venerdì 14 luglio 2017

fiano romano

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Frosinone


A prescindere dalle simpatie, che nel caso dell'On. Fiano ci risultano politicamente piuttosto distanti, l'ignominioso insulto rivoltogli da un signore che così chiarisce quanto sia ormai logoro il significato del termine "onorevole" ci provoca incontenibili stimoli di ribrezzo.
D'altro canto, si dovrà pur riflettere sul come mai certi figuri possano sedere il Parlamento, dove ormai non c'è più limite alla vergogna. E altrettanto si deve cercare di capire come mai certe notizie diventino di grande e generale interesse quando la vittima è un personaggio in vista, mentre passano in ultima di cronaca, se va bene, quando atti anche più gravi ledono persone e luoghi non così illustri.
Detto questo, ci sembra che ancora una volta si debba fare il punto anche sulle reazioni che vengono da ogni dove, volte o ad enfatizzare la cosa distorcendone la qualità (si tratta di fascismo razzista ed antisemita,non di semplice anche se grave insulto o di attacco al faticoso lavoro del parlamentare della Repubblica) o, viceversa ma omologamente, a minimizzarla (Sallustri ha definito "un cretino" l'autore del post offensivo, mentre egli è più pericolosamente un intollerante ed un sovversivo).
Qui, infatti, non si tratta di buona educazione o di quoziente intellettivo (soltanto), ma di concezione del sistema di relazioni che definiamo democrazia, che si esplica nel riconoscimento della libertà e della dignità altrui. Sapendo che è un altrui, e che quindi non ci è omologo. 
E questo, che se considerato superficialmente può essere derubricato a sofisma per pignoli, conduce invece a conseguenze molto, molto gravi per il corretto funzionamento del dibattito politico e per i suoi risultati.
L'uscita geniale del detrattore di Fiano, infatti ormai impedisce di valutare seriamente e serenamente la sua proposta di legge sul contrasto all'apologia di fascismo, perché l'occhio si è spostato inevitabilmente dal merito della questione alla difesa o al vilipendio della dignità dell'On. Fiano.
Dunque, nell'esprimere la massima solidarietà umana e politica all'On. Emanuele Fiano, e nel sollecitarlo a continuare la lotta per l'affermazione democratica dei suoi convincimenti che non condividiamo se non in modesta parte, invitiamo lui, il suo partito e le forze disposte a ragionare seriamente sul tema della civiltà democratica a riflettere seriamente, magari, se non è chiedere troppo, insieme a noi che di questo tema facciamo la ragione di esistere politicamente.
Riflettere, ad esempio, se sia stato utile, da parte di forze comunque democratiche ed antifasciste, tentare di dividere (senza riuscirci, per fortuna, ma questo è un altro tema) il corte del 25 Aprile a Roma, o di assalire la Costituzione facendola sembrare più vulnerabile di quello che è, e facendola percepire come un arredo disponibile per qualsiasi ristrutturazione da parte dell'affittuario di turno, o di tentare, in quel contesto, di dividere l'ANPI e le forze antifasciste coem se questo potesse in qualche modo essere un vantaggio per il sistema democratico.
O se sia ancora da sopportare il fatto che Prefetti, Governo, gestori vari dell'ordine pubblico e delle condizioni di agibilità democratica del nostro Paese sfuggano così spesso (non sempre, ma spessissimo) ai loro precisi doveri, ed evitino di disturbare i manipoli di facinorosi che insidiano le Istituzioni stesse e soprattutto le norme di convivenza sociale e civile, accampando scuse puerili e inconsistenti come il non voler dare loro visibilità o la mancanza di norme al riguardo.
Voglia crederci, l'On Fiano e tutto il suo partito ed il Governo: moltissimo c'è da fare, e i fronti educativo, formativo e repressivo non sono in contrasto se ben guidati e messi al servizio del bene civile. Vogliamo dire che considerare il fascismo come una opzione politica quando invece è delinquenza che soffoca la politica, è molto vicino al favoreggiamento, e comunque è complicità almeno politica.
Pertanto chi come l'On Fiano, il PD ed il governo sono assai lontani dal simpatizzare per le dittature e per la politica ridotta a scorribanda ripensi agli errori commessi in decenni e decenni di mancato intervento, all'oblio cui è stata condannata la storia più recente e più nobile del nostro popolo, a ciò che abbiamo chiamato già dagli anni '60 del secolo scorso "democrazia bloccata", "resistenza tradita",  Costituzione incompiuta", e facciano tutto ciò che oggi (del passato non hanno colpa, ma il futuro dipende da loro) è in loro potere e dovere per rimettere il treno sui binari, per ridare cioè alla stragrande parte del popolo italiano le condizioni per sentirsi davvero cittadini di una Nazione fondata sulla civiltà e non prigionieri dell'inefficienza dello Stato e dell'arbitrio di indisturbati corsari.

giovedì 13 luglio 2017

Cos'è più di sinistra sovvenzionare le banche o aiutare i poveri?

