sabato 9 giugno 2012

Moire Terrena

Hamdan Jia'wi


Cari AmIci,

Moire- Terrena è un progetto umanitario in Palestina a favore dei disabili che, ancora nel 2012, sono considerati una vergogna dalla società palestinese. Secondo noi il miglior modo di reinserire i disabili nella società è offrendo loro un lavoro. È per questo che vorremmo avviare un’attività di produzione di monili di design che impieghi giovani e donne con disabilità fisica. Quest’attività avrebbe una sede operativa in Italia e una sede operativa a Betlemme, in Cisgiordania, ma dal momento che non è l’unica società in questa situazione, pensiamo che il modello possa essere in seguito esportato in molte altre realtà.
In particolare, per integrare i disabili nella società, offriremo loro:
1.     un corso di formazione professionale, un modo efficace di apprendere un vero mestiere e di entrare a far parte di una realtà produttiva;
2.     un lavoro creativo, attraverso il quale potranno imparare numerose tecniche;
3.     contratti di lavoro part-time che rispecchiano le esigenze fisiche di ciascuno e che li permettano di cumulare esperienza e un reddito. 
4.     un corso d’italiano per arricchire il curriculum.


Per fare tutto questo siamo in cerca di finanziamenti, ma vorremmo che quest’attività sia sostenibile, in modo tale che non si esaurisca allo scadere del tempo coperto dal finanziamento. Affinché questo sia possibile, abbiamo pensato di costituire una partnership tra profit e non profit.

Stiamo attualmente organizzando una sorta di “tour di sensibilizzazione” in Italia da tenersi a metà luglio. Volevamo cioè organizzare degli incontri per promuovere l’iniziativa e fare contemporaneamente attività di raccolta fondi.

Ci chiedevamo, quindi, se qualcuno fosse interessato ad organizzare un evento nella Sua città o se conosce chi può essere interessato a farlo.

Spero con tutto il cuore in una Vostra risposta.


Molto cordialmente,

Hamdan Jia'wi

Azzurra Amoruso
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Associazione Moire Onlus

Via Pietro Colletta 2

70124 Bari

Italy

L’ISTINTO LIRICO DI GIOVANNI MIRABASSI AL BEBOP DI ROMA

Daniela Floris fonte: http://www.online-jazz.net


Giovanni Mirabassi non viene spesso a suonare in Italia.  Eppure è uno degli artisti italiani più amati in Francia, suo Paese di adozione, e non solo in Francia.  L’occasione era da non perdere dunque: quasi tutti brani tratti dall’ultimo cd “Live at the Blue Note Tokyo”… e, in effetti, al Bebop (brillantemente ripresosi dopo i danni subiti per l’ alluvione del 19 ottobre scorso, della qual cosa ci rallegriamo perché è uno spazio adeguato e piacevole per ascoltare ) è stata una bella serata di musica.
Giovanni Mirabassi al , Gianluca Renzi al , Lukmil Perez alla : questo il Trio che ha regalato un Jazz pieno d’inventiva, di spunti nuovi, di momenti anche complessi dal punto di vista dell’intreccio dei suoni, ma senza mai perdere il filo logico di quello che si usa definire “lirismo” e che possiamo descrivere anche come una tensione irresistibile di Mirabassi a un notevole “pathos melodico”.
Questo fil rouge fa si che in ogni episodio di ogni brano, anche nel momento potenzialmente più ostico, la musica di Mirabassi sia emotivamente intellegibile, fruibile, persino cantabile … eppure è proprio Jazz quello che si ascolta, e non certo un jazz suonato per essere mellifluamente adattabile ai gusti del pubblico.
Il trio è coeso.  Gianluca Renzi, altro italiano “espatriato” a NY è prodigo di note, sia durante i soli sia durante le parti insieme.  Molto bravo, tecnicamente preparatissimo, è talmente strutturato da essere complementare alle belle divagazioni di Mirabassi, che ha un modo di suonare sorprendentemente istintivo: istintivo, non casuale.  Sa bene a cosa tendere ma si lascia aperte tutte le possibili vie per arrivarvi. Le ballad sono quasi dolorosamente drammatiche, ma sanno diventare anche aspre con ostinati e dialoghi serrati con la batteria di Perez (sanguigno e presente ma in ascolto continuo).
Se durante una ballad in ¾ il tema viene affermato con decisione ripetendolo a lungo con un unisono tra pianoforte e contrabbasso, quando poi si entra nel vivo quello stesso tema viene come progressivamente interiorizzato, celato, i volumi si assottigliano fino a un poderoso solo di contrabbasso di Renzi.
C’è anche il Blues, in cui Perez alla batteria dà un apporto ritmico molto creativo ed energico sia con le spazzole sia con le bacchette.
In questa complementarietà dei componenti del Trio è entrato con voluta misurata disinvoltura, per due brani, il sax di Paolo Recchia, all’inizio solo apparentemente intimidito, in realtà da subito inseritosi nel fitto dialogo di musicisti tra loro molto affiatati.
Non si può che augurarsi di ascoltare più spesso Giovanni Mirabassi in Italia, per adesso questa di Roma è stata una delle uniche tre date di quest’anno dopo un tour che ha toccato Europa, Giappone, Corea, Cina e Stati Uniti.

Muore schiacciato dal muletto: lo coprono e tornano a lavorare

'E successo a Novi Ligure, in Piemonte. A morire Pasquale La Rocca, 31 anni, capoturno all'Ilva. Agli operai sarebbe stato ordinato di non fermare la produzione nonostante l'accaduto.

NOVI LIGURE – Lo hanno lasciato a terra privo di vita e hanno proseguito nelle loro mansioni. Come se non fosse successo niente. Come se Pasquale La Rocca31 anni, padre di una bimba di 9 mesi, capoturno dell'Ilva, non fosse morto schiacciato sotto il peso di un «muletto» sprovvisto delle porte di protezione. Così è morto ieri sera, verso le 22, il capoturno del reparto spedizioni dello stabilimento Ilva di Novi Ligure. Nonostante la tragedia la fabbrica, un caposaldo della comunità di Novi Ligure, non ha fermato le attività produttive. La vicenda non è passata inosservata dalle forze sociali della cittadina piemontese, provocando così il duro intervento dei sindacati. Immediata la proclamazione dello sciopero del turno di notte. «Uno scandalo, una barbarie – hanno tuonato i sindacalisti –. Già era inammissibile il modo con cui Pasquale ha perso la vita. Ma la cosa più grave è stata che l’azienda non ha bloccato la produzione per continuare a caricare le lamiere sugli autotreni in attesa di partire. E nel frattempo il nostro compagno morto era lì per terra, coperto soltanto da un lenzuolo». «Per fermare questo scempio ci sono voluti i carabinieri e l’intervento delle rappresentanze sindacali. In tanti anni di lavoro una simile situazione non si era mai vista, soprattutto qui all’Ilva». L’azienda è una realtà storica di Novi, prima come Italsider poi come Ilva, di cui è ora proprietario il gruppo Riva. Sulla tragedia la Procura ha aperto un'inchiesta.

