Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 20 marzo 2018

La borghesia non rinuncia ai suoi piani reazionari

Piattaforma Comunista - per il Partito Comunista del Proletariato d'Italia



Il 4 marzo 2018 è una data che non sarà possibile dimenticare. La sinistra borghese e riformista, responsabile di tante sconfitte della classe operaia, dello sdoganamento del razzismo e del fascismo, perde le elezioni aprendo le porte al populismo e al leghismo, che raccolgono il malcontento popolare. 
Si apre così una seria crisi politica della classe dominante che per superare lo stallo cercherà di mettere in piedi un governo che prosegua con le politiche dettate da UE, FMI, BCE e NATO.
E’ evidente che siamo di fronte a una profonda trasformazione reazionaria della società italiana e a una corrispondente modificazione del rapporto fra i partiti che la rappresentano sul piano istituzionale, politico ed elettorale.
Questa trasformazione in corso nel nostro paese si inquadra in un complesso di mutamenti in atto nella situazione internazionale.
Le tensioni fra le grandi potenze imperialiste del globo si stanno intensificando di giorno in giorno, preparando le condizioni di future guerre imperialiste per il predominio mondiale. In alcune aree del mondo lo scontro militare, sia pure attraverso forze alleate, è già in atto, per esempio in Siria.
In Italia, i tre più grandi blocchi elettorali (Centro-destra a guida Salvini-Berlusconi, Movimento 5 Stelle e Pd con alcuni suoi alleati) hanno tutti dichiarato, nei loro programmi, che dovranno essere mantenute le missioni militari italiane all'estero (gabellate per “missioni umanitarie” o di “mantenimento della pace”).
La storia dei grandi conflitti imperialisti  combattuti nel XX secolo ci insegna che l'uso delle armi fu preceduto  da accanite  guerre commerciali fra le potenze rivali.
In questi ultimi giorni il Presidente USA  Donad Trump ha deciso di “difendere” la produzione nord-americana dell'acciaio e dell'alluminio dalla concorrenza di altri paesi produttori imponendo un dazio del 25% sulle importazioni USA di acciaio e un dazio del 10% su quelle di alluminio.
Le conseguenze di questa guerra commerciale si sono fatte subito sentire con crolli borsistici:  Wall Street ha bruciato 170 miliardi in un giorno. Si prefigura un aumento generalizzato dei prezzi che danneggerà i consumatori americani, soprattutto i lavoratori a più basso reddito. E sono già previsti contro-dazi e altre ritorsioni protezionistiche da parte dei paesi capitalistici più colpiti dalla decisione di Trump, soprattutto UE e Cina.
In questo scenario, quali sono le politiche dei principali partiti italiani? 
Il ruolo del PD di Renzi e Minniti lo conosciamo bene. Anche se indebolito e a rischio frattura, è pronto a mettersi a disposizione delle soluzioni più favorevoli all’oligarchia.
Il centro-destra di Berlusconi e di Salvini ha nei suoi programmi, oltre al rafforzamento dei Carabinieri e della Polizia di Stato, l'istituzione dei poliziotti di quartiere e la riforma della legittima difesa per la maggior tutela della proprietà privata e dei patrimoni borghesi.
Il Movimento 5 Stelle ha detto chiaro e tondo che dalla NATO e dalla UE  non si esce e ha indicato come futuro Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il quale, oltre a voler estendere l'uso del Daspo, ha intenzione di promuovere una semplificazione di quei processi civili che, con la loro lentezza, “hanno fatto perdere competitività all'Italia” sul piano internazionale. Sono obiettivi che hanno tutti un chiaro segno di classe, a tutela degli interessi della borghesia industriale e commerciale italiana.
Sull'immigrazione tutta la destra è per il ripristino dei controlli ai confini e per i respingimenti in mare. Anche il Movimento 5 Stelle vuole blindare le frontiere, e  - sul piano interno – intende promuovere 10 mila nuove assunzioni nelle cosiddette “forze dell'ordine” dello Stato borghese.
E’ chiaro che nell’epoca dell’imperialismo la borghesia non rinuncerà mai  alla reazione politica e  alla politica di guerra,.
La situazione interna e internazionale farà sì che il dominio e l’oppressione dei gruppi decisivi della grande borghesia saranno più duri.
Lo impone la sfrenata concorrenza internazionale, la debolezza e il declino dell’imperialismo italiano, l’approfondirsi delle sue contraddizioni.
Davanti a questa prospettiva emerge con ancora più forza la necessità del fronte unico di lotta della classe operaia e di un’ampia coalizione popolare per battere le manovre del capitale finanziario e dei suoi portavoce politici.
Il proletariato non può rimanere indifferente nella situazione attuale, né può mettersi alla coda della piccola borghesia. Al contrario, deve mirare a svolgere un ruolo dirigente della masse popolari spinte alla miseria e alla divisione.
La classe operaia è la classe più interessata alla sconfitta dei  disegni reazionari dell’oligarchia finanziaria, al suo isolamento e al suo rovesciamento.  Occorra attrezzarsi politicamente e ideologicamente, organizzarsi seriamente per affrontare la reazione politica, i tentativi dei circoli dominanti della borghesia d’imporre l’ennesimo governo antidemocratico e antipopolare, che prosegua con i tagli alla spesa sociale e ai diritti, la deregulation dei contratti di lavoro, le missioni all’estero, etc.
Allo stesso tempo va denunciato e combattuto sul terreno della lotta il populismo delle forze piccolo borghesi,  pronte a rimangiarsi le promesse elettorali.

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