Il nuovo amministratore delegato del Pd
Matteo Renzi, sta tenendo fede, da buon
manager, al ruolo per cui è stato incoronato dal suo popolo di piccoli
azionisti. Efficienza e produttività.
Riunione di primo mattino per nominare il consiglio di amministrazione, redazione di una
bozza di business plan, ridefinizione dei quadri dell’azienda, conferimento delle cariche rappresentative, ma
poco incisive, alla cordata di minoranza,
nuove direttive per i dipendenti
presenti nel governo, compreso il presidente del consiglio, queste le prime
decisione dell’Ad del Pd. Nel secondo
step, Renzi ha convocato un brain
storming con il suo chief board questa volta in una location più consona, cioè
l’election headquarter fiorentino, con
tanto di brunch firmato, frutto di una
operazione di co-branding (Pd – Eataly) . Nel corso del briefing si sono meglio definiti i
contenuti del business plan : pianificazione delle prime fasi operative e
programmatiche, partnership , applicazione del diagramma di Ishikawa in base al quale è emerso il problema Fassina, subito eliminato.
Jobs act, ius soli, coppie di fatto, legge elettorale, sono gli steps del business
plan. Vediamoli meglio:
Jobs Act: un asset
già consolidato ma con la necessita dell'ingresso di
nuovi azionisti (leggi FIOM). Per questo il collaudato sistema: “diritti in
cambio di lavoro” è stato riqualificato con un operazione di marketing
concernente la proposizione di una finta riscrizione della tipologia contrattuale. Il successo sembra
assicurato, infatti al consolidamento azionario fornito da industriali e istituzione
finanziarie europee pare si aggiunga la disponibilità del nuovo azionista FIOM.
Ius soli e coppie
di fatto: I diritti civili sono
un asset consolidato in Europa, ma debole in Italia. L’impegno è strategicamente utile per fornire un
contentino alla componente riformista, la quale crederà di aver ottenuto una
rivalutazione delle proprie quote azionarie e non farà problemi su altre
operazioni potenzialmente più pericolose. Una contro indicazione potrebbe arrivare dalla
crisi che questo investimento tenderebbe ad aprire con la partnership del nuovo centro destra, ma le potenzialità della
nuova compagine derivata dalla parcellizzazione dell’azienda Pdl, sono
giudicate scarse e dunque vale la pena rischiare.
Legge elettorale:
E’ un elemento di improduttività che va
assolutamente rimosso anche per espressione della Corte Costituzionale . Per coinvolgere tutte le partnership le proposte sono ben tre. E’ intenzione dell’amministratore
delegato del Pd, dialogare con tutti, in particolar modo con la
partnership berlusconiana. La decisione rischia di mettere in crisi i
rapporti di collaborazione con il socio del Centro destra e con ampi segmenti
della propria cordata di minoranza. Da
analisti non nascondiamo il nostro scetticismo in merito a quest’ultima
operazione. Solitamente per raggiungere il pieno successo di un investimento sarebbe auspicabile sviluppare una partnership con una compagnia affidabile e
ferrata sul programma che si intende svolgere.
La compagine berlusconiana, oltre a non fornire alcuna garanzia in relazione all’affidabilità, è la meno adatta anche per ciò che attiene al merito. Come si può chiedere
consulenza sulla legge elettorale ad una compagnia responsabile della
più orrenda legge elettorale che si
stata mai scritta? Un dispositivo che ha infettato il paese dal 2005 ad oggi
alterandone ogni dinamica di rappresentanza democratica. Sarebbe come affidare il proprio capitale al
peggiore bancarottiere del mondo. E’ sicuro Renzi di questa collaborazione? Non
è che alla fine, la tanto ventilata operazione novità porterà ad identificare come risultato del diagramma di Ishikawa, proprio il Pd. Sarebbe
un film vecchio, già visto e rivisto.
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