Equinità

Giovanni Morsillo



Non per fare i soliti spaccacapelli, ma vorremmo un aiuto nel cercare una risposta ad un quesito che ci arrovella in merito alla cosiddetta riforma del mercato del lavoro, che più umanamente significa demolizione delle pur insufficienti tutele del diritto al lavoro. Diritto, si badi, non possibilità, opportunità, merce, ecc.: dititto.
In base al capolavoro del Ministro fornero, se un giudice dovesse riconoscere l'infondatezza su base economica (e come potrebbe, ci chiediamo, in una situazione in cui ogni mese si erogano milioni di ore di cassa integrazione?) del licenziamento, ossia ne decida l'illegittimità e quindi l'illegalità, il reato verrebbe "punito" con un risarcimento in denaro alla vittima. Ora, se io comemtto un'infrazione, mi elevano giustamente una multa, pago e tanti saluti. Ma se tolgo un diritto a qualcuno, ad esempio se impedisco ad una persona di esprimere liberamente il suo voto, se non mando i miei figli alal scuola dell'obbligo, se ometto il soccorso ad un ferito, se rapisco o vendo o riduco in schiavitù un essere umano, se lo uccido, se insomma conculco un suo diritto, mi arrestano e mi tolgono la libertà per un numero di anni commisurato alla gravità del reato, così come previsto dalle leggi e interpretato dal magistrato.
Come mai, per il diritto al lavoro, che sta scritto nell'art. 1 della Costituzione a suo fondamento, oltre che nelle parti più specifiche dello stesso Testo e nelle leggi ordinarie, basta pagare un risarcimento? E sarà possibile, riteniamo, assicurarsi contro tale eventualità, per cui il licenziamento sarà come tamponare una macchina al semaforo? Va inoltre considerato che mentre nella responsabilità civile per danni a cose e persone il risarcimento è commisurato al valore effettivo del bene danneggiato, nel nostro caso sarà assai difficile che le tabelle dei risarcimenti prevedano la corresponsione di tutto quello che il dipendente avrebbe guadagnato lavorando fino a sopraggiunta età di cessazione dell'attività, per non parlare dei danni morali, assai elevati in questi casi per ragioni che chiunque non sia un ereditiere o un ministro riesce facilmente a comprendere.
Tralasciamo l'ennesima infelice scemenza dello stesso Ministro sulla presunta equità di ampliare tale "riforma" anche al settore pubblico, con ovvia e miope condivisione dell'ampiamente maggioritaria fascia qualunquista della società italiana (anche e soprattutto quella che lavora, dato che è senza guida). Secondo la Prof. Fornero sarebbe una "pari opportunità" quella di essere licenziati in due, cosa che francamente non ci riesce di capire. Certo non siamo intellettuali del calibro di costei, che ha passato una vita a insegnare la rapina sociale ai futuri dirigenti del mercato, ma non comprendiamo davvero come si possa pensare che essere malati in due possa alleviare o rendere "equa" la sofferenza. Ma forse è perché loro parlano da un punto di vista opposto, e stando al di sopra dell'asticella che separa la palude mefitica del bisogno dalle salubri vette dell'alta società, quando parlano di opportunità intendono riferirsi ai padroni ed ai manager. Solo in questo senso, le opportunità sarebbero pari: sia il padrone che il funzionario possono licenziare senza troppe seccature. Resta solo da risolvere, come osserva l'argutissimo Patroni Griffi, Ministro della Amministrazione Pubblica e Semplificazione, chi paga la multa (risarcimento) nel caso in cui la sentenza riguardi un ex pubblico dipendente. 
Più che di equità, sarebbe il caso di parlare di equinità, perché propinare queste fantasiose letture della realtà al popolo vuol dire considerarlo non bue, ma asino.
 
Saluti raglianti

venerdì 8 giugno 2012

Pd al mercato

Luciano Granieri, clip di Laura Jurevic 


Siamo proprio sicuri che Berlusconi non sia più il  presidente del consiglio?  E’ vero oggi sulla poltrona che fu del puttaniere di Arcore siede il banchiere  Mario Monti con la sua sciamannata congrega di tecnici. Per   disfare il sistema delle pensioni  sono bastati pochi giorni, per disintegrare le tutele del lavoro, leggi abolizione dell’articolo  18, non sarà necessario un tempo più lungo. Al contrario per approvare i dispositivi legislativi anti corruzione, i distinguo,  i se, i ma,  le crociate giustizialiste , implicheranno dei tempi lunghi, ad esequie paterne avvenute, dalle nostre parti si dice “A BABBO MORTO”.  Messa così  è impossibile cogliere diversità fra il governo Monti e quello Berlusconi. Eppure una grande differenza c’è. Il governo Monti che applica né più e né meno le stesse ricette neoliberiste di chi lo ha preceduto, anzi  le applica con maggiore solerzia e crudeltà, è supportato da una forza politica che  con Berlusconi al potere era movimento  d’opposizione. Ci  riferiamo evidentemente al PD.  Perchè  lo stesso  programma proposto dal banchiere   oggi è acclamato e appoggiato  mentre  in  passato, con Berlusconi reggente, era combattuto e osteggiato dai Democrat ? Cosa hanno  di diverso Monti e Berlusconi? Nulla, ma la nuova situazione bipartizan, consente al partito democratico, in qualità di forza di maggioranza, di sedere al tavolo della spartizioni. Non è un caso che quando si è trattato di dividersi  le cariche dall’Agicom  e della commissione sulla Privacy televisiva,  Il Pd ha avuto il suo.  Dunque l’unica cosa mutata rispetto a prima  è che oggi anche il Pd, in maggioranza, può partecipare alla fiera delle spartizioni. E vi pare poco!!!!