Luciano Granieri



E’ in pieno svolgimento  il dibattito sulla possibilità  di costituire un movimento politico alla sinistra del Pd, una discussione non certo originale. Ci si concentra sul numero di soggetti  in campo,  se  debba esistere una lista unitaria o più liste. In particolare, il movimento dei civici, costituito per volontà di Anna Falcone  e Tomaso Montanari, straordinari animatori della battaglia referendaria contro la riforma costituzionale renziana, si sta confrontando con il raggruppamento che si  è raccolto attorno all’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Da un lato ci sono le forze che hanno  animato il contrasto alla riforma costituzionale sul piano dei contenuti,  difendendo lo spirito di tutela sociale della Carta,   dall’altro i fuori usciti dal Pd renziano, Bersani, Gotor e Massimo D’Alema rientrato prepotentemente nei giochi come novello paladino della sinistra. 

Il confronto, a volte anche qualitativamente elevato, riguarda  contenuti più o meno comuni (rivalutazione del lavoro, superamento delle diseguaglianze)  ma spesso si impantana su questioni di alchimia elettorale, di rivalutazione o meno delle politiche del prodiano centro-sinistra che fu, a proposito anche il professore bolognese è entrato nel dibattito. 

 Se  la piega che ha preso la discussione  è questa,  l’obbiettivo dichiarato da entrambi i movimenti di riportare alle urne i delusi di sinistra sarà completamente disatteso e si rischierà di rinnovare l’ennesima esperienza fallimentare già vissuta con le liste Arcobaleno, la lista Ingroia  e altre alchimie simili . 

Per fare chiarezza sulle finalità dell’operazione che si vuole tentare è sufficiente aprire i giornali di oggi e soffermarsi su due notizie. La prima riguarda il rapporto dell’Istat sulla povertà . In base a quanto riportato dall’istituto di statistica nel 2016 vivono, si fa per dire, in Italia quasi 5milioni di individui  in povertà assoluta, il 12,5% dei quali sono bambini. La seconda dà conto dell’approvazione alla Camera del decreto che regala gli asset  remunerativi  delle banche venete ad Intesa San Paolo. Attenzione, un decreto inemendabile così come imposto da la stessa Intesa San Paolo, pena il ritiro dall’affare dell’Istituto Piemontese. A parte la bestemmia istituzionale  per cui il Parlamento si fa dettare contenuti, tempi e modi di approvazione delle leggi da una banca, quella votata per decreto da Montecitorio è una delle più grandi operazione di privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite mai pianificate. 

Per l’acquisizione delle parti buone delle banche venete Intesa San Paolo, si fa regalare dallo Stato, quindi dalla collettività,    5miliardi e due per la riorganizzazione degli istituti acquisiti , in più lo Stato, sempre la collettività,  si accolla i crediti deteriorati mettendo disposizione risorse fino a 17miliardi. Ciò che è stato approvato ieri alla Camera,  determina che noi cittadini perdiamo la bellezza di 22miliardi di euro,  mentre (secondo le stime di Medio Banca Securities) Intesa San Paolo, già oggi,  può assicurare ai propri azionisti un aumento dell’utile  per ogni azione pari al   6% . Tutto ciò in barba ai quasi 5milioni di poveri,  di cui il 12,5% sono bambini, i quali  con misure sociali pari a 22miliardi di euro un po’ meno poveri potrebbero diventare. 

Ora il ragionamento per capire come definire una lista di sinistra  è molto semplice: si preferisce spendere 22miliardi per le banche o sarebbe meglio destinare questi fondi  a misure per combattere la povertà? La risposta, se si parla di “sinistra”, dovrebbe essere scontata, ma non  lo è. Contro il decreto” arricchisci San Paolo” hanno votato i 13 deputati di Sinistra Italiana, ma  a favore si sono espressi 17 deputati di Mdp-Articolo 1 (cioè i bersaniani , dalemiani, gotoriani)  quelli che stanno con Pisapia. 

