L'attuale perimetrazione, da cambiare |
L’incontro è
stato organizzato dall’assessorato regionale
all’ambiente in relazione alla necessità di individuare una nuova perimetrazione del S.I.N . (Sito di interesse
nazionale) del bacino del Fiume Sacco, così come richiesto
dal ministero dell’ambiente. In attesa di apprendere gli esiti del ricorso al
consiglio di Stato operato dallo stesso ministero, contro la sentenza del TAR che boccia la
decisione ministeriale di qualificare l’area da zona di interesse nazionale
(S.I.N.) in zona di interesse regionale
(S.I.R.), Il ministero dell’ambiente vorrebbe risolvere l’annosa questione della
perimetrazione dell’area interessata dal degrado ambientale.
Il rimpallo di
competenze sulla zona, intercorso fra una
prima fase di ordine commissariale, che aveva definito una perimetrazione, ed una
successiva riguardante una seconda
perimetrazione inerente al S.I.N. vero e proprio, ha ingenerata una confusione notevole, per cui, zone profondamente ferite dall’inquinamento
rimanevano fuori dal sito d’interesse
nazionale, mentre altre poco o nulla inquinate vi rientravano.
Di fatto la
perimetrazione così come è definita oggi prevede due zone distinte, quella
situata a nord, originariamente di competenza del commissario della protezione
civile, quelle ubicata a sud di competenza del
ministero. E’ del tutto evidente
la necessità di determinare una perimetrazione unica meglio gestibile e
finalmente sotto il controllo di un unico ente, in questo caso il ministero
dell’ambiente.
Per far ciò tecnici e dirigenti dell’assessorato all’ambiente
regionale e dell'ARPA sono stati invitati ad una conferenza dei servizi , organizzata dal
ministero stesso, per presentare una
nuova perimetrazione definita tenendo
conto anche degli attori che vivono sul territorio: amministratori provinciali, comuni, associazioni e cittadini. Di qui la
ragione della nostra convocazione.
Le
modalità di definizione dell’area di interesse
sono definite nell’art. 252 coma
2 e 2 bis del decreto legge 152 del 2006
ed a quelle il ministero impone di attenersi. In particolare possono rientrare nei siti di interesse nazionale: aree e territori,
compresi i corpi idrici, di particolare pregio ambientale; aree e
territori tutelati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;
(cioè di alta valenza culturale), aeree in cui il rischio sanitario ed
ambientale , che deriva dal rilevato superamento delle concentrazioni soglia di
rischio, deve risultare particolarmente
elevato in ragione della densità della popolazione o dell'estensione dell'area
interessata; l'impatto socio economico causato dall'inquinamento
dell'area deve essere rilevante; la contaminazione deve costituire un
rischio per i beni di interesse storico e culturale di rilevanza nazionale.
In base a queste prescrizioni l’assessorato
regionale all'ambiente unitamente ai tecnici di ARPA, ha proposto una bozza di peimetrazione che,
parte dalle foci del
fiume Sacco procede nei territori di
Bellegra, Olevano per convergere su
Colleferro, quindi affianca l’autostrada
del sole ad una distanza di un chilometro dalla sede autostradale, interessa l'area della fabbrica di amianto
dismessa CEMAMIT. Su Frosinone è coinvolta la zona Asi e, nonostante la legge
non preveda discariche nei siti, perché assegnate alla competenza dei singolo
comuni, la discarica di Via Le Lame è
ugualmente compresa perché l’area su cui
insiste è particolarmente flagellata dall’inquinamento.
A breve le cartine dove la perimetrazione è
indicata verranno inviate ai sindaci e alle associazioni che potranno procedere
ad eventuali modifiche, ampliamenti o restringimenti, sempre tenendo presente
quanto prescrive l’art 252 della legge 152/06. Una volta modificata ed integrata la regione porterà la
proposta di perimetrazione al ministero per l’approvazione definitiva.
