28aprile.it)
Contro l’arroganza del governo e del padronato, contro lo smantellamento di aziende, la precarietà e la disoccupazione, organizzarsi e organizzare per prendere in mano la direzione del nostro paese!
Costituire organizzazioni operaie nelle aziende private e organizzazioni popolari nelle aziende (ancora) pubbliche che si occupino sistematicamente della salvaguardia delle aziende prevenendo le manovre per ridurle, chiuderle o delocalizzarle, studiando in collegamento con esperti affidabili quale è il futuro migliore per l’azienda, quali beni e servizi può produrre che siano necessari alla popolazione del paese o agli scambi con altri paesi, predisporre in tempo le cose. Questo è oggi il primo passo: lo chiamiamo “occupare l’azienda”;
Stabilire collegamenti con organismi operai e popolari di altre aziende, mobilitare e organizzare le masse popolari, i disoccupati e i precari della zona circostante a svolgere i compiti che le istituzioni lasciano cadere (creare lavoro e in generale risolvere i problemi della vita delle masse popolari), a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, a distribuire nella maniera più organizzata di cui sono capaci i beni e i servizi di cui la crisi priva la parte più oppressa della popolazione, a non accettare le imposizioni dei decreti governativi e a violare le regole e le direttive delle autorità. E’ il contrario che restare chiusi in azienda ed è il salto decisivo: lo chiamiamo “uscire dall’azienda”.


Le organizzazioni degli operai e degli altri lavoratori che “occupano l’azienda ed escono dall’azienda” sono la premessa, la base, per costituire un governo d’emergenza popolare e farlo ingoiare ai padroni. Non importa in quanti si è all’inizio in un’azienda. Non importa quante sono le aziende in cui si inizia. Altri seguiranno, perché ogni attacco dei padroni dimostrerà che chi ha iniziato ha ragione.

mercoledì 29 ottobre 2014

Difficile vivere, ma facile morire.

Luciano Granieri




Frosinone:  Ridente cittadina a sud di Roma dove vivere è difficile. E’ più facile morire.  E’ facilissimo. Capita  che un professore di liceo,  di 45 anni, giunga, colto da malore, al pronto soccorso e muoia in attesa della tac.  Capita che un cittadino, giunto  anch’egli al pronto soccorso,  in preda ad una crisi respiratoria, non possa essere ricoverato  perché allo Spaziani, non c’è il reparto di pneumologia. Mentre si briga per trovare un letto nella struttura di Cassino, attrezzata a curare questa patologia, si parcheggia il paziente  per tre giorni nel  reparto di otorino . Ma il decorso della malattia non ha il tempo di aspettare il traffico dei fax  per   l’autorizzazione di ricovero presso l’ospedale cassinate e dunque l’esito è la morte.  

Tutto molto drammatico. Ma il dramma vero riguarda il futuro. Perché se la realtà odierna è indegna, ciò che ci aspetta per il triennio 2014-2016 è di  molto peggiore. In base al piano strategico della Asl, dal quale dovrebbe scaturire l’atto aziendale vero e proprio, dei quattro centri ospedalieri superstiti  - dopo il terremoto Polverini  che ha raso al suolo sette ospedali -  uno cadrà per mano di Zingaretti. Alatri sparirà e diverrà costola di Frosinone, il quale già non sopporta  l’attuale onere  di ricoveri, figuriamoci se potrà assolvere al servizio in presenza del sovraccarico di un’altra struttura. I posti letto (veri o presunti)  previsti nel documento sono 977, pari all’ 1,8 x 1.000 della popolazione. Si indica, comunque l’obbiettivo  di aumentare questa disponibilità fino ad arrivare alla quota di 2,7 x1.000. Faccio notare che il D.L. 135/2012 fissa una soglia minimia di 3,7.  Siamo in uno  stato di violazione normativa  che non verrà sanata neanche con i buoni propositi futuri. Fuori della dignità e fuori dalle legge. 
                                                                                             Ma se è facile morire, altrettanto difficile
 è vivere.  Il servizio idrico è fra  più costosi , ma l’acqua anziché arrivare nelle case dei cittadini si disperde per la strada. Sulla bolletta dovrebbe essere indicato il servizio di “irrigazione asfalto”. Un servizio efficiente,  non come il depuratore che non funziona, ma si paga ugualmente. Se si beve male non si respira meglio.  Siamo l’unica città, insieme con Benevento, a somministrare ai propri cittadini una razione di PM10 superiore al limite dannoso per la salute. Considerato che manca  il reparto di pneumologia allo Spaziani non c’è da stare allegri. Bisogna sperare nel buon funzionamento del fax fra Cassino e Frosinone. 