Domanda:  una lista unica con tali soggetti ,per chi si professa  di sinistra, può avere un futuro? Bisogna dirle queste cose. Se no non si uscirà mai dagli equivoci. Anzi proprio a partire da queste vicende è necessario che un movimento finalizzato alla lotta alle diseguaglianze, la redistribuzione del reddito - e  che si ponga l’obbiettivo di  ridare rappresentanza a quel popolo di sinistra che non va più a votare -sia per la nazionalizzazione delle banche e delle aziende che chiudono  per andare a fare profitti all’estero.  

Cioè tale  movimento deve porre al centro della sua politica una lotta aspra e dura al capitalismo.  Questo dovrebbe essere un obbiettivo imprescindibile e la condizione base   per vedere chi ci stà e chi no.

mercoledì 12 luglio 2017

Essere antifascisti? Se e quando serve.

Luciano Granieri


Né   sinistra né    destra, la società liquida ha rottamato questa vecchia dicotomia. Se    pensiamo alle categorie di fascismo e antifascismo addirittura  ci troviamo davanti a  vecchi arnesi ormai pacificati dalla storia.  Come disse un giorno uno dei  padri dell’attuale  Pd,  l’on Luciano Violante,  le finalità dei ragazzi di Salò erano le stesse di quelle dei giovani partigiani, solo il modo di perseguirle era diverso. 

Il bello della liquidità  è che, alla bisogna,  si possono usare categorie  diverse, anche opposte. A seconda di come butta, per ottenere consenso, oggi si può essere antifascisti  e domani fascisti. E’ la politica de- ideologizzata bellezza! 

Ad esempio l’onorevole Emanuele Fiano del Pd si è accorto che ancora esistono i fascisti. L’ha scoperto perché su tutti i giornali sono usciti articoli riguardanti un buontempone, titolare di uno stabilimento   balneare a Chioggia , che  ha tappezzato l’arenile con foto di Mussolini, e tutta la  mercanzia di frasi  razziste, sessiste, annesse. 

Un fatto vergognoso ed incompatibile con il carattere antifascista della Repubblica, dunque il  compagno Fiano ha pensato bene di presentare alla Camera una legge per punire l’apologia di Fascismo. E’ cosa buona e giusta ma prima di lui ci avevano pensato, Scelba, nel 1952, il democristiano ortodosso Nicola Mancino nel 1993. La legge Mancino in particolare  estende la punibilità  alla  discriminazione, all’odio e alla violenza per motivi razziali etnici e religiosi. Ma questa proposta  di Fiano  è diversa, dicono, perché persegue individualmente chi inneggia al Puzzone, anche sui social, e colpisce chi vende e sfoggia  gadget con la faccia del duce. 

Prima di fare una legge nuova, però, perché non pensare di dare applicazione alle vecchie? Perchè se  si rispettasse  la legge Mancino ne andrebbe di mezzo il lato fascista dello stesso Pd, il quale per cercare di vincere le ultime elezioni amministrative  si è inventato il decreto Minniti, dal nome dell’indomito e ardito  ministro degli interni. Se nel ventennio fascista, dal 1938 in poi, non era consentito agli ebrei di entrare nei negozi, di frequentare scuole e luoghi di lavoro, nel decreto Minniti dell’aprile 2017 non è consentito a chi non è perfettamente puro, di razza bianca, e puro di saccoccia, con portafoglio fornito, di frequentare piazze e strade. Un decreto che si pone in palese violazione della legge Mancino. Lo stesso si può dire delle ultime uscite del segretario Renzi  sul chiudere i porti agli sbarchi degli immigrati che vanno aiutati a casa loro. Ma, ecco la grandezza  della liquidità, in questo  caso per correre appresso alla destra che, nel frattempo ha vinto le elezioni amministrative, la  torva faccia fascista  torna a servire  e non poco. 

Se si fossero applicate le leggi giuste, oggi ci saremmo risparmiati i rigurgiti di CasaPound, il cui candidato sindaco a Frosinone ha rivendicato con orgoglio di essere fascista. Singolare la posizione del M5S sulla proposta Fiano. La trovano  liberticida perché secondo loro il reato   da punire sarebbe quello di tentata ricostituzione del partito fascista, se uno   va girando facendo saluti romani o sfoggiando magliette del Puzzone mica è detto che voglia rimettere in piedi il partito mussoliniano. 

E’ come se nello stabilimento balneare fascista di Chioggia, sul bagno asciuga mettessero un cartello con scritto: "Però noi non si vuole mica ricostituire il partito fascista". D’accordo che la libera manifestazione del pensiero è tutelata dall’art.21 della Costituzione, ma la Corte di Cassazione ha più volte ricordato che tale diritto non può essere esteso fino alla giustificazione di atti o comportamenti che ledano altri principi di rilevanza costituzionale.  