Naturalmente è possibile che quanto deciso
dai cittadini, venga totalmente rigettato dal ministero e dunque la
perimetrazione possa essere totalmente diversa. Infatti è bene ricordare, che il sito di
interesse nazionale è di esclusiva competenza del dicastero ambientale , i cui rilievi della
Regione e della associazioni possono essere anche totalmente ignorati. Le associazioni e i Comuni sono in attesa di ricevere il materiale cartografico per prendere visione della bozza di
perimetrazione e proporre le proprie modifiche. Intanto Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco hanno presentato
un documento, dove bene sono specificati programmi e modalità future per la tutela e la riqualificazione della Valle del Sacco.
____________________________________________
Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco
La decisione della Regione Lazio di promuovere un confronto con Enti Locali e mondo associativo per la riperimetrazione del SIN “Bacino del Fiume Sacco” costituisce una iniziativa lodevole. Rivedendo però l’andamento dei lavori pregressi sul tema e delle conferenze di servizi, tale decisione appare un po’ tardiva rispetto ad una gestione delle conferenze che non ha messo in grado i diversi partecipanti di intervenire con piena consapevolezza dei vincoli normativi e procedurali a cui essi dovevano attenersi. Alcuni contrattempi hanno dimostrato come fosse totalmente assente una metodologia che garantisse la piena condivisione della documentazione prodotta nella gestione degli interventi di bonifica e di governo del Sito di Interesse Nazionale. Nelle diverse fasi del procedimento, nonostante i lavori preparatori, abbiamo osservato la non condivisione delle informazioni tra organi di governo, organi di controllo ed istituti di ricerca chiamati ad intervenire nel procedimento. Ci aspettiamo che a questo venga posto rapidamente rimedio nel senso di allineare le diverse istituzioni tra loro quanto al grado di conoscenza della materia, condividendo l’informazione prodotta con la cittadinanza, senza inutili ostacoli all’acquisizione delle informazioni, promuovendone la circolazione, costruendo percorsi di lettura e chiavi di lettura.
Il compito di indicare le aree soggette a contaminazione delle matrici ambientali da inserire nella perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale spetta agli Enti Locali di concerto con gli Enti di controllo. Tuttavia in questi anni le diverse associazioni hanno svolto una intensa attività di inchiesta, di acquisizione delle informazioni presso le diverse istituzioni, sollecitandone gli interventi, rendendo la cittadinanza consapevole di quanto di concreto veniva realizzato. Questa attività è stata svolta acquisendo i contributi di chi possedeva le competenze necessarie a chiarire e rendere comprensibili i diversi aspetti della realtà che si andava scoprendo.
In base al lavoro svolto riteniamo di poter definire un insieme imprescindibile di aree da inserire nella nuova perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale, quali:
- l'area industriale di Colleferro, fonte della contaminazione;
- le fasce perifluviali del Sacco per le quali è necessario ridefinire tutti i perimetri di esondazione; - l'area industriale di Castellaccio; - la Cemamit di Ferentino;
- le aree industriali di Patrica, Ceccano e Ceprano (premesse per queste aree la congruità con la normativa sui SIN).
Per legare tutte queste aree e cercare di definire un perimetro più adeguato e corretto possibile, un riferimento di prima analisi, ma solo di prima analisi, è il PAI (piano per l’Assetto Idrogeologico) redatto dall’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno.
Nel frattempo, purtroppo, il vuoto di interventi durato due anni, causato dal declassamento del sito, aggravato da conflitti intervenuti tra istituzioni preposte, ha generato situazioni preoccupanti e poco chiare.
Ci riferiamo, ai barrieramenti idraulici nell’area industriale di Colleferro su cui è intervenuto il TAR, per uno di essi, a dirimere un conflitto di competenze con la sentenza del 25 febbraio 2015. Altro punto da sbloccare nell’immediato è il bando di gara per la MISE del sito di discarica denominato ARPA2, nell’area industriale di Colleferro e relativa chiusura delle operazioni di bonifica.
Necessaria in parallelo la verifica sullo stato dell’arte con susseguente dettagliata relazione. Altrettanto urgente da prendere in considerazione è la situazione del depuratore di Anagni, che non è mai stato realmente preso in carico da alcun ente ed è rimasto del tutto inattivo dopo un percorso che è costato somme ingenti alle casse pubbliche.
