Nelle scorse settimane si è
costituita la sezione provinciale di Frosinone dell’Associazione “Amici della Mezza Luna
Rossa Palestinese”. La presidenza è stata affidata al professor Mario Saverio
Morsillo.
Il percorso di costituzione della sezione locale
dell’associazione, guidata a livello nazionale da Maria Raffaella Violano, è partita in occasione di Liberafesta, evento che ha riportato a Frosinone, dopo
qualche anno, la festa provinciale di Rifondazione Comunista. A portare il loro
contributo in quell’assise furono
invitati il presidente della Comunità Palestinese di Roma il dottor Yousef Salman ed il portavoce Salameh Ashour.
Grazie all’impegno della
Segreteria Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista guidata da Paolo Ceccano, e di alcuni attivisti fra cui il professor Morsillo,
il progetto di arrivare ad una sezione stabile degli "Amici della Mezza Luna
Rossa Palestinese", è diventato realtà. Tutto ciò ancora prima che le scellerate
uscite del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sul riconoscimento di
Gerusalemme come capitale di Israele, riportasse la questione palestinese alla
ribalta delle cronache.
Perché, è utile sottolinearlo, la sofferenza del Popolo
Palestinese, è un vulnus aperto che
squarcia la pretesa della Comunità internazionale di imporre regole pseudo
democratiche a governo del mondo globalizzato.
L’occupazione israeliana della
Palestina, non è altro che un rigurgito imperialista coloniale imposto
nel 1917, cent’anni fa, dall’allora
potenza imperialista inglese, all’indomani della prima guerra mondiale. Con la lettera
che il ministro degli esteri britannico , Arthur James Balfour, scrisse al barone Lionel Walter Rotschild, erede di una dinastia di banchieri, rappresentante della
comunità ebraica in Inghilterra e referente per il movimento sionista, inizia l’occupazione sionista della Palestina
storica. L’obbiettivo dei sudditi di sua maestà era quello di creare, in una regione strategica
dall’alto potenziale di sviluppo economico,
ricca di petrolio, un loro
avamposto controllato dagli amici ebrei utili a garantire gli interessi
britannici tra cui la protezione del canale di Suez. Oggi i sionisti non sono più guardiani degli
interessi inglesi ma di quelli americani.
Da allora i Palestinesi, mai
riconosciuti come popolo dagli occupanti , hanno subito una vera e
propria apartheid, una pulizia etnica
interminabile . Uno stillicidio che continua ancora oggi, attraverso atti
sempre più feroci verso una comunità che ha visto il proprio territorio donato da
una potenza straniera ad un popolo che pretende di abitare quei luoghi per volontà
divina.
E’ un fatto che la Questione Palestinese sia stata spesso strumentalizzata
per diversi scopi, ad esempio per alimentare paure legate al terrorismo,
scambiando atti di resistenza come azioni terroristiche. Ed è un fatto che la lotta di quel popolo non
può non implicare la condivisioni di altri oppressi, vittime anch’essi della pseudo
democrazia che governa il mondo globalizzato.
"Siamo tutti Palestinesi", è una frase
evocata spesso nei giorni in cui qui a Frosinone stavamo organizzando la sezione locale degli Amici della Luna
Mezza Luna Rossa Palestinese. Siamo tutti segregati: chi nella propria terra,
senza diritti, vittime di violenze continue, abusi e torture, chi nella precarietà di una vita segnata dalla
deprivazione del lavoro, dell’istruzione, della tutela della salute. Dunque la lotta di liberazione del Popolo Palestinese diventa lotta di liberazione di tutti i popoli vessati dalla dittatura
ultraliberista che, fra i tanti soprusi perpetrati impose cent’anni fa, proprio per la tutela dei propri interessi, l’occupazioni
della Terra Palestinese da parte dei sionisti.
Uno dei primi
eventi promossi dalla sezione
provinciale degli Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese è stata la
proiezione, del film documentario di Jean Chamoun “Women Beyond Borders” (Donne
Oltre i Confini). Presso la sala della Biblioteca Comunale di Ceccano il 15 dicembre scorso militanti ed iscritto hanno potuto vedere un documento che racconta la vita e le sofferenze di alcune
donne unite nella lotta per la loro
patria, la Palestina.
Kifah Afifi, profuga palestinese in Libano, sopravvissuta al massacro, del 1982 a Chatila
quando aveva solo 12 anni, racconta la
sua terribile reclusione nella prigione di Khiam. Fu arrestata quando Israele occupò il sud del Libano negli anni ’90. Nella storia
di Kifah l’orrore delle torture e delle brutalità attanaglia lo spettatore, lo
prende alla gola.
Non appena catturata Kifah fu rinchiusa in una piccola
latrina e i soldati della milizia ausiliare israeliana, gli orinavano in testa.
Poi il trasferimento in celle malsane, con infiltrazioni d’acqua che
inzuppavano i giacigli e smembravano i polmoni . Ma le sofferenze e le
violenze cementarono l’amicizia con
altre donne detenute nel carcere.
In
quell’ambiente orribile Kifah con le sue
compagne, improvvisavano piccole recitazioni teatrali, mostrarono ai loro
aguzzini che nessuna tortura, per quanto disumanizzante, avrebbe potuto impedire loro di vivere, di
esprimere la forza della propria dignità . E’ un potente esempio di resistenza. La resistenza della vita contro
la morte, della rivendicazione di una cittadinanza negata
contro ogni tentativo di annientare la loro
dignità di palestinesi. Soprattutto è una resistenza di donne.
Nel film
documentario di Chamoun emerge con forza, oltre alla crudeltà israeliana, la
forza delle donne, donne palestinesi. Un esempio illuminante di come la
prevaricazione e il sopruso possano essere contrastati. E’ questa forza,
pacifica che dovrebbe muovere qualsiasi forma di resistenza contro ogni
prevaricazione, è per questo che oggi più che mai, anche a Frosinone siamo
tutti palestinesi. E tutti lottiamo per la librazione della Palestina e per la liberazione dalla dittatura liberista.
Ottimo articolo Luciano; continua così che abbiamo bisogno di te.
RispondiEliminaGRAZIE
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