Però i 5 stelle sono un pelo più coerenti, loro un po’ fascisti e razzisti lo sono sempre stati, ricordiamo Grillo ragionare insieme al leader di CasaPound, mostrando sincera ammirazione per il suo interlocutore, per non parlare dell’unione con  il partito xenofobo di Farage al Parlamento europeo, e altre uscite non propriamente tolleranti sull’immigrazione. 

Per tornare al  Pd ieri andava di moda il fascismo, oggi torna in auge  l’antifascismo, per pescare qualche voto fra i pisapiani incerti,  domani chissà. Una cosa è sicura  la liquidità politica ha liquefatto in particolare la capacità di studiare, la storia, capire il passato e non solo. Lo sanno tutti costoro cosa significa antifascismo, e cosa implica vivere in una comunità fondata sull’antifascismo? 

Non vorrei essere cattivo ma se dopo la caduta del fascismo e la nascita della Repubblica avessero lasciato qualche fucile in giro  sui monti nelle mani dei Partigiani oggi non staremo qui a  parare  di questi scempi. 

Salvare le vite prima di tutto

Salvare le vite prima di tutto


«L’Europa nasce o muore nel Mediterraneo». Scriveva già decenni fa Alex Langer. Con questa stessa frase nel 2015 si chiamarono a raccolta le forze sane di questo paese per fermare la strage di migranti in mare. Ma le stragi sono continuate, anche nell’indifferenza. Un naufragare continuo arginato in parte dall’intervento della Marina, della Guardia Costiera e, soprattutto delle Ong. Gli arrivi di questi ultimi giorni, in assenza di un sostegno reale anche nell’accoglienza da parte dell’UE, sono divenuti un alibi per il governo italiano che ha comunicato alla Commissione Europea l’intenzione di chiudere i propri porti alle navi delle organizzazioni umanitarie. Un simile atto di barbarie non può essere accettato da nessuno, indipendentemente dalle singole posizioni politiche o ideologiche. Si condannerebbero con cinismo immorale a morte migliaia di persone sospese fra le persecuzioni subite nei paesi di origine, quelle patite in Libia e il diritto alla salvezza. Occorre che l’UE si assuma responsabilità e che prenda decisioni coraggiose ma in linea con i principi morali che ispirano le loro costituzioni e le stesse fondamenta su cui poggia ciò che resta del sogno europeo. Ma occorre anche che, nel frattempo, non si neghi a donne, bambini e uomini di trovare riparo nei nostri porti, in nome di calcoli elettorali o degli allarmi esasperati degli imprenditori della paura.
Ed è in nome di questo necessario sentimento di umanità che ci appelliamo a tutte e a tutti. Troviamo insieme forme e modi per far sentire nelle nostre città, davanti alle prefetture, ai porti, la voce troppo spesso rimasta isolata di chi non vuole essere ancora complice di ulteriori misfatti. Verrà presto il tempo delle decisioni politiche, nazionali e dell’unione, verrà la necessità di uscire da un approccio emergenziale e proibizionista che porta soltanto a riempire ogni giorno sempre di più quella fossa comune che è oggi il Mediterraneo Centrale. Ma oggi, qui e ora, dobbiamo decidere, anche individualmente, da che parte stare. Verrà il giorno che di questo immenso crimine si dovrà rendere conto e nessuno di noi potrà dire “io non sapevo”. Sappiamo e dobbiamo avere la dignità di decidere se restare umani o scivolare nella normalità della barbarie, quella che non fa più notizia e non smuove più alcuna coscienza.

