In vista della visita a Frosinone della ministra Boschi e del Presidente Zingaretti, di mercoledì 3 agosto alle ore 18.30 presso l’Amministrazione provinciale, il Comitato Referendario per il NO alla Riforma Costituzionale, nel partecipare al presidio indetto dai Comitati locali contro le politiche del Governo e quelle regionali, espone le seguenti considerazioni, utili a contrastare la disinformazione manipolata dalla macchina propagandistica governativa:
Il sistema legislativo italiano viene fortemente penalizzato nella sua democraticità. La scelta dei Padri Costituenti di istituire due Camere, elette con criteri diversi, favoriva una forte rappresentatività sia di istanze di carattere generale (la Camera dei Deputati veniva eletta con criterio proporzionale) sia di carattere locale (i Senatori erano eletti in piccoli collegi uninominali). A partire quantomeno dal Porcellum, detto anche Legge Calderoli, l’equilibrio di rappresentanza è stato stravolto; ferme restando quindi le intenzioni dei promotori di superare il bicameralismo, viste le mutate condizioni politico-sociali dell’Italia odierna rispetto al 1948, bisogna considerare che la rappresentatività non è certo garantita da una Camera eletta con un fortissimo premio di maggioranza, più un Senato la cui composizione non è imputabile alla volontà popolare.
Particolare gravità si avrebbe in solenni appuntamenti istituzionali, come l’elezione dei Presidenti della Repubblica. In tali occasioni, infatti, il Senato e la Camera svolgono congiuntamente i loro lavori. Ma in un Parlamento formato da 660 Deputati, di cui 340 di maggioranza, più 100 Senatori, significherebbe in via di fatto consegnare la scelta di queste importanti figure istituzionali nelle mani della sola maggioranza.
Non è affatto chiaro il comma sulla elezione e sulla durata in carica dei Senatori: se p. es. il sindaco di Frosinone è nominato tale, e decade dal suo mandato, chi occuperà quel seggio fino a nuova elezione?
Il Senato avrebbe funzioni molto marginali, che però, per essere svolte correttamente, richiedono un impegno serio da parte dei sindaci, consiglieri o quant’altro, già impegnati però nelle amministrazioni locali. Pertanto dovranno necessariamente togliere parte del tempo dedicato alla cura della cittadinanza che li ha eletti. Lo stesso sbandierato risparmio dello stipendio dei Senatori è di conseguenza una parte minima del costo complessivo del Senato.
Il Governo decide del calendario dei lavori della Camera, potendo anche imporre la discussione di leggi entro 5 giorni. Il Senato può a maggioranza richiedere di esaminare un Ddl, ma ha un tempo esiguo per poterlo discutere (10 gg).
In nome di un non meglio precisato interesse nazionale, il Governo può invalidare leggi approvate dalle Regioni, anche se riguardanti argomenti di loro competenza, diminuendo così l’autonomia legislativa regionale.
La composizione della Corte Costituzionale presenta altre criticità. Ad esempio, i membri in rappresentanza del Parlamento non saranno più eletti in seduta comune, ma due giudici costituzionali saranno nominati dal Senato e tre dalla Camera. In questo modo saranno stravolti i necessari equilibri di garanzia istituzionale finora adottati: infatti è molto grave che i 100 membri del Senato, nominati non è chiaro come e da chi, possano eleggere ben due membri della massima assise giudiziaria italiana.
Con la diminuzione della rappresentanza aumenta il rischio che una maggioranza artificiosa possa dichiarare lo stato di guerra in quanto basterà il solo voto della maggioranza assoluta Camera.
Si tenta, nemmeno troppo nascostamente, di declassare gli enti locali in enti controllati direttamente dagli esecutivi.
Appuntamento quindi il 3 agosto 2016 alle ore 18 in piazza Gramsci a Frosinone per contestare la “deforma costituzionale”.
Comitato Provinciale per il NO alla Riforma Costituzionale
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