Beviamo male, respiriamo peggio, ma in compenso siamo circondati dalla monnezza. La percentuale di raccolta differenziata è al 15%. Faccio notare che L’art.205 Dlgs 152/2006 ed il Piano di Gestione dei Rifiuti del Lazio, hanno imposto a tutti i Comuni il raggiungimento della percentuale minima di raccolta differenziata dei rifiuti del 65% entro il 31.12.2012. Stiamo un po’ in ritardo, mi pare, e come per la Sanità in violazione di legge. La questione    è dannosa per la salute, ma rischia di essere deleteria anche  per le casse comunali e per le tasche dei cittadini, i quali già pagano uno sproposito per il servizio.  Infatti la sentenza n.83 del 27 maggio 2013  della Corte dei Conti sancisce che gli enti inadempienti sulla differenziata dovranno pagare una multa, da addebitare ai cittadini, ma anche agli amministratori, chiamati a rispondere per danno erariale. 

Anche in questo caso se il presente è indegno il futuro sarà peggio. Sui rifiuti, ancora si sta discutendo con il gestore privato, campa cavallo! Hai voglia a schiodarsi dal 15% di differenziata. In questo marasma nel consiglio comunale la minoranza, ex maggioranza a trazione Pd, langue nella sua indeterminatezza fiaccata dall’ulteriore miserrima vicenda delle elezioni  provinciali, la maggioranza è impegnata nel gioco delle sedie, una contesa senza esclusione di colpi dove volano stracci  a destra e a manca. 

Il sindaco se ne fotte, va avanti nella svendita della città. E’ contento perché è riuscito a disinnescare la trappola urbanistica dell’articolo 18 posta sul terreno da una deprecabile sentenza del TAR del Lazio .  In base a questa deliberazione s’impone un limite alla contrattazione diretta fra sindaco e costruttori, per la cementificazione del suolo pubblico. L’operazione deve passare all’esame del consiglio comunale. 

Ma in aiuto al sindaco arriva  TurboRenzi  che, grazie al decreto sblocca Italia, ripristina la “trattativa” e risolve la questione. Si evita il passaggio  in consiglio  obbligando il privato a fornire, in cambio dell’autorizzazione a seppellire nel cemento pezzi di città, la disponibilità a costruire un parcheggino qua , un’aiuola la.  Un esempio concreto: grazie ad un pronto cambio  di destinazione d’uso, nella struttura del glorioso  Cinema Excelsior troveranno posto quattro appartamenti. I privati che si apprestano ad eseguire l’ennesimo scempio di una struttura pubblica, dovranno risistemare,  in cambio, l’area di Via Amendola e piazza Valchera, con il rifacimento del muro, delle scalinate e della balaustra in mezzo alla piazza. La cosa in se non sarebbe negativa, ma le tante trattative del passato  insegnano che a cementificare si fa presto , mentre per eseguire le opere compensative  si va alle calende greche. 

A questo punto una domanda sorge spontanea. Ai cittadini di Frosinone piace vivere male e morire bene?  Evidentemente si. Perché se ad ogni tornata elettorale si vota il medico perché ti cura, l’avvocato perché ti difende, il geometra perché ti fa la strada davanti casa,  se si confonde, cioè,  una prestazione dovuta, con una elargizione oggetto di voto di scambio, a Frosinone si continuerà a vivere male e a morire bene.