giovedì 7 giugno 2012

Difesa alta

Luciano Granieri


 Mi scuso sin da ora con i comunisti anti borghesi duri e puri ma devo e voglio parlare di calcio. Zdenek Zeman è il nuovo allenatore della Roma.  Questo è il risultato di  un’altra elezione persa. Qualcuno ricorderà che in un post molto polemico scritto in occasione del ballottaggio a Frosinone,  invitavo a non votare né  per Marini, né  per Ottaviani, ma per Vincenzo Montella come nuovo allenatore della Roma . Del resto uno che ha rifilato quattro gol alla  Lazio in un derby solo non può che essere bene accetto nella panchina dei giallorossi. Allora però Zeman, impegnato a vincere il campionato di serie B col Pescara non era minimamente contemplato come possibile tecnico romanista. O almeno le trattative per farlo ritornare sulla panchina della Roma non erano ancora note.  Per cui all’utopia calcistica non avevo minimamente pensato.  Per  noi comunisti però l’utopia è un fatto importante. Se qualcuno mi avesse chiesto, quale  è secondo te l’allenatore ideale per la Roma? Non avrei avuto dubbi Zdenek Zeman. Dunque mi dispiace per Montella ma Zeman è Zeman.  L’allenatore boemo, fra l’altro, giustifica la passione di un comunista come me per uno sport che è il massimo dell’espressione borghese come il calcio. Lo ammetto, Zeman o meno, la passione per il calcio e il tifo per la “Maggica”  mi hanno  sempre contagiato . In fondo il calcio al di là del business è sempre uno sport che anima il popolo e quando il popolo si anima, come dice il mio grande amico Fiorenzo Fraioli, bisogna sempre esserci.  Con  Zeman addirittura sussistono  anche le motivazioni ideologiche e perfino politiche  . Zeman si  identifica con il gioco d’attacco,  le  sue squadre non sono mai speculative, non aspettano l’errore dell’avversario, il gol viene sempre a coronamento di un’azione merito della propria proposta di gioco.  Inoltre l’allenatore boemo, maestro assoluto di calcio  e di vita, è sempre stato  un uomo contro il palazzo, contro il sopruso  delle squadre potenti. Grazie alle sue denunce, quando già era allenatore della Roma,  il giudice Guariniello,  titolare di altre inchieste ben più importanti come quelle sulla Eternit e sulla Thyssen,  portò alla luce lo scandalo del doping nel calcio. Un vicenda che vide protagonista la Juventus pluridecorata di Lippi. L' invincibile armata in cui Del Piero e Vialli si presentavano alle partite con i colli taurini e i muscoli ipertrofici gonfi  di creatina.  Per quella vicenda l’unico a pagare della Juventus fu  il Dott. Giulio Agricola, mentre i giocatori passarono per poveri cristi che trangugiavano ogni bibitone  che gli veniva somministrato  e subivano strane iniezioni  senza sapere cosa stessero assumendo,  così sostennero i tapini dopati davanti  al giudice (sic)  . Ma anche Zeman pagò l’ardire di aver scoperchiato il vaso di Pandora e denunciato il malaffare . La Roma fu costretta a mandarlo via per non finire in serie B e fu ricompensata, due anni dopo, con lo scudetto vinto dal successore di Zeman, Fabio Capello. Intendiamoci, non che in quella stagione si siano verificati particolari favoritismi, semplicemente alla società giallorossa fu consentito di comprare campioni del calibro di Batistuta, Samuel e precedetemene Montella ,  senza che nessuno interferisse nelle trattative.  Oggi il boemo ritorna su quella panchina,  espressione di un popolo, quello romanista, che ha sempre amato, proprio in un periodo in cui il calcio è ancora una volta scosso dagli scandali che, guarda caso, vedono  indagati,  fra gli altri, ancora degli  juventini, l’allenatore Conte e il difensore Bonucci. Personalmente ho un bel ricordo legato a Zeman relativo alla sua prima avventura nella squadra capitolina. Era il 1998, lavoravo presso la concessionaria Volvo di Roma. In quel periodo la casa svedese contattava direttamente le aziende, comprese le società sportive,  per proporre la vendita delle sue vetture . Qualora queste avessero mostrato interesse il call center Volvo le avrebbe messe in contatto con il concessionario di zona .  Fra le società  contattate c’erano anche la Roma e la Lazio, le quali ci fissarono un appuntamento.  Il mio titolare mi chiese se volevo andare della Lazio, potete immaginare quale fu la mia risposta, dico solo che rischiai il licenziamento. Quando invece nominò la Roma non completò nemmeno la frase che già mi trovavo a bordo di una fiammante Volvo S80 2.800 turbo direzione Trigoria.  Al centro sportivo “Fulvio Bernardini” i cancelli erano ancora chiusi, l’allenamento pomeridiano avrebbe avuto inizio di li a poco. Davanti a me una Daewoo Leganza con dentro Antonio Carlos Zago e Aldair, a seguire una Daewoo Matiz guidata da Paolo Sergio e il fuoristrada Land Rover condotto  dal Capitano (Francesco Totti per chi non fosse addentro alle cose romaniste). Piccola parentesi, la Daewoo, oggi sul mercato con il marchio Chevrolet, aveva concesso in uso a titolo gratuito i propri modelli a tutti i calciatori della Roma, ma gli unici che ne avevano approfittato erano stati i brasiliani, per  loro,  che avevano in mente la povertà  delle favelas avere a disposizione delle vetture gratis era qualcosa di veramente inusuale.  Gli altri ovviamente non potevano andare in giro con delle Daewoo!!!! Minimo, Ferrari, Posche, BMW, Mercedes etc. etc. L’assedio dei tifosi alle vetture di Zago, Aldair  e Paulo Sergio, ma soprattutto del Capitano, era asfissiante. Qualcuno addirittura si affacciava ai finestrini della mia Volvo, taccuini alla mano, per carpire l’agognato autografo, ma poi si ritraeva con una faccia perplessa negli occhi si intuiva precisa  la domanda: “Ma chi cazzo è questo?”  Si apritono i cancelli  dopo aver ritirato l'agognato   passi visitatori,  fendendo la marea di tifosi parcheggiai  accanto  alla palazzina della direzione. La persona con cui dovevo parlare ancora non era arrivata per cui mi misi  vicino al cancello a vedere i giocatori che entravano. Dopo l’ingresso dei vari Tomic, Gautieri, Bartelt, arrivò lui, Zeman. A bordo di una vecchia Citroen Xantia un po’ malconcia, già con il viso scavato da diverse rughe , firmò qualche autografo e si infilò nel parcheggio.  Sorvolo su colloquio commerciale intrattenuto con il responsabile ufficio acquisti della Roma. Non se ne fece nulla. L’unica frase  seria che mi sentii rivolgere fu: “Vuole assistere all’allenamento, saremmo lieti di averla nostro ospite” “Azzo ci sono venuto apposta” risposi mentalmente. Sulla terrazza antistante il bar si poteva assistere agli allenamenti. Sul campo di destra Totti, Paulo Sergio e altri calciatori  stavano provando schemi sui calci da fermo,   nel campo di fronte era in corso una partitella fra la squadra titolare e i giovani della primavera. Arbitro e allenatore unico Zdenek Zeman.  Mi stupii del fatto che la linea difensiva della squadra titolare composta-da destra a sinistra- da, Cafù, Zago, Aldair e Candelà, doveva giocare sempre oltre la riga  di metà campo della squadra avversaria. In pratica si doveva  giocare solo ed esclusivamente dentro la metà campo degli avversari. Un paio di volte che uno dei difensori, Aldair credo,  provò  ad arretrare per correre dietro a qualche ragazzino terribile che aveva superato una linea Maginot così avanzata, Zeman urlò insulti   come un  tarantolato.  La partitella finì 2 a 0 per la primavera. Non nascondo che uscii preoccupato da quell’allenamento, la domenica successiva la Roma sarebbe stata di scena a Firenze, contro una Fiorentina forte di uno dei più grandi centravanti che abbiano mai calcato i campi italiani, quel Gabriel Omar Batistuta che qualche anno dopo fu artefice del nostro terzo scudetto con Capello in panchina. Se giochiamo così, pensai, Batistuta ci infilerà come tordi.  Per la cronaca quel Roma Fiorentina finì zero a zero  ma solo perché gli  attaccanti romanisti sbagliarono diversi gol.  Batistuta fu  neutralizzato da un una difesa così alta che sistematicamente lo lasciava   in fuori gioco impossibilitato a colpire. Ecco tradotta in pratica calcistica  la filosofia di Zeman: LA MIGLIOR DIFESA E’ L’ATTACCO.