Infine, il dato che sta emergendo in base alle indicazioni fornite da associazioni ed enti locali è l’esistenza, peraltro nota nelle sue linee generali, su tutta l’area più urbanizzata ed industrializzata della Valle del Sacco, di episodi anche gravi di inquinamento ambientale causati da attività industriali, comprese quelle del ciclo dei rifiuti, pregresse o in essere. Le stesse discariche di RSU (più o meno abusive) attraverso il percolato a dispersione sono certamente fonti di inquinamento chimico sia della matrice suolo che acqua.
Ciò rende ancora più urgente chiudere la pratica della perimetrazione del SIN e la definizione delle aree critiche da includervi. Fatto questo si deve procedere in modo coordinato alla mappatura della totalità dei gravi episodi di inquinamento ambientale che investono e hanno investito la valle del Sacco, usufruendo degli archivi di analisi ARPA, frequentemente chiamata in causa per accertamenti. Per procedere all’attivazione di questa seconda fase è ancor più necessario attivare quei dispositivi di condivisione delle conoscenze e delle informazioni, di messa a disposizione delle competenze, che valutiamo necessari per la definizione del SIN e la sua bonifica. Il territorio della Valle del Sacco costituisce un sistema integrato dal punto di vista ambientale, nel quale è sì necessario intervenire puntualmente ed in modo capillare arrivando però a risanare l’insieme delle relazioni che collegano le diverse matrici ambientali, le aree e gli ambienti che lo costituiscono.
A fronte di una situazione ambientale gravissima che perdura ormai da troppo tempo, che ha avuto e continua ad avere insopportabili ripercussioni sulla salute degli abitanti della Valle del Sacco, tanto da far emergere nel complesso del bacino idrografico del Fiume Sacco “un eccesso di mortalità per tutte le cause” (come può evincersi dal Rapporto Sentieri - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento - condotto e finanziato nell’Ambito del Programma Strategico Ambiente e Salute dal Ministero della Salute, o dagli studi epidemiologici di sorveglianza sanitaria relativi alla contaminazione da Beta-HCH, o ancora dallo studio ERAS sull’impatto sanitario derivante dalla presenza di impianti di gestione rifiuti), le azioni di risanamento intraprese sin qui dagli Enti preposti si sono rivelate inefficaci e dispendiose oltre che isolate, condotte per rispondere ad una situazione emergenziale che dura ormai da ventidue anni se prendiamo come anno zero la sentenza della Pretura di Velletri del 1993.
È palese che in questa condizione risulta contraddittorio in termini e non è più tollerabile che si stanzino ancora fondi per fronteggiare quella che “emergenza” non può e non deve essere considerata, e che, al contrario, è una situazione ormai “strutturale” che può essere risolta esclusivamente attraverso una visione strategica condivisa.
E’ ormai chiaro a tutti che continuare in questa direzione, con azioni "a pioggia" che non siano inquadrate in una visione strategica di risanamento dell'intero comprensorio significa continuare a sperperare denaro pubblico, che non solo non porterà alcun beneficio ma protrarrà ulteriormente una condizione inaccettabile dal punto di vista ambientale e della salute degli abitanti. Una corretta azione di tutela e bonifica senza una definizione esaustiva delle variabili che intercorrono non sarà certamente utile al territorio pertanto sono indifferibili quelle azioni propedeutiche ad una definizione chiara, quali:
un piano per l’assetto idrogeologico specifico per la Valle del Sacco;
un piano di tutela delle acque specifico per la Valle del Sacco.
A tal fine, l’attuazione della L.R. n. 5/2014, in termini di individuazione di un Ambito di Bacino Idrografico (ABI) specifico per la Valle del Sacco, può contribuire a creare le condizioni per un nuovo modello di governo, realmente sostenibile, delle risorse idriche e dell’intero territorio. Questo si potrebbe attuare più efficacemente e speditamente, qualora si promuovesse un progetto di Contratto di Fiume, cioè un accordo quadro per lo sviluppo territoriale (AQST), la cui sottoscrizione - da parte di Comuni, Province, Regione, Autorità di Bacino, Associazioni, ecc., conduca all'adozione di un sistema di regole caratterizzato da una serie di criteri prioritari: tutela, bonifica e sostenibilità ambientale, utilità pubblica, rendimento economico e valore sociale. La trasparenza delle azioni, grazie alla partecipazione di associazioni di cittadini, è la caratteristica della progettazione partecipata, che è il carattere distintivo del Contratto di Fiume.