Stefano Galieni
Maurizio Acerbo
Gianluca Nigro


                      glnigro@gmail.com



martedì 11 luglio 2017

La prima volta in tragedia, la seconda in farsa

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Frosinone



La solita canea di commenti, per lo più istintivi e fuori tema che si è accesa dopo le vicende dell'apologeta di Chioggia e della reazione dell'On. Emanuele Fiano e del suo partito circa la riscoperta del reato di apologia del fascismo conferma la propensione di molti a straparlare di cose ignote senza alcun vantaggio per la giusta collocazione degli argomenti, così ridotti tutti, indistintamente, a tormentoni del momento destinati a ripiombare nell'oblio dopo essersi sfogati a dir peste e corna degli "altri" ovunque.
Invece il tema è serio davvero, e l'ANPI si sgola a tutti i livelli e da decenni per segnalare un allarme che non è certo causato da questioni formali.
Quando si invoca la libertà di pensiero trascurando che essa non solo non è lecita, ma non è nemmeno tale quando assume i caratteri del sovversivismo, soprattutto in una democrazia laica e civile come quella italiana (con tutti i difetti, i limiti e i tentativi non sempre vani di distorcerla). Non è tale, dicevamo, nel senso che non si può alla leggera definire "libertà" un atteggiamento, culturale o pratico che sia, di prevaricazione e di annullamento o limitazione della libertà altrui. Non è legittimo e non è "libertà" teorizzare, propagandare e praticare quelle che Salvini e Grillo definiscono "idee" e che consistono in convincimenti che ad esempio prevedono la soppressione fisica dell'avversario, o anche solo l'agire in disprezzo alle regole di convivenza che ci si dà democraticamente, e farlo con metodi che nulla hanno a che vedere con il dibattito delle idee, ma piuttosto si declinano nella prevalenza fisica e nella prepotenza.
Si può sorridere quanto si vuole, sottovalutare il farsi strada di nuove tentazioni selvagge e ignoranti sul fondamento della società, si può scherzare ancora per un po', sul carattere presuntamente goliardico dei neofascisti che "irrompono" (come amano dire) nelle Istituzioni e nei luoghi della discussione democratica con metodi squadristici, che compiono innumerevoli provocazioni e finanche aggressioni vere e proprie ai danni di persone da loro giudicabili (insindacabilmente) "incompatibili". Ma poi si dovranno fare i conti con tutto ciò.
E vediamo, e denunciamo da tempo, l'inerzia, quando non la complicità nei casi più allarmanti, di responsabili istituzionali che finora hanno consentito che tutto ciò proliferasse, ottenesse successi e consensi. Il solo fatto che il PD e l'On. Fiano, di cui apprezziamo le intenzioni, sia pur tardive e discutibili nei contenuti, ritengano che serva una legge per punire l'apologia di fascismo fa intravedere l'ipotesi, maligna ma realistica, che essi non sappiano o non sappiano bene, che esistono già due leggi, la Scelba e la Mancino, oltre alla Costituzione stessa, che impongono la difesa dei principi e degli strumenti di esercizio non solo della democrazia, ma di una vita sicura per i cittadini, che non devono  essere minacciati nelle loro libertà e nei loro diritti da facinorosi di alcun tipo.
Leggi antiche, e da aggiornare, sicuramente (il web, le novità sociali, ecc.). Ma sarebbe già un passo avanti se i poteri conservatori che si sono susseguiti in Italia dopo la cacciata della Resistenza dalle Istituzioni che aveva conquistato, dopo aver utilizzato i fascisti per le strategie della tensione, per minare e minacciare sotto traccia le Istituzioni e le idee di progresso che la società rinnovata costruiva, e chi non capisse potrebbe cercare di ricordare Gladio, la P2, il Golpe Borghese, le Bande chiodate, ecc. ecc., volessero iniziare ad applicarle e stabilire una volta per tutte che "il fascismo non è un'idea come un'altra, non è politica, ma negazione della politica." (S. Pertini).
Il concetto di libertà non può essere arbitrario, né contenere la soppressione delle libertà altrui. Nessuno è libero di fare e nemmeno di propagandare ciò che vuole, se questo confligge con la tutela dell'incolumità e della dignità altrui.
Del resto i fascisti e chi li difende dovrebbero saperlo bene, visto che in fatto di garanzie di libertà di pensiero ed azione si sono distinti nel mondo come conculcatori ovunque abbiano attecchito (diversamente da altre fedi ed ideologie che si sono concretizzate in modi assai differenti anche in epoche storiche coeve).
Per fare un esempio altrettanto attualmente polemico, c'è chi sostiene che non vaccinarsi e non vaccinare i propri figli sarebbe un atto di libertà, sebbene questo metta in pericolo la salute di altri. Ma noi non siamo affatto liberi di fare tutto quello che ci passa per la testa, i limiti alla propria libertà sono segnati dalla libertà altrui. Ad esempio, non possiamo andare in moto senza casco protettivo, né possiamo guidare a sinistra o andare a duecento orari sull'autostrada. sono limitazioni della libertà? Certo, ma non sono prevaricazioni, poiché esse si giustificano con la garanzia della libertà generale.
Naturalmente il discorso è assai complesso e non si esaurisce in quattro righe di commento, investe migliaia di anni di filosofia, di diritto, di politica e di scienza. Ma pensiamo sia ora di dire che la semplificazione e la strumentalizzazione ha già prodotto disastri sociali che difficilmente saneremo in breve tempo, pertanto le suggestioni di Salvini e Grillo travestite malamente da idee liberali in questo momento sono davvero di troppo.
Non è un giudizio sulle loro formazioni politiche, né sulle loro battaglie, che finché condotte entro i termini civili e democratici hanno pieno diritto di esprimersi, sebbene non ne condividiamo praticamente nulla. si tratta invece di rimettere il discorso sul metodo e la disciplina democratica a servizio della costruzione di una società sempre più evoluta e lontana dalle possibilità concesse ai capimanipolo di appropriarsi della sovranità, che non è di altri che del popolo, che la esercita nelle forme della legge (democratica, laica, civile e quindi antifascista).

