sabato 11 febbraio 2012

Un sindaco dei lavoratori per Genova

UN'ALTRA GENOVA E' POSSIBILE! 
Un sindaco dei lavoratori per Genova Lavoro, ambiente, solidarietà e beni comuni Genova è una delle città più importanti del nostro Paese che tra pochi mesi andrà alle urne. Una città con una tradizione di sinistra, di lotte che hanno saldato lavoro e democrazia: dalla Resistenza al 30 giugno ‘60 passando per il G8, fino alla dura lotta degli operai Fincantieri e dei dipendenti AMT. Anche per questo vogliamo dire no a quella che ci sembra a tutti gli effetti una grande sceneggiata. In Parlamento PD, PDL e Terzo Polo sostengono un governo impegnato a ‘tranquillizzare’ chi specula su di noi in Borsa. A Genova invece, le parti politiche si fronteggiano in una competizione in cui, invece di presentare soluzioni alternative ai problemi della città, ci vengono proposte semplicemente ‘facce’ abbinate a ricette ‘un po’ differenti’ di quella stessa minestra che a livello nazionale cucinano in modo bipartisan: tagli a lavoro, pensioni e servizi pubblici. Anche le primarie del centrosinistra seguono lo stesso schema: da una parte il bilancio della Giunta Vincenzi - tagli ai servizi pubblici, all’occupazione, alla manutenzione del territorio, aumenti tariffari - dall’altra candidati che di fatto non ci propongono una concreta alternativa. Il risultato è che Genova sarà una città sempre ‘più tranquillizzante’ per i mercati, il partito del cemento, gli industriali, le varie lobbies politico-economiche (vedi il PUC – Piano Urbanistico Comunale - o l’annuncio di nuove privatizzazioni nonostante il referendum di giugno) e sempre ‘meno tranquillizzante’ per chi difende occupazione, ambiente e beni comuni. Noi vogliamo rompere ‘da sinistra’ questo gioco. La nostra gente è stufa delle logiche interne di una politica che in questi anni è stata complice del declino di Genova. Al contrario chiede una politica che sia espressione dei bisogni della gente che lavora e di quel popolo di sinistra che vuole miglioramenti reali. Lanciamo quindi l’idea di un candidato sindaco che rappresenti i lavoratori, i precari, i disoccupati, tutti coloro che dicono NO a una città dove si smantellano industria, porto e servizi pubblici per sostituirli con cemento, precarietà e sfruttamento, quelli che non vogliono pagare i debiti fatti da altri a beneficio della speculazione finanziaria. Insomma quelli che, dopo venti anni di intossicazione in nome del mercato, vogliono altre politiche e un altro modello di società e di città. CREDIAMO IN SERVIZI E BENI COMUNI IN MANO PUBBLICA, ADEGUATAMENTE FINANZIATI E SOTTO IL CONTROLLO DEI LAVORATORI E DEGLI UTENTI. CREDIAMO IN UNA CITTÀ PRODUTTIVA E NON SEMPLICEMENTE UNA ZONA DI PASSAGGIO PER MERCI PRODOTTE ALTROVE E DOVE, INVECE DI SPENDERE MILIARDI E DEVASTARE IL TERRITORIO A BENEFICIO DEI CEMENTIFICATORI, SI LAVORI INNANZITUTTO PER METTERE IN SICUREZZA E MIGLIORARE L’ESISTENTE E INVESTIRE SUI SERVIZI PUBBLICI. CREDIAMO INSOMMA IN UN MODELLO SOCIALE CAPACE DI CONIUGARE SVILUPPO, OCCUPAZIONE, VIVIBILITÀ E SALUTE.

Piero Acquilino (lavoratore Fincantieri, direttivo FIOM Genova), Fabio Mantero (lavoratore e presidente ANPI Fincantieri), Alessandro Torrisi (lavoratore Fincantieri, dir. FIOM Liguria), Giovanni D’Antona (lavoratore Fincantieri), Pino Balbo (pensionato Fincantieri), Agostino Mantero (pensionato Ansaldo), Luca Curtaz (RSU Poseico, dir. FIOM Genova), Francesco Lavalle (lavoratore Datasiel, dir. FIOM Genova), Simone Solari (lavoratore AMT, dir. FILT Genova), Pietro Masnata (lavoratore AMT), Enrico Bubba (lavoratore AMT), Fabio Barbero (RSU ASTER), Antonio Bobbio (RSU ASTER), Stefano Verri (RSU ASTER), Roberto Garofalo (RSU ASTER), Giovanni Ferrando (RSU ASTER), Fiorenzo Ruzza (lavoratore gruppo IREN), Antonio Quattrone (delegato AMIU DSFU), Fabrizio Nigro (precario AMIU Bonifiche), Milad Amini (portavoce precari Università di Genova), Angela Bevere (lavoratrice Università di Genova), Stefano Gardini (ricercatore universitario), Emilio Quadrelli (sociologo, Ass. Politica e Classe), Giovanna Caviglione (CNR Genova), Christian Briozzo (studente UNIGE), Michele Roberto (studente UNIGE), Elisabetta Barella (lavoratrice Carlo Felice), Roberto Conti (lavoratore Carlo Felice), Matteo Armanino (lavoratore Carlo Felice), Annalisa Recchioni (tecnico Teatro Stabile), Francesca Fabbri (RSA Qui Ticket, dir. CGIL Genova), Francesca Consigli, (RSA Kuoni Gastaldi, dir. FILCAMS Liguria), Roberto Valle (lavoratore portuale VTE), Lorenzo Biggi (lavoratore CULMV ‘P. Batini’), Gregoria Lara (dipendente lavanderia industriale), Alberto Donati (lavoratore autonomo), Giuseppe Zambito (RSU Provincia di Genova), Antonella Maccanti (RSU Provincia di Genova), Alessandra Perrotta (lavoratrice Provincia di Genova), Marco Bellicano (macchinista FS), Giorgio Pischedda (macchinista FS), Roberto Savoja (lavoratore FS), Marina Porzio (lavoratrice COOP), Sandro Gaspari (lavoratore sanità), Roberto La Stella (lavoratore sanità), Vincenzo Cenzuales (lavoratore sanità, WWF Liguria), Carla Bianchi (insegnante precaria, dottoranda Lettere), Guido Schiozzi (insegnante ist. Majorana), Luigi Acquilino, (RSU Ist. Odero), Tiziana Bellomi (insegnante), Maurizio Natale (educatore), Domenico Carella (lavoratore edile), Marco Vecchi (lavoratore ARTE), Giacomo Merello (lavoratore Arte)

I ribelli chiedono voce

Lettera aperta alla cittadinanza ciociara

Lo sdegno è la nostra virtù politica

Siamo indignati. Siamo indignati per le dichiarazioni emerse sulla stampa in questi giorni riguardo il presunto commissariamento delle segreterie cittadine IdV di Frosinone e Ceccano. Siamo indignati e diciamo basta ai veti incrociati e ai ticket tra partiti, liste civiche, condizionamenti, accordi sottobanco ed ingerenze verticistiche.
Siamo quelli che accogliendo l’urlo di tanti che come noi sono bersaglio di discriminazioni e di prepotenze sono scesi nelle piazze, hanno animato i gazebo, hanno permesso la vittoria dei referendum ridando voce ai cittadini, hanno condiviso il dolore dei cassaintegrati, degli studenti, dei pensionati. Siamo quelli che credendo che un rinnovamento  fosse possibile, è lo è, hanno discusso giorni e giorni di programmi ed idee nuove nelle locali sedi cittadine della IdV aperte a chi avesse voglia di rilanciare una sfida pulita. Siamo quelli che molti mesi addietro diedero vita ad una folta ed animosa assemblea cittadina IdV per acclamare nuovamente come nostra  Segretaria la Prof.ssa  G.B. ( dopo che alcuni membri del direttivo provinciale tentarono immoralmente un colpo di mano a favore di personaggi laidi e disonesti dalle diverse sfaccettature e tessere politiche alla ricerca di piazzamenti e conferme ). Siamo quelli che non arretreranno neanche ora dopo i ricatti e le minacce di un provvedimento presunto di commissariamento circolato sui giornali, mai messo all’ordine di un incontro con gli iscritti e che fino ad oggi non è stato ufficializzato dagli organi preposti con una dichiarazione documentata e motivata . Chiediamo rispetto statutario e delle regole, intransigenza democratica avendo fiducia negli organi di garanzia. Non consentiamo arbitrii, fare parte di un gruppo politico è scelta estremamente seria. Non trovando voce nei luoghi deputati democraticamente alle scelte e alle decisioni chiediamo spazio alle vostre testate giornalistiche perché il muro di gomma di un monopolio che chiede silenzio si infranga. La democrazia ha bisogno di speranze per questo ribadiamo che non si torna indietro.

mariano z., paolo p.,  debora m., vincenzina a., marcello m., fernando m., lina a., dionisia c., giuseppe m., ernesto a., benedetta a., francesco a., giuseppina m., emilia a., giorgio j.d.t., giorgio t., melania b., francesca f., michele m., ugo p., maria s.,filomena m., giovanna v., margherita t., nicoletta v., rosa maria p., luigi m., mario a., gianni f., rino gaetano a., amelia p., chiara b., giuliana p., angelo p.