Il filmato riguarda proprio un Roma-Juventus, vinto da giallorossi per due a zero. Sulla panchina della Roma Zeman, capitano della Juve, Antonio Conte attuale allenatore dei bianconeri: Corsi e ricorsi Storici

martedì 5 giugno 2012

Roba da Matti

Patrizia Monti


Carissimi,
siamo lietissimi di invitarvi all’evento del  7 giugno organizzato dal dipartimento di salute mentale e dall’esordiente associazione di utenti Aconcagua. Il biglietto d’ingresso al cinema per questa proiezione è di 4€, incontreremo il regista e dopo il film gusteremo il bouffet organizzato dall’Associazione “Fuori di Festa” in collaborazione con la Comunità Basaglia. Diffondete la notizia fra i vostri conoscenti, invitate gli amici partecipiamo in tanti perché è necessario cogliere ogni occasione per contribuire alla diffusione della cultura della tolleranza del diverso, per far conoscere all’opinione pubblica le buone pratiche del nostro territorio, per contrastare il pregiudizio della salute mentale, soprattutto ora che la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ha deciso di adottare il Testo unico dell'On. Ciccioli per la discussione delle DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ASSISTENZA PSICHIATRICA. 
Il passaggio è gravissimo perché la filosofia della proposta di legge è centrata fondamentalmente su nuove forme di istituzionalizzazione delle persone con disagio mentale. Tra l'altro viene proposto un Trattamento sanitario necessario extraospedaliero della durata di sei mesi che può essere prolungato sino ad un anno.
IN PRATICA SI STANNO CREANDO LE CONDIZIONI PER PICCOLI MANICOMI (che presumibilmente saranno realizzati da PRIVATI e che finiranno a carico dello Stato), dove poter relegare le persone con disagio psichico. Il cerchio poi si completa con i continui tagli alla Sanità ed alla Psichiatria in particolare, in modo che i Servizi, già oggi in gravi difficoltà per la carenza di personale e di adeguate risorse economiche, possano rispondere sempre meno alle esigenze di una utenza in espansione.
Altro che Psichiatria di comunità, reinserimento sociale, protagonismo degli utenti, possibilità di lavoro, residenzialità. Vengono proposte nuove forme di esclusione, di emarginazione ed infine se non fossero sufficienti di reclusione. L'esatto contrario di quello che pregevoli esperienze diffuse in tante parti del territorio nazionale mostrano quotidianamente.  Partecipate alla nostra iniziativa per alzare il nostro livello di ATTENZIONE perché non ci possiamo permettere che si attivi un percorso parlamentare che, passando sulla salute dei nostri cari, ci riconduca all'oscurantismo manicomiale che la legge Basaglia era riuscita a cancellare. Teniamoci in stretto contatto. 
Saluti cari Patrizia Monti



Lettera Usnam

U.N.A.SA.M onlus
                Unione Nazionale delle Associazioni
                   per la Salute Mentale
                   Sede Legale c/o Istituzione G.F.Minguzzi Via Sant’Isaia, 90 – 40123 Bologna
                       tel. 051/5288526/11 – fax 051/521268
                       C.F. 96256330588



Bologna, 22.05.2012
Prot.13/2012

                                                                  
                                                 Al Presidente On.le Palumbo
                                                  Commissione Affari Sociali
                                                  Camera dei Deputati –   Roma
                                                                                  
                                                    Al Presidente On.le Marino
                                                   Commissione D'Inchiesta sull'Efficacia
                                                   e l'Efficienzadel S.S.N.

                                                   Al Ministro della Salute
                                                    Dott. Renato Balduzzi
                                                                                 
                                                     Al Presidente del Consiglio dei Ministri
                                                     Prof. Mario Monti
                                                                        
                                                     Al Presidente della Camera dei Deputati
                                                      On.le Gianfranco Fini

                                                      Ai Capi Gruppo della Camera dei Deputati

                                          Ai Capi Gruppo del Senato della Repubblica

                               e p.c.               Agli Organi di Informazione


Oggetto: Proposta di Legge “Disposizioni in materia di assistenza psichiatrica” approvata in data 17 maggio u.s. dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati

                 
                                       
                               L’approvazione della proposta di legge di cui all’oggetto è un atto di  gravità inaudita che non fa onore ai parlamentari che l’hanno approvata e che rischia di riportare il nostro Paese indietro di 35 anni, riproponendo metodi e luoghi di internamento indegni di un Paese che ha scelto la civiltà e il progresso sancendo il definitivo superamento dei manicomi e di tutto ciò che essi rappresentavano.

                               Le norme nazionali ed europee, attualmente in vigore, indicano con netta chiarezza quali devono essere i percorsi organizzativi e metodologici per garantire servizi territoriali capaci di tutelare la salute mentale di tutti i cittadini, la presa in cura, i percorsi terapeutici riabilitativi orientati alla recovery.

                               Le buone pratiche esistenti in tante parti del territorio italiano confermano la validità del modello dipartimentale e la necessità di adeguate risorse umane e finanziarie per garantire ovunque prestazioni tempestive ed efficaci.  Viceversa, le pratiche coercitive, lesive della libertà e della dignità delle persone che vivono l’esperienza della sofferenza mentale, dimostrano tutto il loro fallimento con il peggioramento delle condizioni di vita e di salute di chi le subisce.

                               La proposta di Legge di cui all’oggetto quindi, contestata con cognizione di causa dalla stragrande maggioranza delle Organizzazioni che hanno partecipato alle audizioni in Commissione Affari Sociali e dalla maggioranza delle Associazioni dei Familiari e degli Utenti dei servizi di salute mentale,  ripropone sistemi di internamento attraverso l’istituzione del “trattamento sanitario obbligatorio prolungato senza consenso” della durata di sei mesi rinnovabile. Tale trattamento può essere effettuato anche in “strutture diverse da quelle previste per i pazienti che versano in fase di acuzie”, quindi anche in strutture private “accreditate”.

                               L’altro punto scandaloso e paradossale riguarda gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, per i quali è previsto, dalla Legge 9/2012, il definitivo superamento entro il 31 marzo 2013. La proposta di legge in oggetto, invece, ne chiede il mantenimento per tutta la fase iniziale di realizzazione della rete dell’assistenza ai sensi dell’articolo 6 (assistenza psichiatrica ai detenuti) da parte del servizio sanitario regionale nelle case circondariali. 

                               E’ stupefacente la non conoscenza da parte dei parlamentari firmatari di tale proposta di legge della situazione reale presente nel nostro Paese, delle ragioni vere del malcontento di tanti familiari che denunciano l’assenza di adeguati percorsi di cura per i loro cari. I familiari non chiedono luoghi di internamento ma possibilità concrete di percorsi terapeutici-riabilitativi nel rispetto dei diritti costituzionali. Chiedono uguali opportunità in qualunque parte del Paese si viva.
E’ stupefacente che questi parlamentari non sappiano che  nessun percorso di cura è possibile senza la costruzione di un rapporto di fiducia tra chi cura e chi deve ricevere cure e rispetto umano. E questo rapporto non si costruisce con la coercizione e la privazione della libertà, ma con servizi territoriali ricchi di risorse e umanità e con un sistema sociale capace di accogliere e comprendere, rispondendo ai reali bisogni che le persone in difficoltà esprimono.

