sabato 23 giugno 2018

Il fu movimento 5 stelle

Umberto Franchi


illustrazione a cura di Luciano Granieri


Conosco molte persone che provengano dalla sinistra e che esasperati dalle infauste scelte del PD in materia di sociale, lavoro e diritti, hanno votato M5S...;

 Essi cominciano a nutrire dubbi sul "contratto" Lega/5Stelle, di questo governo e sul ruolo del M5S, ma insistono ancora nella speranza dicendo: "sono al governo solo da 20 giorni ... diamogli tempo... lasciamoli lavorare.



Ora fermo restando che umanamente la speranza e' sempre l'ultima a morire... ci sono però gli atti concreti perseguiti o annunciati, che possono essere esaminati per quello che realmente sono;


 Ad esempio , quello che continua ad essere promesso come "REDDITO DI CITTADINANZA", da come e' stato definito da DI MAIO al Congresso della UIL, e' un'altra cosa. Si tratta di una indennità di disoccupazione che viene data a chi si impegna a cercare un lavoro e se gli viene proposto non può rifiutarlo più di due volte... inoltre il disoccupato, deve impegnarsi a fare corsi di formazione... e deve impegnarsi a fare attività socialmente utili per almeno 8 ore settimanali;



La proposta può avere una sua Valenza, ma non e' un reddito di cittadinanza, è una indennità di disoccupazione e di inclusione,  cose che gia' sono previste dalle leggi attuali, compreso l'inclusione (legge fatta da Gentiloni) ... l'unica novità sembra essere l'obbligo di impegnare a fare 8 ore di attività sociale gratuita a favore dei comuni.



Quindi dopo 20 giorni il governo Salvini/Di Maio (Conte non e' pervenuto) si caratterizza per i provvedimenti "esemplari" simbolici fondati sulle paure degli italiani, contro i migranti, i Rom, la sicurezza , la riduzione delle tasse ai ricchi (Flat tax), nonche' la conferma dei vincoli europei dichiarata dal ministro dell'economia Tria. 


Credo che oggi dei 5 Stelle, si possa dire che hanno venduto l'anima a Salvini ed al suo governo della paura, e la retorica del governo del cambiamento piu volte annunciata da esponenti 5 stelle, e' stata ridicolizzata.  

Del resto quale cambiamento e' possibile quando alcuno ministri chiave del governo sono : un ex craxiano alle finanze; un repubblicano che fu uomo di mediobanca agli affari europei; un ministro che fu gia minostro di Mario Monti agli affari esteri.

A favore del metodo democratico per rimuovere gli ostacoli di ordine socio economico denunciati nell'art.3 della Costituzione.

Mario Zorzetto



ART49 COSTITUZIONE:
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale [cfr. artt. 1898 c. 3XII c. 1] ..ne segue che sono eversivi i partiti che:
sostengono e propongono  leggi elettorali che portino a deviare la loro rappresentatività e il loro peso  parlamentare da quello proporzionalmente ottenuto CON TAL METODO perché è IL CONSENSO ottenuto con il  voto elettorale ad assegnare i seggi, e l’unica regola equa è quella proporzionale..
Il contenuto di metodo democratico rappresentativo offerto dalla legge elettorale è essenziale   alla qualità della democrazia come la storia insegna: per questo qualsiasi uomo politico affermi “qualsiasi legge elettorale purché si vada al voto ” o “"Se voi solerti antitalikum vi facevate gli affari vostri, ora avremmo avuto un governo 5stelle puro e una prospettiva davanti...” fa dichiarazioni politiche eversive, indipendentemente dalla sua appartenenza politica, ovvero  sia che appartenga ad un partito che si dichiari democratico, sia che appartenga ad un partito “populista” come spesso sono definiti  i partiti leghista e il movimento grillino.
Storicamente si potrebbero misurare le “democrazie” dal livello di metodo democratico contenuto nella legge elettorale e la deviazione dalla democrazia dai difetti della legge elettorale.
Ad esempio, limitandoci all’Europa,  nel 1791, in Francia,  fu infine approvata la Costituzione, che sancì la nascita della prima monarchia costituzionale francese, fondata sulla separazione dei poteri. Il potere di fare le leggi e di dirigere la politica generale del paese passò all'Assemblea legislativa, composta di 745 deputati eletti ogni due anni. Al re spettava la nomina dei ministri e il diritto di sospendere una legge approvata dall'Assemblea, ma per non più di quattro anni. Il sovrano non poteva sciogliere l'Assemblea, né dichiarare guerra, né firmare trattati di pace. Il potere giudiziario fu affidato alla magistratura, indipendente in quanto eletta, ma il diritto di voto fu riservato solo agli uomini al di sopra dei 25 anni che pagassero tasse elevate, una soluzione che accontentava la borghesia mentre lasciava insoddisfatti i ceti popolari. In altri termini il difetto di rappresentanza elettorale ebbe fin dalle sue origini “parlamentari” democratiche grossi limiti proprio nella legge elettorale.
Dopo la vittoria francese di Valmy (20 sett. 1792) contro l'esercito prussiano, fu proclamata la Repubblica. Il re, processato per alto tradimento e condannato a morte, fu decapitato il 21 genn. 1793; in ottobre la stessa sorte toccò alla regina.