Fraterni saluti.

MANIFESTAZIONE RIFIUTIAMOLI COLLEFERRO

Marina Navarra, Resp. politche ambientali PRC

Paolo Ceccano, Segretario Provinciale PRC-SE




Lo  scorso Sabato 8 luglio circa tremila persone sono scese in piazza a Colleferro per contestare la riattivazione degli inceneritori di Colle Sughero. Un corteo, allegro, ma determinato, nonostante la canicola,  si è radunato in Piazza della Repubblica e ha raggiunto Colleferro Scalo, quartiere dove sorgono i due impianti. Gli organizzatori della manifestazione hanno  raccomandato di non esporre simboli di partito  per evitare strumentalizzazioni politiche e dinamiche divisive attorno a temi, come la salvaguardia della salute e dell’ambiente,comuni a tutti i cittadini. Decisione discutibile ma accettata dalla federazione Provinciale di Frosinone del Partito della Rifondazione Comunista che ,raccogliendo l’invito degli organizzatori non ha esposto  il proprio simbolo ma   ha partecipato massicciamente  con molti suoi militanti. Era doveroso esserci. Per sollecitare  il rispetto dell’art.32 della Costituzione che impegna la Repubblica alla tutela della salute dell’individuo e dell’intera collettività. Ricordiamo che nei quindici anni di attività degli impianti, prima che nel 2009 un’indagine per traffico illecito di rifiuti ne bloccasse il funzionamento, l’abnorme quantità di diossina e sostanze tossiche emesse nell’atmosfera ha provocato un aumento dell’86% di malattie respiratorie nel territorio . Era necessario manifestare contro  l’intera gestione dei rifiuti  basata sulle obsolete pratiche dell’incenerimento e dello smaltimento in discarica, perché tali procedure sono nocive  alla salute e antieconomiche. Una gestione virtuosa muove in una direzione totalmente opposta e comprende, oltre alla raccolta differenziata,  l’insediamento nel territorio di impianti utili al recupero di ciò che oggi finisce in discarica o  bruciato e offrirebbero nuova e buona occupazione. Ciò comporterebbe però l’impiego di  finanziamenti pubblici, non finalizzati ad un immediato ritorno economico ma al benessere dei cittadini...è questo che è incompatibile con la natura iperlibersita dei governi a guida Pd, sia nazionale che regionale. Il decreto Sblocca Italia, licenziato Renzi nel 2014, impose il riavvio degli inceneritori di Colle Sughero e fu la Regione Lazio,responsabile del piano regionale,a ratificare  il provvedimento.  La riattivazione degli impianti  sarà finanziata dalla Regione attraverso la ricapitalizzazione di Lazio Ambiente, una Spa di cui la Pisana è proprietaria al 100%. Alla  messa in funzione di uno dei due malsani camini contribuirà anche il comune di Roma, attraverso AMA, che ne è proprietaria al 40%. In realtà tutta l’operazione si rende necessaria perché la Regione Lazio ha intenzione di cedere quota azionarie della Lazio Ambiente Spa a società private  che  già possiedono altri impianti di incenerimento. Due inceneritori funzionanti  da aggiungere all’arsenale costituiscono un incentivo clamoroso per chi volesse acquisire la società della Regione. Siamo al solito gioco di sacrificare il bene  pubblico al profitto privato. Uno scenario già visto e in linea con il carattere liberista che affama la popolazione e tutela gli interessi del grande capitale. Per questo motivo la federazione provinciale di Rifondazione Comunista di Frosinone intende inserire la battaglia per il diritto alla salute e alla tutela ambientale, in uno scenario più ampio che ha come obiettivo la lotta al capitalismo e ad un iperlibersimo  predatorio e crudele. Siamo convinti che solo una visione globale delle dinamiche di  sfruttamento   può determinare la possibilità di ottenere  eguaglianza sociale e redistribuzione del reddito e  per questo ci batteremo strenuamente come abbiamo sempre fatto, con tenacia, determinazione e caparbietà.