Sulla scorta delle esperienze europee ed italiane dei contratti di fiume, che sono stati applicati a territori e comprensori fortemente inquinati, quali ad esempio il bacino del fiume Seveso e quello della Valle del Bormida, il Contratto di Fiume Sacco introdurrebbe quei criteri di governance che sono stati indicati dall’UE come gli unici in grado di garantire uno sviluppo sostenibile, durevole e condiviso.
Riteniamo indifferibile procedere al più presto con l’adozione di misure territoriali, interprovinciali, per ridare slancio all’economia della Valle del Sacco, mettendo in agenda piani di riqualificazione legati alle caratteristiche endogene come i borghi storici, l’enogastronomia, i parchi naturali, i prodotti agricoli, le aree archeologiche, i beni culturali, l’architettura religiosa, ecc…
Riteniamo altrettanto imprescindibile una moratoria sull’installazione di impianti industriali non compatibili con lo sviluppo sostenibile del nostro territorio.
Un’attenzione particolare va rivolta alle aree ex-industriali, fonte in altre situazioni analoghe europee di notevoli opportunità di rilancio, vedi Ruhr capitale della Cultura nel 2010. Un quadro di insieme potrebbe vedere unite in un progetto comune le ex aree industriali della Valle del Sacco.
Valle del Sacco, 06/03/2015
Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco:
Legambiente Lazio
Retuvasa
Centro Studi Tolerus
Terra Dolce
Unione Giovani Indipedenti Colleferro
Laboratorio Alta Valle del Sacco
Comitato acqua pubblica provincia di Frosinone
Associazione Anagni Viva
Comitato Residenti Colleferro
Ass. Colle Antico – Ceccano
Osservatorio Peppino Impastato
AUT Frosinone
Officina Progetti Europei
Coordinamento Provinciale Sanità Frosinone
DAS (Diritto alla Salute)
Ass. Pulliano
CLICCA QUI PER IL CONTRATTO DI FIUME
____________________________________________
Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco
Contributo al Tavolo Tecnico del 06 marzo 2015
per la Riperimetrazione del SIN “Bacino del fiume Sacco”
e il riavvio delle operazioni di bonifica
La decisione della Regione Lazio di promuovere un confronto con Enti Locali e mondo associativo per la riperimetrazione del SIN “Bacino del Fiume Sacco” costituisce una iniziativa lodevole. Rivedendo però l’andamento dei lavori pregressi sul tema e delle conferenze di servizi, tale decisione appare un po’ tardiva rispetto ad una gestione delle conferenze che non ha messo in grado i diversi partecipanti di intervenire con piena consapevolezza dei vincoli normativi e procedurali a cui essi dovevano attenersi. Alcuni contrattempi hanno dimostrato come fosse totalmente assente una metodologia che garantisse la piena condivisione della documentazione prodotta nella gestione degli interventi di bonifica e di governo del Sito di Interesse Nazionale. Nelle diverse fasi del procedimento, nonostante i lavori preparatori, abbiamo osservato la non condivisione delle informazioni tra organi di governo, organi di controllo ed istituti di ricerca chiamati ad intervenire nel procedimento. Ci aspettiamo che a questo venga posto rapidamente rimedio nel senso di allineare le diverse istituzioni tra loro quanto al grado di conoscenza della materia, condividendo l’informazione prodotta con la cittadinanza, senza inutili ostacoli all’acquisizione delle informazioni, promuovendone la circolazione, costruendo percorsi di lettura e chiavi di lettura.
Il compito di indicare le aree soggette a contaminazione delle matrici ambientali da inserire nella perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale spetta agli Enti Locali di concerto con gli Enti di controllo. Tuttavia in questi anni le diverse associazioni hanno svolto una intensa attività di inchiesta, di acquisizione delle informazioni presso le diverse istituzioni, sollecitandone gli interventi, rendendo la cittadinanza consapevole di quanto di concreto veniva realizzato. Questa attività è stata svolta acquisendo i contributi di chi possedeva le competenze necessarie a chiarire e rendere comprensibili i diversi aspetti della realtà che si andava scoprendo.