Dopo la rivoluzione francese, l’alternativa al metodo democratico rappresentativo è sempre stato o la monarchia ( inclusa quella di restaurazione) o  il regime del capo e dei suoi collaboratori più stretti, l’oligarchia di partito,  che storicamente  si è manifestato sotto diverse forme di regime, il  totalitarismo di Stalin, il nazismo di Hitler, da noi il fascismo, in Spagna la dittatura franchista(La Spagna franchista fu lo Stato esistente fra il 1939, termine della guerra civile spagnola, e il 1975, anno della morte di Francisco Franco e passaggio al sistema monarchico con Juan Carlos I).. In tutti questi casi storicamente ci fu una sanguinaria lotta condotta contro il rispetto del metodo democratico rappresentativo rivolto alla conquista del potere da parte di pochi con l’epurazione dell’avversario politico.
Nella nostra recente storia elettorale repubblicana (meno sanguinaria ma pur sempre “partitocratica” con la legge truffa, porcellum, italicum, rosatellum, metodo di approvazione incostituzionali in materia elettorale), abbiamo permesso  ad altri arroganti politici, senza disciplina ed onore,  di ripetere sciagurati attacchi ai principi del metodo democratico. Neppure l’intervento della Corte Costituzionale del 2014 è stato ben compreso dal popolo elettore e dai partiti che sono ricaduti  negli errori di sempre: rivolgere  simpatia alla nascita e all’egocentrismo patologico del capo “politico” , dell’uomo solo al comando che cerca l’egemonia  sugli altri organizzando il partito in modo da occuparne assieme a pochi “simili”  le posizioni chiave(Italicum). No a  chi vuole governare la Nazione come capo di un partito di una minoranza reale nel Paese :   è questa una patologia politica sempre presente nei gruppi politici asserviti alle classi piu abbienti,  da condannare  per contrastare  le vecchie o nuove oligarchie economiche e per favorire il pieno sviluppo della dignità della persona nello stato

giovedì 21 giugno 2018

Opposizione implacabile al razzismo governativo

Teoria & Prassi Piattaforma Comunista



La brigantesca azione di chiusura dei porti ai migranti mostra che i soli punti chiari del “contratto di governo” di M5S e Lega si chiamano razzismo e attentato alla vita di migliaia di esseri umani.
La barbara politica migratoria di questo governo si realizza con una serie di misure:

1) Respingimenti, espulsioni di massa e feroce persecuzione di donne e gli uomini costretti ad abbandonare i loro paesi per sfuggire alla fame e alle aggressioni imperialiste e fondamentaliste, ai regimi dispotici e al furto delle terre.

2) La criminalizzazione dei lavoratori immigrati, la repressione delle loro lotte, fino all’assassinio dei rappresentanti più combattivi, come il sindacalista Sacko.

3) Lunghi periodi di prigionia dei migranti nei campi di concentramento, con la successiva deportazione nelle grinfie dei loro aguzzini.

4) La negazione del diritto di asilo e la violazione delle regole internazionali.

5) Lo sviluppo della esternalizzazione delle frontiere, che comporta l’appoggio economico, politico e militare ai pagliacci filo-imperialisti e alle loro milizie.

6) Missioni di guerra che si svilupperanno maggiormente nei paesi africani da cui provengono  i migranti.

7) La drastica riduzione delle spese per l’assistenza e il salvataggio dei migranti.