                               La “cura” delle persone con sofferenza mentale passa quindi per la restituzione dei diritti di cittadinanza e non con la privazione della libertà e la violazione della dignità umana.

                               Chiediamo quindi che questa vergognosa proposta di legge venga definitivamente archiviata e si riprenda la strada già indicata dai Progetti Obiettivo Nazionali Salute Mentale, dalle Linee Guida Nazionali approvate dalla Conferenza delle Regioni, dal Patto Europeo per la salute e il benessere mentale.

Sollecitiamo inoltre l’attivazione dell’incontro già richiesto da tempo al Ministro della Salute.


                                                                                          

Contro la riapertura dei manicomi

PSICHIATRIA DEMOCRATICA

La proposta dell'On. Ciccioli di riforma della legge 180/78, approvata ieri in commissione Affari sociali e Sanità da una rinata accoppiata parlamentare PDL - Lega, reintroduce - nei fatti -  null'altro che pesanti segmenti di custodia neo-manicomiale. Perla tra le perle, all'articolo 5 del dispositivo si può leggere: " Il trattamento necessario extraospedaliero prolungato ha la durata di sei mesi..." e prolungato sino ad un anno! in barba a tutte le leggi vigenti, a partire dalla nostra Carta costituzionale.
Insomma tutte le significative e concrete esperienze di presa in carico del disagio sul territorio, diffuse in maniera capillare ormai in tantissime parti del Paese, promosse dal 1978 in poi, dai Servizi pubblici in collaborazione con il privato sociale e gomito a gomito con  Associazioni di familiari e utenti, Istituzioni locali, verrebbero sostituite da questa melassa rancida che sa tanto di revanscismo e di stato sanitario di polizia. La filosofia di controllo sociale si rileva in tutto l'impianto: ne è un esempio lampante l'art.4, dove nella pratica al comma 2 si riesumano - all'interno dei DEA- nientemeno che le vecchie Osservazioni dei defunti, e mai rimpianti, Ospedali Psichiatrici.
Sono i fatti, le ricerche scientifiche, le attestazioni di gruppi e commissioni di studio - anche internazionali - che danno ragione ai tanti che, come Psichiatria Democratica (PD), si battono da anni perchè i dettami della riforma psichiatrica possano sempre più trovare piena applicazione nelle Unità territoriali, oggi falcidiate nelle risorse essenziali, da indiscriminati tagli della spesa.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: ritorno all'ospedalizzazione, tendenza crescente alla medicalizzazione e alla burocratizzazione e riduzione progressiva di spazi per un nuovo protagonismo degli utenti senza alcuna progettualità per il riscatto attraverso il lavoro e l'abitare.
PD che continua, senza sosta, il proprio impegno affinchè gli Ospedali  Psichiatrici Giudiziari,  possano essere superati "presto e bene" attraverso l'attuazione di programmi individualizzati per ciascuna persona ristretta, chiama a raccolta gli operatori della Salute mentale, il mondo politico democratico, dell'informazione e della cultura, le forze sindacali ed il mondo dell'associazionismo e del volontariato a rispondere a muso duro ai tentativi di riportare indietro il Paese intero di decenni, agli anni bui della custodia, in nome della sicurezza e della normalizzazione.

18, maggio, 2012

lunedì 4 giugno 2012

Nuova giunta, si spacca la maggioranza a Ceccano

fonte : http://pietroalviti.wordpress.com


Maliziola perde pezzi della maggioranza: Rifondazione Comunista e Idv si uniscono al Pd di Maurizio Cerroni e attaccano frontalmente,  accusando il nuovo sindaco di metodi antidemocratici e di spostare l’amministrazione verso destra.
Sono passati soltanto dieci giorni dalla vittoria al ballottaggio, ottenuta grazie all’apporto indispensabile degli stellini; si è appena conclusa la festa del sindaco alla Villa Comunale e già la coalizione vincitrice appare in pezzi: il sindaco è accusato di voler far posto in giunta agli esponenti delle liste che appoggiavano Angelino Stella, a seguito dell’accordo stretto prima del ballottaggio e di cui Rifondazione e Idv sostengono di non sapere niente.
E così, i due ex alleati, Rifondazione e Italia dei Valori, cambiano campo, si schierano con il Pd, che ritrova così inaspettatamente una sua funzione politica, e addirittura chiamano gli elettori a manifestare contro il sindaco che hanno appena votato 10 giorni fa. Nel frattempo, su facebook,  pubblicamente, come fanno i ragazzi, due esponenti di Rifondazione e dei Comunisti italiani se ne dicono di cotte e di crude, accennando anche ad episodi poco chiari delle passate amministrazioni.
Intanto il sindaco si appresta a presentare la giunta: lo farà, sembra, in una conferenza stampa mercoledì e, probabilmente, rispetterà i patti assunti prima del ballottaggio, tutti assessori nuovi e posto per gli stellini. E giovedì, in Piazza Municipio, alle 18,30  i suoi ex alleati manifesteranno contro di lei.
Scenario davvero singolare: molti elettori si accorgono di aver votato per partiti che ora si trovano nello schieramento opposto. Ed è passata appena una settimana. E’ soltanto colpa di Marco Corsi?
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Laboratorio della  buona politica.  2° puntata


Luciano Granieri

E VAIII !!!! IL LABORATORIO DELLA BUONA POLITICA, TALMENTE CONVINTO DELLE PROPRIE CAPACITA' SALVIFICHE, STA CERCANDO DI RIDARE LA VITA  PURE AL PD. ANCHE QUESTO ESPERIMENTO SARA' TENTATO CON L'INNESTO DI  UN CERVELLO AB-NORME? 


Poi si lamentano che la Fds sta ai piedi di Crist...pardon di Marx......
SCAPPATE COMPAGNI FINO  A CHE SIETE IN TEMPO!!!

