Il volantino che Ross@ distribuirà oggi a Bologna.
Jobs Act: ennesimo attacco ai diritti delle lavoratrici e lavoratori Basta con le politiche di ricatto sociale imposte da questa Unione Europea. La proposta avanzata dal nuovo segretario del PD è fondata su una visione della società dove gli interessi del padronato sono totalmente dominanti rispetto ai diritti e agli interessi dei lavoratori e dei disoccupati. La sua proposta di un “nuovo codice del lavoro” è la proposta di nuove schiavitù e ricatti. Per Renzi e per il PD il compito della “politica” è quello di demolire ogni laccio e lacciuolo per il pieno dispiegarsi del ricatto della precarietà e della miseria. Con la solita retorica della incentivazione dell’occupazione, soprattutto giovanile, si attaccano le poche garanzie ancora residuali, estendendo di fatto la precarietà anche ai contratti a tempo indeterminato. Il tutto condito con una nuova proposta peggiorativa su assegno di disoccupazione e cassaintegrazione, e ovviamente nulla riguardo le responsabilità e le carenze strutturali del padronato. La recente Controriforma Fornero, con la demolizione dell’art.18 e degli ammortizzatori, non è ancora pienamente operativa che di nuovo si riparte all’attacco. Siamo alla riproposizione del solito falso scambio tra occupazione e perdita di diritti, uno scambio che più che creare nuovo lavoro ha ben funzionato nel rendere precari e ricattabili i lavoratori del nostro paese. Nel “Renzi pensiero” si nascondono le cause vere dell’attuale crescente disoccupazione, si evidenziano l’accettazione e l’attuazione delle politiche imposte dalla Unione Europea: lo stesso Commissario Ue al Lavoro Lazlo Andor ha immediatamente dichiarato che le proposte contenute nel Jobs Act “sono in linea con le raccomandazioni Ue sul mercato del lavoro". L’esempio evidente è la situazione che si è creata in Grecia come è evidente anche nel caso della Spagna che ha già liberalizzato i licenziamenti e ridotto le tutele dalla disoccupazione e dove non si è creato lavoro ma solo più disoccupazione e miseria, già oggi superiori a quella italiana.Non può esserci ripresa dell’occupazione e recupero dei redditi per i settori popolari senza una rottura dell’obbedienza ai diktat dell’Unione Europea che impediscono qualsiasi vera politica pubblica a favore di lavoratori, precari, disoccupati e pensionati.Non può esserci riscatto per i lavoratori e i settori popolari senza demolire il teatrino del centrodestra e del centrosinistra, oggi rappresentato dal governo delle “basse intese” di Letta e Alfano, senza denunciare il ruolo collaborazionista svolto dai sindacati CGIL-CISL- UIL confermato dalla firma nel nuovo accordo con Confindustria. Contro queste politiche portate avanti sulla nostra pelle in ossequio sempre a comunque degli interessi del padronato nazionale ed europeo e della speculazione internazionale, prepariamo la mobilitazione dei prossimi mesi contro il Governo e contro questa Unione Europea, creiamo una possibile alternativa di classe e popolare.
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