8) L’attacco agli operatori umanitari che si adoperano per salvare le vite nel Mediterraneo, che nella sporca demagogia di Salvini e soci vengono assimilati ai trafficanti (i “vice-scafisti”).

9) L’istigazione a commettere il reato di omissione di soccorso nei confronti dei migranti che si trovano in pericolo in mare.

10) La persecuzione dei rom e dei sinti, per farne il capro espiatorio delle tensioni sociali, fino a distruggere i loro alloggi e beni, applicare misure lesive dei diritti umani, etc.

11) Il rafforzamento dell’islamofobia, aumentando i controlli e le vessazioni sui musulmani, minacciando imposizioni degradanti e trattamenti discriminatori, lesivi della loro dignità.

12) Il tentativo di violare e svuotare completamente di significato fondamentali articoli della Costituzione, rispetto ai quali l'estrema destra razzista e xenofoba ha più volte espresso disprezzo e intenzione di farne carta straccia.

Le conseguenze di questa criminale politica, che Salvini e  Di Maio portano avanti sul solco di quella seguita da Minniti (PD), saranno la moltiplicazione delle stragi in mare, le detenzioni arbitrarie, la negazione dei diritti umani, i ricatti, le violenze, le torture, gli assassinii.
Sul fronte dell’immigrazione si è aperto subito lo scontro politico con il governo M5S-Lega e i fascisti che lo appoggiano apertamente su questo terreno.
Occorre sviluppare ed estendere la lotta di massa contro la politica razzista e antipopolare del governo populista.
Ogni colpo inferto ai migranti è un colpo inferto ai lavoratori italiani in termini di maggiore ricatto salariale, soppressione delle libertà democratiche, intensificazione dell’autoritarismo e della repressione.
La difesa dei diritti dei migranti  è la difesa dei diritti dei lavoratori nativi, per l’unità degli sfruttati contro gli sfruttatori.
La pacchia deve finire per i padroni, i ricchi, i razzisti, i provocatori di guerra!

mercoledì 20 giugno 2018

Alitalia un anno dal referendum

Daniele Cofani



È passato da poco un anno dallo storico risultato del referendum in Alitalia dove quasi 7000 lavoratori, dopo un duro percorso di lotta che li ha visti protagonisti in 4 scioperi, hanno rigettato l’ennesimo piano di licenziamenti, tagli ai salari e alla normativa propinato loro da una compagine azionaria (Alitalia-Sai) che racchiudeva in se banche (Mps, Intesa), la peggiore imprenditoria italiana (Colaninno, Benetton, Montezemolo…) e l’azionista emiro Etihad. Un mostro industriale nato dopo il fallimento della prima Alitalia privatizzata (quella dei «capitani coraggiosi») e rilanciato dall’allora premier Renzi che dichiarò, durante la presentazione in pompa magna della nuova compagnia, «finalmente ci possiamo allacciare le cinture che Alitalia decolla e con essa anche l’Italia»!!! Peccato che anche la privatizzazione 2.0 di Alitalia fù un tracollo. Da quel 24 aprile 2017 ad oggi sono successe molte cose che tenteremo di riassumere e analizzare.