APPELLO. NON PARLO COI FASCISTI! SOLIDARIETÀ A FRANCO TURIGLIATTO

Appello

Franco Turigliatto, ex senatore e ora dirigente di Sinistra Anticapitalista, è sotto processo perché, nella campagna elettorale del 2008 aveva abbandonato lo studio di Porta a Porta per contestare la presenza di Roberto Fiore di Forza Nuova, partito che si richiama esplicitamente ai valori del Ventennio e che si inserisce nell’ondata reazionaria che investe l’Europa, dalla Francia alla Grecia, dall’Ungheria all’Ucraina.
Il leader della formazione di estrema destra non gradì le considerazioni politiche di Turigliatto e del suo partito e il loro richiamo alle norme della Costituzione che impediscono l’apologia del fascismo e la ricostituzione di partiti che si rifacciano a quelle pratiche politiche violente e xenofobe.
Sei anni dopo, con decreto penale richiesto dalla Procura di Roma, un Gip ha condannato la “diffamazione” di Turigliatto, senza nemmeno che Franco abbia saputo di essere stato denunciato, a una pena pecuniaria irricevibile sul piano politico.
Franco si è opposto alla condanna, così il 4 novembre, a Roma, inizierà finalmente il processo pubblico. Noi siamo solidali con Franco Turigliatto e con tutti coloro che, in Italia e in Europa, si battono contro l’aggressività delle formazioni di estrema destra.
L’antifascismo non si processa, è scritto nella Costituzione italiana!