Appello da sottoscrivere per la manifestazione di Milano del 17 marzo

Comitato nazionale no debito



Care/i compagne/i,
in allegato trovate il file dell'appello nazionale per la manifestazione"Occupyamo Piazza Affari", cioè per la manifestazione nazionale del 17 marzo a Milano contro il governo Monti e le sue politiche antipopolari. Su questo appello occorre raccogliere rapidissimamente una quantità e unaqualità congrua di firme per poi pubblicizzarlo e lanciare in modo massiccio la iniziativa.
Le firme possono essere individuali (con accanto la qualifica) o anche collettive di organizzazioni politiche e sociali.
Attendiamo rapidamente le vostre firme, in quanto partecipi alle riunioni del Coordinamento nazionale No debito, quelle delle vostre organizzazioni e vi chiediamo di attivarvi su tutti i vostri contatti per ottenere anche adesioni di soggetti ancora esterni.
Le adesioni vanno inviate via mail all'indirizzo ladytuxy@gmail.com
In attesa dei vostri più rapidi riscontri.
Cari saluti.

________________________________

Occupyamo Piazza Affari
Contro le politiche antisociali del governo Monti
Per un diverso modello sociale ed economico fondato sul pubblico e sui beni comuni

Sono passati ormai tre mesi da quando il governo delle banche  e della finanza sostenuto dal centrodestra e dal centro sinistra è entrato in carica ed è continua la devastazione sociale a colpi di misure “ lacrime  e sangue”.
Nulla si fa davvero contro la precarietà crescente di milioni di persone. Anzi essa viene solo usata per colpire i pochi diritti rimasti nel mondo del lavoro. Per i migranti resta in vigore tutta la legislazione discriminatoria autoritaria e repressiva, fino alla vergognosa tassa per il permesso di soggiorno. E tutto questo rischia di essere solo l'inizio. Se verrà applicato il trattato europeo deciso dai governi Monti Merkel e Sarkozy tutto dovrà essere sacrificato sull'altare della riduzione del debito, del pareggio di bilancio.
Gli avvenimenti di questi ultimi anni hanno dimostrato che si è aperta una crisi di sistema da cui le classi dominanti non riescono ad uscire, e che ha portato alla individuazione di “medici” come Monti in Italia o Papademos in Grecia che in realtà non fanno che aggravare la malattia, che scaricano sui livelli di vita dei lavoratori e delle classi popolari il peso della iniqua redistribuzione del reddito, ed il conseguente peggioramento delle condizioni di vita di reddito e di diritti.
Vogliamo un'economia fondata sul pubblico, sui beni comuni, su un diverso modello sociale ed economico, che garantisca il diritto a sanità, servizi sociali e reddito per tutti, alternativo al super-sfruttamento delle persone e della natura, per dire no alle politiche di aggiustamento strutturale e di austerità dei governi italiani ed europei, e per rivendicare diritti sociali, reddito, lavoro dignitoso, beni comuni, libertà e democrazia, per impedire la chiusura delle industrie e per investimenti in tecnologia ed innovazione e lo sviluppo della ricerca sostenendo scuola pubblica e università.
Di fronte al dilagare della precarizzazione e della disoccupazione di massa che sta diventando il modello di riferimento europeo, le classi dominanti stanno mettendo in campo un uso sempre più accentuato delle forme di repressione allo scopo di intimorire e dividere il movimento di massa come abbiamo visto in questi giorni con i fermi legati alle manifestazioni in Val di Susa e l'uso  della forza pubblica contro  molte lotte operaie e di resistenza sociale.
Di fronte a tutto questo non c'è ancora in campo un'opposizione sociale e politica di massa, capace di incidere e contare.
Per questo c'è bisogno di unire tutte le lotte che, pur tra evidenti difficoltà, si stanno battendo su questa linea, dalla Argol di Fiumicino alla Vagon Lit di Milano, alla Alcoa di Portovesme, alla Fincantieri, alla Esselunga, alla Sicilia, alla Fiat e alle lotte dei migranti, oltre a tutte le mille realtà che stanno lottando.
Per questo proponiamo a tutte le forze organizzate e alle persone che dicono no a queste politiche rappresentate dal governo Monti, di promuovere insieme una grande manifestazione nazionale da tenersi a Milano il prossimo 17 marzo  
Facciamo appello alle lavoratrici e ai lavoratori ai giovani e alle donne, ai pensionati e ai migranti per farci sentire e per dar voce a chi non confonde il salvataggio dell'Italia con quello del profitto e del sistema. Vogliamo così esprimere la nostra solidarietà ed il nostro sostegno a tutti i popoli europei, schiacciati dalle politiche di austerità e dal liberismo e, in primo luogo al popolo greco sottomesso ad una tirannide finanziaria che sta distruggendo il paese.

venerdì 10 febbraio 2012

La neve e la grappa

Luciano Granieri


Foto di Marisa Cianfrano

E’ la seconda ondata di mal tempo che sta investendo la nostra provincia e la nostra città. Come è noto per il sottoscritto la neve è meglio che cada in montagna. Ma se proprio non se ne può fare A MENO, speriamo almeno che questa seconda nevicata non torni a  metterci in ginocchio, provocando  black out, mancata erogazione dell’acqua e altri disagi simili. Come si dice errare è umano, ma perseverare è diabolico, quindi voglio sperare che chi di dovere  (ENEL, ACEA e  amministrazioni locali)  non perseveri.  Vorrei rivolgere inoltre  un appello  ai miei concittadini. Per cortesia un po’ di solidarietà .  In questi giorni ho incrociato  orde fameliche avventarsi verso gli scaffali dei supermercati,  con la faccia cattiva, pronte a razziare ogni tipo di generi  alimentari.  Una sorta di mors tua vita mea, per cui se a me serve una pagnotta di pane ne compro tre così a te non tocca nulla. Siamo nel ventunesimo secolo, anche se non sembra ,  pare che il cibo anche se la neve ci mette lo zampino, ancora possa arrivare. E poi suvvia un po’ di dieta non fa male.  Invece suggerirei di fare tesoro  di questa  esperienza  ed  abituarsi alla penuria di generi alimentari . Infatti presto, molto presto,  il cibo  sarà merce rara.  Non per la neve, ma perché  se continueranno le scorribande finanziarie della  troika anche noi ci troveremo come i greci, i quali, nonostante i prezzi siano scesi di un terzo, lasciano la roba sui  banche perché non hanno i soldi per comprarla.   Per  tornare alla neve, confesso che non mi entusiasma particolarmente  la moda di riempire facebook  e blog vari con fotografie e filmati relativi all’evento atmosferico. Pare però che una nevicata del genere si verifichi una volta ogni tenta anni, per cui ci troviamo  di fronte,  non solo ad un fenomeno atmosferico di eccezionale portata, ma siamo  in presenza di un vero e proprio fatto storico. Quindi siccome non mi va di essere annoverato fra quelli che pur essendo testimoni di un fatto storico, NEANCHE SE NE ACCORGONO,  posto il mio bel filmatino sulla nevicata di oggi.  Anche se la storia avrebbe meritato una  trattazione “FILMICA” più completa con la ripresa di scorci caratteristici della città,  mai e poi mai mi sarei messo in giro con la videocamera per soddisfare la storia. Per cui  ho ritenuto sufficiente affacciarmi alla finestra di casa . Anche così si possono apprezzare le manifestazioni della natura.  Versatevi un bicchierino di grappa, affacciatevi alla finestra  e mischiate gli effluvi dell’alcool con il turbinio dei fiocchi di neve e  il fluire delle note del brano Questions  and Answer.  Apprezzate come gli arpeggi e le scale di Chick Corea, al pianofrte, Gary Burton al vibrafono, Pat Metheney alla chitarra, accompagnati  da Roy Haynes alla batteria e Dave Holland al contrabbasso, possano offrire un nuovo modo di godersi una nevicata.
Buona visione. 