In base al lavoro svolto riteniamo di poter definire un insieme imprescindibile di aree da inserire nella nuova perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale, quali:
- l'area industriale di Colleferro, fonte della contaminazione;
- le fasce perifluviali del Sacco per le quali è necessario ridefinire tutti i perimetri di esondazione; - l'area industriale di Castellaccio; - la Cemamit di Ferentino;
- le aree industriali di Patrica, Ceccano e Ceprano (premesse per queste aree la congruità con la normativa sui SIN).
Per legare tutte queste aree e cercare di definire un perimetro più adeguato e corretto possibile, un riferimento di prima analisi, ma solo di prima analisi, è il PAI (piano per l’Assetto Idrogeologico) redatto dall’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno.
Nel frattempo, purtroppo, il vuoto di interventi durato due anni, causato dal declassamento del sito, aggravato da conflitti intervenuti tra istituzioni preposte, ha generato situazioni preoccupanti e poco chiare.
Ci riferiamo, ai barrieramenti idraulici nell’area industriale di Colleferro su cui è intervenuto il TAR, per uno di essi, a dirimere un conflitto di competenze con la sentenza del 25 febbraio 2015. Altro punto da sbloccare nell’immediato è il bando di gara per la MISE del sito di discarica denominato ARPA2, nell’area industriale di Colleferro e relativa chiusura delle operazioni di bonifica.
Necessaria in parallelo la verifica sullo stato dell’arte con susseguente dettagliata relazione. Altrettanto urgente da prendere in considerazione è la situazione del depuratore di Anagni, che non è mai stato realmente preso in carico da alcun ente ed è rimasto del tutto inattivo dopo un percorso che è costato somme ingenti alle casse pubbliche.
Infine, il dato che sta emergendo in base alle indicazioni fornite da associazioni ed enti locali è l’esistenza, peraltro nota nelle sue linee generali, su tutta l’area più urbanizzata ed industrializzata della Valle del Sacco, di episodi anche gravi di inquinamento ambientale causati da attività industriali, comprese quelle del ciclo dei rifiuti, pregresse o in essere. Le stesse discariche di RSU (più o meno abusive) attraverso il percolato a dispersione sono certamente fonti di inquinamento chimico sia della matrice suolo che acqua.
Ciò rende ancora più urgente chiudere la pratica della perimetrazione del SIN e la definizione delle aree critiche da includervi. Fatto questo si deve procedere in modo coordinato alla mappatura della totalità dei gravi episodi di inquinamento ambientale che investono e hanno investito la valle del Sacco, usufruendo degli archivi di analisi ARPA, frequentemente chiamata in causa per accertamenti. Per procedere all’attivazione di questa seconda fase è ancor più necessario attivare quei dispositivi di condivisione delle conoscenze e delle informazioni, di messa a disposizione delle competenze, che valutiamo necessari per la definizione del SIN e la sua bonifica. Il territorio della Valle del Sacco costituisce un sistema integrato dal punto di vista ambientale, nel quale è sì necessario intervenire puntualmente ed in modo capillare arrivando però a risanare l’insieme delle relazioni che collegano le diverse matrici ambientali, le aree e gli ambienti che lo costituiscono.
A fronte di una situazione ambientale gravissima che perdura ormai da troppo tempo, che ha avuto e continua ad avere insopportabili ripercussioni sulla salute degli abitanti della Valle del Sacco, tanto da far emergere nel complesso del bacino idrografico del Fiume Sacco “un eccesso di mortalità per tutte le cause” (come può evincersi dal Rapporto Sentieri - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento - condotto e finanziato nell’Ambito del Programma Strategico Ambiente e Salute dal Ministero della Salute, o dagli studi epidemiologici di sorveglianza sanitaria relativi alla contaminazione da Beta-HCH, o ancora dallo studio ERAS sull’impatto sanitario derivante dalla presenza di impianti di gestione rifiuti), le azioni di risanamento intraprese sin qui dagli Enti preposti si sono rivelate inefficaci e dispendiose oltre che isolate, condotte per rispondere ad una situazione emergenziale che dura ormai da ventidue anni se prendiamo come anno zero la sentenza della Pretura di Velletri del 1993.
