sabato 25 aprile 2015

Una lettera aperta a Disoccupati e Precari

fonte: http://www.unoetre.it/

Insieme Disoccupati e Precari per un movimento di riscossa e rinascita della nostra provincia
Cara amica e caro amico
Noi ci chiamiamo Augusto, Domenico, Gino, Ivano e Tiziano, operai e impiegati e siamo 5 disoccupati. Come te? Viviamo la tua stessa situazione e sappiamo benissimo cosa vuol dire vivere in questa condizione. Sappiamo cosa vuol dire ogni giorno andare avanti senza un futuro certo. Conosciamo bene le ansie e le paure che hai.
Conosciamo bene quella sensazione di impotenza che si prova quando i soldi finiscono e ti chiedi "ed ora come faccio" con le bollette da pagare e la spesa da fare. Prima si era una famiglia felice, pensavi al futuro dei tuoi figli, invece ora le litigate con i familiari sono più frequenti perché il tuo nervoso, la tua impotenza, la tua ansia li trasmetti a tutti i tuoi familiari. Sognavi che i tuoi figli nati e cresciuti nella nostra provincia restassero qui e qui progettassero il loro futuro, invece ora spesso gli senti dire "io me ne vado...qui per me non c'è niente" e quello ti fa male e come una pugnalata.
Noi pero sappiamo una cosa, che continuare a reprimerci, a chiuderci dentro casa, a dire "tanto niente cambierà " non ci aiuta, anzi fa si che le cose vadano sempre peggio. Siamo tanti, 115.000 un terzo di dei disoccupati di tutto il Lazio: UNISCITI A NOI. UNIAMOCI, Ognuno di noi da solo nulla può ottenere né cambiare.
Alzati da quel divano incanala la tua rabbia e la tua delusione in qualcosa di positivo.
Guarda i tuoi figli e chiediti se a loro fa piacere vederti così depressa/o e arrabbiata/o o se a loro invece fa piacere vedere un padre o una madre che combattono per cambiare il ciclo delle cose .
Anzi sicuramente sarai per loro un esempio da seguire ed anche loro cominceranno a riavere fiducia nel futuro .
Unisciti a noi...unisciti alla nostra lotta per il diritto al lavoro per il diritto alla dignità ...se siamo uniti possiamo cambiare le cose, non lasciamo che gli altri che non hanno i nostri problemi continuino a parlare di noi. Solo a parlare e senza trovare alcuna soluzione. Noi solo sappiamo di cosa abbiamo bisogno, solo noi e tra di noi ci possiamo capire perché le tue paure sono le nostre paure, le tue ansie e i tuoi pensieri sono le nostre ansie e i nostri pensieri.
Lotta con noi riprenditi il tuo futuro e il futuro dei tuoi figli. Non vergognarti del tuo stato perché ricordati se sei disoccupato la colpa non e la tua...
Vogliamo incontrarci per decidere insieme le cose da fare e le iniziative da intraprendere. Fare un piano di proposte costruire incontri con le Istituzioni per individuare scelte condivise, cercare alleati, far conoscere la drammatica situazione a tutti anche a chi fa finta di non vederla. Vogliamo che anche chi vuol stare dalla nostra parte (sindacati e associazioni in primo luogo) si senta più forte e motivato dalla nostra presenza attiva.
Vogliamo realizzare un incontro di tanti di noi: "Gli Stati generali dei disoccupati e dei precari" come primo appuntamento già nel prossimo mese di maggio. Che ne pensi? Dove vorresti che avvenisse? Cosa vorresti proporre e di cosa vorresti che si parlasse soprattutto? Parliamo di come possiamo aiutarci fra di noi.
Cara amica e caro amico dobbiamo impegnare noi stessi per ripartire, per spingere chi decide a farlo nel nostro interesse presto e bene senza altre perdite di tempo e senza inutili promesse e lusinghe. Ricordiamoci sempre che il lavoro è un diritto, non una concessione compiacente. E' stabilito nella nostra Costituzione.
Vogliamo provare insieme, in solidarietà, con la nostra volontà e il nostro coraggio? Scrivici, chiamaci, organizziamoci in una grande comunità solidale,
Con affettuosa cordialità
Augusto Cori 3473743584 cori.augusto@libero.it Acuto; Domenico Del Brocco 3408677871 cervone09@libero.it Ceccano; Gino Rossi 3923618666 virginiorossi@gmail.com Pofi, Ivano Testa 3931405825 testa.ivano@gmail.com Patrica e Tiziano Ziroli 3468073007 tizio71@gmail.com Ceccano
video di Luciano Granieri