UN'OCCASIONE STORICA...

Care compagne e cari compagni,

io come voi sono abituato a prendere i sondaggi con le pinze, ma penso che sia perniciosamente sbagliato ignorarli del tutto.
Questo che arriva dalla Grecia (sinistra al 40% e tracollo dei socialisti) è in linea con la condizione disperata della maggioranza di quel popolo.
Ma anche da noi, alcuni sondaggi ci dicono che una sinistra unita viaggerebbe già oltre il 20 % e, in particolare, 6 o 7 punti oltre la somma delle percentuali dei singoli partiti (IdV, SEL, Verdi, FdS), grazie appunto alla forza trainante dell’unità.
So bene che, allo stato delle cose, si tratta di una coalizione inesistente.
Ma, scusate, alla luce di questi trend, una tale inesistenza va oltre gli impacci della nostra politica quotidiana e comincia a configurarsi come un vero e proprio crimine storico!

E’ proprio un caso se le forze del governo bipartisan (e, su tutti, il capo dello stato) si sono messe di buona lena a tirar fuori una nuova legge elettorale?
Ed è un caso se tale legge elettorale sarà pensata per bloccare le estreme? Certo, i sondaggi li leggono anche loro e si attrezzano di conseguenza. Personalmente sono convinto che non ci sarebbe barba di marchingegno elettorale capace di fermare anche nel nostro Paese l’ascesa di una sinistra unita (elettoralmente unita). E le forze (comuniste e socialdemocratiche) di questa sinistra, invece, cosa fanno? Si perdono in chiacchiere, disputandosi uno stupido primato interno, anziché costruire un’ “Alleanza per il lavoro e l’ambiente”.

Diamo una sveglia!

(perdonate lo sfogo, ma ancor prima che l’opportunismo e la rassegnazione, non sopporto la stupidità)

Bruno Steri

Appello a tutti i comunisti

fonte: www.comunistiuniti.it



Ci rivolgiamo a tutte le compagne ed i compagni comunisti ovunque collocati: nel PRC e nel PdCI; a tutto l’arcipelago comunista e anticapitalista; alla vasta diaspora dei “senza tessera” che ieri come oggi resistono all’attacco dei padroni sui posti di lavoro, sui tetti, nelle piazze, nelle occupazioni per il diritto al lavoro; nelle scuole e nelle università per l’accesso al sapere; nei territori dove si pratica il conflitto sociale per la difesa dell’ambiente. Attorno a questo patrimonio potenziale riteniamo necessaria e non più rimandabile una ricucitura unitaria di tutte le esperienze oggi in campo.

per contatti:  info@comunistiuniti.it


Grecia. I contenuti dello sciopero generale

Fonte: http://www.retedeicomunisti.org

“Rendiamo la loro vita un inferno prima che loro riescano a rendere tale la nostra”. Il documento del Pame (Fronte di Tutti i Militanti Sindacali) sullo sciopero generale in Grecia.

 Governo,troika (FMI,BCE,UE) ed i partiti della plutocrazia PASOK(socialdemocratici),N.D.(centrodestra) e LAOS (estrema destra) stanno legando con pesanti catene la classe operaia ed il popolo per salvare i profitti ed i privilegi dei monopoli.
Stanno sottraendo tutto condannando il popolo ad una lunga povertà ed immiserimento.
Stanno trasformando il salario in paghetta,le pensioni in sussidio di povertà.
Stanno abbaiando con la minaccia del fallimento perché temono la nostra forza.
Il PAME chiama la classe operaia a porsi in prima linea con tutte le sue forze.
Ora abbiamo una sola scelta : o le catene o le armi della lotta. 
Sollevamento, organizzazione in ogni fabbrica e posto di lavoro. 
Unità e lotta per : 
° mandare via,ora, il governo del crimine insieme alla troika
° non firmare nessun nuovo memorandum,nessun nuovo accordo
° che sia la plutocrazia a pagare
Invitiamo i lavoratori in ogni fabbrica ed impresa, settore per settore , ad organizzarsi e decidere di non permettere l’adozione di alcun provvedimento riguardante la diminuzione dei salari, delle paghe quotidiane,delle pensioni.
Tutti nella lotta per il rovesciamento della barbarie. 
Con il PAME alla testa uniamo le nostre forze.  Rimuoviamo ogni forza che rappresenta un ostacolo.
•Nessun’altra attesa ,nessun’altra illusione.
•Rendiamo  la loro vita in un inferno prima che loro riescano a rendere  la nostra.
•Isolate e punite colui che sottoscriverà il massacro dei nostri diritti.
•Non ci arrendiamo.
•Lotta. Conflitto fino alla fine.
•Uscita dall’alleanza dei lupi della UE, cancellazione unilaterale del debito.
•Socializzazione dei monopoli.
•Potere operaio, popolare. E’ l’unica via per salvare il popolo, per salvare la ricchezza del paese e le sue potenzialità produttive.

Febbraio 2012

Traduzione – Giorgio Apostolou

giovedì 9 febbraio 2012

IL COMITATO D'AFFARI DELLA BORGHESIA

di Alberto Madoglio


A poco più di due mesi dalla sua formazione, il governo Monti si caratterizza per essere un esecutivo tra i più reazionari e antipopolari che l’Italia abbia mai avuto. Una durissima manovra finanziaria che ha aumentato le tasse, dirette e indirette; una riforma delle pensioni che da un giorno all’altro ha allungato in modo considerevole gli anni di lavoro; un decreto sulle liberalizzazioni che, lungi dal favorire un calo di prezzi e tariffe, permetterà la creazione di nuovi monopoli, condannando alla proletarizzazione e all’impoverimento ampi strati della piccola borghesia.

E non è ancora finita!
Coperta dall’inganno di quella che viene chiamata “fase 2”, cioè una fantomatica fase in cui terminano i sacrifici e si innescano politiche di sviluppo, col conseguente aumento della ricchezza per tutti, specialmente per i ceti meno abbienti, il governo dei professori si appresta a varare una nuova riforma del mercato del lavoro.
Una vulgata comune in questi ultimi tempi, sostenuta sia dalle forze di centrodestra che da quelle di centrosinistra, da intellettuali (o presunti tali) conservatori e progressisti, vuole che i problemi dell’economia in Italia siano sostanzialmente dovuti ad un mercato del lavoro eccessivamente garantista per i lavoratori e troppo severo con le imprese.
Che si tratti di una menzogna bella e buona non lo sosteniamo solo noi, comunisti rivoluzionari non pentiti, ma anche soggetti al di sopra di ogni sospetto. Qualche settimana fa uno studio pubblicato dall’Ocse sosteneva che l’Italia è il Paese dove è più facile fare dei licenziamenti individuali. Per la verità l’Ocse sostiene che i licenziamenti collettivi siano più difficili, ma qui basta chiedere a Fiat, Telecom, Ferrovie, banche e altre imprese di ogni dimensione quali difficoltà abbiano avuto in questi anni nel licenziare migliaia di persone. La risposta è semplice: nessuna.
D’altra parte fin dai primi anni Novanta sono stati operati una serie di passaggi che hanno reso il lavoro in Italia sempre più precario, con sempre meno diritti, e remunerato con salari da fame: con l’accordo della Cgil di Trentin (allora inspiegabilmente considerato come un leader di sinistra dopo la segreteria di Lama), venivano introdotti i contratti di formazione lavoro, e poi la legge Treu (voluta dal primo Governo Prodi e sostenuta a spada tratta dall'allora segretario di Rifondazione Comunista, Bertinotti), la Biagi ecc.