Daniele Paris la musica del free

Gabriele Lucantonio dalla rivista "Alias" del 2 giugno

“Quando mi si chiariva un progetto  prendeva forma attraverso la stesura della sceneggiatura, fissavo un incontro con Daniele (anche se lo chiamavo “Paris” come fosse il suo nome , non il cognome) e gli raccontavo la storia che stavo sceneggiando e quello che tale storia doveva significare. Gli  parlavo della musica che ascoltavo giusto per dargli una pista . Paris ci ispirava infilandosi sulla pista indicata , ma approfondendo e proponendo anche altro. Non ha mai cercato di imporre il “suo genere” (come spesso accade), e la musica definitiva del film rappresentava  esattamente la sua sensibilità combinata con la mia” dichiara Liliana Cavani nel libro dedicato al compositore Daniele Paris, Il suono dell’interiorità – Daniele Paris per il cinema di Liliana Cavani, Luigi Di Gianni, Lorenza Mazzetti, scritto dalla studiosa Maria Francesca Agresta (Libreria Musicale Italiana, 160 pagine 25 euro). L’autrice ha già scritto un testo su Carlo Savina (Arte e Mestiere nella musica per il cinema. Ritratto di un compositore : Carlo Savina , Biblioteca Luigi Chiarini, 159 pagine, 2007). Per la regista emiliana , Paris  aveva scritto le musiche di due documentari, Età di Stalin (1962) e Storia del Terzo Reich (1962) e di tre lungometraggi, Milarepa (1974), Il portiere di notte (1974) al di là del bene e del male (1977).  I tre unici lungometraggi della sua carriera. Le sue uniche colonne sonore per le quali esistono dei cd (pubblicati dalla C.A.M). Eppure il suo percorso nella musica applicata al cinema è inusuale e notevole. Con i registi con i quali ha collaborato, ha sempre cercato di lavorare in sintonia, per ottenere un risultato particolare. Il migliore possibile.  Daniele Paris  era nato nel 1921 a Frosinone. In giovane età aveva intrapreso gli studi musicali in forma privata e subito dopo la guerra aveva frequentato il conservatorio di Santa Cecilia di Roma nelle classi di Fernando Germani (organo e composizione organistica )  e di Goffredo Petrassi  (composizione). Aveva  poi seguito i prestigiosi corsi dell’Accademia  Chigiana di Siena (composizione  direzione d’orchestra). All’inizio degli anni cinquanta, lavora come direttore d’orchestra per alcune istituzioni importanti come l’Orchestra Sinfonica di Roma della Radiotelevisione italiana.  Da quasi subito, collabora con il cinema e con un grande movimento  quello del Free Cinema inglese, realizzando le colonne sonore del cortometraggio di Lorenza Mazzetti  K (23 minuti , liberamente ispirato alla Metamorfosi di Franz  Kafka) nel 1954, dei medio metraggi  Together  1954 sempre della Mazzetti nel 1956 ed Evrey day ecxept Christmas di Lindsay Anderson  nel 1957. “Io puntavo  tutto sul violino finale. Per il resto, io sapevo solo che non ci doveva essere una musica “piacevole”, essendo la situazione completamente distorta. Daniele ha capito bene quello che volevo. (ndr: per K), “ afferma la Mazzetti in una conversazione pubblicata nel libro di Maria Francesca Agreste, per proseguire: “Daniele dopo cena diceva sempre: ‘Dai,Linsday,  adesso canta’. Così, dopo  mangiato, Lnsday prendeva la chitarra e ci cantava delle meravigliose canzoni irlandesi, cantava anche delle canzoncine per bambine, con una voce meravigliosa. Daniele era proprio impazzito per lui! Durante una di queste serate, Daniele propose: “Linsday, siccome sono tanti bambini nel film di Lorenza, che ne pensi se noi prendiamo una di queste canzoncine e la usiamo come leit-motiv?”.  Linsday è stato subito d’accordo . Così Daniele  ha arrangiato questa canzoncina  e ha terminato di comporre tutto il resto  della musica”.  Paris ha capito da subito le istanze poetiche del Free cinema,ma anche le differenze stilistiche di Anderson  e della Mazzetti. Rispettandole, questi tre film  gli hanno permesso si sperimentare, di  provare soluzioni musicali. Il volume di Maria Francesca Agresta lo spiega bene, esplorando soprattutto le sue collaborazioni con la Mazzetti, con la Cavani e con Luigi Di Gianni (attraverso le analisi delle loro collaborazioni  con Paris e delle interviste ai tre registi). Alla fine degli anni cinquanta, il compositore entra quindi in contatto con Di Gianni, giovane documentarista  di ispirazione antropologica e sociologica , per il quale scrive le musiche per Nascita e morte nel meridione (San Cataldo) ne 1958, Pericolo a Valsini, Frana in Lucania, Donne di Bagnara  nel 1959, Ragazze dell’avanspettacolo  nel 1961. “Con Paris c’è stato uno scambio di idee.”  Dichiara Di Gianni in un intervista del  saggio. Il compositore avrà anche qualche altre collaborazioni prestigiose,  cone quelle con il grande Alessandro Blasetti  per il documentario  La lunga strada  del ritorno nel 1962, con Nelo Risi per il documentario La Firenze  di Pratolini del 1963 e con Vittorio Cottafavi  per lo sceneggiato La vita di Dante  del 1965. Negli anni ’60, Paris è stato attivo nel campo della direzione e fra i protagonisti della nuova musica . E’ stato il direttore artistico d elle Settimane Internazionali di Nuova Musica di Palermo, di Nuova Consonanza  a  Roma e del Festival Internazionale di Musica Contemporanea di Venezia. Negli anni ’70 si è dedicato all’insegnamento. E’ stato trai promotori della scuola di Musica Licinio Refice di Frosinone (trasformata poi in Conservatorio) , un Istituto che negli anni, ha formato diverse generazioni di musicisti . Due degli allievi di Paris , Claudio Simonetti e Carlo Siliotto , sono diventati dei compositori di musica applicata al cinema. Il primo ha dichiarato in un’ intervista personale: “Ho iniziato a studiare privatamente composizione con Irma Ravinale, per poi continuare a Santa Cecilia con Antonio Ferdinandi e Barbara Giurana. Ho studiato pianoforte con la maestra Inardi, sempre a Santa Cecilia. Dopo il mio servizio militare e il mio ritorno dall’Inghilterra, dove ero andato per registrare un dsico, ho studiato per un paio di anni composizione a Frosinone con Daniele Paris. Non ricordo per quale motivo echi mi aveva consigliato di andare lì. Probabilmente sarà stato mio padre, Enrico Simonetti. Il fatto è che andavo due volte a settimana , mi sembra, a Frosinone. Il primo anno ci andavo con i mezzi, poi dopo il successo di Profondo Rosso , con la piccola macchina che mi ero comprato con i diritti d’autore. Ho  lasciato perdere quando i Goblin hanno davvero cominciato a lavorare, e non riuscivo più a recarmi a Frosinone.  Daniele Paris era molto simpatico  e alla mano, non era no di quei professori  impettiti che avevo conosciuto a Santa Cecilia. Un aneddoto: una volta, volevo parlargli e stavo aspettando . C’era  anche una giovanissima suora, avrà avuto 18 o 18 anni, che stava aspettando. Quando lui l’ha vista, ha cercato di capire perché era diventata suora . E in due , abbiamo cercato di convincerla che una bella ragazza come lei non poteva  buttarsi via così”. Siliotto ha confermato in una breve intervista personale, realizzata via  email. “Il Maestro Paris era l’umanità fatta persona e la curiosità per gli altri. Un aneddoto: un giorno, entra in classe e dice: ‘Oggi componiamo una canzone. Siliotto vieni dammi una mano.? Mi invita a sedermi accanto a lui e comincia a suonare un abbozzo di melodia. “Non è male così. Ci mettiamo le parole?  Scriviamo una canzone d’amore!” E così abbiamo composto insieme una canzone . In fin dei conti, il Maestro ci stava istruendo che nella musica così come nella vita, la diversità rappresenta sempre una  ricchezza e un allargamento dei nostri orizzonti”. Proprio come aveva dimostrato nelle sue musiche per il cinema.