venerdì 24 aprile 2015

25 aprile. Liberate l'occupazione

Comitato di Lotta per il lavoro

Il 25 aprile di 70 anni fa finiva una occupazione, finiva la tracotanza del regime fascista e si liberavano gli uomini e le donne dalla guerra con la prospettiva della ricostruzione, di un mondo migliore, della cittadinanza per tutti e per tutte, per l’emancipazione…
E’ giusto che ogni anno, nella data simbolo della Liberazione, si faccia mente locale se i valori difesi siano ancora patrimonio di tutti, se sono comprensibili all’interno di una civiltà mutata quasi antropologicamente. E’ giusto trarre considerazioni con le aspettative di allora e con ciò che quelle aspettative avrebbero determinato nel corso dei decenni successivi.
Tra le tante cose nella stesura della Costituzione fu riconosciuta l’importanza fondamentale al concetto del lavoro: L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Eppure 70 anni dopo in questa Repubblica il lavoro è appannaggio di una parte sempre minore della popolazione. E di quale lavoro? Quello che garantisce certezza del futuro e reddito dignitoso? Non proprio.
Innanzitutto una percentuale tra il 15 e il 30% - a seconda delle aree del paese - non riesce proprio ad entrare nel cosiddetto mercato del lavoro anche se specializzato, laureato,  ingegnato, professionalizzato, genuflesso…. E’ dichiaratamente espulsa. Per dirla con la retorica del jobs act a tempo indeterminato aumentano solo i disoccupati! Un’altra parte è sì nel mercato del lavoro ma in maniera sempre più precaria a seguito delle riforme “moderniste” che i governi negli ultimi anni si sono affrettati a fare: salari che si abbassano davanti ad un costo della vita che sale; ore di lavoro che diminuiscono contratto dopo contratto; attività che si svolgono non più in continuità ma ad intermittenza, pagate ad ore…;  attività lavorative barattate da volontariato gestito dal terzo settore e, dulcis in fundo, la pensione sempre più irraggiungibile.
La provincia di Frosinone è proprio un caso da manuale per le questioni del lavoro che raggiungono i risultati che nel  ‘45 erano… di partenza! Insomma le riforme sono “moderne” ma i risultati antichi. Disoccupazione al 18,5%, raddoppiata negli ultimi 5 anni, record di cassa integrazione e di mobilità, oltre il 12% degli individui e l’8% della famiglie poveri in senso assoluto (Rapporto Banca d’Italia).
La tracotanza delle imprese, delle multinazionali in particolare, le regalie della classe politica ai privati nella gestione dei servizi pubblici, una incapacità di difendere e promuovere attività locali artigianali e commerciali, le tasse che stringono in una morsa disperata il cittadino, il profitto dei potenti indirizzato sull’economia finanziaria piuttosto che su quella reale,  sono gli aspetti della nuova guerra economica, senza armi ma con la medesima tendenziale violenza, che si sta perpetrando ampiamente nei territori senza che alcuna istituzione si interroghi sul disastro.
Eppure le lotte dei lavoratori e dei cittadini sono all’ordine del giorno. Forse saranno svolte con il silenziatore, ma sono reali, resistenti e anche propositive: da quelle dei comitati per l’acqua a gestione pubblica, a quelli in difesa di una sanità a dimensione umana, a quelli che tentano di mettere un argine alla illegalità diffusa, a coloro che difendono il territorio e l’ambiente, a chi si cura di non cancellare le tracce della storia e dell’identità locale…
Tante lotte sono fatte dai lavoratori in difesa del proprio posto di lavoro contro i licenziamenti, di cui dietro si cela  lo sport della chiusura delle aziende che imperversa senza che alcuno metta argine. Anzi si rileva una accelerazione di queste politiche che si avvalgono della deprivazione degli enti delle loro reali possibilità di governare il territorio, che dal canto loro accelerano massicce privatizzazioni di servizi locali, da quelli alla persona a quelli strumentali, a quelli economici.
Permettere che le multinazionali dell’acqua, dell’energia, del commercio, della sanità privata di continuare a depredare il territorio è una posizione non più accettabile: l’aumento della disparità ha un impatto sulla crescita, sono costretti ad ammettere anche gli economisti sviluppisti. Continuare ad assistere alla svendita dei servizi pubblici a società private, camuffate spesso da terzo settore, che sembrano essere più adeguate a scelte della politica spartitoria locale piuttosto che a reali volontà di gestione alternativa, è una politica che rinuncia alla possibilità della redistribuzione di lavoro e reddito, privilegiando il provato e la gestione spesso disastrosa e precaria del servizio e del lavoro.
La sperequata distribuzione trascina  con sé nel precipizio senza ritorno l’ancora consistente risparmio locale, nella quale insiste anche la questione generazionale.
Tante misure preventive e difensive sarebbero dovute esser prese dalle istituzioni: politiche di redistribuzione delle ricchezze, del reddito, del lavoro, attraverso sistemi fiscali progressivi, dove nei nostri territori oltre l’80% del peso fiscale è sostenuto dalle fasce deboli, dipendenti e pensionati. E dalle istituzioni locali bisogna partire per proporre queste politiche che abbandonino il mantra della crescita economica che serve solo a indirizzare redditi verso l’alto come avvenuto negli ultimi 20 anni, e cominciare a fare economie a partire dalla gestione diretta dei servizi locali per poi passare ad indirizzare perentoriamente le produzioni artigianali e industriali, con forti investimenti pubblici, prima che la gomma sia completamente a terra e sia impossibile rigonfiarla. 