Articolo 18: quale è la vera posta in gioco
Lo stesso articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori oggi non garantisce realmente un granché. Nei pochi casi in cui le aziende sono costrette a riassumere un lavoratore, quasi mai lo reintegrano effettivamente nella produzione: pagano lo stipendio, ma lo isolano in reparti di confino o all’inattività. Il caso dei tre delegati sindacali della Fiat di Melfi è emblematico.
Ma allora perché si vuole così pervicacemente riformare i contratti di lavoro se, come abbiamo detto oggi, le imprese di ogni dimensione hanno nei fatti carta bianca?
Il perché è presto detto. Dopo cinque anni dall’inizio di una crisi che ha devastato l’economia mondiale, in cui i segnali di ripresa solo lontani da venire, il capitale cerca in ogni modo di recuperare i profitti persi. Ecco che ogni intralcio, anche minimo, anche simbolico, che si frappone al suo dominio incontrastato e alla sua sete di guadagno, deve essere spazzato via senza pensarci troppo.
Inoltre la grande borghesia, i suoi partiti e i suoi governi, sanno benissimo l’importanza che hanno i simboli nella lotta di classe che quotidianamente capitale e lavoro combattono tra loro. Le minime garanzie oggi rimaste a favore dei proletari, se nei fatti non rappresentano una tutela reale come abbiamo spiegato in precedenza, rappresentano comunque una speranza per il loro presente e per il loro futuro. L’articolo 18 che esemplifica queste ormai sempre più residue tutele, ai loro occhi è l’ultima barriera, l’ultima linea di difesa contro lo strapotere del padrone. Gli operai, così come i giovani e i disoccupati, e per ragioni opposte i padroni, sanno che questa è per certi versi la battaglia cruciale, che rischia di determinare i rapporti di forza tra le classi per i prossimi anni.

Governo Monti: non disturbare il manovratore
E’ per questo che il governo Monti, sostenuto da tutta la stampa della borghesia, sta dando
un’importanza particolare a questa riforma. Peraltro sa di poter contare su molti alleati e su pochi oppositori, questi ultimi per lo più solo di facciata.
Tra i primi c’è senza ombra di dubbi il Partito Democratico. E’ dalle sue fila che sono emerse due delle proposte di riforma che oggi sono in discussione: quella più estrema, definitiva, di Ichino, nemico giurato dei lavoratori, che mira ad importare in Italia un modello di lavoro totalmente flessibile, di stampo "anglosassone". E quella, in apparenza più moderata, di Nerozzi (ex sindacalista Cgil), Damiano (ex ministro del lavoro del secondo governo Prodi) e altri, che punta a eliminare le tutele dello Statuto dei Lavoratori per un periodo transitorio, tre anni dall’assunzione, per poi prevederne l’estensione. Non si tratta qui del male minore: per tre anni ogni lavoratore sarebbe alla mercé del datore di lavoro. L’esperienza ci insegna che questa riforma potrebbe essere il primo passo per una definitiva cancellazione dello Statuto. Le stesse proposte circa una modifica degli ammortizzatori sociali (le varie forme di cassa integrazione che, per parte nostra, non abbiamo mai difeso in quanto si tratta di un altro strumento utilizzato da padroni e governo per far pagare ai lavoratori la crisi, garantendosi la pace sociale) vanno verso un ulteriore peggioramento delle condizioni di sopravvivenza delle classi subalterne.

Un'opposizione nemmeno di facciata
Tra i finti oppositori possiamo annoverare certamente la burocrazia della Cgil. Non solo non possiamo in alcun modo fidarci delle rassicurazioni che la segretaria Camusso fa circa la sacralità dell’articolo 18. Diceva le stesse cose riguardo le pensioni (ricordate il suo: “quarant’anni di lavoro sono un numero magico”?) e sappiamo come è finita. E le stesse contro-proposte che avanza sono tutte all’interno di un’idea di mantenimento del lavoro in uno stato di flessibilità perenne; in presenza di oltre 40 contratti di lavoro precari, la Camusso, con foga barricadera, afferma solennemente: ne bastano 4 o 5. Una richiesta che può mettere al tappeto i padroni: al tappeto sì, ma dalle risate, contenti di avere una vera e propria quinta colonna nel più grande sindacato del Paese.
E al fianco della Camusso troviamo Sel di Vendola e la Fed (Rifondazione e Pdci) di Ferrero: il primo attento a non criticare troppo il governo per non bruciarsi le ambizioni di una futura alleanza di governo, magari come nuovo leader, di centrosinistra. Il secondo per le stesse ragioni, anche se con minori pretese, occupato ad attaccare a parole la borghesia... ma quella tedesca, di cui Monti sarebbe (nella sua fantasia) solo la longa manus.
Per non parlare del gruppo dirigente Fiom guidato da Landini: dopo aver respinto, pur tra mille cautele, l’estensione del "modello Pomigliano" alle altre fabbriche del gruppo, oggi rivendica l’indizione di un referendum tra gli operai del Lingotto per decidere del futuro di quei diritti che poco tempo fa definiva "intangibili".

Una sola risposta: opposizione di classe per un governo operaio
Tutti questi fatti dimostrano come nel bel mezzo della crisi sia più irreale che mai proporre una via di conciliazione tra le esigenze opposte di padroni e lavoratori. Davanti all’attacco brutale delle classi dominanti, i proletari e tutti gli sfruttati devono rispondere con un programma altrettanto radicale, basato sui loro interessi.
Estensione dell’articolo 18 a tutti i lavoratori, abolizione di tutti contratti di lavoro precari, aumenti in grado di recuperare il potere d’acquisto dei salari uguali per tutti, reddito sociale garantito, sistema pensionistico su base redistributiva per il diritto alla pensione dopo 35 anni di lavoro, estensione dei diritti sociali e sindacali a tutti i lavoratori immigrati e loro immediata regolarizzazione. Ma ciò richiede l'esproprio senza indennizzo sotto controllo operaio di tutte le imprese, banche, società finanziarie che licenziano o ricorrono alla cassa integrazione.
Queste sono alcune rivendicazioni che dovrebbero far parte di un programma complessivo di mobilitazione e unificazione di tutti i settori sociali che sono colpiti dalla crisi e che vengono spinti dall’attacco del capitale verso un futuro fatto di miseria, disoccupazione e disperazione.
Un programma in grado di far comprendere a larghe masse che la soluzione dei loro problemi non può avvenire all’interno di questa società, basata sullo sfruttamento e sulla ricerca sfrenata del profitto, ma che può avvenire solo attraverso una lotta rivoluzionaria che abbia come scopo la distruzione di questo sistema politico, economico e sociale e la sua sostituzione con un'economia democraticamente pianificata, al servizio della maggioranza dell'umanità.
Questo obiettivo è oggi il solo realistico e attuabile, se si vuole evitare che il mondo sia spinto verso una barbarie senza fine.
Ed è propagandando e agitando questo programma che noi rivoluzionari facciamo appello a tutti i lavoratori più coscienti presenti nei sindacati e nei movimenti, per guadagnare nelle lotte un'unità di classe in contrapposizione alla borghesia e al suo governo cosiddetto tecnico.


ger-manie (di grandezza)

