E’ la
prima volta che propongo un contributo
video così lungo . Ma ho deciso di postare il bel fil documentario “UCCIDETE LA
DEMOCRAZIA” realizzato dal giornalista Enrico Deaglio sulle elezioni del 2006, perché proprio alla vigilia di una tornata contrassegnata da una campagna elettorale così
virulenta è bene mettere in guardia da ciò che potrebbe accadere. E’ del tutto evidente che non ritengo capace l’attuale ministero degli interni, e in particolare il ministro Cancellieri che
lo guida, di ordire certi trucchetti, ma
mi guarderei bene, qualora avessi intenzione di non esprimere una scelta fra i
vari contendenti, di andare al seggio e inserire schede bianche o nulle all’interno
dell’urna. La tentazione di usare questo enorme numero di voti inespressi per
farci qualche sordido imbroglietto potrebbe giocare brutti scherzi anche solo in singole province . E si sa quanto il destino delle elezioni sia
profondamente legato, soprattutto per il sistema elettorale del Senato, ai risultati locali. Dunque è necessario che
chi come il sottoscritto non accetta di partecipare alla prossima truffa
elettorale, stia molto attento a come esercita questo che considero un diritto
vero e proprio. Per evitare il rischio che il proprio non voto si trasformi nel
voto a favore di qualcuno, facciamo appello affinchè chi vorrà astenersi, o non
si rechi al seggio, o come farò io, rifiuti le schede e faccia verbalizzare dal presidente
del seggio l’avvenuto rifiuto e le
motivazioni che lo hanno determinato. Aggiungo qualche altra piccola nota sul film
documentario realizzato da Deaglio sulle elezioni politiche del 2006. Rivivere
quella situazione kafkiana, non fa altro che rafforzare la mia convinzione sul rifiuto di questo teatrino che
è tutto fuorchè democratico. Nel film si intende bene come ad infangare la
memoria dei partigiani non siamo noi che decidiamo di non votare. Il mancato
rispetto della lotta partigiana iniziò proprio con la strage di Portella della
Ginestra, dove il sistema democristiano succube dell’imperialismo americano,
soffocò nel sangue, con l’utilizzo del banditismo, la legittima
vittoria dei comunisti e dei socialisti alle prime elezioni locali tenutesi in
Sicilia dopo la proclamazione della
Repubblica. L’offesa a chi ha
combattuto durante la resistenza l’hanno recata e la stanno recando le istituzioni che consentono a partiti e
movimenti palesemente inneggianti al fascismo di andare in piazza a propagandare
il loro portato di odio e razzismo e addirittura di presentarsi alle elezioni. Sia chiaro sono d’accordo
con chi sostiene che l’elezioni sono uno dei punti più alti di espressione democratica,
ma proprio per tale motivo ritengo che rovinare questo atto truccandone
le dinamiche con l’introduzione di artifizi per cui il voto del cittadino non
conta nulla sia, questo si, un atto
fortemente antidemocratico e lesivo della memoria della lotta di liberazione.
Ed infine, il film ci pone altre domande: Perché nessuno del centro sinistra ha chiesto conto di quanto avvenuto,
accettando di farsi impallinare, una volta al governo, proprio a causa dell’esiguità
dei numeri, da un Mastella qualunque, preparando
il ritorno in pompa magna del cavaliere nel 2008? Se consideriamo la grave
omissione del primo governo Prodi nel redigere una vera legge contro il conflitto
di interesse che potesse estirpare l’anomalia berlusconiana e, venendo all’oggi,
i continui autogol che l’attuale Pd persevera
nell’infliggersi tali da inficiare un risultato elettorale che fino a pochi
giorno fa non sembrava essere in discussione, sorge il
sospetto che in fin dei conti i riformisti non abbiano tutta questa voglia di governare. In fondo basta essere eletti in Parlamento, poi se si
siede nei banchi dell’opposizione non è una iattura, anzi, scaricare la colpa
di certi disastri alla maggioranza di opposto colore potrebbe essere proficuo
assai, soprattutto se questa maggioranza, indipendentemente dal suo orientamento,
è costretta, dai trattati firmati da Berlusconi e ratificati da Monti, a proseguire nella devastazione sociale imposta
dalla troika europea. Una profonda riflessione si impone.
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