Sanità. Interrogazione

On. Presidente della  Regione Lazio
                                                           On. Presidente e On.li  consiglieri regionali
                                                         della VII commissione
                       Sig. Presidente della Provincia di Frosinone
                       Sig. Sindaco del Capoluogo
                      Spett. Autorità Nazionale Anticorruzione
                                                    
                                                                    
Il Coordinamento provinciale della sanità di Frosinone si rivolge e interroga le Autorità in indirizzo, per sapere quali gravi colpe e quali delitti hanno commesso i cittadini del Capoluogo e della provincia di Frosinone, per avere un ospedale ( il Fabrizio Spaziani) che, definito come la struttura   più moderna del Lazio,  evidenzia oggi, dopo poco più di quattro anni dall’inaugurazione, inefficienze e caos di eccellenza.
Infatti ci appaiono le seguenti evidenze:
     rispetto al DCA relativo alla riorganizzazione ospedaliera, si rilevano nell’ospedale del Capoluogo 30 posti letto in meno, in dispregio di quanto dettato e previsto;
     il pronto soccorso continua ad essere una bolgia infernale, non solo per una mancanza di personale ma  grazie anche ad una direzione strategica della ASL che continua a mantenere chiusi ed inutilizzati i 18-20 posti letto dell’ex lungodegenza trasferita ad Alatri, circa otto mesi orsono;
     Il reparto di otorino, fino a ieri perfettamente funzionante, presta assistenza solo dal lunedì al venerdì negli orari diurni. Il sabato e la domenica e tutte le notti  qualsiasi cittadino della parte nord della provincia se necessita di questa specializzazione deve recarsi a Cassino;
     Il reparto di urologia non può più utilizzare il semplice flussometro rotto, e non riparato né sostituito, da molti mesi. Sempre nello stesso reparto manca da un anno un puntatore per posizionare le nefrostomie;
     Il reparto di oculistica, fino a ieri anch’esso perfettamente funzionante e operativo, oggi è solo un day hospital che non è più in grado nemmeno di eseguire un semplice campo visivo o un esame di florangiografia per mancanza di personale;
    il reparto di ematologia, fiore all’occhiello della Struttura, costituito anche grazie a donazioni ONLUS è stato declassato  ed è passato da UOC (unità operativa complessa) a UOS (unità operativa semplice): tale trasformazione lo ha reso incapace di adempiere alle attività precedentemente svolte in un ambito così delicato producendo disagi gravissimi a tutti i pazienti onco ematologici di questa provincia;
     nell’ambito della sede dove è ubicato lo Spaziani, non è stata mai realizzata l’elisuperficie, prevista sin dalla progettazione dell’ospedale e finanziata per ben 2 volte: tale circostanza, riteniamo, meriti particolare attenzione.
     A fronte di tagli riguardanti strutture complesse, semplici, reparti e servizi, la Direzione aziendale ha ritenuto di conferire all’URP la dignità di struttura complessa con una dotazione, sembra, di ben 17 assistenti sociali: senza voler entrare, solo per ora, nel merito di chi sarà il … “fortunato” beneficiario di cotanta struttura, riteniamo si debbano ben verificare i carichi di lavoro dalla stessa fin qui svolti e il reale, vero, oggettivo, numero di pratiche evase e di effettivo servizio svolto nei confronti dell’utenza. Ci sembra che sprechi, e ipotesi di danno erariale, si combattano anche così.
     In questa  struttura sanitaria ospedaliera, che doveva essere un esempio di organizzazione e di efficienza per l’intera Regione non esiste  nemmeno un punto di ristoro, una rivendita di giornali, per non parlare di una biblioteca che è un concetto extraterrestre;
Per tutti questi motivi,  per non aver costruito unità di eccellenza così come hanno fatto alcune Asl che ci circondano e per altre inefficienze note, i cittadini della provincia di Frosinone sono costretti a migrare in massa  verso altre strutture sanitarie costretti a sopportare  gravi disagi e sacrifici economici. Risorse finanziarie che si sottraggono all’economica di una provincia depressa e già fortemente penalizzata con il 50% di disoccupazione.
Il Coordinamento, inoltre,  interroga per sapere:
a)se si deve continuare a retribuire riteniamo ben lautamente una dirigenza sotto la cui responsabilità è posto   un ospedale che i cittadini ritengono  misero e precario;
b) e per conoscere quali provvedimenti urgenti intendono adottare le Autorità in indirizzo per mettere fine ad una situazione ce ci si palesa di illegalità  ripristinando la normalità e il rispetto dei diritti costituzionali di cittadini.
FROSINONE 24 APRILE 2015-04-24