Giovanni Morsillo

Non se ne può più delle aroganti provocazioni tedesche perpetrate con ignobile sadismo ai danni della boccheggiante Italia. L'ultima in ordine di tempo è venuta ieri, una notizia travestita da politica interna che invece mostra chiaramente quanto, in modo sudbolo, sia in grado di insultare il nome e la fama della nostra povera Nazione, conquistata sul campo in decenni e decenni di onesta dissimulazione. Dopo averci dettato condizioni e imposto provvedimenti sanguinosi pena l'occupazione militare di Piazza Affari, dopo aver sghignazzato sui nostri governi democraticamente eletti e sui nostri Presidenti del Consiglio storicamente così caratteristici e simpatici al mondo, dopo aver messo alla porta come un venditore ambulante di aspirapolvere il genio Marchionne che voleva generosamente dare una mano all'industria automobilistica tedesca, adesso ci umiliano con sottili tattiche di guerra psicologica.
Il fatto consiste nella spontanea rinuncia dei parlamentari della città-regione di Berlino ad alcuni benefit consistenti in biglietti gratis per il teatro e lo stadio. Tutti costoro, coalizzati teutonicamente e schierati in falange, hanno rinunciato ufficialmente ad utilizzare questi "privilegi" che costano ogni anno 40.000 + 70.000 Euro. Insolenti! Questi colpi bassi non sono ammessi!
Come ci rimane il povero politico italiano, che invece con i benefit si arrotonda un altro stipendiuccio, e che se provi ad alzargli di qualche Euro il pranzo al ristorante del Senato immediatamente lo boicotta? E anche la scelta dei benefici: passi per il teatro, che ai parlamentari italiani in genere non viene nemmeno in mente di andare a sentire concerti noiosi della Philarmoniker o simili, ma la partita è sacra, che cavolo!
Ci spiace perdere le staffe e cedere ad un pur impalpabile turpiloquio, ma quando è troppo, è troppo! Ma cosa credono questi Nibelunghi del terzo millennio, questi Goti in giacca e cravatta, che possono permettersi di insultare gli italiani solo perché loro hanno un'etica? Se la possono friggere, la loro mania delle responsabilità, la loro logica guerriera secondo cui più si sta in alto più si è responsabili! In Italia siamo andati avanti per secoli facendo il contrario, salvo qualche piccola parentesi che abbiamo subito liquidato bonificando immediatamente dopo il campo (che so, la Repubblica Romana, la Resistenza, i Consigli di fabbrica), e non sarà la boria di qualche presuntuoso mangiacrauti che ci farà abbandonare la tradizione. Ne siamo gelosi custodi, e lo dimostra la costanza quasi ossessiva con cui ad ogni elezione confermiamo classi dirigenti fra le più affidabili in materia di esagerazione ed abuso.
Qualcuno, magari il Presidente Monti stesso, che spesso va a prendere i compiti dalla maestra Merkel, si incarichi di dirlo a costoro: le loro pantomime non ci fanno né caldo né freddo, e continueremo a far andare la ben oliata macchina amministrativa così come finora ha girato. Di questa certezza abbiamo il conforto della qualità dei nostri dirigenti, gente che non si fa certo mettere in crisi dalla propaganda di quattro deputati regionali di un paese che evidentemente continua a pensare di essere Über alles.
Per tutta risposta si becchino intanto la notizia della nuova sede della Regione Lombardia, dove il Presidente Formigoni (che uomo, che tempra! Democristino d'altri tempi, davvero!) ha fatto realizzare una foresteria ed un eliporto, ed un arredamento che al confronto Versailles sembra la stalla di Arcore. Continuino pure a produrre le loro tecnologiche mercanzie nello loro immacolate officine metallurgiche: noi abbiamo uno stile di vita davanti al quale possono solo deprimersi.

Saluti tricolori

GM

mercoledì 8 febbraio 2012

NO DEBITO: SOLIDARIETA' CON IL POPOLO GRECO

Comitato No Debito


 Il Comitato No Debito convoca per mercoledi 8 febbraio alle ore 16.00 una manifestazione di solidarietà con il popolo greco davanti all'Ambasciata di Grecia a Roma (via Mercadante). L'ennesimo diktat, che Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale stanno imponendo alla Grecia, sarà un ulteriore passo nella macelleria sociale che sta distruggendo il paese e portando la gente alla disperazione. Nessuno può rimanere insensibile o inerte di fronte a quello che stanno facendo alla Grecia perché il governo Monti-Napolitano intende seguire la medesima strada anche nel nostro paese: tagli ai servizi sociali, ai salari e alle pensioni, aumento delle imposte, privatizzazioni, sottrazione di risorse per pagare la speculazione sul debito pubblico e finanziare le banche nella zona euro. La Grecia è dietro l'angolo. Noi stiamo con il popolo greco e le mobilitazioni in corso contro i diktat dell'Unione Europea e dei governi delle banche.

Battista il femminista

Giovanni Morsillo




Leggendo l'ultimo editoriale di P.L. Battista su http://www.corriere.it/ (pubblicato il 2 febbraio) c'è da stralunare. Il noto articolista supera ogni immaginazione e sostiene che chi esprime dissenso con il ministro Fornero per le cose da lei affermate in materia di diritti del lavoro lo farebbe per maschilismo. Che altro dovremo sentire? Siamo ormai avvezzi alle accuse di provincialismo e conservatorismo che sommergono chiunque azzardi un giudizio poco meno che liberista sul tema della tutela del lavoro (che in questo caso diventa automaticamente fannullismo), ma mai ci saremmo aspettati di udire che chi difende l'art. 18 o la stabilità del lavoro sia un feroce maltrattatore di donne, categoria dalla quale, secondo il Nostro, non sono escluse nemmeno persone dotate di utero similmente al ministro, ad esempio Susanna Camusso.
Certo non ricaviamo spesso da Battista elementi di chiarificazione o posizioni utili al dibattito, lo leggiamo più per disciplina che per interesse, quale che sia l'argomento trattato; pertanto non ci addolora il fatto come perdita di una buona occasione per tacere da parte dello scrittore, bensì ci sconvolge davvero che un giornale con la storia e il prestigio del Corriere possa pubblicare simili testi in pagine non dedicate alla satira.
Ma come sempre, per incontenibile vocazione alla dialettica e al dubbio, proviamo a pensare quale sia il fondamento di una tale interpretazione da parte dell'autorevole opinionista, cerchiamo di darci una spiegazione. Può darsi che abbiamo capito male, ma rileggendo più volte il testo la nostra versione interpretativa non cambia, anche perché il giornalista, bontà sua, si perita di utilizzare un linguaggio sobrio, asciutto, comprensibile perfino a un lavoratore a contratto indeterminato.
O forse l'autore voleva trattare due argomenti in un solo articolo, e noi abbiamo fatto confusione: niente da fare, è proprio come avevamo capito dalla prima lettura del pezzo! Dice proprio che "soffia un vento sessista nel lessico che accompagna e soprattutto delegittima il ministro..." e altre fini osservazioni che sarebbe troppo lungo riportare ma che tutti possono apprendere dal sito citato. In particolare, Bonanni che ha detto di averla vista "agitata" sarebbe colpevole di machismo estremo ed avrebbe sottinteso l'inadeguatezza del ministro a trattare di un tema così "incandescente" come il "mercato del lavoro" non perché la signora è espressione di una classe sociale che poco ha a che fare con la visione della funzione sociale del lavoro, ma perché, appunto signora. Non sappiamo se quando Bonanni ha pronunciato quella empietà fosse vestito con canottiera di rete e pantaloni con borchie di bronzo, tatuato come un pirata e con barba di quattro giorni, ma a prima vista di solito non ci ricorda uno stupratore. Ha tanti difetti, di solito è contro i lavoratori anche in modo preventivo (Pomigliano docet), ma con il gatto a nove code in mano non ce lo vediamo proprio.
Comunque, da queste sue circostanziate analisi il raffinato pensatore (perché ormai si tratta di teorie, non più di opinioni) fa discendere con sicurezza vicina all'ovvietà che i rozzi reazionari che si ostinano a considerare il lavoro non solo come unica risorsa di milioni di persone, ma anche come elemento forte di civiltà e perfino di cittadinanza (a proposito, perché per concedere i visti ed i permessi agli immigrati si pretende che abbiano un lavoro regolare, se invece la normalità è non averlo?) non solo sono penosamente e disgustosamente fuori moda, ma dimostrano una chiusura "in un mondo piccolo piccolo" che li renderebbe agli occhi di qualsiasi cittadino non italiano "sconsolatamente arcaici" nel loro linguaggio.
Forse la CGIL o la FIOM potrebbero fare una sottoscrizione per offrire a P.L. Battista un viaggio d'istruzione in Germania, paese che non autorizza ad alcun sospetto di collusione con convincimenti socialisteggianti, dove vedrebbe che lo sviluppo si coniuga solo a partire dai diritti del lavoro, non demolendoli come da noi di sta facendo dai tempi della scala mobile. Ma se volessero considerare questa proposta, tengano presente che ci vorrà un'équipe di accompagnatori, almeno per convincerlo a non sospettare di maschilismo pure Angela Merkel.
Saluti a tempo indeterminato
GM