Ci ricordiamo bene gli attacchi congiunti contro il voto dei lavoratori da parte dei rappresentanti del governo, dei segretari dei sindacati confederali (Furlan della Cisl in testa) e della maggioranza dei mass media, invece ne facciamo tesoro dell’immediata solidarietà ricevuta  da lavoratori di altri settori, furono importanti la manifestazione a Roma il 27 maggio e lo sciopero dei trasporti il 16 giugno entrambi in solidarietà della lotta in Alitalia, come fù importante, inoltre, la solidarietà internazionale ricevuta da colleghi del settore aereo, e non solo, di altri paesi. Fù incontenibile invece, il giorno dopo del referendum, il livore ideologico contro i lavoratori Alitalia che con un solo colpo avevano messo in discussione le tante decantate privatizzazioni e la rappresentanza politica e sindacale. Il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda si impegnò da subito, in prima persona, per punire i lavoratori Alitalia colpevoli di aver bocciato un accordo siglato dentro il suo dicastero, tra l’altro il secondo dopo la precedente bocciatura da parte dei lavoratori Almaviva nel dicembre 2016, mettendo Alitalia da subito (3 maggio 2017) in amministrazione straordinaria nominando come commissari straordinari l’allora presidente di Alitalia-Sai e Ad in pectore Gubitosi, il consigliere di amministrazione di Cai, azionista Alitalia-Sai, Laghi e Paleari professore universitario consulente all’aeroporto low cost di Orio al Serio.
Il primo e vero attacco contro la volontà espressa dal voto dei lavoratori, lo abbiamo a giugno 2017 quando i commissari, attraverso un mancato accordo (non lo siglò nessuna delle organizzazioni sindacali), misero in cassa integrazione 1400 lavoratori, 400 a zero ore e la rimanenza a rotazione addirittura andando ben oltre la proposta bocciata dal referendum. Di fatto questa azione dei commissari è stato l’unico taglio ai costi, oltre la rivisitazione del contratto per il carburante, in ormai un anno di commissariamento, quando invece sono emersi, attraverso degli studi di professori universitari, che sono ben altri gli extra costi in Alitalia, non di certo quello del lavoro tra i più bassi in Europa, che vanno dai contratti di leasing degli aeromobili fino ai contratti di manutenzione, in gran parte terziarizzata durante la privatizzazione.
Di fronte a tutto ciò le organizzazioni sindacali confederali e autonome (piloti e assistenti di volo) pur non avendo firmato l’accordo della cassa integrazione, nulla fanno per contrastare il chiaro piano di ridimensionamento e smembramento che stanno mettendo in campo i commissari, progetto che prende ancora più corpo a settembre 2017, momento in cui i commissari modificano il bando di vendita inserendo la possibilità di vendere Alitalia divisa per settori. Non a caso subito dopo la modifica del bando cominciano ad arrivare le prime proposte (Lufthansa, EasyJet, fondo Cerberus, Airport Handling…) e nessuna di queste prevede l’acquisto dell’intero perimetro aziendale ma solo di specifici settori con la conseguente mattanza sociale.
Ad ottobre arriviamo al vero e proprio tradimento da parte delle organizzazioni sindacali  confederali, ma anche alcune di base (Usb) che avevano sostenuto, anche se all’ultima curva, il NO al referendum e quindi al diniego dell’utilizzo di cassa integrazione. È proprio così, alla fine di ottobre viene firmato un accordo di proroga di cassa integrazione fino al 30 aprile per 1600 lavoratori (200 unità in più del precedente mancato accordo) da tutte le organizzazioni sindacali confederali più Usb. Questo accordo viene firmato, non a caso, proprio in un momento delicato della lotta che andava avanti al ritmo di uno sciopero al mese, infatti proprio tra ottobre e novembre, a causa della decisione delle dirigenze del sindacalismo di base di confluire su 2 date differenti per lo sciopero generale di autunno (il tema del contendere era il testo unico sulla rappresentanza), in Alitalia ci si trova a gestire 2 scioperi a distanza di pochi giorni, uno della Cub il 27 ottobre e uno di Usb il 10 novembre. Nulla è servito il tentativo della Cub Trasporti di evitare questa ipotesi che veniva contestata dalla base dei lavoratori ritenendola assurda e controproducente, e infatti proprio il 30 ottobre, dopo la scarsa adesione allo sciopero del 27, viene firmato l’accordo di proroga della cassa integrazione. 
Un lotta e una votazione tradita da una totale miopia sindacale ad ogni livello dove da una parte ci troviamo organizzazioni sindacali complici ed asservite, dall’altra organizzazioni sindacali opportunistiche che mirano solo al mantenimento e alla salvaguardia della propria struttura, in tutto ciò emerge la coerenza della Cub Trasporti e di AirCrew Committee (comitato di lavoratori di volo) che mai hai cessato di battersi contro i piani di ridimensionamento di tagli e licenziamenti, rivendicando dal primo minuto come unica soluzione la nazionalizzazione della compagnia attraverso scioperi, manifestazioni, iniziative di dibattito e confronto, l’ultima il 10 Aprile con al centro proprio la tematica della nazionalizzazione, data simbolica scelta appositamente perché era il termine ultimo per presentare offerte vincolanti da parte degli eventuali acquirenti. Ad oggi, quella di Lufthansa, rimane l’unica proposta presa in considerazione dall’ormai «scaduto» ministro Calenda, ma la compagnia tedesca propone per Alitalia lo spezzatino e migliaia di esuberi. In questa fase, per la continuazione della lotta, non aiuta la totale assenza di un governo, i lavoratori sono sfiancati e confusi tra tradimenti e promesse elettorali, bisogna quanto prima ricreare la coscienza che ha caratterizzato tutta la vertenza Alitalia in modo che si ricreino le condizioni per ripartire con mobilitazioni di massa. Proprio da poco, il 24 aprile 2018, le organizzazioni sindacali hanno firmato un ulteriore proroga di 6 mesi della cassa integrazione per 1480 (120 in meno dal precedente accordo) in previsione della summer season, da questa firma si dissocia Usb dopo aver difeso fino al giorno precedente la firma del precedente accordo: bipolarismo sindacale o solito opportunismo? Ai posteri l’ardua sentenza.
Nota positiva il 4 maggio anche i lavoratori Air France hanno vinto un referendum, respingendo con il 55% di NO una proposta di aumento salariale del 7% suddiviso in 4 anni, mentre tutte le organizzazioni sindacali presenti in Air France, rivendicavano da subito un aumento salariale del 5,1%. Decisamente anch’essa è stata una grande vittoria ottenuta soprattutto grazie ad un duro percorso di lotta che prevede ancora scioperi nel mese di maggio. Anche in Francia però, il giorno dopo la votazione, è partita la criminalizzazione dei lavoratori, «colpevoli» di rivendicare salari e condizioni di lavoro migliori: spiccano le parole del ministro dell’economia francese, che dichiara che lo Stato francese, che detiene il 14% di Air France, non investirà più nella compagnia di bandiera presagendo la possibilità che possa avere la stessa sorte di Alitalia. I compagni della Cub Trasporti in luglio si erano incontrati a Roma proprio con i colleghi di Air France del sindacato Sud Arién per scambiarsi informazioni sulle due vertenze in corso con l’impegno di supportarsi a vicenda nei mesi a seguire, è stata sicuramente un’esperienza internazionale vincente da ripetere ed allargare.

NELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI RIFUGIATI

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo



Nella Giornata internazionale dei rifugiati chiamiamo ogni persona di volonta' buona a un impegno preciso: adoperarsi per salvare le vite; adoperarsi per soccorrere, accogliere ed assistere chi di soccorso, accoglienza ed assistenza ha bisogno; adoperarsi per contrastare il folle e scellerato regime delle persecuzioni razziste.
Riproponiamo l'appello che gia' nei giorni scorsi abbiamo rivolto a tutte le persone amiche della nonviolenza, a tutte le persone sollecite del bene comune dell'umanita', a tutte le persone che non dimenticano che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
 
Salvare le vite e' il primo dovere.
Quattro cose chiediamo qui e adesso ad ogni persona amica della nonviolenza.

1. Di impegnarsi per far cessare la strage nel Mediterraneo: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro; ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

2. Di impegnarsi per far cessare la schiavitu' in Italia: e per questo occorre ottenere che finalmente si riconosca il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese; il principio "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia e della civile convivenza.

3. Di impegnarsi per le immediate dimissioni del governo delle persecuzioni razziste, dell'omissione di soccorso, della violazione della Costituzione.

4. Di impegnarsi affinche' i ministri responsabili di criminali politiche razziste siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
Salvare le vite e' il primo dovere.

Costruiamo qui ed ora un movimento nonviolento per difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la legalita' che salva le vite, per contrastare la criminale politica delle persecuzioni razziste.
Vi preghiamo di far circolare questo appello.
Vi preghiamo di un impegno comune per questi fini.
Salvare le vite e' il primo dovere.

martedì 19 giugno 2018

Caso Cucchi Casamassima merita la medaglia. No all'omertà di Stato

Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea



Massima solidarietà a Riccardo Casamassima, il carabiniere che ha fatto il suo dovere raccontando al magistrato quel che sapeva sulla morte di Stefano Cucchi. E' stato declassato e trasferito mentre meriterebbe una medaglia. Non è tollerabile che in una repubblica democratica si ostacoli la ricerca della verità da parte dell'Arma dei Carabinieri. Non è accettabile che colpendo Casamassima si lanci un segnale omertoso e intimidatorio a tutti gli uomini in divisa: non denunciate abusi. Si tratta di una mentalità mafiosa incompatibile con la nostra Costituzione democratica. Il Presidente della Repubblica e il governo hanno il dovere intervenire. Non confido nel ministro degli Interni che, per raccattare voti dei settori più corporativi delle forze dell'ordine, ha più volte sostenuto il loro diritto all'impunità. Non lasciamo solo Riccardo Casamassima. I responsabili del mobbing nei confronti di Casamassima vanno rimossi, i vertici dell'Arma devono immediatamente fare chiarezza.  
E' su questi problemi che le vecchie Rappresentanze Militari sono sempre state silenziose mentre con sindacati autonomi e indipendenti, come sancito dalla Corte Costituzionale, il diritto, lo Stato di diritto, può e deve entrare nelle caserme italiane