Il Coordinamento provinciale della sanità

giovedì 23 aprile 2015

Due, tre 'modeste proposte' per le giornate attorno al 1°maggio a Milano

Oreste Scalzone

Prima puntata di una sequenza di Giornale immaginario quotidiano, che esce nei giorni 23, 24, 26, 27, 28 aprile :
DUE, TRE MODESTE PROPOSTE per la piazza, le piazze, 'di movimento' nelle giornate attorno al primo maggio a Milano, contro l'evento dell'apertura dell'Expo
1. apertura
Come una risata a un funerale. Uno sghignazzo, un berciare sguaiato, una rissa per motivi futili e sordidi, un pisciare per sfregio sulla bara, un far mercimonio del lutto.
Così ci appare l'Evento, il gran rito planetario dell'Apertura dell'Expo, Esposizione Universale il Primo Maggio a Milano – simil-Kolossal, sagra e rituale da Mondovisione, baraccone di cartapesta impastata con sangre y mierda, sudore e lavori forzati', nido di affari-malaffare, crocevia di 'economie politiche' in mortifera sinergia.
Quest'inaugurazione è come il pendent del Radeau de la Meduse che – nell'epoca della riproducibilità tecnica all'infinito – si replica con frequenza ossessiva, con velocità crescente come virale nelle acque del Mediterraneo.
« ...E da Genova – cantava gia un lamento ormai antico – il Sirio partivano/ per l'America/ varcare i confin [...] Ma dal mare/un orribile scoglio/fu di tanta gente/ la mi...la misera fin // Padri e madri/ abbracciava i suoi figli/ che si sparivano/tra le onde...le onde del mar ».
Storie di migranze, esodi, storie di fuggiaschi, profughi, di boat people, naufragî e nàufraghi – una specie di Maëlstrom sempre più vasto, vite inghiottite a ritmi ed orrore crescenti.
La ''verità'', il paradigma sommerso di tutto ciò che è evocato dall' Evento-Exposta in questa specie di Atlantide, in questo non-cimitero, neanche-cimitero in fondo alle acque.
Il fondo della cosa, non sono le oscenità dell' ordinaria corruttela, la cadenza tragicomica di ''scandali'' annunciati e di corrispondenti «esibizioni della propria Pubblica Moralità», le disgustose alternanze di «auto-garantismi» e di giustizierismi, di negazionismi e di sospetti decretati sommariamente «verità», storica giudiziaria ; di innocentismi ecolpevolismi, di pesi e misure, criterî, metodi, invocati affermati reclamati.
Il fondo della cosa, non è nemmeno la doppiezza tra delinquenza e sbirrismo che connota con flagrante evidenza LorSignori. Non è nemmeno, il fondo, l'alta tossicità dei miasmi esalati dall'ormai quotidiano spettacolo di infime dialettiche di mafie & antimafie, di segreti e disvelamenti, di ''traffici e mercati'' illegali e legali, e via così.
Ciò che più lascia atterriti, è quello che appare come effetto di una vera lobotomizzazione che ha azzerato l'elementare capacità di inferire – da una «regolarità» osservata – una legge nel senso delle scienze fisiche, delle 'leggi di movimento', delle relazioni causali, delle radici, un'eziopatogenesi... Principî attivi, codici genetici, natura di relazioni, dispositivi, effetti, funzionamento, risultanti, tra caso e necessità, variazioni, traiettorie e 'scarti', prevedibilità...
Discendono dalle regìe e in circolo vizioso risalgono da cooptati riformattati figuranti, strida, slogans di réclame, gridìo confuso, giaculatorie di truismi e vuote straparole, vaniloqui performativi enov.langues all'unisono, con effetto di orrida cacofonia. Eruttano da questo overload scoppî di risate livide, singhiozzi, ordini secchi mortiferi... Ne risulta un accecamento non già da tenebre, ma da abbacinazione, un effetto di decerebrazione. Uno scenario da letteratura distopica, questo ci viene addosso in queste ore.
La ''verità'' nascosta non già da tenebre di ''segreto'' come nelle puerili paranoiche sicumère cospirazioniste, ma bensì nascosta dalla sua abbagliante evidenza, questo nodo di «ambivalenze delle ambivalenze» risolventesi in ambiguità, in ingiunzioni a 'doppio vincolo' e normativi ossimori, si mostra ed è mostrata e rimostrata 'a cielo aperto', in orgia di informazioni narrazioni che hanno effetto d'ipnotizzare sull'incessantespettacolo del male, incollando attenzioni ed anche passioni agli epifenomeni, facendo di essi diversivo, abbagliamento che acceca, acufène che assorda.  