Sgomberi a 5 Stelle. Ovvero come strappare voti alla Lega, col sorpasso a destra

Stefano Galieni : fonte http://www.controlacrisi.org


Sta capitando spesso di riscontrare un approccio preoccupante, di fronte a questioni sociali di rilevanza, da parte dei cosiddetti grillini, ormai presenti in molte amministrazioni del centro nord. Senza voler banalizzare o generalizzare, alcuni fatti, prese di posizione, dichiarazioni di eletti cominciano a creare un profondo imbarazzo. Non regge più neanche la flebile affermazione che fa tanto presa “né di destra né di sinistra”. L’ultimo caso arriva dalla Lombardia.
Legnano, grosso Comune in provincia di Milano, a 20 km dal capoluogo, oltre 60 mila abitanti. Ci si prepara alle elezioni in primavera e fra i candidati sindaci spicca Daniele Berti, per il Movimento 5 Stelle. Fra i tanti problemi che la nuova amministrazione si troverà ad affrontare – ad oggi c’è una giunta Pdl – Lega – c’è la questione di un campo rom che ad oggi ospita non più di 150 persone, in gran parte bambini. Berti racconta di una lunga riunione sul tema, il Movimento vuole prendere posizione su un tema scomodo che fa “incazzare” gli abitanti del popoloso quartiere di S. Paolo. C’è chi racconta di 12 anni di onesti tentativi, incentrati soprattutto in sgomberi e in disposizioni per “affidare” (portare via) i bambini alle proprie famiglie. I grillini scoprono che in Italia esistono forze dell’ordine poco efficienti e che “c’è un vuoto legislativo, li sgomberi, li identifichi e dopo poche ore sono di nuovo li-beri, sono comunitari, peccato che vivere nei boschi, in condizioni igieniche disastrose (si mangia e si caga nello stesso luogo), fare  dell’accattonaggio e dei furti nelle case il proprio stile di vita, diventa un ossessione per chi vive la normalità del cittadino che si sveglia la mattina per andarsi a guadagnar da vivere e paga le tasse per avere servizi dal proprio Comune…”.  Però che eloquio questo candidato sindaco. Finalmente una politica nuova! E ancora “I rom non hanno alcuna intenzione di integrarsi, non è nel loro stile di vita (ho tolto la parola dna che non voleva essere scandalosa e invece lo è stata), sono le autorità che devono intervenire con efficacia, il problema si è perpetuato già per troppo tempo, se si vuole arrivare ad una parvenza di legalità, bisogna insistere: lo sgombero ad oltranza con la riqualificazione a parco recintato è la nostra proposta, scomoda, dolorosa, disumana, tutte le critiche ci stanno, ma ci stanno anche gli anni di esasperazione di cittadini legnanesi che  non ne possono più, dobbiamo spendere qualche risorsa in più per loro questa volta? Crediamo sia arrivato il momento”. In effetti si potrebbero spendere soldi in palizzate, torrette, telecamere, guardie armate, elettricità sui recinti e filo spinato. Così certo che si conquista consenso in maniera nuova, Forza Nuova si direbbe. Doloroso ma efficace no? Splendida poi l’analisi etnologica che il candidato si arrischia a portare. Sarebbe stato promosso soltanto ai tempi delle leggi razziali, né prima, né dopo. Roba da far innervosire per concorrenza i Leghisti doc. Ma nessuna paura quando si tratta di ridare Legnano ai legnanesi ci si ritrova tutti insieme, così insieme che il candidato sindaco di movimento si è anche impegnato a far tornare in auge la squadra di calcio del paese, dalle maglie lilla e dal glorioso passato. Fa infatti parte del consiglio di amministrazione della nuova società – la vecchia era stata radiata per inadempienze finanziarie, non certo dovute ai rom.   

martedì 7 febbraio 2012

Con un'impennata nelle vendite "il manifesto" potrebbe sopravvivere

Carissime/i tutte/i,

Vi rubo CINQUE MINUTI, ANZI ANCHE MENO per riproporvi la QUESTIONE DEL QUOTIDIANO IL MANIFESTO, CHE POTREBBE VERAMENTE AVERE  I GIORNI CONTATI.
Se siete fra coloro che già comprano il Manifesto tutti i giorni, potete anche cestinare questo messaggio senza leggerlo. 
Ma se invece siete fra coloro che non lo comprano mai o che lo fanno solo ogni tanto, vi invito a pensarci su un attimo ed agire di conseguenza.
COME SAPETE LE RECENTI NORMATIVE SULL'EDITORIA HANNO GIA' CONDANNATO A MORTE IL QUOTIDIANO "LIBERAZIONE". Ed ora molte altre testate, fra cui IL MANIFESTO, rischiano di fare la stessa fine.

Allora, vediamo un po', a proposito del MANIFESTO:

- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE A DIFFUSIONE NAZIONALE, CHE ABBIA MAI DEDICATO LA PRIMA PAGINA ALLA QUESTIONE OMSA ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che siamo pacifisti) CHE ABBIA PARLATO INSISTENTEMENTE E NON CERTO SOLO DA OGGI DELL'ASSURDITA' DELLE SPESE MILITARI  E STIA DANDO SPAZIO  QUASI  OGNI GIORNO ALLA CAMPAGNA CONTRO LO SPERPERO DI DENARO PUBBLICO COSTITUITO DAI BOMBARDIERI F35 ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che abbiamo combattuto per i referendum) CHE ABBIA DATO SOSTEGNO ALLA CAMPAGNA PER L'ACQUA PUBBLICA E CONTINUI A PARLARE TUTTI I GIORNI DELLA DIFESA DEI BENI COMUNI ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che non vogliamo arrenderci alla furia liberista e al governo Monti) CHE OGNI GIORNO OSPITI AUTOREVOLISSIMI INTERVENTI DI SOCIOLOGI, ECONOMISTI E INTELLETTUALI CHE SPIEGHINO COME UN ALTRO MONDO SIA POSSIBILE E COME SI POSSA ORGANIZZARE LA SOCIETA' SU BASI NUOVE ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che proponiamo i g.a.s. e l'economia di prossimità) CHE DIA, NON SPORADICO, SPAZIO AL TEMA DELL'ECONOMIA SOLIDALE E AI GRUPPI DI ACQUISTO ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che tutte/i vorremmo che il panorama politico cambiasse radicalmente) CHE ABBIA DATO CONTO SUL SERIO DI UNA AFFOLLATISSIMA ASSEMBLEA DI NAPOLI, CONVOCATA DAL SINDACO DE MAGISTRIS E DA CUI SONO VENUTE FUORI PROPOSTE INTERESSANTISSIME PER L'ALTERNATIVA POLITICA, PROPRIO A PARTIRE DALLA RISCOPERTA DEI BENI COMUNI ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che in molti cerchiamo di impegnarci in attività di solidarietà con il sud del mondo) CHE DIA SPAZIO AI TEMI INTERNAZIONALI, VISTI DAL PUNTO DI VISTA DEI POPOLI, DELLE CULTURE INDIGENE, DEI MOVIMENTI ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE  CHE ABBIA PARLATO DEI DISASTRI CHE LA NOSTRA ENEL COMPIE IN GUATEMALA, E ABBIA DATO VOCE ALLA CAMPAGNA DI SOSTEGNO ALLE COMUNITA' IN LOTTA
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che tutti siamo critici verso come la grande stampa trattò l'argomento) CHE ABBIA SVELATO FIN DAI PRIMI GIORNI IL COLOSSALE IMBROGLIO BERLUSCONIANO SUL TERREMOTO DELL'AQUILA ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che siamo antirazzisti e antixenofobi) CHE SU ROSARNO, SU CASTELVOLTURNO E  SU MILLE ALTRI EPISODI DI RAZZISMO ABBIA DATO CONTO CON UNA POSIZIONE DAVVERO ANTIRAZZISTA ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO GIORNALE (visto che vogliamo difendere il lavoro e combattere il precariato) CHE ABBIA DATO DAVVERO SPAZIO ALLE INIZIATIVE DELLA FIOM, DEI PRECARI E DEI DISOCCUPATI, DEGLI INDIGNATI E DI TUTTI I MOVIMENTI DI RESISTENZA ?
- C'E' FORSE QUALCHE ALTRO  GIORNALE (visto che siamo contro le grandi e inutili opere mentre assistiamo al disastro dei treni pendolari) CHE STIA AVENDO IL CORAGGIO DI SOSTENERE LE RAGIONI DEI NO-TAV ?