lunedì 18 giugno 2018

Prima gli sfruttati contro gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà

Luciano Granieri




Lo striscione che apriva il corteo organizzato dall’Usb a Roma sabato scorso 16 giugno,  disegnato da Zerocalcare, sfoggiava la scritta “Prima gli sfruttati”. In questo periodo dove la barbarie diffusa regna sovrana, il messaggio di quello striscione, diventa il vero grido di battaglia. Dall'obiettivo della preminenza degli sfruttati deve ripartire tutto.  In primis la riorganizzazione di una "diasporata" minoranza composta,  non solo dalla platea degli  stessi sfruttati - che aumenta di giorno in giorno -ma anche  da chi si trova a resistere di fronte al nauseabondo impazzimento cinico di persone con cui una volta si  condividevano certi valori. 

"Prima gli sfruttati" diceva lo striscione emblema di una manifestazione che ha chiamato alla resistenza e, si spera un giorno  non lontano alla rivolta, una moltitudine unitaria. Una moltitudine  in cui non esistono divisioni  né etniche  né di genere . Ed è questa la potenza!

 Il corteo -organizzato  in memoria di Soumalia Sacko, ucciso in Calabria mentre in una zona dismessa cercava una lamiera da porre come tetto sulla testa di un suo amico - lanciava   un messaggio forte e chiaro. Non c’è differenza fra uno sfruttato nero ed uno bianco, non c’è differenza fra  chi lavora in un call center,  o si sfianca attraversando in bicicletta la città per portare il cibo a casa di quattro borghesotti , e un immigrato che si spezza la schiena nei campi di pomodori.  

Non c’è differenza fra un disoccupato, un precario, che galleggia sotto la soglia di povertà,  e  un rom con o senza cittadinanza. Non  c’è differenza fra chi muore sotto il sole,   ucciso da un caporale o, dalla camorra,  e chi muore nei cantieri. Qui la pacchia non la fa nessuno tranne che gli sfruttatori.  

Appunto gli sfruttatori. Chi sono costoro? Certamente il grande capitale  formato dai potentati finanziari, dalle multinazionali.    Esiste però  un gruppo di sfruttatori molto meno potenti, ma ugualmente cinici e pericolosi. Volendo rifarmi alle categorie con cui Sciascia fa  definire gli uomini  dal boss  Don Mariano Arena nel romanzo “Il giorno della Civetta”, potremmo individuare  come “ominicchi” i fascio razzisti di Salvini, i quali vogliono  conquistare il potere  cavalcando la paura di chi ormai,   spinto ai margini sociali da una  mortifera diseguaglianza, teme tutto del mondo li fuori, immigrati e “diversi” in genere.  

Poi ci sono i "pigliainculo", ossia i riformisti  sedicenti  difensori del popolo, ma nella realtà   feroci guardiani degli interessi del capitale. Da decenni sono fautori di strategie elettorali  perdenti (pigliainculo appunto)   e di  programmi  sull’immigrazione, sul lavoro, se possibile, ancora più spietati  di quelli  messi in piedi dalla nuova associazione a delinquere penta-leghista. 

Ed infine ecco  i "quaquaraquà", i penta stellati,  intransigenti guardiani della legalità, imperituri fautori della negazione delle ideologie. Poveri personaggi sobillati da una multinazionale  privata  che, dalle pozzanghere melmose della loro ignoranza e pressappochismo, hanno drenato e depistato ogni forma di conflitto sociale, deviandola sul binario morto della lotta alla casta. I quaquaraquà che dalla loro limacciosa fanghiglia  erano disposti a fare danni sia con gli ominicchi che con i pigliainculo. Hanno scelto i primi precipitando il paese in una deriva fascista, razzista, disumana.  Una devastante conseguenza che dal loro status di quaquaraquà non hanno minimamente  valutato come  virus infettante per la democrazia. 