25 Aprile Frosinone si racconta.

Sabato 25 aprile dalle ore 18,00 Presso Largo Turriziani, le associazioni:

Forming, Oltre l’Occidente, Osservatorio Peppino Impastato, Aut Frosinone, alleVenti, Federazione Provinciale dei giovani socialisti di Frosinone, invitano la cittadinanza a partecipare all’evento:


25 Aprile
Frosinone si racconta.
Per celebrare degnamente i 70 anni della liberazione, senza la camicia di forza di una ritualità stanca e revisionista, per capire e condividere momenti di vita reale nella Frosinone liberata, è necessario guardare alla storia del nostro territorio attraverso testimonianze, racconti, riflessioni.
Per tornare ad una realtà storica costruita su eventi drammatici, ma anche di speranza per un avvenire che ancora non dato capire quanto sia migliore, diamo la parola ai cittadini di Frosinone di ieri e di oggi.

IL PROGRAMMA.

Tanto per incominciare:

Esposizione di Arte pittorica del gruppo Forming in ricordo di Floriana Curti.
Saluto e introduzione di Luciano Granieri

Tanto per precisare:

Francesco Notarcola, focalizza il significato del 25 aprile
Alfonso Cardamone introduce e legge poesie sulla resistenza.

Frosinone racconta il 25 aprile:

Alfonso Cardamone, autore della prefazione "Il filo della Memoria", 
introduce e legge brani tratti dal libro di Floriana Curti "Caramelle e Pidocchi"

Francesca Di Fazio legge "Campane a festa per la liberazione" tratto La Ragazza di Via Quintino Sella e "Macerie da sgombrare" tratto dal libro Caramelle e Pidocchi entrambi scritti da Floriana Curti

Severo Lutrario legge brani tratti dal libro di Renato Salvadori: “Guerra e resistenza a Sud di Roma”



Un po' di storia:

Liberazione: 70 anni di distorsioni ed interpretazioni storiche. Cosa è accaduto a Frosinone ed in Ciociaria?

Quattro chiacchiere con lo storico: Maurizio Federico. Intervista di Luciano Granieri.

Vox populi vox campanili :
Francesco Notarcola racconta il dopoguerra a Frosinone e legge la poesia dialettale “Glie Campanile dice…“ di Giacomo De Palma

I giovani raccontano il loro 25 aprile.

Conclusioni e saluti finali.


                                    www.frosinonesiracconta.it

mercoledì 22 aprile 2015

L'ennesima strage di migranti e il vergognoso teatrino dei politicanti nostrani

No al razzismo! No al capitalismo!
Unire le lotte di nativi e migranti!