- ECCETERA ECCETERA ECCETERA......

Allora, NON CREDETE CHE SE IL MANIFESTO CHIUDE SAREMO TUTTE/I MUTILATE/I ? E sarebbe mutilata la liberta' d'informazione ?
            NON CREDETE CHE OGNUNO DI NOI DEBBA FARE QUALCOSA ?

Proposta: 

Probabilmente tre-quattromila cope al giorno in più spalmate su tutto il territorio nazionale, potrebbero far cambiare il panorama e il destino del giornale.


LA PROPOSTA E' CHE TUTTE /I COMPRIATE IL MANIFESTO OGNI GIORNO, DICIAMO PER UN PAIO DI MESI ALMENO, E CHE GLI FACCIATE UN PO' DI PUBBLICITA'.
SE LO FARETE, SONO SICURO CHE VI AFFEZIONERETE E CONTINUERETE A FARLO.
E SONO SICURO ANCHE CHE SE IL MANIFESTO CHIUDERA' TUTTE/I NE SENTIREMO TERRIBILMENTE LA MANCANZA, ANCHE QUELLI CHE NON LO COMPRAVANO.

Un saluto caro

Ugo Mattei

Il sindaco e i professori

Luciano Granieri

Qualche anno fa in una puntata della trasmissione di  Fabio Fazio “Che tempo che fa” lo scrittore Umberto Eco  riferiva di come si sentisse in imbarazzo all’estero nel  parlare  del proprio governo.  Vigeva l’era  Berlusconi  ed  Eco sosteneva che  ogni italiano all’estero, veniva  apostrofato con compatimento e con inviti  a resistere, perché prima o dopo  il tempo delle uscite infelici, delle castronerie e degli sberleffi  del Berlusconi vagante per il mondo sarebbe finito. Oggi quel tempo è arrivato. Il cavaliere di Arcore è stato disarcionato, per ora, dalle logiche del capitalismo finanziario. Oggi ci sono esimi professori e illuminati cattedratici alla guida del governo. Eppure personalmente sarei ancora imbarazzato  a parlare  di chi ci governa all’estero  nonostante il presidente francese Sarkozy  e la  fedmarescialla Angeka Merkel, sostengano che  il governo Monti è eccellente .  Mi vergogno di questo governo      perché   mentre i professori illuminati disquisiscono di  spread, di tassi, di mercati in questi giorni nelle nostre città ogni tre ore si muore per  il freddo.  16 vittime in meno di 48 ore e non siamo in Alaska. Mentre si mettono a punto piani per distrarre altri  denari ai poveracci e metterli a disposizione della macchina mangia soldi delle banche, un camionista  muore in ipotermia  nella cabina del suo TIR.   Anziani e bambini patiscono il freddo perchè nelle loro case  non viene erogata più energia elettrica a seguito di una nevicata sicuramente inusuale, ma non così catastrofica .  Questo   ai professori non interessa . Ai professori interessa soddisfare i mercati,  le borse nel cui listino ci sono  le azioni di quelle aziende che non sono riuscite ad erogare i  propri servizi  in condizioni  un po’ più proibitive del solito.  Mi riferisco a Veolià   che ogni anno distribuisce cospicui dividendi ai propri azionisti , ma la sua controllata Acea lascia intere famiglie senz’acqua . Aggiungo  Benetton che attraverso la controllata Autostrade per l’Italia ha arrecato immani disagi a camionisti e automobilisti, per on parlare di Trenitalia, che a fronte delle laute retribuzioni e liquidazioni fornite a i propri dirigenti, ha lasciato che  centinaia di migliaia di pendolari, patissero  gelo e fame nei  treni fermi sulle rotaie sferzate dalla neve.  Da ultimo menzioniamo ENEL protagonista di quel mercato  che deve soddisfare Monti. In questo periodo  la multinazionale dell’energia con una faccia tosta senza pari sta piazzando sul mercato azionario proprie obbligazioni. Lo spot di promozione dell’operazione  è tutto da ridere se non ci  fosse da piangere. Si vede una pietra e un martello che si sbriciolano colpendo una lampadina e si spiega che ENEL grazie alla sua storia offre solidità .




Peccato che milioni di lampadine si sono inesorabilmente spente perché tralicci e cabine si sono   disintegrate nella neve, lasciando senza energia milioni di famiglie. Bisogna soddisfare i mercati. Quei mercati a cui interessa il  valore nominale delle compagnie e non la loro effettiva efficacia nel produrre beni e servizi  ed infatti queste, una volta consentito ai propri azionisti di realizzare profitti faraonici , producono MALI e DISSERVIZI.   Ma anche in molti comuni, dove il passaggio dai guitti a i professori  non è mai avvenuto, c’è da vergognarsi  a raccontare quanto accade.  Posso fare un caso personale. Mia suocera residente in Via Platone, ex Via  Collecottorino è da cinque giorni senza corrente elettrica è al freddo, senza  luce. E’ una donna anziana sola e come tutte le donne anziane è attaccata alla sua casa e a nulla sono valsi i nostri inviti a stabilirsi da noi durante il periodo dell’emergenza.  Si manifesta  il  fatto grave per  cui  a  Frosinone  ancora ci sono migliaia di persone , in particolar modo anziani e bambini, che sono in balia del freddo, senza che nessuno, possa offrire loro conforto  o dare informazioni sull’evolversi della questione,  né chi è direttamente causa  dei loro guai, (ENEL, ACEA) e nemmeno gli amministratori locali. Questi invece di starsene   chiusi al caldo a  presiedere le unità di crisi, dovrebbero  stare al fianco dei cittadini, fornire loro informazioni, far sentire che  il sindaco l’ISTITUZIONE è vicino ai propri concittadini. Ma qui a Frosinone questo non sta avvenendo. I cittadini sono buoni solo quando devono pagare le multe,  le tasse o quando devono votare.  In tutti gli altri casi più sono lontani dagli affari del comune, meglio è.   Ritengo ormai che la misura sia colma.  Sono stanco di provare imbarazzo. Le prossime bollette ENEL e di ACEA  non le paghiamo, teniamole a parziale risarcimento di tutti i disagi che direttamente o indirettamente abbiamo dovuto subire. Ricordiamoci , al momento del voto, di quei sindaci che si sono dimenticati dei loro cittadini. A meno che non ci sia un sindaco o un consigliere volonteroso, il quale non si prenda l’onere meritorio di istituire una commissione d’inchiesta che accerti tutte le responsabilità dei disastri avvenuti a seguito dello straordinario, ma non troppo, evento meteorologico.  Ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di farlo?  Lo spero  ma non ne sono troppo convinto. Perché se tale fosse lo spessore dei nostri amministratori, forse la Ciociaria non sarebbe una regione così disastrata.

Verità radicali

Giovanni Morsillo


Condivisione per le affermazioni del ministro dell'Interno anche Emma Bonino. "Oltre gli aggettivi non tutti graditissimi - sostiene l'esponente radicale - credo che questo governo stia dicendo verità note da tempo ma che nessuno ha avuto il coraggio di dire agli italiani. C'è la necessità di mobilità, solo che noi abbiamo confuso questa con la precarietà. Ci sono 4 milioni di lavoratori con contratti precari che in italia non hanno protezione quando perdono il lavoro. Da qui bisogna partire, compresa l'anomalia dell'articolo 18, per favorire il reintegro". "Io - dice ancora riferendosi proprio alla battuta del ministro - condivido e avremmo dovuto dire da tempo questa verità".
 