Frosinone Multiservizi: vicenda sempre più "INFETTITA"

Marisa Cianfrano


  Si “infettisce” sempre più la vicenda Frosinone  Multiservizi. Silenzio assoluto sui 21 lavoratori della provincia messi in cassa integrazione a zero ore, vale a dire campa cavallo che l’erba cresce, vale a dire chissà quando riusciranno a percepire quella miseria di cig. Questo destino è stato deciso e voluto dal caro ANTONELLO IANNARILLI,  personaggio politico della provincia che in questi giorni ha messo in luce tutte le sue belle qualità. Sui lavoratori del comune di Alatri e Frosinone al momento sono aperte le scommesse:  sarà il nuovo sindaco di Frosinone e la nuova giunta di destra?  Saranno i sindacati  tutti, saranno i lavoratori con un azione di forza a ribaltare la situazione attuale? A cambiare il destino della nuova società ? S.S. il nome gia è tutto un dire . La domanda che ci viene spontanea è la seguente: ma la nuova società è stata costituita per dare occupazione ai lavoratori o per nominare un amministratore che si ciuccia 100.000,euro l ‘anno ?

Scuole elementari

Giovanni Morsillo

Adesso guardatevi questo filmato:






Si tratta di una lezione di etica applicata svoltasi in un istituto scolastico dell'Ohio, docenti i ragazzi di una classe di quella scuola elementare. Hanno svolto una lezione pratica di cosa significhi società, prima ancora che solidarietà, e lo hanno fatto con la semplice genialità dei ragazzi, di menti prive di sedimenti e incrostazioni corruttrici. Menti lucide, visioni chiare, nessuna complicazione teorica o ideologica, niente ruggine del risentimento, semplice consapevolezza di cosa è buono e cosa non lo è, rispetto a condizioni e bisogni che ci rendono diseguali, non disumani.
Il soggetto utilizzato per la lezione è la malattia di Matt, un ragazzino della loro classe che, nonostante la paralisi spastica cerebrale, ha voluto iscriversi alla gara dei 400 metri, sapendo benissimo di non poter battere i suoi coetanei. Lui, che riesce a fatica a reggersi in piedi e muovere passi scoordinati, fatica quattro volte di più di un suo coetaneo solo per muoversi dal banco e andare in bagno. Ma sa anche che nessuno è il migliore, e che ci deve essere posto, un posto uguale a quello degli altri, anche per chi non arriva fra i primi. E allora si iscrive, si allena e partecipa.
Appena partiti, i compagni, concentrati sulla gara, lo lasciano indietro, si impegnano a fare il meglio che possono. Poi, si accorgono che Matt non ha abbandonato, che continua il suo (penoso?) percorso, e lo vedono diversamente: apprezzano la sua tenacia, decidono che va sostenuto. Si schierano dietro di lui, nessuno lo supera, ma lo applaudono, gli lanciano grida di sostegno, diventa il loro "campione".
Non vince la gara, Matt, perché non si può vincere ovunque, sempre. Ma vince la sfida alla malattia, stravince la partita con la vita, conquista il suo posto in quella piccola società che è il suo ambiente sociale, la sua scuola. Diventa uno come gli altri, c'è chi arranca in matematica, chi non sa disegnare, altri proprio non imparano i congiuntivi, e Matt non arriva primo nella corsa. Che c'è di strano?
Così i suoi compagni decidono di spiegare agli adulti come si fa in questi casi: non costa niente, nemmeno l'orgoglio ne soffre, anzi ci si sente anche più importanti, dopo.
Sia chiaro, non è il primo episodio, né sarà l'ultimo di questo tipo. Ma ogni volta ci sembra necessario ringraziare chi lo compie, soprattutto quando, come in questo caso, la pietà si unisce alla fraternità. Quando cioè non ci si limita a dolersi per le condizioni di un fratello, ma si gioisce con lui della sua dignità.
Retorica? Forse. Ma la retorica non è per forza falsità: se attraverso un gesto coem quello dei piccoli amici di Matt può spiegare le cose colpendo la sensibilità di chi ascolta, sia la benvenuta! Sarà sempre meglio del cinismo, della freddezza ostentata fin quando pagano gli altri per sfamare un istinto di virilità che offusca il sentimento di umanità. 
Ci verrebbe da abbracciarli tutti, quei ragazzi, se non temessimo di sporcarli con le nostre meschinità da "grandi". Poi pensiamo che cresceranno anche loro, e il rischio che diventeranno dei manager spietati o dei falliti spietati è grande. Ma li vogliamo vedere così, impegnati a loro modo semplicemente ad essere umani.
 