Mauro Buccheri
 
Ammonta a più di 800 persone il bilancio dell'ennesima strage di migranti, avvenuta lo scorso 19 aprile a 50 miglia dalle coste libiche. Un dramma dalle proporzioni immense, che si aggiunge a quelli che quotidianamente ormai si consumano nelle acque del Mar Mediterraneo, così come in quelle dello Ionio, dell'Adriatico, dell'Egeo. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni ha riferito infatti che nel 2015 il numero degli immigrati morti nel Mediterraneo è già 30 volte superiore a quello dello stesso periodo dell'anno scorso: 1750 i decessi dall'inizio dell'anno, 1300 solo nel mese di aprile.
Tantissime vite spezzate, che non sopravvivono al viaggio della “speranza”, al disperato tentativo di fuggire dalla fame, dalla guerra, dalla miseria. E' per questi motivi infatti che tante persone provenienti dall'Africa e dall'Asia, ogni giorno, mettono la propria vita in mano ai trafficanti di esseri umani: il loro obiettivo è guadagnare un'esistenza dignitosa, riprendersi quella dignità che il sistema capitalista intende negare loro.
Davanti a un dramma di proporzioni così immani, abbiamo dovuto sorbirci come al solito i vergognosi teatrini dei politicanti nostrani. Le destre, a partire dalla Lega, hanno esternato il peggio del loro repertorio razzista, arrivando persino a proporre come soluzione futura contro l' “invasione” dei migranti la necessità di “sparare” sulle loro imbarcazioni per affondarle! Il comico reazionario Beppe Grillo, leader guru del M5s, da parte sua, ha mostrato di avere a cuore prima di tutto la polizia, citando il sindacato Consap (l'unico sindacato evidentemente non “anacronistico” per il giullare pentastellato) che “chiede l'intervento dei caschi blu dell'Onu”, mentre il ministro dell'Interno Alfano ha proposto di “affondare i barconi prima che partano”...
Quello che gli Alfano e tutti i servi del sistema non potranno mai comprendere è che dalla fame, dalla miseria e dalla guerra si fuggirà sempre, indipendentemente dalla barriere e da qualsiasi misura reazionaria che i governi borghesi possano escogitare. I popoli soffrono infatti le politiche di rapina imposte dai governi dei Paesi imperialisti ai governi fantocci della borghesia locale. Dopo aver depredato per secoli i Paesi africani ed asiatici, dopo aver portato lì la guerra, la fame, la distruzione, i governi dei Paesi occidentali pensano di poter risolvere il problema chiudendo le frontiere e continuando a promuovere politiche xenofobe, nella cui ottica i migranti sono soltanto un ottimo strumento di profitto per imprenditori privi di scrupoli (come emerge ad esempio dall'inchiesta su Mafia capitale). L'espressione “aiutarli a casa loro” (usata dal grillino Di Battista e da tutti i reazionari di ogni epoca) è tanto più ipocrita se si considera che “casa loro” è stata devastata dalle potenze occidentali!
Il Pdac ritiene che il dramma dei fratelli migranti potrà trovare una soluzione soltanto eliminandone alla radice la causa, e cioè il sistema capitalista, vero ed unico nemico delle masse popolari e proletarie a qualsiasi latitudine. Per questo promuoviamo l'unione delle lotte fra nativi e migranti contro il padronato, ci battiamo per la cancellazione delle leggi razziste, varate in questi anni da governi sia di centrodestra (Bossi-Fini) che di centrosinitra (Turco-Napolitano), per la chiusura dei CIE, veri e propri lager per migranti, per l'apertura delle frontiere, per la concessione di uguali diritti ai lavoratori e ai cittadini immigrati, nella convinzione che salvaguardare i diritti dei migranti, contrariamente a quanto strombazzato dalle sirene reazionarie, significa salvaguardare anche i diritti dei nativi.
 

martedì 21 aprile 2015

Frosinone si inaugura il nuovo centro prelievi e iniziano i primi disagi al centro TAO

Francesco Notarcola – Presidente onorario dell’AIPA

Ieri è stato inaugurato il nuovo centro prelievi. Oggi già si intravedono i primi effetti negativi. Infatti, al,Centro TAO di Viale Mazzini non sono arrivati, via e-mail, i risultati dell’analisi INR di circa 114 pazienti anticoagulati. Al centro TAO è arrivato, con ritardo, soltanto il cartaceo.
In conseguenza di ciò il medico ha dovuto compilare a mano i programmi settimanali individuali  del dosaggio del medicinale anticoagulante.  La trasmissione dei risultati ai pazienti, anche per via fax, ha subito notevoli ritardi, costringendo  il personale a lavorare con difficoltà e ritmi accelerati.
Disagio e difficoltà sono originati, innanzitutto dalla mancanza assoluta di dialogo perche gli scienziati si sentono onnipotenti e onniscienti.
L’AIPA aveva previsto da tempo questi eventi negativi che puntualmente si sono verificati e,per evitarli, aveva richiesto un incontro urgente alla Direzione generale della asl.  Solo dopo le dichiarazioni di protesta riportate dalla stampa di oggi, la asl ci ha fatto sapere che ci contatterà.
Il Centro TAO è un centro di eccellenza con piena soddisfazione di pazienti e personale addetto. L’abbiamo costruito in dieci anni di impegno e di confronti serrati.

Domani, mercoledì, si riunirà d’urgenza il Direttivo dell’AIPA per un esame della situazione e per decidere le iniziative da assumere.

Disservizi postali

Dionisio Paglia
(utente disservizio postale)