martedì 28 ottobre 2014

Gli attacchi del governo e le illusioni perdute della piazza Cgil

Fabiana Stefanoni


Le immagini della piazza del 25 ottobre a Roma sono indubbiamente impressionanti. Confermano l'enorme capacità di mobilitazione che ancora conserva l'apparato Cgil, nonostante decenni di politiche di svendita dei diritti dei lavoratori. "Al lavoro e alla lotta!": così Susanna ha concluso Susanna Camusso il comizio. Ma è proprio la lotta la reale intenzione della direzione della Cgil?
Articolo 18 e Jobs Act: le parole e i fatti 
Oggi la Camusso si erge a paladina della difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Vale la pena ricordare alcuni recenti passaggi, per capire perché le cose non stanno esattamente così.
L'articolo 18 è stato fortemente ridimensionato già dal governo Monti, con la cosiddetta riforma Fornero. Di fatto, il colpo più duro a questa tutela è arrivato due anni fa: tra l'altro, a differenza del Jobs Act, allora la norma aveva valore retroattivo, ossia diventava valida per tutti i contratti, anche quelli in essere, e non solo per le nuove assunzioni. In quell'occasione, vogliamo ricordarlo, la Cgil non proclamò lo sciopero generale, limitandosi a manifestazioni simboliche (e innocue) che caddero nel vuoto. La direzione della Cgil porta già sulle proprie spalle, quindi, la responsabilità di non aver lottato in modo conseguente su questo punto. Analogo comportamento fu tenuto in occasione di un'altra nefasta "riforma" a firma Fornero, quella delle pensioni, che ha innalzato drasticamente l'età pensionabile, con effetti drammatici anche sulla disoccupazione giovanile per il blocco del "turn over": furono proclamate da Cgil, Cisl e Uil solo tre innocue ore di sciopero.
E oggi? Noi crediamo che la direzione della Cgil non sia cambiata: per l'ennesima volta, le aspettative delle centinaia di migliaia di manifestanti che sono scesi in piazza a Roma il 25 ottobre verranno tradite dalla Camusso e dai suoi collaboratori. Del resto, basta rileggere le recenti dichiarazioni rilasciate dalla Camusso e da Landini per capire dove si andrà a parare. "Se si parla di allungare il periodo di prova, sono per discutere dei tempi (...) capisco che ci sia una stagione in cui l'articolo 18 non vale ma è necessario che sia transitoria" (Susanna Camusso, dichiarazione Ansa24/9/2014) e "la proposta nostra, della Cgil e della Fiom, è di introdurre un contratto a tempo indeterminato a tutele progressive, dove ci può essere un periodo di prova più lunga, ma alla fine ci devono essere le tutele per tutti" (Landini, dichiarazione del 28/9/2014): ecco come la pensa chi ha diretto le masse che sono scese in piazza il 25 ottobre (1).
In altre parole, alle centinaia di migliaia di persone scese in piazza il 25 ottobre per opporsi agli attacchi del governo - numeri che, in altri contesti e con altre direzioni politiche, sarebbero sufficienti per abbattere un governo - viene chiesto di accontentarsi di un piatto di lenticchie: l'eventuale ridefinizione dei tempi e delle modalità in cui l'articolo 18 verrà cancellato.
E allora ci chiediamo: "un milione e mezzo di persone in piazza" (queste le cifre dichiarate dalla Cgil) non si meriterebbero forse qualche cosa di più? La verità è che - tre anni o più anni - il succo non cambia: i nuovi contratti a tempo determinato lasceranno ai padroni licenza di uccidere, cioè licenziare: i lavoratori saranno ancora più ricattabili di quanto lo sono oggi. Vogliamo ricordare anche che il Jobs Act va oltre lo smantellamento dell'articolo 18: peggiora le condizioni di erogazione degli ammortizzatori sociali (al fine di ridurre gli oneri per le aziende e aumentare quelli dei lavoratori), dà il via libera alla possibilità di modificare, a discrezione del padrone, le mansioni a parità di salario, introduce un regime disciplinare di controllo a distanza con telecamere, elargisce denari ai centri per l'impiego e alle agenzie interinali "in base ai risultati occupazionali raggiunti" (sic!).
La Legge di Stabilità: un'altra batosta 
La Legge di Stabilità è stata recentemente presentata alla Commissione europea e, mentre scriviamo, è in corso un balletto tra governo italiano e Bruxelles per verificare se potrà ricevere l'ok. La misura più sbandierata dal premier Renzi è il tfr in busta paga: una misura che viene presentata come un "regalo", mentre in realtà non si tratta altro che di soldi dei lavoratori semplicemente anticipati in busta paga (tra l'altro con aumento della tassazione).