video di Luciano Granieri



In 9 km di litorale hai voglia a trovare spiagge legali

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA

COMITATO  COMUNALE  DI  CHIOGGIA



Il comitato comunale di Chioggia dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia stigmatizza in ogni maniera il comportamento provocatorio e pericoloso del gestore concessionario della spiaggia “Punta Canna” di Sottomarina (zona Brenta), così come apparso sui quotidiani nazionali in questa domenica 9 luglio.
Dalle prime ore di stamane i nostri esponenti vengono contattati da tutta Italia, sia dai mezzi di informazione che dai cittadini, per conoscere la triste e vergognosa realtà della spiaggia “di regime”.
Chioggia antifascista non c'entra niente con questo ciarpame: il tizio è miranese, i clienti sono turisti che vengono da altre parti del Veneto, la concessione demaniale arriva dallo Stato, così come chi dovrebbe far rispettare la legge Mancino e la Costituzione, ovvero la Prefettura di Venezia per mano delle autorità di pubblica sicurezza.
Al personaggio ricordiamo che “Punta Canna” non è «casa sua», come ama asserire: in quanto concessione demaniale sul suolo italiano, egli è tenuto a rispettare le leggi dello Stato, congruenti con la Costituzione nata dalla Resistenza antifascista. E a subire le giuste sanzioni in caso di trasgressione.
Ritenendo che non vi sia niente da scherzare riguardo l'epoca dei campi Dvx, il comitato ANPI di Chioggia chiede l'immediata revoca balneare allo stabilimento “Punta Canna” e l'applicazioni delle sanzioni previste dalle leggi suddette al suo gestore.

Auspicando altresì l'unità di tutte le forze sinceramente democratiche e antifasciste della città nella condanna della circostanza, abbiamo chiesto un incontro all'assessore al demanio Marco Veronese e al sindaco Alessandro Ferro affinché levino la loro voce a tutela del quadro di civiltà del territorio a loro affidato in amministrazione.
Alle tante e ai tanti turisti che piacevolmente affollano le spiagge di Sottomarina, e che ringraziamo per la loro presenza, facciamo presente che il litorale misura ben 9 km e pertanto possono trovare ciò che cercano dalla loro vacanza in uno dei tanti altri stabilimenti organizzati, boicottando invece quel tizio e quella struttura che nel 2017 non hanno alcun motivo di esistere, neanche lo scherzo o la rievocazione. Vigileremo nei prossimi giorni, settimane e mesi affinché la legge dello Stato antifascista possa e debba vigere anche in quel disgraziato lembo di arenile.

lunedì 10 luglio 2017

Da Gramsci a Berlinguer .... a Renzi il nodo gordiano della società italiana resta lo stesso

Felice C.Besostri


100 anni di salvataggi di capitalismo senza etica protestante o di carità cristiana.

Da "il grido del Popolo" 9 marzo 1918 (censurato)

"L'attività capitalistica non è necessariamente affarismo. Il lucro individuale molla di progresso di queste attività non è raggiungibile solo colle vie perverse, con l'inganno, la frode.Lo sfruttamento del proletariato del lavoro, è un corollario della produzione attuale, non è un reato contemplato dal codice. Certo lo scantonamento è facile. [..] tra l'attività lecita e quella criminosa è un filo. Ma perché proprio nel nostro paese questo filo è più spesso strappato, perché nel nostro paese la storia del commercio è più cronaca di tribunali che fatto economico? Perché l'economia è fatto essenzialmente morale, l'attività economica non è puro meccanismo di cifre, ma domanda anch'essa che si abbia un fine superiore, al quale disciplinare i propri istinti, le proprie passioni.
C'è una dignità nel capitalismo, c'è una coscienza etica: ma perché nel nostro paese manca completamente? esse mancano, ecco tutto. la ricerca delle cause è difficile e complicata: sarà la mancanza di un profondo senso religioso della vita e del dovere, causato dal cattolicesimo superficiale e deprimente; sarà un residuo del paganesimo gaudente e scettico che non è stato superato da questo cattolicesimo.La realtà però è quella : i componenti la classe dirigente italiana non hanno il senso del dovere e della responsabilità sociale. La nazione da loro diretta e amministrata , non è un fatto etico, è uno sfacelo che vive perché vivono i singoli individui. E' un caos di atomi turbinanti, è una botte senza cerchi.E' uno stato d'animo. Tutta l'attività pubblica e privata italiana, è una botte senza cerchi: il senso della responsabilità e del dovere è assente da ogni manifestazione di vita.
[Lo scandalo delle banche in risoluzione ndrCaporetto deve diventare in Italia ciò che è stato l'affare Dreyfus in Francia: un processo della classe dirigente, una requisitoria contro le sette, contro il malcostume, contro lo sfacelo morale per la restaurazione dell'umanità laboriosa e beneficamente attiva."