Prima gli sfruttati, dunque, prima degli sfruttatori ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà. Questo è il messaggio forte da riversare in una nuova stagione conflittuale. Questo è quanto ci arriva dalle parole illuminate  dal sindacalista Usb,  immigrato dal Mali, Abou  Soumahoro che pone alla base della rivincita degli sfruttati l’abituarsi di nuovo alla solidarietà, la necessità di individuare e lottare per bisogni materiali comuni.  Pratiche necessarie a ricostruire un’identità di classe che non è più o solo proletaria ma è  soprattutto quella degli sfruttati. 

domenica 17 giugno 2018

Metti una notte di mezza estate allo Stirpe di Frosinone

Luciano Granieri




Metti una serata allo Stadio Stirpe di Frosinone, quello che   appartiene anche un po’ a noi tutti cittadini  perché è stato costruito anche con un qualche  soldo dei nostri .  Metti che in quella serata di mezza estate, si sia giocata la finale play off di serie B. Metti che a contendersi la serie A siano  proprio il Frosinone, quello che gioca nello stadio che un po’ appartiene a tutti noi, e il Palermo. 

Metti pure che, tutto sommato, sia  una serata divertente ed emozionante, dove all’inizio i giocatori in rosa nero, allenati dall’ex Stellone, si sono lasciati andare un po’ alla provocazione allo scopo di mantenere il risultato a loro favorevole maturato a Palermo, e    i canarini si sono  rifatti ampiamente, nel gioco e un nel restituire le zozzerie subite nel primo tempo. 

Metti un arbitro che allarga e stringe a suo piacimento l’area di rigore giungendo, per fortuna,  a determinarne le giuste misure tanto da evitare di fischiare un rigore ingiusto. Metti  che qualche giocatore del Frosinone  seduto in panchina, all’improvviso,  si sia messo a giocare a bocce con i palloni, scambiando la sfera che stava fra   i piedi di un palermitano per il  boccino. 

Metti che gli altri giocatori, quelli in campo, abbiano sfoderato una partita eccellente e che nonostante l’arbitro abbia prolungato il recupero per l’inopinata partita di bocce giocata dalla panchina canarina, non solo siano riusciti a difendere  l’uno a zero ma abbiano segnato anche il secondo. 

Metti pure che qualche cogl….cioè sprovveduto abbia  deciso di invadere il campo non curandosi se l’arbitro avesse fischiato o meno la fine della partita dopo il due a zero, (fortunatamente la giacchetta nera aveva colto l’attimo per  fischiare) , mettendo a rischio per invasione di campo lo straordinario risultato  ottenuto. 

Metti tutto questo e avrai una stimolante e divertente  serata di calcio con il Frosinone che ritorna in serie A . Nonostante la gioia  sui social media, e su  qualche giornalone,  girano rampogne profuse in abbondanza da rampognari, per lo più  di  indubbia  fede, (se non proprio  in mala fede) che accusano noi ciociari di essere anti sportivi, di non meritare la serie A, per l’improvvida sventagliata di palloni che avrebbe disturbato quelli del Palermo  e per l'anticipata  invasione di campo . Insomma ci esortano a vergognarci per la nostra antisportività . Addirittura l'integerrimo presidente rosa nero ha presentato ricorso contro il risultato maturato sul campo. 

E’ vero noi ciociari, forse dovremmo fare ammenda, ma non per faccende calcistiche, che in definitiva  costituiscono  un fatto positivo per  la città, noi ciociari dovremmo fare ammenda perché puntualmente la qualità della vita nella nostra cittadina, ogni anno è agli ultimi posti nella classifica stilata dal quotidiano “il sole 24 ore”, con l’aria irrespirabile e una sanità pubblica deficitaria. Dovremo un po’ arrossire perché anno dopo anno vengono meno servizi sociali importanti , aumentano a dismisura le tasse e con esse la povertà . Di questo, forse  dovremmo vergognarci. 

Ma ci penseremo domani, anzi dopo domani. Ora godiamoci la bella serata allo Stirpe con  le aeree di rigore che si allargano  si restringono, con i giocatori della panchina che scambiano i palloni  per le bocce , con i tifosi che avrebbero voluto fischiare al posto dell’arbitro e con il Frosinone in serie A.