Altro "vanto" del premier sono gli 80 euro per i bimbi appena nati (o adottati): una cifra irrisoria se si considera che lo smantellamento degli asili pubblici e la loro privatizzazione hanno aumentato moltissimo le rette (senza contare il carovita e il conseguente aumento delle spese per il mantenimento dei figli). Si tratta di un'offesa prima di tutto alle donne, che sono spesso costrette a rinunciare al lavoro per la cura dei figli - nella nostra società maschilista che fa ricadere prioritariamente sulle madri la crescita dei bambini - e per le quali 80 euro in più al mese, con la privatizzazione della sanità, non serviranno nemmeno a pagare l'aumento delle spese del pediatra.
Ma il succo della manovra è un altro. E' previsto un taglio di 4 miliardi che ricadrà in primo luogo sui servizi pubblici a gestione regionale e comunale (sanità, trasporti, asili, scuole), oltre che sui lavoratori dei ministeri. Il settore dei trasporti - uno dei più colpiti negli ultimi anni - subirà anche un ulteriore colpo con la svendita ai privati della rete ferroviaria. L'iva crescerà ulteriormente, con aumento generale dei prezzi. Previsti invece investimenti miliardari per il Jobs Act (finanziamenti alle agenzie interinali inclusi!) e alle missioni militari all'estero. Chi brinda per questa legge è, ancora una volta, la grande borghesia industriale italiana, che avrà graditi sgravi fiscali e ingenti sconti sulle tasse. Bastano le parole di Squinzi per riassumere il quadro: "non possiamo che dichiarare la nostra piena soddisfazione (...) quando il presidente del Consiglio ha annunciato le misure, onestamente ho sentito che si realizzava quasi un sogno" (Sole24ore, 25/10/2014).
Cosa serve per respingere le misure di Renzi
Anche tanti militanti del Pdac erano in piazza il 25 ottobre, al fianco dei lavoratori e dei disoccupati che legittimamente protestano contro il governo e i suoi attacchi feroci alle masse popolari. Ma erano in piazza per spiegare, a quei lavoratori, che nessuna fiducia va riposta in chi dirige la Cgil. Sappiamo, per l'esperienza del passato, che le giuste aspirazioni di quelle centinaia di migliaia di lavoratori saranno tradite.
Paradossale che dal palco la Camusso parli di difesa dei diritti quando, contemporaneamente, ha siglato un accordo vergognoso - il famigerato "accordo sulla rappresentanza" - che ha esteso il modello Marchionne (già in vigore in Fiat) a tutto il mondo del lavoro e che ridimensiona fortemente il diritto di sciopero. Un accordo che estromette dalle rappresentanze sindacali tutti i sindacati conflittuali, che si rifiutano di accettare queste regole liberticide. E' un accordo di cui si parla troppo poco, ma che rischia di cancellare tutti i diritti sindacali acquisiti con le lotte degli anni Sessanta e Settanta. Lo stesso Landini, che a parole si dice contrario a questo accordo, di fatto dà indicazioni alle realtà Fiom di firmarlo in occasione dei rinnovi delle rsu.
Per dire no a questo accordo, che vuole ridisegnare completamente il ruolo e la funzione dei sindacati in Italia, cancellandone la componente conflittuale e relegandoli ad essere agenzie erogatrici di servizi, c'è un appuntamento nazionale importante a cui facciamo appello a partecipare: un'assemblea nazionale a Firenze l'8 novembre, promossa da decine di realtà sindacali e comitati di lotta, nell'ambito della campagna lanciata dal coordinamento No Austerity contro la firma dell'accordo (sul sito di No Austerity le informazioni: 
www.coordinamentonoausterity.org ).
Quella di Firenze è anche una tappa importante nella costruzione di un vero grande sciopero generale, che respinga le misure del governo (Jobs Act, Legge di Stabilità, accordo della vergogna) e avvii un percorso di lotte ad oltranza fino a creare i rapporti di forza che servono per cacciare il governo Renzi. Una data in campo c'è già: è lo sciopero generale del 14 novembre, proclamato da numerose sigle del sindacalismo di base, sostenuto anche da comitati di lotta e collettivi studenteschi. Una giornata di lotta che facciamo appello a costruire e rafforzare, a partire dall'organizzazione di assemblee e iniziative in tutti i luoghi di lavoro.