Antonio Gramsci

domenica 9 luglio 2017

Lavori usuranti e precoci, speranza o ennesima bufala?

Giuseppe Di Pede Resp. Lavoro Prc-Se
Paolo Ceccano Seg. Prc-Se 



Siamo all’ennesima puntata dei lavori usuranti e precoci, è dal 1995 che si cerca di dare sollievo a chi è andato a lavoro da adolescente e a chi si spacca la schiena in particolari mansioni e lavorazioni usuranti,  ma purtroppo si vede solo una misera luce all’orizzonte.
Norme fatte di cavilli e numeri molto stringenti, sicuramente migliorate nell’ultima legge di bilancio 2017, ma daranno vere risposte alle categorie di Lavoratori interessati? Chiuderanno una pratica vergognosa che dura ormai da vent’anni?
Ne hanno fatto di notti i Lavoratori nelle fabbriche e in altri luoghi di lavoro, ne hanno fuso di acciaio in fonderia, ne hanno spaccate di pietre in cava e in miniera, ne hanno scalate di impalcature al freddo, al sole e sotto la pioggia, e tanti purtroppo sono morti senza avere giustizia!!!
Queste sopra citate, sono solo una parte di mansioni massacranti che dovrebbero aver riconosciuto un diritto: quello di andare in pensione in un’età dignitosa, senza se e senza ma, non si può tollerare che le risorse sono limitate, della serie chi arriva primo va in pensione e chi arriva ultimo va il prossimo anno.
Bisogna fare una norma ad hoc, non si può innescare una gara a chi presenta prima la domanda, significa avere poco rispetto e prendere per in giro i Lavoratori interessati.
Facciamo un po’ di cronostoria, ricordando lo sforzo dell’allora ministro del lavoro Cesare Salvi, che finalmente mise nero su bianco su una legge una lista di lavori e mansioni usuranti, ricordiamo anche le preoccupazioni dell’allora segretario Confederale della CGIL  Sergio Cofferati, che chiedeva strumenti certi e soprattutto una copertura finanziaria adeguata alla realizzazione e alla attuazione della legge, eravamo a cavallo tra il 1999 e il 2000…
Poi arrivarono i governi dei Berluscones, che con il loro Ministro del lavoro Roberto Maroni, nulla  avevano fanno in questo campo (bisognerebbe ricordarlo all’On Matteo Salvini), ci riprovò appena dopo il ministro Cesare Damiano, ma non riuscì neanche lui a dare vita a questa norma, intanto eravamo arrivati al 2007…
Subito dopo la parentesi Maurizio Sacconi, ci pensò la signora Fornero e fare il  macello sociale con la sua famosa riforma delle pensioni, che nel campo dei lavori usuranti, ne fisso i criteri che esclusero gran parte della platea precedentemente riconosciuta, infilando quelle categorie di Lavoratori in un labirinto di paletti che difficilmente potevano raggiungere.
Il risultato che tale azione decretò, fu che la maggior parte delle domande presentante per beneficiare della legge (circa l’80%), furono respinte dall’inps.
Finchè si arriva ai nostri giorni, con la legge di Bilancio 2017 si recepisce un accordo tra Ministero del Lavoro e OOSS, che cerca di fare ordine in modo definitivo a questa eterna rincorsa dei lavoratori interessati, ma ci riuscirà veramente?
Una cosa è certa, che tra “APE” e “RITA”, i solo a guadagnarci veramente con i soldi e i risparmi del Lavoro, saranno le banche e le assicurazioni, le prime garantiranno il prestito per accedere alla pensione e le seconde ne assicureranno il capitale in caso di morte del lavoratore.
Come quando si compra una casa: si fa un mutuo, lo si assicura in caso di morte, e poi si pagano le rate…
Rifondazione Comunista si batterà sempre per un’equità sulle pensioni, per la cancellazione della legge Fornero, del Job Act e di tutte le diavolerie che si sono inventati per sfasciare il sociale e i diritti del lavoro.
Non si alleerà mai con chi tutte queste schifezze le ha pensate avallate e votate.