Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 15 marzo 2012

sfarfallarsi

Giovanni Morsillo

Quando frequentavamo le scuole elementari la nostra maestra, severissima gendarme di altra epoca, scorgendo qualcuno di noi timidi alunni (allora gli alunni erano purtroppo timidi, educati all'obbedienza e alla gerarchia) con il naso fanciullescamente per aria a scrutare un immutabile quanto spazioso soffitto, sicuramente immaginando quel soffitto come una prateria o un cielo dove materializzare personaggi ed avventure fantastiche e a colori (la TV era in bianco e nero, "a matita", come diceva un nostro cuginetto), lo redarguiva con un rimprovero misto a sarcasmo, e gli chiedeva con cipiglio di gerarca: "Che fai, guardi le farfalle?"
Il poverino spegneva immediatamente la fantasia, tornava disciplinatamente al suo dovere, e ricominciava a confrontarsi con i problemi di aritmetica e la coniugazione dei verbi irregolari.
Secondo noi, nonostante la nostra maestra sia da tempo scomparsa, non molto è cambiato nel nostro destino. O forse sì, forse si è rovesciato. A pensarci bene, mentre allora lo Stato sotto l'aspetto dell'Istituzione scolastica ci dissuadeva energicamente dal distrarci dai nostri doveri di piccoli cittadini guardando le farfalle, oggi lo Stato stesso (forse non lo stesso Stato, chissà?) sotto le vesti dell'Istituzione televisiva ci distrae dai nostri doveri di cittadini cresciuti offrendoci farfalle da guardare. E sembrerebbe che funzioni meglio di allora, poiché se allora il richiamo aveva effetti che duravano al massimo fino al termine dell'esercizio o del riassunto, oggi invece l'attenzione sulle farfalle è molto, molto più resistente.
E così ci dimentichiamo di studiare, e non studiando ci sfugge l'essenza di un potere che ormai ci sbatacchia come vuole e ci succhia il sangue senza ucciderci (salvo tre-quattromila casi collaterali all'anno). Distratti dalle farfalle non vediamo bene che un governo squisitamente di classe, e della punta più avanzata della classe padrona, viene propagandato per governo tecnico, ossia di ordinaria amministrazione, una specie di commissariamento ad acta, o meglio un governo di tutti per il bene di tutti. Una sorta di medicina buona per qualunque sofferente, anoressici e obesi, stressati e annoiati, vecchi e giovani. E invece, senza nemmeno un gridolino di scandalo, ci ritroviamo questo gruppo d'assalto del grande capitale che mette mano alla Costituzione, alle leggi elettorali, ai diritti sociali (pensioni, lavoro, scuola, ecc.). Inutile elencare ancora una volta le aberranti scelte di lorsignori volte a tenere lo spread dei loro titoli sotto controllo come fosse un miracolo di solidarietà sociale, mentre lo spread fra la nostra vita e la loro si allarga fino a perdere l'orizzonte. Sono cose che, se smettiamo solo un poco di osservare certe farfalle, vediamo con facilità. Ma forse è più difficle da cogliere la protervia, il cinismo altezzoso con cui ci stanno convincendo di essere loro dei benefattori e noi degli inetti, dei parassiti che non possono vivere se non a spese di qualcun altro, e che quindi, forse in fondo non lo meritiamo nemmeno. Ma la loro bontà, nonostante noi si sia gente noiosa fino al punto da auspicare un lavoro fisso, sfigati per essere in ritardo sulle richieste del "mercato", nullafacenti e cattivi esecutori di mansioni, il loro buon cuore ci elargisce comunque "paccate di miliardi". Se le farfalle non avessero invaso soavemente i nostri limitati cervelli, vedremmo che quelle paccate, come auspica e lamenta Confindustria, se saranno tirate fuori, andranno ancora una volta ad impinguare le casse dei poveri imprenditori. E soprattutto vedremmo come la propaganda insulta ogni giorno più ferocemente i lavoratori così da giustificare, se ce ne fosse bisogno, le rapine ai loro danni. Ad esempio, chiederemmo al Ministro Fornero, chi mai le abbia detto che i lavoratori italiani vogliono elemosine, chi le abbia suggerito di stanziare paccate di miliardi per la beneficenza pelosa invece che per creare lavoro vero. I lavoratori non scioperano per avere assistenzialismo, di quello godono abbondantemente le imprese e da sempre. Noi vogliamo lavorare in pace, possibilmente senza doverci ogni giorno e ogni notte arrovellare sulle incertezze del domani. Noi vogliamo costruirlo il domani, non solo desiderarlo, e loro devono sapere che sebbene per i nostri figli non sia facile come per i loro, non vogliamo rassegnarci a vederli randagi alla ricerca di un tozzo di pane. Lo hanno fatto i nostri padri, non vogliamo che lo facciano i nostri figli.
Ma per vedere questo e tutto il resto che c'è dietro, dovremmo seguire il consiglio, anzi l'ordine perentorio, della nostra indimenticata maestra autoritaria, e invece di fissare farfalle magari colorate e sfavillanti ma inutili, concentrarci sui libri della nostra esistenza, prima che anch'essa diventi un cortometraggio in bianco e nero, "a matita".

Saluti svegli.

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