 


 Questo è quanto riportato testualmente dal sito di Repubblica. Le dichiarazioni di Emma Bonino si riferiscono alla frase del ministro Cancellieri. Qualcuno ha avuto il coraggio di presentare questa persona come candidata presidente della Regione Lazio per il centro-sinistra. E questo qualcuno si aspettava pure che la si votasse. Ecco una delle cose che i dirigenti del PD devono mettere in agenda: "Ricordarsi di non dare incarichi di partito o candidature istituzionali a gente di destra, specie se di provata fede liberista e magari pure guerrafondaia". Non è tutto, ma sarebbe già una buona scrematura. Si convincano, i buffi generali e colonnelli del PD (ma non solo): cooptare gli avversari (magari trombati altrove) non fa crescere né i consensi, né la qualità politica. Ma è dura, oh, se è dura!...
 

Professionisti di classe

Giovanni Morsillo

Definire il governo Monti in funzione della sua classe di appartenenza è fin troppo agevole: provenienza dei componenti, gruppi sociali che lo sostengono, scelte politiche effettuate non lasciano spazio a sottigliezze, nemmeno se si volesse in malafede sostenerne un'equidistanza, già di per sé iniqua, nel distribuire sacrifici e tutele fra classi diverse con evidente diverso livello di autoprotezione. Tuttavia, causa l'indicibile situazione di putrefazione sociale ed istituzionale da cui proveniamo dopo un ventennio o quasi di sciagura, molti hanno tirato un sospiro alla sua nomina, sentendo che qualsiasi cosa sarebbe stata un progresso rispetto al balletto di clan e caste cui ci eravamo tristemente sottomessi. Lo si può comprendere; ma ora bisogna superare questo stato di grazia surreale e farsi carico di responsabilità civili urgenti. Meno miti e più chiarezza.
Le dichiarazioni offensive (e i provvedimenti vessatori) che molti dei componenti di questo governo distribuiscono giornalmente ai lavoratori italiani ed europei non vanno contrastati con risposte che lasciano il tempo che trovano, ma con dati e letture della situazione reale che spiegano molto meglio di qualsiasi slogan cosa sta succedendo. Se i ministri Fornero e Cancellieri chiosano sul valore del posto fisso come lusso o addirittura come vizietto (il posto vicino a mamma e papà è davvero, come dire, una cretinata), se Martone definisce sfigato chi non gode dell'opportunità di essere figlio di un magistrato della P3, se il Sen. Monti stesso storce il blasonato naso di fronte alla seccatura di una vita di lavoro stabile, qualcosa ci sarà che lega tutto questo.
E allora bisogna guardare più in là, vedere cioè quale effetto nascondono le tesi che lorsignori inoculano nelle teste dei subalterni per convincerli che il loro ruolo di pagatori, questo sì stabile e progressivo, sia non solo ineluttabile, ma anche virtuoso. Quando costoro ciarlano di "salvare il Paese", a noi viene in mente direttamente in concetto di "salvare le banche", mentre quando parlano di distribuire i sacrifici, ci assale un brivido e ci si parano davanti prospettive lugubri di nuove privazioni, di nuove incertezze, di nuovi arretramenti delle nostre possibilità civili. Facciamo un esempio piccolo piccolo: la Fiat ha avuto dal precedente governo, con la complicità di parte delle opposizioni, un sostegno aprioristico e acritico quando non apertamente impegnato per le sue scelte antioccupazionali, antinazionali (se ancora ha un senso), antisociali. Atteggiamento non corretto ma anzi consolidato dal presente esecutivo e dalla quasi totalità del Parlamento che ora ha anche la foglia di fico dietro cui celarsi. Dovevano venire investimenti miliardari da parte del Lingotto a sostegno della riqualificazione della produzione italiana, e quindi (sempre questi maledetti due tempi!) una espansione dell'occupazione reale. Intanto che tutto questo non accade, gli azionisti si sono divisi altri 240 milioni di utili, e brindato al successo dell'Operazione Marchionne ed al lenimento delle loro preoccupazioni per la recessione. E lo hanno ringraziato con un piccolo cadeau, un presente per dirgli quanto gli sono grati: 50 milioni in azioni del gruppo, che per la vecchiaia fanno sempre comodo ad uno che non gode delle protezioni dell'art. 18 e della pensione. Ma non si era detto che si stavano distribuendo i sacrifici? O Marchionne e soci sono esentati perché tutti residenti all'estero?
Adesso tutti diranno che non è così, che i problemi economici sono di altra origine, che Monti ed i suoi sono tutti profesisonisti di altissimo valore, e così efficientando. Ma intanto, quali che siano le ragioni della crisi, loro si dividono i milioni e noi i balzelli.
Tornando al governo e senza voler fare paragoni inappropriati, ma solo per chiarire il concetto, anche Mastro Titta era un professionista di alto valore, le cui capacità erano riconosciute ed apprezzate; tuttavia chi veniva assoggettato ai suoi provvedimenti di rado se ne compiaceva.
Nessuno dubita delle qualità professionali di questi ministri e sottosegretari (salvo qualcuno, ma non fa statistica); però la capacità professionale non coincide per forza con l'affidabilità sociale delle persone, e non sempre per malafede. Noi non crediamo che Monti, Fornero, Cancellieri, Di Paola e tutti gli altri ce l'abbiano con i lavoratori perché malvagi o perché moralmente discutibili. A parte qualcuno, sono tutte figure di alto valore, solo che hanno un punto di vista che non coincide con gli interessi generali ma con quelli del sistema, ed è un sistema che ha prodotto quello che oggi ci toglie il sonno. Questo governo non va giudicato sulla base dell'onestà, della professionalità, dell'interesse personale: esso va invece valutato per la sua collocazione sociale, che è tutta e solo dalla parte del padronato (imprese è un eufemismo ad alta digeribilità, come ognun si avvede), in specie di quello più terrificante, quello finanziario. Questo merita una risposta tutta di classe, perché i lavoratori non siano per l'ennesima volta i becchini di sé stessi, ruolo che invece secondo Karl Marx spetterebbe proprio al capitalismo.

lunedì 6 febbraio 2012

Conferenza stampa a Roma del segretario generale, Maurizio Landini

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa


Domani, martedì 7 febbraio a Roma, alle 12.00 il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, terrà una conferenza stampa per annunciare la nuova data e le motivazioni alla base della manifestazione nazionale indetta dalla Fiom-Cgil a Roma. Per motivi legati alle condizioni meteo, infatti, l'iniziativa non sarà più l'11 febbraio. La nuova data verrà annunciata domani.
Nel corso della conferenza stampa, inoltre, verrà presentata una lettera di richiesta d'incontro al ministro Fornero firmata da lavoratrici di tutto il Gruppo Fiat.
La conferenza stampa si terrà alle 12.00 presso la sede della Fiom nazionale, in corso Trieste 36 a Roma.

Appello della rete degli studenti medi di Frosinone

Rete degli Studenti Medi Frosinone



 La Rete degli Studenti Medi della Provincia di Frosinone chiede agli Assessori Comunali della Pubblica Istruzione della Provincia di Frosinone la chiusura delle scuole fino a quando:
§  Non saranno garantiti i servizi di trasporto pubblico;
§  Non sarà garantita la viabilità;
§  Non saranno garantiti i servizi essenziali all'interno delle Scuole come acqua, elettricità e riscaldamento;
§  Non sarà garantito il libero accesso agli edifici scolastiti, liberando i passaggi pedonali;
§  Non sarà garantita l'incolumità degli studenti, i docenti e gli ATA.
Comprendiamo le numerose difficoltà negli interventi e nel rispristinare alla "normalità" la vita nella nostra provincia, per questo motivo al fine di non ostacolare i lavori di soccorso chiediamo ai Sindaci di emanare anche la chiusura del traffico.