È palese che in questa condizione risulta contraddittorio in termini e non è più tollerabile che si stanzino ancora fondi per fronteggiare quella che “emergenza” non può e non deve essere considerata, e che, al contrario, è una situazione ormai “strutturale” che può essere risolta esclusivamente attraverso una visione strategica condivisa.
E’ ormai chiaro a tutti che continuare in questa direzione, con azioni "a pioggia" che non siano inquadrate in una visione strategica di risanamento dell'intero comprensorio significa continuare a sperperare denaro pubblico, che non solo non porterà alcun beneficio ma protrarrà ulteriormente una condizione inaccettabile dal punto di vista ambientale e della salute degli abitanti. Una corretta azione di tutela e bonifica senza una definizione esaustiva delle variabili che intercorrono non sarà certamente utile al territorio pertanto sono indifferibili quelle azioni propedeutiche ad una definizione chiara, quali:
un piano per l’assetto idrogeologico specifico per la Valle del Sacco;
un piano di tutela delle acque specifico per la Valle del Sacco.
A tal fine, l’attuazione della L.R. n. 5/2014, in termini di individuazione di un Ambito di Bacino Idrografico (ABI) specifico per la Valle del Sacco, può contribuire a creare le condizioni per un nuovo modello di governo, realmente sostenibile, delle risorse idriche e dell’intero territorio. Questo si potrebbe attuare più efficacemente e speditamente, qualora si promuovesse un progetto di Contratto di Fiume, cioè un accordo quadro per lo sviluppo territoriale (AQST), la cui sottoscrizione - da parte di Comuni, Province, Regione, Autorità di Bacino, Associazioni, ecc., conduca all'adozione di un sistema di regole caratterizzato da una serie di criteri prioritari: tutela, bonifica e sostenibilità ambientale, utilità pubblica, rendimento economico e valore sociale. La trasparenza delle azioni, grazie alla partecipazione di associazioni di cittadini, è la caratteristica della progettazione partecipata, che è il carattere distintivo del Contratto di Fiume.
Sulla scorta delle esperienze europee ed italiane dei contratti di fiume, che sono stati applicati a territori e comprensori fortemente inquinati, quali ad esempio il bacino del fiume Seveso e quello della Valle del Bormida, il Contratto di Fiume Sacco introdurrebbe quei criteri di governance che sono stati indicati dall’UE come gli unici in grado di garantire uno sviluppo sostenibile, durevole e condiviso.
Riteniamo indifferibile procedere al più presto con l’adozione di misure territoriali, interprovinciali, per ridare slancio all’economia della Valle del Sacco, mettendo in agenda piani di riqualificazione legati alle caratteristiche endogene come i borghi storici, l’enogastronomia, i parchi naturali, i prodotti agricoli, le aree archeologiche, i beni culturali, l’architettura religiosa, ecc…
Riteniamo altrettanto imprescindibile una moratoria sull’installazione di impianti industriali non compatibili con lo sviluppo sostenibile del nostro territorio.
Un’attenzione particolare va rivolta alle aree ex-industriali, fonte in altre situazioni analoghe europee di notevoli opportunità di rilancio, vedi Ruhr capitale della Cultura nel 2010. Un quadro di insieme potrebbe vedere unite in un progetto comune le ex aree industriali della Valle del Sacco.
Valle del Sacco, 06/03/2015
Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste della Valle del Sacco:
Legambiente Lazio
Retuvasa
Centro Studi Tolerus
Terra Dolce
Unione Giovani Indipedenti Colleferro
Laboratorio Alta Valle del Sacco
Comitato acqua pubblica provincia di Frosinone
Associazione Anagni Viva
Comitato Residenti Colleferro
Ass. Colle Antico – Ceccano
Osservatorio Peppino Impastato
AUT Frosinone
Officina Progetti Europei
Coordinamento Provinciale Sanità Frosinone
DAS (Diritto alla Salute)
Ass. Pulliano
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