Diavolo di un Carl Palmer! Il sessantunenne batterista di Birmingham stupisce ancora. Dopo la clinic e l’esibizione di Virgli Donati , sul palco del Sound Wave Festival sale lui. Un musicista, un batterista e anche un caratterista che da quarant’anni calca i palchi di tutto il mondo lasciando basiti gli spettatori per la sua grande tecnica e fantasia. Dai "Crazy World " agli "Atomic Rooster" fino ai leggendari Emerson Lake & Palmer, Carl ha incantato folle di appassionati. Non c’è dubbio che al di la della spettacolarità del drumming, ogni sua intuizione tecnica era una vera e propria rivoluzione che scompaginava il modo di suonare la batteria. Ad esempio l’evoluzione su l’uso del doppio pedale, o doppia cassa, oggi arrivata alla raffinatezza espressa da Virgil Donati, neanche avrebbe avuto inizio se già al principio degli anni settanta Keith Moon, Ian Paice e Carl Palmer non ne avessero tentato una prima sperimentazione. Giù il cappello quindi davanti ad un ometto che dietro a piatti e tamburi ha fatto la storia del suo strumento e di tutta la musica rock. Protagonista con Keith Emerson, e Greg Lake delle stagioni del rock progressive e sinfonico, Carl Palmer ripropone oggi un repertorio maggior tratto dal sodalizio con i suoi due vecchi amici . Al suo fianco, in luogo della magiche tastiere di Keith e delle corde di Greg, troviamo due giovani musicisti interessantissimi a cui spetta l’ingrato compito di sostituire cotanti mostri sacri. Sgombriamo il campo da ogni equivoco Paul Bielatovicz alla chiatrra e Stuart Clayton al basso, attraverso una rielaborazione del tutto personale degli arpeggi di Emerson e Lake, elaborano una lettura del repertorio EL&P assolutamente originale, iniziando dalle sonorità. La chitarra di Paul coadiuvata dal basso di Stuart, propone delle sonorità lontane anni luce da quelle di Emerson e Lake, e le improvvisazioni sono caleidoscopiche, multicolori, fanno brillare le esecuzioni di una luce nuova. Unisce il tutto lo sfavillante drumming di Carl Palmer, un mostro di bravura, sempre incalzante, straripante, ma estremamente rigoroso. Il concerto si apre con due pezzi che segnavano l' inizio di due degli album più significativi degli Emerson Lake & Palmer. Si parte con “The Barbarian” il brano di apertura del disco”Emerson Lake & Palmer” , il primo del gruppo inciso nel 1971 , si prosegue con Hoedown, il pezzo che apriva il monumentale triplo album dal vivo “Welcom Back my fiends to the show that never end” del 1974. Dopo aver riscaldatola platea il trio Clayton, Bielatovicz , & Palmer si è lanciato nell’esecuzione dei brani più classici, da Trilogy, a Tarkus, fino ad arrivare a “Picture at an exhibition” (Quadri ad un esposizione) L’opera di Mussorgsky che gli EL&P riproposero per intero nell’omonimo disco uscito nel 1972 . Una preziosissima chicca dove le prestazioni di Bielatovicz e Clayton hanno raggiunto livelli espressivi elevatissimi. Notevoli le performance in solo di Bielatovicz, che ha eseguito una versione fiammeggiante del “Volo del Calabrone” di Korsakov e di Clayton, che ha proposto un assolo basato su arpeggi memorizzati al momento della loro esecuzione su cui il bassista eseguiva nuove improvvisazioni. Non sembrava che a suonare ci fosse solo un basso ma un intera orchestra. In un crescendo di entusiasmo si è arrivati al gran finale : “Fanfare for the common man”. Qui Palmer veniva fuori prepotentemente, si faceva fatica a seguirlo, fra rullate figure ritmiche frenetiche e anche un po’ di cinema con il giocherello delle bacchette sui piatti. Un talento straordinario che da quarant’anni impazza sulle scene con immutato entusiasmo sapienza tecnica e sensibilità ritmica. Ma lasciamo spazio alla musica : “Welcom back my firiends to the show that never ends Ladies and Gentlemen Clayton, Bielatovicz and PALMER!!!”
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