lunedì 27 ottobre 2014

Gli amici di Renzi

Simonetta Zandiri


Parrebbe, sembrerebbe, ma noi non ci crediamo, che la mente degli squadroni della morte in Nicaragua, consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione,una delle menti della guerra al terrore promossa dall'Amministrazione Bush, oltre che teorico della guerra all'Iraq e della potenziale guerra all'Iran, consulente del ministero degli Esteri israeliano, oggi sia una delle menti della politica estera del segretario del Partito democratico (solo di nome), Matteo Renzi. Tanta roba, eh? "Secondo il "New York Post", ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legati alle lobby pro Israele e pro Arabia Saudita.
Una vaga sensazione l'avevamo avuta... diciamolo! E, se non bastasse, molto vicini a ‪#‎Israele‬ anche il guru economico di Renzi, Yoram Gutgeld, e il suo principale consulente politico, Marco Carrai. E nell'articolo si trovano altri nomi sempre legati a Tel Aviv.... "Forse aveva ragione l'ultimo cassiere dei Ds, Ugo Sposetti, quando disse: «Dietro i finanziamenti milionari a Renzi c'è Israele e la destra americana».


Se finisce l'effetto dell'anestetico riformista

Luciano Granieri


Ieri è andata in scena l’ennesima farsa fra governo e sindacati. Dopo la manifestazione di sabato, i segretari della triplice, ricevuti dai ministri Poletti e Padoan, non hanno potuto fare altro che costatare le linea del governo ovvero: “Noi vi possiamo anche ascoltare, ma poi facciamo come ci pare”.  Un atteggiamento del genere rischia di raggiungere un risultato impensabile solo qualche anno fa , ossia riaggregare nella protesta la CGIL, con i conservatori di UIL e CISL, sindacati che fino a ieri avevano firmato di tutto e di più, ma che evidentemente, non possono accettare di essere derisi e sbeffeggiati dallo sbarbatello Matteo Renzi.  E’ un segno importante e infausto per l’ex sindaco di Firenze. Infatti gli  amici di Algebris,  di Black Rock, di J.P. Morgan e compagnia cantando, apprezzano molto gli sforzi d Matteo, nell’agevolare le svendita di patrimonio pubblico, che gli enti locali dovranno mettere in atto per rianimare le casse svuotate dall’ennesimo programma di tagli. Gli amici delle banche d’affari, plaudono per  l’ulteriore svuotamento dei redditi da lavoro a favore delle rendite e dei profitti. Gioiscono  per l’enorme volume d’affari che il governo offre loro attraverso il decreto sblocca Italia, rendendo disponibile l’eldorado della privatizzazione dei servizi, dalla sanità alla gestione dell’acqua. Ma la deriva conflittuale che questi provvedimenti stanno provocando non garba affatto ai compagnucci di Algebris, Black Rock, J.P. Morgan e affini. Il contentino degli 80 euro sa smaccatamente di elemosina, di presa in giro. L’atteggiamento di supponenza ed insofferenza verso sindacati e avversari di partito genera la rivolta di coloro i quali, avrebbero dovuto governare il conflitto. Se  un governo riformista non riesce a somministrare il veleno neo liberista senza aizzare le folle, che governo riformista è? Allora andava bene un Berlusconi qualunque.  No caro Matteo così non và. Se si incazzano gli amici delle banche d’affari, ci mettono un minuto a mandarti a gambe all’aria. Berlusconi docet.

Proseguire e ampliare la lotta!

Piattaforma Comunista


Il 25 ottobre ha segnato uno spartiacque fra la base della CGIL e il suo tradizionale partito di riferimento: il PD (ormai Partito di Destra) guidato da Matteo Renzi, burattino dell’oligarchia finanziaria. L’evidente frattura fra Piazza S. Giovanni piena di manifestanti e la Leopolda
“acchiappa banchieri” è destinata ad approfondirsi. Il vuoto politico rimanda alla questione dell’unità dei comunisti su salde basi e della formazione di un forte partito indipendente e rivoluzionario del proletariato. Stiamo entrando in un periodo di conflitto sociale più acceso, nel quale si scontreranno le posizioni di rottura con la criminale politica del capitale monopolistico e le posizioni conciliatorie. Ciò è legato al fatto che la crisi del sistema capitalistico è profonda e la lotta di classe si acutizza. In questo scenario come proseguire la mobilitazione? Di sicuro nessuna illusione può essere nutrita su un cambiamento di linea del governo Renzi. Il suo programma è fatto di demolizione dei diritti operai, di precarietà e privatizzazioni, di tagli a servizi sociali, salute e trasporti pubblici per rispettare (virgola più, virgola meno) il Patto di stabilità e il Fiscal compact. Allo stesso tempo è intenzionato a mandare avanti la trasformazione reazionaria dello Stato col suo principale alleato: il piduista Berlusconi. Ma bastano gli iscritti della CGIL e dei sindacati di base per sconfiggere il rottamatore in camicia bianca? E’ possibile affidarsi alle “opposizioni” parlamentari? Assolutamente no! La situazione esige la messa in movimento di massa più ampio e radicale. Serve dunque l’unità di azione di tutta la classe operaia, indipendentemente dall’appartenenza a questo o quel sindacato e organizzazione. Un’unità da forgiare su una piattaforma di lotta all’offensiva capitalistica e alla reazione politica, di difesa intransigente degli interessi economici e politici del proletariato. Un’unità da cementare costruendo organismi di massa (Consigli, Comitati operai e popolari, coordinamenti, etc.) e dando vita a veri scioperi. A cominciare da quello generale per cacciare Renzi, che i lavoratori esigono ora! Noi comunisti (marxisti-leninisti) indichiamo questa via, la sola che può portare a un cambiamento nei rapporti di forza con la borghesia. Chi non la vuole seguire sono gli opportunisti di destra o di “sinistra”.

domenica 26 ottobre 2014

Malasanità. Le preoccupazione dei cittadini Ciociari

Francesco Notarcola  - Presidente della Consulta delle associazioni della città di Frosinone: Presidente dell’associazione “Osservatorio Peppino Impastato” aderenti al Coordinamento provinciale della sanità.