Con quale frequenza le Poste italiane consegnano la corrispondenza agli utenti: a giorni alterni, a settimane alterne? Tra i piani di risparmio delle Poste c'è anche l'opzione di non consegnare più la corrispondenza a domicilio?
Giorni fa il gestore del gas mi comunica con un sms che c'è una bolletta scaduta e non pagata: verifico e vedo che questa bolletta non mi è stata mai recapitata; chiedo allora al gestore di mandarmi un duplicato via e-mail. Insieme al duplicato arriva anche l'informazione che c'è la possibilità di effettuare la domiciliazione bancaria delle bollette. E' a questo punto che la mia latente indole di bolscevico non pentito ha un sussulto di ribellione. Ma è possibile che tutto debba passare per le banche? In banca è possibile acquistare di tutto: non solo prodotti finanziari, ma anche l'assicurazione per l'automobile; insieme ai pagamenti più disparati, anche gli auguri natalizi nel prossimo futuro dovranno transitare in banca.
Mi si accende la lampadina: i disguidi postali sono forse funzionali a spingere l'utenza esasperata alla domiciliazione bancaria delle bollette?
Quel tale famoso politico italiano diceva che a pensare male si fa peccato, ma ci si indovina sempre!
Per tornare alle nostre Poste: la privatizzazione non doveva portare ad una maggiore efficienza? Come si assicura un servizio degno di questo nome, se si risparmia sulle risorse umane, sui mezzi di locomozione: meno postini, meno macchine, più Comuni da coprire? Che fine fa la nostra corrispondenza quando non arriva?
Vai a protestare all'ufficio postale (che nel frattempo è diventato un negozio di prodotti e servizi più disparati) e ti dicono che il recapito della posta non è più di loro competenza e ti forniscono l'indirizzo del centro di smistamento zonale, dove puoi recapitare le tue lamentazioni.
Pe quanto tempo ancora dovremo sopportare un simile disservizio?
QUOUSQUE  TANDEM   ABUTERE, Poste Italiane, PATIENTIA  NOSTRA ???

lunedì 20 aprile 2015

Mare nostro

Luciano Granieri

E’ questa l’Europa della solidarietà dei popoli? Viviamo in un Unione europea le cui radici cristiane sono state fortemente rivendicate e imposte nei trattati fondativi . Da Ventotene  si disse: “Un’Europa unita per evitare altre tragedie,  altri conflitti mondiali”. Ce l’hanno ripetuto come un mantra da tutti i media prima delle elezioni europee, per evitare che un astensionismo diffuso svelasse le falsità di certi messaggi. 

Ma un Europa cristiana e pacifista, può limitarsi  a pattugliare i suoi confini meridionali e lasciare che popolazioni vessate da guerre, per lo più provocate dal quella stessa Europa pacifista (vedi gli ultimi interventi in Libia da parte di Francia, Inghilterra, Italia) e dai giochi imperialisti americani, perdano la vita nel Mar Mediterraneo cercando di approdare in quel mondo che li sta depredando? 

Può l’Europa cristiana e pacifista assistere alle tragedie che quasi ogni giorno funestano il  Mar Mediterraneo limitandosi a cospargersi ipocritamente  il capo di cenere per le proprie “DISTRAZIONI” facendo finta di dare importanza  ad una  questione che in realtà è solo  fastidiosa, perché i problemi importanti sono altri? 

E’ proprio di un’Europa cristiana e pacifista, costringere l’Italia  a sospendere il programma  di salvataggio “Mare Nostrum”, messo in atto dopo la strage di Lampedusa dell’ottobre 2013, che comunque aveva salvato le vite di molti migranti, perché i 9 milioni e mezzo annui  necessari alla sua attuazione  dovevano essere risparmiati per rientrare nei parametri deficit/pil? Non può evidentemente. 

Ma c’è dell’altro. Può un’Europa cristiana e pacifista, ridurre alla fame i bambini,  gran parte della popolazione della Grecia - e prossimamente di altre nazioni del sua area  meridionale  - per rimpinzare le tasche di sordidi banchieri e speculatori finanziari? Non può. E allora se la volontà di evitare altri conflitti, di cementare la solidarietà fra popoli, di diffondere la misericordia cristiana ha prodotto questa Europa, o c’è stato un errore colossale , o i buoni sentimenti sono funzionali a tenere tranquilla  una popolazione, che giorno dopo giorno si sente sfruttata , e che rivolge le sue frustrazioni proprio verso quei migranti che riescono a sopravvivere alla traversata maledetta.

 E’ dunque ora di svelare l’equivoco, smascheriamola questa Europa  in cui l’unica unità vigente è quella monetaria funzionale all’arricchimento di pochi burocrati. Smascheriamola questa feccia criminale e mafiosa, indifferente al genocidio degli immigrati, che pure  alimenta,   e implacabile verso qualsiasi forma di solidarietà sociale. Liberiamoci da questa finzione e forse vedremo tutto intero il fenomeno nella sua crudeltà. 