Saluti rispettosi

domenica 3 giugno 2012

Il laboratorio della buona politica partorisce una giunta ABnorme

Luciano Granieri


 I luminari del laboratorio della buona politica cominciano a prendere i primi calci in faccia. Apprendiamo oggi dai giornali che a Ceccano dopo la vittoria di Manuela Maliziola  alla poltrona di sindaco ci sono i primi problemi con il manuale Cencelli.  Infatti la giovane neo sindaco, nel  decidere la composizione della giunta pare  voglia includere fra gli  assessori , Marco Corsi  esponente  della lista civica capitanata dal candidato a sindaco Angelino  Stella. Una  formazione , esclusa al primo turno,  che non è di sinistra, né di estrazione riformista,  ma di diretta emanazione berlusconiana. Infatti  Marco Corsi  è stato già segretario cittadino di Forza Italia. Inoltre lo stesso Angelino Stella in campagna elettorale aveva bollato la coalizione che appoggiava  Manuela Maliziola, composta da  Socialisti, Idv , Comunisti  Italiani –sotto mentite spoglie-  e i nostri compagni del laboratorio della buona politica  di Rifondazione,  come una congrega  di pericolosi bolscevichi  che millantavano una supposta estrazione di centro.  Apriti cielo!!!  I primi a sollevarsi indignati sono stati proprio i nostri compagni del laboratorio della buona politica, come era stato definito da una nostra compagna il  circolo di CECCANO.  Francesca Bucciarelli, Vanessa   Savone e Umberto Terenzi  hanno scagliato terribili strali verso il nuovo sindaco, preoccupati di perdere il loro assessorato a vita . "Cosa c’entrano i forza italioti nella giunta comunale?  Gente che, non solo ha perso le elezioni, ma stava per far credere ai Ceccanesi che noi per davvero siamo comunisti.    Almeno si poteva parlare con il Pd, che pure ci aveva appoggiato al ballottaggio, prima di cedere agli ex forzisti.Vuoi vedere che il posto di assessorato a vita emigra verso Forza Italia". Questo  il  rifondarolo-pensiero . Mi rendo conto che per i luminari del laboratorio della buona politica la “  tranvata “ è pesante e cruenta, ma noi avevamo avvertito della pericolosità di certe compagnie.  Noi reprobi, sfascisti,  sciocchi intransigenti utopisti, che già avevamo tagliato la zavorra con la giunta Marini,  ancora prima che questa si liquefacesse,  avevamo messo in guardia del pericolo, ma siccome non siamo gli scienziati della buona politica, siamo stati zittiti e francamente la cosa ci ha interessato il giusto , cioè nulla.  Vi raccontiamo come è andata.  In vista delle elezioni ,  dall’inizio  dell’anno si stavano intensificando le riunioni degli organi direttivi provinciali di Rifondazione per decidere le strategie elettorali . Era al culmine la bagarre fra Socialisti e Piddini  per la spartizione dei candidati a sindaco di Frosinone e Ceccano. Se il Pd avesse accettato di appoggiare un  candidato sindaco socialista a Ceccano, il partito di Schietroma avrebbe  confermato il supporto a Marini per Frosinone , nel caso contrario ognuno per la sua strada.  La rottura si  consumò . I socialisti avevano appena trovato, fresca fresca ,la loro candidata  a Ceccano:  Manuela Maliziola. Come da copione iniziarono i contatti con le forze riformiste  di centro per convincerle ad appoggiare il nuovo candidato esterno al Pd.  Francesca Bucciarelli, segretaria del circolo di Rifondazione di Ceccano ci raccontò   che Sel e Italia dei Valori avevano accettato con entusiasmo la candidatura della Maliziola, e anche i Comunisti Italiani, federati con Rifondazione, ma nel frangente sfederatisi ,  erano della partita. Noi comunisti duri e puri, invece, non potevamo accettare una candidata non di estrazione di sinistra  – sosteneva piccata Francesca – poi una che si professa nettamente contraria all’aeroporto di Frosinone,  tanto da sostenere come legale gli espropriati delle terre necessarie per costruire l’aeroporto, non può essere credibile come  esponente di punta del partito socialista che invece è del tutto favorevole  allo scalo frusinate. Dopo qualche strale rivolto verso gli "sfederati" , che, pur di andare con la Maliziola, avevano rinnegato il nome di comunisti italiani per raccogliersi in una lista civica, e rifiutando l’ipotesi di supportare la candidata socialista , Francesca ci dette un nuovo appuntamento prefiggendosi di parlare con esponenti del Pd ed altri forze per decidere la nuova linea politica .  Dopo due o tre riunioni, quando ormai,  nell’imminenza della campagna elettorale, si doveva definire obbligatoriamente una strategia, Francesca ebbe a comunicarci la scelta di Rifondazione a Ceccano.  I colloqui con il Pd e con altre forze politiche erano andate a vuoto quindi niente accordi e niente supporto a Cerroni  candidato piddino  ,  giudicato alla stregua di minestra riscaldata.  Il mio primo pensiero fu“complimenti compagni di Ceccano né con Cerroni, né con la Malziola, evidentemente né con Ruspandini ,  andate da soli con un candidato a sindaco comunista, questo è coraggio e coerenza”  Ma il pensiero non fece in tempo ad arrivare alla bocca, perché la compagna  Francesca annunciò che la scelta decisa era quella di appoggiare la candidata socialista Maliziola. Ma come!!!! Non era  lontana dalla sinistra ?  Non era una rinnegata della scelta contro l’aeroporto?   Ci fu detto a noi utopisti, sfascisti,  rinnegati che questa era una  scelta di buona politica, che Rifondazione avrebbe dovuto avere concrete possibilità di avere un consigliere, o meglio l’assessore,  e che i programmi e le idee di “questa”come veniva apostrofata con un certo disprezzo, si potevano comunque conciliare con quelli di Rifondazione. Cosa non si fa per un consigliere!  L’epilogo è noto.   A Frosinone la scelta del circolo di appoggiare Marina Kovari con Sel e la civica Frosinone Bene Comune è stata perdente  ma durante la campagna elettorale abbiamo sempre ricevuto attestati di stima per la scelta di  privilegiare il programma alla poltrona. E,   anche quando  siamo usciti dal partito, dopo lo sciagurato comunicato emesso dalla segreteria  provinciale,  che invitava gli  elettori a votare per Marini  al ballottaggio, perché a capo di una coalizione di sinistra (con Udc e Fli ?????),  sconfessando  la linea del circolo di Frosinone ,  che al contrario non dava indicazioni di voto ritenendo entrambi i candidati inadeguati, abbiamo ricevuto i complimenti e l’ammirazione di molti militanti e compagni comunisti. Ebbene,  riteniamo molto più importante perdere, ma con il riconoscimento da parte del popolo dei militanti  della coerenza e della forza delle proprie idee , piuttosto che vincere venendo a patti con i propri alleati e combattendo contro di essi per scongiurare  il pericolo di venire usati e poi  emarginati  .  Meglio una sconfitta alla Zeman che una vittoria di Pirro. Meglio perdere con il bel gioco che vincere con un autogol.



Guerra fra bande

Luciano Granieri



"Se cambi Frosinone Cambia”, questo era lo slogan che a caratteri cubitali impreziosiva il faccione del candidato sindaco Nicola Ottaviani nella recente campagna elettorale di  Frosinone.   A vittoria acquisita il suddetto faccione recava  sotto la scritta “Grazie a te Frosinone è cambiata”.  Se Frosinone non è ancora cambiata, almeno non ci sembra, è sicuramente cambiato il metodo  di lavoro  del nuovo sindaco, o meglio, si è velocizzato così come si addice ad un primo cittadino del “fare”. Infatti se nella precedente giunta  Marini  la guerra fra bande si è consumata dopo qualche anno di consiliatura, con le dimissioni degli assessori  Roberto Spaziani  e Massimo Parlanti  e l’ingresso in maggioranza dell’Udc,  nella nuova giunta Ottaviani gli stracci sono iniziati a volare sin da subito, non appena stilata la lista degli assessori.   Infatti la figurina di Straccamore assessore comunale  vale da sola le figurine degli attuali assessori provinciali Trina (detto Zaccheddu o viceversa)  e dell’onnipresente  Gennarino Scaccia. Nel  linguaggio delle figurine Panini: se non mi dai la figurina di Straccamore   non ti do quelle di Trina (detto Zaccheddu o  viceversa) e Scaccia. Questo il ricatto che Iannarilli, presidente della Provincia ha imposto al neo sindaco Ottaviani . Tradotto in Italiano, Il più attivo presidente della  Provincia  più attiva d’Italia,  Antonello Iannarilli ha cacciato dalla giunta provinciale i consiglieri Trina (detto Zaccheddu o viceversa) e Gennarino  Scaccia, esponenti del clan Pallone-Apruzzese,  perché questo si era opposto alla nomina ad  assessore comunale di Frosinone di  Enrico  Straccamore,  esponente del clan degli  ex  Forza Italia capeggiato dallo stesso Iannarilli.  Non avendo ottenuto l’assessorato comunale per il  grande vecchio, Iannarilli ha fatto saltare le teste dei due esponenti del clan avverso.  Tutto stò casino,  scatenato da una giunta comunale che ancora non sa nemmeno dove stanno le sedie degli assessori  ,  ha travolto un giunta provinciale che si ricorda per il suo assoluto immobilismo e l’assenteismo dei suoi membri. L ‘interesse per il bene dei cittadini della Provincia e di Frosinone  è quindi del tutto assente  dai pensieri di Ottaviani e Iannarilli. Perciò da questi primi squilli di tromba abbiamo chiaramente inteso quale dovrà essere la nostra azione politica da oggi in poi: LOTTA DURA SENZA PAURA.