L’opinione pubblica del Capoluogo e della provincia, fortemente scioccata dalla morte del Prof. Mele, si domanda il perché ed aspetta di conoscere quali provvedimenti urgenti saranno deliberati ed attuati dal manager della asl e dal direttore dell’ospedale “Fabrizio Spaziani”. Gli episodi di malasanità come quello denunciato in un’interrogazione dell’On. Storace creano il panico, dolore e tristezza nei familiari e nei cittadini,   determinano la fuga verso altri territori e colpiscono a morte le strutture sanitarie coinvolte.
Occorre agire senza esitare perché siamo da tempo sul punto di non ritorno. Allarme e preoccupazione hanno suscitato anche  i dati riguardanti la U.O.C. di cardiologia.
Questi eventi  ripropongono l’improrogabile necessità di rendere efficiente l’organizzazione dell’emergenza sanitaria, le cui problematiche denunciate da anni,  aspettano risposte e soluzioni adeguate. Paghiamo caramente, oggi, gli errori del passato e non vorremmo continuare a pagare domani per gli errori di oggi. Serve poco contestare i dati dell’AGENAS.
 Per essere chiari le dichiarazioni della Dg., riportate dalla stampa locale, secondo cui : “dati discordano da quelli reali e non tengono conto del profilo di rischio del paziente trattato né dell’ampiezza del territorio della provincia di Frosinone” potrebbero aumentare le preoccupazioni. Che s’intende per profilo di rischio del paziente  o della popolazione? Ed ancora. L’ampiezza del territorio determina l’aumento del rischio?
E, se è così, cosa fa la direzione strategica aziendale per contrastare tale aumento di rischio e il conseguente possibile – o. peggio, prevedibile – danno impazienti e ai cittadini?
Per riconquistare l’efficienza dell’ospedale del Capoluogo e  la fiducia della popolazione nella sanità pubblica  servono provvedimenti seri, investimenti adeguati per un suo rilancio ed una grande operazione di trasparenza e di verità, di informazione e di partecipazione, di ascolto.
Ci auguriamo che il miracolo avvenga e che il buon senso si affermi. Contemporaneamente alla contestazione dei dati avremmo voluto conoscere i deliberati urgenti per dotare la U.O.C. di cardiologia di:
1)       apparecchiature ecocardiografiche moderne perché quelle in funzione   presentano un marcato deterioramento e mancano di tutte le moderne tecnologie;
2)      Un sistema di gestione elettrocardiografica moderno per poter ottimizzare le risorse umane, minimizzare i tempi di attesa , ottimizzare il risultato clinico e ridurre i costi ;
3)       un angiografo moderno di ultima generazione per la seconda sala interventistica perché quello portatile è datato  e di ridotta capacità risolutiva;
4)       un migliore sistema di sicurezza per permettere il completamento degli interventi anche in presenza di guasti;
5)      Apparecchiature per la refertazione ecocardiografica digitale per mettere in rete e stoccare tutti gli ecocardiogrammi eseguiti dal paziente in corso di ricovero e durante le visite ambulatoriali;
6)       Ambulanze attrezzate per la teletrasmissione del tracciato elettrocardiografico, data la vastità territorio;
7)      Tutto il personale mancante per completare l’organico del reparto.
Questi interventi permetterebbero di avere: Due sale di cardiologia interventistica attive e moderne, una continuità di assistenza 24 ore su 24 per una popolazione di circa 500 mila persone che abitano in 91 comuni, da Filettino a Viticuso.
Tutto ciò permetterebbe un grande rendimento clinico, organizzativo e di efficienza, diminuendo i costi e riducendo fortemente i rischi.
I cambiamenti si determinano con l’agire concreto. Le chiacchiere, anche quelle delle persone importanti, lasciano il tempo che trovano e caratterizzano senza dubbio alcuno i comportamenti umani e istituzionali.
E’ triste e avvilente notare, ancora una volta, il silenzio dei nostri parlamentari e consiglieri regionali  rispetto ad una realtà dolorosa e drammatica della nostra terra,  nel momento in cui si discute dei destini dell’organizzazione sanitaria di questa provincia che vede attivi e impegnati sindaci, associazioni e decine di migliaia di cittadini.

FROSINONE 26.10.2014