Monnezza art noveau

Luciano Granieri


Passeggiando per le mura antiche  di Frosinone in alcuni casi  si trovano sorprese, altre volte si acquisiscono conferme. Già abbiamo lamentato, in un POST di qualche settimana fa,  come gli eventi programmati dal sindaco Ottaviani per rivitalizzare il centro storico, non sono altro che il tappeto sontuoso  sotto cui nascondere la monnezza  del degrado urbanistico  e sociale che si è impadronito della città alta.  Un fine  cancello stile art noveau ,dietro il quale si nasconde sporcizia ed immondizia, è l’emblema di quanto andiamo affermando. Esiste veramente. Provate a fare un giro vicino alla cattedrale e troverete il cesellato cancello che racchiude dietro le sue decorazioni la peggiore monnezza. Ma i soldi per ripulire non ci sono……I soldi servono per lo stadio. 

domenica 19 aprile 2015

Un comunista umile e grande

Francesco Notarcola

Venerdì 17 c.m. si sono svolti a La Forma di Serrone, i funerali di Vincenzino Proietto. Ci  ha lasciato un amico, un compagno, un comunista. Un combattente che ha impegnato tutta la sua vita a lottare per difendere la dignità ed i diritti degli oppressi e degli emarginati.
Vogliamo ricordarlo perché se n’è andato un Grande. Aveva frequentato solo le elementari ma sapeva fare discorsi sensati e parlare al cuore della gente, avendo assimilato la storia e la cultura delle lotte contadine sviluppatesi nel nostro territorio sin dai primi anni del secolo scorso.
Una persona umile, onesta e seria, militante e dirigente comunista e del movimento contadino di questa provincia, protagonista delle lotte per l’abolizione della Colonìa  migliorataria, un patto agrario feudale in vigore fino al 1967, quando dopo circa 20 anni di dure battaglie e confronti politici nel Paese e nel Parlamento, fu conquistata la legge per il riscatto delle terre che  poneva fine al ruolo servile e schiavo di coloro che lavoravano le terre dei padroni e della Chiesa.
Successivamente Vincenzino Proietto e i  contadini  di La Forma e di Serrone furono attori e soci fondatori del Frantoio sociale “Scalambra”. Ed a La Forma, negli anni ’70, furono gettate le basi per costituire anche il Consorzio provinciale degli olivicoltori, strumento necessario per poter usufruire dei finanziamenti europei.
Un impegno politico senza se e senza ma  per liberare il lavoro e l’economia contadina dallo sfruttamento e dalla subordinazione ai poteri forti.

Peccato che alle esequie non fossero presenti  quei  dirigenti quei  rappresentanti istituzionali, eredi di quel partito che Lui ha sempre onorato con l’esempio della Sua vita e del Suo impegno sociale e solidale.

Il museo dei bambini sognanti

Luciano Granieri



Il museo archeologico comunale di Frosinone è uno straordinario palcoscenico in cui reperti archeologici, in parte trovati nel sottosuolo della città, in parte donati,  portano in scena il documentario storico della genesi del popolo ciociaro. 

Dalle capanne dell’età del bronzo, ai fossili degli animali della preistoria e della protostoria,  dalle testimonianze della storia e della cultura del popolo volsco,  alle origini di Frusino fino alla città romana di epoca imperiale,  l’evoluzione sociale sviluppatasi nel nostro territorio scorre su un’immaginaria pellicola cinematografica, fatta di reperti, di opere scultoree, di vasi, suppellettili, utensili, sopravvissuti alle insidie del tempo. 

Ma la magia del museo non  è solo quella di illustrare civiltà lontane, ma di provocare, grazie all’impegno di Natascia, Serena, Martina e della direttrice D.ssa Maria Teresa Onorati, guarda caso tutte donne, l’incontro fra la  storia e il futuro. I bambini nellen ore pomeridiane    affollano il museo,    sognano  gli scenari preistorici, immaginano  i loro antenati, ne imparano l’arte del modellare la ceramica, partecipano allo straordinario gioco della vita partendo dalle loro origini. 

Dall’archeologia al sogno, questa è la straordinaria magia che si consuma fra le anguste mura del museo archeologico di Frosinone. Ma è la cruda realtà dell’ingranaggio speculativo affaristico, a sottrarre sogni, storia e cultura. Con una insana delibera il Comune di Frosinone, ha deciso che quel luogo di sogni e archeologia deve rimanere costretto nel suo limitato spazio. 

Tanti altri reperti, trovati nel sottosuolo della città sono buttati in chissà quale scantinato di chissà quale sopraintendenza perché non hanno lo spazio per poter diffondere la loro porzione di sogno. Una delibera falcidiante  ha decretato che per il Museo di Frosinone neanche più un centesimo verrà investito. Né ore e né mai, perché i fondi originariamente destinati per l’ampliamento della struttura museale e per gli arredi urbani limitrofi, sono stati dirottati sulla ristrutturazione  dello stadio Casaleno. 

Il popolo  del calcio frusinate ha il diritto di sognare la serie A, ma non si può togliere a bambini, giovani e meno giovani il diritto di ripercorrere la propria genesi storica e sociale ed  immaginare il proprio futuro partendo dalla testimonianza di un glorioso e millenario passato.